Capitolo tre: Un pomeriggio, per caso

La penna scorreva sul foglio a mano a mano che riusciva a risolvere l’equazione. Kamui odiava la matematica, era una materia che, anche impegnandosi con tutte le sue forze, non riusciva proprio a comprendere. A cosa potevano mai servigli equazioni e disequazioni nella vita di tutti i giorni? Si chiese mentre, con la punta della penna appoggiata al foglio, lanciava occhiate astiose alle operazioni che ancora doveva svolgere.
- Qualche problema?- la voce pacata di Subaru gli carezzò improvvisamente l’udito.
Un sorriso scivolò automaticamente sulle labbra di Kamui mentre sollevava la testa lentamente, assaporando ogni istante, fino a quando si ritrovò a guardare il volto bellissimo e gentile dello sciamano. Per un istante si perse in nei suoi occhi di un verde intenso e profondo, forse nemmeno lo smeraldo più puro possedeva un colore così bello.
- A parte la matematica? Nessuno!- rispose in tono un po’ lamentoso quindicenne, abbandonando con un gesto sconsolato la presa sulla penna.
Adorava quando l’altro lo aiutava a fare i compiti, perché la sua voce diventava calda e avvolgente, come una morbida coperta in una notte invernale; per questo, quando poteva, faceva di tutto per poterla ascoltare. Inoltre, negli ultimi giorni, Subaru, per chissà quali motivi, si era tenuto un po’ alla larga da lui e quella era la prima volta, dopo tanto tempo, che si offriva di aiutarlo con i compiti e Kamui aveva deciso che ne avrebbe approfittato il più possibile. Infatti, Subaru sorrise dolcemente divertito e il suo volto divenne così bello da far girare la testa a Kamui.
- Cos’è che non capisci?- gli chiese lo sciamano.
- È la seconda volta che riprovo, ma il risultato non è giusto e non capisco dove ho sbagliato!- sbuffò Kamui guardando la pagina del quaderno come se fosse un nemico mortale.
Lo sciamano ridacchiò divertito vedendo l’espressione ostile dipinta sul volto di Kamui e, quasi senza rendersene conto, pensò a quanto fosse adorabile anche con quel broncio infantile in viso, sussultando, subito dopo averlo pensato, come se lo avessero frustato.
- Fammi vedere!- gli disse, allungando la mano per prendere il quaderno, sperando di distrarsi così da quelle riflessioni inopportune.
Kamui si sporse tendendogli il quaderno di matematica, osservando attentamente il ragazzo più grande mentre scorreva rapidamente l’equazione. Pensò che avrebbe volentieri trascorso un’intera giornata a studiare algebra se questo gli avesse consentito di stare in compagnia di Subaru. Osservò la sua mano di uomo, grande ma con le dita lunghe e affusolate, mentre prendeva la sigaretta accesa dal posacenere e la portava alle labbra socchiuse: un gesto naturale, ma che fatto da lui assumeva sfumature decisamente sensuali.
- L’errore è qui!- la voce improvvisa di Subaru lo riscosse, riportando Kamui con i piedi per terra.
L’uomo teneva il quaderno tra loro, piegato di lato in modo che entrambi potessero guardare, e, con le dita che stringevano tra indice e medio la sigaretta, gli indicò il passaggio errato.
Il ragazzo, poggiandosi con i gomiti sul tavolo, si sporse in avanti per seguire meglio, ma immediatamente si perse nell’ascoltare la grana vellutata della sua voce, osservando le labbra dell’altro accarezzarsi lievemente mentre parlava. Si perse nell’osservare il suo volto e il modo in cui i capelli gli scivolavano sul viso. E quando lo sciamano con un gesto elegante portò la sigaretta alle labbra, Kamui cercò di immaginare cosa si provasse ad avere quelle mani che scorrevano sulla pelle nuda.
Non riusciva a comprendere come Sakurazukamori avesse potuto rinunciare a tutto quello! Se lui avesse avuto la fortuna di possedere il cuore di quel ragazzo bellissimo e dolce, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non doverlo lasciare mai!
- … mui? Kamui?- la voce dello sciamano si insinuò, ancora una volta, tra i suoi pensieri, riportandolo alla realtà.
- Ehm… cosa…?- domandò imbarazzato per la figura appena rimediata.
- So che sei stanco Kamui, ma ancora un po’ e abbiamo finito con la matematica. Ce la fai a resistere?- gli domandò con espressione un po’ corrucciata.
Il ragazzo, non fidandosi della propria voce, si limitò ad annuire con un piccolo cenno della testa.
- Bene! Allora riprendiamo!- e Subaru ricominciò a spiegare dove e come aveva sbagliato.
Questa volta Kamui si concentrò il meglio che poté sulla spiegazione: si era incantato a osservare Subaru per chissà quanto tempo, così perso nella sua contemplazione che tutto il resto del mondo era semplicemente scivolato via dai suoi sensi. Strinse i denti, sperando che nessuno dei sentimenti che provava per quell’uomo fosse passato sul suo viso in quegli attimi di assenza.
- Hai capito adesso?- gli chiese lo sciamano con un sorriso gentile sulle labbra.
Kamui annuì, impugnando nuovamente la penna e iniziando a correggere i punti indicatigli dall’uomo. Un’espressione stupita accese lo sguardo di Subaru quando vide il ragazzo prendere la biro, non con la mano destra come aveva sempre fatto, ma con la sinistra e scrivere con disinvoltura sul foglio.
- Sei mancino?- gli chiese d’istinto, senza riuscire a staccare lo sguardo da quella mano che, rapida e precisa, scorreva sul quaderno.
- Sono ambidestro!- rispose Kamui e, a dimostrazione delle sue parole scrisse il proprio nome sul margine inferiore della pagina.
Se possibile lo stupore sul volto dell’uomo si ampliò: era la stessa calligrafia della lettera! Sempre più confuso, passò e ripassò con lo sguardo sopra le lettere scritte ordinatamente in nero sul foglio bianco. Possibile che quel quindicenne, devastato dalla vita e distrutto negli affetti, provasse un sentimento così intenso nei suoi confronti, come quello che traspariva dalle poche righe della lettera? Eppure non c’erano dubbi in proposito: anche se diversa da quella che conosceva, era comunque la grafia di Kamui*. Quel senso di gioia e terrore che si impossessava di lui quando pensava a Kamui ricominciò a mulinargli dentro.
Sollevò lo sguardo sul ragazzo e vide che il suo volto ora era teso, come se temesse di aver fatto qualcosa di sbagliato. I suoi occhi erano di un viola profondo e misterioso: chissà quali segreti dolorosi e inconfessabili nascondevano nelle loro profondità…
Subaru sentiva come un forza magnetica avvolgersi attorno a lui e spingerlo verso Kamui. Lo sciamano dovette fare appello a tutta la sua forza volontà per non cedere e baciarlo, rimanendo, invece, fermo al suo posto.
- Andiamo avanti con i compiti?- chiese poi con un sorriso pacato e gentile, distogliendo lo sguardo da quello dell’altro e restituendogli il quaderno che ancora teneva in mano.
Kamui lo guardò un attimo ancora indeciso, per poi riprendere l’oggetto che gli stava porgendo e rimettersi a studiare.
Appena il ragazzo ebbe chinato la testa, un’espressione tesa sostituì quella naturalmente dolce sul volto di Subaru: cosa gli stava accadendo?

Seduto a terra con la schiena contro il muro della portafinestra aperta, il torso nudo e la sigaretta tra le dita, Subaru rifletteva. La notte era ormai succeduta al giorno, la volta celeste era una lastra di vetro nero, lucido e vuoto, mentre la città con le sue luci assomigliava tanto a un cielo trapunto di stelle al contrario. Tutto attorno a lui era immerso in un silenzio così profondo da sembrare irreale.
Negli ultimi tempi non riusciva più a capirsi. Sapeva con certezza che, nonostante la propria volontà, era ancora legato a Seishiro, l’unica persona che avrebbe potuto renderlo felice. E allora perché provava quella devastante altalena di emozioni ogni volta che sentiva lo sguardo di Kamui su di sé?
Chiuse gli occhi e poggiò la testa contro il muro, la brezza fresca della sera scivolava sulla sua pelle facendolo rabbrividire appena. Sospirò pesantemente portando la sigaretta alle labbra e aspirandone una generosa boccata: neanche la nicotina riusciva più a calmarlo!
Aveva sempre saputo che la persona a cui Kamui si era più legato era lui. Lo considerava quasi naturale, considerato quello che avevano passato, i segreti che avevano condiviso quando si era immerso nella sua coscienza per ridestarlo. Kamui era solo un ragazzino di quindici anni che aveva visto frantumarsi davanti agli occhi il proprio mondo e sulle cui fragili spalle era stato gettato il destino del mondo: era normale che si legasse alla persona che sentiva più vicina e affine. Ma Subaru non si era mai fermato a pensare che quell’amicizia nata tra loro potesse mutarsi in amore.
Amore…
… rigirò quella parola tra le labbra più volte avvertendone il gusto agrodolce sulla lingua.
Possibile che Kamui si fosse innamorato proprio di lui? Non avrebbe potuto invece scambiare un profondo affetto per amore?
Infondo era così giovane e solo…
Un sorriso amaro gli schiuse le labbra: come poteva credere a simili stupidaggini quando lui per primo aveva visto l’intensità di quei sentimenti ribollire furiosamente sul fondo di quegli occhi d’ametista? Era stato solo un secondo, ma, mentre studiavano insieme quel pomeriggio, Kamui aveva abbassato la guardia permettendogli di scorgere più di quanto fosse disposto a concedere. Ed era stato bellissimo e terribile insieme venire avvolti da quell’amore!
Forse nemmeno Seishiro l’aveva mai guardato con quella profonda adorazione…
Sollevò un po’ la testa e riaprì gli occhi puntandoli nell’oscurità del cielo. A Kyoto era ancora possibile ammirare la bellezza di un cielo stellato, nessuna abbagliante luce del progresso tecnologico aveva oscurato un simile spettacolo. A Subaru piaceva contemplare la notte, gli sembrava di poter rubare a esse un po’ di pace e lo aiutava a pensare, per questo quando poteva si fermava sempre a osservarla.
Scosse la testa, costringendosi a ritornare sui propri pensieri: stava solo cercando di scappare a se stesso, si rimproverò aspramente battendo lievemente la nuca contro il muro.
Come un codardo stava scappando da quell’unica domanda che non aveva il coraggio di porsi, terrorizzato dalla risposte che avrebbe dovuto darsi. Perché sapeva che avrebbero potuto cambiare tutto per lui.
Ma quella domanda era sempre lì sul fondo della sua mente, pronta a pungolarlo appena avesse abbassato la guardia e si fosse lasciato andare. Era quell’incertezza di non sapere cosa provasse veramente per Kamui a tormentarlo e consumarlo, come un peso sull’anima di cui non riusciva a liberarsi.
Nonostante non volesse ammetterlo nemmeno con se stesso, ciò che li legava era molto più profondo dell’amicizia. Subito aveva avuto per Kamui attenzioni e premure che era strano rivolgesse a un ragazzino appena conosciuto, ma si era detto che lo faceva perché gli ricordava tanto se stesso, quel ragazzo che era stato prima dell’arrivo di Seishiro, il loro capo e voleva proteggerlo e impedire che Kamui crollasse nuovamente rinchiudendosi nella propria mente.
Ma forse la verità era molto più complicata di quanto fosse disposto ad accettare!
Quella verità che fingeva di non vedere, che cercava di nascondere sotto cumuli e cumuli di menzogne, ogni giorno che passava diventava sempre più opprimente sulla sua anima e presto non sarebbe più riuscito a negarla.
Aveva provato ad allontanarsi da Kamui, adducendo scuse puerili e ridicole, sperando così di riuscire a trovare una risposta chiara a quel cataclisma emotivo che si era scatenato dentro di lui quando aveva scoperto che quel ragazzo era l’autore della lettera d’amore, ma quella lontananza lo stava soffocando.
Si sentiva terribilmente confuso…
Un lieve bussare alla porta lo riscosse dai suoi pensieri.
- Avanti!- disse senza alzarsi da terra.
Il battente si aprì delicatamente rivelando la figura sottile di Kamui, addolcita dalla penombra del corridoio. Subaru fece scorrere lo sguardo su di lui, soffermandosi un istante di troppo sulle ombre delicate che i capelli disegnavano sulla sua pelle d’alabastro, sulle labbra di rubino appena schiuse e sulla linea morbida del collo che scompariva sensualmente sotto il colletto chiuso della camicia. Si costrinse a fermarsi lì, a non scendere oltre con lo sguardo, non sapendo quanto ancora avrebbe potuto resistere.
Kamui entrò nella stanza, muovendosi lentamente, quasi temesse la reazione dell’uomo. Subaru era sempre stato un tipo molto chiuso e schivo, ma lui in qualche modo riusciva sempre a comprendere i suoi stati d’animo e anticiparlo, come se tra loro si fosse creato un qualche contatto empatico. Ora però era diverso: lo sciamano si era chiuso ancora di più in se stesso, come un riccio che vuole difendersi da un pericolo vicino, alternando la sua naturale gentilezza e dolcezza a momenti di alienamento totali, in cui sembrava più lontano e freddo che mai. E Kamui aveva imparato presto a odiare quegli attimi. Per questo era lì quella sera, per chiedergli una spiegazione per quello strano comportamento, per cercare di capire il perché Subaru volesse sciogliere anche quel debole legame che li aveva uniti fin dal loro primo incontro. Quei giorni di lontananza emotiva erano stati terribili: Kamui si era sentito come se improvvisamente il sole per lui si fosse spento, lasciandolo in una tenebra spessa e gelida che gli stava lentamente congelando l’anima. Si fermò davanti all’uomo ancora seduto a terra, il volto abbassato, nascosto dalla frangetta, temendo quello che avrebbe potuto trovare nel verde di quegli occhi, e le mani strette a pugno contro la stoffa dei pantaloni. Era più facile per lui affrontare a viso aperto un Drago della Terra che lo sciamano seduto silenziosamente davanti a lui, perché sapeva che un nemico avrebbe potuto solo ucciderlo, mentre una parola di Subaru avrebbe potuto frantumare la sua anima senza possibilità di ricomporla in futuro. Ma doveva comunque tentare per poter credere di riportare le cose tra loro come prima.
Il silenzio era così spesso e pesante da risultare una presenza fin troppo reale.
- Perché mi hai lasciato quella lettera?- chiese Subaru senza mezzi termini.
La sua voce era calma e pacata, quasi disinteressata, ma il ragazzo più giovane sussultò come se lo avessero frustato. Kamui si morse il labbro così forte da ferirsi, spaventato da quella domanda improvvisa e inaspettata. Come aveva potuto essere così stupido? Come aveva potuto pensare che Subaru non avrebbe ricollegato la sua scrittura con quella della lettera che gli aveva lasciato il giorno del suo compleanno? Eppure aveva preso ogni precauzione per non essere scoperto, aveva anche usato la mano sinistra per scrivere…
Nelle settimane successive, Subaru aveva sempre mostrato il solito comportamento calmo e solitario, come se non fosse accaduto nulla di così particolare da turbarlo e Kamui si era convito che avesse gettato via il suo regalo senza nemmeno degnarsi di guardarlo. Per questo aveva agito in quel modo sconsiderato, usando la stessa calligrafia, facendosi scoprire come uno stupido, e sentendosi raggelare quando aveva scorto l’espressione allibita nei suoi occhi.
- Kamui perché mi hai lasciato quella lettera in camera?- ripeté pazientemente lo sciamano.
Il ragazzo continuava a restare davanti a lui, immobile e a testa bassa. Sotto la frangetta che gli copriva metà del volto Subaru poteva scorgere la pelle arrossata delle guance. Qualcosa si attorcigliò dolorosamente dentro di lui, davanti all’immagine così fragile che Kamui mostrava in quel momento. Il desiderio che aveva a lungo provato per quel ragazzo aveva preso a bruciare sempre più forte dentro di lui, divenendo quasi incontrollabile e annebbiandogli la mente come se fosse ubriaco. In quel momento, Kamui sembrava così dolce e fragile, apparendo ai suoi occhi di una bellezza quasi dolorosa, tanto che tutte le barriere dietro cui si era rintanato fino a quel momento andarono irrimediabilmente in frantumi. Senza nemmeno rendersene conto, l’uomo sollevò la mano e la chiuse attorno al polso dell’altro, così sottile e fragile nella sua stretta, e con un piccolo strattone lo tirò verso di sé. Il ragazzo, preso alla sprovvista, si sbilanciò in avanti e cadde in ginocchio tra le gambe dello sciamano. Sollevò uno sguardo sorpreso su di lui, arrossendo per l’intensità con cui l’altro lo stava guardando.
- I... io… non…- pigolò, non sapendo nemmeno lui cosa volesse dire in realtà.
Subaru lo stava guardando come aveva sempre desiderato: i suoi occhi gli scivolavano sul viso in un modo così profondo da sembrare che stesse realmente accarezzando i suoi tratti. Poteva sentirlo realmente sulla sua pelle, come dita invisibili che premevano, toccavano ed esploravano. E Kamui fu costretto a socchiudere gli occhi per resistere all’intensità di quelle emozioni che facevano forza su di lui e dentro di lui, minacciando di schiacciarlo.
Spalancò gli occhi di scatto quando Subaru sfiorò le sue labbra con un bacio. Il volto dell’uomo era ancora vicinissimo al suo, tanto che poteva sentire il suo respiro tiepido e appena affrettato scivolargli sulle labbra e lo guardava con un miscuglio di emozioni diverse che gli si agitando sottopelle in quel momento. Tra i tanti sentimenti che lo stavano straziando, Kamui riuscì a distinguere un forte desiderio, ma anche tanta paura.
- S… Subaru…?- provò a chiamarlo, non sapendo cosa fare in quella situazione.
Lo sciamano spinse il volto in avanti baciandolo, come se volesse tacitare la sua voce che tanto assomigliava a quella che nella sua mente lo stava aspramente rimproverando. Voleva soltanto ubriacarsi delle sensazioni che quelle labbra sapevano dargli, dimenticare tutto e non pensare più a nulla. Voleva catturare quel momento senza pensare alle conseguenze e bruciare fino a consumarsi completamente.
Kamui non riusciva a pensare, sentiva la mente piacevolmente vuota e i sensi sfrigolare per quel contatto tanto desiderato. Sollevò le braccia incrociandole dietro il collo dell’uomo, sporgendosi in avanti e stringendosi a quel corpo forte e delicato.
Qualcosa dentro di lui stava urlando disperatamente che quella splendida illusione sarebbe scomparsa il mattino successivo lasciandolo devastato, ma nessun prezzo da pagare sarebbe stato abbastanza alto per poter vivere quei momenti.






*La storia che la scrittura è diversa se si usa la mano destra o la sinistra l'ho letta ne 'Il Conte di Montecristo': Danglars scrive con la mano sinistra la lettera in cui accusa Edmond Dantes di connivenza con Napoleone e che Fernando consegna facendolo arrestare.