Note: Prima che la mia sensei, e molti altri con lei, muoiano davanti il computer è meglio spieghi la scelta di questo pairing. Per me la coppia regina di questa serie di libri è quella formata da Peter e Caspian(infatti mi è scivolata un po’ la mano in questo senso ^^’’’), però leggendo il quinto libro un campanellino ha iniziato a trillare allegramente nella mia testa ^o^ Caspian rispetto al libro precedente, si mostra particolarmente amichevole nei confronti di Edmund, non risponde più timidamente, ma anzi scherza e discorre ampiamente con lui. Tra Edmund e Caspian nel corso del libro si crea un legame così forte che alla fine del viaggio si rifiuta di lasciar andare gli amici, gli impedisce di scendere dalla nave e di raggiungere il Regno di Aslan e quindi di lasciarli tornare nel loro mondo. Caspian ed Edmund sono sempre fianco a fianco in ognuna delle avventure che affrontano, mentre Lucy viene messa un po’ da parte, come se il loro rapporto fosse così esclusivo da non permettere l’intromissione di altri. Per questo ho iniziato a pensare che fra quei due ci sia qualcosa di più di una semplice amicizia. Questa fic è ambientata all’arrivo del Veliero dell’alba all’isola del drago, è la prima che scrivo su questa serie e su questa coppia, quindi non sono sicura di aver fatto bene, spero di non aver combinato un disastro completo! ^^’’’
Dediche: dedico questa fic alla mia sensei Akane, sempre che sia sopravvissuta allo shock! Lei parteggia più per Peter e Caspian, ma spero davvero di riuscire a convincerla anche su questa coppia ^o^ Questa sensei è la sorpresa che ti avevo promesso un po’ di tempo fa e spero che ti piaccia ^o^
Ringraziamenti: Ringrazio chiunque leggerà e commenterà.
Vi lascio alla lettura, alla prossima gente -_^


Respiro


La notte era scesa tiepida e calma sui mari orientali, appena profumata di salsedine. La luna brillava immensa e maestosa, appuntata sul cielo simile ad un immenso drappo di velluto nero, spruzzato qua e la di polvere di diamanti. La luce opalescente si infrangeva sulla superficie liscia e scura del mare, appena increspata da archi di morbida schiuma candida, in mille screziature argentee. Il Veliero dell’Alba proseguiva il suo viaggio verso l’ignoto solcando con languida indolenza la distesa d’acqua. A bordo tutto era immerso nel silenzio del sonno, sul cassero di poppa mastro Rhince manovrava la barra del timone scrutando distrattamente l’orizzonte, godendosi la pace di quella notte.
Caspian scalciò infastidito il lenzuolo leggero, rigirandosi nervosamente sull’amaca. Con quella, quante erano le notti che non riusciva a dormire? Ormai aveva perso il conto…
Erano settimane che non riusciva a chiudere occhio né di giorno né di notte, era sempre stanco, nervoso, deconcentrato e distratto, costantemente in bilico tra la veglia ed il sonno, e nella sua posizione non poteva permetterselo: era il Re di Narnia ed il capo di quella spedizione, i suoi sbalzi d’umore influenzavano i marinai, creando a bordo un clima irrespirabile. Doveva assolutamente porre rimedio a quella situazione, il problema era che non aveva assolutamente idea di cosa fare: non si era mai trovato prima in una simile condizione e non sapeva come affrontare quelle emozioni violente che improvvisamente lo attraversavano come la scarica di un fulmine lasciandolo completamente stordito. Era un guerriero e senza alcun dubbio preferiva affrontare nemici ben visibili e tangibili armati di scudo e spada, almeno sapeva come combatterli! Ma i sentimenti no…
Serrò forte i denti e, irritato con se stesso ed il mondo intero, si rannicchiò maggiormente su se stesso, costringendosi a chiudere gli occhi ed ad addormentarsi.
Il silenzio nella piccola cabina era inframmezzato al russare di Eustachio, che ai suoi nervi provati sembrava più fastidioso del solito. In quello stato si sentiva molto più recettivo del normale, riusciva a captare cose che a lui ed agli altri sarebbero parse insignificanti e di poco conto. In quel momento riusciva a percepire lo scricchiolio del legno, lo sciacquio dell’acqua contro lo scafo della nave, il cigolare delle cime.
Percepiva il suono più dolce e doloroso che avesse mai ascoltato!
Un respiro leggero e ritmato, profondo e calmo, fresco e caldo, che sembrava soffiare direttamente sulla sua pelle arroventandola. Un respiro che a volte sembrava echeggiare direttamente nella sua mente, simile al morbido fragore delle onde che si infrangono sulla battigia; altre volte sembrava risuonare attorno a lui come una melodia incantevole. Un respiro che non lo abbandonava mai, che lo seguiva ovunque, anche sul ponte di combattimento quando discuteva con lord Drinian della rotta da seguire, che non gli concedeva requie. Un respiro che era diventato la colonna sonora delle sue giornate, che lo accompagnava da appena sveglio a quando ritornava a sera in quella stessa cabina. Un respiro che, pur mischiandosi con quello degli altri, alle sue orecchie riusciva perfettamente riconoscibile. Un respiro dolce che assaporava a larghe sorsate ad ogni occasione che gli si presentava, per il bisogno di sentirsene la gola ed i polmoni impregnati.
Un respiro che reclamava irresistibilmente il suo corpo!
Pur sentendo i muscoli intorpiditi urlare per il dolore, si costrinse a mantenere la posizione: sentiva che quello era l’unico modo per proteggersi, per poter avere ancora una possibilità di resistere. Sapeva che se solo si fosse voltato avrebbe perso la lotta contro se stesso, che non avrebbe mai più potuto fare a meno di quel respiro. Probabilmente già adesso non avrebbe più saputo vivere senza quel suono discreto e familiare ad accompagnare il defluire delle ore ed i battiti del suo cuore. Più volte, osservando l’immensa distesa azzurra del mare che si apriva a perdita d’occhio attorno alla nave, si era sorpreso ad immaginare come potesse essere avere quel respiro accanto a sé per sempre, trascorrere la vita accompagnato da esso, morire con quella melodia ad accarezzargli le orecchie… e la risposta che ogni volta si proponeva alla sua mente era che non sarebbe durata per sempre, che presto vi avrebbe dovuto rinunciare definitivamente.
Ed era principalmente quello il motivo per cui lottava così strenuamente: perché evitare di farsi coinvolgersi adesso gli avrebbe fatto meno male che dirgli addio dopo. Aveva l’impressione che dopo la conclusione di quel viaggio non avrebbe mai più potuto ascoltare quel respiro. Ed era un pensiero che faceva male, troppo male, più di quell’impedirsi di vederlo.
Lentamente, quasi sperasse di poter resistere ancora, si rigirò sull’amaca portandosi in posizione supina. Per una manciata di minuti osservò distrattamente il tetto di legno, su cui la luce debole verdastra, che spioveva dai finestroni aperti nella parete alle loro spalle e posti sotto il pelo dell’acqua, disegnava figure astratte. Poi, come se quel respiro lo attraesse inesorabilmente a sé, voltò la testa a destra, incrociando finalmente la persona che lo turbava così profondamente.
Edmund dormiva tranquillamente, ignaro di quello che stava scatenando nell’animo del Re di Narnia, raggomitolato sul fianco destro e voltato verso di lui. La faccetta da adorabile canaglia, distesa dal sonno, era dolcemente delineata dalla luce che invadeva la stanza. Il fisico gracile disegnato morbidamente dal lenzuolo azzurro nel quale era avvolto. Così vicino che Caspian avrebbe potuto toccarlo senza alcuno sforzo, così lontano da potersi permettere solo di guardarlo.
Re Edmund, Il Giusto.
Uno dei quattro Re della leggenda. Quanto aveva fantasticato su di loro da bambino dopo aver ascoltato i racconti del dottor Cornelius, immaginando di incontrarli, magari sentirsi un po’ meno solo davanti a quei sovrani così misericordiosi e giusti, così tanto diversi da suo zio Miraz…
A vederlo dormire così saporitamente, però, sembrava un qualsiasi ragazzo della sua età, non un Re che aveva già vissuto migliaia di anni. Sembrava un monello che aveva trascorso tutta la giornata a correre ed a fare scherzi, più che a governare con lui il Veliero dell’Alba.
Forse erano proprio quelle mille sfaccettature, che scopriva di giorno in giorno in lui, quell’alone di mistero che lo circondava, ad averlo attratto in quel modo.
Caspian distolse a fatica lo sguardo dall’altro ragazzo e ritornò a fissare i giochi di luce sul legno. Ricordava benissimo il giorno in cui aveva incontrato per la prima volta i quattro sovrani di Cair Paravel.
Era stato tre anni prima, un’eternità. Quando aveva incrociato la lama con quel ragazzo appena più giovane di lui, dalle fattezze angeliche, non avrebbe mai creduto che fosse il Re Supremo Peter. Era rimasto sbalordito davanti quel ragazzo che, nonostante la giovane età, dimostrava una regalità che lui e suo zio potevano solo sognare. Era tanto arrogate quanto dolci sembravano le sue labbra. Quell’aspetto delicato ed etereo nascondeva un animo duro, inflessibile, autoritario, maledettamente in gamba; un animo forgiato dai lunghi anni in cui aveva regnato su Narnia.
Era pressoché impossibile restare indifferente davanti quel miscuglio di grazia e testardaggine.
La sua sorpresa era stata enorme nel trovarsi davanti quattro ragazzi, invece degli adulti saggi e severi che aveva immaginato. Erano diversi in ogni senso.
Quando aveva spostato lo sguardo sugli altri Re, appena sopraggiunti in aiuto del fratello, non aveva certo pensato di incrociare la sua futura dannazione, il fuoco che avrebbe bruciato sul fondo della sua anima tormentandolo fino alla fine dei suoi giorni!
I suoi occhi si erano posati su un ragazzo dai corti capelli neri ed arruffati, gli occhi dello stesso colore grandi, luminosi, scaltri ed attenti, che lo fecero rabbrividire quando incrociarono i suoi. Un ragazzo dalla pelle così chiara da sembrare opalescente, dal fisico più sottile e delicato rispetto a quello del fratello, ma che emanava il medesimo alone di dignità regale. Prima di quell’incontro non aveva mai sperimentato un simile contrasto di sensazioni.
Da quel momento Caspian aveva iniziato a studiare Re Edmund, per comprendere come mai riuscisse a turbarlo in quel modo. Se Peter era irruento nel modo di fare e fulmineo nel prendere decisioni, Edmund invece era calmo e riflessivo, ponderava a lungo i pro ed i contro di ogni proposta, restava a lungo in silenzio, seduto da qualche parte, osservando gli altri. Era come se fosse in grado di leggere le altre persone che si muovevano attorno a lui. Se i gesti di Peter era bruschi ed autoritari, quelli di suo fratello erano misurati e morbidi, così languidi da incatenare su di sé lo sguardo dell’osservatore. E quando sorrideva… beh, nessuna parola di Narnia o del loro mondo sarebbe bastata a descrivere lo spettacolo di quel volto e di quegli occhi che sembravano quasi illuminarsi.
Se Re Peter poteva essere paragonato ad un fuoco che divampa violento ed improvviso, di quelli che non possono essere domati; Re Edmund invece era simile ad un fiume che scorre limpido e tranquillo nel suo alveo, ma che all’improvviso può esplodere in rapide spumeggianti capaci di trascinare via qualunque cosa. Era una concentrato di contraddizioni!
All’epoca, travolto dagli eventi bellici che stavano squassando Narnia e la sua vita, non aveva fatto caso a quello che provava, troppo concentrato a riconquistare la corona che gli era stata sottratta ed a vendicare suo padre assassinato dal fratello Miraz. Ma ora che poteva rifletterci su tranquillamente, riusciva ad intuire cosa lo muovesse in quei giorni lontani, cosa gli impedisse di distogliere lo sguardo dall’altro ragazzo. Solo in quei tre anni di lontananza, in cui era stato letteralmente divorato dal desiderio di rivederlo, aveva compreso quali fossero realmente i sentimenti che provava per Re Edmund.
Caspian ne aveva preso piena coscienza quando, dopo averli ripescati dal mare in tempesta al largo delle Isole Solitarie, se l’era ritrovato sul ponte della nave, grondante d’acqua e tremante di freddo. Per Aslan, quanta nostalgia aveva provato appena era riuscito ad affondare nuovamente lo sguardo in quelle iridi grandi e nere!
Nello stato di eccitazione in cui era stato catapultato a quella vista aveva costruito mille progetti su di sé ed Edmund, senza pensare a niente che non fossero loro due insieme; ma quando la ragione era riuscita a prevalere nuovamente sul cuore, aveva visto quelle stesse pianificazioni infrangersi una dopo l’altra come bolle di sapone. Nonostante fosse stato Re di Narnia un tempo, Edmund non apparteneva a quel mondo, il suo tempo era limitato, poteva restare solo per quello necessario all’espletamento della missione; se nel caso in futuro fossero stati richiamati ancora una volta da Aslan, non era detto che gli sarebbe stato concesso di incontrarlo: gli era stato spiegato che il tempo scorreva in modo differente nei due mondi, da quando i Quattro Re avevano regnato su Narnia al loro ritorno a Narnia erano trascorsi secoli, nel loro mondo solo un anno. Quanto tempo sarebbe trascorso la prossima volta? Era incoraggiante sapere che quella volta erano trascorsi solo tre anni, ma sospettava che quella sarebbe rimasta solo un’eccezione…
Per questo aveva deciso di trattenersi, di ignorare i suoi sentimenti e trattare Edmund come un amico, anche se faceva molto, molto male. Non poteva lasciarsi coinvolgere da un amore senza futuro: quando Edmund sarebbe stato costretto a tornare nel suo mondo cosa gli sarebbe rimasto, a parte sabbia che scivolava tra le sue dita? Solo ricordi del periodo più felice della sua vita, che non sarebbe mai più ritornato!
Tra il soffrire in silenzio per un amore mai iniziato ed il sentirsi dilaniato da un amore finito troppo presto, aveva scelto il male minore.
Edmund borbottò qualcosa di indistinto nel sonno prima di voltarsi in posizione supina. Caspian riportò lo sguardo su di lui, accarezzandone il profilo che si stagliava chiaro contro il legno scuro, mentre il desiderio di alzarsi e toccarlo diventava sempre più prepotente.
Non terminò nemmeno quel pensiero che Caspian si ritrovò improvvisamente in piedi, come se il suo corpo avesse assunto vita propria. Era accanto all’amaca su cui Edmund dormiva tranquillamente, ignaro di quello che stava accadendo. Lentamente sollevò la mano per farla scorrere tra i suoi capelli, la sua pelle vibrò entusiasta sentendo quelle ciocche nere e morbide scorrere tra le sue dita. Con l’altra mano ridisegnò i contorni di quel volto ancora infantile, ma che sapeva riacquistare l’antica regalità. Rabbrividì quando l’indice ed il medio incontrarono la calda morbidezza delle labbra. Istantaneamente fu divorato dal desiderio di baciarle. Piano, guadagnando un centimetro alla volta, iniziò a piegarsi su di lui, sentiva finalmente quel respiro che lo aveva seguito per tutti quei giorni scivolare leggero e tiepido sulla pelle del suo viso.
Pochi centimetri lo separavano da quelle labbra tanto desiderate, sarebbe bastato un minimo movimento del capo per poterle baciare, pensò guardandole; quando Eustachio cominciò a russare più profondamente. Quel rumore irruppe nella sua mente distratta cogliendolo di sorpresa e spaventandolo: cosa stava per fare? Inorridì al pensiero di poter essere scoperto in una situazione simile. L’unica cosa che riuscì a fare fu di scappare rapidamente in coperta, senza nemmeno accertarsi che gli altri occupanti della cabina fossero ancora addormentati.

Poggiato pesantemente contro la murata della nave, Caspian osservava il mare nero che si srotolava oltre il Veliero dell’Alba. Quanto avrebbe voluto che il suo cuore impazzito possedesse la stessa calma di quelle acque, l’imperturbabilità che mostravano nonostante la prua le stesse fendendo.
Nascose il volto nella mano, cercando di sfuggire ancora a se stesso. Non riusciva a credere a quello che stava per fare poco prima nella cuccetta: era come se un’entità invisibile avesse preso possesso del suo corpo ed avesse guidato i suoi movimenti e la sua coscienza. Ricordava ancora distintamente lo stato di frenesia in cui l’avevano fatto piombare quelle labbra piene e rosse a poca distanza dalle sue.
- Non riesci a dormire?- la voce familiare di Lucy lo strappò ai suoi pensieri.
Caspian rimase ancora un istante immobile: non aveva alcuna voglia di parlare con qualcuno, soprattutto se era la sorella del suo tormento. Alla fine, lentamente e respirando profondamente, si volse verso di lei.
Lucy era in piedi alle sue spalle, le mani intrecciate dietro la schiena ed i piedi scalzi, e lo stava fissando con il solito sorriso aperto e fiducioso. Il re scosse la testa.
- Neanche tu…- le rispose.
Con una serie di brevi passi Lucy lo affiancò, poggiandosi anche lei alla murata.
- Ho scoperto che mi piace il mare di notte. Salgo quasi tutte le sere sul ponte per poterlo osservare.- aveva parlato senza mai staccare lo sguardo dalla distesa d’acqua, mentre il vento salato le scompigliava i capelli.
Rimasero per un po’ in silenzio a godersi la pace della notte, poi Lucy si volse verso di lui.
- Quando hai intenzione di dirlo ad Edmund?- gli chiese a bruciapelo.
Caspian, colto alla sprovvista, indietreggiò di un paio di passi. A cosa si riferiva esattamente la sua amica? Scrutò in quegli occhi azzurri illuminati dalla luna alla ricerca di una qualsiasi spiegazione.
- E cosa dovrei dirgli?- domandò con un sorriso cercando di glissare.
- Che sei innamorato di lui, ovvio!- esclamò la ragazza con un tono appena esasperato.
Il corpo ed il cervello di Caspian si paralizzarono a quelle parole, fissava la ragazzina davanti a lui con gli occhi sbarrati mentre cercava di balbettare qualsiasi cosa che potesse smentirla. Dopo l’imbarazzo e lo stupore venne la paura. Era così cristallino che chiunque poteva leggergli in volto i suoi sentimenti? Se li aveva compresi Lucy, che era poco più di una bambina, allora anche Edmund…?
Per il bene della sua sanità mentale, si rifiutò di proseguire oltre con quel pensiero.
Lucy sbuffò sonoramente vedendo la reazione del re.
- Sempre a trattarmi come una bambina che non capisce nulla!- brontolò contrariata.
Millenni prima Lucy aveva regnato con i suoi fratelli su Narnia, aveva vissuto un’intera esistenza a Cair Paravel prima di ritornare nel suo mondo. A volte dimenticava che in quella ragazzina dai grandi occhi azzurri viveva anche una donna, con tutto il suo bagaglio di esperienze. Per la prima volta si rese conto che aveva davanti la Regina Lucy, la Gaia, la stessa che tre anni prima aveva lottato accanto ad Aslan in persona, travolgendo i soldati di suo zio al Guado di Beruna, e prima ancora contro la Strega Bianca.
- Scusami.- esalò abbassando gli occhi.
- Non preoccuparti. – sorrise Lucy – Caspian tu sei mio amico e ti voglio bene, non voglio prenderti in giro. – il re annuì – Però sono preoccupata per te, lo siamo tutti: sei cambiato, sei diventato nervoso ed inavvicinabile. Ho iniziato ad osservarti attentamente per capire se ci fosse qualcosa che potesse turbarti e… poi ho capito. Perché non glielo dici?- .
Caspian distolse lo sguardo da lei riportandolo sull’immensa distesa scura del mare, poggiandosi con i gomiti al parapetto della fiancata. Rimase a lungo in silenzio cercando una risposta sensata da darle; alla fine decise di dire la verità.
- Perché ho paura.- mormorò sperando che lo sciabordare dell’acqua coprisse il suono della sua voce.
- E di cosa avresti paura?- chiese Lucy curiosa inclinando la testa di lato.
- Di tutto. Temo la sua risposta, ma soprattutto temo il giorno in cui dovrete ritornare nel vostro mondo: ho paura che non riuscirei a sopravvivere senza di lui.- e nascose la testa tra i palmi delle mani.
Stranamente l’imbarazzo che aveva provato poco prima era scomparso nel nulla.
- Sai cosa direbbe Ripicì di tutto questo?- chiese Lucy lievemente divertita.
- Ho paura di saperlo!- rise malinconico il re.
- Direbbe che non è degno di un vero cavaliere di Narnia arretrare impaurito davanti all’ignoto, ma che è suo dovere andare avanti sempre e comunque, sfidando le proprie paure, qualsiasi sia il risultato. – si fermo un attimo, quando riprese a parlare era nuovamente seria – Caspian credimi: è migliore vivere con il pensiero di aver tentato, i pochi ricordi del periodo che Aslan ci ha concesso qui e che avrete trascorso insieme saranno dolci come il miele al confronto dei dubbi che ti divoreranno quando inizierai a chiederti come sarebbero potute andare le cose se solo avessi parlato con Edmund.- .
Caspian la fissò con gli occhi sbarrati dallo stupore: ora era sicuro di avere veramente davanti una donna adulta, si sentì così piccolo davanti a lei. Si concesse ancora qualche istante per riflettere su quelle parole.
- Proverò!- promise alla fine, sorridendo sollevato.
Avrebbe tentato, avrebbe lanciato i dadi concessigli dalla sorte e sperato che uscissero i numeri giusti, come un vero cavaliere di Narnia.

L’alba sorse in un’accecante esplosione di colori, screziando la superficie liscia del mare di mille riflessi dorati. Il profilo dell’isola si disegnò all’orizzonte di un tenue colore azzurro, il contorno del monte che la sovrastava si notava appena contro il cielo.
- Terra in vista!- urlò il marinaio di vedetta nella torre d’avvistamento.
Caspian, seguito da Drinian, Edmund e dagli altri, si precipitò a prua eccitato e sollevato: con il legno degli alberi presenti sulla superficie dell’isola contava di riparare i danni che la nave aveva subito durante la tempesta, e se fossero stati fortunati magari avrebbero trovato qualche traccia di un altro Lord di Narnia.
Dovettero veleggiare per tutto il giorno prima di poter attraccare sulla sabbia candida e fine dell’isola. Caspian diede ordine di restare a bordo: il mattino successivo avrebbero iniziato ad esplorarla.
Il mattino successivo scoprirono di trovarsi in una baia caratterizzata da picchi e dirupi, al cui limitare iniziavano le pendici della montagna. Fortunatamente era tutto coperto da un fitto bosco. Tutti i marinai imbarcati, Caspian e gli altri Re compresi, iniziarono ad affaccendarsi per riparare il Veliero dell’Alba il più alacremente possibile: i danni erano stati ingenti, del meraviglioso veliero partito da Cair Paravel mesi prima, ora restava solo un rottame; ci sarebbero voluti giorni prima che potessero riprendere il viaggio.
Soltanto Eustachio preferì nascondersi in cima alla montagna per evitare di essere coinvolto nelle operazioni di riparazione. Odiava che uno come Caspian, totalmente incapace di governare una nave, gli desse ordini. E poi c’era quel roditore dalla parlantina troppo sviluppata e la spada troppo facile per i tuoi gusti, che sembrava divertirsi un mondo ad infilzarlo senza alcun motivo. Meglio farsi una sana dormita mentre gli altri faticavano!

Era pomeriggio inoltrato quando Lucy si rese per la prima volta conto della prolungata assenza del cugino.
- Qualcuno sa dov’è Eustachio?- chiese guardandosi intorno preoccupata.
I marinai si guardarono l’un l’altro perplessi, non sapendo cosa rispondere: da quando erano sbarcati nessuno di loro aveva visto quel piantagrane, anzi grati del benedetto silenzio avevano preferito dedicarsi alle proprie faccende senza che quella vocetta petulante intervenisse continuamente a criticare. A nessuno di loro era simpatico quel moccioso: se non avesse avuto nelle sue vene il sangue dei grandi Re di Narnia lo avrebbero dato in pasto ai pesci da un pezzo! Impiegarono poco a realizzare che Eustachio dovette essersi addentrato sulla montagna.
- Magari è stato divorato da un animale feroce!- ipotizzò uno dei mariani non senza un certo piacere.
- Allora sta pur sicuro che è morto avvelenato: quel moccioso risulterebbe indigesto anche ad un mostro marino!- rise il compagno accanto a lui provocando uno scoppio di risate collettivo.
- Basta così! – Caspian richiamò all’ordine i suoi compagni d’avventura – Qualsiasi cosa pensiamo di Eustachio adesso non conta, dobbiamo ritrovarlo prima che scenda la sera e si ritrovi davvero in pericolo!- .
I marinai del Veliero dell’Alba furono divisi in squadre con l’incarico di setacciare i dintorni e le propaggini del monte in cerca di tracce recenti. Con sua grande felicità e disperazione, Caspian si ritrovò in coppia con Edmund; quando vide Lucy strizzargli complice l’occhio prima di allontanarsi con Ripicì, comprese che era stata tutta opera sua. L’amica voleva fornirgli l’opportunità di restare un po’ da solo con Edmund, magari avrebbe trovato il coraggio di farsi avanti e quella situazione esasperante sarebbe finalmente terminata.
Edmund si diresse verso ovest e Caspian lo seguì tenendosi ben discosto da lui: era consapevole che il minimo contatto tra loro, anche il più casuale ed innocente, avrebbe scatenato dentro di lui una reazione esplosiva che non sarebbe mai riuscito a contrastare. Di sottecchi osservò il profilo del ragazzo che camminava al suo fianco spensieratamente, guardandosi intorno con quella curiosità infantile che sempre lo caratterizzava, le sue labbra increspate morbidamente mentre fischiettava allegro. Sentiva l’attrazione verso Edmund diventare sempre più irresistibile, come una corrente densa e viscosa che proveniva da quel corpo sottile e si avvolgeva attorno al suo, legandolo indissolubilmente, trascinarlo verso di sé. Distratto dai suoi pensieri Caspian non si rese conto di una grossa radice nodosa che sporgeva dal terreno e vi inciampò, ma prima che potesse cadere sul terreno duro, due braccia sottili ma forti si avvolsero attorno alla sua vita e lo trattennero, premendolo contro un corpo più snello del proprio ma ugualmente compatto. Prima ancora di capire cosa fosse accaduto il Re sentì quel respiro profondo e dolce risuonargli accanto al volto, avvolgerlo morbidamente, annebbiargli la mente, sciogliergli il corpo. Quelle braccia bruciavano come fuoco la pelle che stavano toccando. Doveva allontanarsi da Edmund prima che il suo autocontrollo venisse definitivamente infranto.
- Lasciami!- sbottò allontanandolo bruscamente da sé.
Per un solo istante si concesse di guardare i grandi occhi neri dell’altro Re, nei quali vide sfrecciare un lampo di dolorosa sorpresa, prima di voltarsi e riprendere furiosamente a camminare per la strada che avevano deciso di perlustrare. Faceva male, dannazione! Allontanarsi da quel corpo era stato straziante! Ne sentiva ancora i contorni contro la propria schiena, il calore pervadere la stoffa dei suoi vestiti, ed il profumo intossicante bruciargli gola. Non avrebbe mai voluto scacciare Edmund in quel modo, ma aveva dovuto prima che accadesse l’irreparabile, prima che fosse troppo tardi per tornare indietro.
Una mano sottile serrò improvvisamente il suo braccio strattonandolo. Caspian non aveva mai visto Edmund così furioso, ed era uno spettacolo affascinante e spaventoso insieme: in quel momento il Re possedeva in se la superba e terribile bellezza di un leone feroce. Come avrebbe potuto resistere ad averlo così vicino e così seducente?
- Adesso, per Aslan, mi spieghi cosa diavolo ti è preso!- un sibilo basso e gelido che frustò l’altro.
Caspian per alcuni istanti rimase incantato ad osservare la fierezza di quel volto così vicino al proprio, quegli occhi neri che scintillavano pericolosamente nei suoi, quelle labbra piene che si muovevano sensualmente ad ogni parola. In quello stesso momento comprese si aver definitivamente perso la sua battaglia.
Prima ancora che la sua mente realizzasse cosa stava accadendo, strinse le braccia dell’altro in una presa ferrea e se lo tirò contrò, cercando quelle labbra con le proprie per un bacio che conteneva tutta la sua disperazione. Edmund troppo sorpreso da quelle reazione rimase un attimo immobile, ma quando comprese quanto amore e quanta angoscia si nascondeva dietro quel gesto, si sciolse spingendo il proprio volto contro quello dell’altro Re, ricambiando quel bacio desiderato fino a rasentare la follia.
Quando Caspian abbandonò quelle labbra, lasciando che entrambi riprendessero coscienza di sé, si rese contro che aveva spinto Edmund con le spalle contro uno degli alberi e che gli stava stringendo la vita sottile tra le braccia; l’altro ragazzo, invece, lo fissava sorridendo dolce con le braccia incrociate dietro al suo collo. Lo scrutò intensamente negli occhi cercando la conferma che era accaduto veramente, che non era frutto della sua immaginazione. Il sorriso di Edmund si addolcì ulteriormente leggendo la sorpresa e l’incredulità negli occhi dell’altro, quindi si sporse appena verso di lui e lo baciò. A quel contatto morbido la gioia esplose nel corpo di Caspian che serrò la presa su di lui, stringendoselo contro più che poté, ricambiandolo con tutto il desiderio represso che sentiva scorrergli nelle vene. Fin dalla prima volta che lo avevano incontrato, Edmund era si era sentito irresistibilmente attratto da quel giovane principe insicuro e determinato allo stesso tempo, che, nonostante avesse perso tutto, continuava ad avanzare a testa alta, con la fierezza propria del suo titolo, lottando ferocemente per riprendersi quello che gli era stato sottratto. Lo aveva amato fin dal primo momento che aveva incrociato quegli occhi scuri, eppure si era tirato indietro, aveva fatto finta di niente, limitandosi a guardarlo da lontano ed a combattere al suo fianco. Dal modo adorante in cui lo guardava, dalle scintille che avevano fatto quando si erano scontrati, da quel rapporto di rispetto ed insofferenza che provavano l’uno verso l’altro, aveva sempre creduto che Caspian si fosse invaghito di suo fratello Peter, per questo si era fatto silenziosamente da parte: quei due sembravano fatti l’uno per l’altro! Eppure era lui che il giovane Re stava baciando in quel momento, un bacio passionale e devastante che non lasciava spazio a nient’altro.
Le labbra di Caspian si allontanarono ancora una volta dalle sue, ed Edmund le seguì per strappare un altro breve contatto. Il Re portò una mano sulla sua guancia, assaporandone la morbida consistenza, carezzandogli la linea dello zigomo con il pollice.
- Edmund… io…- la voce gli si bloccò in gola rendendolo incapace di continuare.
- Ti amo!- concluse per lui, deciso, Edmund con il viso illuminato da un bellissimo sorriso.
Caspian rimase un attimo in silenzio ad assaporare piano quelle cinque lettere che scivolavano dolci come miele dentro di lui, riscaldandolo di un piacevole tepore. Quanto aveva desiderato sentire quelle labbra pronunciare quelle parole? Ed ora…
Sorrise felice mentre si chinava per raggiungere l’orecchio dell’altro Re con le labbra.
- Anch’io ti amo Edmund!- gli sussurrò come se fosse un prezioso segreto di cui solo lui doveva essere messo a parte.
Quando tornò a guardarlo negli occhi, Caspian comprese che era arrivato il momento delle spiegazioni.
- Mi dispiace per prima, non volevo essere così brusco… perdonami… ma, ecco io… io… ho avuto paura Edmund! Una paura folle di perderti… ho pensato al momento in cui ci dovremo separare… che potremmo non vederci mai più… ed allora…- un dito premuto sulle sue labbra lo interruppe.
- Ora non ha più importanza!- rispose Edmund avvicinandosi nuovamente al lui.
Non aveva più importanza…
Già, che importanza poteva mai avere tutto il resto, le cose non dette, i pensieri rimasti a metà, le emozioni che aveva dovuto soffocare, ora che sentiva quel respiro che aveva accompagnato i suoi giorni e le sue notti mescolarsi al suo?
Per un istante, mentre chiudeva gli occhi, a Caspian parve di cogliere dei riflessi ambrati nella boscaglia e di scorgere due occhi dorati osservarlo dolci e sollevati.