OGNI ISTANTE


1. PAURA DI UNA BARCA



So che tecnicamente è il mio yacht, ma tutto questo mi fa sentire un ladro. Cioè so anche che è inevitabile, non possiamo fare diversamente, ma non ci posso fare niente.
Mi sento un ladro!
- Posso?-
La sua voce polemica mi raggiunge dalla macchina e cerca di sussurrare. Io mi guardo intorno e gli faccio segno di no.
- Non ho capito! - dice ancora. - è buio non si vede un cazzo! -
Sospiro insofferente.
- No! - rispondo sibilando mentre mi guardò intorno osservando il molo dove ho in ormeggio il mio yacht.
- Come? - chiede più forte.
- OH CRISTO SANTO HO DETTO NO! - ed ora anche se c'era qualcuno, non hanno dubbi che io sia qua con un demente! - e va bene esci, ma tieni il cappuccio! -
A questo punto Seb rimane dentro e così sospirando seccato gli apro la porta con un gesto sbrigativo:
- Ce la facciamo? -
Seb mi fissa con aria innocente come se non sapesse proprio perché me la prendo.
- Dopo il no non ho capito, ma è chiaro che sei arrabbiato così aspettavo che ti passasse. - ma uno come fa a rimanere arrabbiato? Sospiro e scuoto la testa facendogli un cenno con la testa.
- Vieni ma tieni il cappuccio! - Seb prima di scendere chiede tranquillo.
- Devo mettere anche una maschera? - vedendo la mia faccia imbronciata lui ride mentre scende, io così gli tiro un pugno amichevole sulla spalla e mi lamento:
- Ridi ridi, che poi se ti beccano a salire nel mio yacht con me sei il primo a fare piazzate poi! - Seb lo sa ma se non sdrammatizza non è lui, così mi precede verso il molo e lo yacht attraccato al mio solito posto, vi sono poche luci, ma ci sono, così mi guardo ossessivo intorno.
Quando mi pare di vedere dei movimenti in altri yacht qua vicino, lo acchiappo per il braccio e lo tirò giù ficcandogli una mano sulla testa, come si fa con i criminali che salgono in auto. Seb si lamenta e mi insulta in tedesco, ormai conosco tutti gli insulti.
- Zitto che ho visto qualcosa su un altro yacht... - sussurro avvicinandomi col viso al suo, accucciati vicini. La mia mano ancora sulla sua nuca a tenerlo giù, ovviamente anche io ho il cappuccio.
- Comunque non vorrei dire ma così siamo ancora più sospetti... Va a finire che chiamano la polizia credendoci dei ladri e a quel punto si che è un casino... - sto per mandarlo a cagare ma poi ci penso e forse non ha tutti i torti...
- Dici che dobbiamo entrare e basta? E se ti riconoscono? -
- L'idea della maschera è ancora valida! -
Con questo gli do uno schiaffo sulla nuca e mi tiro su in piedi. Questo non prende mai niente sul serio, ma se poi succede un casino fa  fuoco e fiamme!
Una volta sullo yacht mi tiro giù il cappuccio e gli ordino di entrare in coperta, lui lo fa senza lamentarsi, per miracolo, e così io giro e traffico fino a che non riesco a partire in sicurezza.
Era ora, adesso sì che possiamo rilassarci.
Lo raggiungo in coperta, varco la soglia, lo vedo seduto su una panca a fissare fuori dal finestrino, posa lo sguardo su di me.
Io a questo punto sorrido con un ghigno, alzo le dita in segno di vittoria e annuncio:
- La vacanza inizia, bello! -  Ma poi ci pensa ben lui a smorzare il mio entusiasmo.
- Di 24 ore. - Faccio il broncio e lui si aggrotta: - Un momento se tu sei qua chi guida? - E così ridendo vado nella sala comando.
- C’è il pilota automatico, ho inserito le coordinate... -
- Eh ho capito ma se c’è un ostacolo in mezzo al mare lo investi! - Fa polemico mettendosi a fissare la visuale davanti alla prua dello yacht che per inciso si tratta di  mare e orizzonte nero come la pece.
- E chi ci deve essere in mare? -
- Ma che cazzo ne so, un gommone di profughi! - Con questo scoppio a ridere e gli do una manata amichevole sulla nuca, che è appena diventata la mia azione preferita.
- No ma io sono contento che tu sei sicuro di te e di sta barca, ma A: non si vede un cazzo e B: non si vede un cazzo e poi indovina? - Comincia poi gesticolando mentre indica il fuori che è effettivamente buio.
- C: non si vede un cazzo? - Dico ridendo divertito. Ho la mia risata rumorosa e tipica che di solito gli piace e lo fa ridere, ma lui rimane serio col suo broncio, che prima avevo io,  fissare con occhi assottigliati un orizzonte che non si vede mentre lo yacht si muove pacifico da solo.
- E poi sei sicuro che il pilota automatico sia sicuro? - Non si rende nemmeno conto del gioco di parole, è proprio agitato e quando realizzo che non sta scherzando mi siedo sullo sgabello del pilota e lo fisso meravigliato godendomi un Seb inedito.
- Ma allora lo yacht ti agita davvero, pensavo che esagerassi l’altra volta! - Esclamo stupito, lui mi fa il dito medio e cerca di guardare il computer di bordo con una serie di coordinate che per lui sono arabo.
- Insomma e se va in cortocircuito? È una cosa elettrica e noi siamo in mare. Acqua e tecnologia non vanno d’accordo! - Mi ignora ed io faccio altrettanto.
- Perciò ho trovato il tuo punto debole? Il mare di notte? Ero convinto che ti piacesse in realtà! A chi non piace? insomma, di solito si ha paura dell’aereo... -
- Che ti costava affittare un pilota vero? - A questo però mi sveglio.
- E certo e se dovevamo trombare, cosa che spero faremo invece di brontolare su cose inutili, facevamo spettacolo? -
Chiedo scettico. Seb alza le spalle.
- Eh lo rinchiudevamo qua e mettevamo dei pannelli coprenti sul resto in modo che vedesse solo l’orizzonte! Noi stavamo dietro! - mi chiudo gli occhi con una manata e cerco di non dargli retta, ma sono sicuro che ora sia serio.
- Ormai siamo solo io e te e ti assicuro che so guidare questo. E poi il computer è super sicuro! Ho inserito la velocità e le coordinate del posto, il radar rileva possibili ostacoli ed è settato per aggirarli. Se ci sono emergenze ed anomalie comincia a suonare. - Con questo pigio un bottone e l’allarme in questione inizia a suonare, Seb salta sul posto impallidendo mentre si guarda intorno.
- Che è, c’è già un’emergenza? Non siamo nemmeno arrivati? Sapevo che la barca non faceva per me! - è seriamente agitato e non so se ridere o cosa, se rido mi annega, per cui cerco di rimanere calmo. Devo trovare un modo per rilassarlo o gli sparo. Non pensavo fosse così apprensivo. Chiudo l’allarme.
- Sono io, ti facevo sentire l’allarme... - Dico cercando di risultare tranquillo.
 - E non fare l’accondiscendente con me che sembro scemo! Ho delle paure fondate! -
- Su cose? Su ciò che non sai? - Volevo dire ‘sulla tua ignoranza’ ma mi giocavo la mia bella vacanza di 24 ore...
Seb assottiglia lo sguardo che diventa davvero severo. Sospiro. Come diavolo ne esco da questo vicolo cieco?
- Che emergenze si possono verificare? - Chiede da bravo pragmatico che cerca di capire bene la situazione e saperne il più possibile, braccia incrociate al petto, fermo impettito davanti al computer di bordo che mostra il radar con la posizione dello yacht e poi il luogo di arrivo.
Ok Lewis, devi superare anche questa. Nella tua vita ne hai superati di ostacoli, la paura del mare di Seb non sarà la peggiore. Del resto quando mi ha portato in montagna io mi sono lamentato come una bisbetica tutto il viaggio d’andata!
- Beh, il mare si può agitare... - Inizio prima di attivare il cervello. Lui si gira di scatto terrorizzato ed io alzo gli occhi al cielo maledicendomi. - Era per dire, ho controllato venti volte le previsioni e le maree, ti ho detto oggi perché era perfetto! Adesso avremo un pochino di freddo perché è notte, però quando sale il sole staremo bene. Ho chiamato il servizio internazionale, loro sono coordinati col satellite... - Comincio a sparare paroloni a caso sperando di convincerlo, un po’ il terrore dai suoi occhi chiari si placa.
- Che altro può capitare? -
- Un iceberg. - Commento acido. Volevo davvero tranquillizzarlo, ma la sua paura mi sta irritando. Seb così mi manda a cagare col braccio che indica la porta:
- Vaffanculo! Finché sto coso non si ferma io resto qua! - Silenzio. Mutismo. Di quelli incazzati davvero.
Non ci credo che la nostra 24 ore inizia così di merda. Io non sono stato così odioso cazzo.
Forse non me ne sono reso conto.
Sto per mandarlo a cagare e lasciarlo qua da solo quando mi rendo conto che un’occasione così non capiterà più. Così sospiro, mi avvicino a lui e gli spiego come funziona il computer e perché il radar è la cosa più sicura di questo mondo, specie di notte.
- Vedi, l’occhio umano non vede sotto la superficie dell’acqua, mentre un radar sì. Ci possono essere scogli a fior di superficie e noi non sapendolo ci andiamo sopra. Ma questo computer è programmato per percepire tutto quello che può danneggiare lo yacht ed evitarlo. Ci possono essere molte emergenze ma ho cercato di prevederle tutte ed evitarle. Ma anche se dovessero capitare, che ne so, un’avaria al motore che ho fatto controllare ieri dal miglior meccanico in circolazione, il computer avverte e manda automaticamente un SOS al soccorso. Siamo attrezzati per ogni evenienza. Ma sono maniacale, non ti metterei mai in pericolo. Pensi davvero che permetterei a qualcosa di rovinare la vacanza che sogno da quando ti ho incontrato? - Si ferma dal rispondere, ci riflette e fa un po’ di conti fissandomi circospetto.
- Guarda che sono davvero molti anni, eh? - Così sorrido ed annuisco appoggiando il mento sulla sua spalla facendomi intanto dietro di lui. Questa posizione gli piace perché lo sento finalmente rilassarsi, abbassa le spalle che erano tese.
Con lui è così. Non devi prenderlo di petto o deriderlo se si indispettisce. Fai peggio. Cioè lui è il primo che scherza su tutto per sdrammatizzare, ma se lo fa qualcun altro su di lui che è arrabbiato o nervoso, sono guai. Apriti cielo!
Però devi spiegargli, dargli ogni nozione affinché capisca con la sua logica che è tutto apposto. Solo a quel punto si calma.
Infatti ora finalmente è sereno tanto che decido di prenderlo per mano e tirarlo fuori da questo buco.
- Che... che fai ora? - Si era appena calmato, eccolo che torna ad agitarsi.
Ridendo continuo.
-  Ti faccio vedere cos’è che mi piace tanto dello yacht di notte. -
- Da dentro non si capisce? -
- Guarda che se affondiamo abbiamo più possibilità di sopravvivere fuori. Intanto perché la scialuppa è laggiù. - Così dicendo gli indico il gommone che però da qua sopra non si vede. Non lo vede ma annuisce e sento che la presa alla mia mano si calma un po’. - E poi comunque possiamo saltare fuori di colpo. E poi quando una barca affonda dipende dal danno ma è raro che vada giù velocemente, c’è sempre il tempo di salvarsi nel migliore dei modi. -
- A meno che non esploda. - Fa notare. Voglio di nuovo ucciderlo ma mi supero:
- Se qualcuno ci ha messo una bomba a bordo siamo proprio sfigati, sai? -
Solo quando gli dico questo prendendolo sul serio, lui davvero si placa e così sospiro fra me e me, facendo attenzione a non sospirargli sopra.
Io mi chiedo che devo fare con lui. Mi faranno santo, ecco!
Quando finalmente sta zitto e non si lamenta più, mi fermo sulla punta della prua dello yacht, me lo metto davanti ed io dietro in quella cosa che ho sempre sognato di fare dai tempi di  Titanic.
Seb capisce che voglio fare e scoppia a ridere, ma io imperterrito lo faccio lo stesso. Lo abbraccio da dietro e lo obbligo a guardare davanti, il buio dell’orizzonte che finalmente comincia piano piano a schiarirsi.
- Questo porta sfiga, sappilo. - Commenta ironico. Che sdrammatizzi è positivo.
- Zitto e guarda. - Rispondo secco facendomi pentire del mio romanticismo.
- Devo allargare le braccia e gridare ‘sono il re del mondo’? - E niente, alla fine non riesco a non ridere.
- No perché il re sono io, tu sei il mio sposo al massimo. - Questa mi scappa specie perché tecnicamente non ci siamo nemmeno detti che ci amiamo anche se è il segreto di pulcinella. Però passa inosservato e finalmente nota quello che volevo notasse.
Si zittisce, il vento ci schiaffeggia sul viso, non è intenso perché non viaggiamo velocissimi. Gli occhi socchiusi, l’orizzonte ora è una linea che si schiarisce, comincia a vedersi meglio il mondo circostante, che ora è blu, ma sempre meno scuro.
A parte il rumore piuttosto mite dello yacht, c’è un silenzio tutt’intorno, sembra di essere in una bottiglia di vetro ma il vento che ci viene in faccia è la cosa più bella.
-  Ti piace? - Dico sentendo che non parla più. Annuisce e capisco che ho fatto centro, non avevo dubbi d’avere successo.
Rimaniamo in silenzio, lui appoggiato a me, le mie braccia intorno alla sua vita, il mio mento sul suo collo. Quanto sognavo questa cosa romantica con lui? Ora non desidero altro davvero.
Il motore finalmente si spegne, lui salta sul posto ed io aumento la presa intorno a lui.
- Siamo arrivati, questa zona è molto sicura, vedrai che non avremo problemi per tutto il giorno. - Sussurro al suo orecchio. - Ora ascolta... - Dico sempre piano come se gli presentassi un evento raro. Lui gira la testa verso di me senza guardarmi, gli occhi fissi in avanti come li ho io.
- Cosa? -
- Cosa senti? - Dico sempre piano.
- Niente... - Risponde piano come me.
- Appunto... non è bellissimo? - Ed è ora, solo ora che capisce cosa c’è di tanto bello nel venire in barca di notte.
- Sembra di essere nello spazio... - Dice dopo un po’ con voce meravigliata, sbircio il suo profilo ed ha un sorriso da bambino nel paese dei balocchi, gli brillano gli occhi ed io amo, amo follemente tutto questo. Grazie per avermelo concesso. Adesso è tutto esattamente come lo volevo.
- Bello eh? -
- Bellissimo... - E così gira la testa verso di me catturando le mie labbra in un bacio estremamente dolce e delicato ma soprattutto lungo.
Proprio come l’avevo sognato. A parte i brontolii di prima. Ma le cose imperfette sono le più perfette.