CAPITOLO XLVII:
IL TEMPO GIUSTO

Derek non sapeva davvero cosa fosse meglio fare, si sentiva smarrito. Non aveva mai avuto tanto bisogno del consiglio di sua madre come in quel momento. Derek sentì dentro di sé la consapevolezza che da quella scelta sarebbe valso il suo futuro e quello di molte persone, era una scelta troppo importante.
Quando ci rifletteva seriamente non capiva come potesse credere di avere tanta importanza per altri. Al massimo solo per Stiles, forse Scott.
Confuso riguardo cosa dovesse fare, decise di parlarne proprio con Scott. Stiles era sicuro che per rinfrescarsi le idee dovesse allontanarsi per poter sentire la sua mancanza e capire di non poter vivere senza di lui, aveva delle idee tutte sue, anche se di solito abbastanza efficaci.
Però Stiles non aveva il senso del pericolo, non ce l'aveva davvero. Amava troppo il pericolo.
Così Scott, pensò Derek, era perfetto per quello.
Lui distingueva il giusto dallo sbagliato, sapeva cosa andava fatto, cosa era meglio e cosa era da evitare. Lui lo sentiva istintivamente.
Per cui cominciava a fidarsi del suo parere quasi come di quello di sua madre.
Ovviamente non lo poteva paragonare a lei, ma a suo tempo Talia era considerata da tutti i lupi mannari, l'alpha più rispettato.
Scott aveva quell'innata capacità di ottenere il rispetto degli altri.

Quando Scott se lo ritrovò davanti, non ci fece nemmeno caso.
Stava aiutando Isaac a studiare per alcuni esami ed evitare la bocciatura, quando lo vide arrivare dalla porta schiusa.
- Stiles non è qua... credo stia studiando anche lui... - Con questo tornò sul libro che stava segnando per Isaac.
Derek si sedette nell'ormai sua poltrona e non aggiunse altro, da questo Scott capì che voleva parlare con lui e Isaac rimase dritto sulla sedia a guardare i due in attesa, curioso di sapere cosa gli doveva dire.
Isaac ed il suo mancato senso di sopravvivenza.
Derek guardò il suo un tempo beta e lo fissò con un chiaro messaggio.
'O te ne vai o ti caccio a calci.'
Isaac afferrò dopo un po' e facendo il 'ah, ho capito', mormorò tirato:
- Io.. io me ne vado a studiare di là... anche se non capisco un H di queste cose... - Scott fece un sorrisino divertito e Derek un sospiro seccato.
Rimasti soli, il più giovane guardò l'altro sorpreso che fosse venuto a cercarlo.
- Ti servivo? - Chiese tranquillo. Fece un altro sospiro e distolse lo sguardo, era maledettamente difficile, però in effetti o lui o non sapeva a chi chiedere.
Peter era di certo fuori discussione. Tanto più che non lo trovava da un po'!
- Sì io... beh, non è che tu possa fare molto, però forse un parere me lo puoi dare. - Parlò piano perchè era chiaramente imbarazzato e Scott lo percepì rimanendoci a dir poco senza parole.
- Quello senz'altro... - Scott si alzò dalla sedia e se la girò mettendosela al contrario, poi a cavallo si risedette accomodandosi guardandolo con interesse.
Scott sapeva che doveva riguardare Stiles, forse voleva un consiglio per un regalo di fidanzamento... sapeva che non si erano mai definiti davvero coppia e che non si erano mai ufficialmente messi insieme, non si erano nemmeno mai detti cosa provavano. Forse dopo quello che avevano passato, Derek voleva farlo e non sapeva cosa regalargli nel chiedergli di fidanzarsi seriamente con lui.
Pensare che potessero arrivare a quel punto era davvero assurdo, ma del resto che altro poteva essere?
Derek dopo un po' di esitazione per l'imbarazzo che invece di diminuire, aumentava, disse fissandosi le mani strette in grembo.
- Io... non capisco se sia il caso di andarmene o no. - Questo ebbe la portata di un'onda d'urto. Di quelle che derivavano dalle bombe. Una bella grossa.
Scott lo fissò sgranando gli occhi, shockato e senza respirare.
- Cosa? - Chiese meravigliato. Derek sospirò immaginando la sua reazione, allora lo guardò seccato e Scott si riprese cercando di controllarsi, cosa che non era per niente facile.
- Dopo quello che è successo ho avuto la conferma che sono una fonte di guai e di volta in volta sono sempre più grandi! Penso che andandomene ve ne risolverei almeno un paio. Non tutti. Ci sono quelli che cercano espressamente voi, ma per quel che mi riguarda... - Scott ci mise un po' a capire, come sempre, ma poi la sua mente che aveva esercitato ad andare oltre la superficie, gli diede la risoluzione.
- Hai paura di mettere in pericolo Stiles se stai con lui? Pensavo aveste superato questa fase! Hai provato a lasciarlo, ma non ha funzionato! Non sei tu, i guai accadono e basta! Avete visto che è meglio stare tutti uniti, no? Io sono per la forza del branco, lo sai. Di gente di cui ci si fida. Non importa di che razza. - In effetti il branco di Scott era composto dalle persone più diverse.
Derek poteva giurare che avrebbe detto così, ma non si sentiva di dargli proprio torto. Infatti si piegò in avanti ed appoggiò i gomiti alle ginocchia, prendendosi il viso fra le mani.
- E' proprio quello che mi ripeto io. Però... perchè ho il terrore che invece la mia presenza sarà comunque motivo di sofferenza per lui, un giorno? Dopotutto fin'ora è stato così... lo è stato sempre di più fino a che ho quasi fatto ammazzare tutti! - Scott si accese e si alzò inalberandosi.
- Tu non ci hai fatto ammazzare! Non è colpa tua quello che è successo! -
Derek lo guardò di nuovo seccato e con durezza rispose piatto:
- Certo che è stata colpa mia! Sono tutti venuti qua a cercare me! Il darach per la sua vendetta mi voleva dalla sua parte e mi ha influenzato, se non fosse stato per voi ci sarebbe riuscita! E Deucalion uguale! È venuto a cercare per portarmi nel suo branco! -
- Ma voleva me in realtà! Voleva che tu passassi dalla sua parte per far venire anche me! -
- Sì? A me sembrava molto indeciso su cosa fare con te, mi sembrava spaventato da te, mi sembrava volesse ucciderti prima che tu diventassi l'alfa originale! Voleva che uccidessi qualcuno per impedirti di diventare quell'alpha originale! Poi ha seguito gli eventi ed ha modificato il piano cammin facendo! - Derek si era proteso verso di lui puntandolo col dito e rispondendogli a tono, arrabbiato. I due smisero di alterarsi e si zittirono fissandosi male per qualche istante, poi Scott prese un respiro e si calmò chiudendo gli occhi, li riaprì e rispose.
- Ok. Diciamo che all'inizio voleva uccidermi e che poi, vedendo che ero il solo che poteva aiutarlo, mi ha preso dalla sua parte. Tu comunque non sei la causa di tutto quello che è capitato! Deucalion e Jennifer avevano i loro dissapori, è quell'odio ancestrale che li ha portati a quella guerra e che ci ha messi in mezzo! Non tu! - Derek scosse il capo respirando marcato, sapeva cosa diceva, ne era convinto.
- No Scott. Hanno scelto questa città per un motivo specifico. Non sono venuti qua perchè qua era più bello! Sono venuti qua perchè c'era tutto quello che gli serviva! - Scott però per quanto si fosse svegliato, non arrivava sempre a tutto, non subito.
- Ma di cosa parli? Cosa sarebbe? -
- Deucalion sapeva che il darach mi avrebbe voluto dalla sua parte, l'aveva visto nelle sue visioni, quindi è venuto a cercarmi per portarmi dalla sua parte prima di lei. Non sapeva che sembianze avesse, sapeva solo a cosa puntava. E lei puntava a me! -
Scott scosse ancora il capo.
- Questo è il motivo per cui Deucalion è venuto qua. Ma lei è venuta per il nementon! Era il posto che le serviva per il rito finale! Perchè lì aveva cominciato il primo sacrificio da cui aveva preso la forza per non morire e a quello era legato il suo potere! -
- Tu non hai capito! Quel primo sacrificio di cui parlava lei, quello avvenuto nel nementon da cui ha tratto il potere per non morire... quel primo sacrificio l'avevo fatto io! Avevo ucciso io un innocente lì sotto dando a quel posto maledetto il primo straccio di potere. Se non fosse stato per me lei non sarebbe mai tornata qua e non avrebbe mai scelto me! Capisci perchè è colpa mia? - Solo allora fu tutto chiaro a Scott che non aveva mai capito davvero ogni cosa fino in fondo.
Il silenzio che arrivò dopo fu strano, non lo erano mai stati così tanto, in quel modo.
Derek distolse lo sguardo da Scott, si morse il labbro nervoso, scosse il capo e sospirando decise di andarsene, non era stata una buona idea, era ancora un ragazzo immaturo. Era cresciuto molto, era saggio per tante cose, ma per altre era ancora piccolo.
- Lascia perdere, Scott! - Con questo si diresse alla porta, ma Scott lo fermò prendendolo per il braccio senza esitazione.
- Derek! - Lo chiamò. Derek si fermò ma non si voltò. - Ok, magari è colpa tua, ma quante colpe abbiamo noi? Stiles ha la colpa di non saper scappare davanti ai pericoli, io non sono abbastanza sveglio da capire prima le vere minacce e spesso prima della fine non so nemmeno come affrontarle... andiamo, chi non ne ha? - Derek rise di nuovo con la stessa amarezza di prima, si girò e lo guardò con aria spenta, disillusa.
- Ma nessuno di voi ha attirato qua un licantropo demoniaco ed un druido oscuro che si facevano la guerra, mettendo così a rischio quante persone? E provocandone la morte di moltissime altre... - Scott non trovò niente da replicare, aveva ragione dal suo punto di vista, eppure sentiva che non era quella la soluzione.
Sospirò e chiuse gli occhi lasciandogli il braccio, era nervoso e istintivamente contrariato, però non trovando niente da ribattere, tornò a guardarlo arrendevole e rassegnato.
- Allora te ne andrai? - Derek sospirò rattristandosi, liberando per la prima volta quel senso di oppressione.
- Non voglio farlo. -
- Ma lo farai. - Scott aveva capito. Derek, che aveva spostato lo sguardo, tornò a posarlo su di lui.
- Non dovrei? - Scott rispose quel che sentì senza rifletterci.
- No. Non so perchè ma io so solo che secondo me dovresti restare. Non dovresti farti fermare dal senso di colpa per quello che è successo. Sono sicuro che non volevi attirare quella guerra, né trovartici in mezzo! -
Derek scosse il capo.
- Le intenzioni contano poco, davanti a risultati simili. E Jackson? Se non l'avessi morso per trasformarlo, non sarebbe mai diventato un kanima. Anche lui alla fine è stato colpa mia. Quanti ha ucciso? - Scott davvero era gelato e triste, non sapeva cosa dire, non riusciva a smontargli la sua tesi troppo buona.
- Però non dovresti andartene. - Ma per Derek non era sufficiente.
Scosse il capo e andò alla porta, poi si fermò, si girò e lo guardò con una serietà solenne.
- Troverò il modo di stare bene lo stesso. - Scott, con la stessa solennità e sentendo dentro un senso di oppressione che non aveva mai provato in vita sua, rispose piano.
- Te lo auguro di tutto cuore, Derek. E se vorrai tornare, qua ci sarà sempre un posto per te. - Derek sentì un po' di sollievo nel saperlo, ma non pensava fosse davvero il suo posto. Dopotutto non ne aveva più uno da tempo. Dalla notte dell'incendio. Era stato altrove con Laura e solo quando lei era morta, era tornato per indagare e vendicarsi. Poi, dopo, erano successe una cosa dietro l'altra. Ma doveva fermarle. Doveva trovare il modo di fermarle tutte.
Anche Peter e tutti i guai enormi che aveva provocato all'inizio, erano stati colpa sua, dopotutto.
Sempre sua. Era lui che Peter aveva attirato in città, era lui che Peter aveva voluto dalla sua parte per completare la sua vendetta contro gli Argent.
Era sempre lui la mira di tutti.
Non poteva lasciare che di mezzo continuassero ad andarci tutti, era ora di crescere anche per lui e smetterla di pensare in modo egoistico in base a quello che voleva fare lui per sé stesso. Stare con qualcuno che gli piaceva, vivere una bella storia, stare in una città a cui per qualche ragione era legato, provare ad avere un branco suo... ma che idee erano mai state?
Poi, più penetrante, assottigliando lo sguardo, aggiunse.
- Proteggi Stiles. - Scott annuì.
- Te lo prometto. -
E così, ognuno aveva fatto una promessa da mantenere ad ogni costo.


Con Stiles fu più difficile, gli era dispiaciuto salutare Scott, lo considerava come un fratello, ormai. Al suo pari.
Salutare Stiles non poteva essere così sopportabile.
Ogni passo verso casa sua, era peggio di qualunque altra cosa avesse fatto.
Quando l'aveva lasciato per proteggerlo l'altra volta, aveva sperato di poter risolvere in qualche modo e tornare da lui, aveva avuto quel piano assurdo.
Ora sapeva che se andava era probabilmente per sempre.
Per cui era difficile, maledettamente difficile, ma sapeva che andava fatto. Per quanto non lo volesse, lo sapeva.
Scott l'avrebbe protetto da vicino e lui da lontano.
Arrivato nella sua camera, entrando dalla finestra come sempre, si ricordò di quando era venuto a prendergli la tuta da bambino. Gliene aveva data una piccola che si era provato ringhiando infastidito, poi gliene aveva data un'altra grande. Si era chiesto come mai ne avesse una tanto grande, ma non glielo aveva domandato.
Prima di andare via di nascosto, da solo, si era preso il suo cappellino. Non per ricordo, ma perchè pensava gli sarebbe stato comodo.
Lo raccolse da terra, dove forse Stiles non l'aveva mai notato, e sorrise in modo strano, malinconico e divertito al tempo stesso. Dopo lo piegò e se lo mise nella tasca della giacca leggera.
Lo sguardo vagò sui 'loro' vestiti, posti su una sedia accanto al letto. Stiles dormiva.
O per lo meno si agitava nel sonno.
Sospirò. Era così difficile.
Si sedette sul letto dove avevano dormito molte volte insieme, dove qualche giorno prima avevano fatto l'amore per la prima e ultima volta.
Era stato giusto farlo.
Era un ricordo che non poteva perdersi, dopotutto. Se sarebbe sopravvissuto al distacco, ce l'avrebbe fatta grazie a quel ricordo.
Alla sua pelle che scivolava sulla propria, al suo corpo snello, alle sue labbra dolci.
Stiles si agitava davvero molto e rimase per un momento turbato da quello. Quando lo vide esagerare e lamentarsi con angoscia, capì che doveva essere un incubo, quindi gli prese la spalla e lo scosse. Stiles si svegliò di soprassalto, terrorizzato. Quando realizzò che era lui, per un primo momento lo fissò stralunato convinto di stare ancora sognando, allora lo vide guardarsi le mani esaurito, tremava.
A quel punto gli prese entrambe le braccia, strinse la presa con vigore, si avvicinò al suo viso e disse deciso.
- Stiles, sono io! Sono Derek! E sei sveglio! - Solo allora tornò a guardarlo sempre sconvolto.
- Davvero? - Derek, preoccupato, annuì.
Chiaramente erano i residui di quello che aveva passato, esperienze davvero che mettevano a dura prova chiunque.
Stiles avrebbe avuto incubi su incubi per un bel po' e solo per colpa sua.
Così lo abbracciò con dolcezza e apprensione.
Più se ne rendeva conto, più si convinceva che l'aveva portato ad un livello d'instabilità emotiva davvero grave. E tutto per colpa sua.
Ora gli incubi.
- Va tutto bene. Vedrai che andrà meglio... - Disse lasciando che appoggiasse la testa fra le sue braccia a cui si era aggrappato con le dita ad artiglio, tremante e terrorizzato.
Lo cullò e si chinò a baciargli la testa, rimanendo seduto sul letto con lui.
- Mi dispiace... - Mormorò.
- Non è colpa tua... dev'essere quella cosa che abbiamo fatto con il dottore, per salvare i nostri genitori. Deaton ha detto che avremmo avuto conseguenze, gli incubi penso che siano quelle conseguenze. - Nel rispondergli, si riattivò e la mente tornò presente e lucida. Il resto lo fecero le braccia forti di Derek che funse da ancora nel mondo reale. Non sapeva perchè, ma sentiva che in qualche modo lui lo chiamava nella realtà. Si sentiva sveglio e vivo, al sicuro, solo con lui.
Non glielo disse, sapeva che voleva andare via per capire quanto contasse la loro storia.
Non voleva trattenerlo, pensava fosse la cosa migliore per lui, per capire quanto idiota fosse la separazione per loro due.
Dimostrarglielo era la sola cosa efficace con lui.
Rimasero in silenzio per un po', poi Stiles aggiunse piano,
- Passeranno. - Però in realtà non ne era sicuro e Derek lo percepì. Non disse nulla a riguardo, continuò a cullarlo pensando che sarebbe stata l'ultima volta.
Quanto male poteva sentirsi nell'abbracciare la persona che amava?
Amore... aveva pensato di non esserne più in grado di provarlo. Ne era certo.
Ed invece eccolo lì.
Se aveva imparato qualcosa, era che non poteva mai dare per certo niente e che doveva essere pronto a tutto.
- Quando parti? - Chiese piano Stiles capendo che era lì per quello.
Derek si chiese come facesse a saperlo, ma ormai con lui certe domande erano inutili.
- Stanotte. Porterò Cora dai parenti con cui è stata per questi anni, là starà meglio. Poi deciderò cosa fare. - Stiles si riprese, sorrise e si alzò dalle sue braccia mettendogli una mano sulla guancia.
- E tornerai nel giro di un mesetto, al massimo due... - Derek voleva ridere per la sua sicurezza, ma a quel punto cosa contava?
Che si tenesse quella convinzione, se gli permetteva di andare avanti. Era probabilmente una specie di difesa.
- Ti aspetterò. - Disse poi Stiles visto che Derek continuava a non parlare e preferiva riempirsi gli occhi di lui, del suo viso, del suo sguardo. Gli mise anche lui una mano sulla guancia continuando a guardarlo intensamente da vicino. Stiles moriva ogni volta che lo faceva.
- Fa come vuoi. - Rispose poco romanticamente cercando solo un modo per andarsene in modo meno drammatico e sentimentale. Non erano mai stati così stucchevoli e non si capacitava del perchè proprio ora lo erano diventati.
Anche se in realtà lo sapeva. Quando ci si innamorava, poi era inevitabile stare così.
Così male.
Quando ci si lasciava.
- Levati dalla faccia quell'aria tragica; tornerai, me l'hai promesso! - Derek si corrugò.
- E quando te lo avrei promesso? -
- Quando mi hai detto che saresti tornato per aiutarmi quando sarei stato in pericolo, quando avrei avuto bisogno! Guarda che si dice parola di lupetto per un motivo! - Stiles era partito con le sue solite demenzialità e Derek per un momento ne fu felice, così capendo che lo faceva per facilitargli il compito, disse allo stesso modo, da finto battibecco:
- Sono un licantropo, Stiles! Per me quel detto non vale! E poi non ti puoi rigirare le mie promesse come vuoi! - Aggiunse piccato.
Stiles si alzò a sedere sciogliendosi da lui, quindi allargò le braccia con aria furba.
- Ehi, tu l'hai promesso! - Derek alzò il dito con l'artiglio per squartarlo. Quel potere, sentimenti o no, Stiles l'avrebbe sempre avuto. Quello di farlo imbestialire.
- Io ho promesso che se avessi avuto bisogno sarei tornato! -. Stiles fece l'aria trionfante. - Ma con me lontano, non avrai più bisogno di niente! - Era molto convinto di questo e Stiles non lo colpì con un pugno solo perchè aveva già testato la durezza del suo viso.
- Ma quanto sei intelligente! Pensi di essere davvero geniale, sì? -
- Abbastanza, in realtà! Questa è logica! - Stiles scosse il capo e lo puntò col dito sul mento, cosa che Derek aveva sempre odiato e se non glielo azzannò fu un miracolo.
- Questa è idiozia! Perchè io so che tornerai presto a tirarmi fuori dai guai nei quali mi caccerò da solo! E sai che succederà! Mi conosci, no? - Derek voleva smontarlo, ma sapeva che non aveva torto. Però sospirò e decise di calmarsi. Salutarlo così era assurdo.
- Scott vedrà di te! -
- Scott? - Disse ridendo ironico. - Se non è occupato con Allison, Isaac o chiunque sia l'ultima barra l'ultimo di turno! Quello per l'amore si rincoglionisce ed il primo che dimentica è il sottoscritto! Il punto è che si innamora ogni secondo! Se gli viviseziono il cervello non trovo spazio per me! - Derek si coprì la faccia esasperato dalle sue parole continue agguerrite.
- Lo sai che non è così! Per te lui c'è sempre quando serve... e comunque ha sempre ventimila cosa importanti in ballo, non è che può pensare a tutte in contemporanea! Parlo di cose importanti, non di stronzate sentimentali da cotte e cose varie! - Era ovvio che Stiles lo sapeva, ma voleva solo continuare a rendere la conversazione meno tragica. Non sopportava troppo il dramma, così ridacchiando si stiracchiò dopo aver ottenuto quello che voleva.
- Più che altro sa che può pensare a tutte le altre diciannovemila cose importanti perchè a me pensi tu. - Si stese lasciandosi andare all'indietro e lo guardò di sottecchi, furbo e divertito.
- Hai studiato per essere idiota o ti viene spontaneo? - Chiese Derek capendo che l'aveva fatto apposta. Stiles alzò le spalle.
- Talento naturale. Uno dei tanti. Vuoi provarne un altro? - Quello fu malizioso e a Derek piacque. Decise su due piedi che aveva ragione. Se quella doveva essere la loro fine, allora doveva avvenire a modo loro, come era successo tutto il resto della loro relazione. Fra battibecchi, insulti e passione.
Così si stese su di lui, si tolse la giacca e gli si posizionò sopra prendendogli i polsi che tenne fermi ai lati della testa.
Stiles lo guardò provocatorio, Derek non era da meno, gli piaceva quel suo modo di fare, gli piaceva che sapesse alleggerire tutto, era una cosa che aveva sempre trovato fastidiosa, ma ora improvvisamente la trovava essenziale.
Ora, in effetti, stava apprezzando tutto quello che lo componeva, anche i difetti più insopportabili.
- Vediamo quanto sei bravo con le mani bloccate! - Stiles trovò stimolante la sfida e la sua mente elaborò all'istante una soluzione, infatti alzò la testa appena per arrivare al suo viso e leccarlo all'angolo della bocca, scese sul mento e glielo prese fra i denti. Poi, quando stava per succhiargli il labbro inferiore, si limitò a mordicchiarlo e poi a lasciarlo andare.
Rimase semplicemente a guardarlo in attesa, malizioso, provocante, impertinente.
Derek pensò che fosse un piccolo bastardo, ma quando lo vide premere la testa all'indietro, sul cuscino, fu anche peggio. Gli stava solo dando il collo, niente altro.
Decisamente i trucchi li aveva imparati, anche troppo bene.
Non resistette oltre e gli si avventò subito sopra, lo baciò, lo succhiò. Lo sentì sospirare mentre strofinava i piedi nudi sulle sue gambe, dietro le ginocchia, una delle parti più sensibili.
Derek si lasciò andare sempre più a quell'inebriante piacere che sentiva arrivare da Stiles stesso e fu come se lo prendesse per sé.
Decise che l'avrebbe fatto godere per l'ultima volta, ma quando lo baciò, quando riuscì a prendersi la sua bocca, le lacrime per poco non uscirono. Le trattenne a stento, passò dal stringere i polsi ad intrecciare le sue dita e mentre il bacio si trasformava in qualcosa di emotivamente insostenibile, quando si sentì vicino al pianto, capì che quella era l'unione dei loro medesimi sentimenti. Stavano così male all'idea di separarsi, che anche se Stiles era davvero sicuro che sarebbe tornato, non lo faceva stare meglio.
Smise di baciarlo e scivolò col viso contro il suo collo, si nascose lì e rimase accoccolato su di lui lasciandogli i polsi per cingerlo con le braccia dietro al collo. Stiles fece altrettanto e lo fece con forza, trasmettendogli infine quanto, quanto voleva che rimanesse.
Non se lo dissero, non rovinarono la faticosa atmosfera leggera conquistata. Però si abbracciarono forte in silenzio senza rifare l'amore, perchè quella volta, quella prima ed unica volta era perfetta così com'era.
Pensandolo, Stiels ripeté al suo orecchio.
- So che tornerai. - Derek in quel momento sperò disperatamente che quella fossa una qualche specie di previsione e che avesse ragione. Aveva bisogno di pensare che sarebbe tornato. Anche se forse sarebbe stata una pessima idea, doveva pensarlo.
Doveva.

Quando al mattino si svegliò, Derek non c'era. Al suo posto i pantaloni di quella sua vecchia tuta, la maglia era sparita. Sorrise con aria di scherno pensando che alla fine il sentimentale era lui.
Poi se la strinse e lasciò scendere finalmente una lacrima traditrice.
Tornerà, so che tornerà. Lo so.”
Ma in quel momento non era chiaro se fosse solo una speranza od una delle sue varie intuizioni.
Lui, i suoi pantaloni, il ricordo di quando avevano fatto l'amore e tutti gli altri consumati lì nel suo letto, tutte le notti in cui avevano dormito insieme. Sarebbero stati momenti importanti a cui si sarebbe aggrappato per resistere.
Resistere a qualunque cosa sarebbe successa, fino al suo ritorno.

Stiles sarebbe andato spesso nel loft di Derek, da solo, rannicchiato sul suo letto ad aspettare di vederlo comparire da là.
Tutte le notti passate insonni per la paura di quegli incubi, per la paura che peggiorassero nel momento in cui vedeva che era a Derek che succedeva qualcosa.
Poi a volte crollava e comunque li faceva lo stesso fino a non capire quando era sveglio e quando sognava ancora.
Ma il loft di Derek rimase il suo rifugio in ogni caso, sempre e comunque.