PATH
CAPITOLO I

UNO STRANO, NUOVO INIZIO

PARTE III

Agitazione. Ma perché diavolo doveva fare tutto sto casino quella gente di prima mattina? Non lo sopportava. Non era per il sonno… non era nemmeno tanto alla fine, ormai si era abituato agli orari massacranti del locale dove lavorava di sera, non era nemmeno per la stanchezza… il suo fisico era forte. Era per il semplice fatto che gli dava fastidio tutto quel chiacchiericcio di fondo. Tutti così felici di iniziare scuola? Ma in fin dei conti non gli importava molto nemmeno quello. Era già tanto che si fosse ricordato di venire a scuola il primo giorno. Andry alzò la testa appoggiata alla mano quando dalla porta entrò il nuovo professore. O perlomeno quello era ciò che lui sosteneva. Un essere così giovane poteva mai essere veramente un prof.? Che boiate sparava la gente appena alzata? Bere faceva male! Tornò ad appollaiare comodamente il capo dai capelli corvini sulla mano dove era stata fino a poco prima. Apposta fece ricadere la frangia sugli occhi grigi allungati verso le tempie, così anche se per caso gli veniva da dormire avrebbe potuto farlo senza problemi. Pallido come sempre, quei vestiti neri spiccavano come i suoi occhi quando li rivelava ai comuni mortali. Non si degnò nemmeno di ascoltare quel che blateravano gli altri a dire il vero. Enrico sembrava aver fatto una figuraccia niente male scambiandolo con un alunno… certo che tutti avevano scambiato quell’uomo per un alunno, ma nessuno era stato così stupido e sfacciato da dirglielo! Quando avrebbero imparato a farsi i cazzi propri sarebbe stato sempre troppo tardi. Fortuna che lui veniva sempre lasciato in pace da quasi tutti… quasi… il pensiero volò al compagno accanto che mancava… quel rompiscatole si era dimenticato che era oggi il primo giorno di scuola? Oppure era in marina come sempre? Ma chi se ne importava, se non veniva tanto meglio.
Come evocato dai suoi pensieri ecco Shadir entrare. Conoscendo la sua furbizia e spiccata intelligenza avrebbe fatto anche lui una figura non da poco con quello che sembrava essere veramente il prof., ma come sempre Andry non formulava pensieri lunghi e articolati, tantomeno li faceva a parole. Possibile che il moro conoscesse il compagno così bene? Possibile! Come previsto da lui era balzato sulla cattedra con un salto da oscar per poi ridiscendere felice e contento. Dal cuore gli nacque quel commento:
- Imbecille! -
- Andry, ma che dici…sprechi le tue preziosissime parole per me? Come mai? -
stupido idiota! Come osava fare certe battute ironiche? Bhe, peggio per lui! Tanto non lo toccava minimamente la situazione in cui si stava per cacciare! Si voltò scollegando l’udito, la vista, i sensi e il cervello. Non aveva mica voglia di essere in classe fino in fondo! Era rimasto attento troppo a lungo! Non notò nemmeno la reazione di Shadir venuto a conoscenza di quel che aveva combinato. Voltato col viso verso la finestra guardava in alto, il cielo. Era immerso nel grigio chiaro delle nuvole quando Shadir lo colpì diverse volte al braccio per attirare la sua attenzione. Aveva tutta l’intenzione di ignorarlo come faceva sempre. Quel tipo che si auto definiva suo amico tanto stressante ed insistente non l’avrebbe calcolato per un po’.
- Ma Andry, il prof. ti chiama! -
finalmente una piccola parte del suo cervello registrò quella frase. Ma perché il prof. non lo lasciava in pace? Che voleva da lui? Su 20 e passa che erano proprio a lui doveva rompere le scatole? Perché non lo lasciavano vegetare in pace? In fin dei conti non dormiva, non disturbava nessuno…
- Che vuole? -
- Dal Lago Andry sei tu? -
sembrava che il prof. ce l’avesse proprio con lui, o meglio, che stesse semplicemente parlando con tutta calma e spensieratezza.
- No sono il sostituto! -
dire che non era dell’umore adatto era sminuire il suo stato d’animo!
- Simpatico! Dai presentati! -
Ma era serio?
- E che devo dire? -
Shadir e Tea a turno gli suggerirono le parole da dire:
- 21 anni. Bocciato qualche volta. Lavoro di notte. Voglio essere lasciato in pace di giorno. - e aveva detto anche troppo con quel suo tono poco raccomandabile. Ma il prof. Ryan Del Gobbo sembrava non perdersi d’animo.
- Vivi con i tuoi? -
- No -
- Hai hobby? -
- … -
- Gusti musicali? -
- HIM -
- Dove lavori? -
- al Fog Spirit - era un locale abbastanza famoso e frequentato da ogni tipo di gente.
- Hai qualcosa da dire che non siano dei monosillabi? -
- … -
- Lo prendo per un no -
Acuto il prof, eh? Si trovò a pensare all’incirca così Andry dopo che poté tornare a farsi i fatti suoi e che Tea e Shadir avevano finito per suggerirgli cose superflue! Che prof. impiccione e rompiscatole! Non faceva proprio per lui. Bastava che non gli chiedesse più nulla perché probabilmente se ne sarebbe preso e uscito tranquillo dall’aula!
Come al solito, senza aver fatto nulla, Andry si era differenziato!


Quella visione celestiale, quell’essere angelico che era entrato in aula, quell’uomo meraviglioso… era vero? Era veramente lì seduto davanti a loro? Era veramente il loro professore di italiano? Oh, il cielo le aveva concesso una grazia, un’opportunità: trovare il vero e unico amore della sua vita. Quell’uomo era così bello, affascinante, intrigante… Christine già lo amava. Ma che visione, che dono! Ryan sarebbe stato presto sicuramente suo. A tutti i costi. Doveva esserlo. Lei ne era già perdutamente innamorata, o perlomeno così pensava la bionda tutte curve, i suoi grandi occhioni azzurro verdi erano puntati unicamente sul prof. seduto davanti alla cattedra che parlava spigliato e disinvolto.
La pelle ancora abbronzata dalle vacanze estive era liscia e il volto truccato di tutto punto risaltava i lineamenti perfetti della ragazza indubbiamente bella. I lunghi capelli biondi erano leggermente mossi e le ricadevano delicati sulla schiena. I vestiti provocanti come sempre: una gonna corta e un top a maniche corte con spalle scoperte, vestiti stretti che evidenziavano le curve per nulla adolescenziali. Atteggiamento completamente proteso verso la creatura che aveva davanti, Ryan. Era convinta che quella sarebbe stata la persona per lei, non come gli altri, da lui non voleva solo sesso come accadeva solitamente con un bel ragazzo. Fin ora lei aveva avuto diverse (anzi svariate) esperienze con ragazzi, più o meno grandi e con tutti aveva raggiunto lo scopo di farsi portare a letto. Era la classica ragazzina viziata, ochetta abituata a non sentirsi dire no. Non era mai stata rifiutata forse, o quasi mai e lei trovando un essere del genere, che sembrava aspettare solo lei, ci andava come a nozze. Cominciò da subito spudoratamente a fare gli occhi dolci a Ryan, sfacciata e provocante. Scambiò solo una breve parola con la sua amica e compagna di banco fedele, con Eleni, dicendo sottilmente:
- Lui è mio!-
l’altra aveva solo sorriso nello stesso modo di Christine.
- Del Torso Christine -
il volto le si accese ancor di più se possibile, come una lampada, e con voce mielosa e irritante per tutti gli altri, cominciò a parlare a ruota, da gran lecchina!
- Si, sono io…ho 19 anni appena fatti, ho origini francesi ma abito da sempre in Italia. Vivo nella villa con i miei, che sono famosi e non mi fanno mai mancare nulla. Ho tutto quel che posso desiderare. Mi piace ascoltare Britney Spears e Jennifer Lopez. Mi piacciono i ragazzi sportivi. Ho la macchina qui fuori, una Spider. Mi piace uscire con le amiche. Ho un fratello più piccolo… - qui il suo viso si incupì impercettibilmente per poi tornare allegra e spigliata come prima e continuare l’elenco delle cose stupide e superficiali che le piacevano. Quando sembrava che tutti si stessero per addormentare e che Ryan, da dietro gli occhiali scuri, le stesse mandando mille maledizioni, sempre lui la interruppe senza porsi troppi problemi di gentilezza e tatto:
- Ok, basta così… va bene… procediamo altrimenti non ci basta nemmeno questa giornata! -
fortuna che sembrava non subire il fascino di Christine, anche se, come si sa, niente è come appare.