CAPITOLO XLV:
COLPE


La notte stava quasi per giungere al termine, non era più buio come prima, ma nemmeno già chiaro.
Derek e Scott arrivarono con la stessa macchina il più vicino possibile al nementon, poi proseguirono a piedi. Scott rispettò il suo silenzio chiedendosi cosa gli passasse per la testa dopo una cosa simile.
Non era certo facile immaginare come si potesse superare tutto quello e per lui era davvero complicato districarsi dall'intricata rete emotiva di Derek. Non ci provò nemmeno.
Arrivarono al posto e camminarono adagio, tutt'intorno alla grande radice la terra era crollata un po' ovunque, i loro amici erano proprio lì sotto.
Scott chiamò e subito loro risposero dicendo che erano lì, così si accostarono ad uno dei buchi più grandi e calarono una corda.
- Le scale erano finite! - Disse Scott scherzando vedendo l'espressione scettica di Stiles nel prendere in mano la corda.
- Potevi impegnarti a cercare meglio! Immagina tua madre ad arrampicarsi su una corda! - Rispose da sotto. Stiles sapeva che ci doveva essere anche Derek, per questo il suo umore era alle stelle.
Ora che era tutto finito, potevano voltare pagina, tornare insieme e dirsi quanto si amavano.
Questa volta glielo avrebbe detto davvero.
Quanto voleva abbracciarlo...
La mamma di Scott gli diede uno scappellotto sulla nuca rimproverandolo.
- Guarda che sono molto sportiva per una della mia età! - Esclamò infatti salendogli praticamente sulla schiena per alzarsi il più possibile verso la superficie dove vedeva suo figlio che rideva alla scena. Anche gli altri fecero coro con lui vedendo Stiles schiacciato a terra a mangiare la polvere mentre issavano Melissa su per la corda.
Ripeterono l'operazione per tutti gli altri facendoli uscire uno per uno. Ormai sereni e rilassati per il grande pericolo scampato e per aver finito con quell'incubo, scherzavano a ruota libera, ridendo come se niente fosse successo. Esorcizzando un po' le paure provate e la morte guardata dritta in faccia.
L'ultimo da tirare fuori era Stiles, lo scalino di tutti quanti.
Scott, vedendo che rimaneva lui, lo lasciò di proposito a Derek con la scusa di occuparsi degli altri e assicurarsi che stessero veramente bene.
Derek gli lanciò uno sguardo assassino.
- Che c'è? Pesa come una mela e mezza, ce la puoi fare da solo! - Si guardò bene dal dire 'è di tua competenza!'
C'era anche suo padre e non era il caso ne sapesse qualcosa.
Derek, scuotendo il capo e pensando peste e corna di lui, afferrò meglio la corda e si preparò ad issarlo da solo una volta che gli avrebbe detto che era pronto.
Attese. E attese.
- Stiles, ci sei? - Chiese pensando si fosse addormentato...
Silenzio.
Un silenzio sospetto, visto e considerato che si trattava di lui.
Derek capì che Stiles in un posto del genere era pericoloso. Non ricordava cosa c'era, ma lui poteva averci trovato dentro chissà cosa da esplorare.
Si inginocchiò e si affacciò nel buco per vedere e nel non trovarlo a portata di occhio, imprecò.
- Io lo uccido! – Ruggì facendo voltare gli altri che aspettavano solo Stiles per potersene andare.
- Che c'è? - Chiese Scott. Derek sbuffò.
- Il tuo amico è andato ad esplorare... - Scott si mise a ridacchiare con malizia e Derek lesse perfettamente quel che stava per dire. 'Il mio amico è il tuo ragazzo!' Così Derek alzò il dito e l'ammonì col piede di guerra. - Non dirlo! - Gli altri non sentirono il dialogo, ma si informarono su cosa succedesse, volevano andarsene, erano sporchi, sfiniti ed affamati.
- Beh, noi andiamo intanto... c'è anche la macchina di Stiles che la può guidare suo padre... voi fate con calma! - Disse Scott facendo l'occhiolino a Derek che per poco non gli fece lo scalpo.
Suo malgrado, il secondo dopo era giù con lui. Aveva ovviamente legato la corda ad un albero poco più in là facendola scendere nel buco, per far risalire dopo Stiles.
Quando fu sotto, si guardò intorno con una strana sensazione di deja vu. Sapeva che era già stato lì in quell'occasione con Paige ed in altre, ma sua madre gli aveva cancellato i ricordi per cui non sapeva bene cosa era successo. Non tutto, per lo meno.
Non aveva memoria precisa di quello che c'era lì sotto, ma vedendolo alla penombra di quel che restava della notte, si rese conto che lì c'era decisamente qualcosa di suo. Non seppe descrivere la strana sensazione. Per un secondo si dimenticò di tutto e gli parve di tornare indietro nel tempo a quando era stato un ragazzino.
Sospirò a disagio con una strana sensazione di tristezza.
Forse era stato giusto scendere... ricordarsi, in un certo senso, il perchè doveva prendersi le proprie responsabilità.
Lì aveva ucciso Paige.
Si doveva ricordare del male che faceva agli altri e pagarne le conseguenze.
Era così che era cresciuto e non intendeva cambiare per comodità.
Trovò Stiles dopo qualche secondo dalla parte opposta del buco in cui erano usciti gli altri ed ignorò completamente cosa stava facendo.
Allargò le braccia e seccato lo richiamò. Se ne voleva andare da lì. Era un posto che sapeva di morte e disperazione.
- Stiles, dannazione! Ti sembra il caso di esplorare? - Stiles si riscosse spaventato e si girò guardandolo, solo allora Derek vide. Era nel punto esatto in cui lui aveva ucciso Paige, c'era rimasta indelebile la macchia del suo sangue, ormai diventato qualcosa di scuro e privo di un colore distinto.
Si paralizzò. Non lo stava toccando, ma lo stava guardando serio ed intensamente. Lo stesso tipo di sguardo che gli stava regalando.
Derek per un momento rimase paralizzato. Era lì che era successo.
Lui non lo ricordava precisamente, sapeva solo che era successo, ma sua madre aveva modificato i ricordi. Per cui sapeva che era successo lì, riconobbe il punto nei flash della sua mente, però fu come se un tappo venisse tolto. Per un momento tornò lo stesso strazio e la sua espressione divenne un unico fascio di nervi dolorante, quasi come gli stessero strappando via la carne viva.
Stiles si accorse che non era stata una gran buona idea farlo, ma la tentazione era stata incontenibile. Non sarebbe mai sceso di nuovo, lì sotto. E lì era dove tutto, in qualche modo, aveva avuto inizio.
O meglio... Derek. Lì Derek aveva avuto inizio. Il Derek di cui ora era innamorato.
Si alzò lentamente e gli andò davanti.
Per lui era superato e cancellato tutto. Dopo la paura di averlo perso, dopo aver sofferto la separazione con lui, rimaneva un unico grande desiderio. Ricominciare insieme.
Gli andò davanti e lentamente gli mise una mano sulla guancia.
- Mi dispiace, non dovevo venire a vedere... - Non seppe giustificarsi oltre, sapevano entrambi di cosa parlavano, Derek aveva lo sguardo sofferente fisso nel punto che Stiles aveva guardato fino a quel momento, mentre questi osservava i suoi occhi dilaniati da qualcosa di incancellato.
- Andiamo via... - Disse piano prendendogli la mano e tirandolo verso il buco dove c'era la corda.
Derek non si mosse, rimase piantato lì e Stiles si maledì. E se aveva appena rovinato tutto?
- Derek... - Mormorò con le labbra sulla sua guancia, chiudendo gli occhi. Si appoggiò delicatamente a lui col corpo e Derek solo in quel momento parve tornare. Chiuse gli occhi un paio di volte e solo alla fine riuscì a spostarli sui suoi. Così vicini, così dispiaciuti, così in ansia.
In quel momento riusciva solo a sentirsi causa di dolore per tutti.
Per quanto assurdo fosse.
La gente intorno a lui non faceva una bella fine, prima o poi sarebbe toccato anche a Stiles. Lo sapeva.
Questa volta ne era uscito, ma quanto mancava perchè finisse come Paige? Una macchia di sangue su una radice maledetta.
Stiles lesse tutto il suo smarrimento ed il suo grandissimo senso di colpa e si sorprese profondamente a non aver bisogno di un dialogo fatto di parole, per capirlo.
- Sono contento che ne siamo usciti vivi e che stiamo bene... - Disse poi sorridendo piano, puntando l'attenzione sulla cosa bella che era capitata.
Derek si accorse che era vero, ne erano usciti vivi.
Per quella volta.
- E la prossima? - Chiese spontaneamente, cupo, smarrito.
Stiles strinse la bocca, ma non si mosse di un millimetro. Mise anche l'altra mano sul suo viso a tenerlo voltato verso di sé, inchiodato nei propri occhi rilassati e sereni perchè erano lì insieme.
- La prossima ne usciremo ancora, sempre insieme. Se sarò io ad aver bisogno ci sarai come io ci sono sempre stato per te quando ne hai avuto tu. Basta che me lo prometti e ti crederò. - In quel momento venne in mente ad entrambi quel dialogo in piscina.
'Se non ti fidi tu, non mi fido nemmeno io'.
Ora si stavano dicendo tutto l'opposto.
Prova di fiducia.
Erano arrivati ad un bellissimo punto, potevano esserne contenti.
Eppure cos'era quella paura che finisse da un momento all'altro?
Derek lo guardò immerso in lui, si lasciò trasportare dal suo viso, dai suoi occhi e dalla sua consapevolezza granitica. Ma non per questo cedette sulle sue convinzioni.
- E se è proprio questo mio esserci sempre che ti farà aver bisogno di aiuto? - Stiles, pronto a quel discorso da eroe solitario che si sacrificava per chi amava, un discorso che in pratica gli aveva già fatto, rispose deciso. Aveva passato le notti a pensare a rispose adatte.
- Risolverai. Saprai sempre risolvere! - Derek scosse la testa ma non si allontanò dalle sue braccia.
- Ma senza di me non dovrai nemmeno più aver bisogno di aiuto! Quanti guai ti ho portato? Sono sempre più gravi! Arriverà il momento in cui... - Stiles gli mise il dito sulla bocca osando addirittura zittirlo, cosa che fino ad ora non era mai arrivato a fare. Derek però, sia pure per la sorpresa, non lo morse. Stava troppo male.
- Ed io invece penso che senza di te sarebbero tripli i guai che avrei! - Derek pensava che lo dicesse tanto per dire.
Come poteva immaginare che era una sorta di premonizione inconsapevole?
Stiles sapeva che appena se ne sarebbe andato sarebbero arrivati molti più guai di quanti ce ne sarebbero stati se fosse rimasto lì a vegliare.
- Stiles, lo sai che... - Stiles gli parlò ancora sopra, sempre più ostinato.
- So solo che all'idea di stare di nuovo senza di te impazzisco! E non ho più paura di dire che mi sono innamorato di te! E so anche che pure tu, sei innamorato di me! Qualunque cosa succederà l'affronteremo! Ma senza... se ci separiamo di nuovo... Dio Santo, hai visto cosa è successo quando mi hai lasciato per proteggermi? Noi due funzioniamo molto meglio insieme perchè ci proteggiamo a vicenda! Anche se non ho i poteri, sono più sveglio di te! Per questo funzioniamo bene! - Derek voleva prenderlo in giro per fargli abbassare le arie, però dentro di sé pensava avesse ragione. Era vero.
Ma era una scelta comoda da parte sua, una sorta di protezione che metteva a sé stesso.
- La verità è che da quando sono entrato nella tua vita, hai conosciuto il pericolo e la sofferenza. Prima che io arrivassi la tua vita era normale e sicura! - Stiles si mise a ridere e lo lasciò nervoso, gesticolando. Sentiva l'ansia crescere e minacciarlo di una crisi di panico.
- Sì certo, ma non ero felice, ero uno sfigato, non avevo nessuno se non Scott! Adesso ho un gruppo di amici, ho un branco, come lo chiamate voi! E tu sai quanto sia importante farne parte! Ho avuto molte più cose di quante ne ho perse, Derek! E tu non hai vissuto al posto mio! Non puoi sapere che cosa io... pensi che avere crisi di panico dopo la morte di mia madre fosse bello? Pensi che ogni giorno che passa io non mi chieda 'e se ho la stessa cosa? E se muoio?' Derek, io potrei soffrire molto di più anche senza il tuo aiuto... io... io potrei davvero morire presto! Se avessi la malattia di mia madre, e non è da escludere, io morirò a prescindere da te e dal lato sovrannaturale che hai portato nella mia vita! Quindi piantala di dire cose che non sai! Io convivo col pensiero della pazzia e della morte da molto prima che tu arrivassi nella mia vita! Tu... se tu hai cambiato qualcosa in me è stato il senso di sicurezza e di amore... - Derek non sapeva niente di tutte le cose che gli aveva appena detto e sapere di una probabile malattia che poteva renderlo pazzo ed ucciderlo così presto, lo agghiacciò facendogli dimenticare di tutto.
Solo allora lo vide così fragile ed indifeso come non l'aveva mai visto.
Stiles ed i suoi occhi lucidi sul punto di piangere, Stiles magro e tremante davanti all'idea di essere di nuovo lasciato.
Stiles in confusione per lui.
Prepotente ed enorme tornò il desiderio di proteggerlo che superò qualunque altro.
Così, vedendolo scoperto e fragile come non si era mai ostinatamente mostrato, inerme a lui, lo abbracciò lasciando perdere tutto.
Lo abbracciò forte, lo prese fra le braccia e gli nascose il viso contro il suo collo. Che potere aveva? Non certo quello di aiutare, come diceva lui.
Poteva forse rimediare ai propri errori rischiando la vita. Ma quello non era aiutare.
Però in quel momento non poteva lasciarlo. In quel momento non poteva affrontare quel discorso.
Derek capì che lì Stiles aveva bisogno di essere rassicurato e decise di rimandare una decisione che sapeva avrebbe dovuto prendere.
La verità era che non ne era ancora sicuro davvero... non sapeva se lasciarlo fosse giusto. Poteva comunque succedergli di tutto lo stesso, ora che Scott era un Alfa Originale e che il Nementon era stato riattivato.
Però cosa poteva fare?
Doveva capire la propria strada, il proprio posto.
Dove fosse veramente giusto stare.
Accanto a chi amava o lontano?
Come avrebbe potuto proteggere sul serio Stiles?
- Andiamo a casa... - Mormorò piano sul suo orecchio. Voleva andarsene da lì, voleva solo andarsene da lì. Rilassarsi, lavarsi via tutto quanto e poi pensare con calma e lucidità a cosa fosse davvero meglio fare.
Stiles sapeva che non era finita, perchè lui era troppo testardo, ma non si sarebbe lasciato sopraffare.


Derek accompagnò a casa Stiles e siccome questi gli chiese qualche minuto da passare col padre che era già a casa, per via di tutte le novità che erano capitate, il lupo passò nel suo loft approfittando per lavarsi e cambiarsi.
Guardò il borsone con i famosi vestiti di Stiles, quelli che gli aveva prestato da bambino. Sospirò storcendo la bocca poco convinto.
Cosa doveva fare?
Chiedendoselo, li prese e domandando a Cora del tempo per riflettere, tornò da Stiles.
Non era convinto di quello che doveva fare, non era convinto di quello che stava per fare, e di fatto non sapeva cosa avrebbe fatto.
Non si mosse in macchina perchè il loft era vicino casa del ragazzo, per cui fece due passi nella speranza di trovare delle risposte a domande che macinavano da molto.
Guardava di continuo la tuta del Stiles bambino, una taglia esageratamente grande per lui che probabilmente suo padre aveva sbagliato a comprargli.
Ripensò poi a quello che aveva detto su sua madre e sulla malattia. Non ne sapeva niente e l'idea che ci fosse una cosa talmente grave che incombeva sulla sua testa, lo angosciava molto.
Voleva saperne di più, Stiles non poteva dirgli una cosa simile e poi non approfondire.
Sentiva quel sentimento per lui sempre più grande, così grande da preoccuparlo. Poteva diventare incontrollato.
Eppure non era più una questione di controllo. Non si poteva controllare tutto, ormai l'aveva imparato. A volte bisognava solo lasciarsi andare.
Comunque Stiles sapeva cosa provava per lui, aspettava solo che glielo dicesse una volta per tutte. Davvero.
Così, chiaro e tondo.
Arrivò a casa sua e con un salto arrivò nella finestra, non era il caso di passare per la porta, col signor Stilinski in giro.
Il profumo della doccia appena fatta invase il suo olfatto che rimase inebriato di quell'odore che amava tanto.
Fermo davanti alla finestra, lo cercò e lo trovò che si era appena rivestito, Stiles ricambiò lo sguardo con uno ansioso.
- Pensavo non tornassi più... - Mormorò cercando di domare la tensione nella voce. Ovviamente senza riuscirci.
Derek alzò una spalla.
- Ti ho detto che tornavo... - Rimasero a guardarsi qualche altro secondo senza dirsi nulla, Stiles notò che Derek stringeva qualcosa in mano, ma la teneva quasi dietro la schiena, così non gli chiese nulla. Decise di spezzare la tensione che si era creata per qualche strano motivo. Sapeva che Derek meditava qualcosa, Stiles ormai percepiva tutto di lui.
- Bene... quindi che hai fatto dopo che ci siamo lasciati in ospedale? Scott non mi ha detto tutto, anche se immagino le parti mancanti... - Derek si appoggiò col sedere alla scrivania continuando a tenere i suoi vestiti nella mano meno visibile. Era nervoso e si odiava per questo, però doveva prendere una decisione importante e doveva farlo ora.
Decise di prendere tempo raccontandogli sinteticamente quel che aveva fatto, al termine Stiles gli era davanti nel suo pigiama leggero largo e comodo e lo guardava esterrefatto e preoccupato.
- E quindi non sei più un alpha? E cosa sei? - Derek alzò le spalle.
- Un beta suppongo... -
- Ma hai comunque un branco, no? Resti lo stesso il capo e quindi un alpha, anche se non hai le caratteristiche sovrannaturali vere e proprie! Magari devi solo recuperare le forze e poi tornerà tutto come prima! Insomma, come si fa a smettere così i panni di alpha? Ci sono molte cose intorno all'essere capi! - Stiles era partito a parlare, di nuovo sciolto, e per un momento Derek fece un sorrisino come un tempo, di quelli divertiti. Era bello tornare a quei livelli, poteva illudersi di esserne ancora capace. Ma in realtà era stanco di vivere sulla continua difensiva attaccando in tutti i diversi modi si potesse attaccare.
Voleva rilassarsi, voleva calmarsi. Voleva arrendersi. Non c'era più niente per cui lottare. Niente. Poteva vivere rilassato.
- Sì, ma di fatto non sono più un alpha e questo è quanto. Non so se tornerò ad esserlo. E poi comunque... un branco? Ce l'ho davvero? Ho cacciato Isaac apposta per proteggerlo, ora lui sta con Scott... a maggior ragione ora che è un alpha. Boyd ed Erika sono morti, Cora... Cora ha vissuto per sei anni senza di me, considerarla parte del mio branco solo perchè è mia sorella è egoistico. Peter... - A questo punto rise amaro. - Peter non è mai stato del branco di nessuno! Penso che ha lavorato sodo per ottenere ciò che voleva. Qualunque cosa fosse! In ogni caso non posso considerarlo del mio branco. A volte non lo considero nemmeno parte della mia famiglia! - Esclamò infatti duro. Stiles chiuse la bocca che aveva dimenticato aperta. Capire le loro dinamiche era complicato, però aveva capito che Derek si vedeva solo.
- Pensi che anche questo incida? Non hai un branco e quindi puoi anche non tornare ad essere alpha? Ma ci sono gli alpha senza branco... - Stiles cercava di capirne di più, ma Derek ormai non la faceva più una questione di potere, come aveva fatto un tempo.
- Non dura molto. La forza di un alpha sta nell'avere un branco. Un alpha senza branco è destinato a durare poco... -
Stiles abbassò la testa e si guardò le mani calando anche il tono.
- E quindi ora... cosa sei? Un omega? - Derek capì che era preoccupato per come poteva sentirsi e fece un altro piccolo sorrisino, ma non divertito. Era intenerito.
- Credo di sì... -
- Ma hai detto che in branco si è più forti, gli omega rischiano grosso... - Stiles ancora guardava le mani che trafficavano con una penna che stava per rompere. Derek gliela tolse di mano e gli prese il polso attirandolo a sé, a questo lo guardò di nuovo e si lasciò appoggiare al suo corpo, fra le sue gambe leggermente divaricate. Si guardarono negli occhi per qualche istante, intensamente, poi Derek rispose con un mormorio calmo e sicuro.
- Starò bene. Troverò la mia strada. - Non sapeva di pensarlo prima di quel momento, ma lo vide rischiararsi nella speranza che fosse vero e Derek allora gli mise una mano sulla guancia, quella che non teneva i vestiti.
La sua guancia calda e liscia gli trasmise un'immediata sensazione di benessere.
- Allora i tuoi occhi da licantropo sono azzurri? - Stiles ripensò alla storia di Derek, quella per cui i suoi occhi erano diventati azzurri.
Derek glieli mostrò e a Stiles mancò il famoso battito, cosa che gli succedeva ogni volta che li guardava.
Rossi facevano la loro figura, ma azzurri erano speciali.
Quando era normale erano più sul grigio chiaro, ma da lupo diventavano di quel gelido azzurro che feriva. Li trovava bellissimi. Derek sentì la sua meraviglia e si chiese come potesse amarli tanto, lui li detestava, erano un marchio d'infamia. Ma ricordò che anche sua madre li adorava.
Si rilassò a quel pensiero.
Stiles non disse l'ovvio, ovvero 'sono bellissimi', ma Derek lo sentì comunque e lo baciò unendo lentamente le labbra, piano e dolcemente si fuse alla sua bocca prendendone possesso.
Piano e dolcemente la lingua gli trasmise il suo sapore riempiendolo di scariche elettriche.
Stiles gli cinse il collo con le braccia e Derek mise le mani sui suoi fianchi, ma i vestiti che aveva ancora in mano li disturbarono e Stiles non resistette più, infatti separandosi guardò infastidito in basso per vedere cosa diavolo era.
- Ma cos'hai che non molli? - Derek si strofinò le labbra trattenendo il fiato, si sentì lo stupido cuore battere fortissimo come un adolescente.
Stiles aveva appoggiato la fronte alla sua per guardare giù e quando vide di cosa si trattava, non ci arrivò subito.
- Il ricambio? Derek, da quando ti porti il ricambio? E poi ti sei già cambiato e lavato a casa tua... ma cosa... - Derek sospirò e indietreggiò col busto spingendolo a staccarsi, poi scivolò di lato facendo sì che Stiles si appoggiasse alla scrivania al suo posto. Rimase a guardargli la schiena mentre si fissava quei vestiti come se fossero una rivelazione importante. Proprio non capiva.
- Derek? Che hai? Sei strano... - Disse il geniale Stiles senza proprio arrivarci.
Alla fine si mandò al diavolo e glieli lanciò in faccia, rimanendo di schiena, senza la capacità di guardarlo.
Poteva affrontare un darach a mani nude e senza forza da licantropo, ma non poteva dire a Stiles che ricordava quella notte e che lo amava.
Perchè era fatto così sbagliato?
Stiles prese i vestiti e lamentandosi per i modi li guardò.
- Ma cos'hai! Perchè me li dai? Cosa dovrei farne? Non dirmi che sono sporchi e te li devo lavare, non sono tua moglie! - Ma finalmente smise di starnazzare perchè, guardando se erano davvero sporchi, li aveva aperti.
E riconosciuti.
Con un notevole ritardo.
Il silenzio calò immediato, tutto si sospese di nuovo. Tutto divenne privo di gravità. Era come fluttuare e Derek pensò che non vedere la sua faccia fosse peggio, così si girò nervoso e lo guardò.
Stiles coi suoi stessi vestiti da bambino alti davanti al viso e l'aria più pallida di sempre.
Aveva capito ed era autenticamente shockato. Infatti teneva la bocca anche aperta.
- Stiles... - Mormorò senza saper che dire, rimanendo fermo a mezzo metro da lui. Non osava muoversi e dire qualcosa.
- Derek ma tu... ma questi... ma allora... - Nel panico si dimenticò l'uso appropriato delle parole e questo rese snervante ed imbarazzante quel momento. Derek si maledì per averglieli dati, quindi fece per andarsene istintivamente.
Stiles ovviamente lo fermò andandogli dietro e tirandolo per la maglia. Si fermò, le sua spalle larghe, la sua schiena asciutta, la sua nuca dai capelli neri e corti.
Ma ancora quel silenzio. Ancora quella strana leggerezza che poteva mutarsi in tempesta da un momento all'altro.
Stiles trovò la forza di parlare, ma era tirato e tremolava. Era fortemente emozionato.
- Allora ricordavi tutto... ed hai addirittura tenuto i miei vestiti... - Derek, a quel punto, capì che doveva dire qualcosa che lo togliesse da quell'enorme imbarazzo.
- Lo so che non ha senso, ma li ho tenuti come uno stupido! - Stiles però non era tipo da capire le cose da solo e non infierire. Stiles voleva sentirsi dire le cose, faceva domande perchè quella era la sua natura. E le faceva spesso nei momenti più sbagliati.
- Perchè non me lo hai detto? - Derek alzò gli occhi al cielo con uno scatto, ma non si mosse. Nervoso, rispose secco.
- Ovviamente perchè mi imbarazzavo! - Ringhiò.
- E perchè?! Insomma, io ti ho detto di quel ricordo, te ne ho parlato... pensi che per me non fosse imbarazzante? - Stiles non lo aggirava, rispettava miracolosamente il suo desiderio di non farsi guardare in faccia, ma doveva chiarire quel punto.
Da quanto tempo gliene aveva parlato? E lui non gli aveva mai detto che invece ricordava. E solo per dello stupido imbarazzo!
- E' che... era difficile per me dire che... ho tenuto quei vestiti come testimonianza di una vita che avrei potuto avere se solo fossi rimasto, quella notte. In qualche modo ha significato qualcosa, per me, quella notte passata a casa tua. Qua dentro. Ed è per questo che torno sempre qua appena posso. Per tutti questi anni ho sognato poter vivere qua una vita normale, con dei buoni amici, una nuova famiglia, un fratello... a volte mi immaginavo la mia vita se fossi rimasto, magari tuo padre mi avrebbe tenuto con sé, tu saresti stato come un fratello per me. Avrei vissuto una vita normale... sarei stato forse più felice, chi lo sa... - Stiles ascoltò la sua confidenza, una confidenza che arrivava per la prima volta. Colpito dalle sue parole, gli prese il braccio e lo girò verso di sé per guardarlo.
Derek aveva gli occhi bassi, si vergognava. Stiles lasciò i vestiti su una sedia lì accanto e gli prese il viso fra le mani fino a farsi guardare, poi quando ebbe di nuovo i suoi occhi, mormorò.
- Sarebbe un'altra vita... ma quello che conta è cercare di essere felice ora... adesso puoi costruire quello che vuoi! - Stiles doveva ancora elaborare la cosa, era rimasto sconvolto dal fatto che aveva ancora i suoi vestiti, ma aveva capito di dover sistemare Derek.
Questi, sentendosi sollevato da quella risposta che era più che buona, lo baciò prendendolo per la vita e spingendolo verso il letto, lì accanto.
Le labbra di nuovo fuse insieme e di nuovo i loro sapori che si mescolavano.
Lo spinse fino a stenderlo sul letto portandosi sopra di lui, si tenne su con un ginocchio ed una mano mentre l'altra gli cingeva la vita e Stiles faceva altrettanto col collo.
Aprì meglio le labbra lasciandosi trascinare, poi afferrò la sua maglia da dietro il collo, lì dove finivano le sue mani, e la tirò attorcigliandola sopra. Quando l'ebbe presa tutto, gliela levò smettendo per qualche secondo di baciarlo.
Non lo aveva da una vita e tornare a toccarlo, tornare a stendersi con lui nel letto, aveva riacceso una miccia.
Stiles lo guardò negli occhi una volta che gli ebbe tolto la maglia, Derek steso sopra di lui, le gambe divaricate, steso.
La paura che non lo volesse ancora fare.
- Sono contento che hai tenuto i vestiti e che sentivi una specie di connessione... penso che in qualche modo sentissi questo... dovevamo trovarci... dovevamo stare insieme, non credi? - Derek pensò che non avesse torto. Se quella notte fosse rimasto invece di scappare, sarebbe stato insieme a Stiles da molto prima. Chissà che rapporto sarebbe stato, chissà lui cosa sarebbe stato.
- Nei momenti difficili, da solo, ho pensato a questo futuro alternativo e provavo ad immaginarti cresciuto. Quando ti ho rivisto ti ho riconosciuto subito. Tu, i tuoi occhi grandi e curiosi, la pelle lattea e tutti questi nei sul viso. Non potevi che essere tu. Mi sono sentito male e non volevo ammetterlo, non volevo dirmi che eri davvero tu. Penso ne avessi in qualche modo paura. - Derek stava facendo dei grandissimi passi in avanti, si stava aprendo molto a lui e Stiles era in paradiso, non poteva chiedere di meglio.
- Quella tuta è significativa per me. È la prima tuta che mio padre mi ha preso dopo la morte della mamma. Prima si occupava sempre lei di prendermi i vestiti, poi ovviamente ha dovuto occuparsene lui e quella è stata la prima. Ha sbagliato taglia, me ne ha presa una che era grande il triplo di me... però non ho voluto buttarla. Quando te l'ho data ho pensato che tanto me l'avresti ridata. Poi te ne sei andato e non l'ho più rivista. Mi è dispiaciuto. - Quello scambio personale vicendevole, aiutò un'atmosfera già presente.
Sapevano che ci mancava poco, sapeva che ormai c'erano e Stiles si sentì tanto emozionato quanto spaventato. Decise di calmarsi immergendo le mani sulla sua nuca e attirandolo di nuovo a sé, lo baciò ancora, sempre senza alcuna fretta.
Derek sapeva cosa gli si agitava dentro, era molto bravo a capire nel dettaglio le diverse emozioni degli altri, specie di Stiles.
Lo lasciò che si calmasse, poi lo separò un soffio e sempre sulle sue labbra, gli occhi chiusi trattenendo il desiderio ed eventualmente la delusione, la paura del rifiuto, disse piano.
- Voglio fare l'amore con te, Derek. Qualunque cosa succeda da ora in poi non importa... io voglio avere questo ricordo di te. Sia che poi tu resti, sia che poi tu te ne vada. - Perchè sicuramente Stiles non era un idiota. Poteva sembrarlo, poteva farlo, ma non lo era.
Derek si sorprese di sentirglielo dire. Aveva capito che non aveva deciso cosa fare e forse sperava che facendolo, si convincesse a rimanere. O forse era una specie di addio perchè magari era rassegnato.
Non arrivò a capire quello.
Derek si appoggiò al materasso con entrambe le mani e strinse il lenzuolo sotto Stiles, ai lati della sua testa.
Poi sospirò mordendosi le labbra ancora piene del suo sapore. Corrugò la fronte sotto sforzo, lo sforzo di chi cercava di capire cosa fosse la cosa migliore da fare contro quella che desiderava di più. Era la scelta più ardua della sua vita.