CAPITOLO XI:
NON SERVI’ ALTRO

L’umore di Chester subì un crollo repentino a cui Mike e Jacoby assistettero da vicino senza credere ai loro occhi.
Da che era culo e camicia con Jacoby a che finì per ringhiargli maleducatamente contro di continuo.
Mike immaginò subito l’esito di tali risposte pessime ma non riuscì ad evitare la bomba e quando Jacoby esplose urlandogli contro, dovette mettersi in mezzo per evitare si picchiassero.
C’era una certa differenza di forza fra i due oltre che di stazza.
Jacoby non era proprio enorme ma comunque più grosso di Chester sì di sicuro!
- BASTA! - Gridò sovrastando gli insulti che entrambi si stavano tirando.
- SE HAI LE OVAIE AL POSTO DEL CAZZO E SANGUINI PERCHE’ HAI LE MESTURAZIONI, NON ROMPERE LE PALLE A ME! NON SONO IO CHE FACCIO QUELLE CHIAMATE DI MERDA E CHE TI HO SPEDITO QUEL PACCO! ANCHE PERCHE’, STRONZO CHE NON SEI ALTRO, IO SONO FRA I DESTINATARI! IMBECILLE! E POI SE L’AVESSI SPEDITO IO CI AVREI CAGATO DENTRO, ALTRO CHE FRUTTA MARCIA! QUELLI SONO PIVELLI E TU TE LA PRENDI PER QUELLA STRONZATA!? - Mike lo fissò stupito.
Dannazione, aveva ragione dal suo punto di vista ma soprattutto aveva capito subito cos’aveva Chester, gli era come entrato nella testa e sbaragliato ogni pensiero!
Lo guardò ammirato continuando a spingerlo via in una specie di lotta poiché Jacoby invece premeva per rimanere lì e raggiungere il collo di Chester.
Solo quando questi capì che aveva ragione, si calmò e distese la sua smorfia rabbiosa. Jacoby si placò magicamente e Mike ringraziò il cielo, i due allora si guardarono e Chester alla fine borbottò con un po’ di vergogna per non aver controllato il suo caratteraccio:
- Ci avresti cagato dentro? -
Jacoby serio e convinto annuì con foga:
- Certo, cazzo! Tu no? -
Chester sembrò pensarci un nano secondo, poi rispose sincero e ghignante:
- Probabilmente ci avrei lasciato il ricordo di una mia sega! - Jacoby rise di gusto e tendendogli il cinque in segno di complimento, venne battuto dall’altro sopra la testa di Mike il quale rimase a guardarli inebetito.
Così presto avevano smesso?
Ammirato per la capacità di riappacificarsi fece solo in tempo a pensare che era il caso di togliersi da lì in mezzo che si ritrovò per l’appunto schiacciato di nuovo contro i due.
Jacoby davanti e Chester dietro si abbracciarono e dovettero farlo assolutamente in quel momento per far pace!
- E non potevate aspettare che me ne andassi? - Chiese con il poco fiato che gli rimaneva.
- Le cose spontanee sono le migliori! - Rispose Chester da dietro prendendogli l’orecchio fra i denti e tirando sensualmente.
Mike fece per scivolare via da lì ma non ci fu verso, lo tenevano così forte che a stento respirava, figurarsi muoversi e scappare!
Solo quando si rese conto di essere di nuovo costretto fra i due cominciò il panico.
Con Chester non ne aveva di certo problemi, ma l’essere obbligato a fare qualcosa, di qualunque tipo, sia pure fosse meravigliosamente piacevole o una cazzata, lo imbestialiva e non per puntiglio capriccioso o chissà cosa, ma per quell’evento nel suo passato che aveva raccontato solo all’idiota dietro di sé.
Ma ormai sembrava andato quanto quello davanti che gli stava leccando l’altro orecchio.
Senza mettersi d’accordo scesero sul collo e prima di fargli emettere un vago suono lamentoso, erano già lì a succhiare ognuno una parte, premendo rispettivamente i bacini contro di lui.
Non sapeva cosa lo stava mandando più fuori di testa di tutta quella situazione allucinante.
Se il fatto che sentisse chiaramente l’erezione di Jacoby contro la propria attraverso i jeans, che Chester gli permettesse una cosa simile oppure che a parte la furia assoluta che lo stava annullando, dentro ed in una parte nascosta di sé la cosa lo eccitava comunque.
Sarebbe potuta essere vagamente una cosa stimolante da provare, non di certo un suo sogno erotico quanto lo era per gli altri due ninfomani ma nella vita Mike aveva imparato a non privarsi più di nulla e a provare le cose prima di rifiutarle.
Il punto era che doveva volerlo lui, non essere obbligato.
Sempre quello.
E mentre sentiva le mille e più ragioni per ucciderli, la voglia di dare adito a quello stupido gioco c’era, anche se ben soffocata dentro di sé.
Non glielo avrebbe mai fatto capire. Bè, se Jacoby avesse staccato il suo inguine dal proprio e Chester dal sedere, magari…
Le mani viaggiavano fortunatamente in punti limitati poiché per tenerlo bloccato fra i loro corpi non potevano andare ovunque e visto che il tatto non poteva essere pienamente soddisfatto si spostarono oltre Mike, l’uno sull’altro, a cercare i rispettivi fondoschiena per palpeggiarli a dovere.
Mike fortunatamente non se ne rese conto, non poteva, era preoccupato a pensare a come liberarsi di lì.
Questa volta pensò di non riuscirci. Usavano la forza e bloccato in quel modo era impossibile sgusciare da qualche parte o tirare calci… cosa gli rimaneva per farli smettere?
A parte tutto doveva ammettere che era una cosa obiettivamente piacevole, insomma, era umano, la sua pelle specie sul collo era sensibile, reagiva a quel genere di trattamento e loro ci sapevano obiettivamente fare -di Chester lo sapeva ma di Jacoby era una sorpresa!- ma la mente non voleva saperne di mollare. Rimaneva attanagliato alla fissa che non sarebbe mai successo in quel modo, per costrizione!
Le loro bocche soddisfatte dell’assaggio del suo collo dove avevano sicuramente lasciato due segni rossi grandi come mele, cominciarono a muoversi di nuovo e le sentì salire sempre lì sul suo collo, ma questa volta non sulle sue orecchie da dove avevano cominciato.
La direzione era proprio il viso.
“Ok, se fosse Chester quello davanti a me sarebbe un conto ma è quel coglione di Coby, dunque l’accesso alla mia bocca per logica è proprio suo. E cazzo che io possa morire se glielo do! “
Ma pur pensando battagliero ed in panicato a ciò, non sapeva proprio come sbrogliarsene, ora.
Sentì la mano di Jacoby risalire sul suo viso per girarglielo in modo da dare perfetto accesso alla bocca anche al suo amico dietro.
Mike sgranò gli occhi -tenuti chiusi fino ad un momento prima- e sentì le loro lingue sulle guance dirigendosi languide e sensuali proprio verso la sua bocca aperta in quell’istante per gridare di piantarla, la richiuse subito per impedire l’accesso.
Se non la smettevano, quando avrebbero finito le loro porcate li avrebbe legati a testa in giù per il muro esterno dell’edificio. Nudi!
Intenzionati a dar vita a quel bacio a tre e a congiungere le loro lingue con la sua che non gli avrebbe ceduto nemmeno per tutto l’oro del mondo, Mike riuscì a scattare di sorpresa con la testa all’indietro e a togliersi da lì in mezzo.
Naturalmente i due per poco non si trovarono a baciarsi fra di loro e Mike rendendosene conto andò nel panico e raggiunto il pericoloso stato di tilt, diede loro una testata ciascuno facendosi lui stesso un gran male ma con gran soddisfazione anche a loro!
I due finalmente mollarono doloranti e massaggiandosi i lati della testa colpiti dalla sua fronte alquanto dura, Mike riuscì a sgusciare da dietro prendendo la prima cosa che gli era venuta sottomano e tirandogliela addosso.
Una brocca piena d’acqua, acqua che li investì in pieno bagnando oltre che loro anche tutto lì intorno.
Dopo di che Mike li piantò ed uscì di casa giurando che non ci sarebbe più tornato, preso dalla foga del momento.
Poi dopo cinque secondi tornò, prese Chester prima che Jacoby tornasse a finire quello che stavano per fare poco prima con le loro bocche e lo chiuse in uno degli stanzini piccoli e soffocanti che erano in casa pieni di scatole di chissà quale secolo!
Lo tenne lì, rise come un idiota in perfetta sincronia con l’altro fuori per un’ora abbondante al termine della quale, di nuovo calmo ed in sé, gli aprì con quella sua aria marmorea che aveva quando era davvero e seriamente arrabbiato.
Chester quella volta pensò che l’aveva fatta grossa ma non tentò di rimediare in alcun modo.
Il suo orgoglio era più grande.
Bè, avrebbe pagato anche quello, si disse Mike furibondo senza parlargli per il resto della giornata.
Naturalmente lasciò Jacoby a pane ed acqua ma riuscì a strafogarsi anche con quello ugualmente!

Il secondo pacco arrivò quella sera stessa.
Mike continuava a non parlare a nessuno e Chester a non sapere come approcciarsi a lui dal momento che si sentiva in colpa ma non voleva dimostrarlo. Jacoby sembrava una litania vivente, disperato nella sua fame.
Lo stomaco brontolava ma Mike aveva messo sottochiave ogni armadio e frigo per impedirgli di mangiare, ovviamente una punizione provvisoria, solo per calmarlo un po’ e sopravvivere fino al giorno della vendetta.
Lo trovò proprio quest’ultimo quando facendo per uscire in cerca di cibo, aveva trovato un altro pacco senza francobollo a nome di tutti e tre.
Lo portò dentro gridando a squarciagola di venire a vedere.
Sperando si trattasse di cibo -chissà perché visto che la volta scorsa era stata frutta ma comunque marcia e non commestibile- lo aprì subito senza aspettare qualche consenso.
- Ma idiota, e se è… - Cercò di fermarlo Chester il quale era il più sensibile a quella situazione.
- Cibo? - Fece Jacoby non ascoltando altro.
Mike non disse nulla ma quando aprì e vide come loro un fiore, fermò Jacoby in tempo.
L’aveva infatti preso e portato alla bocca per mangiarselo!
- FERMO, SEI MATTO? - Gli prese la mano e la scrollò facendogli mettere giù il fiore.
Jacoby allora lo fissò seccato:
- I fiori si possono anche mangiare, vuoi davvero uccidermi per uno stupido scherzo? - Mike lo fulminò soppesando seriamente l’idea di farglielo mangiare. Continuava a definire stupidi scherzi quei tentativi di violentarlo da parte loro!
Poi però si ricordò che non era un assassino e sospirando in maniera marcata indicò il meraviglioso fiorellino dai petali blu scuro violetti, poi con aria da professore disse tagliente:
- Questo è l’aconito, è un fiore velenoso! -
Chester lo guardò come se avesse bestemmiato poiché era andato oltre i convenevoli ed era giunto direttamente alla conclusione, infatti prima che Jacoby si lamentasse per la fame, esclamò rabbioso:
- Lo vedi che c’è qualcuno che ce l’ha con noi? Qualche fan psicopatico che ci ha seguiti chissà da dove, ci ha visto fottutamente insieme ed ha visto dove cazzo stiamo! Quanto diavolo ci scommetti che è così, porca troia? -
Mike fu estremamente bravo a controllarsi dopo tutto quello che gli aveva fatto quel giorno.
Una volta ancora che avrebbe provato in combutta con l’altro demente a fare sesso con lui tutti insieme, la sua vendetta si sarebbe limitata al tagliargli il suo aggeggio in mezzo alle gambe!
Ma si controllò perché lui era Mike, peggio di un mafioso se ci si metteva, e con encomiabile pacatezza che fece raggelare il sangue a Chester -ovviamente di proposito, si intende!- disse:
- Evidentemente è proprio così. -
Non servì altro.
Nessuna idea ad alimentare quella convinzione, nessun cercare di convincerlo che non era così, nessun tentativo di tranquillizzarlo.
Chester ne fu quasi ammazzato e non perché aveva manie di persecuzioni degne di uno schizofrenico, bensì perché essendoci stato davvero dentro ad una cosa simile sapeva cosa voleva dire e dove poteva portare.
La sua visione di degenerazione era molto più rosea di quella che poi sarebbe stata.
Lì ebbe solo una vaga idea di che cosa avrebbe vissuto, ma non completamente comunque.
Gli occhi neri di Mike tornarono seri sul fiore velenoso. A guardarlo era molto bello ed invece era così pericoloso…
Chester per un momento ebbe un flash, l’immagine di Mike sovrapposta a quella del fiore velenoso, ma non si soffermò ritenendo incomprensibile quello strano pensiero.
Jacoby, di suo, dimenticato presto il pacco ed il fiore -da dire c’era che ormai il telefono fisso lo tenevano costantemente staccato altrimenti le chiamate erano persistenti- si inginocchiò ai piedi di Mike e abbracciandogli le ginocchia lo guardò supplichevole con i suoi grandi occhi grigi espressivi. L’idea che diede di sé in quel momento fu di cucciolo.
Mike si chiese come ci riuscisse ad apparire prima come una mangusta e poi come un cucciolo tenero ed indifeso, ma sorvolò.
- Ti prego… fammi mangiare ancora qualcosa. Ho fame, sto morendo, non riesco a pensare, non riesco nemmeno a preoccuparmi per questo maniaco! Ti prego! -
Mike alla fine si trovò a sorridere anche divertito da quella scena, faceva veramente pietà e non poteva resistere.
Tanto presto la sua vendetta si sarebbe abbattuta su tutti, non aveva senso continuare a punirli ancora.
Con questo pensiero tornò quello di sempre dando di sé l’idea che grazie a quel pacco ogni cosa avesse acquistato la giusta dimensione e gravità.
Vedendolo accompagnare Jacoby in cucina per dargli qualcosa da ingurgitare, Chester si rilassò un po’ pensando che almeno lui non gli piantava più il muso per merito di una cosa tanto tetra… almeno una cosa buona questo ipotetico pazzo persecutore l’aveva involontariamente fatta!
Mentre Jacoby si strafogava in cucina di dolci, Chester e Mike seduti al tavolo con lui evitando accuratamente di guardarlo per non vomitare, parlavano seri del da farsi:
- Io direi di chiamare la polizia, domani, che dici? - Fece Mike. Chester si trovò immediatamente d’accordo.
- Solo domani? - Fece in ansia.
Mike sorrise incoraggiante e tranquillo.
- Per stanotte ci chiudiamo bene dentro e domani sarà la prima cosa che faremo. Ormai non vale la pena anche perché ci è appena arrivato il pacco e dubito che abbia intenzione di fare qualcos’altro. -
- Mgafi fi limifa a sfefife folo fegali ftufifi e a chiamafe, no? -
Fece Jacoby col boccone pieno e sputacchiando briciole, a parte l’indecenza, lo schifo e la maleducazione dimostrò di essere comunque attento alla situazione e coinvolto a suo modo, anche se cercava di non allarmarsi troppo. Non aveva passato quello che aveva passato Chester e Mike stesso che comunque lo sapeva e l’aveva vissuta da spettatore, quella volta, cercava di essere delicato ma non era coinvolto quanto il suo compagno, l’unico dei tre veramente colpito.
- Può essere, sai… magari è uno di quelli tutto fumo e niente arrosto… magari un gran fumo nero e fastidioso ma nulla di più… - Cercò di tranquillizzare l’altro che sospirò ancora teso. Non era per niente convinto ma dovendo passare almeno la notte, non aveva scelta.
Non aveva veramente paura che entrassero in casa e facessero chissà cosa, ma i film thriller li guardava anche lui… sapeva come andavano certe cose ed anche se poi tutti pensavano sempre che quelle cose capitavano agli altri, alla fine a qualcuno comunque capitavano sempre!
Pensiero davvero poco allegro ma con tale andò a dormire abbarbicato a Mike, col viso nascosto contro il suo collo, stretto.
Non aveva il terrore dei maniaci ma dei persecutori schizzati sì. Lui ne aveva avuto uno che fortunatamente non era stato fisicamente pericoloso, ma gli aveva rovinato la vita per un periodo violando ogni privacy possibile e per poco anche quella con Mike.
E se succedeva una volta voleva solo dire che poteva succedere una seconda.
Oltretutto se una andava bene non significava che l’altra dovesse per forza andare allo stesso modo.
Al mondo non c’era mai limite al peggio, questo se lo ricordava sempre per non rischiare di cadere nella merda in cui era stato prima di trovare i Linkin Park e Mike nello specifico!

La mattina dopo Chester si svegliò di buon mattino stranamente prima di Mike, cosa che di solito non succedeva mai, e obbligando il compagno a destarsi a sua volta con un impaziente scossa, lo vide non intenzionato a sorgere così presto, anzi si girò dall’altra parte, fu così che seccato lo morse alla spalla.
L’urlo svegliò perfino Jacoby il quale fu lì in breve coi suoi famosi pantaloni rossi a pois fuxia, era allucinato e più simile ad uno zombie. Quando entrò senza bussare, li vide intenti a fare la lotta sul letto con Mike che in piena possessione demoniaca ed esasperato dai modi di Chester lo strangolava con le gambe e l’altro che lo graffiava sulle cosce cercando di liberarsi.
Jacoby trovò in un attimo la sua dimensione e sorridendo contento come un bambino piccolo davanti al gioco più bello del mondo, si buttò sul materasso con loro. Anzi. SU di loro.
Sì, perché per dare il suo prezioso e per nulla richiesto contributo a quella cosa divertentissima, si era catapultato su entrambi per nulla togliere a nessuno dei due.
Questi sentendosi schiacciare da una specie di elefante in miniatura si trovarono all’inferno insieme, si guardarono intorno e vedendolo pieno di individui discutibili tornarono in superficie, alla vita, sulla Terra, per poter urlare e coalizzarsi insieme contro il nemico comune che aveva seriamente attentato alla loro vita.
In breve fra urla e schiamazzi di Jacoby che non andava per il sottile in fatto di ugola, uno per le braccia ed uno per le gambe cominciarono a tirarlo storcendolo, dopo di che vedendo che l’altro opponeva ferrea resistenza con la considerevole forza che aveva in più rispetto a loro vista la mole più massiccia, i due si guardarono complici ed accattivanti nonché davvero pericolosi -se si mettevano insieme contro un nemico c’era davvero da averne paura-, presero i pantaloni del pigiama di Jacoby, lo tirarono giù e compiaciuti del fatto che non avesse slip si avventarono con decisione e cattiveria sul suo didietro, un morso a chiappa dove oltre a stringere girarono la presa e tirarono furiosamente come a voler staccare la carne dal sedere.
L’urlo fece tremare i vetri tanto che pensarono fosse una scossa di terremoto.
Quella fu la prima sensazione davvero soddisfacente che Mike provò e capì quanto gli sarebbe piaciuto completare la sua vendetta.
Per un momento si dimenticò d’avercela anche con Chester -più che con Coby- e si batté il cinque con lui entrambi contenti come idioti, quindi Jacoby lamentoso come una bimbetta qualunque si alzò rimanendo coi pantaloni abbassati e girandosi verso lo specchio si guardò i due segni rossi che per poco non sanguinavano.
Gli facevano così male che aveva le lacrime agli occhi e non osava toccarseli.
Mike e Chester ghignarono a lungo, specie quando videro che non riusciva a sedersi e che camminava come avesse un vibratore su per il sedere, ma i sorrisi si spensero quando pronti per uscire -dopo le solite peripezie- per andare alla polizia a denunciare i pacchi e le telefonate, si trovarono davanti alla porta il terzo pacco.
Chester e Mike impallidirono nello stesso momento e Jacoby lo prese senza esitare.
Si chiesero come facesse e dove fosse la sua percezione del pericolo… che non avesse un’anima?
Ma in perfetto silenzio, un silenzio pesante ed inquietante, lo guardarono aprire senza il minimo timore.
E senza il minimo timore guardò sorpreso l’interno dove una tarantola di dimensioni considerevoli ma fortunatamente non gigantesca, cercava di uscire dalle pareti.
Mike cacciò un urlo da primato che fece di nuovo tremare le pareti e si appiccicò contro il muro più lontano mentre Chester cominciò le litanie delle parolacce e delle imprecazioni.
Qualcosa di davvero unico da sentire persino per chi conosceva il ragazzo da anni!
Ne tirò fuori un paio di mai sentite e mentre loro erano presi decisamente male per la tarantola grande e pelosa nel pacco aperto, Jacoby esclamò insieme ad un profondo sospiro meravigliato:
- Oh, ma è bellissima! - La prese subito e se la portò davanti al viso per guardarla meglio. Come se non bastasse l’accarezzò pure delicato!
La sua espressione infantilmente illuminata a giorno, gli occhi brillavano contenti e non si staccavano dall’animale a otto zampe che camminava prima sulla mano e poi sul suo braccio.
Dopo un po’ di questa scena agli occhi degli altri due aberrante, si rese conto di essere guardato come se fosse la cosa più oscena del mondo, quindi candido fece:
- Beh? È adorabile, guarda che musetto che ha! - Così dicendo fece per avvicinarsi a Chester porgendogliela, il ragazzo allungò la gamba per tenerselo lontano e minaccioso ringhiò:
- Tieni lontano da me quella bestiaccia maledetta! -
- Ma è solo un ragnetto innocente… una tarantolina tanto graziosa… - Fece meravigliato da tale reazione esagerata, poi puntò Mike il quale ancor più terrorizzato da quelle cose si buttò a terra cominciando a gattonare con fare isterico per scappare da lì. Diceva solo ‘via via via’ come un forsennato.
- Ma non ti fa niente, guarda qua com’è carina Lina! -
Chester e Mike in perfetta sincronia ma sempre a debita distanza, dissero insieme:
- Lina? -
Jacoby tutto sorridente tornò a porgere loro l’animaletto da lontano:
- Lina, il suo nome! -
- Lina come tarantoLINA? - chiese Mike strozzato il quale seppure nel panico arrivava a quelle boiate. Jacoby annuì fiero ed il ragazzo a terra per un momento si chiese dove avesse sbagliato.
Possibile che quell’essere non avesse paura di nulla?
La storia del persecutore matto non lo toccava minimamente per non parlare delle cose trovate nelle scatole. Passava la frutta marcia, ma il fiore velenoso e la tarantola?
Per non dire che era obiettivamente inquietante il fatto che spedissero pacchi simili ad un indirizzo che in teoria nessuno aveva mettendoci sopra anche il suo nome… nessuno poteva sapere che lui era lì, in fondo!
Come faceva a viverla così tranquillamente?
E poi magari piangeva per cagate colossali come la separazione da Jerry od un film drammatico in televisione!
- Ma chi l’ha partorito, quello? - chiese infatti arrivando ai piedi di Chester il quale rispose allo stesso modo allucinato:
- Un alligatore? -
Ipotesi plausibile visto quanto stava adorando quella tarantola.
- Coby, portala via da questo edificio e magari da questa città! Subito! - Ordinò poi Mike con voce strozzata. Il tentativo era stato quello di essere autoritario ma non ci riuscì bene.
Il ragazzo lo guardò come se avesse detto la cosa più crudele del mondo:
- Ma non puoi cacciare di casa Lina ora che l’ho appena trovata! -
- Cazzo, non l’hai trovata, ce l’hanno spedita per pacco! Capisci che non è una cosa bella perché è brutta e fa schifo? -
Replicò furiosamente Chester rimanendo sempre a debita distanza.
- Tu sarai brutto e farai schifo, chi ti credi di essere, tanto meglio? - Grugnì offeso l’altro personaggio in piedi in piena adorazione del rettile.
Chester cominciò a fare un latrato con la gola e a fulminarlo con le fornaci ardenti al posto degli occhi, quindi Mike piagnucolò a terra in un modo che non era proprio forzato ma pienamente spontaneo visto che odiava veramente i ragni:
- Coby ti prego, fallo per me… sto per morire… - Jacoby allora impietosito e credendo davvero che potesse morire visto il colorito preoccupante che aveva e che non si rialzava più da terra, con aria comunque da funerale si diresse alla finestra e guardandola un’ultima volta la salutò quasi con le lacrime agli occhi, quindi la lanciò con forza facendola volare nel vuoto.
Presero un respiro di sollievo ed il primo a commentare fu Chester meno sotto shock di Mike:
- Alla faccia dell’amore… l’hai lanciata come fosse una pallina da baseball! - Jacoby si girò di scatto verso di lui e fissandolo con le lacrime agli occhi che minacciavano seriamente di uscire, gridò sinceramente disperato:
- SEI UN PEZZO DI MERDA! - Per poi correre in camera e chiudersi dentro per nulla intenzionato ad uscire prima della fine del mondo!
- Dannazione, perché il pezzo di merda sarei io ora? Sei tu quello che l’ha convinto a farlo, alla fine… - Borbottò Chester concitato guardando Mike ancora accucciato ai suoi piedi e puntando l’altro con il dito.
Mike lo guardò dal basso con la stessa aria supplichevole e disperata che aveva usato per convincere Jacoby a compiere quel reato e Chester si calmò.
- Ora capisco. - Farfugliò infine sconfitto.
Chi non l’avrebbe accontentato? Chi l’avrebbe biasimato? Chi gli avrebbe dato contro?
Nessuno! Lui aveva quell’aria da cane bastonato che ammorbidiva persino un pazzo psicopatico come quello di là…
Un cane bastonato che di lì a poco avrebbe dato prova di quanto sapeva essere bastardo se voleva.
Più che un cane bastonato sarebbe poi apparso come un cane rognoso.
O meglio, una volpe!