CAPITOLO VI:
LO SPAGNOLO TORNA SPAGNOLO
 
‘Passa nella stanza di stanotte.’
Un messaggio così avrebbe raddrizzato le carni di chiunque, figurarsi quelle di Didier che non aspettava altro.
Che comunque l’aspettasse era un conto, che pensasse fosse invano era un altro.
Aveva visto Fernando così dipendente da Sergio che aveva pensato per un istante proverbiale di non avere speranze.
Non gli era mai capitata una cosa simile e vedere che c’era sempre una prima volta era traumatico.
Il suo ‘sì’ giunse anche troppo in fretta, se ne vergognò ma ormai l’aveva spedito.
Si stupì anche di vederlo entrare in camera, era stato sicuro che poi non sarebbe venuto. Aveva lasciato detto alla reception di far passare il ragazzo che sarebbe venuto dopo e di dargli una chiave, quindi era comodamente steso nel letto dove quella mattina avevano fatto diverse cose ma senza concluderle del tutto. Aveva avuto tempo di pensare a cosa voleva da lui e poi era arrivato.
“Che domande… lo voglio tutto!”
Punto e basta. Chiaro e semplice.
Fu così che Fernando chiuse la porta alle proprie spalle e lo scrutò a lungo col suo sguardo snob che la prima volta gli era stato sulle palle.
Ora l’adorava.
Si leccò le labbra e si tirò su a sedere contro la spalliera ma con le gambe muscolose allungate sul letto, davanti a sé.
Aveva dei jeans strappati e una maglia a maniche corte attillata che risaltava decisamente bene il suo corpo splendido.
Fernando inghiottì a vuoto per poi salutarlo fingendo indifferenza. Voleva mettersi alla prova e vedere fin dove avrebbe resistito, ma Didier lo trovò comico.
- Ancora? - Chiese scettico riferendosi al suo fingere di essere una persona a modo e scostante.
Il ragazzo scrollò elegantemente le spalle e si avvicinò appoggiandosi alla finestra. Era sera, sarebbero partiti l’indomani mattina presto, era stato tutto il giorno con Sergio, poi era andato a casa a preparare le valige e stare un po’ con la famiglia.
Ora era lì con lui a sistemare anche quello.
Si scrutarono ancora un po’ fino a che furono soddisfatti, quindi Didier cominciò per primo sicuro e strafottente:
- Allora, com’è andata col tuo Sergio? Sei qua perché vi siete piantati? - Ci sperava, in realtà lo credeva perché andare da lui dopo un orgasmo con un altro non poteva certo essere rigenerante!
Però Fernando sembrava diverso e scoccandogli uno sguardo indecifrabile, rispose affettato:
- Ti piacerebbe, eh? - Capì che stavano ancora insieme, a quel punto Didier si indispettì attaccando, sia pure rimanendo immobile.
- Spiegami una volta per tutte che razza di rapporto avete, allora, perché proprio non capisco un cazzo! - Fernando ci avrebbe giurato ma decise di accontentarlo. Non era facile spiegarlo, comunque.
Guardò oltre il ragazzo sul letto, passò i muri della stanza come se fossero pieni di foto di Sergio e cominciò piano e calmo.
- E’ difficile da spiegare… vedi, io sono un po’ particolare. Mi faccio prendere facilmente dall’ansia. Ecco, lui è l’unico che riesce a tranquillizzarmi, che mi rilassa e scaccia tutte le mie ansie. È stato il primo a capire che tipo fossi veramente, che il mio trattenermi era tutta apparenza e che nascondevo molto calore dentro. Ed è stato il primo a riuscire a tirarmelo fuori. Ci riesco solo con lui. È un rapporto molto stretto e simbiotico anche se siamo fisicamente lontani. È come se dipendessi da lui per… bè, tutto! Non riesco a fare niente se non lo sento. E se so che è qua, qualunque cosa io faccia, devo assolutamente mollare e raggiungerlo e non perché lui mi aspetta o perché si arrabbia se non lo faccio, anzi. Alza le spalle e riparte senza piantare musi. È che io mi sento male se non lo vedo nel sapere che è qua. Però non siamo fidanzati, non siamo una vera coppia. -
- Non state insieme? - Interruppe subito incredulo Didier. Lo prendeva per il culo?
- No. Bè, al lato pratico sì ma abbiamo deciso di vivercela senza impegni seri, senza mai parlare di ciò che proviamo e senza nemmeno sentirci in obbligo l’uno verso l’altro. - Didier non capiva…
- E allora dov’è il problema? Perché diavolo ti comporti come se fosse tuo marito? - Fernando sussultò a quell’attacco, lo guardò cercando di rimanere calmo.
- Non c’è nessun dovere fra noi, tutto quel che faccio nei suoi confronti è perché voglio farlo. Lui non me lo chiede, non lo pretende nemmeno. Non vuole la fedeltà fra noi perché per resistere alla lontananza ha bisogno di distrarsi e lo fa col sesso perché funziona solo questo, per lui. O diventa seriamente violento. - Sergio era un tipo con un grande fuoco dentro che bruciava di continuo e per non farsi ridurre in cenere usava dei metodi all’altezza, metodi forti. O la violenza fisica od il sesso. Visto che non era un violento, la scelta ricadeva su un’unica cosa logica. - Io non sono così, riesco a resistere senza sfoghi fisici, non voglio altri che lui, non ne sento proprio il bisogno però… - Esitò, arrossì, ma guardandolo fisso negli occhi proseguì con fermezza: - Con te voglio farlo. - Didier credette d’aver capito male. Scattò dritto sul letto e proteso verso di lui lo fissò ironico.
- Sei serio? -
- Ti sembro uno che scherza? -
- Mai! - in effetti non era famoso per le sue battute.
- E vuoi scopare con me? Ma se hai appena detto che non vuoi altri che lui… e poi cazzo, non avete obblighi però alla fine te ne poni. O no? Scommetto che lo consideri un vero tradimento mentre per lui non è niente! Magari ti ha pure dato il suo benestare! - Fernando si impressionò che ci avesse preso su tutto, ma non si mosse da dove era, rimase immobile con le braccia conserte appoggiato alla finestra e lo fissò aspettando che facesse qualcosa. Non gli piaceva parlare di lui e Sergio.
- Non mi è chiaro nemmeno a me, Sergio dice che è solo un puntiglio e che devo togliermi lo sfizio per scrollarti di dosso. Poi tutto tornerà normale. Lui ne è convinto e di solito è piuttosto preciso su queste cose. Io voglio che la ‘normalità’ di prima torni e scacciarti dalla mia testa, quindi sono qua per quello che immagini. -
Didier per un attimo si ribellò. Si trovò in bilico su una corda lunghissima che si tendeva sul vuoto e si vide indeciso se buttarsi di sotto o proseguire.
Da un lato voleva mandarlo al diavolo e chiedergli per chi lo prendeva, non era un oggetto, uno sfizio, qualcuno da usare come comodava. Ma dall’altro era il primo ad agire sempre così senza mai farsi scrupoli con nessuno. Essere da quella parte della barricata era veramente strano ma non poi così insopportabile. Curioso, forse.
Però farlo mettendosi d’accordo non era divertente, non gli piaceva. Preferiva conquistarsi le cose, lottare per averle… così era facile…
- Allora quando mi andrà ti cercherò! - Rispose quasi con cattiveria provocandolo a reagire in qualche modo, sperando forse di ferirlo un po’ per rendere più pepate le cose.
Fernando se l’aspettò e pronto a quell’evenienza decise di reagire, sì, ma a modo proprio.
Nel modo di un testardissimo falso inglese. Anzi. Di uno spagnolo che faceva l’inglese.
Alzando il mento si staccò dal balcone, attraversò elegantemente la stanza e sempre eretto ed indifferente si fermò sulla porta, lo guardò, lo nullificò come ormai gli veniva bene, e disse gelido.
- I treni non passano due volte. Ora ho questa fissa. Domani mattina parto per il ritiro della nazionale, ci saranno gli europei e contiamo di arrivare molto avanti. Ad ogni modo non ci rivedremo prima di fine luglio, se saremo entrambi in questa squadra. Quindi direi che questo, se non hai nient’altro da dire, è un saluto. Ci vediamo, forse, fra quasi due mesi! -
Poi si voltò, mise la mano sulla maniglia, la girò, l’aprì, contò fino a tre e…
Una spinta violenta la richiuse e Fernando sorrise sbieco. Proprio come uno spagnolo!
La sua presenza dietro le spalle, una presenza alta, possente, aitante. La sensazione di forza e di costrizione fu la prima che sentì. Venne schiacciato da Didier contro la porta, il suo torace muscoloso contro la propria schiena, non oppose resistenza ma cercò di fare leva con le braccia per spingerlo via. Non molto convinto.
- Se la metti così penso proprio che serva un saluto più decente di questo! - Sussurrò roco sull’orecchio per poi leccarglielo.
Fernando sapeva giocare bene da spagnolo… Didier se ne rese conto solo ora.
Era stato pienamente vinto da lui ma non era una sconfitta bruciante.
E poi aveva ragione.
Quello sarebbe rimasto con Sergio per un sacco di settimane, non avrebbe più avuto voglia di lui. Doveva prenderselo ora che l’aveva acceso con tanta fatica. Poi se lo sarebbe tolto dalla testa in qualche modo.
Non dovendo usare le mani per bloccarlo perché gli bastava il corpo, scese con esse sui suoi fianchi, arrivò alla vita, gli alzò la maglia e gli slacciò i jeans obbligandolo a lasciargli lo spazio necessario per fare quello che voleva.
Fernando stava venendo fuori, come un lupo mannaro che davanti alla luna piena lentamente ma inesorabilmente si trasformava diventando la creatura più feroce esistente.
Didier lo sentì spingere ma non gli importò, trovando lo spazio infilò la mano nel suo inguine, glielo prese e si mosse con decisione eccitandolo con troppa facilità.
Eccolo lì il suo sangue spagnolo che aveva tanto agognato.
Gli succhiò il collo mordendolo nel giro del colletto e quando lo sentì gemere con la bocca aperta proprio contro la porta, come se la stesse succhiando a sua volta -cosa che gli diede alla testa- scese giù alzandogli la maglia, ricoprendo la sua schiena di scie umide e piccoli morsi, leccandogliela e tracciando degli assaggi che poi conclusero nel suo fondoschiena. Inginocchiato dietro di lui gli abbassò del tutto i jeans con brutalità, quasi violenza addirittura. Fernando si tolse le scarpe annebbiato e Didier finì di toglierglieli, quindi gli morse una natica attraverso quei suoi insistentemente indecenti boxer bianchi in microfibra. Una seconda pelle.
Aveva smesso di masturbarlo ma quando aveva visto Fernando riprendere da solo senza resistere a quello che gli stava facendo, Didier si eccitò come non mai.
Pericoloso, quel ragazzino.
Dannatamente pericoloso.
Gli tolse anche i boxer, sempre con poca gentilezza, e gli allargò i glutei impaziente per poi tuffarsi in mezzo col viso, con le labbra carnose. Fernando si piegò in avanti, sempre aderendo col viso contro la porta e inarcando la schiena. Quella posizione era anche peggio dell’altra…
Didier stava per morire e con una mano che si occupava della sua apertura, alternandosi alla sua stessa lingua, con l’altra si occupò della propria erezione ormai sempre più tesa.
Voleva entrargli subito dentro ma prima voleva mangiarlo.
Lo morse ancora sempre sulle natiche mentre i movimenti sul davanti aumentavano d’intensità insieme ai suoi gemiti.
Gemiti sempre più forti ed erotici.
Quando capì che poteva anche venire da solo non lo trovò giusto e smise di penetrarlo con le dita per girarlo con forza. Rimase inginocchiato davanti a lui ma lo spinse con la schiena contro la porta e gli tolse con cattiveria la mano dalla sua erezione bella tesa. Fernando aprì le braccia alte sopra di sé e con esse le mani, come se qualcuno lo stesse premendo. Alzò lo sguardo allucinato e impazzì nel vedere che si leccava le labbra succhiandosele. Voleva mangiarsi anche quelle ma ora era prioritario il suo sesso e prendendolo in bocca lo succhiò senza premesse di alcun genere.
Fernando continuò a gemere fino a che le sue mani scesero sulla sua nuca a prendergli i capelli neri e legati e guidargli con irruenza la testa nell’inguine.
Avrebbe smesso prima ma non ci riuscì risucchiato da quel suo desiderio crescente. Ricevette di nuovo il suo orgasmo e lo giudicò anche migliore di quello della mattina.
Migliore in quanto pareva non averne ancora abbastanza.
E non sapeva che poi, ore prima, l’aveva anche fatto con Sergio.
L’avrebbe giustamente definito ‘insaziabile’ e non aveva torto.
Per questo cercava di trattenersi sempre e ‘fare l’inglese’. perché sapeva che se si lasciava andare e ‘faceva lo spagnolo’ poi diventava peggio di Didier e Sergio messi insieme.
Se ne vergognava tantissimo, quando succedeva, ma non riusciva proprio a smettere. Non riuscì e lo dimostrò tirandolo su per prendere fra i denti il suo labbro inferiore bello pieno, lo morse, lo tirò e lo succhiò finchè non entrò con la lingua nella bocca cercando la sua. Si trovarono e giocarono in quel modo erotico senza metterci il minimo di sentimento. Trovandolo perfetto comunque.
Dopo quello che bacio non poteva essere definito, fu Fernando a togliergli -strappargli era più indicato- la maglia di dosso e lo insultò in spagnolo per essere così sfacciatamente palestrato.
Non era di quelle cose oscene ed inguardabili ma era piacevole al punto giusto. Da far perdere la testa.
Passò così coi denti e le unghie sulla sua pelle scura e sui muscoli tesi, quindi scivolò giù, sempre più giù, finchè, inginocchiato lui a terra, non gli leccò la sua erezione.
Didier sgranò gli occhi di nuovo credendo di essere impazzito e di avere le allucinazione, ma capì che era vero quando l’altro gli abbassò impaziente i jeans, fortunatamente non troppo stretti insieme, ai boxer. Una volta giù affondò le dita nelle sue natiche e l’attirò a sé, al suo viso, nella sua bocca, avvolgendogli l’inguine completamente e cominciando a succhiare con decisione. Sembrava dovesse davvero divorarselo. Si sentì addirittura un dilettante, per un momento.
Appoggiò la fronte alla porta per lasciargli tutto lo spazio che gli serviva e non cadere lungo disteso a terra, poi cominciò a muovere il bacino contro di lui come se lo stesse già possedendo.
Gemette fortissimo, specie quando sentendosi al limite si chiese se potesse farla finire lì o se riuscisse a staccarselo di dosso per girarlo ed entrare.
Fu Fernando a decidere perché sorprendentemente smise ma fece anche di peggio perché rialzandosi usò la sua lunga gamba muscolosa, come un palo da lap dance e strofinando sopra il proprio inguine di nuovo duro ed eccitato, Didier morì ancora soffocando contro la porta un lamento nel proprio dialetto.
Fernando sorrise contento mentre risaliva assaggiandogli la pelle. La trovò estremamente intrigante mentre veniva attraversata dalla propria così chiara. Lo stesso contrasto eccitò Didier che rimase stordito nel ritrovarselo con le braccia intorno al collo e la lingua nell’orecchio.
- Scopami… - Eccolo. Il colpo di grazia.
L’aveva sentito dire qualche parolaccia da incazzato ma quello era diverso.
Era la vittoria schiacciante della Spagna contro l‘Inghilterra e non lo deluse.
Didier, eccitato come non mai in vita sua, lo prese da sotto le braccia e lo alzò, Fernando allacciò le gambe alla sua vita e lo trasportò sul letto, lo fece cadere e gli si stese sopra, si strofinò con tutto il proprio corpo facendolo sospirare di nuovo mentre rimaneva allacciato ancora intorno a lui per volerlo di più. Fino a che, sistemato bene, gli alzò le gambe, se le appoggiò contro le spalle possenti, morì nel notare quello splendido contrasto fra chiari scuri che le loro pelli sempre più allacciate creavano. Dopo di quello, eccitato più che mai da ogni singolo particolare che li componeva, senza troppi complimenti che ormai sarebbero stati assurdi, lo penetrò come Fernando aveva incoscientemente chiesto.
Si fermò un istante all’inizio e solo quando lo sentì rilassarsi un po’ e le unghie bianche affondare nelle spalle e nelle braccia nere, quando vide il suo biancore su di sé, riprese a muoversi aumentando via via sempre più la velocità e la foga. Ben presto i colpi furono incontenibili come le loro voci che gemevano e chiedevano di più. Come i loro corpi ormai fusi in un tutt’uno, un fascio di nervi estremamente erotico, scivolosi l‘uno sull‘altro. Con la cioccolata che possedeva il latte diventando densa e ipnotica da guardare. Sarebbe rimasto su di lui a guardare come le loro pelli stavano bene insieme fino alla fine dei suoi giorni, ma fu Fernando a decidere per lui inarcandosi tutto e aggrappandosi al cuscino, tirando con una tale passione che gli diede il famoso colpo di grazia. Didier non ce la fece assolutamente più, quel movimento fluido e sensuale della sua meravigliosa statua di ghiaccio sciolta, regalò un orgasmo oltre che inaspettato, anche indimenticabile ed estremamente profondo.
Sconvolgente.
Appagante.
Decisamente appagante.
Non seppe per quanto gli rimase dentro ad ansimare fuori di sé, quando si rese conto che era tutto finito e che doveva uscire si diede dell’idiota e scivolò via, però non trovò le forza di togliersi del tutto, crollò di schiena ed attese convinto che Fernando a quel punto se ne sarebbe andato dopo averlo usato come un calzino.
L’avrebbe fatto se avesse avuto le forze perché riusciva comunque anche in quel caso a pensare solo al suo Sergio e a chiedersi cosa avesse detto se l’avesse visto fare sesso in quel modo focoso.
“Probabilmente si sarebbe unito a noi…”
Si disse ridacchiando, conoscendolo bene…
Gli ansimi scemarono così come anche i battiti e quando Fernando si arrampicò sul suo torace per osservarlo in viso, lo vide ancora sorpreso ed incredulo per non dire shockato.
A quel punto il ragazzo disse piano ma con un fondo di trionfo:
- Capisci perché cerco di fare l’inglese ed evito il mio sangue spagnolo? -
Didier, fortemente scosso, lo guardò come chi pensava d’aver sognato a annuendo disse:
- A-ah! - L’aveva capito bene.
- E’ meglio che eviti di stuzzicarmi di nuovo. - Concluse sempre più trionfante Fernando dicendosi pienamente soddisfatto di quella conclusione. Non ne voleva più, aveva fatto tutto quello che aveva segretamente voluto, ora si sentiva così sereno che non lo era da tempo, senza più voglie traditrici di saltare addosso a nessuno se non al suo adorato Sergio che l’aspettava a casa.
Fu così, con la frenesia di ritrovare le forze per alzarsi e raggiungerlo e raccontargli tutto, che Didier si riprese per primo e con faccia tosta, quella famosa che come lui non aveva nessuno, disse con un ghigno dopo aver ritrovato sé stesso:
- Allora penso proprio che ti stuzzicherò ancora! - Fernando tornò a guardarlo alzando un sopracciglio per capire se fosse serio. Tutta la malizia che lesse gliene diede conferma e sospirando scosse il capo. Quello era un caso senza speranza ma sicuramente si sarebbe stufato per primo.
O per lo meno lui ne era convinto, come lo era l’altro della medesima cosa, ovvero che Fernando avrebbe ceduto di nuovo a lui di sicuro.
Alla fine, tutte cose da vedersi!
 
FINE