CAPITOLO XLVI:
VERSO UNA SCELTA DIFFICILE

La verità era che lo voleva, lo voleva disperatamente e sapeva che lo amava, sapeva che Stiles era ora maturo tanto da capire cosa stava per fare, da saperlo seriamente. Sapeva che non sarebbe stato lui, poi, a lasciarlo. Sapeva che Stiles non l'avrebbe mai lasciato.
Tutte le motivazioni per cui aveva aspettato, ora non c'erano più.
Obiettivamente, basandosi su Stiles, quello era il momento giusto per farlo.
Però per sé? Per sé stesso poteva dire che lo era?
E se era lui quello che se ne sarebbe andato, alla fine, proprio per proteggerlo?
Poteva fare quel passo e poi lasciarlo?
Era giusto?
No che non lo era, doveva essere coerente.
Aveva deciso di fare l'amore con lui solo nel caso in cui sarebbero arrivati ad una relazione vera e stabile, provando entrambi dei sentimenti forti e duraturi. Quando Stiles sarebbe stato abbastanza maturo da capire cosa stavano facendo.
Però anche se lo era, quella relazione forse non sarebbe andata avanti comunque.
Derek strinse forte gli occhi con un'incontrollata voglia di piangere e gridare insieme, schiacciato da quel che sentiva. Torturato. Era sempre riuscito a fare la cosa migliore, alla fine. Aveva passato di tutto, pur di farlo. Si era riscattato le volte che si era dovuto riscattare.
Ma questa... questa... seppure lo sapesse, era così difficile... così tanto...
Stiels capì che era in crisi con sé stesso e con la scelta, non sapeva se fosse giusto farlo o meno e capì anche che era per colpa del fatto che pensava di andarsene.
Così spaventato dal fatto che davvero dopo quella notte non ci sarebbe più stato, che al mattino Derek non sarebbe stato né nel suo letto né nel suo loft né in città, giurò a sé stesso che l'avrebbe avuto dentro di sé almeno una volta. Era vitale, era necessario, era l'unico vero desiderio di tutta la sua vita.
Poteva morire davvero, poteva avere la malattia di sua madre, poteva impazzire e morire.
Per cui doveva aver fatto quello, almeno una volta. Non se lo poteva perdere.
Alzò la testa per arrivare alle sue labbra, le raggiunse schiuse, succhiò il suo inferiore fino a che Derek non le aprì lasciando che infilasse la lingua. Non rispose subito, ma Stiles non si arrese, si inserì in lui con calma strisciante e quando toccò la sua, lo stuzzicò tenendogli sempre le mani fra i capelli, sulla nuca.
Continuò quel bacio a senso unico fino a che non ottenne risposta, Derek non avrebbe potuto continuare a negarglielo, era ciò che desiderava di più.
Pensò che per un bacio si poteva fare.
Da qui, cominciò tutto.
Stiles appoggiò la testa al cuscino e Derek lo seguì senza staccare la bocca dalla sua, continuando a fonderla con una lentezza crescente, fino a togliersi il fiato a vicenda e a tornare a quel calore assoluto e benefico, rigenerante. Un calore che sarebbe diventato molto, molto più bruciante a breve.
Le mani scesero sul collo e poi sulla schiena, spostò le braccia sotto quelle di Derek per proseguire le carezze sul resto, fino ad arrivare al bordo dei jeans stretti, sempre maledettamente stretti.
Provò ad infilarsi sotto aderendo coi palmi, ma non ci fu verso e con un lamento andò a slacciarglieli, una volta aperti, riuscì ad infilarsi proprio lì dove voleva e a prendere a piene mani i suoi glutei sodi.
Aveva le gambe aperte perchè gli era steso sopra, una allungata e l'altra piegata. Questo aiutava molto la presa.
Derek smise di baciarlo capendo che avrebbe fatto di tutto per averlo, quella volta.
- Hai detto che avresti aspettato che fossi d'accordo... - Mormorò guardandolo da vicino, non era propriamente arrabbiato, ma nemmeno ironico. Era un miscuglio di emozioni.
Dal turbato al consapevole.
Stiles fece un sorrisino malizioso e colpevole, da volpe, e alzò la testa sfiorandogli la guancia con le le labbra. Raggiunto il suo orecchio, rispose sensuale, non sembrava nemmeno più lui.
- Ma quando l'ho detto pensavo non te ne saresti mai andato... - Derek era colpito dal suo modo aperto di affrontare le cose, di qualunque genere si trattasse. Non abbassava mai la testa. Era sempre stato quello che l'aveva attratto molto. Ora, in più, c'era una consapevolezza maggiore, più malizia, più furbizia.
Non l'aveva mai considerato idiota, però nemmeno particolarmente intelligente... dipendeva dalle cose. Se doveva progettare piani era il migliore, ma per il resto non si capacitava di come invece di scappare intelligentemente dai pericoli, lui ci corresse incontro.
- Non ho ancora deciso cosa fare... - Rispose Derek piano senza alzare la testa e nemmeno nascondere quest'intenzione, ormai era inutile.
Stiles gli lambì il lobo e succhiò, poi rispose.
- Per questo non posso più aspettare... se da questo può dipendere la tua scelta, non posso tirarmi indietro. - Intanto le dita, dopo aver stretto le sue natiche sode, si erano abilmente infilate fra di esse, nella fessura. Derek pensò che non fosse Stiles, ma il piacere nel sentire il suo dito dentro gli fece chiudere gli occhi ed inarcare la schiena per aprirsi di più a lui.
Forse Stiles lo voleva al punto che era disposto a qualunque cosa, anche a prendere l'iniziativa in modo tanto attivo, ma a Derek piacevano troppo quelli sfacciati ed intraprendenti, quelli così incoscienti. Stiles e la sua profonda attrazione per il lato selvaggio.
Chiudendo gli occhi e sospirando, si lasciò andare a tutte quelle sensazioni positive che stavano vorticando in lui, provocate dalla sua lingua che ora delineava il suo orecchio sensibile e dalle dita in lui che si muovevano agili.
Non era mai riuscito a provare niente di più piacevole ed il godimento si fece largo stordendolo al punto che non capì quanto poco da Stiles fosse.
Questi lo sentiva immerso nel piacere grazie a lui e fu una miccia in grado di accenderlo ancora di più di quanto già non lo fosse.
- Non sai quanto ti desidero... te, il tuo corpo, la tua anima... -
Parlandogli sul collo, Derek rabbrividì, l'altro sorrise e lo leccò per poi mordicchiarlo e succhiarlo.
Gli lasciò lo spazio piegando la testa di lato e quando gemette fra i sospiri, Stiles uscì da lui, lo spinse fino a stenderlo al proprio posto, si tolse i pantaloni ed i boxer, poi senza il minimo problema o pudore, gli salì sopra a cavalcioni sedendosi proprio all'altezza del suo bacino che cominciava ad eccitarsi.
Stiles si tolse la maglia e lo guardò rimanendo dritto su di lui, guardandolo desideroso dall'alto. Vide che anche Derek era preso male in quanto lo voleva forse più di lui, per cui alla fine avrebbe ceduto, ne era certo.
Solo che voleva fosse più attivo. Gli piaceva avere il controllo del suo corpo e potergli fare tutto quello che aveva sempre desiderato, però voleva vedere come diventava e cosa arrivava a fargli quando non si metteva freni.
Stiles allora, furbamente, si spostò togliendogli i jeans senza dargli modo di replicare. Derek era sorpreso di questa sua intraprendenza ed era curioso di vedere fin dove si sarebbe spinto, sempre convinto di avere il controllo totale della situazione, poterlo fermare quando voleva.
La sua solita sbruffonaggine, quella non poteva cambiare.
Non gli tolse i boxer, gli si risedette sopra come prima e capì quanto bieco fosse, perchè fra le loro due erezioni eccitate, c'era una fastidiosissima stoffa nera in microfibra.
Derek si morse il labbro cercando di resistere e non ribaltarlo dandogli esattamente quello che voleva.
Erano in grado di essere 'Derek e Stiles' anche in intimità. Ovvero se di norma bisticciavano sempre per avere la meglio su qualcosa, nonché l'ultima parola, anche a letto era così, solo che il bisticcio era diverso. Era più un provocarsi fino allo stremo... ed un cercare di non dargliela vinta.
Stiles sapeva che gli stava piacendo molto quella tortura, così cominciò prima a masturbarsi rimanendo seduto su di lui, proprio lì.
Si prese l'erezione in mano e iniziò a massaggiarla stringendo, scoprendosi la cappella fino a che divenne sufficientemente duro da rimanere perfetto anche senza essere toccato.
Derek non lo doveva guardare, si ripeteva, ma l'espressione di Stiles non era meglio della sua mano che si masturbava e del suo membro che ora era pieno e pulsante appoggiato sul suo inguine sensibile.
Per cui pur rimanendo fermo, si sentiva eccitare comunque perchè lo guardava e lui aveva anche gli occhi chiusi e la testa all'indietro, le labbra schiuse si succhiavano fra un gemito e l'altro. Era l'erotismo incarnato.
Quando diavolo è diventato così erotico questo qua?” Non voleva dargliela vinta nemmeno fra sé e sé!
Lo odiava quando faceva così, gli dimostrava che non aveva il controllo della situazione, come invece gli piaceva avere.
Gli dimostrava che Stiles era molto più di quello che appariva.
Gli dimostrava quanto era in grado di manovrarlo se solo lo voleva... e che quindi tutto il tempo passato a non far nulla, era stata solo una presa in giro.
Derek voleva ucciderlo, ma l'istinto omicida aumentò quando, smettendo di toccarsi, si chinò, appoggiò le mani sul letto, ai lati delle sue spalle, e cominciò a muoversi sinuoso come un gatto, strusciandosi su di sé.
Bacino contro bacino, entrambi eccitati, separati da quella maledettissima stoffa.
Stiles arrivò alle sue labbra, sorrideva malizioso e vittorioso e Derek lo stava fulminando con uno sguardo di fuoco per quanto osasse essere sfacciato.
- E dove le nascondevi tutte queste mosse? - Disse faticando a non gemere nel parlare.
Stiles accentuò il sorriso malefico e gli succhiò il labbro prima di rispondergli, sempre continuando a muoversi.
- Ho passato molto tempo ad immaginare cosa ti avrei fatto appena avrei potuto averti fino in fondo... - Derek rise ironico, accendendosi della sua tipica sensualità.
- Direi che ne è valsa la pena, allora! - Stiles gli succhiò di nuovo il labbro e Derek fece per ricambiare mordendogli il suo, ma Stiles si ritirò in tempo, sempre con quel sorrisino.
- Ti piace? - Ancora si muoveva e lo sentiva sempre più eccitato, sotto di sé.
Derek trattenne un gemito, ma parlò con voce roca.
- Niente male... ma ti devo dare qualche altra lezione... - Non poteva sentirsi inferiore in alcun modo. Non esisteva che qualcuno, specie Stiles, fosse in grado di fare qualcosa meglio di lui.
Così lo prese per i fianchi, finalmente, e se lo rigirò sotto di sé, stendendolo.
Stiles fremette immaginandosi l'intenso piacere che avrebbe provato ora, quindi alzò le braccia sopra la testa e si abbandonò totalmente a lui e alla sua bocca che dalla propria, scese sul collo.
Premette la nuca e gli consegnò la giugulare sapendo quanto voleva morderlo ogni volta che lo faceva.
Derek adagiò le zanne esattamente in quel punto. Quando mordevano non era quasi mai sul collo, era più che altro il fianco o la spalla.
Però nel caso di Stiles, morderlo sul collo era un gesto di dominazione pura e semplice. E d'erotismo.
Il ragazzo sospirò aprendo le labbra eccitato, quella sensazione dei suoi denti affilati sulla pelle sensibile, era deleteria.
Ma Derek scese ancora, ritirò le zanne e tirò fuori gli artigli, con le unghie appuntite da licantropo, iniziò a carezzarlo sul torace, scese arrivando ai capezzoli e ne succhiò uno.
Stiles si inarcò verso di lui, sempre più eccitato ed accaldato.
Poi continuò a scendere. Quella sensazione era anche migliore della precedente.
Non aveva mai usato gli artigli in quel modo.
La cosa che sconvolgeva ed eccitava tanto Derek, era che Stiles non aveva il minimo senso di paura nel sentirlo usare le sue letali armi da licantropo.
Era perfetto per lui, pensò. Solo lui poteva esserlo. Solo lui.
Arrivato all'inguine lo stuzzicò allo stesso modo, Stiles alzò il bacino puntando i piedi e stringendo il cuscino nei pugni.
Quando oltre alle unghie, Derek lo carezzò con la lingua sull'inguine, Stiles sospirò. Poi, nel sentirlo raggiungere la sua erezione, gemette.
Percorse tutta la sua lunghezza, il membro era già eretto perchè prima si era stimolato molto bene da solo. Derek glielo prese in mano e raggiunta la punta, ci giocò con la lingua, dopo averla stuzzicata, scese dall'altra parte, sempre ripercorrendo l'asta arrivando alla base. Giocò con ogni sua parte e quando lo sentì gemere abbastanza, risalì succhiandolo di lato fino a raggiungere di nuovo la punta. Una volta lì, l'avvolse del tutto.
Stiles sospirò dopo aver trattenuto il fiato teso, la sua bocca ora si muoveva sicura sul suo membro, spingendoselo fino in fondo alla gola, succhiando e tirando, lo faceva suo con decisione, facendogli sentire con quanta forza in realtà lo volesse.
Derek era ancora convinto di potersi fermare, di stare controllando tutto.
Quando lo sentì vicino all'orgasmo, perchè lo percepì interiormente, si separò e gli alzò le gambe aprendole a V, allora col viso scese al di sotto dell'inguine, leccò quella parte sensibile fino a raggiungere la sua apertura e lì si fermò infilando la lingua.
Stiles si sentì vittorioso e Derek, sentendolo così convinto d'avercela fatta, affondò le unghie nelle sue cosce che teneva alte, non gli fece male ma si fece sentire.
Stiles riuscì ad eccitarsi anche a questo e Derek capì che era un caso disperato.
Lasciò le gambe che Stiles piegò contro il petto e tenne a sé e ritirando gli artigli, aggiunse il dito alla lingua.
Il suo ingresso ora era abbondantemente lubrificato ed entrò facilmente il primo, così inserì anche il secondo che ci stava stretto. A quello girò la mano per rendere agevoli i movimenti, in quella maniera iniziò a stimolarlo.
Ecco, si disse Stiles.
Questa era la preparazione, poi ci sarebbe stato il suo membro, lì dentro.
Eccitatissimo ed emozionato all'idea, quasi non stava più nella pelle.
Derek voleva ridere, ma decise di continuare e trovò difficoltà ad inserire il terzo dito, ma per dargli un'idea di quello che era fare sesso, quella era l'unica.
Sperava di spaventarlo abbastanza col dolore per spingerlo a chiedergli di fermarsi.
Ma Stiles, per quanto si tese e provò la prima fitta di dolore, non disse nulla. Si abituò subito ed anzi lo vide che andava a masturbarsi da solo.
Derek, notandolo, ne rimase anche sconvolto.
Arrivato a quel livello di desiderio, non poteva fermarsi.
Quando lo pensò era già tardi.
Con la mano libera si era abbassato i boxer e si stava riservando lo stesso trattamento che Stiles stava riservando a sé stesso. Gli occhi si riempivano della sua immagine lussuriosa, lui pieno di desiderio, tutto inarcato, le gambe aperte e piegate, la mano sulla sua erezione, gli occhi chiusi, il labbro che si succhiava.
Era così bello, a modo suo. Era così erotico.
Lo voleva così tanto.
Non doveva masturbarsi, si diceva mentre lo faceva.
E non doveva guardarlo, si diceva mentre continuava.
Non doveva nemmeno muovere le dita dentro di lui pensando quanto fosse pronto.
Doveva smettere, doveva farlo venire e doveva smettere.
Ma non smise di toccarsi e di muovere le dita in lui, aggiunse la bocca all'erezione di Stiles che tolse la propria mano e con sorpresa lo guardò eccitato.
Quello fu il colpo di grazia.
La sua lingua su di sé, di nuovo, mentre gli faceva praticamente di tutto.
Raggiunse l'apice dopo molto che non se lo concedeva, specie con lui. Fu come venire attraversato da un'intensa e lunghissima scossa elettrica caldissima. La cosa più piacevole mai provata, forse migliore delle altre.
Dopo di questo, Derek separò la bocca dalle sue parti intime guardando il suo candido ventre piatto coperto di quegli schizzi che in qualche modo lo alimentarono.
Doveva fermarsi, si ripeteva mentre le mani continuavano la doppia stimolazione.
Doveva smettere, si diceva mentre si leccava il palmo che poi andava a lubrificare il proprio membro.
Doveva andarsene, si imponeva con le dita in Stiles.
Non posso, non è giusto, non ho nemmeno deciso se resto o se vado, come posso legarlo a me con una cosa simile? Questo è un legame indissolubile, per me. Perchè sono perfettamente cosciente di quel che sto facendo, perchè lo voglio e perchè lo amo. E non posso farlo se non so nemmeno se rimarrò con lui o se me ne andrò per proteggerlo. Devo andarmene. Devo.”
Derek a quel punto tolse le dita da Stiles e la mano dalla propria erezione, un istante per trovare le forsze, i fiati di tutti sospesi, lo sguardo stralunato ed incerto di Stiles.
E lui che invece di andarsene, lo prendeva per i fianchi, appoggiava le sue gambe sulle proprie spalle ed entrava piano, sicuro e dolcemente.
Si fermò, lo lasciò abituarsi.
Era maledettamente stretto, Derek strinse gli occhi per non venire subito e rimase immobile senza respirare schiacciandosi su di lui fino a raggiungere il suo viso e premere la guancia contro di lui.
Entrambi sotto sforzo, uno per il troppo piacere improvviso e l'altro per l'eccessivo dolore.
Derek l'aveva preparato molto bene e a lungo, era stato meglio di quanto si era aspettato, però ovviamente faceva male lo stesso.
Maledettamente male.
Stiles pensava non sarebbe più tornato a respirare. Stringeva gli occhi senza avere la consistenza di sé stesso, del copro, di nulla.
Si era sentito lacerare.
Poi piano piano tornò a sentire là sotto, fino a raggiungere il viso a cui appoggiava quello di Derek.
Quella sensazione di calore lo fece tornare, si mosse con le braccia avvolgendogli la vita, risalì la schiena e raggiunse la nuca.
- Continua... - Mormorò baciandogli il collo.
Derek, ricoperto di brividi, riprese a muoversi lentamente. Si sentiva meglio anche lui, ma mano a mano che andava avanti e che entrava sempre di più, dopo essere uscito ed essere tornato, ad ogni affondo, ad ogni spinta, si sentiva sempre più trascinato altrove. Trascinato in un posto molto diverso da quello.
Stringeva gli occhi e vedeva tutto così chiaro, non c'erano forme e figure. C'era solo il bianco.
Era stato in quel posto quando era quasi morto per salvare Cora. Solo allora si ricordò d'aver incontrato Stiles.
Lo incontrò di nuovo ed invece di esserne turbato come l'altra volta, sorrise rilassato e dolcemente, capendo che anche se gli sembrava l'idea peggiore, quella di unirsi a lui proprio ora, era in realtà stata forse la migliore.
Dopotutto era giusto, si disse muovendosi in lui lasciandosi prendere dal piacere puro ed intenso.
Lo amava ed anche Stiles lo amava.
Forse l'avrebbe lasciato per proteggerlo, ma avrebbero avuto quel potente ricordo che li avrebbe ancorati alla loro umanità.
Poi si fermò, aprì gli occhi e lo guardò turbato per quel pensiero.
Lui era un licantropo, era mezzo lupo e mezzo umano.
Ma Stiles era completamente umano, non aveva bisogno di un'ancora che lo mantenesse umano.
Però le sue labbra lo baciarono pensando che fosse spaventato dall'idea di fargli troppo male, gli carezzò la nuca ed il collo e lo strinse a sé scivolando con le gambe intorno alla sua vita a cui si allacciò, questa posizione fu anche migliore per Derek che tornò a muoversi.
Non poteva dire che era davvero piacevole, per Stiles. Era la prima e di certo la prima non era piacevole per nessuno. Ma stava facendo l'amore con Derek ed era anche così delicato che lo stava rendendo sopportabile.
Non piacevole, ma era speciale, era bello perchè era lui.
Un giorno lo sarebbe stato.
Unicamente piacevole.
Un giorno sarebbe stato tutto così perfetto che avrebbero avuto l'orgasmo nello stesso momento.
Un giorno...
- Ti amo Derek... - Disse Stiles trasportato da quel che provava e dalla consapevolezza che era quello, il momento perfetto.
Derek non si controllò di nuovo e proprio mentre stava raggiungendo l'apice, lo guardò immerso nel piacere e mormorò:
- Ti amo anche io, Stiles. - Stiles pianse soffocando le lacrime contro la sua spalla e Derek, con un'ultima spinta possente, venne a sua volta.
Attraversato dalle scariche di piacere intenso, ebbe la certezza che quella sarebbe stata la sua unica sola ancora. La più giusta.
Stiles e quel sentimento, ora, erano il suo lato umano.
Poi, uscendo da lui e crollandogli sopra per un secondo di sfinimento, ripeté all'orecchio:
- Ti amo. - Perchè non sapeva cosa avrebbe fatto, questo non sarebbe stato comunque cancellato.
Stiles si asciugò le lacrime e sorrise baciandogli l'orecchio.
- Anche io. - Risalì sulla guancia. - E qualunque cosa succeda, tu dovrai sempre tornare. Se io avrò bisogno tu tornerai. Io so che tornerai. - Derek, sorpreso, lo guardò prima di farlo arrivare alle sue labbra.
- Cosa stai dicendo? - Era come se Stiles sapesse qualcosa sul futuro che lui ignorava. Si sentì molto turbato, in quel momento. Inquieto.
- Se deciderai di andartene per proteggermi, sappi che la protezione non avrà senso se non tornerai quando io avrò bisogno. - Derek lo guardò dritto negli occhi, sempre turbato e sorpreso.
- Lo sai che è così. - Disse risparmiandosi la stucchevole parte in cui glielo diceva.
Stiles sorrise.
- Promettimi che quando avrò bisogno di essere salvato, tu verrai e mi salverai. -
- Io non ho deciso cosa fare... - Disse Derek allora senza capacitarsi di quel dialogo.
Stiles però sorrideva sicuro e sereno.
- Sì che l'hai deciso. Hai fatto l'amore come se fosse l'ultima volta. - Derek non riuscì a respirare per un istante e Stiles lo carezzò sul viso, dolcemente. - Promettimi che verrai a salvarmi quando ne avrò bisogno. -
- Non ti succederà mai niente senza di me. - Stiles, ostinato, ripeté:
- Promettimelo lo stesso. - Derek allora annuì sempre turbato.
- Lo prometto. - Poi si stese sulla schiena e se lo portò sopra, Stiles si accoccolò sul petto mentre Derek alzava le lenzuola per coprire entrambi. Non era chiaro. Qualcosa non tornava. Qualcosa era strano.
Ci ripensò mentre le dita gli carezzavano la schiena nuda.
- Non sono davvero sicuro di quel che devo fare, Stiles. Non ne ho idea. Se me ne vado per proteggerti, perchè con me tutti prima o poi soffrono e finiscono male, perchè ti ho portato solo guai uno dietro l'altro, non so nemmeno se sono in grado di starti lontano davvero. Però potrebbe essere inutile. Dopotutto i guai ti trovano anche senza di me... - Stiles si strinse nelle spalle.
- In ogni caso la promessa sarà sempre valida. -
- Sai, quando dovevo andarmene con Cora avevamo deciso di andare dove lei ha vissuto fino ad ora, per sei anni. - Disse Derek confidandosi con lui, sentendosi stranamente in vena di farlo.
- E dove sarebbe? -
- In Corea... abbiamo dei parenti là. Ci possiamo fidare. Penso che lei vorrebbe tornare là, ha detto che è stata molto bene in questi anni. Qua con me anche lei è una che rischia. - Stiles capì che era un modo per prendersi tempo e riflettere lucidamente, lontano da tutto.
- Portacela e prenditi questo tempo per capire cosa credi sia meglio fare. Però ricorda... - Stiles alzò la testa e lo guardò serio e risoluto. - ricorda la promessa. -
Derek lo guardò ancora sorpreso, era maturato tutto d'un colpo?
Beh, non aveva passato dei momenti facili. Certe cose segnavano e ti obbligavano a crescere, lui stesso si sentiva profondamente cambiato.
-Come fai a lasciarmi andare dopo che mi hai detto che non vuoi che ci separiamo? - Stiles alzò ancora le spalle, ma non tornò giù sul suo petto, rimase a guardarlo.
- Perchè so che tornerai. Questo viaggio ti farà capire quanto sei idiota ad andartene per fare l'eroe solitario. Non resisterai senza di me e la consapevolezza che io sarò qua a combinare chissà quali e quanti guai, ti farà tornare di volata! - Stiles scherzò ma ovviamente pensava quello che diceva e Derek non poteva dargli torto, verosimilmente sarebbe successo proprio così. - Non puoi vivere senza di me! - Disse poi sempre scherzando, sempre pensandolo.
Derek sogghignò e gli lasciò un piccolo morso sulla mascella, niente di doloroso.
- Sei un presuntuoso! -
- Ho imparato dal migliore! - I due risero e si pizzicarono ancora un po', poi si spensero, sospirarono, tornarono stesi uno sull'altro, accoccolati dolcemente, e solo allora Stiles ripeté, questa volta sul serio.
- So che tornerai. Per questo ti lascio andare. Ricordi il 'se non ti fidi tu, non mi fido nemmeno io?' - Il famosissimo dialogo in piscina. Derek annuì. - Mi fido, so che tornerai. Ho sentito che tornavi quando eri dentro di me. Non volevi fare l'amore, però l'hai fatto perchè è stato più forte di te, perchè mi ami. Tornerai. - Stiles era davvero molto sicuro e deciso, era granitica in lui quella convinzione e a Derek piacque, visto che era lui invece quello incerto. Decise di fidarsi di quello che aveva sentito e decise di non farsi altre domande.
Adagiandosi nel sonno, fra le sue braccia, si girò di nuovo invertendo per l'ennesima volta le posizione, mettendo Stiles sotto di sé per poterlo usare come cuscino, appoggiò la testa sul suo stomaco e gli si raggomitolò tutto intorno, proprio come un lupo col proprio padrone.
Nel sonno, senza dargli risposta alcuna, si ricordò di un sistema da lupi per comunicare coi morti e si ricordò che un ramo della sua famiglia aveva insistito per tenersi le zanne di sua madre Talia.
Poi, sempre ormai verso il sonno profondo, si ricordò che quel ramo della famiglia doveva proprio essere quello che viveva in Corea e che aveva cresciuto Cora per questi anni.
Fu allora che prese quella decisione.
Un piccolo viaggio per riflettere da solo e poi chiedere consiglio a sua madre su cosa fosse giusto fare.
Rasserenato dall'idea di poter avere l'unico consiglio che avrebbe potuto accettare, di cui si sarebbe fidato ciecamente, si lasciò andare ad un sonno senza più incubi e tormenti.
Col cuore di Stiles che batteva nell'orecchio. Calmo. Sicuro. Suo.