CAPITOLO II:
PER UN ATTIMO…

Il telefono squillò per un po’ prima che uno dei due si svegliasse, del resto l’ora poteva giustificarli.
Le tre di notte.
Il primo a svegliarsi fu Mike e lo fece un istante prima che l’istinto omicida si svegliasse in Chester.
Prese in tempo il cellulare e rispose con voce assonnata.
- Pronto? -
Dall’altra parte del telefono una voce concitata e familiare che non riconobbe subito.
- In che cazzo di universo siete, si può sapere, porca puttana? Uno pensa che qualcuno in questa fottuta città di merda sappia dove diavolo stanno i Linkin Park! Figurati! -
Mike si svegliò all’istante riconoscendolo e si sedette di botto sul letto facendo venire un colpo a Chester:
- Jacoby?! - Poi guardò l’ora. - Ma sono le tre di notte, l’appuntamento era per domani alle tre del pomeriggio! - Chester lo guardò come se fosse sonnambulo.
Silenzio dall’altra parte.
- Porca di quella puttana, ecco perché è così buio! -
Mike guardò con occhi enormi Chester ora seduto anche lui a fissarlo con sguardo assassino.
- Stai… stai bene? - Chiese titubante Mike ammorbidendo la voce il più possibile.
Non poteva mica avere una delle sue famose crisi psicotiche proprio ora, vero?
Scambiare il giorno con la notte non era facile!
- Se vi trovassi magari sì! - Rispose seccato. Mike capì che era davvero lì da loro e decise di cercarlo, se era solo come sospettava ed in una diavolo di crisi, di certo non poteva stare da solo.
- Dove sei? - Chiese alzandosi e cominciando a vestirsi. Chester lo guardò come se ora il pazzo fosse lui.
- Ma che diavolo ne so, la città è la tua. Qua ci sono lampioni, edifici illuminati, puttane che non parlano la mia cazzo di lingua e una costruzione a forma di figa! -
- Una costruzione a forma di figa?! - Ripeté Mike non capendo cosa diavolo stesse dicendo.
Chester naturalmente sì.
- Ci sono le puttane? -
- Sì! -
- E’ a due passi dal mare, digli che finisca il vialone in cui è e che ti aspetti davanti al mare, al baracchino dei mojito, quel coso verde a forma di menta! -
Così mentre Mike gli riferiva, Chester si alzò e si vestì a sua volta non potendo credere a ciò che sentiva e che stavano facendo.
Decidendo di dormire insieme con la scusa di preparare certe cose per l’incontro dell’indomani coi Papa Roach, erano stati svegli fino a tardi per fare quelle certe cose che però con l’incontro della band non c’entrava nulla. Ed ora venivano a disturbarli a quell’ora assurda con una scusa pazzesca che ancora non aveva sentito ma di certo era pazzesca!
Uscendo insieme trasandati e frettolosi, raggiunsero il mare in meno di venti minuti e quando parcheggiarono all’altezza del baracchino del mojito, cominciarono a cercarli con una certa preoccupazione.
Ovvero Mike preoccupato mentre Chester sempre più seccato.
Quando al limite della spiaggia non trovarono nessuno che rispondesse alla descrizione che avevano di lui grazie alle foto, Chester imprecò:
- Giuro che lo annego, se lo trovo! -
Fu allora che Mike si illuminò e girandosi verso il mare, vide ad un certo punto una figura che stava effettivamente facendo il bagno.
Era notte e sebbene facesse caldo non era certo il caso di fare il bagno. Non da soli come coglioni, senza un solo motivo. Si disse Chester.
Mike cominciò così a correre sulla sabbia convinto che si stesse annegando e quando cominciò a camminare nell’acqua ringraziò Dio che quella notte il mare fosse miracolosamente calmo, altrimenti le onde potevano arrivare a picchi inimmaginabili.
- JACOBY! VIENI FUORI! CHE CAZZO FAI?! - Stava perdendo le staffe anche Mike e se le perdeva poi erano guai.
Jacoby che nuotava nudo in acqua in totale tranquillità, si girò a qualche metro da lui e ridendo lo salutò.
- Ma è normale? - Chiese Mike non sapendo più come prendere quel ragazzo che aveva appena incontrato.
Chester lo raggiunse ma rimase fuori dall’acqua. Non si sarebbe mai bagnato per quello svitato.
- Certo che non lo è! Scambia il giorno con la notte, piomba qua da solo, si perde, ci sveglia poco dopo che avevamo scopato - E questo era cruciale per lui. - ci rompe i coglioni e si fa il bagno in un mare solitamente pericoloso di giorno, figurarsi di notte! Dimmi tu cos’è! -
Mike sospirò chiudendo il cervello. Non aveva voglia di ascoltare anche le sue lamentele e con le mani ai fianchi lo chiamò di nuovo. Alla terza volta, vedendo che ancora rimaneva là a nuotare felice e beato, il famoso raptus alla Mike lo colse e raggiungendolo in pochi passi -cosa impossibile a meno che non avesse dei poteri magici, il che era possibile- lo agguantò per un braccio, piantò le unghie e girandolo verso di sé gridò a pochi centimetri dal suo viso con una potenza vocale che faceva invidia a Chester!
- CAZZO DI QUELLA TROIA VACCA DI MERDA! - Al che Chester divertito pensò che questa volta era davvero fuori di sé, altrimenti non sparava tante parolacce. - QUANDO TI CHIAMO VIENI! ESCI SUBITO DA QUA! E’ PERICOLOSO QUESTO CAZZO DI MARE DI MERDA! - Jacoby non si spaventò ma si sorprese e sgranando gli occhi con fare infantile si guardò intorno. Poi senza capire cosa stesse dicendo, esclamò:
- Ma no, questo è un mare d’acqua! -
Chester che l’aveva sentito poiché non era troppo lontano, si stese sulla sabbia rotolandosi letteralmente dal ridere come un perfetto demente.
Mike rimase qualche secondo a fissarlo cercando di capire da uno a cento quando fosse pazzo e quanto lo facesse.
Non riuscì a capirlo e ringhiò tutto ciò che gli venne in mente:
- Porca puttana! - Jacoby parve ora spaventarsi, probabilmente lo sguardo era stato altamente minaccioso, quindi scivolando via dalla sua presa sprofondò in acqua alzando le braccia in alto in difesa.
Chester rimase steso sulla riva a guardare interessato e Mike a quella reazione parve trovare qualche residuo di umanità perduta o annegata o chissà che, quindi prese le mani che emergevano e lo tirò su, poi agendo completamente d’istinto e capendo che continuando così sarebbe morto l’abbracciò con fermezza ma delicatezza al contempo, quindi accompagnandolo fuori cominciò a parlargli calmo e dolce, come avesse a che fare con… uno in piena crisi psicotica!
- Dai, non è niente, mi hai solo spaventato, lo sai che il mare di Los Angeles è uno dei più pericolosi? Ci sono delle correnti che possono trascinarti al largo in un attimo, non è da scherzare. Per non parlare di quando ci sono i cavalloni. Devi stare attento, vieni fuori. Sarai stanco. Ti va di riposare un po’? -
Chester si tirò su stupito, vedendo l’espressione contratta e terrorizzata di Jacoby rilassarsi subito si sorprese dei modi di Mike che da fuso totale passava al dolce con uno schiocco di dita.
- Altro che quello là! È più psicotico il mio moroso! - Commentò fra sé e sé compiaciuto però di quella sua versione.
Emersi ed usciti constatarono che mentre quest’ultimo era bagnato fradicio ma vestito, l’altro era invece bagnato fradicio e nudo!
La fortuna fu la temperatura elevata ma trattandosi delle ormai quasi quattro di notte, non si poteva parlare di momenti ideali per starsene bagnati in giro, così non sapendo come fare -fosse stato per Chester avrebbe messo i vestiti asciutti di Jacoby a Mike!- lasciò che si gestisse da solo, cosa saggia.
Naturalmente il suo compagno fece indossare gli abiti asciutti a Jacoby, mentre lui rimase bagnato coi propri sotto sguardo seccato di Chester.
- Osa ammalarti per un matto, sai! -
Jacoby gli mostrò il dito medio, indicando che aveva sentito e capito ma soprattutto che era tornato, quindi lo guardò con maggiore attenzione cercando di capire quale fosse la differenza da prima.
Nessuna.
Matto pareva prima e matto pareva ora.
Lo scorse con lo sguardo seccato e critico. Non era magro ma nemmeno propriamente grasso, era un po’ robusto ma un robusto abbastanza solido. Qualche chilo di troppo, sostanzialmente.
Pieno dal collo in giù di tatuaggi di ogni tipo, non aveva avuto modo di osservarli bene ma poi si sarebbe preso la libertà di farlo vista la passione in comune.
Aveva i capelli neri ed ora che erano bagnati gli stavano intorno al viso dandogli una graziosa aria da pulcino bagnato. Tendenzialmente non aveva l’aspetto di una persona delicata, nemmeno nello sguardo e soprattutto era un tipo, né propriamente bello, né ad ogni modo brutto.
Mike fra loro era quello più carino, ma anche lì dipendeva dai gusti. Forse era perché aveva i lineamenti più delicati o magari perché non faceva paura e sorrideva come un orsacchiotto!
O magari perché ne era innamorato!
Pensieri strani a parte, notò immediatamente lo sguardo che però fuggì dal suo e non riuscì ad agganciare bene.
Aveva le iridi quasi trasparenti ma non riusciva a capire il colore a quella luce scarsa.
La bocca gli piaceva, decise che le sue labbra avevano una linea affascinante.
Perso nell’osservarlo bene dal vivo e non attraverso una foto, Mike andò al lato più pratico notando che era tornato in sé.
- Posso sapere perché sei qua ora e non hai aspettato l’orario prefissato ed i tuoi amici? - Sembrava un papà severo.
Jacoby si strinse nelle spalle menefreghista. Probabilmente non sapeva nemmeno rispondere ed ormai era abituato a certi propri scatti irrefrenabili.
- Non dovremmo almeno chiamare qualcuno? Ti cercheranno! - Se Mike non si fosse informato su di lui e non si fosse fatto almeno una vaga idea di che tipo fosse, sarebbe rimasto totalmente spiazzato.
- Se vuoi… chiama Jerry! - Disse subito.
Chester ci mise esattamente un nano secondo netto a capire che tipo di rapporto i due avessero. Solo esclusivamente da quella frase. Ormai aveva occhio per quelle cose.
- E il numero? - Jacoby tirò fuori il cellulare e glielo tirò, Mike lo prese al volo sospirando paziente e Chester lo fulminò.
- E’ quello il modo di fare, cazzo? Ti ha salvato il culo, sai? Ma che diavolo te ne fotte a te! Non distingui nemmeno il giorno dalla notte! -
Cominciò rabbioso. A stesso identico tono l’altro rispose rivoltandosi a due centimetri dal viso:
- Ah ma che cazzo ne puoi capire tu! - No, di certo non poteva ma sapeva qualcosa di abissi in ogni caso. E sapeva come si vinceva.
Si chiese sinceramente a che punto fosse quel ragazzo che doveva essere suo coetaneo ad occhio e croce, maguardandolo ed incrociando finalmente i suoi occhi da vicino non lo capì.
Erano sul grigio, un colore che spiccava ma soprattutto uno sguardo davvero penetrante oltre che strano. Risucchiante per la precisione.
Lo capì al volo.
In macchina Jacoby si stese dietro e si mise subito a dormire mentre Mike annunciò il primo starnuto sotto i brontolii di Chester che accese l’aria calda a costo di fare la sauna.
- Jerry si è scusato mortificato dicendo che dovremo fare due chiacchiere quando viene. Ha detto che sarebbe arrivato con gli altri il prima possibile. - Prima di partire si girarono entrambi in concomitanza a guardarlo.
Sembrava mite, un uomo come tanti addormentato e stanco. Una goccia cadde dalle ciglia e lì si chiesero se fosse acqua o qualcos’altro, non vollero darci più peso ma Chester a voce bassa e riflessiva mormorò serio fissando il volto rilassato del cantante dietro:
- Guardi i suoi occhi e ti perdi per un secondo. È la persona più instabile che io abbia mai conosciuto. È proprio sull’orlo. -
Mike allo stesso identico modo ma non turbato quanto lui, rispose delicato:
- E’ lo stesso che avevi tu nel tuo periodo peggiore. Sai quale intendo. - Lo sapeva. Quando si era perso per la seconda e ultima volta, la peggiore, nella droga rimettendoci quasi la vita.
Mike l’aveva tirato fuori per i capelli.
- Ecco perché non ti ha impressionato molto. -
Il compagno sorrise amaro. Purtroppo era vero.
- Ma il fondo è diverso. - Aggiunse poi. Non seppe dire altro, quindi comunque inquieto per quel dialogo si girò e mise in moto la macchina per tornare a casa.
Ognuno coi propri pensieri turbati.

Quando arrivarono all’appartamento di Mike, quello adibito a sede del gruppo dove stavano per lo più lui e Chester per avere la loro privacy, i due si guardarono per poi guardare Jacoby steso nel sedile dietro, stava ancora dormendo.
- Ora chi cazzo lo sveglia quello psicopatico? Come minimo ci sgozza! - Fece Chester senza scherzare.
Mike ridacchiò.
- Caro, se è da più di dieci anni che ho a che fare con te pensi che esista qualcuno in grado di spaventarmi? -
Gran bella risposta… Chester orgoglioso di sé e contento di essere considerato il massimo pericolo in circolazione, sorrise gongolante. Mike fra le risa per quel suo atteggiamento estremamente da lui, scese dall’auto per aprire la portiera dietro e accingersi a svegliare la grande incognita che dormiva nel sedile posteriore con Chester che corse dietro al compagno, pronto a trarlo in salvo al bisogno.
Toccò Jacoby alla spalla con la più delicatezza di cui era padrone e con un sussurro dolce lo chiamò. Ricordava quando aveva dovuto farlo molte volte con Chester nel tour di Meteora, il suo periodo peggiore. E ricordò anche le sue reazioni pericolose.
Pronto a riceverne una, si stupì della calma con cui Jacoby aprì gli occhi velati e assonnati.
I capelli di entrambi ora erano asciutti e spettinati, non stavano male a nessuno dei due.
Il grigio spento delle iridi di Jacoby colpì Mike che li guardava di nuovo da vicino.
Erano davvero inquietanti ma personalmente mai quanto quelli di Chester in quel famoso periodo.
- Dove cazzo…? - Per un momento non ricordò dove fosse e forse nemmeno con chi, quando registrò il viso di Mike ci fu un repentino mutamento dallo smarrito allo spaventato. Fu un lampo. Un secondo. Il tempo di un battito d’ali. La differenza fra la faccia di Mike ancora integra e l’averla colpita da una bella testata.
Chester chino dietro il compagno pronto a cogliere ogni input di follia e trarre in salvo la sua adorata fanciulla, appena vide quel lampo scorrere nei suoi occhi terribilmente turbati prese la fanciulla in questione per i fianchi e lo tirò indietro strattonandolo appena in tempo, poi lo spostò e si chinò dentro all’auto al suo posto. Con furia e rabbia sordi afferrò Jacoby che aveva tentato di colpire Mike, lo prese per il colletto della maglia nera e lo trascinò brutalmente fuori dimostrando una forza insospettabile. Merito della minaccia al suo compagno.
Lo spinse brutalmente contro la macchina e premendosi addosso avvicinò il viso a pochi centimetri, una volta che si poterono guardare per bene, Chester ringhiò iroso:
- Osa di nuovo rifarlo e ti stacco quella tua testa del cazzo dal tuo collo del cazzo! Ci sono certe cose che nemmeno la follia giustifica, porca di quella puttana fottuta! -
Jacoby rimase proverbialmente zitto e fermo a fissarlo da quella vicinanza, perso nello sguardo più pericoloso che avesse mai visto -o per lo meno che avessero osato rivolgergli- e impressionato da quello qualcos’altro scattò. Qualcosa di strano ed imprevedibile.
Mike in quel preciso momento che li guardava pensò che non sapeva dire chi fosse più spaventoso dei due… ognuno per un motivo diverso, era impossibile dire chi fosse peggio. Naturalmente con Chester si trovava più a suo agio, ma questo era soggettivo.
“Ad essere obiettivi non saprei dire da chi scapperei per primo…”
Dopo di quello Jacoby si mise a piangere e alzando le braccia davanti al viso fece come per proteggersi da lui, la stessa reazione che aveva visto prima davanti a Mike arrabbiato.
Questi infatti ricordandolo capì che doveva aver avuto un’esperienza traumatica da bambino a quel riguardo che ora lo faceva reagire così davanti a quelli che lo spaventavano.
Chester lo mollò esterrefatto e preso in contropiede rimase senza parole, in quello Mike intervenne e spostandolo cinse con pazienza Jacoby tornando a parlargli con calma come aveva fatto prima al mare.
- Non è niente, non è niente. È un rottweiler che abbaia tanto ma non morde. Sta tranquillo… non devi avere paura, non ti farà niente! -
Chester seccato borbottò mentre li precedeva per entrare in casa:
- Col cazzo, se ti fa male davvero lo uccido! - E non era proprio uno scherzo. Magari ucciderlo no, però ricambiare questo sì.
Mike sospirò facendo finta di non averlo sentito e Jacoby gli si aggrappò al collo come se fosse l’unica cosa sicura sulla faccia della Terra.
Lo sentì proprio tenersi a lui, nascondere il viso contro il collo e spalmarsi addosso. L’altro ringraziò il cielo che Chester fosse già entrato, quindi dopo un momento di assestamento si scostò leggermente per poter condurlo dentro. Jacoby si lasciò totalmente fare, così poté farlo camminare, sempre rigorosamente stretto a lui ma in modo meno asfissiante.
Quando entrarono lo teneva solo sottobraccio e Jacoby ricambiava con entrambe le mani aggrappate a lui, una sul torace ed una sulla schiena, strette alla maglietta che a momenti gli strappava via.
Chester gli lanciò uno sguardo assassino comunque, giusto per mettere le cose ulteriormente in chiaro, dopo di che gli tirò in faccia dei vestiti comodi di ricambio, pantaloni corti in stoffa ed una maglia larga senza maniche, roba di Mike.
- Tieni, lavati, cambiati e poi va a dormire! - Cercò di non essere troppo sgarbato consapevole che era successo qualcosa di strano là fuori. Non era un mostro come appariva, le cose le capiva anche lui e contrariamente a ciò che sembrava, non godeva sempre a far del male agli altri.
Jacoby lo spiazzava.
Mike guardò il compagno sorridendo lieve con occhi brillanti, espressione che voleva dimostrare tutto il suo grande orgoglio che provava per lui ed il suo atteggiamento maturo -o che tentava di essere tale-, quindi non disse nulla.
Jacoby prese i vestiti e spiazzato lui stesso da quel cambio repentino di modi, da stronzo colossale tendente all’omicida al comprensivo e premuroso, gli scoccò uno sguardo disorientato, dopo di che si lasciò condurre al bagno da quello che ora come ora gli sembrava una specie di angelo per i modi gentili e soavi -per lui erano tali-.
Una volta rimasti soli, i due ragazzi si guardarono sospirando nel medesimo istante e modo, poi Mike scoppiò a ridere.
- Non avrei mai detto che un giorno avremmo provato la stessa cosa riguardo qualcosa! Di solito siamo sempre diversi anche nelle reazioni e nel modo di porci agli altri! - Era vero ma questa volta sembravano pensarla stranamente uguale su questo Jacoby, sebbene Chester faticasse a non spaccargli la faccia. Oddio, non che Mike prima al mare non avesse fatto la stessa fatica, ma c’era qualcosa in lui che poi li frenava sempre e gli faceva cambiare rotta.
- Non so che dire, mi lascia senza parole, quel coso! - Rispose mentre spostava il famoso divano rosso dallo studio per sistemarlo dove non ingombrava e poteva far dormire il principino confuso che ora era in bagno.
Mike l’aiutò ad aprirlo e trasformarlo in letto e poi a metterci un lenzuolo sopra, nel mentre continuarono a parlare di ciò che riempiva ormai totalmente le loro menti turbate:
- Non riesco a capire il suo problema. Ovvero… penso che a volte sia lucido altre no, ma quando non lo è mi pare sia semplicemente confuso. Cioè confonde varie cose… -
Chester in accordo con lui, proseguì nella stessa maniera solo leggermente seccato:
- Si ma quando torna lucido si rende conto di ciò che ha fatto! Cazzo, non è proprio veramente matto! Ok, non è nemmeno molto a posto… -
Mike accennò ad un sorriso mentre andava in camera -ormai attrezzata come se quella fosse la loro vera casa- a cambiarsi dai vestiti umidi quasi asciutti.
- Credo abbia solo bisogno di un’ancora sulla realtà e sul presente. È come se fosse sempre in procinto di perdersi. -
Chester stendendosi sul letto con stanchezza, concluse mentre Mike si metteva dei nuovi boxer:
- Cazzo, sai che canzone scriverei con lui? Qualcosa sulla follia! -
Mike lo guardò alzando un sopracciglio scettico:
- Sarebbe fuori luogo. -
- Ma se le scrive lui stesso… hai sentito i suoi testi, cazzo! - Sbottò girandosi di schiena.
- Si però se lo fa lui è un conto, farle noi insieme a lui è diverso e lo sai. - Fece in tempo ad indossare una maglietta larga e sformata che la voce di Jacoby lo chiamò dal bagno. Chester sbuffò e si girò dall’altra parte e Mike sospirando e scuotendo la testa andò ignorando i pantaloni che rimasero sul letto.
Quando lo raggiunse, la porta del bagno era aperta così entrò comunque bussando per annunciarsi.
Jacoby era appena uscito dalla doccia ed era bagnato fradicio, si aggirava con la più totale tranquillità per il bagno senza la minima problematica legata al fatto che grondava d’acqua e che era nudo davanti ad un estraneo. Si passò le mani fra i capelli strafonti facendoli sgocciolare e tirandoli su in modo scomposto. Quando lo vide con la più totale naturalezza disse:
- Non mi hai dato un asciugamano e delle cazzo di mutande! - Mike guardò il bagno e ciò che gli aveva tirato Chester prima. Era vero.
- Ah… hai ragione… - Rigido come un manico di scopa corse in camera a prendere ciò che mancava, pregando Dio che Chester dormisse e non gli chiedesse niente perché altrimenti sapeva che si sarebbe ingelosito.
Nonostante il grande scoglio fosse superato, sapeva che non si poteva esagerare troppo con lui.
Ovviamente le sue preghiere non furono ascoltate perché altrimenti non ci sarebbe stato niente di divertente da guardare, così quando Chester con mezzo occhio vide che stava cercando un asciugamano e delle mutande pulite, si drizzò a sedere come se gli avessero buttato una secchiata d’acqua gelida!
- Che cazzo vuole? - Chiese con occhi sgranati e voce strozzata.
Mike sospirò preparandosi al peggio.
- Non gli hai dato mutande e asciugamano. Ora è là nudo e bagnato che ciondola in attesa che… - Ma il compagno non gli fece finire la frase che era già scattato in piedi e prese le cose che teneva in mano corse in bagno al posto suo.
Uscendo dalla camera ovviamente gridò minaccioso:
- E mettiti dei cazzo di pantaloni! -
Mike rimase a ridacchiare conscio che sarebbe potuta andare peggio, quindi infilandoseli realizzò lo stato di Chester.
- Sì, però lui a farsi vedere in boxer non ha mica problemi, brutto stronzo! - Commentò divertito senza la voglia e la forza di ingelosirsi o arrabbiarsi.
Dopotutto erano cazzate.
Chester entrò nel bagno senza bussare o annunciarsi, quindi tirandogli l’asciugamano ed i boxer fece per uscire subito dopo quando la sua mente registrò un validissimo motivo per fermarsi e girarsi di nuovo.
Quando il suo sguardo si posò su Jacoby, questi tornò a tirargli malamente le cose che gli aveva lanciato brontolando con stizza:
- E questi sono i modi, razza di coglione? - Chester se li tolse dalla faccia con le vene che pulsavano alle tempie, pronto per un round di boxe. Respirava marcato per calmarsi ma quando la mente tornò a registrare le condizioni di Jacoby, un’idea gli venne istantanea.
“I tatuaggi glieli voglio vedere per bene, queste cose dicono tutto di una persona, cazzo! E visto che l’alternativa all’assassinio è la furbizia, userò questa seconda. Poi dopo aver fatto la canzone potrò annegarlo!”
Pensando a questo sfoderò subito un sorriso inquietante che fece giustamente indietreggiare Jacoby per finire contro la finestra aperta.
- Hai ragione, scusami. - Sforzo per non dirgli ‘stronzo non rompere!’ avanzò con finta calma: - Sono proprio un cafone! - Quando mai avrebbe usato un termine simile? Jacoby però non lo conosceva e si calmò nel sentirlo così malleabile finalmente, forse aveva problemi di personalità anche lui! Giunto davanti lo girò di schiena: - Lascia che rimedi… - E fingendosi la persona più gentile e premurosa del mondo, cominciò ad asciugargliela come se fosse la pelle più bagnata del mondo!
Jacoby appoggiato con le mani al balcone e leggermente inclinato in avanti come fosse pronto per un altro genere di attività, si dimenticò di questi strani atteggiamenti equivoci per osservare il mondo dalla finestra aperta. La città notturna era uno spettacolo e quando quello scenario mozzafiato gli sconnesse la mente per rilassarlo completamente, non sentì nemmeno Chester asciugargli la schiena mille e mille volte sullo stesso punto.
Quello che ovviamente stava facendo il ragazzo era guardare con cura i tatuaggi che aveva e finiti con quelli sul retro, ignorando completamente gambe e sedere di cui non gli interessava nulla, lo girò a metà. Jacoby si lasciò fare continuando a guardare fuori come se non fosse per niente presente con la mente. Chester capì che avrebbe anche potuto squartarlo che non se ne sarebbe accorto e per un momento si perse nella sua espressione lontana e assorta. In quell‘istante, con quello sguardo, aveva un che di affascinante e un tassello in più andò a comporre il suo mosaico complesso.
Approfittandone finse di continuare ad asciugarlo sul torace in un complesso generale decisamente fraintendibile, per cui gli passò il petto con molta calma che sarebbe potuta essere presa per intenti seduttori se l’altro se ne fosse accorto.
Osservò anche i tatuaggi che aveva lì per poi giungere alle spalle e alle braccia. Prese quello che poggiava sul balcone e l’avvolse momentaneamente al panno; continuando a leggere ed osservare tutto per bene, colse un particolare ultimo e avvolgendogli distratto l’asciugamano intorno alla vita gli prese le mani e lesse sulle dita le lettere che in una componeva la scritta Love e nell’altra Hate.
Odio e amore.
Così come gli uccelli del bene e del male, uno per parte sul torace.
Le scritte ‘ciò che non mi uccide mi rende forte’ e ‘nato con niente, morto con tutto’.
Le molte stelle sparse un po’ ovunque, persino una piccolissima all’angolo esterno dell’occhio che sembrava a prima vista una lacrima minuscola. Nell’altro un piccolo segno di picche.
Due scritte in cinese ai lati del collo che avrebbe scommesso essere qualcosa di opposto l’uno all’altro.
O i vari altri disegni sempre doppi, facce della stessa medaglia fra il bene ed il male o cose del genere.
Questi e molti altri, tutti o quasi su questo genere.
Di tanto in tanto qualcosa di positivo che però riguardava quasi unicamente alla musica, come la chiave di sol sul centro del petto o un microfono vecchio stile sul braccio.
Chester completamente catturato da ciò che aveva visto e, come previsto, capito di lui solo per quei disegni, chiese con un tono assorto e sfumato che si amalgamava all’espressione di Jacoby mentre guardava fuori senza calcolarlo nemmeno un attimo.
- Cosa significano questi due simboli cinesi? -
Jacoby nonostante l’apparenza sentì la domanda e lì Chester si chiese cosa percepisse e cosa invece non percepisse di ciò che accadeva intorno, persino quando sembrava in un altro mondo in realtà captava tutto.
Distogliendo lo sguardo dall’esterno lo posò sul suo che ora era anche piuttosto vicino e quasi con una sofferenza lontana incomprensibile ed un velo sugli occhi grigio chiaro, disse piano:
- Uno è buono, l’altro è cattivo. -
Chester avrebbe potuto scommetterci.
Profondamente scosso da quel che aveva letto e visto di lui e da ciò che ora comprendeva di quella persona penetrante, si riscosse e guardandosi le mani si accorse che gli teneva ancora le sue.
Le lasciò andare profondamente turbato e aggrottando le sopracciglia uscì dal bagno senza dire niente.
Jacoby rimase in silenzio a guardarlo e piegando la testa di lato parve ascoltare un proprio pensiero passato al volo sul ragazzo appena uscito.
Per un attimo gli era parso come se i suoi occhi lo capissero davvero dal profondo, in un modo che nessuno fin’ora era riuscito a fare.
Per un attimo…