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Shu faticava a tener dietro a Shin che non accennava a voler rallentare. La
strada era in salita e, quando si trattava di affrontare arrampicate anche
molto più ardue, Shu non aveva rivali, ma Suiko sembrava mosso da una
qualche energia interiore, generata da uno stato d'animo impossibile da
decifrare. Il samurai della terra era perfettamente consapevole che nello
spirito di Shin si agitava una qualche tempesta in grado di condizionare il
suo atteggiamento.

Dopo la sconfitta di Arago, ad ogni occasione colta al volo per potersi
incontrare, Shu notava un'ombra che andava infittendosi negli occhi
bellissimi del guerriero dell'acqua, una macchia di oscurità, un'ombrosità
nella sua espressione un tempo tanto luminosa da abbagliare chiunque
incappasse nel suo sorriso.

La luce non se ne era andata, il sorriso di Shin sapeva ancora riscaldare
l'animo ed avvolgere come un abbraccio, sapeva ancora scintillare come
un'esplosione di gioia nei momenti più positivi... ma c'era quell'ombra,
quella macchia, che Shu all'inizio aveva trascurato.

Forse era sempre stata lì dopotutto e, semplicemente, lui aveva cominciato a
conoscere meglio la creatura divenuta centro e fulcro dei suoi sogni e
pensieri, fino ad essere in grado di cogliere quelle sfumature, quei
dettagli anche minimi, che il riservato discendente dei Mori faceva di tutto
per trattenere dentro di sé, temendo forse di venir meno ai suoi doveri, di
mostrarsi debole nel compito che si era imposto: prendersi cura di chi gli
stava intorno, anche a costo di annullare se stesso.

Ma Shin era limpido e, man mano che cresceva, gli diventava sempre più
difficile occultare la parte di sé intrisa di sofferenza; Shu da tempo aveva
smesso di lasciarsi ingannare e, in buona parte, anche gli altri amici,
troppa era la simbiosi instauratasi tra tutti loro, le debolezze messe a
nudo dal loro legame, magari non fino in fondo, ma se l'avessero voluto
sarebbero stati in grado di leggersi reciprocamente nel cuore.

Strinse le labbra, in una drittissima linea di nervosismo ed accelerò con
decisione il passo, per portarsi, senza apparentemente alcuno sforzo,
accanto al compagno e prenderlo sottobraccio. Shin sussultò, dando
l'impressione di rendersi conto all'improvviso di quanto aveva intorno.

"Ah, vedo che finalmente ti sei ricordato della mia presenza."

Il samurai dell'acqua abbassò il capo, non rispose, ma rallentò e non
rifiutò il contatto.

Camminarono in silenzio per un po', Shu attendeva, prima di tornare
all'attacco con nuove parole, scrutava le reazioni dell'altro, ogni sua
espressione, ogni minimo segnale corporeo che gli potesse indicare quale
fosse la predisposizione del compagno.

La salita terminò, permettendo loro di passeggiare più rilassati, ancora
allacciati l'uno all'altro e ancora muti, immersi in un'atmosfera che
cominciava a far sentire Shu a disagio. Non che tra loro non ci fossero mai
stati momenti di silenzio, Shu era chiacchierone, ma da quando formavano una
coppia fissa, gli istanti di raccoglimento silenzioso erano appaganti e
dolci quanto quelli di dialogo.

Tuttavia c'era silenzio e silenzio e quello di Shin, in quel momento,
strideva come un susseguirsi di urla rabbiose, non teneva compagnia faceva,
anzi, sentire di troppo chi si trovava al suo fianco.

Spazientito da una situazione che diveniva per lui troppo pesante, Shu provò
a buttare lì un argomento, senza impegno, senza che gli interessasse
realmente:

"Forse... ci stiamo allontanando troppo."

"Non avevi detto a Ryo di stare tranquillo e che non avresti avuto il minimo
problema?"

I passi di Kongo si arrestarono bruscamente, accompagnati da uno sbuffo
esasperato; Shin, ancora attaccato al suo braccio, subì il contraccolpo
della fermata improvvisa e a stento mantenne l'equilibrio.

"Che fai?" protestò, ma senza infondere troppa convinzione, né rabbia nelle
proprie parole, cosa che rincuorò un poco il samurai della terra.

"Voglio che ci fermiamo, ci sediamo da qualche parte tranquilli e ci
facciamo una chiacchierata!"

"E... a proposito di cosa?"

Shin parlava a bassa voce e non lo guardava, i suoi occhi di mare erano
sfuggenti e il viso si manteneva basso.

"Be'... per esempio... di noi, cosa ne dici?"

Non gli sfuggì il sospiro che gonfiò il petto del compagno, misto ad una
rassegnazione che strinse il cuore di Kongo; si chiese quale difficoltà Shin
vedesse nell'assecondare la sua richiesta.

"C'è qualcosa che non va riguardo a noi due, Shin-kun? E' questo il
problema?"

Il samurai dell'acqua scosse il capo, ma vi era tanta incertezza persino in
quel movimento. Shu accentuò la stretta intorno al suo braccio, fece vagare
un poco lo sguardo da una parte all'altra, quindi adocchiò un rigoglioso
gelso che tendeva le sue fronde in quello che sembrava un invito per loro.

Strattonò con gentile fermezza il compagno e Suiko, dopo un istante di
perplessità, si lasciò guidare; lo condusse fino alla pianta che pareva
chiamarli. Non appena furono giunti sotto la chioma accesa dall'infuocato
tramonto che incendiava le candide infiorescenze, Shu si lasciò cadere a
terra, appoggiò la schiena alla corteccia e sollevò le mani a prendere
quelle di Shin. Il velo di confusione che scorse negli occhi del compagno
intenerì profondamente Kongo. Lo tirò lievemente verso il basso,
sussurrandogli con dolcezza:

"Ti siederesti qui, vicino a me?"

Quel tono fu per Shin un invito irresistibile; strinse un poco le palpebre,
si morse un labbro e si inginocchiò davanti a Shu. Le loro mani erano ancora
intrecciate.

Poi si slacciarono, dopo che Shu ebbe fissato il suo tesoro per lunghi
istanti e lo sguardo di questi, invece, fuggiva, a terra, a perdersi tra i
fili d'erba del prato, o forse in un ignoto che solo lui vedeva.

Shin posò le mani al suolo e si mosse, carponi, fino a portarsi accanto a
Shu e ad appoggiarsi egli stesso all'albero; raccolse le gambe sul petto e
nascose le mani tra le ginocchia, l'espressione completamente smarrita.

Shu tossicchiò, sperando di richiamare la sua attenzione:

"Sei tra noi, pesciolino, o perso in qualche variopinto angolo sul fondo del
mare?"

Shin si strinse nelle spalle, spinse di più le braccia tra le ginocchia e,
il volto sempre basso, piegò le labbra in un delicato sorriso, accompagnato
da una risatina sottile; parve così adorabile a Shu che il samurai della
terra sentì le proprie membra liquefarsi in una pozzanghera di tenerezza,
giudicandosi anche un po' ridicolo, per quelle reazioni da ragazzino
innamorato.

"Perché vergognarmi? Lo sono, in fondo... e, in fondo in fondo... vorrei
gridarlo all'universo..."

Era vero, avrebbe voluto alzarsi, in quel preciso istante, portare le mani a
coppa intorno alle labbra e mettersi a urlare, perché il cosmo intero lo
udisse, perché persino le stelle sapessero quanto amava quel ragazzino della
sua età, tanto che a lui si sarebbe donato anima e corpo, si sarebbe tolto
il cuore dal petto e glielo avrebbe offerto, senza remore, senza
tentennamenti.

Si mosse, per scivolare un po' di più accanto a Shin, spalla contro spalla,
la sua mano raggiunse la gamba del compagno, si intrufolò tra le sue
ginocchia, a cercare la mano di Suiko e, quando la trovò, intrecciò
nuovamente le loro dita e la tirò fuori dal suo nascondiglio, per portarsela
alle labbra. Quindi posò un accenno di bacio sui polpastrelli morbidi,
assaporando la loro freschezza.

Un gemito sfuggì al controllo di Shin, poi strisciò con tutto il proprio
corpo verso il compagno, tanto che Kongo, a un certo punto, pensò volesse
accoccolarglisi in braccio; invece Suiko si limitò a raccogliersi contro di
lui, aggrappandosi al suo petto e si fece minuscolo, mentre si chinava fino
a posare la testa in grembo a Shu. Sembrava un bambino desideroso di trovare
rifugio nel ventre materno e il cuore di Kongo balzò prepotentemente in
gola; gli era difficile controllare le lacrime di commozione che gli
pungevano gli occhi, il modo in cui Shin riusciva a rendersi disarmante lo
colpiva ogni volta e le reazioni del suo corpo e dell'animo, in quei
momenti, diventavano quasi incontrollabili.

"Cucciolo..." mormorò, lambendogli la chioma che sembrava ancor più rossa,
accesa dal sole al tramonto che la accarezzava.

"Perdonami... Shu..."

Si erano levate così flebili, struggenti come un impotente lamento, quelle
poche sillabe, che Shu, per un istante, credette di averle solo immaginate,
forse ingannato da un fruscio tra le foglie, ma poi il viso di Shin si mosse
un poco, finché i loro occhi poterono incontrarsi e il lucore di quelli di
Suiko era un inequivocabile segno di tristezza profonda.

Continuò a passargli le dita tra i capelli, giocando con le ciocche,
sollevandole una ad una, godendo della loro serica consistenza a contatto
con la sua pelle, lasciandone ricadere una e prendendone un'altra, in gesti
che parevano studiati come quelli di un rituale.

"Mi vuoi dire che cos'hai? Perché adesso mi chiedi perdono?"

"Perché... sono insopportabile... e tu hai troppa pazienza con me..."

La voce di Shin era talmente incrinata da dare l'impressione che il ragazzo
sarebbe scoppiato in singhiozzi di lì a poco. Gli occhi di Shu si
sgranarono, immensi:

"Io, ho pazienza con te? Ma se ti faccio arrabbiare di continuo!"

"Ma io... io... me la prendo per delle sciocchezze... perché ho un carattere
orribile..."

Suiko si aggrappò a lui con tutta la forza della propria disperazione, si
tirò un po' su per nascondere il volto nel petto del compagno.

"E... proprio non so come tu riesca a sopportarmi..."

Il samurai della terra era sconvolto da quello sfogo che considerava
insensato, non avrebbe mai pensato che Shin si sentisse in tale mancanza nei
suoi confronti, non avrebbe mai pensato che i ruoli potessero invertirsi in
tal modo.

L'imbarazzo divenne insostenibile, quella situazione lo gettava in un
profondo disagio, cosa rispondere? Quali parole trovare, quali potevano
essere le più giuste a fargli capire, in tutta l'infinita essenza dei propri
sentimenti, quanto era bello amarlo, adorarlo fino a considerarlo la più
speciale, incantevole, insostituibile di tutte le sue certezze?

Fu invece Shin a parlare ancora, con il medesimo tono dimesso, sofferente:

"E poi, io... sono un vile..."

Shu sussultò; anche quello adesso? Accusarsi di vigliaccheria?

"Ma cosa stai dicendo? Cosa ti salta in mente?"

Le mani di Shin si strinsero a pugno sulla sua felpa, strofinò in essa il
viso, un altro di quegli atteggiamenti di fronte ai quali Shu si sentiva
totalmente sconfitto, privo di difese.

Tuttavia resistette, perché quella situazione richiedeva una risoluzione più
decisa, Shin era adorabile quando tirava fuori il suo lato di bimbo
bisognoso di affetto, ma erano due guerrieri, per quanto giovani e, in
quanto tali, vi erano alcune faccende che andavano affrontate faccia a
faccia, da uomini. Era necessario che Shin reagisse e che parlassero con
chiarezza del problema, perché Shu si sentiva in diritto di capire.

Gli afferrò le spalle, lo tirò su e lo costrinse a restare dritto di fronte
a lui, rincorrendo con fermezza i suoi occhi.

La fiamma nello sguardo di Shu provoco in Shin un fremito, i suoi occhi dal
colore mutevole assunsero un blu intenso e profondo, indice di smarrimento.

"Mi vuoi parlare adesso? Mettiti nei miei panni, Shin, come pensi che possa
prendere questo tuo modo di fare, questa tua tristezza? Mi causi incertezza,
paura..."

Il capo di Suiko si abbassò:

"Hai... ragione... tu hai tutte le ragioni... Shu..."

Due mani salde gli premettero le guance, gli risollevarono il viso e lo
tennero fermo:

"Devi guardarmi negli occhi, voglio che lo fai, d'accordo? Almeno questo!"

E gli occhi di Shin, impossibilitati a rivolgersi altrove, si fecero
liquidi, mente il ragazzo si mordeva le labbra. Poi, con fatica, alcune
parole stentate, vibranti nella notte che avanzava:

"Finirai... per stancarti di me... lo so..."

Shu sussultò, come colpito da uno schiaffo in pieno volto, i suoi occhi si
fecero tanto grandi e tondi da divenire l'elemento più spiccante sul suo
viso, le labbra si spalancarono in un'esclamazione muta. Era giunto alle sue
orecchie ciò che meno si aspettava di sentirsi dire.

"Questa poi" borbottò infine, scrollando il capo come a cacciare via ciò
che, forse, aveva compreso male.

"Sono troppo vile persino... per darti tutto me stesso... e tu..."

"Di cosa stai parlando?"

Improvvisamente faticava a stargli dietro, forse, dopotutto, non era stata
una buona idea forzarlo al dialogo in quel modo, la conversazione stava
prendendo binari decisamente troppo strani e Shu faticava a tener testa a
ragionamenti troppo complessi. Quando il suo sirenetto dalla sensibilità
contorta si lanciava nelle sue elucubrazioni emotive, spesso Shu cominciava
a tremare.

"Lo sai bene di cosa sto parlando!"

Quel tono... Shu deglutì... stava pericolosamente tendendo verso
un'inflessione isterica, quella di cui lui aveva paura, perché non si poteva
mai sapere quali sentieri Shin si sarebbe messo a percorrere.

"E come faccio a saperlo?" si infervorò lui stesso, "pretendi un po' troppo
da me, anche stamattina... tu vuoi che ti legga nel pensiero, ti sembra così
facile? Pretendi che io interpreti o addirittura anticipi i tuoi desideri e
se non lo faccio sei capace di tenermi il muso per ore, ti sembra normale?!"

Le parole precedettero la sua capacità di controllarle, se ne rese conto
troppo tardi; ora sarebbe giunta la sfuriata dall'altra parte e il tentativo
di dialogo sarebbe sfociato in una litigata con i fiocchi. Se avesse potuto
tornare indietro, si sarebbe volentieri tagliato la lingua a morsi ma, al
tempo stesso, quel che aveva gettato fuori gli bruciava dentro da un po',
prima o poi avrebbe dovuto esternarlo... magari non in quel modo... ecco...

"Scusami..."

"Come?"

Tutto lì? Una richiesta di perdono pronunciata con tono dimesso e il volto
che sembrava voler scomparire tra le spalle, come una tartaruga nel guscio?

Shin tartaruga... un altro animale legato all'acqua come termine di
paragone; Shu avrebbe riso se la situazione non fosse stata, invece, tanto
assurda e complessa.

"Puoi anche prendermi a pugni se vuoi... avresti ragione... lo meriterei
davvero..."

E quella testolina fulva, mentre parlava, continuava ad abbassarsi, a
nascondersi, nell'atteggiamento più contrito che si potesse immaginare.

Il viso di Shu si mutò in una maschera di curiosità e domande, sbatté le
palpebre e i suoi occhi grandi da bambino si accesero di confusione; ma
intanto la sua mano si stava già muovendo ed andò a posarsi sulla nuca,
nella chioma di rame:

"Sì che ti prenderei a pugni... per farti smettere di dire scemenze..."

Il gesto affettuoso fu per il guerriero dell'acqua un dolce incoraggiamento
che lo indusse a sollevare lo sguardo, almeno quel poco che consentì a Shu
di rivedere i suoi occhi splendenti di commozione; ma Kongo fu attratto
anche dal sorriso più irresistibile che potesse dipingersi su volto umano,
un perfetto amalgama di tenerezza, monelleria e malizia.

"Sai venderti bene, mio sirenetto... sai venderti decisamente bene..."

Shu si imbronciò, riflettendo su quanto avrebbe potuto risultare incantevole
per chiunque quell'espressione che sembrava fatta apposta per sedurre; la
mano ancora sulla nuca di Suiko si immobilizzò:

"Tu prova soltanto a sorridere così a qualcun altro e vedi come ti prendo a
pugni!"

Il sorriso si tramutò in risolino e Shu si trovò la mano di Shin fra i
propri capelli, ad arruffarglieli con amorevoli grattini, di quelli che, di
solito, una persona come Suiko avrebbe riservato ad un animaletto.

"Oh, Shu, sei adorabile."

Il broncio si accentuò in una smorfia a metà strada tra il dispetto e la
rassegnazione, mentre la sua testa non poteva fare a meno di incassarsi tra
le spalle, mossa dall'istinto di assecondare quella coccola dispettosa.

"E tu sei un diavoletto, Shin... sei veramente terribile..."

Il sorriso di Shin scomparve, mentre la sua mano si fermava tra i capelli di
Shu:

"Lo so..."

Frustrato da quel nuovo sbalzo d'umore, Kongo sbuffò:

"Non sei proprio in vena di sopportare le mie prese in giro, vero? Neanche
quelle più bonarie."

Shin scosse il capo:

"Non è questo... forse sto solo imparando a rendermi consapevole dei miei
difetti."

"No" erruppe Shu, "stai solo imparando a volerti sempre meno bene e non
capisco perché!"

Il compagno sussultò di fronte a quell'osservazione inattesa.

"Credi che non me ne sia accorto?" insisté Shu, "i tuoi sorrisi, e persino
le tue prese in giro, sono sempre più rari, non sono cieco e neanche
insensibile, come non sono affatto sordo ai tuoi sempre più frequenti
tentativi di denigrarti!"

I capelli rossi danzarono mentre Shin negava con un cenno del capo,
l'espressione umile:

"Non esagerare, dai."

Shu gli posò con una certa foga le mani sulle spalle e lo scosse un po':

"Tu, non esagerare! Non voglio vederti così triste, lo capisci?"

Il compagno lo fissò per qualche istante, sbatté le palpebre in
un'espressione di tenera sorpresa, quindi sorrise, dolce:

"Ma io non sono triste."

Kongo trattenne a stento una rispostaccia, ma si limitò ad un ringhio
silenzioso, seguito da una domanda posta con tono che, contrariamente al suo
primo intento, venne fuori carezzevole, come una supplica:

"Perché fai così? Perché almeno con me non metti da parte la tua
riservatezza?"

Un altro sguardo stupito in risposta, poi di nuovo un sorriso, accompagnato
dal movimento di Shin, che gli gettò le braccia al collo:

"Va tutto bene, cucciolo, smettila di farmi il terzo grado, dai!"

Toccò a Shu restare sbalordito, gli occhi enormi, le braccia che si aprirono
a ricevere l'assalto affettuoso e poi rimasero così, immobili nel vuoto,
senza riuscire a richiudersi e a ricambiare. Shin soffocò un sussurro sulla
sua spalla:

"Non essere freddo."

"Io, freddo?" borbottò Kongo, quindi emise un sospiro rassegnato, scosse un
poco il capo, sollevò la mano fino alla nuca di Shin ed affondò le dita nei
suoi capelli, premendo ancor più il suo viso contro di sé. C'era quasi
disperazione in quel gesto, perché lo amava troppo e non riusciva ad
arrivare del tutto a lui... e lo desiderava... da tanto... e Shin non
giungeva mai a concederglisi fino in fondo, né nello spirito, né nel corpo.

Eppure Shu non dubitava che il generoso, sincero, tenero Suiko ricambiasse
pienamente i suoi sentimenti e quindi ancor più Kongo si chiedeva perché...

Si trattava di blocchi emotivi, ne era certo, lo facevano arrabbiare, con
Shin e anche con se stesso, ma solo perché si sentiva impotente... mentre
tutto ciò che desiderava era prendersi cura di lui e della sua felicità.

"Si sta facendo sempre più buio" osservò Shu, una constatazione superficiale
con la quale, forse, cercava un modo per sottrarsi al disagio e alla
situazione di stallo.

Shin si staccò da lui, riappoggiò la schiena al tronco e si ricompose:

"Vuoi rientrare?"

Shu si strinse nelle spalle:

"Solo se lo vuoi anche tu."

Senza avvedersene, Shin imitò il suo gesto:

"Non lo so... in ogni modo mi dispiacerebbe se i ragazzi stessero in ansia."

"Sempre a preoccuparti per gli altri" lo canzonò con affetto Shu, premendo
scherzosamente il dito indice sulla sua guancia. Suiko ridacchiò, quindi si
mise in piedi e stirò le proprie membra con una tale eleganza, le forme
esaltate dalla morbida carezza della notte, che Kongo seguì incantato ogni
suo movimento, desiderando di restare così per sempre... non avrebbe avuto
bisogno d'altro.

L'incanto tuttavia finì e Shin gli si rivolse, una mano tesa e un sorriso
che era riflesso della bellezza lunare:

"Andiamo?"

Shu deglutì; adesso era lui a non avere voglia di rientrare. Era lì, con il
suo ragazzo, una nottata perfetta in un luogo tanto bello da sembrare
irreale... loro soli in un universo fatto solo di natura, il fascino di
quell'essere tanto straordinario e solo suo... non aveva ancora voglia di
tornare a condividerlo con altre persone, fossero anche quei ragazzi che
considerava fratelli.

Prese la mano che gli veniva offerta ma, anziché alzarsi a propria volta,
diede uno strattone che colse il coetaneo di sorpresa; Shin cadde con
un'esclamazione e si ritrovò inginocchiato sul prato, il tonfo attutito dal
corpo di Shu che lo accolse, pronto, sicuro, senza esitazione, cosicché
Suiko si ritrovò accoccolato tra le sue braccia, lo sguardo colmo di
meraviglia, sembrava chiedersi se il suo compagno avesse davvero pianificato
tutto. L'espressione monella e un po' maliziosa di Shu era, tuttavia,
abbastanza eloquente.

Il samurai della terra posò le mani sulle guance del compagno, quindi le
lasciò correre, fino alla base del collo, per poi farle risalire ancora,
languide.

"Sei... talmente bello... Shin..."

La sua voce uscì singolarmente roca; il desiderio stava erompendo attraverso
le sue membra e questo lo spaventava, perché temeva di turbare l'altro,
eppure...

"E' il mio ragazzo... stiamo insieme da mesi... maledizione, tutto questo
dovrebbe essere naturale... è naturale che io lo desideri a tal punto da
sentirmi impazzire!"

"Shu..." mormorò Shin, rimanendo piuttosto rigido.

Le labbra di Kongo si accostarono a quelle di Suiko e su esse si posarono,
in una fremente richiesta che il guerriero dell'acqua accolse, aprì la
propria bocca e lasciò che la lingua dell'altro entrasse, a cercare la sua,
a stuzzicarla con una bramosia che cresceva ad ogni tocco.

Gli occhi di entrambi si chiusero, Shin portò le mani nei capelli di Kongo,
si sistemò meglio, a cavalcioni su di lui e i loro corpi aderirono
pericolosamente.

Senza riflettere, trascinato dall'impeto passionale che quel bacio sembrava
aver trasmesso anche a Suiko, Shu condusse le proprie mani in basso, dove
incontrarono l'orlo dei pantaloni di Shin; cercò con frenesia la cerniera,
il bottone e lottò per aprirsi una strada, il tutto facilitato dal ventre
piatto del compagno che lasciava abbastanza spazio all'intrufolarsi delle
sue dita. In pochi istanti, le mani di Kongo entrarono a contatto con la
pelle nuda delle intimità di Shin, il respiro di entrambi accelerò, finché
quello del Torrente si mutò in gemiti e le sue labbra si staccarono fulminee
da quelle del compagno.

Le membra di Shin vennero attraversate da una scossa, i suoi occhi si
sgranarono nel buio, talmente grandi da ricordare quelli di un bambino
terrorizzato; fu proprio quell'espressione a ricondurre Shu alla realtà, le
sue mani si bloccarono immediatamente.

Shin si portò una mano alla bocca, soffocando un singhiozzo:

"Shu... ti prego... non..."

"Scusami" borbottò Kongo, le guance in fiamme, allontanando le dita da
quella zona pericolosa e sforzandosi di riacquistare il controllo del
proprio corpo. Il suo respiro tornava pian piano regolare, non altrettanto
quello di Shin, che sembrava preda del più completo smarrimento, tremava e
teneva lo sguardo fisso davanti a sé. Shu strinse le dita intorno alla mano
che il compagno si premeva sulla bocca e, con dolcezza, lo costrinse ad
abbassarla, poi gli posò di nuovo una mano sulla guancia:

"Va tutto bene cucciolo... scusami, davvero..."

Shin scosse il capo e si abbandonò contro il compagno:

"Sei tu che devi scusarmi... ecco cosa intendevo... quando dicevo che sono
un vile..."

Il viso di Shu si atteggiò ad una smorfia perplessa, poi gli arruffò i
capelli:

"Per così poco?"

"Non è poco, non fingere che non ti importi!"

Sentendo che il tono di Shin assumeva inflessioni troppo prossime al pianto,
Kongo lo prese per le spalle e, con decisione, lo fece sdraiare sul prato,
portando il viso del compagno sotto l'alone luminoso della luna, che
accarezzò il suo volto angelico, dai lineamenti un po' infantili; da parte
di Shu era una mossa studiata, perché desiderava, in quel momento, più di
ogni altra cosa, poter osservare perfettamente quegli occhi che erano il suo
universo, il suo abisso intriso d'amore.

Rimase inginocchiato, carponi, sopra di lui, le mani ancora sulle spalle e
tentò di rendere la propria espressione ferma, convincente:

"A me importa solo che tu stia bene, che tu sia felice, nient'altro conta,
credimi, sei il mio tesoro e voglio solo questo per te... e per noi!"

Il capo di Shin si scosse, in una serie di violenti dinieghi:

"Non può andare bene così, non è giusto! Io lo so che non è giusto, non lo è
per te, ma neanche per me, ma non so come fare!"

Kongo sorrise, intenerito; si lasciò cadere a terra e rotolò sul prato,
accanto a Shin, si posizionò su un fianco e appoggiò una guancia sulla mano,
per poter continuare a contemplare la sua incantevole, adorabile, complicata
creatura dei mari:

"Almeno mi stai parlando... è un passo avanti."

Gli occhi di Shin si levarono a rincorrere i suoi; sembravano più calmi
adesso, l'atteggiamento più rilassato, sul volto c'era persino l'accenno di
un sorriso.

"Mi sento davvero stupido... ma non so come sbloccare questa situazione."

"La vuoi sbloccare?" chiese calmo Shu.

Non aveva posto la domanda come una critica, ma con tutta la naturalezza
possibile, nel tentativo di instaurare una conversazione che, forse, per una
volta, avrebbe portato a qualcosa.

"Sì... sono stanco di dare l'idea di non volerti... sono stanco di farti
sentire rifiutato..."

Shu scosse il capo, con versetti di disappunto:

"Non ci siamo, non stai prendendo la direzione giusta, io non mi sento
rifiutato. Non è questo il punto, lo sappiamo benissimo entrambi."

"Adesso non sembri tanto l'ingenua scimmietta" ridacchiò Shin, "sembri il
gemello spirituale di Touma."

Il dito di Shu si posò sul suo naso:

"Non fare il furbo, sai? Non provare a cambiare discorso."

La risata si spense, ma sulle labbra di Suiko rimase traccia del sorriso,
mentre intrecciava le braccia dietro la nuca e fissava il cielo stellato
immerso nel bagno di luna:

"E' che... sai mostrarti tanto saggio a volte..."

Shu sbatté le palpebre, sporse in avanti le labbra in un moto di
incredulità, quindi ridacchiò anche lui:

"Lo prenderò come un complimento, basta che non te lo rimangi troppo spesso,
ma torniamo a noi... allora? Questi blocchi?"

"E'... difficile da spiegare..."

Shu si mosse per cambiare posizione, si mise prono, le mani intrecciate
sotto al mento e continuò la sua sorridente, estatica contemplazione; si
sentiva bene, perché in quel momento percepiva tranquillità, confidenza,
Shin gli stava parlando, si stava aprendo, con un'apparente serenità e
questo per Shu era già tanto, era essenziale.

"Tu comincia con il dirmi quello che provi a riguardo, vediamo se ne veniamo
a capo insieme."

Un leggero inclinarsi del capo di Shin, a ricercare ancora gli occhi del suo
Diamante che erano il suo appiglio, la sua sicurezza.

"E' strano... forse ridicolo... ma..."

"Non considerare mai ridicolo quello che hai dentro... mai pesciolino...
potrei arrabbiarmi davvero."

Il tono contraddiceva la minaccia, era risultato carezzevole, come una
coccola, un abbraccio espresso a parole anziché con i gesti. Gli occhi di
Suiko si levarono sui suoi in un'espressione da cucciolo grato ed adorante,
uno di quegli sguardi che avevano il potere di deliziare Shu fino a renderlo
come prigioniero, incatenato...

Incatenato a quegli occhi, a quel carattere da prendere a sberle e riempire
di carezze al medesimo tempo... irritante, disarmante... adorabile Shin...

Quando gli occhi del Torrente si chiusero, accompagnando il sospiro profondo
del loro proprietario, la privazione che colse lo spirito di Shu fu quasi
insopportabile, gli sembrarono secoli racchiusi in pochi istanti, trascorsi
solo nell'attesa di poter ancora affondare nelle iridi intinte negli oceani
più incontaminati. E quando le palpebre di Shin si riaprirono lasciando
trapelare quelle sfumature di mare in tutto il loro splendore, non poterono
trattenere un moto di meraviglia incontrando lo sguardo di Shu.

"Perché mi fissi così, sempre con la stessa espressione da..."

Si interruppe, con l'evidente intento di trattenere quella che alle orecchie
del compagno avrebbe potuto risuonare come un'offesa, ma fu proprio Kongo a
concludere al suo posto, senza per questo che il suo sguardo e il suo
sorriso subissero il minimo mutamento:

"Da ebete?"

Una risata cristallina finì di deliziare i sensi di Shu; era bello sentirlo
ridere così, limpido, pieno di vita, come l'aveva conosciuto, con
quell'esplosiva carica di simpatia, Shin il monello, il suo compagno di
gioco oltre che di avventura, il suo doppio, la sua metà, colui che lo
aiutava a tenere alto il morale del gruppo, che rallegrava, rincuorava ed
arricchiva il gioco con la propria dolcezza.

Shin che poi era diventato il suo amore... che probabilmente aveva amato,
senza consapevolezza, fin dal primo sguardo... una conclusione ovvia... era
bastato uno sguardo a fargli capire che quel ragazzino solare si era
intromesso, capriccioso, nella sua esistenza e che niente e nessuno avrebbe
mai più potuto farlo uscire... e chi avrebbe mai voluto cacciarlo?

Quella solarità, ora Shu lo sapeva, era solo apparenza, era facciata,
l'unico mezzo che Shin aveva a disposizione per andare incontro alla vita a
muso duro, senza tentennamenti, l'unica sua arma di difesa, convincere se
stesso e gli altri che tutto andava bene, che tutto sarebbe andato bene per
sempre...

Era bella quella facciata, era stato bello interpretare insieme il ruolo dei
due pagliacci del gruppo, i due cuccioli che facevano impazzire e sorridere
i compagni.

Ma Shu non aveva amato meno il suo Torrente dopo aver compreso cosa si
celava dietro quella facciata, aveva anzi accolto con ancor più
determinazione il bisogno di restare avvinto a lui anima e corpo, di non
lasciarlo più andare... perché Shin non fosse più solo nelle sue battaglie
contro se stesso, nelle sue malinconie, nelle sue paure che sempre più
spesso faticava a nascondere.

"L'hai detto tu, eh? Io non c'entro."

Una linguaccia da bimbo a coronare la battuta e un nuovo battito più forte
nel petto di Shu che tuttavia, stranamente, riuscì a non scomporsi, si
limitò a continuare a sorridere e ad accarezzarlo... o forse divorarlo...
con i propri occhi.

"Sì, l'ho detto io... e ne sono convinto... sono un ebete... e felice di
esserlo."

Il volto di Shin tornò serio, curioso:

"Non mi sembri tanto il bambino tra noi, in questo momento... sei... sei
serioso... perché?"

Kongo si strinse nelle spalle:

"Forse l'amore mi rende saggio..."

Uno sbuffo che precedette una nuova risatina del samurai dell'acqua:

"Anche da saggio innamorato... sei buffo lo stesso."

"Ti stai di nuovo distraendo dallo scopo principale di questa
chiacchierata."

"Non scappo, stai tranquillo... stasera non voglio scappare."

"Bravo..."

"Continua a sorridere così, però" soggiunse Kongo tra sé, "non smettere mai
di farlo, te ne prego... e se potessi essere io, ad alimentare quel sorriso,
per tutta la vita, sarei l'essere umano più felice sulla faccia della mia
amata terra."

Invece il sorriso si spense, per lasciar posto ad un'espressione riflessiva,
assorta mentre cercava ispirazione nel cielo in tripudio che sembrava
incoraggiarlo a parlare... e Shin voleva parlare e non fermarsi più, ma gli
era tanto difficile, lo sapeva Kongo e per questo gli prese una mano e
gliela strinse forte, perché voleva fargli sapere, con tutta l'intensità del
proprio animo, che lui c'era e che per il suo Torrente, tanto impetuoso
quanto fragile e puro, avrebbe affrontato qualunque cosa.

"Secondo te è possibile" cominciò Shin, titubante, raccolto in se stesso,
traendo un profondo respiro prima di continuare, "aver tanta paura... delle
emozioni?"

"Se qualcuno ne ha... evidentemente è possibile."

La risposta di Shu fu velata da uno strato di tristezza, non sapeva
spiegarsi perché l'argomento introdotto dal compagno generasse in lui un
tale stato d'animo.

"Forse mi fa paura... quando le sento troppo..."

Suiko era completamente immerso dentro di sé, dava l'idea che, in quel modo,
stesse interrogando il proprio cuore. Shu trattenne a stento un impeto di
commozione; lo sapeva perfettamente, le doti empatiche di Shin lo rendevano
intuitivo, solidale, capace di cogliere le sfumature dell'animo altrui, cosa
che lo portava a comportarsi di conseguenza, a trovare sempre la cosa giusta
da dire o fare al fine di donare la propria solidarietà. Si trattava di una
solidarietà anche emotiva e Shin assorbiva atmosfere e stati d'animo come
una spugna, intridendo il proprio spirito di emozioni, positive o negative
che fossero, interiorizzandole in maniera amplificata.

Gli era capitato più di una volta di venire aggredito non solo dal proprio
dolore, ma anche da quello altrui e ne era rimasto scombussolato, confuso,
prossimo al panico autentico; dopotutto, forse, era normale che le emozioni
giungessero a spaventarlo.

"Io... capisco quel che dici, sai pesciolino? Non devi vergognarti della tua
sensibilità."

Avrebbe voluto aggiungere:

"E' ciò che ti rende tanto speciale."

Ma lo tenne per sé, neanche lui sapeva perché... timore di sembrare
scontato, fuori luogo? Eccessivamente mieloso? Ma era ciò che sentiva,
neanche lui avrebbe dovuto vergognarsi.

Eppure disse altro, mesto, impotente:

"Mi dispiace solo... che troppe volte ti faccia stare così male... e mi
spiace... non poter fare nulla. Vorrei tanto condividere tutti i pesi di cui
ti fai carico, ma non posso, forse non arriva neanche a sfiorarli la mia
mente vuota e superficiale, ma..."

Shin scosse velocemente il capo:

"Oh, no, no, Shu, ti prego, non pensarle neanche queste cose!"

"Volevo solo dire... che mi piacerebbe tanto comprendere appieno cosa provi,
cogliere ogni sfumatura della tua emotività così, forse, potrei rendermi più
utile... potrei capire meglio come procurarti un po' di felicità... serenità
quanto meno..."

Il samurai dell'acqua tese le braccia, accompagnò il gesto con il più
amabile, confortevole dei sorrisi, affondò le dita nei capelli di Shu, poi
le intrecciò dietro la nuca, avvinghiandosi a lui:

"Oh, koi... tu sai come darmi serenità, lo sai eccome. Non ritenerti mai
inadeguato con me, nessuno potrebbe farmi sentire meglio, più amato,
accettato, compreso..."

Poi distolse lo sguardo, che si fece più cupo:

"Non posso dire altrettanto di me... sono io ad essere strano... e tu stavi
sicuramente meglio prima di legarti a me..."

"E tra tutte le scemenze che potevi dire, hai tirato fuori la più
colossale!"

Come far capire a quella testa dura piena di dubbi e complessi, che ormai
lui, Kongo, era convinto di essere nato per incontrarlo? Che quando era
accaduto aveva compreso di aver atteso quell'istante da sempre? Che con i
Samurai Troopers... e con il suo Suiko dagli occhi dolci e irrequieti come
il mare... era entrato a contatto con il senso più profondo della vita, con
l'essenza stessa della vita?

"Non potremmo semplicemente amarci, senza sentirci in colpa l'uno con
l'altro?"

"Un'altra perla di saggezza" ridacchiò Shin, "stasera sei una fonte
inesauribile di illuminazione."

"Prima mi paragoni a Touma, ora a Seiji... guarda che mi monto la testa."

Shin si girò su un fianco, soffocando fra le braccia un plateale scoppio di
ilarità, assistendo al quale Kongo non poté fare a meno di sorridere ancora.
Quando rideva di gusto, la voce di Suiko si rendeva quasi acuta, come quella
di un bambino e trasmetteva davvero gioia, non era possibile, udendola, non
sentirsi in pace con il mondo. Per Kongo soprattutto era così, perché ogni
minimo frammento di allegria che Shin riusciva a strappare alla tristezza
riconciliava Shu con la perfezione dell'esistenza.

Gli passò la mano sul fianco, in una carezza lenta, un po' sensuale, che
condusse fino alla sinuosa curva dell'anca. Shin si tese, smettendo di
ridere.

"Non aver paura cucciolo, non stavo tentando di riprovarci, non farò mai
niente che tu non voglia."

Un fremito, seguito da un sospiro, il volto di Suiko che si levava, a
cercarlo:

"Non è paura... non lo è... credimi Shu..."

"Che cosa allora? Davvero, Shin, non l'ho ancora capito... abbiamo parlato
di emozioni... hai detto di temerle... e io ho compreso ma... ma questo..."

Shin si erse, si mise seduto, appoggiò le mani sul prato, dietro di sé,
raccogliendo una gamba sul petto e lasciando l'altra distesa, con il suo
portamento che mandava Kongo in paradiso.

"Se mi sono irrigidito... se ho tremato... non è per paura... credi che io
non provi alcun desiderio?"

Shu scrollò il capo in un unico movimento veloce, come a cacciare un insetto
molesto, in realtà per liberarsi di uno strato di confusione che andava a
depositarsi di nuovo nei suoi percorsi mentali.

"Ma allora... Shin..."

"Non è paura nel senso in cui... la intendi tu... forse..."

Kongo contemplò qualche istante quegli occhi che vagavano qua e là, alla
ricerca di un punto sul quale concentrarsi, forse a caccia di un'ispirazione
che lo aiutasse a rivelare apertamente la radice del problema, era
l'immagine stessa del bambino smarrito alla ricerca di un suggeritore. Le
labbra di Shu si piegarono, si agitarono mentre lui tentava di trattenersi,
ma alla fine non ce la fece e la risata uscì, facendo sussultare il
compagno, che gli puntò addosso le sue iridi intense e in quel momento
intrise di domande.

"Non fare quella faccia, non ti sto prendendo in giro, è solo che..."

"Che cosa?"

La domanda posta da Suiko assunse un'inflessione di diffidenza.

"E' che sei così strano... buffo..."

"Buffo?" brontolò l'altro, distogliendo lo sguardo imbronciato ma continando
a scrutarlo, in tralice.

L'ilarità di Kongo si mutò in una risatina sottile e gli gettò le braccia al
collo, assaporando il profumo dolce dei suoi capelli:

"Adorabilmente complicato... e ti amo anche perché sei così, un continuo
mistero, una sfida per me, in un certo senso..."

"Ti prego Shu, cerca di prendermi seriamente...". Nonostante il piagnucolio
da cucciolo che aveva tirato fuori, Shin ricambiò l'abbraccio e strofinò il
viso contro la spalla del compagno. "Non sono un giocattolo..."

"Non ho mai detto questo..."

"Scusami..."

Suiko si staccò con un sospiro e riabbassò il capo, andando a nascondere le
mani tra le ginocchia.

"Effettivamente... definirmi buffo è un complimento... io mi sto sentendo
estremamente ridicolo..."

"Ancora..." sbuffò Shu, "ancora a ridicolizzare quello che provi..."

Il compagno si strinse nelle spalle, nascondendo timidamente il viso:

"Cosa si potrebbe pensare di un ragazzo che... teme un approccio fisico...
pur desiderandolo?"

"Se qualcuno ti considerasse ridicolo per quello che provi dovrebbe fare i
conti con me!"

Il pugno di Kongo si sollevò ed il suo tono si fece così agguerrito che Shin
lo scrutò per qualche istante, sbattendo le palpebre, quindi sorrise:

"Sei... molto caro Shu... grazie..."

"Dico sul serio!" sbottò il Diamante riappoggiando entrambe le mani a terra
e tendendosi verso di lui, "nessuno dovrà permettersi di offenderti in mia
presenza, potrei diventare davvero pericoloso!"

Vi era tanto ingenuo candore, tanto infantile quanto sincero entusiasmo in
quella manifestazione d'affetto, che Shin si sciolse in un sospiro di
beatitudine.

"Mi dai tanta sicurezza, sai, Shu?"

"Allora mi sento realizzato" rispose l'altro con più calma e con un sorriso
bonario. Poi tornò serio, distolse un po' il proprio sguardo e si fece quasi
timido:

"Però..."

"Cosa?"

"Ecco... io ti desidero... e anche tu mi desideri... e allora... cosa..."

"Shu... davvero ancora non l'hai capito... che le emozioni intense mi
spaventano? Anche quelle positive perché... forse... ho paura... di perdere
il controllo di me stesso..."

Suiko aveva buttato tutto fuori all'improvviso, senza guardarlo, a voce
bassa e al tempo stesso concitata, come se stesse sostenendo un esame
vitale. Seguì qualche istante di silenzio, di assoluta sospensione, durante
la quale i due ragazzi sembravano addirittura trattenere il fiato.

Fu ancora Shin a spezzare quegli istanti di oppressiva immobilità:

"Ti prego... dì qualcosa..."

"Forse te l'ho già detto ma... non è così facile comprenderti, sai?"

In reazione alla risposta del compagno, Shin si rannicchiò su se stesso e si
fece piccolo, sembrava volersi rinchiudere in un bozzolo; Shu si diede
mentalmente del cretino, si allungò verso di lui e gli posò un bacio sulla
guancia:

"Non era una critica, amore... solo un'ulteriore sfida con me stesso...
perché vorrei davvero arrivare al tuo cuoricino e colmarlo di tutto ciò di
cui ha bisogno... e per poterlo fare... devo comprenderlo... solo che io
sono così... piatto... in confronto a te..."

Suiko scosse il capo:

"Non voglio sentirtelo dire."

Poi si lasciò andare ad un accenno di risa:

"Sai essere... davvero sdolcinato quando ti impegni..."

"Ti dispiace così tanto?" borbottò Kongo, fingendosi offeso.

Ottenne in risposta una nuova risatina e Shin si lasciò andare, fino ad
accoccolarsi ai suoi piedi, posandogli il capo sulle gambe.

"Lo adoro" sussurrò poi, serioso, "vorrei ascoltarti per tutta la vita...
soprattutto perché sono io a renderti così..."

Era del tutto vero, pensò Shu... il suo migliore amico e il suo tesoro...
che tirava fuori dalla sua persona una parte che non avrebbe mai creduto di
possedere...

Ricominciò a lisciare con carezze rilassanti quei bellissimi capelli rossi
che per lui erano più preziosi dell'oro:

"E io vorrei... entrarti dentro... e far scomparire, una volta per tutte,
tutti quei complessi che..."

"Che mi rendono tanto difficile? Tanto complicato.... insopportabile?"

"Perché non mi lasci finire?"

Si chinò a baciargli il volto, ma tra un bacio e l'altro non cessò di
parlare:

"Tanto intrigante... affascinante... adorabile... ma triste... e questo mi
dispiace..."

Le braccia di Suiko si sollevarono, andarono a cercare i suoi ricci scuri:

"Sai, Shu... io credo di volerci provare... forse... ma non so come..."

"Non dev'essere un'imposizione."

Shin scosse il capo:

"Ma non lo è... però..."

"Intendo che... solo quando sarai pronto..."

"Non dirlo, che di questo passo potresti aspettarmi a vita..." ridacchiò
Shin, ma era una risata un poco mesta.

Shu si chinò nuovamente su di lui:

"Shin tu... hai paura anche di stare bene, vero? Hai paura che anche
l'estrema felicità possa travolgerti, che quel torrente impetuoso che hai
dentro travalichi gli argini e ti sommerga fino a trascinarti in qualche
luogo dal quale temi di non poter più tornare..."

Gli occhi di Suiko si spalancarono:

"Qualcosa... che non riuscirei più a gestire..."

"Hai paura... di perderti nelle emozioni?"

"E di non ritrovare più me stesso... che le emozioni siano così forti da
mandarmi interiormente in pezzi... non importa se positive o negative...
perché se sono troppo positive... poi potrebbe succedere qualcosa di brutto
e..."

Era angosciante, per Shu, sentirlo gettarsi in quel modo in un discorso che
lo faceva chiaramente soffrire, che lo rendeva nervoso, agitato, quasi
frenetico nel parlare.

"Qualunque cosa possa succedere dopo... niente potrà toglierti le emozioni
positive che hai provato..."

"Ma io... potrei impazzire..."

"Ti terrei per mano... sempre... non saresti mai solo... e non ti lascerei
perdere nelle tue emozioni, le gestiremmo insieme..."

"E' che temo... possano diventare così impetuose da trascinarmi via con
loro... come l'acqua... e non voglio certo che venga trascinato via anche
tu... e io sono in totale simbiosi con il mio elemento, è vero, però appunto
per questo... potrei lasciarmi completamente catturare... e non sapere fino
a che punto posso giungere..."

"La terra non è così debole da lasciarsi spazzare via, neanche dall'ondata
più travolgente... non del tutto... resisterei..."

"Ma io... potrei diventare davvero un torrente in piena... che tutto
travolge e distrugge..."

"Una cosa ho imparato dal mare ... quando mi getto nelle onde ... e poi
voglio risalire ... so che non devo opporre resistenza, ma attendere che la
forza dell'acqua venga meno ... solo allora posso risalire in superficie,
con più facilità . e ti porterei con me..."

"Io so... che potrei abbandonarmi a tal punto... da lasciarmi andare insieme
alle onde... e avrei il terrore di essere io a portarti con me... non voglio
che tu ti perda... non voglio travolgerti... Shu..."

"Tu mi stai sottovalutando troppo, amore mio..."

Shin scosse convulsamente il capo:

"No, tu sei il più forte del mondo per me, ma la tua mente non è contorta
come la mia, io potrei perdere il controllo e tu... tu non sapere come
fare... e io... io... non voglio perdere il controllo... mi dicono che ho un
carattere mite, ma temo non sia vero sotto sotto... Sono un guerriero... e
del guerriero ho anche l'istinto... questo mi fa paura più di ogni altra
cosa... e a volte viene fuori da solo e non lo riesco a fermare... per
questo mi sento indegno, indegno di essere un samurai intendo... i samurai
fanno un grande studio su se stessi, fanno dell'equilibrio la loro forza e
il loro controllo e io... io... quando le emozioni mi trascinano perdo
l'equilibrio... se lo perdo... sento che potrei essere in grado di fare
qualunque cosa... è spaventoso..."

Il samurai della terra aveva ascoltato quello sfogo con la bocca aperta, gli
occhi sgranati sul suo amore; lo lasciò parlare, un po' perché finalmente
aveva cominciato a gettare davvero fuori il mondo di tormenti che aveva nel
cuore, un po' perché, effettivamente, tutta quell'angoscia repressa lo
colpiva, come una serie di schiaffi dati al suo volto e al suo spirito.
Davvero, non poteva accettare, ammettere che una persona speciale come Shin
dovesse soffrire così.

"Mio povero, sensibile pesciolino" si trovò a pensare, sconvolto, "tutto
perché sei così empatico da percepire ogni tensione emotiva intorno a te...
senti quelle di tutto l'universo forse? Assorbi tutto in maniera così
amplificata..."

E tutto quello che si era imposto, fin dalla morte del padre, poi la sua
investitura a samurai, il suo indossare quella maschera di sicurezza,
ottimismo, gioia di vivere, quell'abnegazione assoluta nel mostrarsi sempre
in prima fila per proteggere, quel senso del dovere... che lavoro aveva
fatto, su se stesso, per costruirsi una tale corazza? E per ritenersi sempre
inadeguato, sbagliato, per convincersi di fare sempre troppo poco, che non
fosse mai abbastanza e, soprattutto, che lui non aveva diritto di gioire, di
essere felice, di godere delle emozioni più intense?

"E io... io... cosa posso fare? Io che sono così piccolo e semplice? Sono io
ad essere inadeguato al mondo che lui ha dentro..."

Intanto prese ad accarezzargli le labbra con un dito e sentì quindi le
lacrime che bagnavano il volto del compagno. Si chinò ad incollare le
proprie labbra alle sue e bevve quelle gocce, una ad una:

"Amore mio... come vorrei convincerti che non devi avere paura di niente...
che ti proteggerei anche da te stesso se fosse necessario..."

"E chi... proteggerebbe te?"

"Non solo sottovaluti me... ma anche te stesso... soprattutto te stesso..."

I successivi attimi di silenzio furono scanditi dal frinire dei grilli,
dagli effimeri fruscii di furtivi animali notturni, dal fuggire di qualche
insetto tra l'erba e sui rami, dal lieve stormire della brezza notturna tra
le fronde.

L'immobilità si fece così totale e il respiro di Shin talmente tranquillo
che Shu giunse a pensare che il compagno potesse essersi addormentato. Poi,
un sussurro, come un canto portato dal lieve vento, accarezzò le sue
orecchie:

"Shu... grazie..."

"E di cosa?" sorrise lui, "non ho fatto nulla..."

"Hai saputo cogliere l'origine del problema... e così mi hai dato l'impulso
a parlarne... anche se... ho paura ad immaginare cosa penserai, adesso, di
me..."

Il sorriso di Kongo si spense:

"Cosa dovrei pensare, scemo? Penso che ti amo, ogni minuto, ogni secondo,
ogni istante di più."

Lo sentì muoversi, rannicchiarsi ancora di più, era come avere addosso un
cucciolo desideroso di crogiolarsi nel contatto fisico; dava l'idea che
tentasse di farsi tanto minuscolo per potersi raccogliere completamente nel
suo grembo. Shu non poté fare a meno di sorridere ancora mentre chinava lo
sguardo su di lui:

"Come potrei non amarti? Mi chiedo come il mondo intero possa non amarti."

"Perché il mondo intero non è paziente e tollerante come te, scimmietta..."

Shu scosse il capo, con uno sbuffo di frustrazione:

"Se fossi stato tanto sveglio da capire fin dall'inizio quanto è scarsa la
tua autostima, avrei cominciato a lavorarci fin dal primo giorno, per
fartene conquistare un po'."

"Io... Shu..."

Il tentativo di risposta fu interrotto dal fruscio a poca distanza, dalla
sensazione di una presenza intenzionata a farsi notare proprio da loro. Shu
percepì il tendersi inquieto del corpo di Shin e lui stesso venne colto da
un fremito d'ansia; le esperienze guerriere li avevano resi cauti... a volte
anche un po' timorosi in situazioni di incertezza.

Infine, un naso nero e freddo si materializzò contro quello di Kongo,
seguito da due inconfondibili occhi felini.

"By... Byakuen..." borbottò il ragazzo, mentre il viso di Shin, incerto,
fece capolino tra le zampe della tigre.

Alle spalle della belva si fece strada un'altra figura.

"Ah, eccovi qui, per fortuna!"

"Ryo!" esclamarono in coro i due ragazzi.

"Eravate fuori da tanto, anche Touma e Seiji cominciavano a condividere le
mie preoccupazioni."

"Ma non ti avevo detto che non era il caso?!" fu la veemente protesta di
Kongo, che non poteva nascondere a se stesso di ritenersi un po' offeso, "ti
sembra che una notte in montagna potrebbe davvero crearmi qualche problema?
Sono nel mio elemento, Ryo!"

"Scusami tanto se ho osato preoccuparmi" ribatté Rekka con la medesima foga,
"la prossima volta cercherò di fregarmene di te!"

Poi i suoi occhi si posarono su Suiko che, districatosi dalle attenzioni di
Byakuen, riuscì a mettersi seduto accanto a Kongo.

"Solo di te però, Shu, nessuno potrà impedirmi di preoccuparmi per il mio
Shin!"

Kongo scattò in piedi, i pugni levati e frementi:

"Come sarebbe a dire?!"

"E dai, scimmietta, stavo scherzando!"

Ryo accompagnò la propria risata con un cenno della mano che andò ad
arruffare i capelli di Shu, ma questi si divincolò, arretrò di un passo,
senza abbandonare il proprio atteggiamento bizzoso:

"Non osare chiamarmi così, lo permetto solo a Shin, al MIO Shin!"

Calcò sul possessivo con particolare enfasi, quando una terza voce si
intromise nel battibecco.

"Si può sapere perché dovete mettervi a litigare, adesso?"

La protesta esternata con quel tono alterato li fece sussultare; il Torrente
li fissava, i pugni stretti lungo i fianchi, gli occhi accesi di stelle
generate da lacrime e rabbia.

"Maledizione" sbottò poi, oltrepassandoli con Byakuen alle calcagna; la
tigre esprimeva la propria frustrazione con bassi e gutturali brontolii e un
agitarsi nervoso della coda.

"Io me ne vado a casa!"

Furono le ultime parole che udirono da Shin e i due compagni restarono
immobili, attoniti, ad osservare ragazzo e felino che scomparivano nella
notte.

"Ecco, sei contento adesso?" sibilò Shu, tra i denti.

"Io non ho fatto nulla" sbottò Ryo con lo stesso tono "e non stavo
litigando, tu stavi litigando!"

Gli rispose uno sbuffo e Shu si mosse con passo deciso nella direzione in
cui erano scomparsi Shin e Byakuen:

"Vado dal pesciolino, non vorrei che si perdesse!"

"C'è Byakuen con lui, non potrebbe perdersi neanche se volesse!"

"Lo stesso discorso valeva per me, sai? Non avrebbe potuto perdersi con me!"

Ryo sollevò gli occhi al cielo, ma Shu si stava già allontanando così,
imbronciato, fece spallucce e lo seguì, sentendosi anche in colpa per la
sensazione di aver interrotto qualcosa di importante.