PATH

CAPITOLO I

UNO STRANO, NUOVO INIZIO

PARTE IX

DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN

Il suono della campanella giunse agli orecchi degli studenti e professori del liceo. Molti entrarono subito evidentemente ansiosi di riprendere le lezioni, altri rimasero fuori dalle classi e in giardino ancora un paio di minuti, voglia di far scuola: zero! Fra quest'ultima categoria si poteva benissimo immaginare chi ci fosse... gente a caso... un nome mai sentito fra i nullafacenti: Ryan Del Gobbo. Il nuovo professore di italiano che si faceva notare per il suo giovane e per nulla brutto aspetto, ma soprattutto per i suoi modi trasandati e incasinati veniva continuamente scambiato per uno studente maniaco poco raccomandabile, il motivo lo ignorava, ma non era solo quello che ignorava a dire il vero, ad esempio continuava ancora a chiedersi perché si trovasse in un liceo ad insegnare italiano invece che a casa a smaltire la sbornia della notte appena passata.
Tirò un ultima profonda boccata di fumo poi gettò a terra la sigaretta senza nemmeno spegnarla, improvvisamente un ondata lo trapassò, un'occhiata assassina lo colpì, proveniva da due occhi verde chiaro… il possessore lo conosceva di vista, era uno dei suoi studenti o almeno sperava di ricordarsi giusto, vista la sua memoria... ma quei riccioli biondo rossi tenuti indietro da una fascetta erano inconfondibili, sicuramente un tipo così assurdo doveva far parte della sua nuova quinta. Un altra cosa che si chiedeva era come mai costui fulminasse con lo sguardo chiunque buttasse le cicche a terra... la gente era strana! Ryan con gli occhiali scuri calati perennemente sugli occhi sbuffò e borbottò fra se e se qualcosa a riguardo della ricreazione troppo breve. Senza nemmeno congedare o salutare le numerose ragazzine che gli ronzavano adoranti intorno se ne andò rientrando nel grande edificio scolastico. Era la 4^ ora, dopo la ricreazione. Controllando nel foglietto che gli avevano consegnato all'inizio della giornata vide che a quell'ora toccava nuovamente la quinta che aveva conosciuto l'ora prima. Salì con enorme fatica le scale durante le quali ebbe un incontro ravvicinato del terzo tipo con un'altra allieva che civettava con una voce acuta che gli faceva venire il mal di testa. La fissò attentamente... e chi era quella? Bel corpo. Bel viso. Truccatona. Vestita da battona. Capelli biondi lunghi sistemati e perfetti. Notò con curiosità il codazzo di gente che la seguiva: alcuni ragazzi e altre tizie che sembravano la sua copia, uno fra questi era un piccoletto magro brufoloso e occhialuto... se li ricordava quelli... ma che stava dicendo quella tipa? Urlava troppo per i suoi gusti. Fece mente locale e si rese conto che si trattava di Christine, Eleni e Levi con altra gente a lui sconosciuta. Non si affannò ad ascoltare o rispondere ai suoi interminabili discorsi. Certo brutta non era, ma non facevano al caso suo ragazzine del genere. Finalmente arrivarono in classe. Erano arrivati quasi tutti, pochi mancavano, ma la sua attenzione fu attirata dal silenzio glaciale che si era creato, un silenzio provocato da una figura che stava sul cornicione della finestra aperta. Ryan impallidì immediatamente, appena si rese conto della situazione: una ragazza stava in piedi fuori dalla finestra sul cornicione in procinto di... buttarsi giù. Niente male come inizio. Il silenzio era pesante e nessuno aveva il coraggio di parlare finché non arrivò Christine che sparò la sua domanda intelligente:
- Che stai facendo? -
la domanda più geniale del secolo. Nessuno le rispose, anzi nessuno la calcolò. Ma quel silenzio era troppo per tutti. Un atmosfera pesante, di tensione e sbigottimento. Che altre reazioni si poteva avere davanti tutto ciò? Qualcuno come Jules e pochi altri si sedettero al loro banco seri e attenti ad osservare la scena. Andry, rientrato in quel momento con Shadir e Tea, alzò gli occhi al cielo con fare incomprensibile e indifferente a quel che accadeva si sedette al suo banco mentre Shadir e Tea si dirigevano fuori dalla classe a chiamare bidelli e ambulanza. Altri erano intorno alla finestra, altri ancora più distanti... pochi seduti. Tutti tesi come corde di violino osservavano senza credere che una cosa del genere potesse accadere realmente. In quel silenzio gelido solo una voce si sentì impercettibile: era quella di Noah. Si era messo una mano sulla fronte e aveva detto:
- Me lo sentivo! -
ma nessuno badò a queste parole, nemmeno al suo volto concentrato su un qualcosa che nessuno presente avrebbe potuto capire... nessuno tranne colei che si stava calando fuori per troncare la sua vita. Due occhi spiritati si voltarono verso di loro, all'interno dell'aula, ma non fissavano nessuno.
- Voi non capirete. -
il tempo era cristallizzato, palpabile mentre il ritmo incessante dettato dai battiti dei cuori di tutti dettava la legge fra al vita e la morte. Linea sottilissima, indistinta, mai vista. Sembrava essere passato un tempo infinito mentre fuori dall'aula si era creata una cupola di gente che parlottava superficialmente senza osare entrare.
La verità è che fu un attimo.
Per Ryan e per tutti.
Fu un attimo da che l'uomo si tolse gli occhiali da sole, a che si precipitò sul cornicione fuori dalla finestra; da che Ivan architettava in due nano secondi qualcosa per salvare Maya, a che si rese conto che la soluzione era lì a portata di mano, davanti ai suoi occhi; da che Ryan rischiò la vita per una ragazza che non conosceva, a che i suoi alunni se ne resero effettivamente conto. Il tempo per pensare nessuno l'aveva trovato, tantomeno il professore che stava fuori accanto a Maya, perché se avesse pensato non l'avrebbe mai fatto probabilmente, considerando le sue fobie. Il tempo per riflettere non l'aveva avuto nessuno eppure Ivan in quell'istante aveva trovato la cosa giusta da fare: non prendere di mira la vittima, ma il salvatore. In fin dei conti era abbastanza insolito, da stupire perfino la più disperata del mondo decisa a tentare il suicidio, o almeno così sperava... doveva essere così… altrimenti....

Ryan era fuori, con la mano tesa verso la ragazzina minuta. La osservò con attenzione: era pallida e sembrava più uno spettro che un essere umano, guardava in basso con indifferenza... lui non guardò giù perchè non aveva ancora realizzato dove si trovava. Provò a dire qualcosa
- Non capirò. Ma voglio provarci e senza di te non lo potrò mai fare. Per difenderti quando tu non lo potrai più fare. Se ti butti... -
in quel momento guardò giù per seguire meglio il discorso... ma fu un errore fatale perché proprio mentre il suo discorso andava forte e coinvolgeva tutti, si ricordò il motivo del suo odio verso il paracadutismo: la fobia delle altezze e di cadere sfracellandosi al suolo.
Fu in quel maledetto attimo in cui il panico, lento ed inesorabile, si insinuava in lui, che Ivan intervenne dicendo sfacciato con una specie di ghigno:
- Professore non si preoccupi il trucco è non guardare in basso -
Ryan, come tutte le persone a cui si dice di non guardare in basso, immancabilmente guardò giù e venne subito preso dalle palpitazioni, il viso divenne pallidissimo e la sua presa ancora più ferrea
- Ha guardato in basso? -
- Si! -
- Non è che per caso soffre di vertigini? -
- ehm....credo di essermene reso conto con certezza assoluta solo ora... -
- Suvvia prof. siamo al primo piano saranno solo cinque metri - (3 di interpiano 1 di davanzale e 1 di piano rialzato nella realtà di solito è anche di più ma non volevo esagerare) a quella precisazione sull'altezza le palpitazioni aumentarono e ad esse si aggiunse anche un inizio di enterocolite fulminante, ma Ryan rimase stoicamente al suo posto, anche perché incominciava ad avere alcuni problemi di coordinazione motoria
- Grazie per l'informazione, che adesso mi vuoi elencare anche tutti i vari traumi che mi possono capitare? –
questa frase non provocò l'effetto desiderato perché fece assumere ad Ivan un’aria meditabonda che aggiunse altre preoccupazioni a quelle di Ryan
- Se vuole, dunque se cade di piedi questo provocherà sicuramente una rottura della tibia e del perone con una possibile propagazione della frattura al femore, che in questo caso percorrerà tutto l'osso per la sua lunghezza, questo trauma la costringerà ad un periodo di convalescenza in ospedale di 90 giorno nel primo caso e di 120 nel secondo, sempre che non le vengano delle complicazioni allora li sì che ci si può divertire con le ipotesi! possiamo partire da una leggera influenza fino ad arrivare a una cancrena talmente purulenta che nemmeno un esercito di vermi necrofagi che vagano nelle sue gambe riuscirebbe a salvarle dall'amputazione! –
Ryan incominciò a sentire chiaramente i sintomi della cirrosi epatica, la sua faccia divenne gialla e aveva la netta sensazione che delle cose verminose gli stessero risalendo le gambe, tutti avevano lo sguardo fisso su di lui anche Maya
- Poi se cade di culo invece c'è la frattura del coccige con relativa lesione della spina dorsale che la costringerebbe alla sedia a rotelle nel migliore dei casi per finire con la paralisi totale –
al che Ryan ebbe un attacco di angina pectoris, di mioplasmia del midollo spinale e di gotta, la sua faccia divenne immediatamente verde bottiglia anzi di più visto che le bottiglie verdi quando stavano male diventavano verdi Ryan Del Gobbo
- Infine c'è il trauma più spettacolare ed è quello che sul lungo periodo da meno problemi, potrebbe cadere di testa, morte istantanea dovuta allo sparpagliamento della materia cerebrale, sa quest'estate in spiaggia ho assistito a una gara in cui si doveva colpire un melone e fare schizzare i resti il più lontano possibile, il vincitore aveva raggiunto quasi i due metri ma scommetto che se lei cadesse di testa riuscirebbe a fare molto meglio -
La vita cominciava ufficialmente a passare davanti agli occhi di Ryan. Il mondo crudele lo abbandonava. Non avrebbe rimpianto nulla e nulla avrebbe rimpianto lui... massì, dopotutto... machissenefrega... in fondo la sua vita faceva abbastanza schifo, non doveva preoccuparsi se cadeva e moriva per errore... no!... non andava bene così. Non doveva pensare alla sua morte. Ma a quella di Maya, se anche lui sarebbe caduto giù come una pera.
Maya... Maya... chi era? Si, era la ragazza che doveva salvare... ma che ci faceva lì? Lui era un semplice essere umano, mica superman!! era fragile e debole il suo corpo. In confusione. Ecco dove andò. Dalla padella alla brace... il panico più totale lo investì paralizzandolo. Era alto. Molto alto lì... a che piano erano? L'angelo della morte aveva ragione... se cadeva da lì si faceva tutte quelle cose che gli stava dicendo, per finire con la morte. L'angelo della morte in questione era naturalmente Ivan. Ma che gli era saltato in mente? Solo una cosa aveva in testa. La sua morte. No. Doveva fare un altra cosa prima di morire... incontrare per la prima volta suo figlio e a chi avrebbe dato in eredità i suoi occhiali da sole?
Dopo tutto sto casino nella sua testa, il pensiero di quell'uomo terrorizzato cadde sul terreno che stava a troppi metri sotto di loro. Quello e basta. Il sudore gelido gli scendeva lungo la schiena e le guance pallide. Gli occhi arrossati iniettati di sangue, e tutti gli altri sintomi di una crisi di pieno e puro panico lo investì come un camion con tre rimorchi fa con una formica. Una cosa sola poteva fare... sperava di riuscire a gridare, aggrapparsi al cornicione come un koala per non cadere, ma in realtà solo un flebile e mormorato ma ben udito da tutti
- …aiuto... - solo quello riuscì a dire. E non ci volle un genio per capire che il professore, invece di salvare, doveva essere salvato. Era caduto in panico, anzi era proprio sotto shock e a questa visione anche Maya ci andò. Lo erano un po' tutti a dire il vero... il prof in una crisi di panico fobica... almeno una crisi isterica se la sarebbe dovuta immaginare... invece niente crisi. Quando sei impanicato in quel modo tutti i sensi si paralizzano, i muscoli si irrigidiscono, la mascella si contrae e non permette di farti emettere alcun suono, alcun grido, nulla. E sei così sudato che con un solo gesto potresti scivolare... riesci solo a star fermo con le pupille dilatate e non vedi altro che la tua morte. E il cuore batte sempre di più finché pensi che sia in gola e che ti possa scoppiare. Che lo sentissero tutti il suo cuore? No. Niente reazioni isteriche... quella che aveva avuto era quella che attirò di più l'attenzione fra le molteplici possibili. Erano tutti incuriositi da Ryan e da ciò che avrebbe fatto. Ma rimaneva come morto, in piedi. Persino la ragazza aveva smesso di guardare giù e fissava il professore accanto a lei, che era messo decisamente peggio di lei... a quella visione spaventosa (in quel momento Ryan era veramente spaventoso) anche lei prese lo stesso colorito, lo stesso sudore, tensione... per poi cadere sotto shock. Erano come due bambole in balia del fato crudele e beffardo.
Ecco, il momento giusto.
Ivan si fermò dall'elencare ogni male possibile per terrorizzare il prof e distrarre Maya. Senza nemmeno guardare, in tono controllato disse:
- Enrico... - attimo di suspense in cui si accorse che dovevano tutti respirare, lui compreso: - PRENDILA! - finì.
Enrico poté fare ben poco, se non ubbidire senza pensare a quel che stava facendo. In un attimo l'ebbe fra le braccia forti e per fortuna ferme. La caricò come si faceva con le spose e immediatamente si adagiò a terra seduto con la ragazza sopra. Nessuno parlava. Non si erano ancora resi conto di nulla. Ma ci erano riusciti. L'avevano salvata. Erano tutti salvi e intatti. La piccola non parlava, ma continuava a reggersi al collo del ragazzo che l'aveva tirata dentro. Non mostrava il suo volto, ma sembrava non piangere.
Non faceva nulla, era gelida e sotto shock... come qualcun altro ancora là fuori. La finestra stava per essere chiusa con il povero Ryan impanicato ancora fuori. Qualcuno pensò qualcosa tipo:
“ma doveva rendersi conto di essere fobico delle altezze proprio ora?”
altri nemmeno si accorsero che mancava ancora il prof. Solo una persona si fece largo, silenziosa e apparentemente calma. Era l'ancora non noto Gabriele in perfetta pacatezza e serenità, il volto inespressivo mostrava il nulla. Superò tutti e stupefacendo i compagni riaprì la finestra e afferrò un polso di Ryan paralizzato lì fuori. Lo squadrò come per confermare i suoi sospetti... era nel mondo dell'ombra in quel momento... qualunque cosa fosse accaduta non se ne sarebbe accorto… alla faccia della fobia! Si passò un braccio intorno alle spalle mentre con l'altra mano cingeva la schiena dell'uomo tirandolo verso di se. Si sorprese a pensare quanto fosse leggero, con facilità lo caricò sulle sue inaspettate forti braccia per poi rimetterlo in piedi dentro l'aula. Gabriele continuò a guardarlo incerto su quel che stava per accadere. Lo mollò un attimo per poi vedere i suoi bei occhi verdi (che finalmente mostrava e non nascondeva con gli occhiali scuri) roteare all'indietro, la pelle fredda diventare di uno strano colore giallastro tendente al grigio verde, infine accasciarglisi addosso. Per poco non perse anche lui l'equilibrio. Mentre cercava di sostenere come meglio poteva Ryan si maledì mentalmente, perché diavolo non se ne era rimasto buono al suo banco? Ok che il trauma era stato troppo forte per un fobico che affronta in quel modo le sue paure e Ivan non l'aveva di certo aiutato... ma questo era il colmo! era più grave il professore che doveva salvare la ragazza che la ragazza stessa!
- Chi è peggio ora? -
brontolò Andry dai meandri del fondo classe con la voce da oltretomba.

Fu in quel momento che arrivarono i soccorsi, caricarono i due shockati in ambulanza e chiesero di avvisare i parenti. Poi se ne andarono informando solamente che stavano fisicamente bene, ma sullo stato mentale era una prognosi riservata quella che si poteva azzardare. Tutti si chiesero più o meno chi avvisare per il professore... nessuno conosceva indirizzi e parenti e cellulari... controllando nella borsa non c'era il minimo indizio su chi chiamare così non chiamarono nessuno.

Come primo giorno di scuola era stato senz'altro un successo per tutti, specialmente per Ryan Del Gobbo il quale ore più tardi sarebbe dovuto tornare solo a casa, dove nessuno l'avrebbe accolto.
Giornata molto leggera!