CAPITOLO LVIII:
NEL BISOGNO

Non gli aveva ancora detto nulla, aspettava la chiamata di Stiles che gli dicesse che era andato tutto bene, l'aspettava frenetico mentre era impegnato coi gemelli e con l'antidoto per il veleno immesso nei loro corpi coi proiettili all'aconito.
Si chiedeva perchè gli ci volesse tanto per recuperare Lydia, si diceva che non c'era motivo per perdere così tanto tempo, ma sapeva bene perchè tardavano.
Sapeva bene cosa c'era in mezzo.
C'era un nogitsune affamato di caos e lotta, anche se era solo, si sentiva intoccabile e comunque era potente. Ma da solo... davvero pensava di tenere testa a tutti da solo?
Sicuramente non li avrebbe affrontati tutti, era impensabile. Derek cercava di farsi mille scenari possibili, mentre metteva la polvere sulle varie ferite di Aiden ed Ethan.
Quando concluse, gli rimase solo da chiudere quelle meno profonde che li avevano colpiti di striscio.
Si stava per attrezzare anche per quello, quando la porta in metallo del suo loft scorse attirando la sua attenzione.
Il cuore rallentò mentre guardando avanti a sé cercava di capire se dovesse preoccuparsi od emozionarsi.
Chiuse gli occhi quando percepì il suo odore inconfondibile e l'enormità delle sue emozioni lo devastò.
Dimenticò totalmente i gemelli davanti a sé che si lasciarono cadere sul divano, si girarono a loro volta per vedere chi era arrivato senza dire mezza parola.
Quando lo videro impallidirono.
Sostenuto da una preoccupata Kira, c'era Stiles.
Uno Stiles che a stento si reggeva in piedi e che sembrava anche peggio dei gemelli, in quanto a cera.
Derek lo percepì subito il suo malessere, capì che stava peggiorando molto, che era al limite estremo di sé, che gli mancava poco.
Si immobilizzò nel guardarlo in quelle condizioni e non nascose la sua preoccupazione nemmeno per un secondo.
Rimase fermo immobile capendo che c'era altro, oltre ai problemi fisici che aveva.
Sta morendo, ma non è questo... non è questo che lo sta angosciando fino al punto da sperare di morire sul serio... Dio mio, sta sperando di morire... lo sento, lo sento benissimo!”
Derek, sconvolto come poche volte si era sentito a quei livelli, mosse mezzo passo verso di lui terrorizzato dall'idea di venire a sapere cosa era successo, chi... a chi era successo qualcosa.
Perchè mai Stiles voleva morire?
Perchè? Chi era morto?
Per un momento si raggelò pensando a Scott.
Se era con Kira ed anche lei aveva quella faccia, non potevano esserci altre spiegazioni.
Stiles si staccò da lei e traballò verso di lui, gli occhi riflessi di due laghi notturni, laghi in tempesta, laghi sommersi da una pioggia incessante.
Derek lo prese al volo allargando le braccia, prima che cadesse.
Non aveva uno straccio di forza, ma quel silenzio, quel silenzio che non era da lui.
E quegli occhi. Sempre così espressivi.
Si ricordava gli occhi della volpe, così non da Stiles. Quelli lì sì che erano occhi da Stiles. Occhi tramortiti, occhi che cercavano di piangere a dirotto, ma che erano bloccati da qualcosa.
Forse la consapevolezza che le lacrime avrebbero reso tutto reale.
Quando lo prese fra le braccia, prima di stringerlo a sé lo guardò in viso. Tutti gli altri immobili intorno a guardarlo senza parole, consapevoli che era successo qualcosa.
- Stiles... cosa... - Aveva una tempesta apocalittica dentro e gliela stava trasmettendo tutta, non gli servivano parole se non per un nome.
Stiles trovò la forza di dirlo e fu lì che lo rese reale.
- Allison. - Derek capì che non servivano conferme su cosa intendesse.
C'era un solo significato a tutto quello.
Lo strinse forte a sé e solo allora le lacrime vennero liberate, solo allora il mondo scivolò via, sfumò, tutto venne strappato, fatto a pezzi, smembrato.
Per Derek, sentire a pieno lo stato d'animo disperato di Stiles fu come vivere ogni cosa lui stesso. Non ebbe modo di elaborare la cosa da solo, perchè Stiles stava così male da pensare che forse non sarebbe stato possibile ricomporlo.
Capì immediatamente perchè si sentiva in quel modo e sollevandolo da terra, lo portò su per le scale, nell'altra camera del loft che era stata di Isaac e poi di Cora.
Lì c'era un altro letto ed era una camera separata dal resto.
Prima di sedersi, gli prese le gambe e se le alzò intorno alla vita, senza malizia o altri scopi dietro.
Stiles gli si aggrappò come un piccolo bambino bisognoso di cure ed affetto.
Derek si sedette sul letto e tornò a cingergli la vita, le mani carezzavano la sua schiena e la nuca, il suo viso nascosto contro il collo, i respiri corti, la pelle che si bagnava delle sue lacrime.
- Non è colpa tua. - Mormorò piano sapendo qual era l'unica cosa da dire, ciò che lo stava ossessionando.
Stiles trattenne il fiato e si trovò a mordere il collo di Derek dalla disperazione. Questi non si mosse, non lo fermò e non si ritirò. Dopo un po' smise, si separò e respirò scivolando con la fronte sul suo petto, incurvandosi su di lui, facendosi sempre più piccolo.
Riusciva solo a piangere, singhiozzare e scuotere il capo.
Dopo un po', alle carezze di Derek, le parole uscirono come fiumi.
Solo lui avrebbe potuto sbloccare quell'enorme masso che lo schiacciava impedendogli di parlare, piangere, sfogarsi.
- Quando mi sono ripreso Lydia piangeva, io gli ho chiesto cosa fosse successo e mi ha detto Allison, non è servito altro. Non dimenticherò mai il suo dolore. La colpa mi ha colto come un pugno allo stomaco, è stata la prima cosa che ho pensato. Se non fosse stato per me... se non fosse stato per me non sarebbe successo nulla, nulla! Lo spirito ha posseduto me, io non l'ho contrastato! Sentivo tutto, ero lì. Ero lì cosciente! Ho sentito la mia mano rigirare la spada in Scott, ho sentito tutte le volte che ferivo qualcuno... ho sentito... ho sentito quando abbiamo fatto l'amore... e tu che non capivi se ero io o no... ed io che gridavo furioso e geloso che non ero io, non lo ero! Non sono mai riuscito a fare niente, mai! Anche quando la volpe si è addormentata, era sempre lì ed io alla casa dell'eco ho incontrato Malia ed era tutto confuso, era come se tutto quello che succedeva mi portasse ad avvicinarmi a lei, come se la volpe lo volesse... Derek, ho fatto sesso con lei, non me ne sono nemmeno reso conto... era come essere ancora controllato da lui, influenzato... io non... non so cosa ho fatto! Ho fatto cose che... non ho idea di come ci sono arrivato, non ho idea di niente... ed ora... ora Allison... come non posso dire che sia morta per colpa mia? Lui aveva il mio corpo, si è separato da me, ha preso una parte del mio corpo per farle del male! - Derek pensò che non si sarebbe mai fermato e che di sensi di colpe ne aveva troppi.
Non si vedevano da svegli e coscienti da molto, farlo ora in quel modo era strano e sconvolgente, voleva potersi concentrare sulle sensazioni belle, poterlo toccare ancora, anche se aspirava da lui un sacco di dolore, anche se lo sentiva sempre più fragile, sempre più in pericolo. Così freddo... Dio, era così freddo... però quel dolore interiore era peggio di quello fisico.
Come poteva alleviarlo?
Stiles elencò confusamente tutto quello che aveva provato, pensato, fatto, sentito, ogni colpa, ogni cosa... non era in grado di fermarlo, ma forse non poteva.
Forse, si disse Derek mentre gli carezzava le braccia, le spalle, il viso e poi tornava giù a cercargli le mani cercando di scaldarlo, poteva solo lasciare che tirasse fuori tutto e dicesse ogni cosa.
- Credo che sia giusto... credo sia giusto morire... se questo fermerà altre morti, è giusto! - Derek non si stupì che Stiles pensasse la sua stessa cosa, ovvero che lui e la volpe erano connessi fisicamente e se uno moriva, sarebbe successo anche all'altro.
Ma in quel momento si ribellò lui stesso a quel pensiero.
- Smettila! - Disse secco, solo allora il flusso distruttivo di Stiles si fermò. Si sospese, le lacrime agli occhi, il viso sconvolto, le occhiaie rosse e scavate, l'aria terribile.
- Non permetterò che tu muoia! E nemmeno Scott lo permetterà! Non sarà quella la soluzione! Mai! Toglitelo dalla testa! Scott ha sempre fatto in modo di salvare i suoi amici, non smetterà ora che sei tu, quello da salvare! Ti salverà e lo aiuterò anche io! Nessuno, nessuno permetterà che tu muoia! Non sappiamo nemmeno se è così, se la connessione funziona in quel modo! Può anche essere di no! Può essere inutile! Smettila di credere di sapere tutto! Pensi di essere tanto intelligente, ogni volta, pensi che le tue soluzioni siano le migliori! Ma ti sbagli! Spesso dici solo un mucchio di stronzate! Chiudi quella bocca! - Tuonò infervorato sempre in uno dei tipici modi in cui era abituato a parlargli.
'Sta zitto!' era la cosa che gli diceva più spesso.
Questo funse da calmante, Stiles smise di agitarsi, il panico che si affacciava tornò indietro e realizzò con lucidità che fasciarsi la testa prima di romperla era inutile. Derek aveva ragione, nessuno gli avrebbe permesso di sacrificarsi.
- Non lo farò. - Disse allora riportando la calma ad un momento molto teso. Derek tornò a respirare e Stiles, che lo guardava negli occhi seduto su di lui, a cavalcioni, lo sentì e fu bello. - Però se uccidendo la nogitsune morirò anche io, sarà giusto così. Non voglio che vi fermiate! In nessun caso! - Derek voleva ancora dargli una testata, ma pensò di non poter pretendere la luna.
- Tanto non ti permetterò di morire! - Ringhiò imbronciato. Stiles fece un sorrisino trovando uno spiraglio di benessere in quel momento insieme. Gli era parso di morire dentro, prima che fuori. Fino a quel momento lì.
Fino a quando aveva rivisto Derek,
Ora stava tornando a vedere tutto in una prospettiva più giusta.
- C'è da considerare che in passato quando il corpo del suo precedente ospitante è stato ucciso, quello è uscito in una mosca, non è morto sul serio... - Disse riattivando la mente che tornò a lavorare ai suoi soliti ritmi.
Derek lo preferiva di gran lunga così e mentre le mani tornavano sulle braccia e poi si spostavano sulla schiena carezzandolo sempre per scaldarlo, mentre gli toglieva un po' di dolore pensando di non farsi accorgere, rispose:
- Dici che potrebbe essere semplicemente impossibile ucciderlo? - Stiles sentì il sollievo e si rilassò, sospirò, chiuse gli occhi e gli prese le mani intrecciando le dita.
- Smettila... - Disse. Derek lo ignorò e continuò. - Dico solo che devo parlarne con la mamma di Kira, la kitsune precedente... forse lei ne può sapere di più... se sia possibile ucciderlo o no... - Derek continuò a tirargli via il dolore dalle loro dita intrecciate e Stiles cercò di togliere le proprie invano.
- A cosa stai pensando? - Chiese percependo un'idea nascente.
- Penso che una volta è stato imprigionato, forse può esserlo ora... ma devo saperne di più... - Derek annuì, per una volta era d'accordo con lui.
- Va da lei e parlane, allora. Io intanto finisco coi gemelli e poi ci uniamo a voi... - Stiles annuì tentando ancora di sfuggire alle sue mani.
- Derek! - Lo riprese allora. Derek inarcò innocente le sopracciglia fingendo di non capire, mentre continuava a togliergli dolore dalle mani unite. - Smettila! - Così alzò le spalle sminuendo il tutto.
- E perchè mai? - Stiles strinse le labbra e sospirò.
- Perchè so che ti fa male! - Era vero, farlo a lungo debilitava molto, ma per lui era capace di fingere bene e sopportare ogni cosa.
Infatti si limitò a baciarlo per zittirlo, allargando le braccia ai lati. Stiles scosse il capo e si arrese.
Aprì le labbra e solo in quel momento, solo mentre lasciava che Derek succhiasse il suo facendosi strada nella bocca, si rese conto di quanto, quanto gli fosse mancato.
Quella era l'aria, si disse risalendo dall'apnea più lunga mai provata.
Quella era la vita.
Era ancora in sé, era ancora cosciente, era ancora vivo. Ed era lì con lui in quello che forse poteva essere un ultimo regalo.
Non aveva del tutto accantonato l'idea che potesse morire. Non gli importava. Andava bene così.
Allison era morta, tanti avevano pagato.
Chiuse gli occhi e si abbandonò a quello che poteva essere l'ultimo regalo della propria vita.
Aprì e gli andò incontro con la lingua, trovò quella di Derek, si intrecciò a lui, si carezzarono, si unirono. I loro sapori di nuovo una sola cosa.
Il mondo girò vorticosamente intorno a loro e le energie rifluivano, come se si riequilibrassero.
Dopo alcuni secondi Stiles riuscì a sfuggirgli dalla presa, gli avvolse le braccia intorno al collo e strinse.
Era di nuovo lui a farlo, erano di nuovo loro a sentirsi, toccarsi, baciarsi, stringersi. Loro per davvero.
Non l'avrebbero mai dimenticato, qualunque cosa sarebbe successa.
Stiles poi gli prese il viso fra le mani e lo separò, pochi centimetri a separarli.
- Ricordi quando mi hai lasciato per proteggermi dal branco di alpha che ti girava intorno? - Derek annuì. - Ho pensato se fossimo nati per morire. Se io e te, dopotutto, qualunque sforzo avremmo fatto, comunque saremmo finiti per morire lo stesso in un modo o nell'altro... e allora, mi sono detto... a cosa serve lasciarci per proteggerci? - Era stato un pensiero elaborato nel tempo, dopo che aveva capito il motivo per cui Derek l'aveva lasciato.
Derek rimase colpito da quel pensiero, non si scostava dal proprio di quella volta.
- L'ho capito dopo... che non serviva lasciarci, perchè i rischi che correvamo insieme in un modo o nell'altro finivamo per correrli separati... ma che cambiava solo una cosa... -
Stiles sapeva a cosa si riferiva.
- Nel mezzo ne vale la pena... vivere le cose insieme... anche quelle brutte. - Derek ora l'aveva capito, quando si era trovato ad impazzire nel cercarlo in lungo ed in largo.
Appoggiò la fronte alla sua e sospirò chiudendo gli occhi, le mani alla vita che l'accarezzavano attraverso la maglietta.
- E' l'unica consolazione. - Concluse. Stiles sorrise ed annuì.
- Ti è arrivato il mio messaggio? - Derek corrugò la fronte e si separò per guardarlo in faccia.
- Quale? - Pensava a quello col telefono, di essersene perso uno.
Scosse il capo.
- La scacchiera... - Derek si ricordò e realizzò illuminandosi.
- Sapevo che c'era un tuo messaggio da qualche parte, ma non capivo quale fosse... - Stiles sorrise ironico e malizioso.
- Era per dirti che ero ancora lì. Che c'ero. - Derek corrugò la fronte senza capire.
- E come... -
- Negli scacchi la pedina più importante è il re... - Al resto ci arrivò da solo.
Se quella era la sua scacchiera e quindi il suo messaggio, era ovvio a cosa si riferisse.
Derek era il re. Era il re per Stiles. Era la persona più importante per lui.
Niente altro.
Derek sorrise compiaciuto e lo abbracciò, conscio che potevano di nuovo essere le ultime volte.
Avrebbe fatto di tutto per impedirlo.
- Lo sentivo... che ci doveva essere... - Ora era Derek a nascondere il viso contro il suo collo. Rimasero così per un po', poi vennero chiamati da uno squillo di Kira al telefono di Stiles.
A malincuore dovettero separarsi.
Derek aiutò Stiles ad alzarsi, barcollò, per cui lo condusse sotto, prima di essere visibile da loro, lo trattenne e guardandolo risoluto, disse:
- Ma tu lo hai ricevuto il mio messaggio? - Stiles, perso per un momento, si chiese a cosa si riferisse. Poi capì e si illuminò in un sorriso che era solo per lui. Annuì.
- E' stato molto bello, comunque... dovremmo rifarlo... - Si riferivano a quando avevano fatto l'amore.
Derek si era lasciato possedere da Stiles, cosa che non avrebbe mai potuto fare con anima viva.
- Non ero sicuro che fossi tu, ma ho pensato che se eri lì dentro, in ogni caso valesse la pena provare a dirtelo... -
Stiles strinse la mano sulla sua.
- Mi hai aiutato a rimanere cosciente. A volte era come se mi schiacciasse, ma sentivo che era importante rimanere quanto più potevo in superficie. Mi hai dato una forte scossa facendo l'amore con me in quel modo... - Derek annuì.
- Era quello che volevo. - Con questo non si dissero altro, ogni cosa sarebbe stata superflua.

Dopo Stiles andò con Kira dai suoi genitori che gli diedero qualcosa per riprendersi, discussero sulle possibili mosse da fare per poi andare da Deaton con Scott e Lydia e fare l'ennesimo piano. Che speravano sarebbe stato l'ultimo.
E l'ultimo sarebbe stato.


Stiles pensava che con il nogitsune sarebbe morto in qualche modo anche lui. O meglio pensava che uccidendo il proprio corpo doppio, sarebbe morto lui stesso.
Per cui quando si avviò a scuola per completare il piano, si fermò un istante guardando Scott.
Aveva salutato Derek, era pronto a farla finita, se necessario.
Andava bene.
Derek doveva arrivare da un momento all'altro, ma questo non toglieva le sue granitiche idee.
Morto uno, moriva anche l'altro.
Così pensò che quanto meno un piccolo saluto anche a quello che era un fratello, glielo doveva.
Più che altro lo voleva.
Era stato tutto molto veloce ed incalzante, dal momento in cui avevano capito come fare a quando si erano mossi per attuare il piano, era stato tutto frettoloso.
Voleva salutare Scott, Lydia... persone che contavano molto.
Sperava anche di vedere Derek un'ultima volta.
Però non riusciva ad esserne angosciato, dalla propria stessa fine.
La vedeva come una redenzione, il minimo per tutte le morti che aveva causato.
Aveva sentito tutto, visto tutto, provato tutto.
Aveva gridato provando a fermarlo, ma non era mai servito, mai.
Per cui quando provò a fare il proprio congedo con l'intenzione di avere un momento con loro, Scott lo fermò in tronco, lo guardò severo e capendo dove voleva andare a parare perchè lo conosceva, disse:
- Siamo qua per salvarti! - Non avrebbe ammesso repliche, e Stiles decise che anche quello potesse essere un saluto, dopotutto.
Scott che si ostinava a salvarlo a tutti i costi e che rifiutava una sua fine.
Lydia l'aiutava a camminare perchè non riusciva a reggersi e proseguendo verso la scuola, si guardò intorno alla ricerca di Derek.
Derek e Lydia, strana accoppiata pensò brevemente con ironia.
Un tempo aveva pensato d'amare Lydia, poi era arrivato Derek a mostrargli cos'era il vero amore ed aveva capito che per lei era un altro tipo di amore, più un enorme affetto. Avrebbe dato la vita per lei e spesso, dopo Derek, era la sua ancora. Lo era stata spesso. Contava molto.
L'aveva fatta soffrire tanto, aveva in qualche modo contribuito ad uccidere la sua migliore amica, non era stato in lui, non aveva mosso la spada né comandato l'oni di ucciderla, però in qualche modo era stato lui lì nel mezzo. Lui.
Non si sarebbe mai perdonato.
O forse sì.
Forse per lui poteva esserci un altro tipo di redenzione.
Una redenzione portata dal salvarli nel momento decisivo, con le sue intuizioni, sentendo al momento giusto la cosa giusta.
Proprio quando aveva provato ad uccidersi, l'aveva capito.
Era stato come se la propria mente si fosse aperta e per un istante successe qualcosa in lui.
Come una luce non accecante, ma una luce strana.
E capì cosa dovevano fare.
Capì che la lotta che stavano facendo col nogitsune e gli oni, non era vera.
Il nogitsune era nella versione da allucinazione, non era nei panni del sé stesso.
Capì che era tutto un'illusione e che se avessero continuato a combattere, sarebbero rimasti lì in quella dimensione illusoria per sempre.
Capì che in realtà erano a scuola, dentro, e che non stavano combattendo con nessuno ma solo sprecando energie.
Naturalmente un azzardo, ordinare di ignorare gli oni e le loro spade.
Naturalmente un intuizione delle sue.
Naturalmente un salvataggio.
La cosa giusta al momento giusto.
Facendosi trafiggere dalle spade, uscirono dalla dimensione ritrovandosi a scuola, vivi e vegeti.
Una redenzione, dopotutto.
Fu così che si sentì... non se lo spiegò razionalmente, ma magari aveva fatto semplicemente la cosa giusta.
Magari non era morire, la cosa giusta, come aveva pensato da quando si era ripreso il corpo.
Magari era restare e combattere.
Non aveva idea che era stata la stessa cosa che Derek aveva detto ai gemelli.

Avevano posto l'idea di lasciare la città ed andarsene convinti che fosse finita.
Derek si era arrabbiato, dicendo loro che se volevano la redenzione dovevano restare e combattere, perchè Scott, che loro volevano tanto come alpha, rimaneva e combatteva e se non vinceva, continuava comunque a combattere.
Da parte sua non avrebbe mai mollato. Mai.
Non con quello che c'era in ballo.
- Non permetterò mai, finchè ho forza in corpo, che una delle persone a me care finisca male! Ci proverò in tutti i modi, a salvarle, a costo di sacrificarmi! Anche se fosse inutile, lo farei! Parliamo di gente che amiamo! - Lo disse con una tale forza che nessuno osò fargli notare che aveva appena ammesso pubblicamente che amava Stiles.
I gemelli per quanto incoscienti e coraggiosi fossero, capirono che non era una cosa da dire e lo guardarono convinti che scappare ora sarebbe stato un marchio di infamia.
Dopotutto, come diceva Derek, per chi si amava bisognava provarci.
Derek non sarebbe mai potuto scappare.


Trovarsi faccia a faccia con Stiles fu strano, naturalmente era la maledetta volpe, ma aveva la faccia di Stiles. Osava presentarsi a lui ancora con il suo viso, era una cosa che lo mandava in bestia.
Aveva pregato ardentemente d'avere la possibilità di stargli davanti, di incontrarlo e combatterlo.
Aveva sperato di vendicarsi per tutto quello che aveva osato.
Molte cose, in effetti.
Si era preso molto gioco di lui, non poteva farlo uscire impune.
Eppure lo distruggeva il fatto che quello fosse il suo corpo.
Come aveva potuto?
L'aveva usato, ci era andato a letto solo per testare il loro legame, si era preso gioco di lui. Non poteva passarci sopra, non esisteva.
Attaccò senza paura, senza esitare. Gli andò contro sapendo che era una battaglia contro dei giganti, non avevano modo per abbattere degli oni e quella maledetta volpe restava inarrivabile.
Voleva strappargli le budella con le mani, consapevole che non ci sarebbe riuscito perchè era il corpo di Stiles.
Rischiava sempre di provocare la morte del suo ragazzo.
Sapeva che il piano era quello, morderlo e trafiggerlo con la spada, era sempre un rischio, ma capiva che non c'era scelta.
Era spaventato, dentro di sé, ma sapeva che non poteva fermarsi.
Era l'unica chance per battere quella maledetta volpe.
Dovevano provarci. Non poteva tirarsi indietro.
Era terrorizzato dal provocare la morte del suo Stiles, ma c'era un altro modo?
Non gli avevano chiesto un parere, gli avevano detto che avrebbero solo imprigionato la volpe quando sarebbe uscita dal corpo di Stiles.
Gli avevano detto che intendevano morderlo.
Sapeva che l'avrebbero anche ucciso.
E se si fosse trasformato anche il loro Stiles?
E se fosse morto anche lui?
L'angoscia ingigantiva in lui che non sapeva nemmeno in cosa sperare. Che ce la facessero oppure no?
Che finisse tutto in qualche modo o no?
Quanti rischi correva Stiles?
Tanti.
Troppi.
Tutti.
Ma sapeva che Stiles non si sarebbe mai perdonato se non ne fossero usciti con la maledetta volpe imprigionata. In un modo o nell'altro dovevano farlo.
Poi, semplicemente, se Stiles fosse morto davvero, lui l'avrebbe raggiunto.
Del resto cos'altro gli rimaneva, in quel caso? Davanti ad uno scenario del genere, la soluzione era una sola.
Non sopravviverò mai a lui. Mai.”
E questo era quanto.