CAPITOLO XIX:
ASSOLUTAMENTE REALE

Si tirò la porta del bagno dietro di sé e quando lo vide Jerry era davanti al lavandino col rubinetto aperto, era appoggiato ai bordi e guardava il getto dell’acqua che scendeva ma lo sguardo era strano. Cercava di ritrovarsi, forse, oppure di tirare una somma o qualcosa del genere.
Comunque il viso era bagnato e le gocce scendevano sulla pelle umida.
Jacoby rimase un istante a fissarlo cercando di capire cosa mai gli prendesse, poi non capendolo disse la prima cosa che gli venne in testa, tanto per cambiare:
- Ora siamo soli e nessuno ci romperà il cazzo! Posso continuare? - Come se fosse la cosa più importante!
Jerry a quel punto si aizzò contro il compagno che aveva parlato con tanto candore e fissandolo peggio che mai in un modo che Coby non gli aveva mai visto poiché cercava sempre di trattenersi davanti a lui, borbottò seccato:
- Ma sei malato di sesso tu! Hai solo quello in testa, porco diavolo! - Dopo di quello e prima che Jacoby potesse reagire o capire cosa gli avesse detto, chiuse il rubinetto, si passò il braccio sul viso per asciugarsi e scostandolo brutalmente uscì lasciandolo senza parole e soprattutto a bocca letteralmente asciutta.
- Ma che cazzo ho fatto, ora? Eravamo soli, no? - Si chiese quel capolavoro di composizione umana rimasto solo a guardare la porta sbattere.
Dopo un sospiro insofferente alzò le spalle.
- Magari non ha voglia! -
E per lui ora era tutto semplice.
O avevi voglia o non l’avevi, tutto lì.
Jerry l’avrebbe avuta davvero molto più dura del previsto.

Quando lo videro arrivare con una furia gelida tutt’intorno, capirono che tanto per cambiare qualcosa doveva essere andato storto e capendo che come sempre quello storto era Coby, non fecero domande: tanto non potevano fare niente.
Estirpare l’idiozia da quel ragazzone non era certamente possibile.
Tony comunque ghignò in perfetta sincronia con Chester e Tobin sospirò sinceramente dispiaciuto, anch’egli in perfetta sincronia con Mike.
Non ci volle molto per l’arrivo degli altri dei Linkin Park e con la casa piena di tutti gli artisti che avrebbero dovuto mettere mano ad una sola canzone per finirla, richiamarono Jacoby per rimettersi al lavoro.
Di comune accordo e senza essersi parlati decisero di far finta di niente e non parlarne, dovevano vedersela loro e così sarebbe stato.
Quando si rimisero ognuno al proprio posto da combattimento come il giorno prima, riprovarono quanto composto solo con gli strumenti, poi chiesero ai cantanti di provare anche con le voci. Era tutto in allestimento ed in continuo mutamento, non esisteva una vera e propria versione definitiva, di conseguenza era quasi più un’improvvisazione con un’impronta musicale che altro.
Jacoby e Chester però se la cavavano molto bene così e per Mike l’improvvisazione era il suo pane.
Un giorno in pieno concerto e totalmente fuori scaletta aveva fatto una veloce e nuova versione di Hands held high a cappella e senza ritornello, mettendoci solo le parti salienti delle strofe, facendone una specie di riassunto, senza musica.
Per non dire che molte canzoni erano nate partendo dalla musica e poi aggiungendoci le parole inventate su due piedi e solo dopo perfezionate.
Mike, per il suo pezzo finale, intendeva fare una via di mezzo fra il rap ed il canto vero e proprio, una sorta di sperimentazione personale e nessuno dei suoi si stupì di questa novità, sapevano che gli piaceva fare sempre cose diverse, ma comunque si concentrarono più sull’inizio che era di Chester e Jacoby.
La fecero naturalmente diversa ed ognuno a modo suo anche se entrambi con un’impronta rabbiosa e disperata con a sua volta delle varianti sostanziose da uno all’altro. Chester infatti ormai tendeva meno al rabbioso e più al triste, per un certo tipo di canzoni. Per il resto riusciva anche ad essere delicato a modo suo, sempre con quel qualcosa di graffiante che scuoteva profondamente l’animo di chi ascoltava.
Jacoby era un casino vivente, lui era al contrario rabbia profonda ma non verso il destino o la vita ma solo verso sé stesso perché si considerava colpevole di tutto quel che gli era successo e fondamentalmente della sua stessa follia che a volte riconosceva a volte no. Ma soprattutto a volte lo vedeva arrendersi altre la combatteva.
Decisero che avrebbero avuto bisogno di lavorare molto di più sul ritornello, consapevoli che sarebbe servito più di una strofa fatta ognuno a modo proprio e liberamente, per questo su quello si sarebbero messi i tre cantanti in un secondo momento e con calma, intanto dovevano completare la musica e gli strumenti in ogni dettaglio, volevano averla perfettamente pronta il prima possibile per poi inciderla.
Quando Jacoby cominciò vomitò una serie di modulazioni vocali brutali e violente per poi cercare di seguire vagamente la melodia creata il giorno prima e su quella variò senza rendersene conto cambiando intensità, armonia ma soprattutto intonazione e interpretazione di continuo. Fecero la sua strofa un paio di volte e tutte furono diverse, quindi quando trovarono che un paio di quelli furono un po’ più uguali rispetto ad altri tentativi fatti in precedenza, saltarono il ritornello e passarono a Chester. Con lui fu facilissimo.
Aveva già in mente come farlo e lo fece subito in un battito di ciglia senza nemmeno cambiare una virgola da una volta all’altra. Lo trovarono molto professionale oltre che bravo. Era sicuramente piacevole lavorare con lui.
Quando Mike ci si mise aveva le idee confuse.
Ovvero, lui aveva in mente una cosa precisa ma questa a sua volta era confusa e nebulosa, sapeva solo come voleva fosse il risultato globale, non sapeva precisamente come potesse arrivare a farlo.
I suoi colleghi oltre che amici lo conoscevano bene e sapevano che quando faceva così era perché stava cercando di buttare fuori uno dei suoi famosi lampi di genio.
Iniziavano con un gran casino, ma non un casino alla Coby, una specie di Big Bang da cui una volta che il macello iniziale dopo l’esplosione primaria si dissipava e si sistemava, ecco che aveva forma la perfezione.
Mike funzionava così e quando gli capitavano quei momenti non gli si poteva mettere fretta, stressarlo e cercare di aiutarlo ma solo assecondarlo e avere pazienza.
Ora il fatto era che i suoi compagni lo sapevano ed erano affascinati dal vederlo lavorare e creare in quei lampi geniali che aveva e se Tobin, Tony e Jerry non sapevano niente ma erano discreti e pazienti, il punto era che Jacoby non lo era.
Fu così che dopo i primi tentativi sempre uno diverso dall’altro e per nulla ascoltabile, questo si intromise con poco tatto ma soprattutto poca pazienza.
- Oh cazzo! Ma tu sei peggio di me! Non pensavo che fossi così quando crei una fottuta canzone! -
In quel preciso istante la sala prove si congelò e sembrò come se una nebbiolina fredda aleggiasse fra tutti. I suoi tre compagni di band notarono immediatamente che era stata un’osservazione non solo fuori luogo ma anche pericolosa e quando le espressioni tese e sbalordite degli altri gliene diedero conferma, Chester intervenne velocissimo con una prontezza di riflessi pazzesca. Infatti lo spinse dall’altra parte e ficcandogli il microfono in bocca come spesso faceva quando si annoiava -fingendo appunto di farsi lo strumento radiofonico- disse pratico e sgarbato:
- Senti, testa di cazzo, fa un pompino al microfono come piace tanto a te e non rompere i coglioni! Lui lavora così quando ha i lampi di genio! Prova e cambia, prova e cambia, prova e cambia! E le strofe sono la parte più facile, pensa al ritornello che dobbiamo farlo in tre! -
Jacoby non si offese, si tolse solo il microfono di bocca e girandosi sorpreso disse non credendoci:
- Davvero? È così fottutamente perfezionista? -
Chester confermò con aria da funerale:
- E’ così fottutamente perfezionista. -
Non che fosse un problema, se era solo...
Tante volte infatti tornava da solo in sala prove e si metteva a fare e rifare lo stesso pezzo per ore cambiando solo dettagli per tutti insignificanti ed importanti solo per lui. Altre i mutamenti erano sostanziali.
Il fatto era che Chester gli stava attaccato quasi per tutto il tempo della sua esistenza quindi comunque a sorbirselo in quei momenti era sempre lui.
A volte gli piaceva, ci passava delle ore piacevoli, era bello quando faceva così, lo ipnotizzava e poi poteva essergli utile perché era il cantante insieme a lui, sapeva come aiutarlo. Altre invece era stufo marcio e si addormentava a terra.
Mike gelò Jacoby con uno sguardo inquietante e quando lo fece quest’ultimo si rimise subito in bocca il microfono sedendosi a terra senza aggiungere una sola parola.
- Allora, ragazzi, rifatemi per favore il pezzo… -
Fece poi Mike ignorando tutto il resto che lo circondava.
Si rimise al lavoro in quattro e quattr’otto come se non fosse mai stato interrotto e non sentì assolutamente niente di ciò che lo circondava.
Spesso Chester e Tobin gli davano delle dritte, uno dal punto di vista canoro e l’altro da quello musicale.
Tobin era molto bravo, suonava anche altri strumenti oltre al basso e con Jerry componeva le musiche delle loro canzoni. Non solo si adattava molto bene ad ogni genere, ma era anche molto sveglio ed acuto.
Mike ci lavorò molto bene.
Jerry avrebbe dato volentieri il suo contributo come faceva anche Brad, ma era un po’ troppo distratto da Jacoby il quale aveva preso il microfono per qualcosa di sconcio e precisamente qualcosa che prima aveva cercato di prendersi dal suo nuovo amante. Bè, per la precisione si era anche preso parzialmente, poi era stato interrotto sul più bello.
Non faceva niente di che, si succhiava l’apparecchio al contrario per non rovinarlo e mandarlo in corto con la saliva, però era lì a leccarselo di continuo come se fosse buonissimo e altamente erotico.
In realtà era lui ad esserlo e Jerry ne fu sconvolto perché anche se sapeva che aveva da sempre quella mania per il sesso orale, notarlo ora fu diverso.
Fu come se tutto tornasse.
Aveva sempre voluto più o meno inconsciamente quello.
Fingeva di avere un pene in mano e lavorarselo di bocca di continuo in ogni istante e con tutto.
Ora però lo vedeva con occhi diversi.
Ora lo vedeva sotto una luce porno.
No, non tanto erotica quanto proprio porno. Volgare. Ma gli piaceva.
Gli piaceva dannatamente.
Era estremamente seducente o per lo meno lo vedeva lui così e poco ci mancava per vederlo toccarsi ed infilarsi la mano sotto ai jeans.
Il problema di Coby era anche l’iperattività oltre che la ninfomania e per combattere la prima usava la seconda, sostanzialmente.
Solo ora a Jerry eccitava tanto quel suo lato o forse no.
Forse semplicemente prima si era obbligato a trattenersi e soffocarsi fino allo stremo per non impressionare Coby e spaventarlo. Ora gli aveva fatto giurare di essere sé stesso e fare liberamente ciò che voleva, anche sgridarlo se voleva.
Di conseguenza ora poteva anche ammettere che lo eccitava enormemente e che si sarebbe tranquillamente fatto fare quello che stava facendo al microfono. Cioè davanti a tutti.
Quando la difficoltà del povero chitarrista fu sul punto di essere notata da tutti, Mike esordì dopo un tempo pressochè infinito:
- Ci devo lavorare ancora e perfezionare, prima di inciderlo ho bisogno di un po‘ di tempo, scusatemi ragazzi. Comunque possiamo dire che la parte sulle strofe è conclusa. Ora passiamo al ritornello. - Quando disse così tutti i musicisti sospirarono. Era ora.
Solo Chester ghignò sapendo che i ritornelli erano la parte peggiore!
Risultato?
Jacoby diede di matto, letteralmente, e spaccò il microfono scagliandolo contro il muro. I pezzi per poco non ferirono lui stesso e Mike ebbe l’insano istinto di scagliare lui, contro il muro al posto del microfono.
Chester lo fermò mettendosi davanti e Brad altrettanto pronto propose di fermarsi e riprendere il pomeriggio.
La mattina era già tutta andata.
- No no, ragazzi… ormai la musica l’abbiamo, direi che va bene così, anche gli strumenti. Poi io e Joe lavoreremo sugli effetti speciali e vi proporremo la versione che ci piace di più in attesa di conferme. Per il ritornello ci lavoriamo io, Chez e Coby da soli. Entro domani pomeriggio avrete la canzone ed in mattinata ci troviamo io e Joe. Dopo di che spero possiamo registrarla. Direi che potete prendervi una pausa e rivederci domani a pranzo, con calma, salvo cambiamenti vari. -
Mike tornato magicamente in sé riprese in mano la situazione e calmò tutto, soprattutto sé stesso. Fu così che Jacoby si buttò a terra sospirando di sollievo -il suo cervello friggeva- e di conseguenza tutti gli altri respirarono di nuovo.
Solo Chester sapeva cosa significava.
Mike non avrebbe smesso di lavorare su quella canzone senza un minuto di sosta per poterla avere pronta entro il pomeriggio successivo.
In poco più di ventiquattro ore aveva assicurato che avrebbe avuto tutto.
Traduzione: notte in bianco, cibo col contagocce e, soprattutto, sesso a zero!
Jacoby sarebbe impazzito, nessuno poteva reggere i ritmi di Mike quando si metteva a lavorare sul serio nel suo campo specifico. Chester lo faceva solo per amore, quando non erano insieme l’aveva mandato a cagare tante di quelle volte che la band aveva rischiato di sciogliersi innumerevoli occasioni.
Jacoby l’avrebbe odiato fino alla fine dei suoi giorni.
Mentre gli altri uscivano dalla sala prove dirigendosi in cucina nella speranza di trovare chissà come e perché qualcosa di magicamente già pronto, Chester fermò Jerry ed una volta che lo ebbe da solo con sé, gli disse piano:
- La fase che viene ora sarà la più tremenda, perché quando Mike dice che deve solo perfezionare qualcosa significa morte per i deboli di cuore e gli emotivamente instabili! - Leggasi Jacoby Shaddix!
Jerry sgranò incredulo gli occhi.
- Gli unici momenti in cui ormai penso di lasciare seriamente Mike è quando è in quella fase. Quando perfeziona. Non hai idea di che cosa significa. Non solo non si fermerà un istante, non mangerà e non avrà pace, ma nemmeno dormirà. Renderà la vita un inferno a chiunque gli starà accanto. Essendo Coby uno dei tre cantanti sarà coinvolto in questo lavoro di perfezionismo e penso proprio che finiranno per scannarsi. Vorrei che ti fermassi, se non ti dispiace. - Il fatto che glielo chiedesse con tanto garbo e gentilezza colpì anche il chitarrista che lo conosceva poco. Era chiaro quanto bisogno avrebbe avuto di lui da lì in poi e con slancio incontrollato che stupì sé stesso per primo, rispose che sarebbe stato dei loro senza problemi.

Quando tornarono di là con gli altri molti erano seduti nel divano ad insultare gli artisti di MTV, in cucina c’erano Rob e Tobin mentre Mike, nemmeno a dirlo, era in camera sul letto a pancia in giù che lavorava sui testi, sugli spartiti e sugli appunti che si era segnato per tutta la mattina.
In casi normali si sarebbe chiuso nel suo famoso studio ma essendo ormai la camera di Jacoby dovette ripiegare sul letto.
Era lì che leggeva, cancellava e riscriveva canticchiando da solo di continuo a di continuo.
Chester sospirò.
Mike era estenuante in quei casi e sperò solo che finisse presto quella maledetta canzone.
Era bello quando componeva ma se era solo era un conto, con un altro pazzo schizzato nei dintorni era tutto un altro discorso!
Era come avere una bomba ad orologeria sempre costantemente pronta sull’orlo dell’esplosione.
Previde tempeste e le previde molto bene.
Sedutosi nel letto con lui gli carezzò dolcemente la schiena e chinandosi gli baciò la nuca. Mike fece un breve sussulto, segno che aveva sentito, ma non distolse lo sguardo dal foglio né alzò la matita da esso.
- Mike… - Mormorò Chester vedendo che non si interrompeva.
Mike fece un mugugno, segno che pur percependo la sua presenza ed il fatto che parlasse, non sentiva una parola.
Chester lo sapeva e cominciando a seccarsi gli mise la mano fra il collo e la spalla e strinse alzando la voce:
- Mike, cagami! - Al secondo ‘mmm’ senza averlo ascoltato, lo morse al posto di stringere con la mano, allora Mike miagolò interrompendosi dallo scrivere.
- Ma che diavolo hai? - Chester si stese sopra i fogli in modo da avere il viso proprio davanti al suo e guardandolo vide la sua aria seccata. Odiava essere interrotto quando lavorava sulle canzoni.
- Mi ascolti, cazzo? - Fece sul piede di guerra il compagno. Mike sospirò rendendosi conto che doveva averlo ignorarlo di nuovo.
- Cosa c’è? - Chiese con indulgenza.
- Devi staccare almeno per cena. Vieni di là con gli altri, stanno facendo da mangiare ed è un allegro casino, vieni, ti distrai un’oretta e poi ti metti di nuovo a lavorarci, se proprio vuoi. - La testa di Mike minacciava di esplodere e dovette riconoscere che aveva ragione sulla pausa, alla fine sospirò e mise giù la matita in contemporanea alle labbra che posò su quelle del compagno. Chester soddisfatto se le prese e se le tenne pur non andando oltre quel dolce contatto che significava ‘grazie’, ora poteva stare tranquillo. Almeno per un’ora nessuno avrebbe dato di testa.

Quando li raggiunsero di là trovarono Jacoby che faceva la parodia di tutti i cantanti e gruppi che passavano per MTV e le risate si sprecavano, Mike si rilassò subito mettendosi a ridere e di conseguenza anche Chester fece altrettanto.
- Ma chi cucina? - Chiese al compagno curioso di sapere se avessero mangiato bene o male quella sera.
- Rob e Tobin… -
- Rob è bravo, spero lo sia anche Tobin… - Il messaggio era chiaro e cristallino e Chester ghignando gli palpeggiò il sedere dicendo allegro:
- Va bene, va bene, vado a dare una mano! - Mike si fidava solo della cucina di Chester.
Rob non era male ma il suo compagno era il suo compagno, insomma.
Quando lo vide entrare in cucina sentì l’atmosfera da quella stanza accendersi in un attimo e Mike stesso ne fu contento mentre miracolosamente riusciva a dimenticare il problema della canzone. In realtà non c’era un problema ma per lui dover perfezionare significava avere un problema, lo viveva come tale fino a che non lo risolveva.
Il punto era che non pensava mai di riuscirci, era Chester che lo minacciava di piantarlo se non la finiva di ritoccare di continuo.
Unitosi alle risa in soggiorno, constatò una volta di più che Jacoby sapeva dare spettacolo in ogni caso ma che se gli si dava un canale di musica pop era ancora meglio.
Quando passò Lady Gaga sembrò quasi impazzire dalla gioia e rendendosi particolarmente grottesco, come se di suo non lo fosse già abbastanza, si prese una sedia per piede per imitare le solite scarpe improbabili che aveva la cantante. Cose altissime ed impressionanti. Si mise poi dei cuscini incastrati un po’ nei pantaloni ed un po’ sotto la maglia più una sciarpa avvolta a turbante sulla testa, poi si mise a gorgheggiare come una gallina.
Il senso delle sedie come scarpe poteva essere comprensibile così come la sciarpa che voleva solo dire che i suoi capelli erano comunque sempre assurdi, i cuscini nessuno li capì ma la sua imitazione fu talmente bella che nessuno si stupì di quando, per seguire il video dove lei tanto per cambiare si faceva qualcuno, saltò giù dalle sue postazioni per buttarsi su Jerry,
Ovvio, e su chi?
Il chitarrista che se lo aspettava lo tenne e tutti risero come matti nel vederlo montargli la gamba come se fosse un cane. Infatti Jacoby stava inginocchiato a terra e con le braccia attorno alla coscia spingeva col bacino come un ossesso con aria da morto di fame e le pupille all’indietro.
Mike si mise a piangere dal ridere trovandolo troppo comico e tutti si sentirono sollevati dell’atmosfera completamente distesa da parte di tutti.
Era chiaro, infatti, che Jacoby avesse risolto qualcuno dei suoi mille problemi e che con Jerry le cose andassero meglio che mai.
Quando sul finale della canzone il comico per eccellenza si spostò dalla gamba all’inguine del compagno per slacciargli i pantaloni, il ragazzo lo calciò come se buttasse via una cartaccia attaccata alla scarpa.
Nessuno l’aveva mai visto così disinvolto, lo vedevano sempre rigidamente trattenuto ma ora che osava atteggiamenti diversi dal suo solito, anche che andavano stranamente contro Coby stesso, cosa che normalmente non avveniva mai, capirono che le cose erano molto meglio di quel che avessero pensato.
Quando la canzone cambiò ed arrivò niente meno che Britney Spears, Jerry scattò in piedi come una molla e correndo sorprendendo tutti si nascose dietro Mike, il primo che gli venne sotto mano.
- Vade retro Satana! - Fece infatti spaventato dall’idea che per imitare quella cantante ora se lo scopasse del tutto.
Mike rise e poi impallidì di brutto rendendosi conto di cosa significava. Infatti Jacoby non ci pensò un momento e buttandosi su di lui lo abbracciò stritolandolo senza riguardo per poter arrivare a Jerry lo stesso.
Ovviamente visto che l’altro opponeva resistenza e rimaneva ancorato al povero cantante dei Linkin Park, Coby senza problemi -in realtà ne aveva molti di suo- si mise a dare le spinte col bacino contro Mike. Insomma, se non voleva Jerry poteva anche ripiegare sull’altro, chi se ne fregava?
Vedendo che quello che sembrava fosse scopato era Mike, Jerry impallidì e non per gelosia o per sé stesso ma solo per un fatto preciso.
Ebbe di nuovo ragione quando le urla dell’amico che gli stava in mezzo si levarono, dalla cucina un killer arrivò con un coltellaccio enorme e pericoloso che fu puntato sul sedere di Jacoby.
Il suo ringhio fu magistrale:
- Togli le tue luride mani di dosso al mio Mike! - Tanto a quel punto a cosa serviva fingere che Mike non fosse sua proprietà privata?
Quest’ultimo infatti non si preoccupò e rise di nuovo; Jacoby dunque mollò i due per avvinghiarsi a Chester in una lotta non definita poiché se uno voleva avere un incontro caldo, l’altro voleva solo scotennarlo. Ovvero Jacoby abbracciava Chester cercando di bloccarlo contro il muro e questo invece cercava di spingerlo via per poterlo picchiare liberamente e magari anche accoltellare.
In un momento di questi Jerry e Mike gli presero il braccio e gli tolsero il coltello in tempo, poi si misero in parte per vedere quella guerra estremamente esilarante.
Di certo certa gente non sapeva come crescere!

Dopo varie peripezie riuscirono a sedersi al tavolo e a mangiare. Per l’occasione avevano allargato il tavolo per stare tutti e dieci insieme. Servito in tavola c’erano salsicce e purea di patate e se il menù l’avesse visionato prima Mike gli avrebbe subito detto che non sarebbe stato il caso.
Peccato che ormai i piatti erano a tavola e che gli occhi di Jacoby brillavano indecentemente come indecentemente si era messo subito a mangiare.
Bè, definire mangiare quello che fece fu coraggioso…
Prendendo la salsiccia con le mani come un preistorico cominciò a passarci le dita sopra su e giù come dovesse pulirle, dopo di che, ad un certo punto, l’intinse nella purea e con aria malata dicendo ‘è venuto’ cominciò a leccare via la punta dove c’era la parte di patate. Dopo averla pulita lo avvolse tutta con le labbra succhiando e muovendosi di nuovo su e giù. Successivamente si decise anche a mangiarsela veramente mentre naturalmente gemeva simulando un orgasmo.
Alla fine più sporco di grasso di salsiccia che pulito, guardò il povero Jerry che lo fissava stordito come gli altri e sorridendo soddisfatto come avesse appena fatto veramente sesso orale, disse:
- Mmm… buono… - Che non si riferiva di certo al sapore della salsiccia e della purea di patate.
- Oddio, ma lo spermatozoo fottuto che ti ha creato derivava da una cazzo di provetta di laboratorio proveniente da un maiale? - La prontezza di Chester fu allucinante e fantasiosa almeno quanto la risposta di Jacoby che senza turbarsi e battere ciglio, rispose subito:
- No, veniva dai coglioni! - Il che non era proprio errato da dire e al tempo stesso dava un’idea precisa del perché dopotutto fosse fissato col sesso.
O meglio, sotto questo punto di vista era anche normale esserlo e per un momento storico furono gli altri a sentirsi fuori luogo a non essere ninfomani come lui!
Mike scosse il capo pensando che erano sempre i soliti e Jerry arrossì anche in modo delizioso ma non per l’imbarazzo, bensì perché avrebbe avuto il coraggio di ripulire lui il suo compagno come voleva!
Tobin ovviamente non fece una piega, conosceva bene entrambi, e Rob invece si imbarazzò anche se qualcosa di simile da Chester se l’era aspettata. Brad rise di più per l’imbarazzo di Rob mentre Dave, Joe e Tony risero proprio per la scenetta indecente -sotto più aspetti- di Coby e per lo scambio veloce e diretto di battute successivo.
La salsiccia successiva venne tagliata a pezzettini da Mike il quale volle evitare un altro principio di nausea nel guardare mangiare quella specie di clown volgare che aveva accanto.
Come potesse finire sempre con una qualche trovata originale ed oscena di Jacoby che poi terminava con qualche risposta altrettanto originale ed oscena di Chester, per tutti rimase un mistero ma non poterono negare di essere estremamente contenti del gruppo e dell’atmosfera che erano riusciti ad instaurare in così poco tempo.
Qualcosa di davvero incredibile, tutto sommato, ma assolutamente reale.