Leggende sulle terre 



1. LYONESSE
La mitologia celtica abbonda di storie di terre sommerse.
Secondo una leggenda, la stretta striscia di Atlantico che divide le coste di Cornovaglia dalle isole Scilly era una volta una terra emersa sulla quale si trovava il regno di Lyonnesse, ricco di prospere città e di bellissime chiese.
È stato più volte associato con Avalon.
Nel V secolo d.C., un giorno improvvisamente l'oceano inghiottì il regno e un uomo solo, di nome Trevilian, sfuggì alla morte per poterne raccontare la distruzione. Ancora oggi, sullo stemma di famiglia dei suoi discendenti appare il cavallo bianco sul quale si narra che il capostipite avesse raggiunto la salvezza.
Secondo le leggende arturiane, a Lyonesse nacque Tristano, figlio di re Meliodas. Uno dei segni del ritorno di re Artù sarà la ricomparsa dalle acque di Lyonesse.
La poesia epica di Lord Alfred Tennyson, Idylls of the King, dice che a Lyonesse fu combattuta la battaglia finale tra Artù e Mordred.
Un'ipotesi più scientifica e credibile identifica Lyonesse con il porto di Dunwich.
Ci sono tracce del fatto che nel periodo romano le isole di Scilly comprendevano una grande isola, conosciuta come Siluram Insulam (o Sylina Insula). Secondo la leggenda, Lyonesse si estendeva da Scilly all'estremità occidentale della Cornovaglia ed ebbe 140 chiese. La sua capitale era la Città dei leoni (a volte riferita con il nome di Carlyon). I nomi dei tradizionali sovrani di Lyonesse derivano dalla mitologia gallese e da quella arturiana. Tristram Fawr sarebbe stato un personaggio storico della Cornovaglia.

2. YS
Altri racconti parlano di reami sommersi al largo della costa del Galles e della città perduta di Ys che giace sul fondo di una baia in Bretagna. Per quanto improbabile è possibile che le vecchie leggende si riferiscano a terre sprofondate sotto il livello del mare nel corso di centinaia d'anni.
Quest'isola pare sia stata edificata nella baia di Douarnenez in Bretagna da Gradlon, re di Cornovaglia, per la figlia Dahut.
L'isola governata da Gradlon si trovava sotto il livello del mare: proprio per questo motivo attorno all'isola era stato costruito un sistema di dighe che proteggevano la città dai mari dell'oceano.
Il re aveva una splendida figlia, di nome Dahud, e il padre, come gesto d'amore nei confronti della figlia, le diede le chiavi che permettevano di aprire le dighe della città. La leggenda vuole che un giovane straniero giunto all'isola, innamorato di Dahud, venne in possesso delle chiavi delle dighe, e siccome in lui si nascondeva il Demonio, aprì le dighe della città permettendo all'Oceano di sommergere l'isola, e quindi, distruggerla; re Gradlon riuscì a salvarsi raggiungendo la costa e portando con sé Dahud, ma durante il tragitto Dio gli disse di gettare in mare la figlia perché posseduta dal Demonio. Così fece. La leggenda narra che proprio Dahud, per adattarsi alle acque dell'oceano, si trasformò in una sirena, che con il suo dolce e ossessivo canto, riesce ad incantare i marinai.

3. LEMURIA
Le origini di quest'isola scomparsa risale alla convergenza di varie correnti di pensiero.
Nel secolo scorso alcuni sostenitori di Darwin arguivano che essendoci alcune analogie tra i reperti fossili trovati in Africa e quelli trovati in Brasile, dovevano esservi stati dei collegamenti di terraferma tra i due continenti. Vari biologi e paleontologi dello stesso periodo spiegavano tali collegamenti con 'ponti di terra' che erano poi sprofondati senza lasciare tracce.
Uno di questi 'ponti', un presunto terzo continente scomparso nell'Oceano Indiano, fu chiamato Lemuria per via dei lemuri, comuni nel Madagascar.
Ernest Haeckel fece sua l'ipotesi dell'esistenza del continente Lemuria non soltanto per spiegare la dislocazione delle piante e degli animali, ma anche per localizzare il paradiso, la 'primordiale dimora dell'uomo'.
Lemuria entrò nel lessico dell'occulto tramite le opere di Madame Blavatsky, fondatrice della Società Teosofica, che dichiarò intorno al 1880 che l'esistenza di questo continente, abitato da una razza di ermafroditi spiritualmente puri, le era stato rivelato dai Mahatma che le avrebbero permesso di visionare un testo pre-atlantideo, il Libro di Dzyan. Secondo l'interpretazione teosofica, gli ermafroditi di Lemuria corrispondevano a una delle sette Razze Radicali attraverso cui si muove ciclicamente l'evoluzione dell'umanità.
Nel 1894 Frederick Spencer Oliver pubblicò A Dweller on Two Planets, nel quale dichiarò che i sopravvissuti di un continente immerso chiamato Lemuria, vivevano sopra o all'interno del Monte Shasta nel nord della California. I Lemuriani avrebbero vissuto in un complesso sistema di tunnel scavati nella montagna e, in alcuni casi, sarebbero stati avvistati fuori dalla loro montagna, mentre camminavano coi loro abiti bianchi.

4. MU
Mu è il nome di un ipotetico continente scomparso nell'Oceano Pacifico, descritto dall'angloamericano James Churchward (1852-1936), sulla base di una traduzione - poi rivelatasi completamente errata - del XIX secolo dall'abate fiammingo Charles-Etienne Brasseur da un manoscritto Maya.
Brasseur si applicò subito alla traduzione di uno dei pochissimi codici maya superstiti, il Codice Troano, utilizzando l'"alfabeto maya" inventato da Landa, ottenendo un testo piuttosto incoerente che sembrava parlare di una terra che era sprofondata in seguito ad un cataclisma (si scoprì in seguito che il codice trattava in realtà di tutt'altro argomento, cioè di astrologia). Trovando infine un paio di simboli che gli erano sconosciuti, Brasseur li tradusse con quelli di Landa che più gli sembravano simili, ottenendo la parola "mu", che egli ritenne fosse il nome della misteriosa terra.
L'interpretazione di Brasseur venne successivamente ripresa, ampliata e resa popolare da James Churchward.
Churchward, generalmente presentato come un colonnello dell'esercito britannico in pensione, scrive che, nel corso dei suoi viaggi in Oriente alla fine dell'Ottocento, finì con l'imbattersi nella storia di una remota civiltà scomparsa nella notte dei tempi, Mu, l'Impero del Sole, fonte di tutte le antiche civiltà del pianeta, in una serie di antichissime tavolette di terracotta custodite in un tempio indiano. I Naacal sarebbero stati una confraternita di 'saggi', provenienti da Mu, i quali le avrebbero scritte o a Mu stesso, prima del suo inabissamento, oppure in Birmania dopo il medesimo, da dove poi esse furono esportate in India. Churchward fornisce nei suoi scritti una trascrizione dell'alfabeto di Mu, ma gli originali delle tavolette non sarebbero stati mai più visti da alcuno dopo di lui e non vi è pertanto alcuna prova della loro esistenza.

Dopo avere trascritto le tavolette, l'autore iniziò una serie di viaggi in tutto il mondo allo scopo di suffragare ulteriormente le sue teorie, che rese note con il suo libro Mu, il continente perduto (Mu: The Lost Continent), pubblicato nel 1926 e aggiornato successivamente nel 1931.
Secondo le descrizioni di Churchward il continente Mu, situato nell'oceano pacifico, era un vasto territorio ondulato che aveva come confine settentrionale le isole Hawaii e come confine meridionale una linea immaginaria tracciata tra l'isola di Pasqua e le Fiji. Da est a ovest misurava 8000 km e in senso verticale 5000 km. Mu era ricca di vegetazione tropicale, fiumi, laghi e grandi animali. Era una sorta di grande giardino dell'Eden. Il nome deriverebbe dalla omonima lettera greca, che sarebbe stata trovata incisa sulle pareti delle grotte di accesso al continente.

5. AGARTHI
Agarthi (detto anche Aghartta o Agartha o Agharti, "l'inaccessibile") è un regno leggendario che si troverebbe all'interno della terra, descritto nelle opere dello scrittore Willis George Emerson (1856 - 1918). La favolosa Agarthi è legata alla teoria della Terra cava ed è un soggetto popolare nell'esoterismo.
Agarthi è uno dei nomi più comuni usati per definire una civiltà nascosta all'interno dell'Asia centrale. È un regno mitico descritto nel tantra Kalachakra del buddhismo tibetano. È un regno separato da una cintura di alte montagne e suddiviso in otto parti che formano come un fiore a otto petali in cui vi sono settantasei regni. Kalapa è la capitale di Shambala-Agartha in cui ha sede il palazzo del sacerdote-re e questo regno è situato in India e coincidente col monte Meru o Polo Nord prima dello spostamento dell'asse terrestre, centro del mondo e terra originaria dell'umanità. Sarebbe situata in India nello stato di Orissa o vicino Benares. Il suo primo capo fu Suchandra, il capo attuale è Anirudda e il prossimo sarà Drag-po chor lo chan o Rudra chakrin, il corrucciato con la ruota. Secondo la profezia il Mahdi della tradizione islamica, discendente di Maometto ingaggerà la guerra mondiale per il dominio planetario e instaurerà un impero mondiale. Così facendo si scontrerà con Shambala e il suo sacerdote-re Rudra chakrin. Questi lo spazzerà via con l'aiuto delle forze soprannaturali e inizierà l'età dell'oro. Il Kalachakra tantra profetizza una guerra tra Shambala e la Mecca e parla del pericolo per il buddhismo costituito dall'islam. Ma la battaglia finale avverrà in Iran tra Kalki e il leader musulmano.
Dato che è improbabile che esistano ancora siti inesplorati (o peggio regni sotterranei) probabilmente Shambala non è che Sambhal situata nell' Uttar pradesh. Questo lo afferma il Kalki purana. Il Kulika o Kalki che la governa nascerà là e poi si trasferirà a Mathura da dove guiderà una rivoluzione spirituale e un governo mondiale.
Una delle prime fonti del mito dei regni sotterranei è Il Dio fumoso di Willis George Emerson, pretesa autobiografia di un marinaio norvegese chiamato Olaf Jansen. Emerson racconta di come Jansen abbia navigato all'interno della Terra attraverso un'apertura presso il Polo Nord. Per due anni sarebbe vissuto con gli abitanti di questo regno il cui mondo sarebbe illuminato da un "Sole centrale fumoso". Il padre sarebbe rimasto ucciso durante il ritorno, il figlio ricoverato come pazzo. Il resoconto sarebbe stato dato dal figlio, che dopo la dimissione dal sanatorio si sarebbe stabilito in California, e che novantenne avrebbe deciso di rendere pubblica la vicenda. Malgrado nel racconto di Emerson non si faccia il nome di Agarthi, esso vi è stato associato in opere successive. Shambala "la Minore", una delle colonie di Agarthi, era la sede del governo del regno. Mentre Shambala consiste in un continente interno, le altre colonie satelliti sono degli agglomerati più piccoli situati all'interno della crosta terrestre o dentro le montagne. I cataclismi e le guerre avvenute sulla superficie spinsero il popolo di Agarthi a stabilirsi sottoterra.

6. AVALON
Avalon è un'isola leggendaria, situata da qualche parte nelle isole britanniche, famosa per le sue belle mele. Secondo alcune teorie, la parola Avalon è una traslitterazione inglese del termine celtico Annwyn, cioè il regno delle fate, o Neverworld. Nella sua Historia Regum Britanniae Goffredo di Monmouth ha dato al nome il significato di Isola delle Mele, cosa molto probabile, visto che in bretone e in cornico il termine usato per indicare mela è Aval, mentre in gallese è Afal, pronunciato aval.
Secondo alcune leggende, Avalon sarebbe il luogo visitato da Gesù e da Giuseppe d'Arimatea e quello dove, proprio Giuseppe d'Arimatea, dopo aver raccolto il sangue di Cristo in una coppa di legno (il Sacro Graal), si rifugiò, fondando anche la prima chiesa della Britannia. Oggi l'isola di Avalon è normalmente associata alla cittadina di Glastonbury, in Inghilterra. Sarebbe anche il luogo in cui fu sepolto Re Artù, trasportato nell'isola su una barca guidata dalla sorellastra, la Fata Morgana. Secondo la leggenda, Artù riposa sull'isola, in attesa di tornare nel mondo quando questo ne sentirà nuovamente il bisogno.
Per alcuni Avalon andrebbe identificata con Glastonbury. A partire dagli inizi dell'XI secolo, prese corpo la tradizione secondo cui Artù fu sepolto nella Glastonbury Tor, che in passato era circondata dall'acqua, proprio come un'isola. Durante il regno di Enrico II, l'abate Enrico di Blois commissionò una ricerca, che, a una profondità di 5 metri, avrebbe portato alla luce un enorme tronco di quercia o una bara con un'iscrizione: "Qui giace sepolto l'inclito re Artù nell'isola di Avalon". I resti furono sotterrati di nuovo davanti all'altare maggiore, nell'abbazia di Glastonbury, con una grande cerimonia, a cui parteciparono anche re Edoardo I e la sua regina. Il luogo divenne meta di pellegrinaggio fino al periodo della Riforma protestante. Una vicina vallata porta il nome di Valle di Avalon. Comunque, la leggenda di Glastonbury è stata spesso considerata falsa.
Secondo altre teorie, Avalon sarebbe l'Ile Aval o Daval, sulla costa della Bretagna, oppure Burgh-by-Sands, nel Cumberland, che al tempo dei romani era il fortilizio di Aballava, lungo il Vallo di Adriano, e vicino Camboglanna, al di sopra del fiume Eden, ora Castlesteads. Per una coincidenza, il sito dell'ultima battaglia di Artù si sarebbe chiamato Camlann.
Per altri Avalon sarebbe da ubicare sul Monte di san Michele, in Cornovaglia, che si trova vicino ad altre località associate con le leggende arturiane. Questo monte, è in realtà isola che si può raggiungere quando c'è bassa marea.
La questione è confusa da leggende simili e toponimi presenti in Bretagna.

Avalon, comunque, resta nell'immaginario collettivo un'isola magica, dove continuano a vivere le vecchie tradizioni dei celti e dove la Grande Dea viene onorata dai druidi e dalle sacerdotesse. Sono proprio queste ultime, sempre secondo le leggende, ad aver nascosto l'isola con una fitta nebbia, rendendo il luogo accessibile solo a chi ha la conoscenza per aprire questo incantesimo. L'isola di Avalon veniva chiamata anche "Inis witrin" (cioè "isola di vetro") per l'abbondanza di guado, pianta che sfuma sull'azzurro e che i guerrieri celti utilizzavano per tingersi la faccia per andare in battaglia.

7. AZTLAN
Aztlán è la leggendaria terra d'origine degli Aztechi e di tutte le popolazioni di etnia nahua, una tra le più importanti culture mesoamericane.
Azteca, in lingua nahuatl, significa proprio "gente di Aztlán".
Secondo alcuni studiosi, Aztlán deriverebbe dalle parole nahuatl aztatl, che significa airone (o uccello dalle piume bianche), e tlan(tli), che significa "posto del": Aztlán vorrebbe quindi dire "posto degli aironi". Secondo un'altra teoria, deriverebbe dal nome del dio Atl e significherebbe "vicino all'acqua".
La leggenda nahua narra di un luogo di nome Chicomoztoc, cioè "posto delle sette caverne", popolato da altrettante tribù: Xochimilca, Tlahuica, Acolhua, Tlaxcalan, Tepanechi, Chalco, Aztechi.
Insieme, i nahuatlaca ("gente nahuatl") lasciarono le caverne e si stabilirono ad Aztlán.
Ciascuno di questi popoli fonderà poi una propria città-stato nell'attuale territorio del Messico.
Gli Aztechi furono gli ultimi ad emigrare (intorno all'830) e, secondo il mito, impiegarono 302 anni per raggiungere la loro meta. Una volta giunti nella valle di Anahuac (odierna Valle del Messico), ogni territorio era già stato occupato e furono costretti a deviare il loro percorso verso le sponde del Lago Texcoco. Qui, finalmente, gli apparve il simbolo risolutore della profezia che nel 1325 permise a Tenoch la fondazione di Tenochtitlan.
Alexander von Humboldt, in base ai suoi studi sulla geografia di Aztlán, propose la collocazione della misteriosa città in una contea a sud del Wisconsin. Nel 1837 una spedizione capeggiata da Nathaniel F. Hyer, un giudice di Milwaukee, raggiunse la località e le diede il nome di Aztalan. Oggi esiste un importante centro archeologico che descrive abbastanza fedelmente usanze e stili di vita delle antiche popolazioni che abitarono il luogo.
Nel 1887 tuttavia l'antropologo messicano Alfredo Chavero dichiarò che Aztlán era in realtà situata sulle coste messicane dell'Oceano Pacifico, nello stato di Nayarit. La sua teoria trovò l'opposizione della comunità scientifica e un discreto consenso popolare. Negli anni ottanta il presidente del Messico José López Portillo rilanciò questa teoria, facendo coincidere Aztlán con l'odierna città di Mexcaltitlan (sempre nel Nayarit). Le sue parole furono considerate un gesto di propaganda politica e vennero bocciate dagli studiosi messicani. Ciononostante, lo stato di Nayarit ha incorporato il simbolo di Aztlán nel proprio stemma, proclamandosi "culla dei messicani".

8. CAMELOT
Camelot era la fortezza del leggendario Re Artù. Fu citata per la prima volta da Chrétien de Troyes nel suo poema Lancillotto o il cavaliere della carretta, e acquisì un'importanza via via crescente nelle opere che, nel corso dei secoli, svilupparono la mitologia del ciclo arturiano.
La collocazione geografica di Camelot non viene mai chiarita né da de Troyes né dagli autori successivi. Le ipotesi avanzate nel tempo includono: Saltwell Park, a Gateshead, Cadbury Castle, Tintagel Castle, Viroconium, Caerleon-on-Usk, nel Galles meridionale, Dinerth Castle vicino al fiume Arth, Galles occidentale.  
 Si è anche ipotizzato che il nome "Camelot" sia una deformazione di Camulodunum, la fortezza di Colchester, sebbene la collocazione di quest'ultima, nell'Anglia orientale (Essex) la collochi nel regno anglosassone "sbagliato".

9. EL DORADO
L'El Dorado (abbreviazione spagnola di El indio Dorado) è un luogo leggendario in cui vi sarebbero immense quantità di oro e pietre preziose, oltre a conoscenze esoteriche antichissime.
In questo luogo, situato al di là del mondo conosciuto, i bisogni materiali sono appagati e gli esseri umani vivono in pace tra loro godendo della vita. Spesso viene associato al paradiso terrestre o all'Eden situato agli antipodi.
In seguito alla scoperta europea delle Americhe il mito di un luogo leggendario e ricchissimo si rinforzò.
Gli indigeni americani, che facevano largo uso di monili in oro, fecero pensare agli spagnoli di essere giunti vicino ad un luogo mitico ricco di oro dove i bisogni materiali fossero appagati. Uno dei primi spagnoli a cercare un luogo mitico fu Juan Ponce de Leon.
Hernán Cortés e Francisco Pizarro, nel conquistare gli imperi azteco e incas rispettivamente credettero di essere giunti in questo luogo leggendario ma poi la loro sete di potere e ricchezza li spinse a continuare la ricerca.
Furono proprio i tesori riportati in Spagna da questi conquistadores a spingere i banchieri Welser di Norimberga a farsi coinvolgere nella ricerca dell'Eldorado.
Da qui in poi ci furono moltissime spedizioni e forze messe in campo per trovare questo posto ricchissimo, ma nessuna ebbe successo.
La leggenda dell'El Dorado era arrivata a un punto di svolta quando i conquistatori spagnoli Gonzalo Jiménez de Quesada e Sebastian de Belalcazar sentirono parlare di un capo indigeno che si immergeva in una laguna ricoperto di polvere d'oro e gettava delle offerte d'oro nelle profondità delle acque. Sarebbe stato proprio Belalcazar, sentendo nel 1536 il racconto di un mercante indigeno nativo di Llactalunga, a coniare per primo il termine "El indio Dorado", abbreviato in El Dorado, a indicare il sovrano indio coperto di polvere d'oro che gli era stato descritto.
La civiltà che aveva dato origine alla leggenda dell'El Dorado era quella dei chibcha. Fu depredata da Quesada e non resse all'urto della conquista, estinguendosi nel giro di pochi decenni, tanto che ancor oggi il suo nome è poco noto e non viene mai annoverato tra le civiltà precolombiane travolte dal contatto con gli europei. Il clamoroso equivoco in cui incorsero i conquistadores a proposito dell'El Dorado è dovuto al fatto che i chibcha non possedevano oro in proprio, ma lo ricavavano a loro volta da traffici con le popolazioni finitime. Questo fece credere agli spagnoli che la "terra dell'oro" all'origine delle incredibili leggende fosse un'altra, e non quella che avevano scoperto e abbondantemente razziato. I chibcha possedevano invece miniere di sale e l'unico giacimento di smeraldi delle Americhe. L'oro, di origine alluvionale, abbondava lungo il corso del Cauca, e nella provincia dell'Ecuador settentrionale, al confine con la Colombia, chiamata Esmeraldas. Paradossalmente gli spagnoli chiamarono Esmeraldas la terra dove trovarono i primi smeraldi, provenienti dall'Eldorado, e chiamarono Eldorado la terra dove vi era l'oro proveniente dall'Esmeraldas!
Successivamente l'El Dorado fu cercato nelle profondità della selva amazzonica dall'esploratore estremegno Francisco de Orellana, ma non fu mai trovato.
Nonostante tutto successivamente furono fatte ancora molte spedizioni alla ricerca di questa leggendaria città d'oro, senza mai successo.

10. HYPERBOREA
Hyperborea o Iperborea è una terra leggendaria, patria degli Iperborei.
Nei miti della religione greca e nelle dottrine dei loro storici, gli Iperborei erano un popolo che viveva in tale terra lontanissima situata a nord della Grecia. Questa regione, chiamata Hyperborea o Hyperboria (cioè "oltre Borea, il vento del nord"), era un paese perfetto, illuminata dal sole splendente per sei mesi all'anno.
Ecateo di Mileto colloca gli Iperborei all’estremo Nord, tra l'Oceano e i monti Ripei.
Ecateo di Abdera, autore di un'opera "Sugli Iperborei" di cui ci sono pervenuti solo alcuni frammenti, li colloca in un'isola dell'Oceano "non minore della Sicilia per estensione". Su quest'isola, dalla quale è possibile vedere la luna da vicino, i tre figli di Borea rendono culto ad Apollo, accompagnati dal canto di una schiera di cigni originari dei monti Ripei.
Esiodo colloca gli Iperborei "presso le alte cascate dell'Eridano dal profondo alveo".
La cultura greco-romana formulò numerose proposte in merito alla sede geografica di questo fiume: due fonti in particolare ci trasmettono la nozione secondo cui l'Eridano sfociasse nell’Oceano settentrionale: Ferecide di Atene ed Erodoto.

Pindaro colloca gli Iperborei nella regione delle "ombrose sorgenti" del fiume Istro (in greco Ister, l'attuale Danubio). In un passo del Prometeo Liberato Eschilo ricorda la fonte dell’Istro come situata nel paese degli Iperborei e nei monti Ripei; Ellanico di Lesbo e Damaste di Sigeo pongono la sede iperborea oltre i monti Ripei; quest'ultimo, inoltre, ricorda i monti Ripei come situati a nord dei grifoni guardiani dell’oro.
Erodoto riassume un poema di Aristea di Proconneso, ora perduto, nel quale l’autore riferiva di un proprio viaggio compiuto per ispirazione di Apollo in regioni lontane, sino al paese degli Issedoni, "al di là" dei quali ci sarebbero gli Arimaspi monocoli, i grifoni custodi dell'oro e infine gli Iperborei. Bruno Luiselli ricostruisce la posizione degli Iperborei, sulla base di queste indicazioni, come situata in zona Uralica.
Alcuni hanno voluto identificare Hyperborea con un'ipotetica isola che, alla pari di Atlantide, in tempi antichissimi sarebbe stata sommersa (più di 11000 anni fa), estesa dalle coste occidentali dell'Irlanda alla Groenlandia, comprendendo interamente l'Islanda.
Altri hanno identificato Hyperborea come l'estremità settentrionale di Atlantide, altri ancora con Thule, altri semplicemente con la Scandinavia e il Nord Europa, terre sconosciute e misteriose per gli antichi Greci.
Tra gli scrittori che in una magica terra chiamata Hyperborea hanno ambientato le loro storie di fantasia vi sono H.P. Lovecraft, Robert E. Howard, Clark Ashton Smith.

11. IRAM
Negli antichi scritti arabi viene citata Iram. Nel folclore arabo ci sono storie che la descrivono come una città mercantile nel deserto del Rub' al-Khali, a sud-est della Penisola Arabica. Si stima che sia esistita dal 3000 a.C. al I secolo d.C. Secondo le leggende divenne favolosamente ricca attraverso il commercio tra le regioni costiere e i centri del Medio Oriente e dell'Europa. Si sono perse le tracce della città e oggi si pensa che sia solo un mito.
Il Corano (89, 6-8) dice che Iram era una città che fu punita assieme alla tribù di 'Ad.
Secondo il folclore re Saddad sfidò gli avvertimenti del profeta Hud e Allah scatenò una tempesta di sabbia che cancellò la città. Le rovine sono sepolte da qualche parte sotto le sabbie del Rub' al-Khali. Iram divenne famosa in Occidente con la traduzione de Le mille e una notte.
Recenti scoperte sono state collegate alla leggenda di Iram.
All'inizio degli anni 1980 un gruppo di ricercatori interessati alla storia di Iram si affidarono ai sensori dei satelliti della NASA, a radar capaci di penetrare il suolo, ai dati del programma Landsat, a immagini scattate dallo Space Shuttle e ai dati del satellite SPOT, per identificare antiche vie carovaniere e scoprire dove convergessero. Le vie erano usate per il commercio dell'incenso tra il 2800 a.C. e il 100 a.C.
Nella provincia di Dhofar in Oman fu idenficta un'area come possibile avamposto della civiltà perduta. Un gruppo di ricercatori esplorarono l'area in molte occasioni e si fermarono presso un pozzo chiamato Ash Shisa. Vicino l'oasi scoprirono un sito precedentemente identificato come il forte di Shis. Gli scavi hanno scoperto un insediamento anteriore e artefatti provenienti da altre regioni. Questo forte più antico era costruito sopra una caverna di calcare che poteva contenere una fonte d'acqua, rendendolo un'importante oasi lungo la via commerciale per Iram. Una volta che il livello dell'acqua si era abbassato, la struttura si indebolì e la caverna crollò tra il 300 e il 500 d.C. distruggendo l'oasi.

12. SHAMBALA
Shambhala (scritto anche Shambala o Shamballa), nel buddhismo tibetano è un posto mitico situato in India secondo il Kalachakra Tantra o sotto la catena montuosa dell'Himalaya. Esso viene citato in vari testi antichi come il Kalachakra Tantra e gli antichi testi della cultura Zhang Zhung, precedente all'arrivo del buddhismo nel Tibet.
Shambhala (in tibetano bde 'byung) è un termine sanscrito che significa "luogo di pace/ tranquillità/felicità". Si dice che lo stesso Buddha abbia insegnato il Kalachakra su richiesta del re Suchandra di Shambhala: i suoi insegnamenti sarebbero conservati là. Shambhala sarebbe una società dove tutti gli abitanti sono illuminati, con al centro una capitale chiamata Kalapa. Una concezione alternativa associa Shambhala con l'impero di Sriwijaya dove il maestro buddhista Atisha fu allievo di Dharmakirti da cui ricevette l'iniziazione del Kalachakra. Secondo la leggenda nella città vi dimorerebbe il re del mondo, il quale ha controllo sul destino dell'umanità. Negli anni '40 una spedizione nazista, della famosa divisione occulta, si recò in Nepal alla ricerca di tale città.

13. ATLANTIDE
[So che ho già parlato precedentemente di Atlantide, ma questa è più approfondita e particolareggiata...]
Atlantide è il più interessante fra i continenti perduti che è stato di volta in volta situato in Mongolia, in Brasile, in Groenlandia e Ceylon.
E' stata menzionata per la prima volta in una delle maggiori opere della filosofia occidentale: i 'Dialoghi' di Platone.
Il 'Timeo' riporta una conversazione avvenuta presumibilmente ad Atene nel 421 a.C. fra Socrate e tre dei suoi discepoli. Nel corso della discussione uno di loro tre narra agli altri una storia che era stata a sua volta raccontata a suo nonno da Solone, celebre poeta e legislatore atenese.
Durante una visita in Egitto il sacerdote gli disse che gli archivi storici egizi contenevano il resoconto di una grande guerra combattuta in tempi antichi tra Atene e un 'ipotetico invasore venuto da un punto lontano dell'Oceano Atlantico, egli stava cercando di conquistare l'Europa e l'Asia'. Gli invasori venivano da un 'isola chiamata Atlantide che sorgeva al di là delle colonne d'ercole. Quell'isola era molto grande ed era il centro di un potente impero che comprendeva non solo molte isole atlantiche vicine, ma anche vaste parti della terraferma, la Libia fino all'Egitto e l'Europa fino alla Tirrenia.
La Grecia, tuttavia, prevalendo su tutte riuscì a trionfare e ad impedire che fossero sottomessi coloro che ancora non lo erano stati assicurando generosamente la libertà agli altri.
Più tardi, avvenuti terremoti e cataclismi straordinari, tutta Atlantide s'inabbissò in mare e scomparve. Infatti anche ora quell'Oceano è impraticabile e inesplorabile.
Platone nel dialogo successivo chiamato 'Crizia', riprende di nuovo l'argomento dando maggiori descrizioni di Atlantide.
L'isola era montagnosa lungo le coste ma il centro era occupato da una vasta e fertile pianura. Essa era ricca di minerali di ogni sorta e vi abbondava la selvaggina, legname e piante commestibili. L'antica metropoli era una meraviglia per ricchezza e avanzata ingegneria. Nel suo centro sorgeva il palazzo reale e un tempio dedicato a Poseidone il dio del mare protettore di Atlantide.
Il tempio era sfarzosamente decorato con oro, argento, avorio e un misterioso metallo simile a bronzo chiamato Oracolo che brillava come il fuoco.
L'isola centrale era interamente circondata fa un canale circolare largo 200 metri, questo era a sua volta  avvolto da una cinta di terra larga 400 metri, da un altro canale di 400 metri e da un'altra cinta di terra di 600 metri. Questo complesso di anelli concentrici era tagliato da un canale che correva dal centro fino al mare.
L'Atlantide e il suo popolo disprezzavano tutto, salvo la virtù, e consideravano la loro prosperità ben poca cosa.
Fu il dio degli dei, Zeus, a punirli intuendo che questa buona stirpe stesse degenerando. Volendo impor loro un castigo affinchè divenissero più saggi, convocò gli dei e disse loro...
E' esattamente a questo punto che il dialogo di Platone si conclude.
Cosa è vero e cosa inventato?
Dal filosofo Proclo si asseriva che le tradizioni di Atlantide erano state raccolte da viaggiatori e l'argomento era stato al centro di animate discussioni all'accademia di Alessandria d'Egitto. Tuttavia i manoscritti che parlano di ciò sono andati perduti.
Quando si cominciò ad attraversare gli oceani si insinuò l'idea che Atlantide non fosse sprofondata nel mare e che Cristoforo Colombo scoprì i resti di quella civiltà.
Donnelly fece una sintesi molto buona sulle prove esistenti, riunì tutte le informazioni trovate in un complesso di argomentazioni che non sembrava avvalorare il racconto di Platone ed inoltre aggiungeva molti particolare interessanti.
Secondo lui un'enorme massa di indizi vari e circostanziali indica che in tempi preistorici deve essere esistito nell'Atlantico un grande impero altamente civilizzato. Il suo centro era una vasta isola-continente collocata a ovest dello stretto di Gibilterra.
Gli abitanti di tale impero comprendevano tre gruppi etnici. Il più civilizzato era composto da uomini di ossatura minuta e dalla pelle ramata simili agli attuali indiani d'america, ai barberi o agli egizi. Il secondo gruppo era composto dai figli di Sem, forse la razza turanica. Il terzo, il più numeroso, aveva la pelle bianca, somigliava ai greci moderni, agli scandinavi e ai celti. Nonostante le lotte che avvenivano fra queste differenti popolazioni  per il predominio, i vari gruppi collaboravano fra loro e svilupparono una cultura eccezionalmente raffinata nell'Età del bronzo. Erano già molto progrediti nella tecnologia dell'Età del ferro quanto avvenne la grande catastrofe.
Le prove su cui si basava Donnelly era la 'teoria diffusionista': se sorgono culture analoghe in località geografiche lontane, probabilmente sono state collegate sia per contatto diretto che per qualche intermediario.
Così quando trovò delle analogie lampanti tra i templi e le piramidi dello Yucatan, nel Messico, e tra quelli dell'Egitto e del Medio Oriente, ne arguì che questo tipo di architettura doveva aver avuto un origine comune.
Grazie alle tecniche agrcole e alle parole usate vennero fuori alcune teorie: non solo l'Atlantide si trovava nel mezzo dell'Atlantico e fungeva da ponte tra le due sponde dell'oceano, ma era la fonte stessa di tutta la civiltà dell'Età del bronzo.
L'Atlantide, secondo la sua teoria, era l'origine di tutti i mondo leggendari: dal giardino dell'Eden della Bibbia ai Campi Elisi di Omero e all'Asgard della mitologia scandinava. Anche i pantheon di antichi dei di civiltà distanti tra loro sarebbero stati in realtà ricostruzioni mitiche delle dinastie dei re e delle regine di Atlantide.
Tuttavia gran parte delle informazioni su cui si basava Donnelly erano piuttosto imprecise. Oggi molti antropologi rifiutano la teoria diffusionista in quanto le prove dimostrano che le culture spesso si evolvono in modo analogo  indipendentemente dal fatto che siano stati a contatto o meno.
Un altro punto discusso è la natura della catastrofe che avrebbe distrutto l'Atlantide. Donnelly di attribuire la sua fine ad un insieme di terremoti, eruzioni vulcaniche e inondazioni. Ma i geofisici dei nostri tempi dicono che è addirittura inimmaginabile che sconvolgimenti simili possano distruggere un intero continente. Altri autori hanno invece superato questi scogli inserendo altre forme di catastrofi, per esempio potrebbe essere dovuta ad un disastro mondiale causato dal passaggio vicino alla Terra di una cometa gigante divenuta il pianeta Venere. Oppure potrebbe essere stata distrutta da un asteroide. Ma tutte queste supposizioni non sono accompagnate da prove ed hanno trovato ben poco credito negli ambienti scientifici.
Solo la scoperta materiale di Atlantide potrebbe convincere gli scettici e le teorie geologiche moderne considerano estremamente improbabile che se ne possano trovare.
Nel 1933 il noto veggente americano Edgard Cayce, il quale non aveva mai letto Platone, mentre si trovava in stato di trance autoindotta, fece questa strana predizione: "Nella parte sommersa di Atlantide, o Poseida, ... una parte dei templi può ancora essere riscoperta sotto la melma di millenni di sedimentazione della Florida." Stranamente, nel 1968, un gruppo di esploratori subacquei scoprì sul fondo del mare un'isoletta dell'arcipelago delle Bahama, una struttura a forma di J lunga un centinaio di metri e fatta di enormi blocchi di pietra rettangolari.
Molti geologi si affrettarono a liquidare tali pietre come una formazione rocciosa naturale, ma altri si dichiararono sicuri che la formazione fosse opera dell'uomo.
Negli ultimi anni, Zink ha localizzato varie altre formazioni analoghe. Vanno segnalati tra i suoi ritrovamenti una pietra sagomata con bordi merlati, un pezzo di marmo eroso che potrebbe essere appartenuto a una scultura, e schemi geometrici nella collocazione delle pietre che suggerirebbero riferimenti astronomici alle sette stelle della costellazione delle Pleiadi. Le pietre sono antichissime e non sono originarie di quella zona e devono comunque essere state tagliate e posizionate dalla mano dell'uomo!
Tuttavia queste non hanno nulla di quella sofisticazione architettonica che Platone attribuiva all'Atlantide. Se si tratta davvero dei resti primitivi di qualche vecchia cultura megalitica, essa era assai lontana dal favoloso impero.
Arrivò poi la teoria che la leggenda di Platone potesse riferirsi alla civiltà minoica che prosperò a Creta fino al 1400 a.C. La capitale di Cnosso, Creta, presentava alcune analogie con la città descritta da Platone e molte cerimonie cretesi erano simili a quelle menzionate nel Crizia. Ma questa ipotesi presenta alcune lacue ugualmente, dal momento che Creta non è sprofondata nel mare.
Un archeologo suggerì che una gigantesca eruzione vulcanica avesse distrutto in parte l'isola egea di Tera e che questa potrebbe essere stata il crollo della civiltà minoica.  L'idea ha ricevuto considerevoli supporti grazie alla scoperta di molti manufatti minoici su ciò che oggi rimane dell'estinto vulcano Santornino.
Questi reperti hanno indotto alcuni studiosi e archeologi a sostenere quella che oggi è la teoria più in voga sull'Atlantide. Santorino stessa deve essere stata Atlantide, antica capitale dell'impero minoico, in questo modo alcune tesserine del mosaico potrebbero ricomporsi. La civiltà minoica era probabilmente sufficientemente avanzata per corrispondere alla grandezza attribuita da Platone e soprattutto la violenta eruzione del Santorino fornisce una catastrofe credibile per porre termine alla sua civiltà.
Però dobbiamo dire che Platone era decisamente in errore non solo per quanto riguarda la collocazione di Atlantide, ma anche riguardo alla sua grandezza e alla data della sua distruzione.  Potrebbe essersi naturalmente arricchita di bocca in bocca prima di giungere alle orecchie di Platone. Altri pensano che a causa di un equivoco nella traduzione, fosse stato aggiunto un fattore di dieci sia alla grandezza che alla data della sua distruzione. Appare inoltre conveniente credere nei fatti tangibili e ridimensionare gli elementi che non sembrano corrispondere  suggerendo, ad esempio, che Platone con 'colonne d'Ercole' intendesse quelle dell'Egeo.
Non possiamo essere comunque sicuri che la relazione tra impero minoico e impero atlantideo sia tanto stretta quanto può apparire.


[Informazioni gentilmente prese dal sito: 
http://it.wikipedia.org/wiki/ e dal libro Viaggio nel mistero - selezione dal Reader's Digest ]