Note: Partecipante al contest Band Slash Fiction ovvero fanfic su gruppi musicali a carattere slash, che però non si hanno ancora i risultati. Non potevo non partecipare. Gli elementi che mi sono capitati sotto il puro caso sono quelli di seguito indicati, io con essi dovevo scrivere una storia ed a me è uscita questa.
È ambientata all’inizio della loro conoscenza. Chester era appena arrivato nel gruppo e da quello che si sa dalle sue interviste, quando egli approdò si trovò davanti ad una scelta difficile: continuare come stava facendo o cambiare piantandola completamente con la vita di prima, una vita davvero autodistruttiva in ogni senso. Lui ha scelto di buttarsi ma ha rivelato che ci sono stati molti momenti, specie all’inizio, in cui ha pensato di aver sbagliato tutto. Inoltre si sa che ha avuto tendenze suicide, nulla di preciso comunque. Io, con gli elementi che mi sono capitati, ho pensato di scrivere qualcosa su quel periodo.
In realtà Mike e Chester non stanno insieme ma è l’inizio di quello che poi sarà una storia di coppia che ormai tutti conoscono.
La canzone è inserita all’interno del testo ma non è una songfic in quanto è presente nel discorso che fa Mike, a volte ho riportato direttamente il significato dei versi per adattarlo a ciò che doveva dire, ma è assolutamente presente.
Ringrazio chi leggerà la mia fic e commenterà. Buona lettura. Baci Akane
ADCCC scelti: 7 - Coltello; 19 - As the world falls down - David Bowie; 27 - Bagno
PS: questa canzone n on è dei Linkin Park poichè mi è stata assegnata ad un contest, di conseguenza non avendola non metto collegamenti né nulla per questo giro...

CADERE O SALIRE

As the world falls down -
Quando il mondo cade giù'
(David Bowie)

C'è un amore così triste
Nel profondo dei tuoi occhi,
un tipo di gioiello pallido
Mostrato e nascosto dentro i tuoi occhi
Metterei il cielo nei tuoi occhi
C'è un cuore così stupido
Che batte così forte in cerca di nuovi sogni
Un amore che durerà nel tuo cuore
Metterei la luna nel tuo cuore
Quando il dolore si insinua
Non significa niente per te
Ogni fremito è passato
Non era poi così divertente
Ma ci sarò per te oh, oh
Quando il mondo cadrà giù
Cadendo
(Quando il mondo) cadendo giù
Innamorandosi
Dipingerò di oro i tuoi mattini
Movimenterò le tue serate romantiche
Sebbene ora siamo estranei
Abbiamo scelto il sentiero tra le stelle
Lascerò il mio amore tra le stelle
Cadendo
(Quando il mondo) cadendo giù
Cadendo
Quando il mondo cadrà giù
Cadendo
Innamorandosi
Quando il mondo cadrà giù
(giù) Cadendo
Cadendo
Innamorandosi
Quando il mondo cadrà giù
Cadendo
Non significa proprio niente
Non ha significato cadere
Cadendo
Quando il mondo cadrà giù
Cadendo
Cadendo
Innamorandosi


“Non è stata una grande idea, dopotutto.
Non è stata proprio per un cazzo una grande idea, venire qua. Porca troia!
Ma chi diavolo me l’ha fatto fare?
Pensavo alla grande svolta… ma quale grande svolta? La grande puttanata!
Finirà in un mare di merda ed io ci affogherò dentro.
Cosa cazzo pensavo, che sarei diventato un fottuto qualcuno importante solo perché io sono qui e canto?
Cosa diavolo pensavo?
Nuova città, nuova band, nuovi amici, nuova vita… e questo doveva bastare a risollevarmi, sì?
E perché mai?
Non sopporto che mi guardino e mi studino, che siano diffidenti solo perché non mi conoscono, che prima di ogni cosa vogliano sapere chi sono davvero. Non sopporto dover ricominciare da capo. Non sopporto dover stare attento ai miei fottuti scatti d’ira. Non sopporto dover fare quello che qualcuno mi dice.
Cantare quello che qualcuno compone al posto mio.
Abbassare la testa e ascoltare e non poter fare come cazzo mi pare.
Non sopporto essere ancora nessuno.
Ma soprattutto non sopporto quello là.
Michael Kenji Shinoda.
Praticamente il capo del gruppo, che la meni come vuole, è quello che è.
Non lo sopporto perché mentre gli altri cercano semplicemente di capire che tipo io sia per fare amicizia con me, lui mi guarda e sa che in me c’è qualcosa che non va e non me lo fa pesare, non cerca di farmi venire allo scoperto e di capire di cosa si tratta.
Lui sa che non sono tutto giusto e gli sta bene, vuole che canti con lui lo stesso e mi dà i suoi testi dicendomi di liberare la parte peggiore di me perché con loro posso.
Ma come diavolo fa a sapere che ne ho una?
È così evidente?
Gli altri ridono quando lui lo dice, pensano che scherzi. Evidentemente è abituato a sparare cazzate, è spensierato e allegro, non avrà sofferto un cazzo nella sua vita.
Ben io ne ho passate!
Quando mi sono trasferito ho deciso di cambiare vita, piantarla di distruggermi e darmi da fare con questa nuova opportunità che poteva -e può ancora- essere il più grande fallimento mai compiuto, ma ho deciso di farlo e rigare dritto. Mi sono impegnato per apparire un’altra persona. Se mi avessero incontrato qualche settimana fa non mi avrebbero dato mezzo centesimo, ero davvero pietoso, l’ombra di me stesso.
Ed ora cosa?
Come diavolo fa a dire -anzi insinuare- che io abbia della merda dentro da liberare nelle sue fottutissime canzoni?
Non me ne parla, non sembra ci siano problemi se ho qualcosa che non va, non gli importa di cosa si tratta.
Fra tutti è quello che si è dimostrato subito disponibile e socievole, dalla mia. Non aveva bisogno di studiarmi come giustamente ne hanno gli altri.
Lui mi ha solo sentito cantare, questo gli è bastato.
Il resto non conta.
Ma come cazzo fa a dirlo?
Io sono un ex drogato di merda e ho smesso da poco, porca puttana. Potrei ricaderci in un attimo come un coglione.
Come fa a pensare che non importa il resto, basta che canti?
È tutto qua quello che mi ha detto quando mi ha preso.
‘Tu vieni e canta per me, il resto non conta’.
Come a dire che non voleva sapere chi io fossi e cosa avessi fatto, potevo essere un criminale, uno svitato. Non mi ha chiesto niente di me, niente.
Non è normale!
È questo che mi ha spinto ad accettare, alla fine.
Questo era l’unico abbastanza psicolabile da prendermi, sì perché ero convinto che chiunque conoscendo il mio passato mi avrebbe cacciato.
Ed ora cosa c’è?
Cosa cazzo c’è?
Perché questo suo atteggiamento che prima mi ha spinto ad accettare e a cambiare con la mia vita di merda di prima, ora mi manda in bestia e mi destabilizza?
Cosa c’è che mi tormenta di lui?
Perché ora, qua, in questo fottuto bagno puzzolente di questa sala prove del cazzo -fortunatamente vuota per il momento- io mi guardo allo specchio e mi faccio schifo?
Perché mi viene da pensare a Mike che fa l’amico, l’unico fra tutti che lo fa di già nonostante sia così presto, ed io mi faccio schifo?
Perché cazzo ho voglia di farmi?
Pensavo che cambiare vita mi avrebbe aiutato ad allontanarmi meglio dalla droga, ma forse mi ero illuso di esserne fuori abbastanza. Forse un cambiamento così radicale ora è presto.
Forse una merda rimane una merda in ogni cesso, sia che sia di una stazione, sia che sia di un castello.
Respiro e cerco di farlo con calma ma in realtà mi esce marcato e veloce, sembra che abbia il fiatone e che cerchi di mantenere quanta più aria possa.
Sudo e mi mordo a sangue la bocca sopra al piercing.
Stringo il lavandino in marmo bianco. Squallidissimo marmo bianco, come il resto dell’arredamento di questo buco del cazzo, nemmeno un tappeto o un asciugamano, ci sono solo delle salviette e un sapone liquido vecchio ed incrostato.
Sono uomini, nessuno pensa a pulire un vecchio cesso.
Sperano di avere abbastanza soldi, un giorno, per poter prendere un’altra sala prove con un bagno più grande, magari anche autopulente!
La puzza che c’è si muore eppure penso che potrebbe benissimo provenire da me e non me ne accorgerei. Eppure guardandoci da fuori uno potrebbe pensare che io sia peggio del bagno, visto quanto mi sento pietoso.
Le nocche sono bianche e punto la mia immagine riflessa con gli occhi verdi attraverso le lenti degli occhiali squadrati.
Ho voglia di farmi.
Ho voglia di farmi e basta.
Ecco come succede.
Un cambiamento radicale, via da casa, via dalla tua città, via da tutto quello che hai sempre conosciuto, in mezzo a volti privi di senso, in un cesso del cazzo e chiederti che merda stai facendo.
Ecco come funziona, quando smetti di drogarti da qualche mese e pensi di essere a posto e che per voltare pagina ti serva di rinnovare tutto quello che ti capita.
Funziona che poi quando pensi di aver sbagliato tutto, perché primo o poi lo pensi se cambi tutto così, hai di nuovo voglia di farti di qualche fottuto qualcosa che ti tiri su e ti dia coraggio. Un po’ di coca, una pasticca del cazzo, non so… qualunque cosa.
Contraggo il viso in una smorfia e respiro sempre più affannato come in una fottuta crisi d’astinenza del cazzo, mi sento pietoso, mi faccio schifo, voglio vomitare. Mi pare anche che gli organi mi si stiano stritolando indecentemente, sputerei sangue, probabilmente.
Giro gli occhi sulle piastrelle bianco sporco, intorno ad ogni quadratino c’è della muffa e se guardo in alto, negli angoli del muro dove l’intonaco scende scrostandosi, ce ne sono macchie enormi tutte nere.
Ecco cosa sono io.
Quella stessa muffa.
Voglio sparire, voglio andarmene, ho sbagliato tutto.
Odio quando loro per diventare miei amici cercano di capire chi io sia, odio quando qualcuno cerca di ottenere qualcosa da me, sia pure uno sguardo umano, una frase amichevole, un fottuto ciao di merda.
Odio quando qualcuno pretende che io sia come gli altri, che cerchi da me un lato umano e socievole e simpatico.
Odio quando capiscono che non sono come loro vogliono e si chiedono se diventerò mai davvero parte del gruppo.
Ed odio quando Mike mi presenta una canzone e mi chiede cosa ne penso e me la fa provare e mi dice anche di metterci qualcosa di mio, se mi va, di modificarla, di parlarne, di comunicare.
Odio perché la vedo perfetta così com’è e penso che anche se non l’ho fatta io sembra invece di sì.
Lo odio perché sembra che mi capisca e non ci ho mai parlato davvero, non sa un cazzo di me veramente, ma come diavolo fa?
Come diavolo fa a capirmi così bene e a sapere quello che ho dentro?
Non gli dico che quello che mi fa cantare va bene così com’è, perché, dannazione, è evidente da come la faccio che lo è, ma lui mi vede in disparte e cerca di avvicinarsi ed io non voglio perché è già troppo vicino a me.
È troppo, troppo vicino senza che abbiamo mai parlato veramente.
Se lo facessimo cosa succederebbe?
Per questo credo di aver sbagliato tutto.
Perché lui sembra troppo perfetto -per me- e gli altri hanno troppa pazienza -con me- e tutto intorno si sta lentamente amalgamando -a me- ed io penso che tutte le mie sofferenze fino a questo momento fossero per questo istante, per questa scelta.
Non credo di essere capace di vivere, da qui in poi, non in questo modo sereno, felice e tranquillo.
Non so come si vive bene, non so come si è felici e penso che finirei per rovinare tutto perché non so sorridere e fare l’idiota come Mike e Joe, non so stare tranquillo come Rob e Brad, non so essere quello che serve essere al momento giusto come Dave.
Non so nemmeno esprimermi.
Credo che prima o poi rovinerei tutto, credo che invece io sia fuori posto e non potrò mai essere davvero uno dei loro, credo che questo non sia proprio per niente il mio posto ma che lo vorrei, in fondo, e che io mi stia solo illudendo che loro cercano di conoscermi e che i testi di Mike vadano fottutamente bene per me.
Non lo so. Non lo so davvero.
Però voglio farmi perché sono allucinato.
Però piuttosto di farmi mi uccido.
Fisso il mio stesso sguardo come se fossi il peggior nemico di me stesso e penso proprio che sia così.
Non ho mai combinato un cazzo nella mia vita, niente di buono se non forse sposarmi, chi cazzo lo sa, sono giovane, potrei aver fatto una cagata.
Quello mi ha dato la forza di smettere con la droga ma giorno dopo giorno mi chiedo se lo sarò ancora abbastanza da non ricadere, se le scelte che faccio ogni fottuta volta sono giuste, se non sto per ricadere in qualche errore di merda che mi farà annegare.
Vengo qua e cambio vita e mi illudo che forse sia giusta, che sia la cosa per me.
Invece ho paura che sia l’ennesima illusione e che questa volta, soffrendo come una bestia per uno dei miei soliti errori o perché la vita è una puttana, io non ce la faccia.
Ma non tornerò a drogarmi.
Tiro fuori il coltellino a serramanico che ormai porto con me da quando sono piccolo.
Dopo essere stato violentato ho capito che per sopravvivere per lo meno dovevo imparare il modo di vivere degli altri.
Usare la violenza è stato il primo passo.
Non l’ho mai usato e nemmeno ho mai pensato che l’avrei usato su qualcuno davvero.
Ho sempre saputo di averlo preso per usarlo un giorno su di me, quando non ce l’avrei più fatta, quando sarebbe finita, quando avrei esaurito le strade, quando mi sarei sporcato di nuovo.
Ora che ho voglia di ricaderci perché mi sento un fottuto illuso, lo tiro fuori, lo apro e lo appoggio nel bordo del lavandino, vicino ai rubinetti.
E lo fisso con intensità.
Non come fosse un nemico ma nemmeno come fosse un amico.
Lo guardo e basta.
È vecchio e usurato perché lo apro di continuo, specie quando ero un pidocchioso ragazzino del cazzo. Passavo ore e ore ad aprirlo e chiuderlo.
Ha il manico mezzo scassato, in legno scuro, ci ho inciso sopra le mie iniziali, C e B.
La lama è di una decina di centimetri, affilata abbastanza da riuscire a tagliare dei fottutissimi pezzi di carne. La punta è intatta, volevo che quando mi fossi deciso ad usarlo sarebbe stato funzionale, anche se ancora un po’ ed il manico mi pianta in asso.
Ora che è qua davanti a me smetto di ansimare come una donna incinta con le contrazioni e il sudore cessa di gocciolarmi disgustosamente sulla pelle.
Questo dannato coltello è la mia promessa di pace, la mia redenzione.
Quando sarò stufo di sbagliare e di stare male lo userò e tutta questa schifezza finirà.
Torno ad alzare lo sguardo allucinato sullo specchio, mi guardo e me lo chiedo con ferocia:
- Sono abbastanza stufo? -
Ma è proprio su questa domanda che la porta si apre e dal riflesso compare una persona che si ferma subito notandomi fermo davanti al lavandino.
Dannazione, come lo vedo bene.
Io non credo in Dio ma in certi momenti la mia non-fede mi mette a dura prova.
Sto cercando di decidere se ne ho abbastanza o no e chi mi arriva?
Mike.
Quello che mi ha tanto destabilizzato da quando sono arrivato in questa nuova vita.
Ma cos’ha, un radar?
Non lo so, ora come ora, ma guardandolo con un pizzico d’attenzione in più sempre attraverso lo specchio mi sa tanto che mi ritroverò spesso, in futuro, a pensarlo.
Se sono fortunato si scusa e se ne va, altrimenti viene avanti, vede il coltello e pianta un casino e questa volta è veramente finita, come già sapevo ancora prima che cominciasse.
Ma io non sono mai stato fortunato, nella mia fottuta vita di merda.”

\Onestamente non pensavo ci fosse qualcuno, di solito sono il primo ad arrivare.
Devo ricredermi, Chester era in bagno.
Cos’è, una volta che lo trovo qua dentro, che mi fa rimanere invece che andarmene e scusarmi per averlo interrotto come normalmente faccio in situazioni simili?
Da qua vedo solo la sua schiena, il suo corpo esile avvolto nei suoi soliti vestiti stretti, le mani appoggiate al lavandino ed il suo sguardo mezzo stupito e mezzo pieno di tutto l’Universo possibile che mi fissa dallo specchio.
Forse dovrei lasciarlo in pace ma invece avanzo perché non so ma qualcosa nel suo sguardo mi dice che ora è il momento di approfondire.
Da quando è arrivato non ho mai voluto farlo, non ho mai pensato servisse, non lo vedevo pronto. Ora non credo sia pronto, ma penso che sia al completo, che semplicemente non ne abbia più.
È questo che il suo sguardo, ora, mi sta dicendo.
Così muovo qualche passo verso di lui e con una serietà che non gli avevo ancora dimostrato nella speranza di riuscire a scioglierlo con qualche trovata demente, gli occhi mi cadono sul bordo del lavandino bianco e pieno di calcare. Il rubinetto gocciola e nel silenzio che c’è sembra che rimbombi.
Spicca quel manico scuro mezzo scassato in legno con sopra una C ed una B, ma ancora di più spicca la lama in perfette condizioni, probabilmente mai usata e sempre tenuta affilata per un’occasione speciale. L’unica occasione in cui l’avrebbe usata.
Non credo di sbagliarmi se dico che lui ora pensa sia quel momento.
Cosa dovrei fare, ora?
Cosa si aspetta che faccia?
Dovrei chiedergli cosa c’è che non va, cosa succede, perché quel coltellino è lì, perché è chiuso in un bagno puzzolente ed osceno dove noi cerchiamo nemmeno di venire a fare i nostri bisogni per non prenderci la malaria. Dovrei chiedergli, finalmente, qualcosa. Quello che non ho mai voluto sapere perché era troppo evidente, ma forse anche ora lo è ed io detesto asserire l’ovvio. Se arrivo da solo a qualcosa perché far penare gli altri per esprimerlo?
Se non lo vogliono dire hanno i loro buoni motivi, o magari nemmeno lo sanno.
Rimango leggermente dietro di lui, sfioro il suo corpo ma non lo tocco, respiro piano e mantengo a stento una calma che non so nemmeno da dove mi derivi.
Lo fisso negli occhi sempre dallo specchio a forma di rettangolo, non è molto grande ed in un angolo è scheggiato, per il resto è sporco ed opaco ma riusciamo a guardarci e ciò che vedo è talmente evidente.
No davvero, non serve che parli…
Forse a volte le persone non dicono ciò che hanno dentro perché hanno bisogno che qualcuno lo faccia al posto loro.
- C’è un amore così triste nel profondo dei tuoi occhi. - Mormoro senza aver prima attivato il cervello.
Non parliamo dell’evidente, voleva farla finita.
Parliamo di quello che pensa di non avere, di quello di cui lui stesso non si accorge.
Parliamo di quello.
Lui trattiene il respiro e fa una maniacale attenzione a ciò che dico, ascolterà ogni mia parola facendola sua e vuole capire se le sue impressioni su di me erano vere o sue pie illusioni. Se è vero che io l’ho capito.
Non ho questa presunzione, ma oggi siamo qui per capirlo.
- Quel tipo di amore che sembra un gioiello pallido. Sta lì, nascosto dentro ai tuoi occhi. Magari l’hai mostrato solo una volta, chi lo sa. Lì, in quegli occhi così belli e così tristi per un amore tanto pallido, ci va messo un cielo. - E lo metterò io, piano piano, col tempo. Lo riempirò di un azzurro pulito che non lascerà spazio a nessun pallore spettrale.
Annullo la distanza che ci separa, aderisco il corpo al suo, appoggio il mento alla sua spalla e faccio scivolare la mano sul suo petto. Si irrigidisce ma non si muove.
- Lo sento, il tuo stupido cuore che batte così forte. È questo che pensi del tuo cuore, vero? Che sia stupido perché ti fa cercare qualcosa che non sai. Te ne fa sentire la mancanza. - Sembra colpito dalle mie parole che mi richiamano una malinconica canzone del passato che probabilmente mia madre mi faceva ascoltare spesso. Si succhia il labbro sul piercing come se fosse una fonte di energia per stare in piedi. Io con calma ed un pizzico di serenità proseguo: - E’ solo in cerca di nuovi sogni e di un amore che durerà per sempre. Ma sai, l’amore si mostra in molti modi, non solo in chi sposi. - Non so nemmeno perché lo dico, non ci sto pensando molto in fondo, lui si irrigidisce tantissimo e sembra incapace di scappare come vorrebbe. Gli sto dicendo qualcosa di nuovo. Qualcosa che non sapeva. - Tu sogni la luna. - Ed io te la darò. Non so quando ma ci riuscirò.
- Non è il dolore che ti ferma, in passato ne hai provato così tanto che ora ne sei abituato. È che non sai divertirti, non sai essere felice, non sai godere delle cose belle. Tu non sai stare bene ed è questo di cui hai paura. - Forse questo è peggio della coltellata che voleva infliggersi.
Quanto in tempo sono arrivato?
Spero abbastanza.
- Ma io so come si fa ad essere felici e te lo posso insegnare. - E lo farò. Perché non so niente di te ma so che ti meriti la felicità, questo sguardo da animale selvaggio me lo dice ogni volta che ti guardo.
- Quando ti sembrerà che il mondo ti cada addosso, io sarò lì a tirartelo su. - Penso di aver colto nel segno perché i suoi occhi sono diventati lucidi e vorrei convincerlo che non serve tenersi le cose dentro, non se pensa di cambiare.
Allora con la mano libera mi appoggio sulla sua, quella vicino al coltello. Stiamo fermi in questa specie di abbraccio, Chester non si ritrae ancora ed anzi sembra sciogliersi finalmente dopo che aveva teso i suoi muscoli fino allo spasmo, fino a tremare. Non lo faceva in modo evidente, ma il suo cuore era impazzito, si capiva.
Continuo insegnandogli la serenità:
- Vuoi qualcuno che dipinga di oro i tuoi mattini, che movimenti le tue serate rendendotele romantiche. E sai una cosa? Non mi vergogno a dire che, anche se ora siamo estranei e non ti fidi di me perché non ci conosciamo, lo farò io per te tutto questo, perché non ne sei capace da solo, così come io non sono capace di cantare come fai tu. - Incantandomi. Innamorandomi. Cadendo giù insieme al mondo e solo per te. Perché ora che ti ho trovato non voglio lasciarti andare.
Raccolgo la mano e gli faccio impugnare il coltello, lui ora le guarda, lo sento bollente contro di me, non sa cosa io stia facendo e dicendo, non capisce che è una dichiarazione d’amore perché è di questo che ha bisogno, è questo che lo può curare ed è questo che io gli darò.
Qualunque tipo di amore esista al mondo, fino a cadere giù insieme stando bene.
- Abbiamo scelto il sentiero tra le stelle, convincitene e non averne paura. Lasciamo il nostro segno quassù, nel cielo in cui siamo, lo aspettano tutti. Non hai sbagliato niente. - Penso che solo perché glielo sto dicendo, ora lui finalmente ci creda.
Alzo il coltello, giro il viso verso il suo in modo da guardarlo di profilo da questa vicinanza, sente il mio respiro sulla pelle e rabbrividisce.
Poi piano piano, mormoro:
- Non significa niente cadere, perché è quando sei col culo a terra che arriva qualcosa a salvarti l’anima. Qualunque nome tu gli dia, nascosto a questa salvezza c’è l’amore. Devi solo abbandonarti ad essa. Io ti ho trovato, non ti lascerò mai andare. -
La lama rimanda un pezzo del suo occhio che è colmo di lacrime, non le vuole lasciare andare, pensa che siano debolezza, ma ora gli insegno anche a piangere, oltre ad abbandonarsi all’amore per la vita.
Infine con un piccolo gesto del capo indico il coltellino nelle nostre mani.
- Lo buttiamo? - Come a dire che con questo non cercherà più di uccidersi e che anzi cambierà davvero vita una volta per tutte.
Perché è quando l’ho sentito cantare che ho capito che non l’avrei mai lasciato andare, che piuttosto sarei caduto con lui portandomi tutto il mondo dietro.
Per comprendere il resto abbiamo una vita intera./

“Ma ha la più pallida idea di che cosa mi ha appena chiesto?
È impazzito?
Un fottuto matto, ecco cos’è… fare queste promesse, dire queste cose, cose che si dicono ad un innamorato, in quel modo poi… come se mi amasse davvero, se provasse qualcosa per me.
Perché è impossibile che sia davvero così, non ci conosciamo.
Però l’ha detto ed era sincero, cazzo se era sincero!
Così in un fottuto nano secondo devo decidere se trattenere queste dannate lacrime del cazzo che, non so proprio perché, vogliono uscire, oppure se buttare il mio coltellino.
La mia promessa di farla finita con tutta questa merda.
Sì, perché in realtà non c’è una terza opzione, non esiste che mandi a cagare Mike e che mi tenga sia le lacrime che il coltello.
Perché fra i tre preferisco Mike e lo capisco in una maniera allucinante solo ora, mentre fisso la lama che per anni ho pensato di sporcare del mio stesso sangue.
Non lo farò mai, è questo che mi sta dicendo.
Non lo farò perché c’è un altro modo di farla finita con tutta questa merda, e non è più questo cazzo di coltello.
È lui.
Seguirlo e fidarmi.
Porca puttana, fidarmi di uno che ancora non conosco. Non mi fido di chi conosco, non mi fido nemmeno di me, dannazione, come posso fidarmi di lui che non ha di certo passato quello che ho passato io e non sa niente di me?
Niente…
Niente davvero?
E cos’era quello che ha appena detto?
Mi ha parlato di cose che nemmeno io sapevo.
La verità è che mi conosce meglio di me stesso, perché non ho mai voluto uccidermi seriamente e lui lo sapeva.
Ha ragione, dannazione.
Ho sempre voluto solo essere amato, trovare un sogno, qualcosa che mi salvasse.
Ed io ora ho trovato tutto, me ne accorgo solo adesso.
Amore, sogni, salvezza… non so, ora sono confuso, ma sono sicuro che col tempo riuscirò anche a definirli come si deve.
Intanto so che li ho trovati e questo basta.
Così sospiro, il respiro trema ma lui mi tiene fermo prima che cominci anche il mio corpo a fare lo spettacolo epilettico.
Guardo un’ultima volta il coltello che è stato il mio unico amico per anni, poi guardo quello che penso ora lo sarà da qui in poi, giro il capo per fissarlo senza uno specchio, siamo vicini, di nuovo il suo respiro sulla bocca mi fa rabbrividire, è caldo e sicuro ed i suoi occhi mi promettono il cielo, l’amore e l’oro.
Allora muovo mezzo passo di lato e faccio cadere l’oggetto privo di significato dentro al cestino -che per miracolo c’era in questo fottuto bagno puzzolente.-
Guardo la vera fine del mio schifoso passato, le mie sofferenze si concludono oggi, di sbagli ne ho fatti abbastanza, da oggi si comincia con le cose giuste.
Primo fra tutto questo che non ho mai voluto fare perché pensavo sarebbe stato uno stupido spreco e di me niente va sprecato. Anche se dopotutto stavo buttando la mia vita.
Così, semplicemente, mi giro perché non voglio più guardare il mio pietoso passato, ma solo il mio futuro.
Un futuro che ha due occhi neri come la notte che finalmente non mi spaventerà più.
Allora mi lascio abbracciare, mi appoggio a lui nascondendo il viso contro il suo collo, scivolo con le mani sui suoi fianchi e mi aggrappo alla sua schiena, infine piango.
Non pensavo nemmeno fosse così facile, dannazione.
Era davvero una cazzata, dopotutto, lasciare questa stupida acqua che mi appesantiva manco fosse un intero oceano.
Ma Mike è qua e me le raccoglie scaldandomi e facendo cessare il mio tremore vergognoso.
Cazzo come sto bene… era così facile… era davvero così facile.
Bastava accettare che per una volta avevo fatto la fottuta scelta giusta.
È tutto finito; quella merda che ho dovuto ingoiare fino ad oggi, così tanta, porca puttana, ora è in quel cestino e non tornerà più.
Adesso è ora di salire e raccogliere qualcosa di buono e la prima cosa che mi trovo a tenere è quello che ha avuto le palle di prendermi per primo, Mike.
Da adesso andrà tutto fottutamente meglio.”

FINE