Capitolo cinque:
Ha davvero bisogno di te



Kamui passeggiava senza meta per le strade affollate del centro, le mani infilate nelle tasche del pantalone e la testa abbassata. Si sentiva completamente svuotato.
Da quella mattina in cui Subaru lo aveva rifiutato era cambiato radicalmente. Aveva pianto come non ricordava di aver mai fatto prima, addormentandosi, poi, sfinito e raggomitolato sul pavimento. Quando si era svegliato era pomeriggio inoltrato e, a quanto sembrava, nessuno era andato a cercarlo, per fortuna. Si era alzato piano, cercando di non affaticare il proprio corpo e, con la stessa andatura lenta, era entrato in bagno.
Muovendosi come se si trovasse in un sogno sfocato e che la sua mente non riusciva ad afferrare fino in fondo, si era infilato nel box doccia e aveva aperto il rubinetto dell’acqua calda. Si era poi appoggiato con i palmi delle mani contro le mattonelle, mentre il getto scorreva sulla sua pelle dapprima gelido poi sempre più caldo, sferzandolo e ustionandolo, ma nemmeno quel dolore era riuscito a sentire.
Da allora non era più riuscito a provare nulla, né gioia né sofferenza, come se un interruttore si fosse spento dentro di sé. Si sentiva come se fosse stato avvolto da uno strato di bambagia che aveva offuscato ogni sua percezione, tranciando di netto ogni contatto diretto con la realtà. Si trascinava pietosamente giorno dopo giorno, senza una meta precisa, come se avesse perso interesse per tutto ciò che lo circondava. Si sentiva svuotato di ogni emozione, come se il pianto lo avesse completamente prosciugato, e si muoveva per inerzia per dimostrare a se stesso che non era ancora morto.
L’unica cosa che era sopravvissuta dentro di lui era l’amore che provava per Subaru, tutto il resto era stato ridotto in cenere dal dolore che lo aveva bruciato.
Infondo, non sarebbe stato male continuare a vivere in quello stato di perenne apatia, considerò, sollevando lo sguardo verso il cielo amaranto del tramonto: si era immuni alle emozioni e non si soffriva. Ma, infondo, anche quella non era che una chimera che aveva concesso a se stesso: bastava che ripensasse a Subaru e al suo sguardo gentile, perché quelle riflessioni perdessero di significato.
Nonostante tutto, non riusciva a rinnegare quella notte, perché, sebbene fosse finita nel modo peggiore, l'aveva passata con l’uomo di cui era innamorato e per lui era stata un atto d’amore. Cercava di aggrapparsi all’illusione che, anche solo per un istante, Subaru doveva averlo desiderato, perché una persona come lui non avrebbe mai fatto una cosa simile senza una solida motivazione alle spalle, ma, subito dopo, veniva smentito dal ricordo della profonda delusione che aveva letto nei suoi occhi verdi quando si era svegliato e allora un senso di claustrofobia gli chiudeva la gola.
Deglutì a vuoto, mentre i ricordi ricominciavano ad affollare la sua mente con la loro terribile bellezza e tristezza, straziandolo. Chissà se un giorno o l’altro quella sofferenza sarebbe terminata…
Sarebbe riuscito a resistere fino ad allora, o sarebbe crollato molto prima?
- Che espressione triste, piccolo Kamui, è forse accaduto qualcosa?- una voce sardonica e familiare risuonò alle sue spalle.
Il ragazzo si volse di scatto e, tra la folla che rapidamente camminava attorno a lui, vide la figura imponente di Fuuma. Indossava un lungo cappotto nero chiuso fino al collo sopra un paio di pantaloni dello stesso colore, gli occhialetti da sole rotondi a coprirgli lo sguardo mentre un sorriso gentile addolciva i lineamenti del suo volto. Incrociò il suo sguardo e il tempo sembrò fermarsi, prima di iniziare a scorrere indietro, riportando alla mente sapori, odori e sentimenti che non sarebbero mai più tornati e che ora esistevano solo nella mente.
In quel momento, guardandolo poteva ancora illudersi che fosse l’amico che aveva sempre conosciuto, quello esistito prima dell’inizio di quella folle guerra, il ragazzo dolce e buono che lo aveva sempre consolato e protetto, che aveva amato come un fratello e che non aveva mai ucciso Kotori.
L’espressione sul volto di Fuuma si addolcì ulteriormente, mentre si avvicinava a piccoli passi, come se non volesse spaventarlo, fermandosi solo quando gli fu di fronte. Bloccò il mento di Kamui con una mano e gli sollevò il volto verso il proprio, scrutando poi intensamente i suoi lineamenti, come se in essi potesse leggere le tracce di quel profondo dolore che lo stava spezzando in due e che cercava di nascondere sotto un’espressione distaccata.
- Cosa ti hanno fatto, piccolo Kamui?- chiese, chinandosi a baciarlo sulla fronte.
Quel tono triste, unito all’espressione gentile sul volto dell’amico, fece sciogliere quel nodo che gli si era stretto dentro in quei giorni e un calore doloroso gli invase il petto. Una sola lacrima scivolò lenta sulla sua guancia, catturando e riflettendo la luce insanguinata del tramonto, prima di scomparire nella piega delle labbra.
Era quello che gli era mancato di più: l’amico che compariva sempre al momento giusto, lenendo tutte le sue ferite in modo quasi magico.
Artigliò la stoffa dello spolverino di Fuuma e pianse con il viso affondato contro il suo petto. Le braccia dell’amico lo avvolsero in un abbraccio, mentre, con la guancia appoggiata alla sua testa, lo cullava. E Kamui pianse a lungo, sfogando tutta la sofferenza che si era portato dentro fino a quel momento e che aveva ignorato volutamente per non mostrarsi ancora una volta debole agli occhi di Subaru.
Così come era iniziato, quel momento terminò. Quando vide che Kamui si stava calmando, Fuuma avvicinò la bocca al suo orecchio e il sorriso sulle sue labbra si mutò in un ghigno rapace.
- Hai abbassato la guardia Kamui, ormai dovresti sapere chi sono diventato!- lo canzonò con divertita cattiveria.
Fu tutto così repentino che il Drago del Cielo non riuscì nemmeno a sollevare la testa. Provò un dolore atroce che divorò immediatamente ogni suo centro nervoso. Venne sbalzato indietro e, nell’attimo interminabile che impiegò per terminare la caduta, vide il sangue che sgorgava dalle sue ferite mutarsi in liquide perle rosse che evaporavano nel calore provocato dall’esplosione. Kamui sbatté violentemente contro l’asfalto crepato della strada e rotolò per alcuni metri prima di fermarsi. La testa gli pulsava e aveva la vista annebbiata per il colpo e dovette aspettare alcuni istanti prima di potersi sollevare a sedere. Si guardò intorno, ancora intontito, e, con orrore, vide i palazzi crollare attorno a lui e una fiumana di gente correre impazzita per le strade.
Lo sguardo inorridito e impotente di Kamui ritornò sull’amico che lo fissava palesemente divertito, ancora in piedi davanti a lui.
- Fuuma!- lo richiamò, sperando che la sua voce riuscisse a raggiungerlo e a riportarlo indietro dallo stato di follia in cui la propria scelta lo aveva fatto precipitare.
- Il ragazzo che conoscevi non esiste più: io sono il Kamui della Terra!- proclamò con un ghigno vittorioso.
Altri palazzi crollarono come per confermare quella ineluttabile realtà. Kamui strinse i denti e, ignorando il dolore di tutte le ferite che gli aprivano la pelle, si rimise in piedi, malfermo sulle gambe tremanti, ma sempre sostenendo lo sguardo dell’altro, mentre i suoi vestiti si impregnavano del calore denso e viscoso del sangue. Fu allora che lo notò: i tratti di Fuuma si sovrapponevano e confondevano con quelli di Subaru in una somiglianza straziante che non aveva mai notato prima. Com’era possibile che quei due si rassomigliassero in quel modo?
- Perché lui è ciò che desideri veramente!- spiegò Fuuma con un sorriso dolce, quasi gli avesse letto nella mente.
A quelle parole Kamui sussultò violentemente: come faceva a conoscere ciò che lui desiderava? Osservò l’amico confuso, mentre realizzava il senso più profondo di quelle parole.
Subaru era ciò che desiderava veramente per sé…
Era così importante per lui da essere capace di fare qualsiasi cosa per saperlo in salvo e vederlo felice. Lo amava tanto, troppo, eppure non avrebbe mai potuto averlo, perché qualcun altro aveva preso il suo cuore. Qualcuno che non lo meritava ma che era l’unica persona in tutto il mondo che avrebbe potuto renderlo felice.
Un senso di amarezza si mescolò al dolore sordo che da quella mattina lo torturava, straziandolo ancora più a fondo. Lacrime gelide scivolarono sulle sue guance, disegnando sentieri umidi sulla polvere e il sangue che gli incrostavano la pelle, incidendola come lame affilate.
Sollevo a fatica le mani davanti al volto, osservandone i palmi coperti di ferite e insanguinati, mentre quel dolore soffocante pulsava sul fondo della sua anima. Una lacrima di sangue scorse sinuosa fino al polso, perdendosi nella manica della camicia e disegnando una corolla cremisi sulla stoffa candida.
Avrebbe protetto quel mondo in cui viveva Sakurazukamori perché era l’unico modo per sapere Subaru felice, pensò stringendo i denti. E in quel momento, una scintilla argentea serpeggiò sui suoi palmi prima che un ventaglio di raggi dello stesso colore scaturisse da essi accecandolo. Quando Kamui ricominciò a vedere, scorse una gigantesca cupola argentea avvolgere tutto il quartiere, proteggendolo. Ne osservava affascinato la grana trasparente e liscia e i riflessi che si rincorrevano sulla sua superficie quando la luce dei lampioni o degli edifici ancora in piedi l’accarezzava.
- Un desiderio quantomeno generoso il tuo, piccolo Kamui! – ghignò la voce di Fuuma ancora davanti a lui. – Ma almeno hai imparato a innalzare la tua barriera spirituale!- .
Kamui passò uno sguardo sempre più sorpreso dall’amico alla cupola argentea sopra di loro: la sua barriera spirituale… Quella era davvero la sua barriera? Non riusciva a credere di essere finalmente riuscito a crearne una, di essere capace di difendere oltre che di attaccare, e la chiave di tutto era Subaru, semplicemente la persona che amava. Era così semplice da essere quasi ridicolo! Come aveva potuto essere così stupido da non averlo capito prima?
Riportò lo guardo su Fuuma, sull’amico che aveva giurato di riportare indietro, e ogni traccia del sorriso che fino a poco prima gli aveva disegnato le labbra scomparve. Ignorando le fitte di dolore, raddrizzò la schiena, quindi sollevò le mani con i palmi rivolti verso l’alto e concentrò in esse una buona dose di energia spirituale.
Si concesse un attimo per scrutare l’amico che gli sorrideva tranquillo a pochi passi da lui, ascoltò il profondo silenzio che li circondava, rotto a tratti da qualche pietra che rotolava giù dalle macerie, e poi si lanciò contro di lui deciso a fermarlo.
Fuuma schivò nuovamente gli attacchi energetici di Kamui, prima di ingaggiare con lui un corpo a corpo così violento che l’asfalto sotto di loro si crepò, sollevandosi in tante zolle nere. Pugni e calci, pesanti come macigni e veloci come fulmini, venivano sferrati, alternati a sfere di energia spirituale, il tutto avvolto dal furioso turbinio della polvere attorno a loro. Presto le urla di dolore e rabbia vennero accompagnate dallo scrocchio sordo delle ossa frantumate e del rumore viscoso della carne lacerata.
Kamui cercò di colpire l’avversario, ma questi lo anticipò colpendolo alla mascella con un potente gancio e sbalzandolo a parecchi metri di lontananza. Il Drago del Cielo compì una spettacolare capovolta a mezz’aria che gli consentì di atterrare sui piedi e quindi, aiutato dalla mano poggiata sull’asfalto, di frenare la caduta. Sollevò i suoi occhi viola, lampeggianti di rabbia e frustrazione, incrociando lo sguardo dell’altro. Fuuma lo stava osservando calmo, quasi divertito dalla sua resistenza, il respiro era regolare come se non avesse combattuto fino a quel momento.
Kamui digrignò i denti fino a farli stridere l’uno con l’altro, prima di slanciarsi contro l’avversario. La collera e la delusione lievitavano sempre più dentro di lui a ogni colpo mancato e a ogni risatina divertita dell’altro, annebbiandogli la mente e confondendolo. Poggiato con le mani contro le ginocchia appena piegate e con la testa abbandonata in avanti, Kamui ansimava pesantemente: sfinito e indolenzito, ormai non era più in grado di ragionare lucidamente. Approfittando della sua guardia abbassata, Fuuma ghignò e lanciò contro di lui la sua energia astrale colpendolo in pieno.
Kamui nemmeno se ne rese conto: semplicemente il mondo scivolò via dai suoi sensi e una pesante coltre nera lo avvolse.

Subaru correva sempre più veloce, saltando di tetto in tetto e sfidandosi a superare i limiti fisici del proprio corpo, nel disperato tentativo di raggiungere presto Kamui.
- Fermati! … Fermati! … Fermati! …- sibilava tra i denti serrati, come se fosse una formula magica che potesse arrestare il tempo.
Un’altra violenta scossa di terremoto lo costrinse a un atterraggio di fortuna sul tetto più vicino, a fatica si rimise dritto e fissò lo sguardo sull’orizzonte dove una gigantesca cupola argentea scintillava benignamente. Deglutì a vuoto, mentre sempre più tragici pensieri gli si affollavano nella mente. Strinse le labbra e, dopo aver caricato sulle ginocchia, spiccò un lungo salto riprendendo la sua corsa disperata.
Da quanto tempo non avvertiva l’ansia e la paura mescolarsi e scorrere nelle vene, elettrizzando il suo corpo. Era strano ritornare a provare delle emozioni dopo tutti quegli anni passati ad avvertire solo un sordo nulla pulsargli dentro. E scoprì di non sentirsi a suo agio con esse: essere privi di sentimenti era meglio, aiutava a mantenere la lucidità e il necessario distacco utile ad affrontare le situazioni. L’apprensione per la sorte di Kamui invece lo stava logorando. La sua mente, sfuggita al rigido controllo che si era imposto negli ultimi anni, si divertiva a proporgli versioni sempre più fosche dello stato in cui poteva trovarsi il ragazzo, quasi volesse vendicarsi di tutto il dolore che gli aveva causato. Subaru strinse i denti fino a farsi sanguinare le gengive, sperando che quel leggero dolore lo aiutasse a distrarsi e a mantenersi concentrato: se voleva affrontare il Kamui della Terra e uscirne vivo aveva bisogno di tutta la sua abilità.
La strada sembrava non terminare mai, anzi: più chilometri copriva più aveva l’impressione che la distanza aumentasse. Un lampo di luce proveniente dal luogo del combattimento illuminò all’improvviso la notte per un attimo, abbagliandolo e costringendolo ad aggrapparsi all’appiglio più vicino. Quando riuscì nuovamente a vedere, Subaru si accorse che la cupola argentea stava iniziando a scomparire lentamente contro il cielo della prima sera: imprecò furiosamente tra i denti prima di riprendere a correre, costringendosi ad aumentare la velocità, perché quando una barriera spirituale scompariva significava che il Drago che l’aveva evocata era morto o in fin di vita. E la sola idea del corpo di Kamui privo di vita, delle sue membra abbandonate disordinatamente sull’asfalto e dei suoi occhi viola spenti per sempre, gli strinse le viscere in una dolorosa morsa gelida.
Non poteva averlo perso, non ora che era a un passo da lui!
Dopo un tempo che a lui parve infinito, lo sciamano arrivò sul luogo dello scontro e subito fece vagare lo sguardo alla ricerca del ragazzo, incrociando soltanto macerie e le profonde ferite che i due Draghi avevano inferto a quella zona della città.
Muovendosi leggero e cauto tra le strade deserte, il silenzio che avvolgeva come una pesante e inquietante coltre ogni cosa, Subaru arrivò su una strada grande che fino a poco prima doveva essere stata piena di gente, intenta a fare compere e a osservare le vetrine dei tanti negozi che si affacciavano su di essa. Socchiuse le labbra in un gesto stupito quando notò due figure dall’altra parte.
Camminando lentamente, come se in qualche modo volesse darsi il tempo per prepararsi a quello che avrebbe trovato, attraversò la strada mentre il cuore aumentava i battiti a ogni passo che compiva. Si fermò a pochi passi da Fuuma in piedi davanti a lui che gli dava le spalle. Un brivido gelido lo squassò quando vide il corpo di Kamui disteso prono, abbandonato scompostamente sull’asfalto, esanime e coperto di sangue, esattamente come lo aveva immaginato mentre correva da lui.
Ancora una volta non era riuscito a salvare una persona che amava!
- A quanto pare hai cambiato desiderio!- la voce calma di Fuuma lo strappò dai suoi lugubri pensieri.
Piccole pietre scricchiolarono sinistramente sotto la suola delle sue scarpe, mentre il Kamui della Terra si voltava verso di lui. Subaru si era aspettato di vedere nuovamente il volto di Seishiro sovrapporsi al suo, ma fu ancora più devastante: i volti di Fuuma, del Sakurazukamori e di Kamui si mescolarono sotto il suo sguardo, confondendosi l’uno con l’altro e disorientandolo.
- Perché non hai ancora capito fino in fondo cosa desideri Sumeragi-san!- gli spiegò Fuuma con un sorriso furbo.
- Cosa…?- .
Fuuma non rispose alla sua domanda implicita, si limitò a sorridergli in modo enigmatico, prima di riprendere a camminare nella sua direzione, con le mani sporche di sangue infilate nelle tasche dei jeans. Subaru scattò in posizione difensiva, impugnando i fudo che teneva nella tasca interna del trench, pronto a combattere. Ma l’altro continuò a rimanere con la guardia abbassata, come se non nutrisse alcun interesse a ingaggiare battaglia con lui e si fermò per un attimo quando l’ebbe affiancato.
- Prenditi cura di lui, ne ha davvero bisogno!- gli disse, a metà tra il serio e il faceto.
Quindi riprese a muoversi, allontanandosi nella strada deserta, i suoi passi che riecheggiavano sempre più deboli nel silenzio in cui era immersa la strada. Lo sciamano rimase immobile, riflettendo sul significato delle parole di Fuuma e sulle sue implicazioni.
Kamui era ferito ma ancora vivo, realizzò e un’ondata di sollievo lo investì completamente.
Subaru si inginocchiò accanto al ragazzo svenuto e, con le mani tremanti di tutte le emozioni che stavano mulinando dentro di lui in quel momento, lo girò, avvertendo qualcosa stringersi dolorosamente dentro di lui quando vide la reale estensione dei danni su quel volto minuto. Lo sciamano passò un dito tremante sullo zigomo e poi sulle labbra, riflettendo che nemmeno in quello stato, con il viso tumefatto e imbrattato di sangue e polvere, la sua bellezza veniva oscurata, anzi! I suoi tratti in quel momento erano rivestiti di una dolorosa grazia che ne rendeva la vista quasi insostenibile.
Avvertì le labbra tremare contro il suo polpastrello, prima che un sospiro sofferente ne fuoriuscisse, e questo bastò a far riscuotere Subaru: Kamui era ferito gravemente, aveva perso molto sangue, e aveva urgente bisogno di cure mediche. Ci sarebbe stato tempo poi per i chiarimenti e le scuse.
Lo sciamano sollevò quel corpo tra le braccia, stupendosi di quanto fosse leggero, perfettamente in sintonia con il suo aspetto etereo. Poggiò la propria testa su quella del ragazzo appoggiata contro la sua spalla, chiuse gli occhi e inspirò le deboli note del suo odore d’arancio che riusciva a riconoscere a stento nel tanfo dolciastro del sangue, comprendendo per la prima volta quanto gli fosse mancato.
- Resisti, Kamui! Devi resistere! Fallo per me, ti prego!- esclamò tra i denti parlando al suo orecchio.
Sospirò bruscamente e raddrizzò la testa, quindi riprese a correre percorrendo la strada a ritroso, sperando che nonostante tutto il male che gli aveva fatto, ascoltasse la sua preghiera.