CAPITOLO LIX:
TROVANDO L'ANCORA



Dopotutto l'aveva portato a morire.
Era venuto disposto a farlo per Stiles ed invece aveva spinto Aiden alla morte. Aiden che voleva scappare.
Quando successe, rimase immobile a guardare Ethan salutare il fratello per l'ultima volta.
Per un momento pensò che forse sarebbe toccato anche a lui. Avrebbe potuto salutare allo stesso modo Stiles.
E se era davvero la fine di tutto, quella?
Se Aiden ed Allison erano stati gli apri fila?
Quella volta la battaglia era durissima, era impossibile. Erano morti due di loro... Stiles era convinto di essere fra questi e doveva avere l'ottimismo per credere il contrario.
Aveva detto che si sarebbe sempre alzato per lottare, in ogni caso, sempre e comunque, ma la verità era che, sentendo il dolore di Ethan, capiva sulla pelle, capiva nel profondo delle proprie viscere, quanto si perdeva la voglia di lottare quando una parte di te veniva a mancare.
Se Stiles muore... se Stiles muore in qualche modo... io la voglia di rialzarmi per l'ennesima volta, come ho sempre fatto in tutti questi anni, la voglia di continuare a combattere, non ce l'avrò più... se qualcuno vuole che io rimanga in piedi, non mi deve togliere Stiles...”
Derek non arrivava a credere in Dio, ma piuttosto in una Forza Spirituale che creasse le cose e che muovesse i destini, una sorta di Grande Spirito per gli indiani, colui che manteneva l'equilibrio nella natura, unica enorme forza motrice dell'universo.
Stiles è la mia unica natura, ormai...”
Derek chiuse gli occhi cercando di contenere il dolore disperato di Ethan che salutava il gemello un'ultima volta, un dolore che si rifletteva nel proprio probabile.
Senza Stiles non riuscirei a tornare in me...” Derek si sentì perso e schiacciato per un momento. Immobile lì fuori dalla scuola. Stava aspettando che Scott uscisse dalla porta per dirgli l'esito dello scontro finale con la nogitsune.
Stava aspettando che qualcuno gli dicesse che ce l'avevano fatta o che era finita.
Il fatto che nessuno arrivava, lo stava distruggendo lentamente. Gli stava togliendo le forze finali e ci fu un momento, un brevissimo istante, in cui credette che fosse tutto finito.
Che Stiles non ce l'avesse fatta. Che non uscissero perchè erano tutti morti o perchè stavano piangendo Stiles.
Ci fu una frazione di secondo in cui successe e si sentì strappare via dal proprio corpo, come se la coscienza si facesse in tanti pezzi, la sua coscienza umana.
Sentì dentro di sé un urlo potentissimo, furioso, un ruggito ancestrale di quelli che facevano le bestie feroci senza un'anima.
Senza un'anima umana.
Si sentì così, si sentì un lupo senza la parte umana.
Si sentì selvaggio.
Si sentì strappato da sé, dall'io umano.
Si sentì così e capì che senza Stiles non sarebbe davvero più stato umano.
Si sarebbe lasciato andare al dolore, per proteggersi, per non soffrire così tanto si sarebbe rifugiato nella propria parte animale e lì, nel lato selvaggio, sarebbe rimasto chiuso per sempre senza mai tornare umano.
Senza Stiles... Stiles, la sua ancora.
Quando lo vide uscire dietro a Lydia, tutto si cristallizzò.
Il proprio cuore smise di battere, l'anima di gridare, la bestia non strepitava più, il lupo non lo stava divorando.
Il lato umano tornò forte, sicuro, deciso, calmo.
Stiles era vivo e stava bene.
Sentì l'urlo disperato di Lydia nel realizzare che Aiden era morto, la vide abbracciare Stiles e realizzò che ce l'avevano fatta.
Stiles era vivo, era lì. Aveva vinto. Lo capì guardandolo, lo percepì a distanza.
Non stava più morendo, non aveva un dolore sordo.
Era lui, stava bene, era in sé.
Avevano vinto.
Dopo qualche istante, Stiles accompagnò Lydia da Aiden ed Ethan, si inginocchiò e si chinò sul ragazzo ormai morto stringendo le mani sul suo petto, fu una scena che toccò tutti.
Lydia aveva perso il ragazzo e la migliore amica in quella lotta, una lotta più cara per lei che per tutti gli altri. Per poco non aveva perso anche il migliore amico.
Quando la lasciò andare, Stiles appoggiò la mano sulla spalla di Derek, accucciato lì accanto.
Una scena che rievocò un momento molto doloroso per lui, superato da poco meno di un anno.
Quando era morto Boyd, Stiles aveva fatto lo stesso gesto per sostenerlo. A questo Derek si era aggrappato per non affondare, per rimanere in superficie quando il suo lato selvaggio cercava di avere il sopravvento, per non soffrire troppo, per non impazzire dal dolore. Perdere un membro del branco era come perdere un braccio.
Stiles era stato la sua ancora anche in quel momento.
Sapeva di amarlo, sapeva quanto importante era, ma non aveva mai realizzato seriamente fino a che punto.
Con lui parlava di tutto, si confidava, gli raccontava cose intime e private.
Era come un suo consigliere, una guida... un'ancora.
Era tutto, ormai, per lui.
Gli mise la mano sulla sua, strinse la presa, sentì un fortissimo sollievo in quella fine dolce-amara. Dolce in quanto lui era lì e ce l'aveva fatta, amara in quanto le perdite erano dure da accettare.
Derek girò il capo e lo guardò, i due si incrociarono con gli sguardi gravi, cupi, dispiaciuti, significativi.
Fu lì che lo vide come una sorta di emissario.
Forse non aveva capacità da emissario, non aveva le conoscenze di un vero emissario degno di questo nome, però sapeva sempre cosa fare al momento giusto, aveva le intuizioni, faceva i piani, sapeva le cose che altri non sapevano, dava le risposte quando servivano, programmava per tutti. Era comunque una specie di emissario, per loro.
Prendeva poi le confidenze personali sia sue che di Scott. Dava i suoi consigli, il suo parere, provava a porre soluzioni. Come una guida.
E lo riportava sempre al suo lato umano, come un'ancora.
Stiles percepì in qualche modo la sua stranezza, non seppe definirlo. Vide Derek, vide il modo in cui lo guardava e pensava solo che fosse diverso da prima.
Non si dissero nulla, lì.

Stiles e Scott accompagnarono a casa Kira e Lydia mentre Isaac andava con Chris e Ethan si occupava di Aiden.
Derek gli offrì il suo aiuto, ma lui lo rifiutò dicendo che ne avevano usufruito troppo e che se la sarebbe cavata da solo.
Reazione normale, dopotutto.

A casa propria, Derek si fece una doccia per scrollarsi di dosso definitivamente quella situazione.
La maledetta volpe era finita. Non era possibile ucciderla, ma era imprigionata e tanto bastava.
Ci pensò con più lucidità alla questione di Stiles.
Significava molto per lui, ma guardandolo dal lato del lupo, sembrava sempre più che Stiles fosse per lui anche una guida.
Sapeva che se aveva dubbi, domande o soluzioni da trovare, ora si sarebbe rivolto a lui, questo era una cosa che nasceva spontanea solo con un genere di persona, per loro licantropi.
La figura dell'emissario.
Stiles non era davvero esperto nel settore come Deaton, ma probabilmente era alle prime armi, poteva diventarlo col tempo.
Uscito dalla doccia, avvolto nell'asciugamano, decise di provare una cosa.
Gli emissari, o guide o consiglieri che dir si volesse, avevano una connessione.
Specie se erano anche delle ancore, per loro lupi.
Una connessione interiore.
Nel bisogno, loro potevano chiamarli. Era una cosa che succedeva solo con un certo tipo di figure, ovvero quelle più complete degli emissari, quelle che, per l'appunto, erano anche delle ancore.
Quando le due cose coincidevano, doveva essere possibile una sorta di telepatia.
Si sedette sul letto, chiuse gli occhi, sospirò e si concentrò svuotando la mente.
Non l'aveva mai provato perchè non aveva mai avuto una figura simile nella sua vita.
Stiles per di più era inconsapevole.
Quando si sentì calare in una sorta di forma di trance dove tutto il resto del mondo intorno era lontano e svanito, quando le forme intorno si fecero confuse, si raddrizzò e si rese conto di essere sfumato in un altro posto, come un sogno.
Poco dopo apparve Stiles.
Voleva testare la sua teoria e capire se era possibile una comunicazione profonda fra lupo e guida, una guida che faceva anche da ancora.
Una persona estremamente importante e molto connessa con egli.
Per cui per capire se era davvero Stiles, doveva fargli una domanda che avrebbe potuto rispondere solo lui.
E si ricordò di una specie di incubo che aveva fatto ultimamente.
Lui che veniva attaccato da dei cacciatori che gli chiedevano di dirgli dove fosse La Lupa.
Stiles rimase in ascolto del suo sogno, una cosa che non aveva raccontato a nessuno e che nessuno sapeva. Se Stiles, venendo da lui, gli avrebbe detto di questo sogno avrebbe avuto la prova che era lui, che potevano comunicare così.
- Se è solo un sogno, perchè sembri così preoccupato? - Chiese Stiles sedendosi davanti a lui, proteso verso Derek e in pensiero per il modo in cui gli appariva.
Derek allora gli fece una domanda che sapeva avrebbe potuto sapere solo lui.
- Perchè non ricordo di essermi svegliato. Come si fa a capire se si sta ancora sognando? - Alla fine Stiles non gliene aveva mai parlato, gli aveva detto di quel genere di sogni che faceva appena dopo il nemeton, quando non capiva quando era sveglio e quando dormiva.
Glielo aveva confidato le volte che erano stati insieme, ma non gli aveva spiegato i dettagli di come si rendeva conto di essere sveglio o di dormire ancora.
Erano cose che lo turbavano molto e non ne parlava moltissimo.
- Nei sogni hai più dita. - Derek si rese conto che quella sarebbe stata una prova perfetta. Se, incontrando Stiles gli avesse ridetto la stessa cosa, allora la sua teoria era reale.
Lui non ne aveva davvero idea di come lo si poteva capire, non sapeva il trucco delle dita.
Gli guardò la mano ed ebbe conferma che quello in quell'istante era un sogno o meglio erano in una dimensione dei sogni, però questo non toglieva che poteva essere una reale comunicazione.
Quando gli prese la mano e gli mostrò che aveva sei dita, si svegliò tornando in sé.
Era ancora solo, Stiles non era arrivato. Si sentiva spossato e strano, come svegliato da un sonno poco riposante, uno di quei sonni non sonni.
Si alzò e si riscosse asciugandosi e vestendosi.
Non sapeva niente della teoria delle dita, se Stiles gliela confermava poteva essere una prova, ma se gli avesse detto d'averlo sognato mentre gli raccontava quel sogno, allora era una conferma.
Stiles aveva instaurato con lui un legame tale da non essere solo il ragazzo che amava, la sua guida e la sua ancora, ma anche molto di più. Una connessione interiore, mentale, emotiva.
Girò per un po' per la stanza, non aveva appuntamento con lui, ma sapeva che sarebbe venuto dopo essersi assicurato che tutti stessero bene.
Passò a fissare fuori dalla finestra, andò ad appoggiarsi al tavolo, poi prese la maglia della tuta di Stiles, quella famosa tuta, e si sedette sul divano sospirando.
Sperava fosse tutto reale. Doveva essere reale. Doveva essere così.
La porta si aprì scorrendo rumorosamente e lui trasalì girandosi verso di lui, lo guardò e lo vide.
Era lui, un colorito normale, niente occhiaie, non traballava. Camminava dritto, chiuse da solo la porta e lo raggiunse con una strana espressione interrogativa. La sua normale espressione interrogativa.
- Ehi... - Mormorò piano in saluto.
- Ehi... - Rispose Derek alla stessa maniera, delicato e raddrizzandosi. Mise in parte la maglia e attese lo raggiungesse.
Sembrava un sogno potersi rivedere finalmente così, senza angosce, problemi o certezze di fine in mezzo.
Avevano vinto, ce l'avevano fatta, avevano tutti mantenuto le loro promesse ed erano ancora lì insieme.
Un vero sogno, dopotutto.
Era strano per entrambi, come fossero spaventati di rendersi conto che non potesse essere vero.
Stiles si sedette rimanendo stranamente silenzioso eppure pieno di cose da dire e condividere. Derek le percepiva e sorrise consapevole, divertito.
Il ragazzo si guardava le mani non sapendo da cosa cominciare, ma Derek mise un punto chinandosi verso di lui e chiamando il bacio. Stiles si riscosse e scacciò per un momento tutte le miliardi di parole che aveva da dire.
Poterlo fare senza un altro bisogno impellente prima, era bello. Potersi baciare per salutarsi come prima che le cose si rovinassero.
Incontrarsi e salutarsi con un bacio senza problemi insormontabili da affrontare.
Era bello.
Le labbra si incontrarono, si carezzarono, combaciarono e poi si aprirono facendo spazio alle lingue che sgusciarono una verso l'altra. Si trovarono e si ebbero per un istante apparentemente lungo. La mano di Derek sulla guancia di Stiles e quella di Stiles sul suo collo.
Scese sul petto e lo spinse prendendogli la maglia.
Appoggiò la fronte alla sua e come una volta faceva sempre, si interruppe per fargli il terzo grado o raccontargli qualcosa di apparentemente non interessante.
- Ho fatto un sogno strano... - Derek sapeva di cosa parlava, sperava fosse quello, sentiva che era così, aveva la certezza. L'aveva avuta quando l'aveva guardato negli occhi.
Quella connessione speciale era reale.
- Ti sei addormentato? - Chiese stupito della cosa. Stiles concordò con lui che fosse strano ed infatti gli spiegò ironico, separandosi da lui.
- Non che sia strano dopo tutto quel che abbiamo fatto aver bisogno di dormire... ma ovviamente avevo quella di passare qua. Sono stato da mio padre a vedere come stava e dirgli che era tutto finito, c'è stato un macello in stazione e Scott mi ha confermato che c'è stato anche in ospedale. Uno dei tanti fenomeni assurdi inspiegabili a Beacon Hills... che noi sapremmo bene come spiegare, ovviamente. Comunque stava bene. Così sono passato da casa perchè dovevo lavarmi, cambiarmi e poi volevo venire da te. Ero seduto nel letto dopo la doccia, mi stavo per asciugare e cambiare quando gli occhi mi sono diventati improvvisamente pesanti. È stato come un colpo di sonno e nel dormiveglia ho giurato di sentire la tua voce che mi chiamava.
Quando mi sono girato eravamo negli spogliatoi a scuola e c'eri tu seduto che mi confidavi un sogno, mi hai raccontato che dei cacciatori arrivavano a chiederti dove fosse La Lupa e che poi cominciavano a sparare, mi hai detto che ci sono diversi modi per diventare licantropi, nel mito. Ne abbiamo parlato. - Ovviamente gli stava dicendo per filo e per segno quello che era successo e mano a mano che andava avanti con la sua solita parlantina, Derek si sentiva sempre più contento.
- Mi hai detto che non sapevi come ci si rendeva conto se si stava ancora sognando perchè non ti ricordavi di esserti svegliato. Così ti ho detto che nei sogni si avevano più dita, tu hai preso la mia mano e hai visto che ne avevo sei, così mi sono svegliato. -
A quel punto Derek disse spontaneo.
- Anche io. - Fermando di colpo Stiles dal continuare a parlare ancora a macchinetta. Il suono della sua voce che raccontava cose, gli era mancato enormemente.
Ridacchiò, anche il bloccarlo gli era mancato. Faceva delle espressioni così assurde!
Stiles capì subito che c'era qualcosa dietro, che lo stava prendendo in qualche modo in giro.
- Che cosa? - Chiese con voce stridula ed accusatoria. Derek accentuò il ghigno, si stiracchiò e come se fosse una cosa normalissima, disse:
- Ho provato a fare una cosa... mi era venuto un dubbio, un'intuizione. Ed avevo ragione! - Stiles ovviamente non stava più nella pelle e guardandolo interrogativo aprì la mano come per invitarlo a continuare. Derek fece poco il prezioso, era contento di dirgli quella cosa anche se non sapeva come poteva prenderla.
- L'ho capito quando ho creduto che eri morto. Ad un certo punto, quando è morto Aiden, ho pensato che eri morto anche tu. Non so perchè, il dolore di Ethan in qualche modo me l'ha fatto pensare. Mi sono sentito strappare letteralmente via dalla mia parte umana. È come se in me stesse per avere il sopravvento quella selvaggia. Sentivo che non sarei più tornato in me. Poi tu sei arrivato, ho visto che eri sano e salvo e sono tornato. Ho capito che eri la mia ancora. Poi ci ho pensato meglio. Sei di più. - Stiles un po' era imbarazzato, un po' godeva. Erano cose molto belle ma anche delle vittorie. Anche se non capiva cosa c'entrava con quello che era successo.
- Lo so che sono indispensabile, io te lo ripeto dal primo giorno che ci siamo incontrati, ricordi quando mi hai guardato come per sbranarmi? Sapevo che ero utile! - Derek fece un sorrisino ma lo ignorò continuando.
- Sei diventato il mio ragazzo, la persona che amo. Sei molto importante, ma non solo. Ti confido certe cose personali, mi aiuti a risolvere problemi e dilemmi... sei una specie di guida, un consigliere, a volte... - Stiles capì a cosa stava mirando e lo disse per lui.
- Come un emissario? - Derek sapeva che ci sarebbe arrivato ed annuì con un sorriso orgoglioso di quello. Gli piaceva l'idea che Stiles fosse il suo emissario, o guida che dir si volesse.
Anche a Stiles, ovviamente. Lo sentì scaldarsi, andare a fuoco e poi voler saltare letteralmente di gioia. La felicità che sentì provenire da Stiles in quel momento lo ubriacò, ma rimase sorpreso nel vederlo fermo... forse per poco.
- Sì, come un emissario... io penso che tu possa essere il mio... solo che sei alle prime armi e molte cose le imparerai col tempo. Ma le basi ci sono... -
- Ma... ma come... come funziona? Perchè? Lo si decide? Lo si sente? Io mi sono sempre chiesto come... - Derek sapeva che poi sarebbe partito con la raffica di domande.
- Non ci si sceglie. Quando un legame diventa profondo e quella persona comincia ad aiutarti, a guidarti, a consigliarti e a fare certe cose particolari per te, allora quello è il tuo emissario. Però è un po' più complicato di così perchè gli emissari sono tali perchè hanno delle conoscenze particolar,i sanno molte cose sul sovrannaturale... tu ora sei alle prime armi, però la connessione con me è così profonca che... -
- Che ci possiamo incontrare nei sogni? Cos'era quello? - Derek allora si fece serio e provò l'ultimo test.
- Stiles, è vero che si capisce di stare sognando quando si hanno più dita? - Stiles annuì. - E' una cosa che non sapevo, me l'hai detta tu. -
- Ma allora quello cos'era? - Stiles voleva capire, come sempre, ma Derek continuava a fare il misterioso, come sempre.
- Ho pensato che siccome sei anche la mia ancora, oltre che la mia... guida diciamo... - Si vergognava a dire certe cose, le trovava sentimentali.
- E visto che sono anche il tuo ragazzo, immagino... - Derek annuì.
- Insomma, ho capito che la nostra connessione era molto più profonda di quella che c'è comunemente fra lupo e guida, sei anche la mia ancora e la persona che amo... - A Stiles faceva sempre un certo effetto sentirglielo dire.
Un gran bell'effetto.
Paradisiaco.
- Per cui possiamo comunicare telepaticamente? - Derek si strinse nelle spalle.
- Era una teoria, non sapevo nemmeno se fosse possibile. Non so se qualcuno l'ha mai sperimentata... però ci ho provato. Ho provocato uno stato di trance e ti ho chiamato. Per capire se era tutto vero pur rimanendo una specie di sogno, una dimensione, diciamo, ti ho detto una cosa che sapevo solo io e ti ho chiesto una cosa che io non sapevo proprio. - Stiles capì il resto.
- Così è vero... - Derek si lasciò andare ad un sorriso che sapeva di orgoglio.
- E' reale... c'è una connessione molto forte fra noi, portata dal fatto che tu per me sei molte cose... - Stiles però andò oltre, perchè era la sua caratteristica correre molto più degli altri. Altrimenti non sarebbe stato così speciali.
- Fra Deaton e Scott questa cosa non succede perchè non si amano, Deaton non è la sua ancora. Io sono una guida ed un'ancora. Però mi sembra manchi qualcosa all'appello! - Derek sorpreso di tale sparata, lo guardò senza capire.
- E cosa ci dovrebbe essere? Che ti amo? Te l'ho detto! - Stiles scosse il capo guardando in basso, sentiva che mancava qualcosa, ce l'aveva sulla punta della lingua.
- No, non è quello... - Derek provò l'impulso di picchiarlo, stava sminuendo i suoi sentimenti?
Stiles non gli diede tempo di prendersela seriamente, si illuminò capendolo e tornò a guardarlo. - Io ti ho sentito, capisci? Ho sentito che mi chiamavi! - Derek non ci arrivava e lo guardava come se fosse scemo. Stiles vedeva tutto così bene che non capiva come facesse Derek a non capire. - Ma sì... devo aver ereditato una qualche specie di capacità, serve una capacità particolare per farlo! Non è che riesce a tutti! Lydia fa certe cose perchè ha delle capacità particolari, così come tu fai altre cose coi sensi e le percezioni... - Derek ora capì.
- Anche tu hai una capacità... - Lo disse fra sé e sé guardando in basso, capendo cos'era il tassello mancante.
- Credo che la nogitsune mi abbia lasciato qualcosa di sé. Sai... più lui diventava forte, più io mi indebolivo. Se lui avesse vinto e raggiunto pieno potere, io sarei morto. Ma visto che è lui che ha perso e si è indebolito fin quasi a morire, deve avermi rinforzato e lasciato qualcosa... forse una specie di sensitività! - Stiles stava improvvisando, non aveva idea se potesse essere possibile e solo il tempo gli avrebbe risposto.
Stava di fatto che aveva sentito delle cose particolari anche lui, da quando si era separato dal nogitsune.
Cose che normalmente non avrebbe potuto sentire.
Come quando sapeva, aveva intuizioni...
Derek in silenzio pensò alla stessa cosa, forse era possibile, dopotutto. Si era fuso con uno spirito giapponese molto forte.
Non poteva stupirsi di quello.
Entrambi annuirono persi nei rispettivi pensieri, poi a Stiles venne un dubbio.
- Cos'altro comporterà questa speciale connessione, ora che ne siamo consapevoli penso che comporterà altro... - Derek capì cosa intendeva.
- Non ne ho idea onestamente... penso che lo scopriremo... - Per Stiles non sapere tutto e subito era un dramma e la voglia di sperimentare tutto il possibile e cercare in qualche modo risposte, lo uccise, però si concentrò su Derek quando questi tornò a protendersi verso di lui con un'aria soddisfatta e sicura, quell'aria alla Derek Hale, un'aria da schiaffoni, piena di malizia e chissà di quante cose.
Stiles si trovò a trattenere il fiato come tutte le altre volte che era successo di imbattersi in quell'espressione e chiese:
- Cosa? -
Derek così rispose strafottente.
- Ho un primo esperimento da proporti! - A questo Stiles si riaccese e tornò 'il solito Stiles'.
- Propormi? E da quando proponi? Cos'è questa novità? Tu di solito arrivi e ti prendi quel che ti va e come ti va, non proponi mica! - Così Derek, lieto che lo invitasse ai suoi soliti modi che preferiva di gran lunga, cambiò posizione spingendolo a girarsi di lato e piegarsi giù fino a scendere e stendersi con la schiena.
Infine sulle sue labbra, con quell'aria erotica che gli aveva fatto perdere la testa, disse prepotente.
- In questo caso me lo prenderò! - Stiles sorrise soddisfatto prima di arrabbiarsi, gli cinse il collo con le braccia attirandolo di più a sé ed aprì le labbra accogliendolo.
- Era ora! - Specie perchè ora erano davvero loro stessi, perfettamente coscienti e senza un minimo pensiero per la testa!