CAPITOLO LV:
LEGGENDO LE MOSSE

 


Quando la centrale di polizia saltò in aria, Derek era appena arrivato alla metà degli insulti rivolti alla volpe che aveva osato usare Stiles per portarselo a letto, la voglia di torturarlo era alta, ma si frenava sapendo che avrebbe torturato solo il corpo di Stiles, in realtà, e non lei o lui che dir si volesse.
Quel maledetto lo teneva, come si diceva in quei casi, per le palle.
Anche in senso letterale.
Avrebbe dovuto capirlo nel momento in cui aveva cercato di fare l'attivo, invece glielo aveva permesso, aveva proprio ragionato con gli organi genitali e non con la testa! Si era fatto battere su tutta la linea, era ampiamente furioso, più ci pensava e più lo era. Gli bruciava il modo in cui era stato giocato, con una facilità sconcertante. Aveva avuto l'occasione di ucciderlo in ogni istante, invece non aveva fatto nulla. Cosa voleva quella volpe, in realtà?
Non smetteva di pensare un solo secondo a queste cose, ma nonostante questo riuscì a salvare in tempo Chris, questo gli valse delle ferite che lo misero fuori combattimento per un po'.
Il tempo sufficiente per la volpe per arrivare senza farsi notare da lui e fare la sua scenetta fingendosi un preoccupato Stiles che cercava di capire cosa aveva fatto la volpe.
Ovviamente il suo piano continuava all'insaputa di tutti.
Lì nel caos, con Chris che si occupava di Derek sorprendentemente privo di sensi e a terra e Scott che cercava di togliere il dolore ai feriti dell'esplosione, la volpe fece tutti i suoi comodi.
Quando Derek si riprese venne spedito in cella con Chris, due celle confinanti.
Fu lì che ebbe tempo di calmarsi e rifletterci.
Era stato usato, ma avrebbe ritornato tutto con gli interessi a quella volpe maledetta.
Il fatto più grave era un altro.
Stava usando Stiles, stava facendo fare cose orribili a Stiles e quando sarebbe tornato in sé, come si sarebbe sentito?
Anche la voglia di vendicarsi, davanti a quello, passava in secondo piano.
Per quanta rabbia aveva provato prima, ora doveva ammettere che era molto peggio stare lì senza poter fare nulla ad aspettare che un miracolo salvasse il suo Stiles.
Non poteva rinunciare, non poteva.
- Avresti scrupoli ad abbattere Stiles? - Chiese Derek a Chris ad un certo punto, durante quell'attesa snervante e riflessiva.
Chris per rispondergli gli raccontò di quella famiglia i cui figli erano posseduto da dei mostri. La sua risposta non gli piacque, ma non se ne meravigliò.
Chris era un cacciatore, in ogni caso.
- Ad uccidere Stiles sì, ma una nogitsune no. -
E che differenza c'è? Si tratterebbe di uccidere comunque Stiles. Come può? Ma di cosa diavolo mi stupisco? Di cosa? Non posso pretendere altro da un cacciatore. “
- Tu? - La solita domanda di rimando. Derek sospirò smarrito mentre un'espressione di dolore e paura si formava nel suo viso, conscio che nessuno ora lo vedeva perchè Chris era di spalle.
- Io non credo ce la farei. - Una risposta ben diversa da quella che aveva dato prima.
- Per cui se ci troveremo davanti a Stiles, mentre io potrei cercare di ucciderlo, tu lo salveresti e me lo impediresti? - Chris era abile con le domande, si faceva gli affari suoi, ma se si trovava in una conversazione non si tirava indietro. Era anche molto sveglio, sapeva tutto, troppo.
- Io cerco Stiles per fermarlo e salvarlo. Non c'è altro. - Fu la sua risposta chiara e diretta.
- Per cui non lo uccideresti mai. - Una frase che non volle altro indietro.
Non dissero altro per un po', fino a che Chris decise di rompere il silenzio riflettendo ad alta voce.
- Penso che in qualche modo ci volesse mettere fuori gioco. -
- Se voleva ucciderci l'avrebbe fatto! - Rispose secco Derek stufo di provare a mettersi nella testa di una maledetta volpe manipolatrice che odiava sempre più. Se fosse stata in qualcun altro non se la sarebbe presa tanto, era una questione di principio ormai, dopo quello che gli aveva fatto. Ma non poteva perdere di vista le cose davvero importanti, quelle primarie. Salvare Stiles. Per salvarlo doveva trovarlo. Per fare questo, doveva uscire da lì.
- Appunto, però ha fatto in modo da tenerci lontano da lui e da quel che succede là fuori. Pensa che possiamo far saltare i suoi piani? - A quel punto pareva la cosa più logica.

Chris non si era scostato molto dalla realtà.
Per quel che lo riguardava, la volpe non voleva averlo fra i piedi perchè era uno dei cacciatori più esperti di sempre ed un sistema per mettersi in mezzo e rovinargli i piani, lo poteva trovare.
Per Derek era una cosa simile, ma in lui c'era un'aggravante.
Quando l'aveva testato l'altra notte fino ad andarci a letto, aveva capito quello che aveva cercato.
Ovvero se esisteva uno in grado di riportare a galla la coscienza schiacciata di Stiles, questo era Derek.
Ovviamente sottovalutava Scott ed un certo veterinario.
Fra le altre cose si era anche divertito alle spalle di Derek, aveva visto la sua lotta per rimanere vigile, dilaniato dalle domande. È lui o non è lui?
Era stato divertente.
Si sarebbe potuto fermare prima, avrebbe potuto testare la cosa senza andare fino in fondo, avrebbe potuto giocarselo in tanti modi, ma aveva scelto quello perchè sapeva che sarebbe stato il più umiliante per Derek. Ovvero, più divertimento per la volpe.


Quando Stiles si svegliò e tornò cosciente, dopo l'avvelenamento della volpe, faticò molto a mettere a fuoco il mondo e sé stesso, la testa pulsava dannatamente, la mente era sempre costantemente annebbiata ed il caos dilagava. Si sentiva sfinito e privo di forze ed aveva un costante tremore che nascondeva a fatica.
Aveva la stessa sensazione degli ultimi giorni.
Stiracchiamento, assottigliamento, trasparenza.
Era come se i fili che l'avevano controllato fossero solo momentaneamente stati mollati, ma al tempo stesso uno di questi continuava ad essere tenuto da qualcuno, una forza oscura che sentiva costantemente con sé.
Stiles sentiva la volpe, sentiva la sua presenza dentro ed intorno, a volte la vedeva, cercava di chiudere gli occhi, di evadere, ma la verità era che non era facile. Era come combattere contro un gigante a mani nude, si sentiva in questo preciso modo.
La pesantezza gli impediva di ragionare lucidamente, a volte gli pareva di essere drogato lui stesso, ubriaco, incapace di pensare.
Sapeva che il controllo gli sarebbe sfuggito da un momento all'altro, lo sapeva. Quando la volpe, solo momentaneamente addormentata in lui, si sarebbe svegliata, lui sarebbe tornato succube.
Pensando che non avrebbe mai potuto permetterlo, mentre Scott e Deaton studiavano un altro sistema per tirargliela fuori, Stiles pensò come un forsennato ad un modo per mettersi da solo fuori gioco, la sua soluzione era sempre stata imprigionarsi.
Ricordava molto bene cosa aveva fatto con Derek quando, dopo gli eventi dell'ospedale, la volpe l'aveva preso completamente ed era andato da Derek a testare il loro legame.
Ricordava cosa aveva fatto con lui, aveva la sensazione nella pelle, nelle ossa, nello stomaco.
Tutto quello che il proprio corpo aveva fatto, lui l'aveva sentito. Aveva provato lo stesso piacere della volpe, forse più grande.
Era stato incredibile fare l'amore con Derek in quel modo, ma al tempo stesso si era sentito morto di gelosia. Non era davvero lui quello che lo stava facendo, anche se vedeva e sentiva e provava ogni cosa.
Quella era la volpe, la volpe, non lui!
In quell'occasione la volpe era andata da Derek dicendo di imprigionarlo mentre trovava un modo per liberarsi dallo spirito, aveva preso l'idea dal vero Stiles. Gli aveva frugato nella mente ciò che avrebbe fatto se fosse stato cosciente e l'aveva usato per convincere Derek. Si era convinto, infatti.
Poi gli aveva letto dentro anche che erano sessualmente molto attivi e che il loro rapporto era molto passionale, lo era sempre stato. Passavano dalle litigate al sesso in un lampo.
Così si era divertito.
In realtà la nogitsune era asessuata, non la si poteva definire né lui né lei, però rappresentando una volpe, veniva più spontaneo definirla 'lei', anche se a conti fatti aveva il suo aspetto e prendeva un ragazzo.
- Derek? - Chiese allora ricordando cosa aveva fatto dopo essere andato via da lui quella notte. Gli aveva lasciato il ripetitore degli Argent per spingerlo ad andare da Chris e da lui aveva messo la valigetta coi soldi del boss yakuza, per incastrarlo e farli portare alla centrale con la concomitante bomba.
Stiles aveva cercato di riprendere possesso di sé stesso, ma invano.
Sapeva che nel momento in cui la volpe se ne sarebbe andata, lui sarebbe morto, la malattia c'era. Era quello spirito che lo teneva vivo e morire lo spaventava, ma mano a mano che vedeva quel che faceva, il male che provocava, non gli pareva più così sbagliato morire.
Quando poi aveva realizzato che aveva cercato di far esplodere Derek e Chris, i due membri più pericolosi che avrebbero potuto rovinargli di più i piani, era stato anche peggio.
Se l'erano cavata e Stiles aveva sentito la soddisfazione della volpe. Anche questo secondo i suoi piani, dunque.
Non li aveva più visti, non sapeva cosa fosse successo, ma andando per logica i due sarebbero sicuramente finiti in prigione fino a che qualche avvocato Argent non li avrebbe salvati. O suo padre.
Scott, mentre gli spiegava tutta la situazione e Deaton lo visitava per capire in che condizioni fisiche fosse, si interruppe guardandolo con un'aria strana.
- Cosa?! Che gli ho fatto? - Chiese agitato.
- L'hai... l'hai quasi fatto saltare in aria. Cioè ci sei riuscito, ma si è salvato perchè è un licantropo. - Poi Scott si rese conto del lapsus comprensibile e si corresse velocemente. - La volpe. - Stiles sospirò sofferente e distolse lo sguardo passandosi le mani fra i capelli.
- E' quasi come che fossi io... - Scott però lo prese per le braccia e con forza si fece guardare.
- Ehi! Non eri tu! Capito? - Stiles sospirò ancora per nulla convinto, non sapeva come dovesse considerare le azioni fatte dal proprio corpo sotto l'influenza della volpe. Dopotutto in un certo modo era lui, aveva sentito tutto.
Si vergognò a dirlo, questo l'avrebbe fatto sentire anche più colpevole di quanto sicuramente tutti lo vedevano.
O forse era solo lui che ci si vedeva così.
- Dobbiamo capire a cosa punta la volpa. - Disse Stiles che ragionava come in una partita a scacchi, una sua caratteristica. Scott pensava diversamente, pensava a come salvarlo, Stiles pensava che se capiva a cosa mirava la volpe, avrebbe potuto fermarlo e limitare dei danni sicuramente gravi. Meno ne causava, meglio era per sé stesso, oltre che per tutti gli altri.
- Tu non ne hai idea? Non sai nulla sulle sue intenzioni? - Chiese Deaton speranzoso. Stiles si strinse nelle spalle e a quel punto Deaton tornò da Kira che aveva preso un duro colpo dalla volpe.
- Non ho idea di che cosa voglia... - Poi tornò a Scott. - Ora Derek è in prigione con il signor Argent? - Scott annuì.
- Tuo padre sta sistemando il casino alla centrale, l'ultima notizia è che ci sono stati dei feriti gravi... e dei morti... e che Derek e il papà di Allison sono stati messi dentro, momentaneamente. - Stils sospirò e si chiuse il viso con le mani.
Forse tenerlo là dentro, così lontano da sé, era la mossa migliore. Era più sicuro là che con lui.
Realizzò quanto fosse vero e tornò a guardare Scott come se avesse l'illuminazione del secolo. Un'illuminazione oscura e macabra.
- Siete tutti in pericolo con me in circolazione. Specie fino a che non trovate un modo per uccidere la volpe. Per cui... devo allontanarmi da voi. Per il vostro bene. Devo allontanarmi da tutto e mettermi in un posto sicuro. - Scott aveva immaginato da subito che quella sarebbe stata la sua conclusione, non certo però che pensava di mettersi in un manicomio!
- Da Derek c'è una specie di stanza blindata, mi sembra... come una cantina, un rifugio antiatomico o qualcosa di simile... penso che lì possa andare bene, così possiamo... - Stiles scosse il capo come se fosse stato morso da una tarantola e frenetico cominciò a parlare a macchinetta, spaventato.
- No no no, non voglio stare dalle parti di nessuno di voi! Nessuno mi deve sorvegliare. Nessuno mi deve rimanere vicino, nessuno deve arrivare a me! Devo stare in un posto sicuro per tutti! Casa di Derek è off limits! Non voglio! Ho io il posto adatto, fammi solo andare a casa, prendere il cambio e parlare con mio padre. Mentre io mi metto al sicuro, voi fate quello che dovete fare! - Anche se era agitato, sapeva cosa diceva. Lui sapeva sempre cosa fare. A Scott gli era mancato, ma rimase preoccupato per la sua idea che sospettava fosse eccessiva e drastica.
- Stiles, non serve essere così drastici! - Stiles sospirò spazientito e con un gesto secco delle mani zittì Scott obbligandolo ad ascoltarlo.
- Ascoltami! Per prima cosa pensate a tirare fuori Derek da là! - Asserì con decisione. Scott annuì. - Una volta che l'avrete liberato, potete pensare insieme ad una soluzione. Lui sa sempre cosa fare, ha sempre un asso da qualche parte. Anche se spesso le mie idee sono migliori delle sue perchè meno brutali. Per questa volta dovremo fare a modo suo... - Più che altro gli bruciava saperlo in prigione. Di Chris non gliene poteva importare di meno, non che avesse qualcosa contro di lui, anzi, l'aveva trovato spesso utile in passato, nella questione del branco di alpha e del darach, però ora era Derek la sua priorità massima.
Doveva essere libero di agire ed esprimersi al massimo delle sue possibilità.
- Sentiremo Argent per sapere se intanto ha delle idee su come muoversi, ci deve dire tutto quello che sa sulla questione. - Intervenne Deaton che da quel che aveva raccontato una volta Chris Argent aveva tirato fuori un veleno per la nogitsune.
Stiles annuì trovandola una cosa sensata.
- Chiamo anche Allison, Lydia ed i gemelli. Tutto l'aiuto che posso trovare. Troveremo un sistema per tirarli fuori. - Stiles capì che una squadra del genere non presagiva niente di buono e di legale e lo fermò in partenza tornando miracolosamente lucido, mentre tutto intorno a sé continuava a tremolare e barcollare.
In realtà era lui che barcollava, era lui che si sentiva in quel modo.
- Non li potete far evadere! Derek ha già fatto il fuggitivo ed abbiamo constatato che è più utile se non deve scappare dalla polizia! - Scott si zittì. Farlo evadere era stata proprio la sua idea. - E non metterete in mezzo nemmeno mio padre, ha già un sacco di guai e forse perderà il lavoro. - Scott abbassò le spalle mentre la sua mente piena di idee si ritrovava vuota in un istante per colpa di Stiles che, pur in quelle condizioni pericolanti, era più ragionevole ed attivo di lui.
- Cosa possiamo fare? - Stiles abbassò lo sguardo e ci pensò un attimo. Focalizzarsi su qualcosa di particolare lo faceva stare meglio.
- Che prove hanno contro di loro? Senza le prove devono scagionarli! Trovate le prove ed eliminatele! Questa è la sola cosa da fare! - Scott si sentì per un momento così felice d'aver ritrovato il suo amico che avrebbe saltato di gioia, si limitò a fare un sorrisino vittorioso assentendo. Stiles era sempre stato la mente, gli era mancato, gli era maledettamente mancato.
- Porto a casa Kira, chiamo gli altri e vedo di organizzarmi subito. -
Scott aveva dimenticato il particolare di Stiles che voleva rinchiudersi, ma lui lo fermò per il braccio.
- Ci troviamo alla Casa dell'Eco. - Questo fu quasi una specie di sentenza, riportò l'atmosfera al suo cupo normale, fu come se una nebbiolina inquietante scendesse su di loro.
Scott, impallidito, lo guardò chiedendogli se fosse impazzito a farsi rinchiudere proprio lì, ma non ci fu verso di farlo ragionare.
- Derek non te lo permetterà! - Disse in estremo sperando che la minaccia bastasse. Era vero, non glielo avrebbe permesso. Quello era un manicomio con una storia terribile alle spalle, gente morta in modo misterioso e casi estremi rinchiusi dentro. Non era un bel posto per passare del tempo. Stiles vi si voleva far rinchiudere da solo!
- Derek non è qua per impedirmelo! È la cosa più sicura per tutti! Finchè voi non trovate una soluzione, io devo preservarvi! - Scott capì che non ne sarebbe uscito e sospirando scosse il capo convinto che fosse una pessima idea.
Aveva ragione.
La volpe aveva previsto in anticipo ogni mossa perchè era un giocatore di go e nel go come negli scacchi ti giocavi prima tutta la partita in testa e poi la facevi di fatto. Ma nel giocartela mentalmente provavi tutte le possibili combinazioni, mosse e contromosse in modo da prevedere ogni caso, ogni schema, ogni trappola.
Aveva pensato che nel remoto caso in cui Stiles fosse riuscito a riprendere il controllo di sé e magari qualcuno avrebbe trovato il sistema per avvelenarlo momentaneamente, il sistema migliore era programmare il modo per tornare a riprendersi ciò che ormai era suo.
Sapeva che Stiles si sarebbe fatto rinchiudere da qualche parte per proteggere i suoi amici mentre lavoravano per una soluzione. Tutto quello che aveva dovuto fare era stato suggerirgli come per magia la Casa dell'Eco.
Un posto chiave per la volpe, perchè lì aveva avuto tutto inizio, in qualche modo.
Lì riposava il corpo del suo precedente corpo posseduto, lì c'erano molte risposte per quel gruppo di presuntuosi che pensavano di poterlo battere.
Ma per i piani della volpe, era importante che loro trovassero le risposte, dovevano conoscere la storia, come tutto era iniziato. E dovevano ricostruire la lama.
Era una mossa importante ai fini del suo piano finale.
Se non fosse stato avvelenato avrebbe agito diversamente, ma avrebbe sempre fatto in modo di portare tutto alla luce.
Con Lydia ci era quasi riuscito, facendole sentire di quel seminterrato. Però si era fermata proprio sul più bello perchè non avevano trovato Stiles. Ma non era Stiles che lui l'aveva chiamata a trovare, bensì sé stesso. Il vecchio sé stesso.
La katana.
La storia originale.
Solo se avessero saputo tutto, avrebbe potuto ottenere quel che voleva.
Così la volpe, sempre nei paraggi ma non ancora in possesso di Stiles, gli suggerì la Casa dell'Eco e tutto fu più facile del previsto.
Una volta che Stiles fu dentro riuscì ad influenzare Oscar e grazie al prezioso aiuto di Malia, aveva ottenuto al cento percento tutto quello che aveva voluto.

Stiles impiegò molto tempo a convincere suo padre che la cosa migliore era essere internato in un manicomio, tecnicamente la sua diagnosi era la demenza di sua madre, per cui l'avrebbero preso.
Una volta convinto, Stiles andò in camera, si fece una doccia e si cambiò.
Guardò il letto dove suo padre aveva tolto tutto il suo lavoro. Tutti i fili rossi che aveva collegato in qualche modo a sé stesso.
Lo sguardo perso per un istante.
Aveva creduto davvero di vederci schemi in tutto, ma erano cose vere quelle che aveva visto?
Quante cose gliele aveva fatte vedere la volpe ed in realtà erano false?
Al momento di vestirsi esitò guardando sulla sedia accanto al letto. I pantaloni erano ancora lì.
Li aveva presi in mano e stretti come una sorta di aiuto per riflettere o per calmarsi, in quei giorni dove si era sempre più sentito impazzire.
Il cuore cominciò a battergli forte nel petto, veloce.
La voglia di Derek.
Si sedette sul letto dove avevano dormito molte notti, anche senza fare niente.
Quanto gli mancava? La sensazione della notte insieme ce l'aveva, ma non era davvero sua.
Così prese i pantaloni della tuta che gli aveva portato Derek dicendo che ricordava quella volta di sei, ormai più, anni fa.
Li annusò. Non c'era odore né di sé né di lui, però lui percepiva del loro, in quell'indumento.
Per questo l'aveva tenuto in mano spesso in quei giorni.
Erano stati la sua ultima ancora prima del definitivo cedimento.
Per un momento pensò di indossarli, ma poi ebbe paura di rovinarli.
Gli sarebbero andati bene, ma non poteva rischiare di perderli, romperli, sporcarli.
Erano come il suo unico autentico tesoro.
Derek li aveva tenuti per tutto quel tempo come una cosa preziosa, aveva ripensato a quella notte insieme per molto immaginando la sua vita se fosse rimasto invece di andarsene. Sarebbe diventato come un fratello per lui.
Sarebbe stato tutto diverso.
Si era cullato con quel pensiero.
Non poteva rischiare di perdere un tesoro simile o romperlo.
Stava andando in un posto da cui non sapeva se e come sarebbe uscito.
Lui era un giocatore di scacchi, prevedeva in anticipo tutte le mosse possibili, per questo si chiudeva in un manicomio nella speranza di rendergli la vita difficile.
Sapeva che entrando non sapeva come sarebbe uscito e l'idea di perdere una cosa tanto importante era atroce.
Così si vestì normale e lasciò lì i pantaloni, Derek aveva la maglia. Sorrise.
Chissà se sarebbero riusciti a rivedersi?
Da coscienti, intendeva.
Lo sperò ardentemente, ma sperò di più di non fargli mai del male, in nessuna delle proprie versioni.
Se fosse tornato nogitsune, sperava davvero che lo lasciasse in pace. Non aveva ancora capito di preciso cosa voleva da lui, ma il metterlo sempre con Chris cercando di aizzarli uno contro l'altro con vari trucchetti, gli faceva pensare che voleva si eliminassero a vicenda. Due pezzi grossi fuori dai giochi.
Guardò la scacchiera ora in ordine e ricordò le pedine coi biglietti dei suoi amici e conoscenti aventi a che fare col sovrannaturale, qualche tempo fa aveva spiegato a suo padre la situazione reale proprio con quel sistema.
Sorrise anche a quello ripensando ai nomi dei suoi amici e sospirò su quello di Derek che all'epoca aveva indicato come una delle pedine più forte, ovvero il cavallo. Il cavallo era secondo solo alla Regina, dal suo punto di vista. Anche la Torre era molto forte, ma lui trovava più risolutivo e utile il cavallo per il genere di movimento che poteva fare.
Il Re era la più importante perchè si giocava una partita per uccidere il Re, una volta ucciso si otteneva la vittoria. Ma la Regina era la pedina più forte di tutte in assoluto. Il cavallo veniva subito dopo perchè poteva fare molte mosse utili e se usato a dovere poteva risolvere le partite intere.
Per lui, al tempo in cui aveva spiegato a suo padre tutti loro, Derek era stato il cavallo.
Dopo essersi impresso dettagli e ricordi piacevoli, strinse le labbra malinconico all'idea di non rivedere tutto quello ed uscì andando inconsapevolmente incontro al volere della volpe.

Stiles mano a mano che andava avanti, si sentiva sempre più pieno di dubbi, il caos si riapriva come una voragine e lo inghiottiva. Ogni minuto si sentiva strappare via da sé stesso, la medesima sensazione dei giorni antecedenti alla caduta definitiva.
A volte faceva delle cose e non se ne rendeva pienamente conto, non era così lucido da capire se fossero la cosa migliore o meno, né se avesse senso farle.
Aveva dato confidenza a Malia chiedendosi perchè, l'aveva fatto tenendosi stranamente all'erta mentre pensava assurdamente a quanto somigliasse a Derek.
Sapeva di selvaggio, aveva un odore simile.
Lui era attratto dal selvaggio ma non era questo che lo turbava, per quanto sapesse di avere la fissa col selvaggio e quindi coi tipi alla Derek. Beh. Con Derek nello specifico. Sentiva che non le dava retta per questo motivo.
Gli pareva come di essere suggerito in qualche modo, così come si era sentito suggerire la Casa dell'Eco come posto dove rinchiudersi.
Come gli era venuto in mente?
Appena messo piede dentro aveva subito capito che non andava bene, che doveva andarsene.
La volpe girava lì lo stesso facendosi vedere da lui, lavorava per riprenderselo, lo sentiva.
La conferma che addormentandosi lui l'avrebbe ripreso, non lo aiutò.
Il terrore di dormire l'aveva di suo, adesso divenne fobia.
Ma mano a mano che Malia si avvicinava a lui, si sentiva sempre più strano, come se la propria lucidità svanisse, la volontà schiacciata, schiacciata sempre più.
Il caos più grande.
Quel fare e non sapere perchè.
Fino a che non si trovò a fare sesso con lei nel bel mezzo di quel caos apocalittico dove respirava un familiare profumo di selvaggio.
Aveva pensato assurdamente a Derek, aveva proprio sovrapposto il viso al suo, gli odori si erano mescolati, ma lei non era il suo Derek.
Farlo con lei e non riuscire a fermarsi, farlo e chiedersi, sfinito e stremato, se andasse bene, se avesse senso, se fosse giusto.
Farlo e sapere che in qualche modo si stava rovinando.
Quando il nogitsune con l'aiuto di Oscar finse di stare per uccidere Malia, costrinse Stiles a lasciarlo rientrare.
Doveva dargli il permesso per riprenderlo.
L'avrebbe ripreso comunque anche senza, una volta che il veleno sarebbe finito, però era stato importante il ruolo di Malia.
Malia era dovuta per forza di cose entrare nella vita di Stiles ed in Stiles, la nogitsune l'aveva scelta come aveva scelto Stiles.
Nel nemeton aveva potuto prendere anche Allison, l'altra umana. Invece aveva preso lui.
Ed ora uguale, avrebbe potuto aspettare che il veleno svanisse, per riprendersi Stiles. Ma Malia era stata importante e solo in uno stato confusionario come quello, Stiles avrebbe potuto fare precisamente tutto quello che lui aveva voluto.
La volpe aveva scelto Malia come propria compagna perchè, semplicemente, le piaceva così come gli era piaciuto Stiles.

Ottenuto ogni cosa, si riprese Stiles e proseguì col suo piano.