*Penultimo mini capitolo. Jon e Jason sono a cena insieme e dopo aver parlato seriamente ed aver scherzato amabilmente insieme, è ora di concludere la serata come si deve.Ma Jon ha ancora qualcosa che vuole sapere e non mollerà l'osso. Buona lettura. Baci Akane*

8. L’ORA DI PARLARE




Siamo con la mia macchina, perciò lo accompagno io a casa, che non mi ha ancora fatto vedere perché dice che non è pronta ed è un cantiere.
Però parcheggio sotto casa e mi volto a guardarlo in attesa, con aria pretenziosa.
- Una serata che si rispetti, anzi mi correggo, un primo appuntamento che si rispetti, deve finire che quello accompagnato a casa invita l’accompagnatore dentro. - Jason così inarca le sopracciglia ironico.
- Adesso sono io la donna? - perché solitamente queste cose le fa la donna con l’uomo. Mi stringo nelle spalle divertito.
- Oh, sono molto versatile, non mi formalizzo… - Rispondo altrettanto malizioso rimanendo seduto al volante, tutte le luci spente, così come il riscaldamento.
Jason mi guarda nel buio della macchina e della notte, sospira e fa un sorrisino strano, come rassegnato. Forse si è deciso.
E così, scrutandomi bene, annuisce.
- E va bene, ti va di salire? -
- Non è che devi fare un favore a me, sai? Cioè se vuoi che salga dimmi e vengo altrimenti… - Jason alza gli occhi al cielo esasperato dalla mia vena polemica e mi tira via le chiavi dal quadro d’accensione. Infine scende senza dire nulla.
Lo prendo per un sì.
Con un gran sorriso, scendo e gli dico di chiudere perché il comando centralizzato ce l’ha lui, Jason esegue, poi mi lancia la chiave e si avvia verso il portone del suo palazzo.
- Ebbene appartamento di lusso? Niente casetta con piscina? -
Io mi sono preso una casetta con giardino.
- A Chicago la piscina fuori serve come il riscaldamento all’Equatore! - Risponde serio facendomi ridere.
- In effetti hai ragione. - Apre e mi fa entrare per primo indicando l’ascensore. - Però quanto ti ci vorrà a completare il trasloco? Forse la tua famiglia non vuole venire nella fredda Chicago? - Jason chiama l’ascensore, fa le veci dell’uomo nonostante prima facesse quelle della donna.
Si stringe nelle spalle.
 - Non sono entusiasti, questo è vero. Preferivano Los Angeles. - Così rido di nuovo.
- Chi non preferisce Los Angeles? -
- Gli ho proposto di rimanere lì, sai lì sono ben sistemati in una casa piuttosto grande con la suddetta piscina e tutti gli agi, ed io potrei fare su e giù. I bambini ormai vanno a scuola lì e a L.A. ci sono molti più sbocchi, di sicuro più che qua. Ci stanno pensando. - La cosa mi stupisce. Lo guardo sorpreso e aggrottato mentre l’abitacolo sale all’ultimo piano di questo palazzo di lusso bello alto. Probabilmente ci sarà una visuale della città meravigliosa.
- Da quanto ci pensate? - Jason non mi guarda, fissa le porte come se fossero interessanti, mentre io lo scruto per bene. Ha un’aria imperturbabile se vuole. E lo vuole piuttosto spesso.
- Non da molto. - Risponde vago. Gli prendo la spalla e lo giro per far sì prepotentemente che mi guardi.
- C’entro qualcosa con la decisione? Non voglio allontanarti dalla tua famiglia… - Jason si decide a guardarmi, non si oppone alla mia mano sulla sua spalla, la mia presa ferrea.
- L’ho fatto spesso, non mi hanno mai seguito in nessuno dei lavori che ho fatto. Sono abituati ad io che mi sposto per lavoro e che vengo a trovarli quando posso, loro preferiscono avere dimora fissa. - Caccio il broncio.
 - Ma non hai mai avuto un ruolo duraturo e fisso come questo. Prima erano film o parti in telefilm, ma nessun contratto come questo, mi pare, no? - Ha l’aria seccata, come di chi è beccato.
- Sì, per questo sembrava dovessero seguirmi qua, però poi ho visto la loro riluttanza e non voglio forzarli… - L’ascensore arriva, le porte si aprono e lui sguscia fuori via dalla mia mano. Io lo guardo poco convinto ma lo seguo. - Penso che se fosse stata una città migliore, meno fredda, sempre simile a Los Angeles magari… penso che in quel caso sarebbero venuti. Ma Chicago è perennemente fredda ed estremamente problematica. C’è il più alto tasso di criminalità di tutti gli States. Credo che la soluzione migliore per loro sia rimanere là e vederci negli intervalli. Possiamo fare su e giù quando c’è tempo. E comunque nessuno lascerebbe facilmente una casa come quella! -
Lo dice scherzando, ma penso sia serio. Lo ascolto, sembra convincente, però è come se mi nascondesse qualcosa. O meglio come se tralasciasse qualcosa.
Giungiamo all’unica porta del piano, poco davanti l’ascensore. Direi quasi un piano privato a questo punto. Prende le chiavi ed apre, lo seguo dentro, accende le luci e si sposta per mettere giù nel disimpegno dell’ingresso telefoni, chiavi, portafoglio e tutto quello che ha. Infine si toglie la giacca e tende la mano per farsi dare la mia.
Io mi guardo intorno e piego la testa di lato con aria scettica.
- Capisco perché non volevi che venissi… - Lui ride e mi dà uno scappellotto sulla nuca che mi fa ridere di nuovo. Io mi massaggio e mi giustifico. - Ma è ancora un tugurio! Jason, perché non chiedi aiuto a sistemare tutto? - Si stringe nelle spalle e mi prende la giacca da solo, come se iniziasse subito a spogliarmi per andare al sodo. Questo gesto mi fa salire l’eccitazione di nuovo.
- Mi secca. Voglio avere il controllo di tutto quello che è mio. — Scuoto la testa e sospiro.
- Che idiota. - Brontolo mettendo giù telefono, chiavi e portafoglio. - Ti aiuterò io! - Esclamo senza ammettere repliche. Lui ridacchia scuotendo la testa e così inizio il percorso ad ostacoli fra scatoloni, cartacce e cose aperte solo a metà.
- Persino i mobili non sono ancora montati! Perché non te li sei fatto montare? -
Si stringe nelle spalle.
- Sono una persona manuale, mi piace costruire, volevo farlo io ma da solo effettivamente non è facilissimo, prima avevo sempre una mano e… ed ora non ho nemmeno il tempo. - Lo trovo carino che si giustifichi con me, così gli tiro un pugno sul braccio in stile pugile.
- Ti aiuterò io!- E così ecco la scusa per passare più tempo con lui.
- Come vuoi. - Non si oppone, forse pensa che sia perfetto per questa nostra relazione. - Cosa vuoi bere? - È tutta la giornata che bevo solo acqua, soppeso l’idea di un bicchierino di vino per concludere.
- Cos’hai? - Chiedo. Lui apre il frigo.
- Birra. - Arriccio il naso e mi massaggio la pancia ancora piena.
- Mi gonfia troppo! - Da pugile bevo birra ma cerco di non esagerare, le cose gassate non sono le più sane. In realtà un paio di bicchieri di vino al giorno sono meno pesanti di quel che si pensa. - Che altro? - Si stringe nelle spalle e lo chiude.
- Digestivi. - Annuisco.
- Vada per quello. -
Tira così fuori un amaro di erbe che non ho idea di come si chiami, lo versa in due bicchierini e me ne dà uno, facciamo un brindisi senza dire niente e diamo il primo sorso. Smorfia di rito, aria sorpresa successiva.
- Buono! - Dico sorpreso nonostante sia piuttosto forte.
- Va bevuto piano. - Dice avvertendomi, poi va alla parete dove un’enorme finestra la ricopre quasi del tutto.
Apre le saracinesche schiacciando un pulsante, ha una sua eleganza in questo gesto. Non dice nulla, si limita a guardarmi come se volesse vedere la mia espressione. Non capisco perché, così mi avvicino e guardo fuori dai vetri che piano piano si scoprono.
E rimango inebetito dopo che lo vedo.
- Ora capisco perché l’appartamento di lusso all’ultimo piano piuttosto che una bella casetta con piscina! - Jason sorride.
- Ti piace? - Il panorama è la cosa più bella che abbia mai visto, gli occhi si illuminano mentre vedo Chicago di notte, piena di luci che l’accendono con quel suo fascino oscuro. Rimango senza fiato, totalmente preso di sorpresa e la mia espressione è liberamente meravigliata.
- È spettacolare! - Jason sembra soddisfatto e a questo punto mi si avvicina, mi affianca mentre guarda fuori con me. Le braccia si sfiorano.
- Per questo l’ho preso. È una delle migliori viste della città. - Annuisco senza sapere cos’altro dire, così rimaniamo un po’ in silenzio, ma non c’è imbarazzo. Ripensiamo alla serata e come se fosse evidente, ora lo vedo. Vedo cosa c’era che non mi quadrava prima. Così senza guardarlo, continuando a scrutare lo spettacolo sotto di noi, lo chiedo:
- La spinta decisiva a dirgli di rimanere a Los Angeles l’hai avuta quando hai capito cosa provavi per me? - Lo chiedo diretto e schietto e lui allora mi guarda, lo faccio anche io, rimaniamo rivolti alla finestra, i bicchieri di amaro in mano, i volti uno verso l’altro, non molta distanza fra noi, sentiamo i nostri calori fisici.
- Non lo so. Quello che è successo fra noi è stato improvviso, prima del bacio dell’altra sera io… - Scuote la testa e lo vedo un attimo confuso. Cerca le parole, alza gli occhi e poi trovandole torna a guardarmi. - Non me ne ero accorto. Mi piaceva stare con te. Sempre di più. E me ne rendevo conto perché iniziavo ad aprirmi e scherzare. Quando lo faccio è perché sto bene con qualcuno. Però senza quel bacio non so se me ne sarei mai reso conto. È stato rivelatore. - Sospiro annuendo, emozionato nel sentire queste cose, come se non avessi una famiglia a casa, come se ora ci fosse solo lui.
Bevo per calmarmi, la gola brucia e un’ondata mi scalda lentamente tutto il corpo, mi pare di sentirmi già meglio.
- Davvero non c’entro nulla con il lasciare la tua famiglia a L.A.? - Chiedo insistendo, ma con una calma che non lo mette alle strette. Lui beve a sua volta, sempre guardandomi, e questa volta si sposta per mettersi anche col corpo rivolto verso di me. Io lo imito e ci guardiamo ancora, nessuno esita od indietreggia, siamo entrambi molto sicuri di noi.
- Adesso mi sta dando una bella spinta. Fino a ieri era ‘vedremo, ne parleremo.’ Adesso dirò ‘facciamo così.’ - Trattengo il fiato.
È una bella sfida, è una bella responsabilità. Mi strofino le labbra, così bevo ancora mentre una strana emozione continua ad agitarmi.
- Non voglio allontanarti da loro. -
- Nemmeno io voglio allontanarti dai tuoi. - Ribadisce.
- Io ho avuto altre esperienze come questa prima di mia moglie, per me è normale avere questi istinti, queste voglie, provare queste cose per altri uomini. È quello che sono nel profondo. A casa sono un marito, un padre, fuori sono… me stesso! Ma tu? Tu non hai mai avuto cose così, non lo sei mai stato, vero? - Jason così ride, ma non di me. Ride penso del mio modo di vedere le cose o non so di che cazzo ride e mi aggrotto, così smette, prende i bicchieri quasi vuoti e li appoggia sul ripiano della cucina poco distante da qua. Torna a me, mi prende le braccia, scivola sugli avambracci, i polsi e trova le mie mani, le tiene fra le sue. Le stringe, le scalda. Mi guarda dolcemente, con la sua intensità sconvolgente.
- Non sono una persona fedele come sembro. Quando voglio qualcun altro, ci vado. Perché quelli sono desideri momentanei, sfizi, sfoghi, passatempi. Non ha niente a che fare con l’amore. Però le donne questo non lo capiscono. - Sapere che è uno che tradisce ma solo col sesso e che quindi lo fa perché non lo considera un vero tradimento, non mi stupisce molto. Noi uomini tendiamo a vederla così.
- È vero tradimento se ti innamori di un’altra. - Aggiungo quindi. Annuisce.
- Sì… Sì, è proprio così… hai mai amato un’altro quando eri impegnato con qualcuno? - Scuoto la testa.
- Ti ho detto che per me è sempre stato tutto fisico e sessuale. Con Lisa è stato diverso, per questo l’ho sposata… è più una relazione completa con cui non trovo problematico andare a letto. -
- Ed ora la tradisci con me. - Dice piano, sensuale. Le mani giocano con le mie, i pollici strofinano dolcemente sui dorsi, non mi stacca gli occhi dai miei.
- Sei… sei diverso… - Sorride magnetico.
- In che modo? - Mi stringo nelle spalle.
- Sei il primo che ho desiderato intensamente da quando sto con lei. -
- Ed è solo questo? Solo desiderio fisico? - Chiede avvicinandosi piano a me, le labbra sono così vicine alle mie che sento il suo respiro sul viso, sa di amaro alle erbe. Scuoto la testa.
- Non credo. Non lo so. È presto, non credi? -
- Per andare oltre o per parlarne? - Andare oltre.
I brividi mi attraversano mentre lo dice, perché con gli occhi ci sono mille promesse ed io ora voglio che le mantenga tutte. Tutte.
- Per parlarne. - Così si intende che per ‘andare oltre’ va benissimo. Qualunque cosa sia.