CAPITOLO XXXIX:
L'AMORE NON BASTA

Piedi, non abbandonatemi ora 
Portatemi al traguardo 
Sento il mio cuore spezzarsi 
ad ogni passo che faccio 
Ma spero che una volta arrivata ai cancelli, 
Mi diranno che sei mio 
Camminando per le strade della città 
E’ un errore o un disegno divino? 
E' venerdì notte e mi sento così sola 
Puoi farmi sentire come a casa, se ti dico che sei mio? 
E’ come se te l’'avessi già detto tesoro 
Non rendermi triste, non farmi piangere 
A volte l'’amore non basta quando la via diventa dura 
Non so perché 
Continua a farmi ridere 
Andiamo, arriviamo più in alto 
La via è lunga, noi continueremo 
Provando a divertirci nel frattempo 
Vieni e fatti una passeggiata sul lato selvaggio 
Lasciati baciare sotto la pioggia battente 
Ti piacciono le ragazze folli 
Scegli le tue ultime parole 
Questa è l'’ultima volta 
Perché tu e io, siamo nati per morire 
Mi sono persa ma ora mi sono ritrovata 
Ora riesco a vedere ma prima ero cieca 
Ero così confusa, come una bambina 
Provavo a prendere quello che potevo avere 
Temevo di non poter trovare 
Tutte le risposte, tesoro “

/Lana Del Rey – Born to die (acoustic) /

A costo di ripeterlo all'infinito, fino a che qualcuno l'avrebbe ascoltato, non si sarebbe mai stancato di dirlo.
Stavano uccidendo delle vergini e lui era vergine. Perchè nessuno sembrava curarsene sul serio?
Perchè tutti erano convinti che comunque la cosa non fosse particolarmente preoccupante?
Stiles non lo capiva.
All'ennesima esclamazione, Scott sbottò:
- Stiles, è ovvio! Anche se sei vergine, chi oserebbe mai farti qualcosa? Stai con Derek! - Stiles si fermò al suo tuono stufo marcio e piegò la testa di lato.
Sorprendentemente vero.
- Dici che devo stare tranquillo? - Fu come se gli avesse staccato la spina e riattaccato un'altra.
Scott scosse il capo.
- Dovresti essere quello intelligente... - La risposta fu epica perchè Stiles si rese conto di quanto evidente fosse se persino lui ci era arrivato.
- Taci, se si tratta di Derek non sono obiettivo! A me pare che non si preoccupi poi molto di me! Ha cacciato tutta la notte e poi se ne è andato a casa sua... o quella che dovrebbe esserlo... - Scott sospirò, a volte attaccava con quella tiritera.
- Dai, lo sai che lui non è affettuoso e che usa le parole col contagocce. Ma ci tiene... a modo suo... - Stiles pensò che era sempre stato quello ad attrarlo di lui, che gli piaceva tanto. Però a volte gli stava stretto questa sua incapacità comunicativa emotiva.
- Gli hai detto dei rituali? - Chiese Scott sperando di convincerlo che non c'era niente di cui preoccuparsi. Stiles era ossessivo e Scott aveva molta pazienza, ma a volte finiva.
Stiles ripensò alla sera precedente e sospirò scuotendo la testa.
- Dopo che ti ho mostrato tutto e ti ho spiegato la mia teoria, sono tornato a casa e lui non c'era... gli ho scritto se andasse tutto bene. Lo sapevo da te che era sopravvissuto, ma che se l'era vista brutta. Ero convinto di trovarlo lì ma... - Scott storse le labbra.
- Vai da lui tu, no? - Stiles si strinse nelle spalle guardando da un'altra parte imbarazzato di quell'argomento.
- Se non è venuto significa che non aveva voglia. Abbiamo questo patto non detto... -
- Patto? -
- Sì... di non soffocarci a vicenda. Se non viene da me, a meno che io non abbia proprio un gran bisogno, non serve che lo cerchi per forza. - Scott corrugò la fronte sorpreso.
- Non è da te aspettare passivamente in parte! - L'amico arrossì e si grattò la nuca.
- Beh, fin'ora è venuto quasi sempre... quando non veniva avevo da fare, quindi non ho mai avuto quella di 'ok vado io da lui!' - A volte era davvero contorto. Scott si reputava più semplice ed aveva ragione. A lui piaceva Allison, l'amava e niente veniva mai prima di lei.
- Ma se adesso ce l'hai fallo. Un patto non fatto non è valido! Magari aspetta che ogni tanto sia tu a cercarlo... - Classici suggerimenti alla Scott, pensò Stiles mentre ripensava alla tenera proposta di Danny di sverginarlo. Tenera in quanto gli aveva detto che poi voleva anche le coccole. Beh, era stato uno scherzo, però per un momento ci aveva creduto davvero visto il famoso bacio che c'era stato in discoteca quella sera.
Danny non gli dispiaceva, l'aveva sempre pensato, infatti il primo ragazzo con cui ci aveva goffamente provato era stato lui... solo che poi era arrivato subito Derek.
Ad ogni modo non l'avrebbe mai detto, ma aveva semplicemente paura di essere rifiutato. Dopo una relazione travagliata come la loro, arrivare a legarsi fino a quel punto, ma in maniera comunque incerta, faceva finire per avere quel genere di paura.
Il rifiuto Stiles non l'avrebbe saputo reggere.
Stava pensando a quelle cose quando si sentì acchiappare per il braccio e si sentì trascinare via.
In due nano secondi si ritrovò chiuso in uno dei soliti stanzini della scuola con il suo corpo muscoloso e solido premuto contro. Con tutte le parti dure e sporgenti che si sentivano chiaramente.
La sua bocca a soffocarlo, la sua lingua a bruciarlo. Si intrecciò a lui prima di rifletterci e solo in un secondo momento sentì qualcosa di strano in quel bacio.
Non era raro che lo baciasse con passione e possessività, specie le prime volte. Si era sentito molto desiderato da lui, dominato. Però quel sentimento era diverso, anche se il modo di baciarlo, di possederlo, era estremamente simile.
Stiles si trovò senza fiato ad assecondare Derek mentre catturava quello che stava percependo.
Era come se lo baciasse per convincersi -o ricordarsi- di qualcosa.
Forse che era lui il suo ragazzo.
Il ragazzo si oscurò di questa sensazione e gli mise le mani ai lati del viso spingendolo con forza per avere un po' di tregua. Derek non era d'accordo, ma dovette separarsi seccato, lo fissò torvo come suo solito e Stiles trovò conferma di quella stranezza. Il suo grigio era turbato in qualche modo.
- Cosa c'è? Come mai sei a scuola? - Chiese cercando di non essere stressante per non metterlo in fuga. Era difficile, lui era stressante di natura, specie se faceva domande. E lui, le domande, le faceva sempre.
Derek sbuffò e cercò di baciarlo ancora, ma Stiles girò la testa testardamente, voleva saperlo ma lui non era dello stesso avviso, infatti pur di non rispondergli scese con il viso sul suo petto dove gli aveva alzato la maglia. Raggiunti i suoi capezzoli li mordicchiò facendolo rabbrividire, poi li leccò. Stiles immerse le dita fra i suoi capelli corti e spettinati e per un momento deragliò. Perchè doveva rovinare quel momento idilliaco?
Mal che gli andasse, riusciva a perdere la sua odiata ed al momento spaventosa verginità.
A quel pensiero la sua bocca riprese a muoversi da sola mentre quella di Derek si occupava della sua pelle sensibile.
- Sai... stanno uccidendo dei vergini. Sono rituali... - Non che quello fosse la cosa più erotica di cui parlare mentre si pensava al sesso... Derek esitò, ma vedendo che la smetteva di parlare, si inginocchiò davanti a lui aprendogli i pantaloni. La bocca di Stiles riprese da dove si era interrotta.
- C'è un killer che fa fuori i vergini sempre allo stesso identico modo macabro... ed io... lo sai... sono vergine... - Questo sgonfiò del tutto Derek che parve tornare in sé, infatti sbuffando si alzò allargando le braccia teatrale.
- Davvero? -
- Sì, è vero! - Rispose Stiles sorpreso che gli interessasse.
- Davvero ne vuoi parlare ora? - Continuò seccato Derek. Stiles a questo lo spinse e sgusciò di lato per non finire di nuovo come sua preda, a questo punto si mise a camminare, gesticolare e parlare a mitraglia. La rabbia che lo montava.
- Ultimamente parlare con te è un problema, lo devo fare quando riesco a trovarti... e non è colpa mia se questi sono gli unici momenti! Mi cerchi solo per questo e solo quando ti va! -
Derek scosse il capo strofinandosi il viso con gesti sbrigativi.
- Non mi sembra che ti dispiaccia vederci per questo! Mi stavi giusto dicendo di scoparti, se non sbaglio! Se magari non me lo dicevi, lo facevo! - Si espresse come al solito male e Stiles si infiammò ulteriormente.
- Ah, perciò non vuoi farlo solo perchè te lo chiedo? A parte che è una cosa che dovresti volere tu per primo e ne abbiamo parlato mille volte, lo sai perchè lo voglio fare e ci tengo! Però insomma, non è una cazzata questa dei rituali, sai? E se davvero la prossima vittima sono io, tu che fai? - Derek sospirò, non ci voleva nemmeno pensare. Si girò e gli diede la schiena stringendo gli occhi, cercando di contrastare il gran mal di testa che aveva improvvisamente.
Da ieri sera che gli era venuto non gli era ancora andato via e quella mattina era esploso. Si era calmato solo quando aveva rivisto la professoressa che aveva salvato da Boyd e Cora trasformati in licantropi senza controllo.
- Non ti succederà niente, non lo permetterò! - Per lui era come un ti amo grande come una casa.
Stiles si calmò, lo sapeva che lui era romantico tramite quei modi, però a volte voleva solo essere abbracciato con dolcezza, voleva solo sentirsi quel famoso e semplice ti amo. E voleva sentirlo dentro con tutto sé stesso.
Si avvicinò e gli andò dietro capendo che aveva qualcosa, quindi gli prese il braccio e lo girò verso di sé, Derek si lasciò fare e vide la brutta cera che aveva.
- E' da stanotte che stai così? È per questo che non sei venuto a casa? Hai dei risentimenti per quello la lotta con Boyd e tua sorella? - Se l'era spiegata così anche Derek, ma siccome aveva uno strano sentore ed era sicuro che Stiles l'avrebbe capito subito cominciando ad indagare e preoccuparsi fino allo sfinimento, aveva preferito evitarlo fino a che non avesse recuperato.
Poi però il mattino non era resistito. Aveva pensato a Stiles tutto il tempo ed aveva deciso di andare a vederlo. Solo che poi, una volta messo piede a scuola, gli era capitato qualcosa di strano. Molto strano.
Invece che cercare subito Stiles, era capitato, quasi da solo, nell'aula della professoressa che aveva salvato quella notte.
Era stato gentile, si era assicurato che stesse bene e si era sentito davvero strano. La testa gli aveva dato tregua.
Poi, allontanatosi da lei, era tornato quel fastidio. Appena aveva visto Stiles gli si era aggrappato convinto di doversi svegliare, di doversi rimettere in sesto.
Di doversi ricordare con chi stava.
O meglio... che era ancora tutto nella norma.
Stiles era la sua normalità.
Quando l'aveva baciato come per divorarlo, aveva sentito come un grande fuoco dentro, una specie di lotta funesta incomprensibile fra due forze potenti ed opposte.
Stiles contro qualcosa di effimero e misterioso.
Derek si era sentito fortemente inquieto ed ora, con la sua reazione non delle migliori e polemico come sempre, stava anche peggio.
Solo a questo cambio di ritmo stava ritrovando la pace.
Derek si perse in quei suoi grandi occhi, ora preoccupati per lui perchè capiva che c'era qualcosa.
La lotta l'aveva vinta Stiles, ma per quanto?
E contro cosa stava lottando?
Che razza di richiamo incomprensibile era?
Derek era spaventato, dentro di sé, ma quel che contava per lui era non dimostrarlo all'esterno.
Non importava come stava, importava ciò che sembrava.
Non era veramente debole se non lo dimostrava.
Stiles gli carezzò la guancia, quasi apprensivo, capendo che aveva qualcosa che non andava. Ma mano a mano che lo faceva il suo colorito tornava regolare, così come i suoi battiti ed il suo calore.
Stiles se ne accorse e si perse cercando di capire.
- Perchè non sei venuto quando hai finito con Boyd e Cora? - Era una domanda sciocca a cui rispose in quel momento. - Avevi da fare con loro immagino... ma ti aspettavo lo stesso. - Derek sospirò ed appoggiò stanco la fronte alla sua, come se non si fosse riposato nemmeno un po'.
Stiles sentì un nodo allo stomaco.
Per quante ne avessero passate, ne erano sempre usciti più forti ed uniti di prima.
- Volevo passare, ma mi sono dovuto occupare di loro... - confermò infatti poi.
- Dovrai passare del tempo con tua sorella, immagino... - Disse Stiles diventando improvvisamente comprensivo, cosa che con Derek era raro. Si sentiva di doverlo essere.
Derek si sentiva sempre meglio.
Annuì col capo.
- Cosa sai di lei? - Si strinse nelle spalle. Era il solo che aveva il coraggio di chiedergli qualunque cosa, specie del suo passato off limits. Lui non aveva off limits.
- Credevo fosse morta! Ora sta riposando. Cercherò di capire cosa è successo... - Non che sapesse dirgli molto di più, ovviamente.
Stiles gli lasciò un bacio delicato sulle labbra ignorando spasmodicamente quella famosa idea che fosse tutto troppo strano senza apparente motivo.
- Occupati di lei. - Non si erano detti che si amavano, non avevano fatto l'amore, ma si comportavano sempre più come due che si amavano e alla fine cos'altro poteva contare?
Derek si rese conto di quanto quel ragazzo fosse importante per lui e nella pace generale di sé, che per ore non era stato in grado di trovare, aprì gli occhi e catturò i suoi con urgenza, come se fosse sul punto di affogare.
- Nessuno psicopatico ti userà per il suo rito. - Non serviva glielo promettesse. La forza del suo sguardo era più che sufficiente. Stiles fece un sorriso.
- Lo so. -
Dopo di questo, con uno sguardo turbato pieno di strane insolite domande, si separarono tornando alle rispettive attività ed impegni.
Derek da Cora e Stiles da Scott. Non avrebbero di certo immaginato che quella sarebbe stata l'ultima volta insieme serenamente. L'ultima prima di un tempo quasi infinito.

Quello strano richiamo che l'aveva portato prima a salvare Jennifer quasi a costo della vita e poi ad avvicinarsi a lei, non fu la cosa che prese maggiormente pensiero per Derek.
Non quel giorno, quando a casa con Corsa ricevette la visita inaspettate e per niente gradita di Deucalion e Kali.


Farlo con Isaac era stata dura, durissima. Ad un certo punto aveva pensato di non farcela.
Fu quando il ragazzo se ne era andato che aveva capito quanto sarebbe stata dura con Stiles.
Derek strinse le labbra guardando i vetri del bicchiere infranto contro il muro per convincere Isaac ad andarsene da casa ed allontanarsi da lui.
Stiles sarebbe finito allo stesso modo, ma almeno l'avrebbe protetto.
Derek sospirò e si voltò verso le grandi finestre che davano su una pioggia fitta, mentre la memoria gli riportava le parole di Deucalion e le sue minacce.
Se non si fosse unito al suo branco spontaneamente, avrebbe ucciso uno ad uno tutti i suoi membri del branco.
Anzi. Se non si fosse unito a loro, l'avrebbero obbligato ad ucciderli lui stesso con le proprie mani.
Derek, infilzato da una spranga di ferro che Kali rigirava sadicamente nel suo sterno, capì che ne sarebbe stato capace.
Era una questione di potere, gli aveva detto quel folle. Uccidere i propri membri rendeva molto più potenti. Visto che Deucalion mirava ad ottenere il branco più forte di tutti per poter essere lui stesso il più forte in assoluto, era ovvio che volesse solo gli alpha migliori. E per lui i migliori erano quelli che uccidevano il proprio branco.
Derek non l'avrebbe mai fatto, né si sarebbe unito a lui.
Però aveva visto la sua forza spaventosa, aveva visto tutto quello che poteva fare.
Per questo, di sera, aveva brutalmente cacciato Isaac dicendo che ora che c'era Cora, in casa non c'era più posto per lui.
Era naturalmente un modo per proteggerlo. Poteva rischiare con tutti, ma non con Isaac.
Aveva passato mentalmente in rassegna tutti. Boyd viveva per conto suo, Cora era stata presente durante l'ultimatum e sapeva. Però Isaac viveva con lui, dipendeva da lui. Era quello che rischiava di più ed era quello che non avrebbe sopportato di far finire male.
- Ed adesso che farai? - Chiese Cora piano alle sue spalle. Derek non mosse un muscolo, rimase a fissare la pioggia che cadeva su un mondo scuro.
- Devo farlo con il più difficile di tutti. - Cora non sapeva niente della sua vita e delle sue relazioni.
- Il più difficile? - Chiese infatti senza capire. Derek si girò e la guardò con uno sguardo cupo e penetrante come la notte più tenebrosa, uno squarcio di dolore acuto in quegli occhi così affilati e disperati.
- Stiles. - Cora aggrottò la fronte.
- Non è un licantropo. Non è nemmeno del tuo branco! - Disse logicamente. Derek prese il coraggio e si decisa ad uscire da lì.
- Fa parte della mia vita più di tutti gli altri messi insieme. - Dirlo fu liberatore. Aveva detto cose che rivelavano quanto ci tenesse a lui, ma non era mai andato così vicino dall'ammettere che lo amava.
Fu liberatore e si diede dello stupido.
Adesso è completamente inutile!”
Cora capì che doveva essersi persa molto di suo fratello in quegli anni e senza dire nulla, rimase in casa a guardare la pioggia, chiedendosi quanta forza dovesse avere una persona per fare ciò che stava facendo lui.

Ogni passo era come alzare piombo, forse la camminata peggiore della sua vita.
Aveva il terrore di non riuscire a muovere il passo successivo, però sapeva che doveva.
Ci aveva pensato da tanto tempo ed ora era arrivato il momento di farlo davvero. Sapeva che prima o poi sarebbe successo.
Sapeva che per proteggere davvero Stiles c'era solo un modo. Allontanarlo da sé. Proprio come aveva fatto con Isaac.
Derek, quindi, pur con estrema difficoltà, passo dopo passo, pregò ai suoi piedi di non abbandonarlo, di portarlo al traguardo. Ad ognuno che faceva, si sentiva il cuore spezzarsi. Non era mai stato così male, però sperava di arrivare a casa di Stiles. Doveva. E doveva riuscire a scaricarlo.
Doveva trovare una scusa convincente, un sistema sicuro per farsi odiare.
Oh sì... era essenziale che Stiles lo odiasse.
Il mondo scorreva intorno a lui sotto la pioggia, fiumi scivolavano lungo i muri e le strade e la mente gli riproponeva momenti con lui, intensi, caldi, splendidi momenti. Persino divertenti.
Erano riusciti a tagliare molti traguardi insieme. Dolcezza, divertimento, passione.
Amore.
Ed ora... doveva finire tutto.
Questa volta l'ostacolo era troppo grande per loro, per tutti.
L'ostacolo era insormontabile e li doveva proteggere così. Non era bravo con le parole e Stiles glielo rimproverava sempre. Non diceva cosa provava ed i suoi atteggiamenti venivano sempre fraintesi. Però contava quanto rischiava per gli altri. Era sempre in prima linea. Era sempre lì pronto per tutti.
Continuò a camminare per le strade della città sotto la pioggia chiedendosi se quello fosse un errore od un segno divino.
Lasciare Stiles... non voleva lasciarlo, ma era giusto farlo. Però non voleva.
Eppure poteva credere che un giorno, magari, si sarebbero lasciati lo stesso.
Alzò gli occhi in alto, lieto che in caso di imbarazzanti lacrime la pioggia le lavasse subito via.
Non l'aveva ancora fatto, ma si sentiva già solo, in quella notte di venerdì talmente desolata. Nessuno per le strade di quella città da cui era scappato per anni... dove ora era tornato... dove sembrava sarebbe morto.
Dopo l'incendio che aveva distrutto casa sua, non aveva più avuto dimora fissa, aveva cambiato rifugio regolarmente incapace di legarsi a qualcosa. Forse, però, poteva considerare Stiles come casa. Era talmente suo che lo faceva sentire come se lo fosse.
Non glielo aveva mai detto, non l'avrebbe mai saputo, ma lasciarlo sarebbe stato come dirglielo, perchè lo faceva per proteggerlo da Deucalion.
A volte l'amore non basta quando la vita diventa dura.” Pensò amaro fermandosi davanti casa di Stiles. Esitò affilando lo sguardo da licantropo che gli fece vedere meglio dentro la sua finestra. Stiles stava correndo da una parte all'altra della camera cercando qualcosa, stava mettendo tutto all'aria con i suoi soliti modi iperattivi ed esagerati. Ad un certo punto trovò quel che cercava e l'alzò vittorioso proprio davanti alla finestra.
Il preservativo XXL.
Gli sfuggì un moto di risa, non sapeva come faceva a farlo ridere sempre... perfino in quella situazione. Era davvero unico.
Stiles lo vide dal vetro e cominciò a sbracciarsi per dirgli di salire. Non poteva mettersi a gridare dalla finestra, per cui cercò di farsi capire mentre lui rimaneva piantato lì fuori incapace di muovere un altro passo.
Se entrò è finita, non uscirò più.” Pensò col cuore che cominciava a morire. “ E se gli dico che mi sono stufato di lui non mi crederà mai. Non gli basterà. Devo trovare il modo di convincerlo. Di farmi odiare. Devo assicurarmi che mi stia alla larga.”
Stiles, vedendo che non entrava, uscì di casa guardandosi intorno di continuo, con ossessione.
Suo padre dormiva come probabilmente il resto del mondo.
- Derek, che ci fai sotto la pioggia! - Disse senza immaginare minimamente cosa stava per succedere. - Entra, no? Ti aspettavo! - La sera prima non era venuto, per cui era ovvio. Derek voleva rispondere sarcastico che l'aveva visto, riferendosi al preservativo. Era convinto di usarlo.
Beh, l'avrebbe usato con qualcun altro. Sarebbe stata la cosa migliore.
- No Stiles... sono venuto a dirti una cosa, non mi fermerò... - Stiles capì dal suo tono fermo e funereo che non era niente di bello. Impallidì immediatamente.
- Cosa è successo? Deucalion? - Derek imprecò fra sé e sé. Come faceva ad essere tanto intuitivo?
Scosse il capo.
- Riguarda noi. - Stiles spalancò gli occhi piacevolmente sorpreso dal termine usato, era forse la prima volta.
- Finalmente ammetti che c'è un noi! - Avrebbe riso ancora e l'avrebbe baciato per farlo smettere. Quanto in alto erano arrivati, da quando si erano conosciuti? Dall'odio reciproco a... ad un 'noi'. Potevano arrivare ancora più in altro. La via era così lunga, avrebbero dovuto continuare provando a divertirsi, nel frattempo. Oltre che amarsi.
Perchè la loro era una passeggiata sul lato selvaggio e Derek sin dal primo momento aveva invitato Stiles a farla. E Stiles aveva accettato praticamente subito.
Il ragazzo lo guardò in attesa sapendo profondamente che c'era qualcosa, qualcosa che non gli sarebbe piaciuto. La sensazione esplose proprio lì davanti a lui.
La loro passeggiata sul lato selvaggio era finita.
Derek osservò molto bene il suo viso serio e teso, ansioso, in attesa. I grandi occhi, i lineamenti dolci da ragazza, eppure si era sviluppato molto bene. I capelli scendevano sulla fronte. Aveva una sua bellezza delicata. Aveva una sua sensualità inconsapevole. Le labbra carnose se le stava mordendo.
Dio Santo, vorrei baciarlo qua e subito, sotto la pioggia e forse davanti a tutti! Mi piacciono i ragazzi folli come te, iperattivi e rompiscatole. E a te piace il selvaggio. Siamo perfetti insieme. Ed invece sono qua a scegliere le mie ultime parole. È l'ultima volta. L'ultima che ti guardo. Perchè se stiamo insieme moriremo entrambi. Io forse morirò lo stesso, ormai lo so. Ma tu... se tu stai con me morirai. Dovrei dirti questo. Io e te siamo nati per morire, ma non sarà questo il tuo destino. Tu non mi lasceresti ed invece devi. Così mi faccio forza. Mi ero perso e mi sono ritrovato con te. Ora vedo così bene mentre prima ero cieco. Cosa mi hai fatto Stiles?
In questi sei anni ero così confuso, come un bambino. Non sapevo dove andavo e cosa facevo, provavo a prendere quello che potevo avere, che volevo. Avevo paura di non trovare tutte le risposte. E poi sei arrivato tu ed in qualche modo me le hai date. Quel bambino che, se fossi rimasto, sarebbe diventato un fratello come Scott lo è per te. Sarei diventato come lui. Felice, sereno, equilibrato. E tuo.
Beh, sono diventato tuo lo stesso, evidentemente eravamo destinati.
Ho voglia di piangere, non farmi piangere. Derek, non piangere. Non farlo mai. Non ora.”
- Derek, ti piace la pioggia? - Chiese Stiles forzatamente sarcastico senza però muoversi per tornare in casa. Passato un tempo infinito a guardarlo, Derek si decise.
E fu sufficientemente duro.
- Mi hai chiesto cosa è successo, perchè non sono venuto da te, perchè ero così strano. - Esordì sapendo quanto quello sarebbe stato deleterio per lui. Stiles inarcò le sopracciglia sapendo che non gli sarebbe piaciuto il resto.
- Eri occupato con Cora e Boyd. - Disse piano.
Derek in quell'istante seppe cosa doveva dirgli per farsi odiare e si stupì di quanto bene le cose si potessero incastrare.
- Ho passato la notte a prendermi cura della tua professoressa, Jennifer Blake. E stamattina ero a scuola per vedere di lei, se si era ripresa. Stiles, l'ho capito dal primo sguardo. Queste cose succedono subito o non succedono più. Non le controlli. E a me è capitato. Te lo voglio dire subito perchè non sono un bastardo che fa il doppio gioco. - Però doveva pensare che fosse stronzo e senza cuore.
Stiles, così espressivo, divenne come un animaletto piccolo e sperduto, gli venne in mente una volpe lontana dalla sua tana che cercava rifugio. Una volpe tutta bagnata. Piccola e graziosa.
- Mi sto innamorando di lei e la cosa andrà avanti, per cui... per cui noi non possiamo più vederci. Non voglio vederti. -
Respirò a fondo, la pioggia cadeva su di loro, i vestiti attaccati ai corpi rigidi, uno davanti all'altro. Il cuore di Stiles era quasi fermo. Quel dolore che percepì dal suo animo, non l'avrebbe mai dimenticato, la potenza della sbarra di ferro piantata nel proprio petto, oggi, da Kali.
- E' finita, Stiles. - Stiles si spezzò e non si mosse, rimase immobile davanti a lui a guardarlo incredulo, incapace di reagire. Incapace di fare qualcosa, una qualunque.
Nemmeno le parole, fiumi infiniti cancellati come un uragano. Niente parole, niente voce, niente logica, niente testa.
Il vuoto, il nulla.
E Derek che voleva morire.
A volte l'amore non basta quando la via diventa dura.”
Si ripeté da solo.
Con questo si girò e se ne andò evitando accuratamente di ascoltare delle parole bloccate in gola. Se solo l'avesse toccato sarebbe stata la fine. Doveva solo allontanarsi ed il gioco era fatto.
Ci era riuscito, era stato capace.
Adesso lui avrebbe creduto che una donna più grande sarebbe riuscita a dargli quello che a lui mancava e l'avrebbe odiato.
Derek, tornando a casa, fece il giro più lungo ignorando il pericolo degli alpha e la pioggia che scrosciava più forte.
Chiuse gli occhi forte e girò per quella città odiata un tempo ed amata poi. Ed ora, di nuovo odiata.
Era di nuovo senza casa.

Dopo ore passate a girovagare senza meta, tornò strafondo a casa. Cora non l'avvicinò consapevole che era meglio così. Lo vide andare subito con passo stanco ed affaticato all'armadio e frugarvi dentro, dopo di che, trovati dei vestiti, invece di indossarli e cambiarsi, si rannicchiò a terra, contro il muro, e se li portò alla bocca annusandoli con occhi chiusi ed aria sofferta. Una vaga ombra di sollievo nel sentire il suo profumo, il profumo di quel Stiles bambino. Tutto ciò che ora poteva avere.