CAPITOLO XLIII:
LA NEBBIA SI DISSOLVE

Per Stiles concentrarsi sul Darach e sui sacrifici che stavano succedendo, era la sola cosa che lo salvasse, paradossalmente, dall'impazzire dietro a Derek.
Si era dato le sue risposte a riguardo, era sicuro d'avere ragione e come sempre quando lo era, non ne usciva mai. Lui era una persona fondamentalmente logica e razionale anche se altrettanto impulsiva e spesso pure emotiva. Insomma, aveva una componente di tutte le tipologie di carattere.
Però nei momenti che richiedevano un dispendio eccessivo di sofferenza, la razionalità faceva capolino per proteggere la propria mente dal crollo completo e sbaragliava l'emotività ponendogli dei ragionamenti logici inconfutabili. O per lo meno tali erano per lui.
Stabilire una volta per tutte perchè Derek si comportasse così con lui, era stato vitale. La sua salvezza.
Non importava che lui lo negava e continuava a far finta di stare con la professoressa Blake, lo faceva per proteggerlo e tenerlo il più lontano possibile dai suoi guai con il branco di alpha.
Che stesse con lei, che facesse l'eroe solitario. Lui sapeva che l'amava e teneva solo a lui, un giorno sarebbe riuscito a dirglielo, fino a quel giorno lui doveva solo resistere e sopravvivere.
Così, con queste risposte illuminanti e granitiche, andò avanti nei suoi giorni distraendosi con la questione darach, il druido oscuro che cominciava a sospettare fosse collegato in qualche modo agli alpha.
Per cui il giovane umano si impegnò a fondo in quella questione che paradossalmente l'aiutò a non pensare troppo a Derek, ma quando si vide Cora a scuola attaccare i gemelli per vendicare Boyd, capì quanto perfetta fosse quell'occasione.
Si dimenticò in un secondo di tutte le sue buone intenzioni, sagge ed oculate.
Stare lontano da Derek e lasciarlo fare a modo suo.
Dopo aver calmato Cora e averla allontanata dai gemelli che la stavano quasi ammazzando, Scott e Stiles la videro andare rabbiosamente via e quest'ultimo fu allora che vide la sua grande occasione.
Fra l'emotività e la razionalità, in quel preciso istante, vinse l'istintualità perchè invece che rimanere lì e continuare le sue importantissime investigazioni, andò dietro a Cora.
- Controllo che vada a casa! - Se Cora andava in giro ad attaccare gli alpha in pubblico come aveva appena fatto, avrebbe solo causato danni.
Non c'entrava che, a casa, avrebbe potuto vedere Derek.
No, non c'entrava per nulla.

Come poteva sapere, però, che Derek dopo essersi più o meno leccato le ferite ed essersi disintossicato da Jennifer, era tornato dirigendosi proprio a scuola, proprio da lui, combattuto fino all'estremo fra il rivederlo e riallacciare tutto con lui mandando ogni buona intenzione eroica al diavolo, ed il seguire quelle eroiche buone intenzioni?
Per cui camminava lentamente chiedendosi cosa fosse giusto fare, dopotutto. Istinto o ragione? Cuore o mente?
Il solito dilemma.
Rivedere Stiles nel pieno del dolore era stato un sollievo che non avrebbe mai pensato di provare in un momento simile, si era sentito come al tempo con Paige. Sé stesso. Onesto. Libero.
Poteva essere così di nuovo, se solo si fosse arreso a lui.
Però d'altronde gli alpha volevano decimare tutti quelli che erano importanti per lui fino a lasciarlo solo per poi spingerlo ad unirsi al loro branco.
Ma non poteva.
Stava cercando di capire cosa fare, nel dirigersi comunque da Stiles e parlargli di nuovo, quando tornò a sentire quello strano irresistibile e sconvolgente richiamo.
La nebbia tornò ad offuscargli la mente, a confonderlo, i piedi si fermarono, il cuore quasi smise di battere. Provò un tale freddo da avere voglia di coprirsi.
Poi la vide. Lei al centro di quella nebbia.
Jennifer.
Il secondo dopo la stava abbracciando e baciando accettando la sua compagnia.
Era pericoloso per tutti quelli che gli stavano intorno, rischiavano seriamente di morire. E lei no? Perchè lei non l'allontanava?
Perchè non ci riusciva?
Sarebbe stata la cosa più sensata... ma quando pensava alla sensatezza delle proprie azioni, si perdeva sul perchè stesse con lei.
Certo, per far credere a Stiles che non l'amava, che aveva un'altra per la testa.
Ma sapeva che tutto questo aveva qualche pecca.
Stiles era troppo intelligente per non farsi la medesima domanda.
Se mi lasci per proteggermi, perchè ti metti con un'altra? Non la vuoi proteggere? O forse non vuoi proteggere nessuno e semplicemente vuoi lei perchè è una donna ed è matura, tutto quello che io non potrò mai essere?”
Per Stiles, effettivamente, non aveva senso.
Ma non lo incrociò a scuola e non lo vide abbracciato a lei, confuso, stranito ed incapace di reagire, di capire, di farsi chiarezza. Perso come una marionetta nelle mani di un potente burattinaio.


Fu come se gli cadesse il mondo addosso.
Parve un escalation dove le cose, repentinamente, peggiorarono fino al culmine massimo ottenuto col rapimento di suo padre da parte del darach.
Ma il culmine fu tale proprio per l'identità di questo darach che scoprirono troppo tardi per potersi premunire.
Quando Stiles vide coi suoi occhi Jennifer Blake, la loro professoressa nonché compagna di Derek, avventarsi contro Lydia e poi contro suo padre portandolo via, ebbe un breve crollo che cercò di tenere saldo puntando disperatamente sulla sua razionalità.
Come quando Derek l'aveva lasciato, la sua mente per evitare di spezzarsi dal dolore, gli aveva annullato le emozioni portandogli in superficie solo dei ragionamenti logici ed utili.
Così in un istante, realizzando che lei era il darach e che aveva preso suo padre per la 'sezione' 'guardiani', riuscì a bloccare la crisi di nervi pensando subito alla mossa da fare prima di ogni altra.
- Dobbiamo andare da Derek e dirglielo! - Esclamò infatti tremolante, teso, sul filo di quel famoso crollo.
Scott, sconvolto quando lui di quanto appreso e successo, convenne con lui che era la cosa migliore da fare e senza perdere tempo i due ragazzi corsero a casa del lupo che, momentaneamente solo, era appena tornato dall'ospedale dove Peter gli dava il cambio con Cora che stava misteriosamente male.
Anche lui aveva un escalation personale, dopo essersi visto morire Erika, dopo aver dovuto allontanare Stiles per proteggerlo, dopo essere quasi morto lui stesso, dopo essere stato costretto ad uccidere Boyd, ora stava male Cora, sua sorella. Ma quello che i due ragazzi vennero a dirgli agitati mentre lui cercava disperatamente di mantenere la calma per poter aiutare sua sorella, fu il suo culmine nella personale escalation.
Jennifer era il darach. Il culmine fu reso tale, per lui, dall'idea che avesse rapito il padre di Stiles per gli ultimi tre sacrifici. Lei, quella che per qualche assurda ragione era diventata la sua donna. Lui l'aveva fatta entrare nella sua vita per allontanare Stiles, per proteggerlo. E proprio lei aveva procurato il massimo dolore al ragazzo.
Ci fu un momento, però, prima di realizzare che quello era il suo culmine.
I due erano arrivati trafelati, Stiles particolarmente sull'orlo di una crisi di nervi, gli avevano detto di Jennifer e del darach e prima di poter comprendere tutto, Derek si ritrovò come dietro ad un vetro smerigliato dove riusciva a percepire appena le cose in modo distorto.
Stiles parlava, ma lui non era sicuro di capire, non era sicuro di potersi fidare. C'era un blocco, in sé. Quello strano misterioso qualcosa che l'aveva spinto verso Jennifer in quella maniera inspiegabile.
Furono le lacrime di Stiles a fargli capire che era vero, cosa stava succedendo, cosa significava.
Furono i grandi occhi di Stiles che si riempirono di lacrime, che cominciarono a spazzare via la nebbia ed il vetro smerigliato.
- Non è possibile... - Disse Derek in un primo momento.
Stiles si sentì sempre più strappare da sé stesso, si sentì in uno schianto privo di forze.
Dio Santo,” si disse disperato in piedi davanti a lui, “se anche lui non mi crede, io che faccio ora? Derek è la mia ultima speranza! “
Davanti a quella paura atroce che non gli credesse, le lacrime gli uscirono.
Proprio lui, proprio lui non gli credeva?
Come poteva?
Si era messo con lei per allontanarlo, per proteggerlo. Lui era andato avanti credendo in questo, aveva fatto tutto sulla base di questo concetto. Ora non poteva crollare, non poteva negarglielo, non poteva rivelargli una verità crudele ed opposta.
Quando pianse si sentì mancare, niente forze, niente idee, niente carte da giocare. Niente. Ne aveva sempre avute, ma ora non c'era più nulla nel suo mazzo.
Se Derek non gli credeva, non poteva più fare nulla, smetteva di lottare, smetteva... non ce l'avrebbe fatta.
Derek, allora, sentì le crepe nella propria mente e i suoi occhi che ci vedevano male e distorti, la prima cosa che videro furono le sue lacrime che scendevano sulle guance pallide.
Lo guardò e il cuore subì un'accelerazione improvvisa, una botta emotiva arrivò sotto forma di vento interiore e l'incantesimo cominciò a spezzarsi. Mano a mano che vedeva, che capiva, che comprendeva i tasselli, che si vedeva agire dall'esterno con occhi oggettivi, si rendeva conto di cosa aveva fatto e di quanto terribile fosse.
Aveva dato forse il contributo maggiore a ferire Stiles a morte.
Come aveva fatto a non accorgersi che la sua nuova ragazza era il darach, il druido oscuro che seminava morte in giro?
Come aveva potuto permettere che agisse indisturbata?
Forse l'aveva addirittura aiutata in certi casi... e si vide al rallentatore mentre rischiava la vita contro Cora e Boyd licantropi, fuori controllo.
Per lei. Per salvarle la vita. Ancora non lo sapeva che era lei quella persona che stava proteggendo in quel seminterrato, ma poi si erano incontrati e quella nebbia era cominciata.
Manipolato dal primo istante all'ultimo.
Scott la sentì arrivare e Derek si riscosse, ancora sconvolto ed incapace di reagire nell'immediato.
- Nascondetevi. - Disse solo. I due lo fecero per vedere come si sarebbe posta lei nei suoi confronti ora che in teoria tutto si stava rivoltando contro.
Quando arrivò e fece la sua sceneggiata, lui stette al suo gioco.
La nebbia sembrò tornare inesorabile, Derek si rese coscientemente conto che era lei che gli procurava quello stato di trance dove non capiva cosa faceva, ma si trovava a fare cose strane e, pur capendolo, non riusciva ad opporsi. L'abbracciò, la baciò, l'ascoltò fingendosi dalla sua parte e quando lei gli disse di Scott e Stiles e del fatto che la credessero il darach ingiustamente, cercando quindi di pararsi in estremo portandosi dalla propria parte Derek, capì dai suoi occhi, nel nominare Stiles, che erano già lì.
In realtà sentì in Derek un livello emozionale salire vertiginosamente, senza controllo.
- Sono già qua... - Mormorò infatti ritraendosi. Derek guardò oltre lei, Stiles e Scott apparvero.
Ci fu un confronto, a quel punto, durante il quale Jennifer tentò disperatamente di mantenere la propria linea di difesa dove sosteneva di essere accusata ingiustamente, ma di nuovo le lacrime di Stiles fecero capolino e tornarono a spazzare sempre più quella nebbia che lo attanagliava.
Derek si focalizzò su quelle, mentre gli chiese calmo dove fosse suo padre.
Lei continuò a negare dicendo di non saperlo, Derek continuò a concentrarsi disperatamente su Stiles per non tornare preda di quell'incantesimo che lei gli faceva per tenerlo dalla sua parte.
Fermo. Quasi non respirava, per cercare di resistere.
Scott prese così in mano la situazione al posto dell'amico che non riusciva a reagire se non piangendo, come poteva Derek non fare nulla e non credergli?
Dal suo punto di vista lui appariva confuso ed insicuro, non capiva, non poteva non credere a lui. Era dilaniato, la terra gli franava sempre più sotto i piedi.
Avere lui dalla sua parte era un punto d'inizio in quella tragedia.
Quando Scott lanciò contro di lei la polvere capace di mostrare il suo vero volto, il famoso incantesimo si spezzò del tutto, Derek si liberò e quando lei, consapevole di essere stata inconfutabilmente scoperta, fece per andarsene, il ragazzo finalmente libero la prese per il collo e l'alzò stringendo con l'unico intento di strozzarla ed ucciderla.
Solo quello.
La furia fluiva in lui ingigantendosi mano a mano che sentiva la sofferenza di Stiles in tutto quello.
Come poteva averlo spinto a fargli questo?
L'alzò e lei cercò di farlo ragionare dicendo che solo lei poteva salvare Cora e il padre di Stiles.
Derek era ancora troppo furibondo, non avrebbe mai potuto accettare il suo aiuto.
Cosa aveva fatto a Stiles? Cosa gli aveva fatto fare?
Come aveva potuto?
Non ci vedeva dalla rabbia e quando lei sottolineò che se voleva che Cora vivesse, non poteva ucciderlo, lui in risposta strinse la presa e l'alzò.
Avrebbe trovato un altro modo per salvarla, quello non riuscì a bloccarlo.
Jennifer lo capì, realizzò, nel vedere i suoi occhi omicidi da quella vicinanza, che era irragionevole in quell'ira cieca.
Derek la stava davvero uccidendo.
- Fermati, Derek, fermati! - Disse Stiles capendo che senza di lei davvero non avrebbero potuto trovare suo padre.
Jennifer sentì una piccola esitazione nella stretta a quella voce e così si giocò l'ultima chance.
- Stilinski, non lo troverai mai! - Stiles si sentì morire di nuovo per l'ennesima volta, non poteva perdere anche suo padre, non poteva.
Fu allora che Derek, sentendo la paura ed il dolore di Stiles, riuscì a tornare in sé e fermarsi mettendo da parte la propria rabbia.
Non poteva permettere che Stiles pagasse, in alcun modo. Per lui avrebbe fatto la strada migliore, anche se questo significava non potersi vendicare subito di qualcosa che l'aveva infuriato sin nel profondo.
Così la lasciò andare a terra e con sguardo espressivo, di chi non osava chiedere scusa ma che voleva disperatamente farlo, guardò Stiles.
A quel punto non c'era scelta, dovevano collaborare.
Stiles, dal canto suo, cercava di non pensare alle proprie questioni personali con Derek, non riusciva a capacitarsi di come non si fosse accorto che era lei il druido oscuro, Derek era un alpha, un licantropo, una creatura sovrannaturale. Ci era addirittura andato a letto.
Se invece di fare l'eroe e allontanarlo fosse rimasto con lui, non sarebbe successo niente.
O forse sì, Stiles non riusciva a ragionare lucidamente e mentre si trovarono a guidare in due macchine diverse, solo con Scott cercò di esprimere quello stato d'animo caotico che voleva emergere.
Non capiva bene il ruolo di Derek. Perchè lei aveva scelto lui? Se lui non si fosse messo con lei cosa sarebbe cambiato? Cosa gli aveva fatto?
Doveva capire il senso di quell'unione, cosa c'era dietro. Anche ora... lei sapeva di essere stata scoperta da loro, sapeva che sarebbero andati subito da lui a dirglielo. Perchè aveva corso quel rischio e perso tempo invece di sbrigarsi a raccogliere gli altri due guardiani ed andare avanti col suo piano?
No, si disse Stiles.
Derek doveva essere una pedina importante per lei.
Lo realizzò e si agghiacciò.
Così importante che tutto, anche quello che stava accadendo e che sarebbe avvenuto da ora, sicuramente era nei piani di Jennifer.
Arrivarono troppo presto in ospedale, Stiles non poté elaborare il resto. Ovvero che lei per assicurarsi che Derek fosse assolutamente dalla sua parte, l'aveva influenzato mentalmente sin dal primo istante in cui si erano incrociati.
A quello Stiles ci sarebbe arrivato in un secondo momento, nel frattempo sarebbe riuscito a macinare rabbia e risentimento fino ad una seconda esplosione.
Era così furioso che non si era nemmeno ancora reso conto che Derek aveva cambiato la sua vecchia macchina sportiva con una jeep uguale alla sua.
Una specie di segno per farlo sentire più vicino a lui senza essere smielato, per lo meno dal suo punto di vista.
La furia ed il nervoso di Stiles verso Derek crebbe al punto che non notò i soliti dettagli abituato a captare subito. E non notò quanto rispecchiava il proprio stato d'animo quella tempesta che si stava scatenando là fuori.
Il vento infuriava e pioveva così forte da pensare che sarebbe caduto il cielo stesso sul mondo, quella notte.
Entrarono in ospedale su indicazione di Jennifer e si diressero da Cora e Peter, li recuperarono ma furono interrotti dai gemelli alpha, trasformati in un solo licantropo gigantesco.
Derek e Scott lo distrassero subito combattendo con lui, mentre Stiles e Peter recuperarono Cora mettendosi al sicuro in un'altra stanza. Poco dopo li raggiunsero Derek e Scott. Da soli.
Stiles li guardò chiedendo dove fosse la professoressa e fuori di sé perchè era scappata, perse il controllo che per qualche miracolo non aveva ancora perso.
Prima era rimasto ragionevolmente calmo, aveva pianto ed era stato toccante ma più che altro impressionante. Poi comunque non aveva fatto una scenata isterica, aveva tenuto i nervi fino a ragionare su quella percezione strana sentita in macchina.
Era tutto un piano di Jennifer.
Ma adesso, lì, in quel momento, dopo essersi disperatamente trattenuto così a lungo ed in così tante occasioni, l'esplosione famosa avvenne.
Scattò al 'silenzio' di Derek che cercò di fermarlo. In effetti i gemelli li stavano ancora cercando e se lo sentivano gridare sicuramente sarebbero arrivati a loro.
Stiles non ci poteva più vedere, gli bastò una piccola scusa, una miccia, una briciola. Era come se non avesse aspettato altro, macinando e macinando senza la possibilità di esprimersi.
Così lo fece andandogli contro come una molla, lo fronteggiò a testa alta, sguardo fiammeggiante, furioso:
- Devo stare zitto io? Mi dici anche cosa devo fare, adesso? Quando la tua psicopatica fidanzata serial killer, la seconda per la cronaca, ha legato mio padre da qualche parte in attesa di essere sacrificato... - Derek non riuscì a dire nulla, si sentiva ampiamente in colpa per quello. Anche se aveva l'attenuante dell'influenzamento mentale, era comunque colpa sua che non si era accorto prima, non era riuscito ad opporsi ed ora erano in quella situazione per colpa sua. Non rispose ma continuò a guardarlo dritto negli occhi. Fu Scott ad interromperli.
- Stiles sono ancora lì fuori... - Non potevano permettersi di essere trovati.
- E vogliono lei, no? Il che significa che neanche noi l'abbiamo! - Stiles era sempre più agitato, stava proprio dando di matto dopo essersi trattenuto con fatica. - Quindi sia mio padre che Cora sono spacciati! - Riassunse con la testa che martellava dall'agitazione ed il cuore che gli esplodeva nel petto. Come potevano essere arrivati a quel punto? Come? Lui doveva capire, doveva riuscire a dare una colpa originaria a qualcuno. Doveva.
- Non ancora. - Scott andò a vedere come stava Cora sperando che comunque si stesse miracolosamente riprendendo ed in quello tornò Jennifer. Si mise a trattare con loro dicendo che li avrebbe aiutati con Cora ed il padre di Stiles se loro l'avrebbero aiutata ad andarsene salva da lì, perchè gli alpha la volevano morta.
Non si poteva dire che si fossero calmati, ma non erano nemmeno di nuovo in fase isterica. Avere lei lì era una sorta di speranza e Stiles giurò di non perderla di vista un secondo.
Accettarono la collaborazione non avendo comunque scelta e cominciarono a tracciare un piano.
Il piano fu che Scott e Peter, rinforzato con qualche sistema, sarebbero usciti ad affrontare e distrarre i gemelli mentre loro sarebbero scesi all'ambulanza mettendo al sicuro Cora e al tempo stesso nascondersi dagli alpha, per poi scappare appena possibile.
Quando trovarono qualcosa in grado di rinforzare Peter, lui e Scott uscirono seguendo il piano.
Ci fu quel secondo di attesa dove Derek prese Cora e si preparò con Stiles e Jennifer ad uscire e scappare.
Un secondo solo, il tempo di un respiro ed uno scambio di sguardi.
Sguardi che dissero molto, Stiles riuscì a leggervi come sempre il necessario per capirlo, qualche risposta gli arrivò e smise improvvisamente di avercela a morte con lui.
Derek era sinceramente dispiaciuto per tutto ma non era solo questo.
Riuscì a leggerci senso di colpa.
Non poterono dirsi nulla, ma come sempre fra loro non servì. Uscirono e scesero all'uscita di emergenza dove un'ambulanza era pronta per andare via.
Che non fosse cosciente?” Si chiese Stiles mentre correvano.
Non sapeva cosa pensare di preciso, come tradurre la cosa che aveva percepito in Derek. Una sorta di confusione. Capì la sua sincerità e in quella specie di ridimensionamento che doveva ancora elaborare, quando caricarono Cora in ambulanza, Stiles gli toccò il braccio istintivamente, senza volerlo, senza un motivo specifico.
Di nuovo una frazione di secondo per guardarsi, per percepirsi a modo loro senza bisogno di parlarsi. Di nuovo quel senso di strana unione e comprensione ed un altro tassello andò a posto.
Dopotutto è stato aggirato anche lui...” Fece fra sé e sé Stiles mentre lo guardava andare al di là del mezzo per constatare che l'autista era stato ucciso.
Stiles si drizzò dentro l'ambulanza sentendo la voce di Kali parlare con Jennifer e Derek. Il ragazzo, da dentro, imprecò mentre il cuore riprese a battere vorticosamente nella preoccupazione più nera.
Anche se non era un sensitivo, poteva prevedere benissimo ciò che sarebbe successo ora.
Si maledì, ma chiuse le porte dell'automezzo per tenere gli alpha all'esterno, doveva preservare Cora, era la sorella di Derek ed era la priorità al momento.
Quando le chiuse, vide Derek guardarlo. L'ennesima frazione di secondo. L'ennesimo tassello.
Di nuovo... riuscivano a capirsi di nuovo.
Stiles lo guardò correre con Jennifer all'interno dell'ospedale, portandosi dietro Kali furiosa intenzionata ad ucciderli.
Il giovane chiuse gli occhi con uno degli stati d'animo peggiori, consapevole che Derek si era portato dietro la morte per proteggerli.
Come sempre.
Lui dimostrava i suoi sentimenti a modo suo, non era capace di farlo in modo normale, stando con qualcuno, abbracciandolo e dicendogli che l'amava. Ma si isolava, faceva da esca e rischiava la vita consapevole della propria fine certa.
Stiles strofinò il proprio viso con le mani mentre solo per quegli interminabili secondi, con Cora priva di conoscenza, non gli rimaneva che pregare che ce la facesse.
Che Derek tornasse salvo da lui per poter riprendere tutti gli interminabili discorsi interrotti.
Ebbe tempo di rifletterci, lì da solo, mentre cercava di tenere in vita Cora.
Se muore che è in custodia con me, Derek mi uccide. È sua sorella! Non posso permetterlo!”
Ebbe tempo per capire che il vero Derek non avrebbe mai agito contro di lui in alcun modo a meno che non fosse stato costretto e non era proprio corretto dargli le colpe di tutto. Non si era accorto che era lei il darach, ma probabilmente non era una questione di accorgersi o meno di qualcosa quanto di averne le forze per farlo.
Giunse da solo e con lucidità alla conclusione che probabilmente era stato influenzato per farlo agire come lei aveva voluto.
Quella stronza vuole Derek per un motivo preciso, non certo per i suoi occhioni grigi!”
Pensò infine ridimensionando la sua ira ed indirizzandola verso la sola responsabile.
Che colpe aveva Derek, alla fine?
Era stato usato anche lui.
Derek in ogni caso non avrebbe mai agito contro di me, per nessuna ragione al mondo. Solo se fosse stato sotto incantesimo, avrebbe potuto e comunque si sente abbastanza in colpa da solo per non essere riuscito a contrastare il tutto da solo.”
Stiles, lentamente, tornò in sé e vide tutto con la sua solita chiarezza e precisione.
Al punto da capire l'ultimo tassello che mancava.
I 'guardiani' che il darach voleva radunare per l'ultimo sacrificio non erano le forze dell'ordine, come aveva pensato. Ma erano i genitori.
Jennifer li aveva portati lì per prendere la madre di Scott e non per salvare Cora ingraziandosi Derek e facendosi così proteggere dagli alpha, gli alpha li avrebbe potuti evitare in qualsiasi momento, ma lei aveva cercato la madre di Scott di proposito, per questo aveva messo in scena tutto quello fingendo di collaborare con loro con la scusa di farsi proteggere.

Stiles corse dentro alla ricerca di Derek e Scott per dirglielo, ma quando, sulla scia di Scott, vide Derek svenuto in ascensore dove fino ad un momento prima era stato con Jennifer, si sentì mancare.
Un istante, un istante per realizzare che poteva essere arrivato tardi, un istante per dirsi che poteva anche averlo perso. Un istante per morire un po' anche lui.
Poi la botta di razionalità e la propria mente che gli impediva di agire emotivamente fermandosi lì col suo ragazzo.
Doveva fermare Scott e avvertirlo.
Gli corse così dietro su sul tetto in tempo per vedere Deucalion fare il suo ingresso influenzando Scott e spingendolo ad unirsi a lui, nella disperazione di quella situazione dove Jennifer aveva preso sua madre e sembrava avessero perso tutto, specie le speranze e le carte da giocarsi.
Scott, non vedendo altra via da percorrere, decise di andare con lui per collaborare e farla fuori una volta per tutte, con la speranza di trovare i loro genitori.
Prima di andare via disse a Stiles che li avrebbe trovati ed anche se lui gli disse di non farlo, che avrebbero trovato un altro sistema, lui andò lo stesso.
Stiles si sentì morire per la seconda volta nella convinzione che fosse la mossa più sbagliata e che Deucalion avrebbe segnato la fine anche di Scott.
Non poteva perdere anche lui, doveva fare qualcosa, ma sembrava che fosse rimasto solo.
Sembrava che non ci fosse più nessuno in piedi per combattere con lui.
Sembrava una guerra persa... forse mai combattuta davvero.
Quanto forte era quell'essere per aver ridotto così tutti quanti?
A quello il cuore si sospese un secondo pensando a Derek, così corse giù in ascensore nella speranza che per lui non fosse tardi. Non poteva essere tardi, era impensabile che lo fosse.
Così pregò di avere l'occasione di potergli dire che aveva capito e che non ce l'aveva veramente con lui, che prima era uscito di testa, ma che lucidamente aveva capito che era stato influenzato dal darach e che lui non c'entrava davvero.