CAPITOLO V:
UN AMORE DIPENDENTE
 
Si sentì subito meglio nell’entrare in quella che chiamavano casa loro e che avevano deciso di comprare a Londra quando Fernando si era trasferito al Chelsea, quando, praticamente, Sergio aveva scoperto l’appartamento segreto di Cristiano e Ricardo.
Come se non fosse il posto ma la persona che l’aspettava dentro, a risollevarlo. La sua sola presenza, la consapevolezza che lui era lì e che l’aspettava gli bastava. Non lo vedeva ancora, non lo sentiva ma sapeva che c’era e stava bene.
La gioia gli partì da dentro e Didier venne spazzato via come un’isola deserta in mezzo ad un maremoto.
Il maremoto questa volta era stato Sergio.
Non dovette comunque fare nemmeno un passo, respirare o chiamarlo perché nel giro di subito la catastrofe naturale gli si buttò al collo stropicciandolo di baci. Fernando per poco non cadde con lui addosso e ridendo lo strinse forte chiudendo gli occhi e trovando bello l’ossigeno.
Non era normale. Non era normale sentirsi così con qualcuno.
- Il mio piccolo Niño ha vinto la coppa dalle orecchie grandi! Sei il vero principe del calcio, fanculo quello che pensano gli altri! Sei grande! - Lo ricoprì di complimenti entusiastici e forse immeritati, ma si crogiolò in essi, nella sua voce squillante, nella sua bocca carnosa che ricopriva ogni suo centimetro fino ad arrivare alla propria che catturò fra un respiro frenetico e l’altro.
Dio quanto stava bene, ora che poteva abbracciarlo.
Le lingue si intrecciarono e Fernando continuò a stringerlo a sé e reggerlo mentre gli stava su come una scimmia, non l’avrebbe mai più lasciato andare. Non voleva staccarsene. Ora vedeva tutto con chiarezza, stava bene, non aveva pensieri per la testa, niente ansie ed angosce.
Lui e la persona che più contava nell’universo, l’unico capace di calmarlo e ridargli la sanità che tendeva a perdere con uno starnuto.
Quando Sergio dovette respirare, gli prese il viso fra le mani e lo staccò dalla propria bocca. Ogni centimetro di sé rideva e brillava, era la felicità fatta persona, quindi scese coi piedi e continuando ad osservarlo con cura maniacale, sempre senza mollarlo, lo condusse dentro.
Era un palazzo di periferia, un quartiere di lusso dove era normale trovare gente importante su cui nessuno, incontrandola, faceva una piega.
Loro facevano comunque sempre in modo di passare inosservati e non farsi riconoscere. Fisse di Fernando, ovviamente.
- Sei contento? Stai bene? Ti sei ripreso dalla sbronza? Hai fatto tante stronzate? Hai vomitato anche l’anima? - Domande poco convenzionali che solitamente in una situazione simile non si facevano. Fernando annuì a tutto, specie alle stronzate, e decidendo che gli avrebbe detto tutto perché comunque sicuramente già sapeva da solo qualcosa, si lasciò cadere con lui sul divano.
Rimasero attorcigliati come due fidanzati alle prime armi che non sapevano staccarsi l’uno dall’altro. Sergio sotto con le gambe di Fernando sopra, tutti storti e stretti l’uno all’altro.
Fernando era fuori anni luce dalla propria solita orbita spaziale. Sembrava un autentico spagnolo, era sé stesso al cento percento solo con lui. Non gli importava la fissa degli inglesi, della perfezione e dell’apparenza. Con lui non gli importava niente e la felicità che provava non riusciva a dargliela nemmeno una Champions League!
- Sono felicissimo ed ora che sono qua con te è tutto perfetto. - Sergio rise a quella parola, conosceva la sua fissa per la perfezione e sentirsi così importante fu bello, quindi gli prese la testa e se la strinse sul petto come se fosse il suo bimbo piccolo.
- Cosa hai fatto stanotte? - Fernando cominciò a sussultare e Sergio lo sentì. - Avanti, eri ubriaco… ne avrai fatte di stronzate! Hai scopato con qualcuno? - Fernando si sentì anche male, cercò di liberarsi dalla sua presa per andare subito al punto ma l’altro non glielo permise obbligandolo a stare ancora così per calmarsi e far spazio nella sua mente annebbiata dall’ansia.
Dio come lo conosceva… Fernando ne rimaneva impressionato ogni volta.
Passò qualche istante di silenzio, poi lo mollò facendogli alzare il capo fino a guardarsi. Sorrideva consapevole.
- Voglio sapere tutto. -
- Ma… - Cominciò con un tono basso e lamentoso Fernando. Sergio sorridendo consapevole e con fermezza gli passò il dito sui lineamenti malinconici e si incantò ancora una volta.
- Tutto. Con calma. -
Fernando sospirò e riuscì a dirgli ogni cosa, a partire dal bacio negli spogliatoi con Didier per poi finire a quella mattina… con quell’orgasmo e quel quasi sesso divino…
Sergio non fece una piega ma Fernando sapeva che gli dispiaceva, doveva essere così…
Sporse il labbro inferiore in un broncio infantile delizioso, adorava quando faceva le smorfie ed era in buona compagnia.
- Non dici niente? - Chiese piano e colpevole.
- Cosa dovrei dire? - Fece semplicistico. Non sembrava veramente arrabbiato.
- Ma ti ho tradito! -
- Anche io! Sapessi quante volte… ops, che dico! Le sai già! - Cercò di buttarla sul ridere ma Fernando rimase gravemente serio, non era convinto di quel che diceva e replicò rimanendo dolcemente ingarbugliato a lui:
- E’ diverso e lo sappiamo bene. Tu me lo dici sempre, ce lo siamo detti subito. Non sei capace di stare a digiuno da sesso, hai bisogno di farlo e siccome io non posso starti vicino come vorrei e non sono a tua portata di mano, quando devi e non puoi con me, vai con chi ti capita. Così stiamo tutti sereni. Io però non sono così. Non ho bisogno di farlo di continuo con chiunque, quando tu ci sei per me è sufficiente. -
Sergio gli mise un dito sulle labbra e lo zittì ma non con irruenza. Ci mise troppa dolcezza, involontariamente, ed il compagno si sentì davvero male.
- Stai per dire cose che abbiamo deciso di non dirci mai. - Ora era serio anche lui ma non addolorato, arrabbiato o alterato. Era serio e basta. Era strano vederlo così, tendeva sempre a fare il buffone, ridere, scherzare, sdrammatizzare.
Fernando sospirò e parlò sul suo dito:
- Ma è così anche se non ce lo diciamo. -
- Però non dobbiamo dircelo. - Proseguì perentorio Sergio trovando splendide le sue labbra che si muovevano testardamente sul suo dito che cercava di zittirlo invano. Non lo tolse comunque e l’altro parlò ancora.
- Però è vero! Per come sono fatto, questo da parte mia lo considero un tradimento! -
- Per come sono fatto io no! Io lo faccio di continuo, non è niente! È solo uno sfogo fisico. Se non è col cuore non conta! E comunque non abbiamo obblighi fra di noi, non esistono! Abbiamo deciso di non parlare mai per nessuna ragione al mondo di sentimenti perché non siamo vicini e non sappiamo di cosa potremmo aver bisogno un domani. Dobbiamo continuare così. A viverla liberamente senza doveri da parte di nessuno. Se vogliamo scopare con qualcuno lo facciamo, altrimenti aspettiamo di vederci. Punto e basta. Nessuno se la deve prendere in nessun caso altrimenti diventa brutto e pesante e non deve essere così! Deve essere piacevole. Deve essere un angolo di paradiso in cui scappare quando questa terra diventa un inferno. Deve essere dove ognuno diventa sé stesso e vive bene. -
Fernando lo conosceva bene quel discorso, avevano deciso tutte quelle cose insieme ed era da anni che la mandavano avanti. Aveva sempre funzionato. Però non era mai andato con nessun altro…
- Si ma a conti fatti io ti sono sempre stato fedele! Non faccio più niente nemmeno con mia moglie perché c’è solo affetto fraterno! - Era vero anche quello e Sergio non poteva negare che dal suo punto di vista loro due erano una vera coppia e che l’aveva tradito. Come glielo faceva capire che a lui invece non importava perché le cose fisiche non contavano nulla? E che non dovevano parlare di sentimenti?
Gli tolse il dito dalla bocca reputandolo inutile e sospirò stringendo la propria disapprovando tutto quello, Fernando si allarmò. Stavano per litigare? L’agitazione cominciò a premere nel petto e Sergio la sentì chiaramente infatti lo guardò di nuovo e gli prese le mani portandosele fra le rispettive labbra ormai quasi unite.
- Ascoltami bene. Scopo con Iker ormai da qualche tempo. - Silenzio. Questo portò un’aria d’importanza talmente alta che fu come se il nulla che li circondava si cristallizzasse.
Si guardarono e capirono cosa quello significava. Gli occhi di Fernando per un momento divennero lucidi.
- Lo sai che con lui è diverso. Non è amore. Lui è innamorato di David ma, come io con te, si vedono poco. Stanno insieme però combattono la distanza così come noi. Cioè David andando probabilmente con chiunque gli capiti a tiro, come faccio io, e Iker con Sara che gli riempie il tempo. E quando non basta, con me. Io… io l’ho fatto anche se lui è il mio migliore amico e provo un grande affetto. Ne avevamo bisogno. Sai, a volte aspettare il prossimo buco per vederti è davvero infernale e non so dove sbattere la testa. A volte non mi basta nemmeno il sesso. A volte sono da pulire il pavimento, litigo col mister, con chiunque… allora arriva lui e mi fa sfogare. Mi sfogo bene. Fin troppo. Non è amore perché… bè, lo sai… - Non se lo sarebbero mai detti ma quel silenzio, quei comportamenti, quegli sguardi parlavano per loro e non c’era santo che tenesse. Potevano fingere di essere una non coppia aperta quanto volevano, ma i sentimenti c’erano ed anche forti.
Dannatamente forti.
Fernando vacillò e lo disse al suo posto tremante, lo sguardo incerto:
- Non dirlo tu, ora… -
Sergio poi si fece forza e proseguì piano, cercando di essere delicato.
- Io combatto quello che provo per te così. Con Iker, oltre che con gli altri. Ma tu sei tu. Niente e nessuno potrà paragonarsi, batterti, farmi metterti da parte. Mai. E prendila come vuoi ma se per te Didier è un tradimento nei miei confronti, per me Didier sta a te come Iker sta a me! Io la vedo sullo stesso piano. Per me va bene così. O vuoi smettere quello cha abbiamo? - Era un modo di parlare quasi incomprensibile se non si conosceva dall’interno la storia e cosa intendevano ma soprattutto se non si conoscevano a vicenda così bene.
Fernando, sentendolo, si aizzò come se una molla scattasse dentro di lui, evase dalle sue mani per stringergli la maglia e tirò come un forsennato esponendo un’espressione allucinata ed impressionante, lontana anni luce dalla perfetta ed elegante che cercava d’avere sempre.
- No che non voglio smettere! Non devi dirlo nemmeno per scherzo, cazzo! Sergio, smettila di dire queste cose! Lo so che è dura anche per te, per questo non ti ho mai detto niente per quelle tue scopate! E sapere che vai con Iker… mi brucia, ok, però lo capisco e ci siamo detti di viverla così e non voglio che cambi nulla! Quindi va con chi vuoi, ma non lasciarmi mai! - anche se non stavano insieme. Anche se non volevano porsi diritti vicendevoli di alcun genere. Anche se non si sarebbero mai detti, con ostinazione, che si amavano.
Era solo un altro dei tanti modi di vivere quel tipo di relazioni. Quel tipo d’amore. Un amore intenso e vero.
- Allora stai sereno, non mi importa niente se ti scopi Didier. Se ne hai bisogno significa che ti manco. È una cosa bella… - Solo lui poteva vederla così e convincerlo che andasse bene. Quando lo vide rischiararsi anche il cielo di Sergio tornò sereno e smisero di tirarsi e tenersi stretti per poi prendersi a vicenda i visi fra le mani e, semplicemente, con una dolcezza infinita, baciarsi.
Senza fuoco e fiamme, senza esplodere e impazzire come facevano sempre. Solo così, con dolcezza.
Finalmente il giorno dopo sarebbe cominciato il ritiro con la Nazionale Spagnola.
Non ne avrebbero potuto più farne a meno.
Le bocche si fusero di nuovo, le lingue si allacciarono e gli occhi si chiusero catturandosi a vicenda per mai più lasciarsi andare.
Fernando si sentì veramente meglio solo in quel momento e tutto quello che desiderò con una tale intensità ubriacante, fu di poter stare con lui per sempre.
In qualunque modo volessero ma per sempre.
Glielo comunicò senza usare le parole, non potevano. Usò i gesti.
Fu il primo a togliersi la felpa della divisa e con essa anche la maglietta, non perse tempo e carico di una frenesia crescente che gli veniva ogni volta che stava con lui, la tolse anche a Sergio. Il ragazzo sorrise soddisfatto di averlo riacceso, era un capolavoro quando si lasciava andare ed era orgoglioso di riuscire ad accenderlo in quel modo.
Gli sfiorò i fianchi nudi con le dita e l’altro sussultò come attraversato da scariche elettriche. Scariche che divennero incendi di cui Sergio godette nel vederlo scendere di sua iniziativa fra le sue gambe, continuando a spogliarlo con sempre più frenesia.
L’eccitazione crebbe ubriacante.
Amava il suo adorabile spagnolo, l’amava in ogni istante, facendo ogni cosa. L’amava sempre, ad ogni costo, ma non gliel’avrebbe mai detto o la separazione successiva sarebbe stata davvero insostenibile. Lo pensava sempre.
Però poi riusciva a riaverlo in quel modo, lo vedeva togliersi da solo i vestiti, stendersi giù, alzare le gambe ed aprirle e cominciare addirittura a prepararsi da solo.
Riusciva ad averlo in quel modo proibito che nessuno nemmeno immaginava.
E quando poi lo attirava su di sé implorando di entrare perché davvero stava impazzendo, ecco in quei momenti toccava la Luna.
Ma a dirsi ‘ti amo’ erano i momenti di penetrazione, quando i loro corpi si fondevano e si univano diventando una cosa sola.
Erano tanti ‘ti amo’ uno dietro l’altro che non finivano più e fra i gemiti e le lacrime di commozione per l’emozione grandissima provata… bè, a cosa serviva poi dirselo veramente?
Non serviva parlare di sentimenti quando poi erano così evidenti.
 
Quando stettero meglio, stesi nudi uno sull’altro, ansimanti e in pace con l’universo intero, Sergio chiese:
- Torni in Spagna con me per il ritiro? - Era una domanda retorica.
- Sì ma prima devo sistemare una cosa… - Sergio capì di nuovo al volo.
- Non lasciare quel ragazzo! - Fernando scattò come un gattino preso di sorpresa.
- Perché? -
- Perché faresti diventare quello che siamo ancora più serio di quel che è già! - Fernando rimase in silenzio dubbioso con qualche smorfia tenerissima e proseguì: - E perché finchè non ti togli lo sfizio di scopartelo per bene, non ti si leverà dalla testa e di torno. Appena te lo farai tutto tornerà normale. -
- Ma sei scemo? Mi stai dicendo di scoparmelo sul serio? - solo con lui parlava come gli pareva.
Sergio rise.
- Certo! Fidati di me, in queste cose sono bravissimo! Vedrai che è come ti dico! Vai e scopatelo! -
- Ma… ma l’ho appena fatto con te… - Come per dire che non era né carino né corretto né bello. L’altro però alzò le spalle insensibile.
- Ma noi due abbiamo fatto l’amore! -
Fernando arrossì e premette il viso contro il suo petto. Solo lui riusciva ad imbarazzarlo.
- Comunque ti aspetto per partire, andiamo insieme a Juan… anzi, sai che faccio mentre tu fai valige e sistemi Didier? Mi vedo con lui… così tu non hai il pensiero di avermi qua solo come un cane… - Fernando si sentì meglio da un lato ma strano dall’altro. Come si faceva a parlare così con qualcuno?
Suo malgrado, come faceva sempre con lui, accettò anche questo perché sapeva, nel profondo, che aveva ragione su tutta la linea. Se non avesse fatto sesso con Didier sarebbe diventato un’ossessione ed era pericoloso, per lui, averne. Finiva sempre per impazzire ed odiava impazzire. Si era concesso la follia solo una volta, in tutta la sua vita.
Quando aveva ceduto a Sergio.