NOTE: La particolarità di questa fic è che l’ho scritta dopo aver letto varie interviste ed i pezzi che me l’hanno ispirata li ho evidenziati sotto ma penso la conoscete tutti. Però quello che per me è davvero speciale (ed inquietante) è che l’ho fatta qualche settimana fa ma io il giorno dopo non ricordavo assolutamente cosa avevo scritto. Normalmente mi ricordo tutto quello che scrivo, può succedere che non mi ricordi passaggi specifici, frasi o dialoghi, ma fic intere no. Cioè sapevo il contenuto ovviamente perché è un passaggio importante della serie Meteora e si colloca dopo Ricominciare, ma giuro che finchè oggi non ho riletto per correggerla non avevo idea di che cosa ho scritto. Non è normale. Comunque godetevela e attenzione perché è una bella botta allo stomaco.
Onestamente non so come sia nata Iridescent a livello tecnico, so che alcune canzoni nascono nel modo classico (prima testo poi melodia), per altre prima trovano una melodia nuova particolarmente bella che poi ispira loro delle parole che nascono sul momento e spontaneamente. Per Iridescent io mi sono immaginata tante di quelle nascite diverse che alcune le ho messe in un paio di fic (non è la prima volta che scrivo di questa meravigliosa canzone dell’ultimo album), ma sono convinta che comunque il testo si riferisca, fra le altre cose, proprio a questo punto della vita di Chester realmente accaduto (nelle interviste evidenziate alla fine della fic ne avrete conferma), quindi che altro dire? Buona lettura.
Baci Akane


L’INCUBO HA FINE


Quanto ti trovavi nella veglia della devastazione
quando aspettavi sul bordo dell'ignoto
E con il cataclisma che pioveva giù
piangendo dentro, "salvami adesso"
eri lì impossibilmente da solo
Ti senti freddo e perso nella disperazione ?
Fai crescere la speranza
ma il fallimento è tutto quello che hai conosciuto
Ricorda tutta la tristezza e frustrazione
E lasciala andare
lasciala andare
Ed in uno squarcio di luce che
ha accecato ogni Angelo
Come se il cielo avesse esploso
i Paradisi nelle stelle
Hai sentito la solennità della grazia temprata
Cadendo nello spazio vuoto
Nessuno lì ad afferrarti tra le sua braccia
Ti senti freddo e perso nella disperazione ?
Fai crescere la speranza
Ma il fallimento è tutto ciò che conosci
Ricorda tutta la tristezza e frustrazione
E lasciala andare
Lasciala andare
Ti senti freddo e perso nella disperazione ?
Fai crescere la speranza
Ma il fallimento è tutto ciò che conosci
Ricorda tutta la tristezza e frustrazione
E lasciala andare
Lasciala andare
Lasciala andare
Lasciala andare
Lasciala andare
Ti senti freddo e perso nella disperazione ?
Fai crescere la speranza
Ma il fallimento è tutto ciò che conosci
Ricorda tutta la tristezza e frustrazione
E lasciala andare
Lasciala andare

/Iridescent/

Le voci ad un certo punto mi arrivano lontane, distinguo distrattamente Mike e mia madre che parlano con l’intervento di qualcun altro di tanto in tanto.
La mia mente si perde quando noto una fotografia fra le varie che ha esposto nel mobile.
Oh merda!
Mi alzerei e la prenderei in mano per guardarla meglio se non sapessi che cazzo di reazione avrebbero gli altri.
Porca puttana, che diavolo mi è saltato in mente di portarli qua a salutare mia madre?
Se non dico e non faccio niente non dovrebbero accorgersene, però mi concentro sulla foto e la fisso cercando di capire il periodo ed il luogo in cui deve essere stata scattata.
Dannazione, ero piuttosto piccolo ma la faccia da allucinato l’avevo già!
Ma così presto?
Cazzo, non è possibile davvero…
Ricordo bene dove ero, era il periodo in cui mi picchiavano e mi perseguitavano. Poco dopo sono stato violentato ma è stata la ciliegina di merda sulla torta dopo un periodo fottuto… ma era davvero cominciata così presto?
Cazzo, ero piccolo! Come è possibile che già da allora avessi quello sguardo spento, tormentato e terribile?
Non dormivo un cazzo, non mangiavo un cazzo ma soprattutto piangevo come una merda la notte sperando di non svegliarmi… ricordo bene quanto male stavo.
Ma io pensavo fosse iniziata dopo, che ero più grande…
Rimango inebetito per tutto il tempo, non dico nulla, non faccio capire cosa mi ha sconvolto anche se a Mike non sfugge.
Figurati se a quello poteva scappare qualcosa.
Devo avere un’espressione sconvolta.
Quando ce ne andiamo ci sono ancora gli altri ma io ho solo voglia di stare con lui e dirgli tutto perché anche se non l’ho mai fatto ora ne ho bisogno.
Devo parlarne con qualcuno…
Porca troia, ma io ero davvero messo così male così giovane?
L’ansia cresce come la voglia stupida e puttana di piangere. Che cazzo piango?
Sono shockato. Shockato è il termine giusto ed anche se non ho assolutamente mai voluto parlarne, ora mi serve, ne ho bisogno e non a tutti, solo a lui. Perché è con lui che voglio farlo.
È lui che lo deve sapere.
È lui che saprebbe tirare fuori le parole giuste ed anche se fosse solo il silenzio non me ne fotte, lui sa ascoltare, non mi farebbe pesare questo schifo che ho dentro, che ho appena ricordato come un treno di merda in corsa.
A fanculo, cazzo.
Ho bisogno di Mike, prima di andare di nuovo fuori di testa.
Essendo partiti tardi da casa di mia madre, stiamo viaggiando col buio e sebbene nessuno di noi ha mai avuto problemi a viaggiare di notte, comincio a rompere i coglioni per fermarci a dormire che ho sonno. A niente valgono loro che mi dicono di dormire che stanno svegli al posto mio.
Divento tanto insistente che Mike capisce che c’è qualcosa che non va e penso che l’abbia capito da quando ero là, mi guardava in modo strano.
Lieto che se ne sia accorto, così mi appoggia e decide di fermarci.
Rigorosamente in incognito, sostiamo in uno di quei motel sulle statali e non serve che io faccia il cazzone capriccioso per chiedere una camera da due con Mike, la prende subito e sistema tutti esattamente come vuole e nessuno si oppone al fatto che l’unica camera da due sia la nostra mentre per loro ne abbia preso una familiare con quattro letti.
Si era detto di conoscerci meglio ed instaurare dei veri rapporti, rapporti sani e quindi scoprirci, aprirci fra di noi ma mi rendo conto che non sono ancora disposto ad andare oltre un certo limite con tutti.
Quel limite però voglio passarlo con Mike.
Una volta in camera da soli mi siedo sul letto e lui mi osserva preparandosi per la notte come può, non avendo niente per dormire fuori si limita a togliersi i vestiti e a rimanere in boxer e maglietta.
Io non faccio nemmeno quello. Guardo fisso il vuoto davanti a me tornando a rivedermi con gli occhi della mente quella dannata fotografia ed il periodo di merda che stavo passando allora.
Che schifezza, cazzo…
Alla fine mi si siede accanto e con la sua solita dolcezza che sa mettere esattamente quando serve e nella giusta misura, mi chiede:
- Cosa è successo? -
Sa che volevo parlargli di qualcosa e che non potevo aspettare, così la miccia viene innescata e non riesco più a controllarmi.
Oh, non mi controllo proprio più e guardandolo nella disperata ricerca di un ancora sul presente che mi dica che è tutto passato e che ora sono diverso e non in quelle pietose condizioni, lascio che le parole fluiscano oltre la mia bocca.
- C’era una foto là… non so se l’hai notata… mi ha fatto ricordare una cosa che… cazzo, non mi sembrava fosse cominciata così presto… ero solo un moccioso… solo un fottuto moccioso… così piccolo… io mi ricordavo fosse accaduto dopo, da più grande… -
Gli ho solo vagamente accennato che ci sono episodi della mia fottuta vita di cui non vado fiero, cose che mi hanno ferito profondamente e che non voglio rivangare e raccontare.
Lui ha sempre accettato quello che ero disposto a dirgli e non mi ha mai forzato, ma ora sono io che voglio raccontare e condividere.
Penso che se non lo faccio esplodo… è che ho bisogno di sentirmi dire che…
Quando mi abbraccia finalmente il mondo si schiarisce e forse torno a respirare, non mi ero nemmeno accorto di aver smesso. Torno a vedere i suoi occhi, sono così scuri e profondi che mi penetrano ma lo fanno con gentilezza. Mi sento letto dentro, ora so che mi dirà quello che voglio mi dica.
Mi circonda le spalle accarezzandomi il braccio poi con dolcezza, sempre senza staccare gli occhi dai miei -cazzo, devo essere così fuori di me…- mi bacia la fronte un paio di volte. Alla fine, quando sente che smetto di tremare -porco diavolo, tremavo anche!-, mormora con semplicità:
- L’ho notata quella foto… - Sapevo che l’aveva vista. Come può sfuggirgli qualcosa di me? Ora mi dirà anche che si capisce cosa mi era successo… - Mi ha spaventato davvero… hai ragione, eri così piccolo… - Ma serve, dopotutto, che glielo dica davvero?
Sembra già sapere tutto, forse posso risparmiarmi l’atrocità di esprimerlo… forse… o forse ne ho bisogno io… non so, cazzo… ma lui di certo lo sa…
Nascondo il viso contro il suo collo e mi aggrappo alla sua maglia, stringo i pugni all’altezza del suo torace. Vorrei piangere ma mi sembra così idiota.
Che diavolo ho da piangere?
- Sai cosa? È normale che poi tu sia stato così instabile e sia caduto nella droga e nell’alcool tante volte… è normale che tu sia stato così fragile a lungo… - Come cazzo fa a leggermi il pensiero?
Prendo respiro, trema anch’esso quindi stringo la presa come un forsennato e schiaccio ulteriormente il mio viso contro la sua pelle calda e morbida. È qua per me. Ha fermato il viaggio di tutti per me. Ci ha sistemati nelle camere in questo modo per me. Ora mi sta ascoltando e mi sta dicendo queste cose per me. E prima di questo era venuto da mia madre per me, perché da solo non ce l’avrei fatta, così ha organizzato un’uscita con tutti dicendo che volevo presentare loro mia madre anche se non era esattamente così. Ha fatto tutto per me.
È lui l’unico mio presente ora. Il passato può andare a farsi fottere.
E poi ha ragione, cazzo… con tutto quello che ho passato, quella dannata violenza così piccolo, come diavolo posso stupirmi di essere diventato quel perdente che ero?
Non dico che sia giustificabile, giusto e normale, ma non posso proprio stupirmene. Questo no, cazzo.
Ha ragione, porca puttana.
E allora perché continuo a sentirmi come se da qualche parte ci sia una colpa in me?
- Sai… - Prosegue con calma placida carezzandomi la nuca e attirandomi giù steso sul letto. Fa in modo di sistemarci comodi, spegne la luce ed il buio ci avvolge ma quello che sento sono le sue braccia su cui mi fa accomodare, braccia che mi fanno anche da coperta, braccia che mi ancorano qua con lui, nel mio presente felice, alla superficie di un abisso da cui sono finalmente uscito. Allora perché quella merda di foto mi ha turbato tanto? È passato, è finito… ma poi lui arriva a rispondermi anche se non gli ho poi detto nulla di particolare, nessuno sfogo vero e proprio, nessuna rivelazione effettiva. Un cazzo. Ma lui è sempre come se sappia tutto di me. - Quando ci capitano cose che siamo così piccoli, cose talmente brutte che ci segnano per tutta la vita in modo osceno ed indelebile, ci formano un carattere che purtroppo è fragile ed instabile, troppo soggetto alle cadute. Non è sempre lo stesso motivo che ci fa sbagliare quando cresciamo e facciamo cazzate, però è quello che ha reso il nostro animo così sottile e facile alle tenebre. Per questo comunque ci sembra che sia sempre colpa nostra se, ad esempio, fuggiamo dal dolore nella droga. In un certo senso è così, però c’è anche chi resiste alle tentazioni che la vita offre fin troppo facilmente. È una questione di carattere. Ma c’è un momento, quando siamo piccoli, che noi siamo come creta nelle mani di chi ci circonda. Se quelle mani scolpiscono bene allora saremo forti, altrimenti saremo fragili. Per questo tutte le volte che poi da grande hai sbagliato e sei caduto sì sono colpa tua ma non del tutto. Perché eri davvero troppo piccolo per sopportare tutto quello che ti accadeva. E anche se le cose da adulto sono colpa tua, quelle da piccolo no e sono quelle la causa della tua profonda instabilità emotiva. Di conseguenza lo capisci che non è completamente tua la colpa di tutte le tue tenebre successive? -
È stato un discorso molto lento e tranquillo, pronunciato con calma e precisione, come se volesse cantarmi una ninna nanna… rilassato dalle sue mani che hanno continuato ad accarezzarmi la schiena e la nuca e dalla sua bocca che parlava piano sulla mia fronte, ho capito a fondo ciò che voleva dire, mi ha penetrato perché me l’ha detto come se parlasse alla cosa più fragile di tutte.
Ho sempre fatto di tutto per non esserlo o non darlo a vedere, per rafforzarmi. Mi sono anche preso sempre le responsabilità delle mie azioni, specie quelle sbagliate.
Ma ora… ora perché sembra così diverso?
Io credo che lui abbia ragione.
Sono io quello che poi da grande ho fatto le cazzate come drogarmi e bere, ma non sono io che mi sono vestito di un carattere tanto fottuto come il mio.
Me l’ha fottuto quell’età di merda in cui mi picchiavano e mi hanno violentato.
Mi ha fottuto quel figlio di puttana che ha abusato di me.
Mi ha fottuto la vita, cazzo.
Chiudo gli occhi forte e stringo i pugni contro il suo petto, aggrappato alla sua maglietta, schiacciato contro il suo collo respiro a fatica cercando di riprendermi.
Cazzo, era questo che volevo sentire, di cui avevo bisogno, e anche se lui non sa di preciso ma immagina e non vuole torturarmi facendomelo dire, so che prima o poi glielo dirò, ma probabilmente quando sarò pronto. Quando dirlo non mi farà sanguinare.
- Grazie… - Mormoro con un filo di voce.
Dopo di che non diciamo più nulla, io riesco a non piangere e lui mi culla dolcemente tutta la notte, facendomi sentire di nuovo piccolo, all’età che avevo in quella foto, quando avevo bisogno di due braccia simili che mi sostenessero la notte. Quando chiamavo aiuto e nessuno veniva.
Riportato a quel tempo mi sento lentamente bene perché è come un viaggio all’indietro ma con lui al mio fianco.
Cazzo, se fosse stato con me già d’allora quante cose della mia vita sarebbero state diverse… quanti errori avrei evitato… quanta sofferenza in meno…



Mi rendo conto di quello che ho fatto solo quando vedo gli articoli in giro un po’ ovunque.
So di averla fatta grossa ma solo quando ricevo la telefonata di mio padre mi rendo conto di quanto grande sia.
Lui non sapeva nulla.
Mike non fa in tempo a leggere uno dei vari articoli pubblicati -e la sua espressione è un enigma assoluto, cazzo! Almeno capire che diavolo pensa non sarebbe male!- che il telefono suona a tempo di record.
La voce di mio padre mi urla dall’altra parte e all’inizio non capisco un cazzo di quello che dice, poi la pressione comincia pericolosamente a salirmi, proprio come è successo quando ho detto tutto ai giornalisti, quando dice che non devo inventarmi stronzate per vendere dischi!
Oh porca di quella puttana!
Ecco che grido.
E gridare è l’unica cosa che so di fare mentre la testa mi esplode e la voglia di sparire mi ammazza.
Cosa cazzo mi è saltato in mente di dire tutto ai giornalisti perché osavano dire che ero un membro esterno al gruppo e che non c’entravo niente con loro?
Come?
Cazzo, nemmeno a Mike ho detto di preciso cosa mi era successo e poi telefono a quegli stronzi e sputo fuori ogni merda!
Mi picchio la fronte con il palmo mentre cammino su e giù per l’appartamento come uno ossesso, grido sopra mio padre che a sua volta fa altrettanto, credo che Mike senta ogni parola ma impallidisce quando vede che comincio a dare calci rabbiosi alle cose che incontro.
Rompo un vaso ed il portaombrelli, per poco non butto giù la televisione. Mike mi ferma in tempo quindi esasperato butto giù il telefono.
Le urla continuano e nonostante sia io a farle, le sento come esterne a me stesso, come se mi dissociassi.
Cazzo, sto impazzendo.
- COME CAZZO PUO’ CHIEDERMI SE E’ VERO? COME? E SOLO PERCHE’ LUI NON HA MAI SAPUTO NULLA COSA DIAVOLO SIGNIFICA? CHE NON E’ VERO? CHE SPARO PUTTANATE? COME DIAVOLO PUO’ DIRE CHE NON SONO STATO VIOLENTATO SOLO PERCHE’ LUI NON SI ERA ACCORTO DI NULLA? SE ERA UN PADRE DI MERDA COSA DIAVOLO SIGNIFICA, CHE IO NON HO AVUTO ESPERIENZE DI MERDA? -
Mike non dice una parola, nemmeno tenta. Rimane a fissarmi immobile, in piedi, pronto a fermarmi nel malaugurato caso io intenda rompere qualcosa di più costoso. Però mi fissa dispiaciuto e in difficoltà perché sa che se mi dicesse qualcosa me lo mangerei, però non credo sia bello sentirmi gridare.
E poi cazzo, ecco come glielo dico, che sono stato violentato!
Ecco come lo viene a sapere lui!
Oh, fanculo!
Mi giro e smetto di guardarlo, ora il suo sguardo non posso sostenerlo.
Mi sta uccidendo, mi sta fottutamente uccidendo, cazzo.
Non ce la posso fare.
Il telefono torna a suonare e quando vedo che è di nuovo mio padre faccio per scagliarlo contro il muro, Mike lo prende al volo e non so che razza di riflessi debba avere per riuscirci. Comunque risponde al posto mio e lo sento parlare cercando di mantenersi calmo e logico. A stento capto qualcosa…
- No, non è il momento di venire, davvero… no, non deve preoccuparsi, me ne occupo io… ascolti, io credo che sia assurdo ora fare questi discorsi, e poi non significa nulla il non averlo saputo prima. Non cambierebbe nulla. No, mi dia retta, lasci perdere… - A questo gli prendo il telefono di mano bruscamente e grido nome e cognome del tipo che mi ha violentato…
- MI CREDI ORA, CAZZO DI QUELLA MERDA? COS’E’, VUOI ANCHE IL GIORNO, IL LUOGO E L’ORA? NON PUOI CREDERMI E BASTA? -
Il fatto che mi metta in discussione solo perché lui che era mio padre non se ne è accorto, mi manda in bestia.
Se lui non era presente che cazzo significa?
Che cazzo significa, PORCA TROIA?
Poi lo mando poco gentilmente a farsi fottere e spacco definitivamente il telefono contro il muro.
Cazzo!
Ma perché proprio a me?
Mi strofino il viso con le mani fin quasi a graffiarmelo, quando Mike se ne accorge lascia perdere i pezzi del mio cellulare e mi prende i polsi, quindi mi stringe forte fino a togliermi il fiato e a farmi male. Non ci mette dolcezza perché penso che non sentirei nulla, ora come ora.
Nulla.
Non so cosa dire, sono ancora nella follia più nera innescata da quegli stronzi che non mi conoscono ma che sputano sentenze di merda dicendo che non sono nessuno e non merito lo stesso successo degli altri perché sono lì solo per metterci la faccia! Ma chi cazzo si credevano di essere?
E poi ora… con mio padre. Scommetto che se non fosse stato un poliziotto non mi avrebbe fatto tutta questa piazzata.
Perché oltre al fatto che era mio padre e che non si è accorto di niente, era un poliziotto e non mi ha protetto. E vivevo con lui.
So bene cos’ha e cosa pensa ma non per questo può mettere in discussione tutto quello che ho passato.
Oh, cazzo!
Sto andando fuori di testa!
Quando Mike comincia a farmi seriamente male nello stringermi tanto, mi sciolgo e ricambio l’abbraccio allo stesso modo. Sussulta, lo soffoco, quasi, affondo le unghie nella sua carne e tremo spasmodicamente contro di lui che non mi manda via comunque.
Poi mormora… è un mormorio lontano e quasi indistinto. Non è cosa dice che mi fa lentamente tornare a fatica ma il suono della sua voce.
Quando l’ho sentito cantare -quindi non reppare- la prima volta, sono rimasto incantato per la voce profonda e delicata che ha ma soprattutto per quanto sa essere dolce. Dolce nel modo giusto e non svenevolmente o forzatamente. Io ad esempio non penso di essere capace di cantare in modo dolce, lui sì.
Io ci metto dolore e tristezza, quando canto delicatamente, ma lui sa essere dolce.
È lo stesso suono, anche se non canta.
Così alla fine riesco a stare attento a ciò che dice.
Dovrebbe cantare in quel modo più spesso, ma preferisce farlo fare a me e lui limitarsi al rap o all’hip hop… ma ora voglio sentire cantare dolcemente solo per me.
- Nessuno sa quello che hai vissuto anche se ora l’hai raccontato ed è di dominio pubblico. Nessuno lo sa veramente e nessuno mai lo saprà perché è una cosa che rimarrà tua per sempre. Tuo padre è fuori di sé perché doveva proteggerti e non solo non ci è riuscito ma non se ne è mai accorto. Ma capirà che non sei tu quello da biasimare. Rilassati. Nessuno sa quello che hai passato. Nessuno. Rimarrà solo in te, quel periodo tremendo della tua vita… -
E a questo, esattamente a questo, io mi ribello.
Scivolo giù a terra privo di forze per aver urlato come un matto e lui mi accompagna, ci inginocchiamo e nascosto fra le sue braccia torno a sentirmi piccolo e fragile, proprio come il giorno dopo al fatto terribile. Il periodo di quella foto di merda.
Non voglio che sia una cosa solo mia. Non voglio che rimanga solo in me. Non voglio, cazzo.
Perché lui è Mike e continua a raccogliermi sempre e sempre anche senza sapere tutto e non vuole saperlo, non me lo chiede e non per riguardo ma perché a lui va bene così.
Ed io però voglio che sappia tutto.
Tutto.
Anche come mi sono sentito.
Voglio che abbia tutto di me, il bene, il male, le cadute e le risalite.
Tutto.
Perché ho le palle piene di ficcare ogni dannata cosa a fondo in me stesso per andare avanti nella mia gloriosa vita attuale.
Perché se tutto questo ha avuto un inizio, è quello.
E gli racconto precisamente ed esattamente ogni cosa che mi è successa in quel periodo per poi giungere con dovizia di particolari a quel maledetto giorno, quando mi hanno violentato.
Tutto.
Come è successo, come mi sono sentito -esattamente come se lo vivessi ora-, come sono stato dopo, cosa ho pensato, cosa è stato per me.
Tutto.
Tutto quello che potrei dire lo dico, cose che non avevo mai minimamente pensato da solo, cose su cui non avevo osato riflettere. Cose che non sapevo di aver provato.
Alla fine ho la gola secca e la voce è roca, ma io sono assurdamente calmo perché forse raccontare il mio inferno maggiore è come un esorcismo e forse quando alzo gli occhi dalla mia sicura postazione, sul suo collo, e guardo i suoi, vedo le stelle.
Stelle sotto forma di lacrime che scendono giù, profondamente scosso in un’empatia totale per ciò che gli ho raccontato e trasmesso.
Gli prendo il viso fra le mani mentre lui mi cinge tremante, gliele asciugo ma continuano a scendere.
Dannazione, nessuno aveva mai pianto per me, per qualcosa che avevo passato io.
Nessuno.
Quale cazzo è il punto?
Cos’è che mi fa stare tanto bene solo ora che lo guardo piangere per me?
Credo che sia uno dei suoi momenti peggiori, sono io il colpevole di questo suo stato terribile, carico di un dolore sordo, ed io sto fottutamente meglio.
Che cazzo c’è di sbagliato in me?
Ma è nel concentrarmi nel suo sguardo aperto e luminoso che lo capisco.
Un esplosione di stelle che dà origine al Paradiso.
Succede quando un angelo piange.
Per me è esattamente la stessa cosa.
Mike piange per me, per quello che mi è successo, per quel che ho passato, e mi mostra semplicemente quanto mi ama, il livello del suo sentimento per me e non solo me lo mostra. Proprio così come io gli ho trasmesso il mio dolore, lui mi trasmette il suo sentimento.
Ecco cos’è che mi fa stare tanto bene anche se piange e soffre per me.
Perché ho appena lasciato andare l’inferno per abbracciare il paradiso.
Così mi ritrovo anche io come un coglione a piangere insieme a lui e a baciarlo come fosse l’estremo addio prima di morire. Bè, comunque sarebbe insieme, quindi va bene!
Non servono parole, non ne abbiamo, ora.
Va tutto bene.
Va tutto dannatamente bene, ora, perché non sono più solo. C’è almeno uno che mi capisce, uno che sa, uno che mi ama nonostante tutto. Tutto.
E lui di cose su di me, sulle mie cazzate, ne sa…
Amarmi lo stesso, porca puttana, non so come fa.
Ma Dio ti ringrazio che lo faccia.


Quando mio padre arriva è strano.
Un po’ me l’aspettavo, ha fatto anche piuttosto in fretta. Deve aver guidato come un matto fin qua, l’incosciente, in uno stato d’animo tanto pericoloso per di più.
Però mi stupisce l’espressione strana che ha.
Mike lo fa entrare, è pronto ad un round di boxe ma io ormai sono in pace col mondo per aver pianto come un bambino fra le braccia della persona amata che ha pianto allo stesso modo.
Come cazzo può aiutare una cosa simile?
Non lo so, ma non ho voglia di litigare. Non ho voglia di niente, ormai.
Solo di chiudere tutta questa maledetta storia.
Mio padre si accomoda nel divano, Mike gli offre una tisana -grande mossa strategica… immaginati cosa avrebbe fatto con un caffè!- ma non aspetta di berla.
Dopo avermi osservato in modo ancor più strano di prima e non sapere da cosa cominciare, finalmente mi porge una cartellina che si è portato dietro.
Bè, per lo meno non mette più in dubbio che tutto quello che ho detto sia vero!
L’avrei ucciso!
- Che cazzo è? -
Me la dà ed io la apro, Mike mi si siede accanto e guarda insieme a me.
Scorro i dati che ho fra le mani e bianco su nero non c’è spazio per fraintendimenti.
Non nascondo lo shock che provo dopo aver appreso ciò, poi mio padre dà finalmente voce a quel che era venuto a dirmi.
- Sono andato in centrale, anche se sono in pensione in quanto ex poliziotto ho potuto accedere a tutti i file che volevo. Il ragazzo che ti ha violentato lo è stato a sua volta. - Silenzio. Un silenzio pesante e significativo che mi manda brevemente in confusione. Cosa dovrei fare ora con questa informazione?
Cosa dovrei dire, ora che lo so?
Sono contrariato perché questo non lo giustifica, che cazzo vuole da me?
Però… però… già, però.
- Sono qua per chiederti se vuoi denunciarlo. In quanto poliziotto e padre ti direi assolutamente di sì. - Ma c’è un seguito e Mike lo coglie al volo, infatti parla per me e gliene sono infinitamente grato perché più in subbuglio di così non so se sono stato. Un nodo si forma, è davvero grande.
- Ed in quanto uomo che cosa suggerisce? - Questo è il punto, credo.
A volte dobbiamo dimenticarci i ruoli che rivestiamo per ricordarci che siamo tutti fottutamente uguali. Uomini allo stesso livello del cazzo.
- Non ho il diritto di dirlo. Non so assolutamente cosa sia giusto. È lui che deve decidere se vuole giustizia o no. -
A questo un moto di frustrazione mi accende. Che cazzo di discorso è?
Un lampo nei miei occhi lo fulmina e Mike mi precede di nuovo facendo la domanda giusta, quella che mi soddisfa meglio.
- Io credo che a questo punto non si tratterebbe più di giustizia ma di vendetta. -
Porca puttana, è proprio questo il punto, come fa a non vederlo?
È un poliziotto e non può usare termini del genere, però è questo che sarebbe farla ora!
Una stupida vendetta fottuta!
Il nodo sale a dismisura, ora è quasi incontenibile.
Non so, non so cosa sia meglio fare. Prima stavo così bene, perché questa confusione?
Perché mi sembra strana l’idea di fare quello che teoricamente dovrebbe essere giusto?
Lui ha violentato me che a sua volta era stato violentato. Può avere una fine tutto questo?
E come diavolo dovrebbe averla?
Quale sarebbe questa fottuta fine di merda?
Non lo so.
Non lo so davvero.
Scuoto il capo, mi alzo e con le poche forze rimaste e la voglia di isolarmi, mormoro:
- Ho bisogno di pensarci. -
Non è certo facile decidere cosa fare della persona che mi ha rovinato la vita. Anzi. Una delle persone; quello che ha dato il maggior contributo, immagino. Che mi ha reso fragile ed instabile e con tendenze suicide sin da piccolo.
Cazzo.
Come si fa a decidere così della vita di qualcun altro quando la propria ormai è già stata rovinata e ricostruita?
Avrebbe senso ora?
Domande su domande mi assillano e quando mi ritrovo, sono nella stanza degli strumenti, seduto al pianoforte che non ho mai imparato a suonare.
Mi piace quando Mike lo suona, mi dà pace.
Magari potrebbe farlo ora per me…
Non ho bisogno di girarmi e chiederlo perché lo trovo già seduto accanto. Non ci guardiamo, non serve, lui sa cosa penso, cosa provo, cosa mi sto chiedendo.
Lui sa già tutto e sa anche cosa deciderò di fare.
Così semplicemente con quell’ispirazione che viene dall’alto, la stessa che ci ha fatto comporre canzoni come The little things give you away e What i’ve done, comincia a suonare.
Quando è così, quando mi trasmette questo suo stato d’animo, quando sembra ascolti dall’alto qualcosa che poi riporta tale e quale… non so, sembra un altro.
Come se non fosse lui, non riesco a non rimanerne attratto come una calamita, a pendere totalmente da lui, a non farmi coinvolgere completamente andandogli dietro, assecondandolo, ascoltando le sue stesse cose.
Una melodia malinconica e delicata spezza il silenzio, è nuova, non so come gli esca ma è qualcosa di perfetto e dopo un paio di giri d’assestamento dove trova la giusta chiave e a ripetere quella combinazione di note per qualche minuto come se la stesse imparando, perfezionando ed imparando, comincia a cantare con dolcezza e comprensione. Quella voce che io adoro, quel suo modo di… di essere… che mi fa morire sempre… e che mi dà tanta pace…
- Quanto ti trovavi nella veglia della devastazione
quando aspettavi sul bordo dell'ignoto
E con il cataclisma che pioveva giù
piangendo dentro, "salvami adesso"
eri lì impossibilmente da solo… -
Sembra davvero che gliele dettino, certe parole… completamente ipnotizzato da lui, da ciò che canta e suona, proseguo come colto dalla stessa identica ispirazione, come se sentissi anche io, ma probabilmente è lui che sento, non so… perché quest’intesa c’è sempre stata ma così forte no, mai.
- Ti senti freddo e perso nella disperazione?
Fai crescere la speranza
ma il fallimento è tutto quello che hai conosciuto
Ricorda tutta la tristezza e frustrazione… -
E poi insieme…
- E lasciala andare
lasciala andare… -
Fa un altro giro di pianoforte, si calma, tutto si placa, il crescendo scema e torna quel silenzio interrotto dalle note delicate però più positive di prima, meno cupe e angosciate:
- Ed in uno squarcio di luce che
ha accecato ogni Angelo
Come se il cielo avesse esploso
i Paradisi nelle stelle
Hai sentito la solennità della grazia temprata
Cadendo nello spazio vuoto
Nessuno lì ad afferrarti tra le sua braccia… -
Non mi stupisco che esprima il concetto che avevo pensato prima. Non mi stupisce affatto che lui ci sia arrivato, me l’aspettavo… perché lui è Mike ed ora diventerà un modo caratteristico di essere. Ma sono dannatamente contento di averlo dalla mia e non solo. Che sia mio!
Ritorniamo sul mio pezzo, un ipotetico ritornello, e questa volta lo fa con me cercando di ricordare quello che dicevo prima, venendomi dietro perfettamente.
- Ti senti freddo e perso nella disperazione?
Fai crescere la speranza
Ma il fallimento è tutto ciò che conosci
Ricorda tutta la tristezza e frustrazione
E lasciala andare
Lasciala andare
Lasciala andare… -
Andiamo ad oltranza come se non ne avessimo abbastanza, fino a che il nodo si scioglie, esce ma non sotto forma di pianto ma… sorriso.
Sorriso pacifico e sereno.
È un sospiro quando continuo ad ascoltare solo la sua voce che ripete di lasciare tutto andare suggerendomi alla fin fine ciò che già sapevo.
La risposta che cercavo in me stesso alla domanda di mio padre.
Smette di suonare, ci guardiamo a questo soffio di distanza ed entrambi calmi rimaniamo incantati l’uno all’altro. Alla fine lo dice per me.
- L’incubo può finire con te, vero? -
Credo che sia il mio bacio la mia risposta.
Poso le labbra sulle sue e lo faccio mio con delicatezza, non sapevo nemmeno di esserne capace.
Credo che sia un grazie e credo anche che lui lo colga, infatti prendendomi la mano mi accarezza il viso con l’altra. Intrecciamo le dita e di nuovo la sensazione di aver raggiunto il paradiso mi coglie.
Una gran bella esplosione di stelle, non c’è che dire!
Dopo di questo mi separo dalle sue labbra e sempre a questa vicinanza ubriacante, contemplando il suo viso per qualche istante, mormoro consapevole che oggi grazie a lui io ricomincio e ricomincio veramente.
- Ti amo, lo sai vero? - A Mike gli brillano gli occhi, lo emoziono ogni volta che glielo dico e ci godo. Ci godo soprattutto perché... Bè, eccolo qua un’altra esplosione di stelle davanti a me!
Adoro commuoverlo!
- Anche io ti amo! -
Peccato che, cazzo, alla fine sia sempre lui a farla a me!
Fanculo!
Impreco fra i denti in difficoltà a questa sua sparata ed alzando gli occhi in alto cercando di far loro aria poiché mi bruciano, lui mi circonda il capo ridendo sapendo perfettamente il motivo di questa mia reazione del cazzo, quindi mi lascio abbracciare e nascondo di nuovo le traditrici che escono dai miei occhi, ma queste non sono di dolore…
È ora fra le sue braccia che me lo ripeto io per la prima volta.
- L’incubo ha fine. -
- Ora si risale. -
E poi alla fine è sempre lui quello che sa concludere meglio di tutti.

FINE

NOTE: Pezzi precisi di riferimento tratti dalle interviste a Chester e Mike:
1 - “Quando ero ragazzino, essere picchiato e anche violentato non era divertente – dice Chester improvvisamente e in modo disarmante. Non vorremmo mai che questo accadesse proprio a noi e io sinceramente non so di preciso quando è iniziato tutto. Ma circa quattro anni fa sono andato a trovare mia madre e ho visto una mia vecchia foto: ricordo chiaramente dove è stata scattata. Tutt’ad un tratto, poiché c’erano i ragazzi, l’ho guardata e senza dire nulla ho pensato: “Wow, è così che apparivo agli altri”. E poi mi sono ricordato. Oh mio Dio. Mi sono ricordato di tutte le cose che mi succedevano e ancora oggi ripensandoci mi viene da piangere. Oh mio Dio. Stava fottutamente succedendo a me ed ero così piccolo, molto prima di quanto ricordassi. Mio Dio, non mi stupisco di essere diventato un tossicodipendente. Non mi stupisco per essere diventato completamente instabile per un po’ di tempo.”
2 - “Io dico: "Fottetevi, non mi conoscete" sputacchia, battendosi il pugno sul palmo della mano. "E personalmente vorrei scavalcare il tavolo e uccidervi tutti! Come osate mettere in discussione quello che canto?" Infine penso: "Ok, volete saperlo? Sono queste le mie origini." E ho detto ai giornalisti cose che non ho mai detto a nessuno. E mio padre, un poliziotto, mi chiama e mi dice: “Cosa cazzo significa questa storia che ti è successa quando eri ragazzo? Chi è stato?”. E pensavo: “Cosa ho fatto per meritarmi questo?” [Finalmente, Bennington rivelò l’identità del suo violentatore. Apprese che questa persona a sua volta era stata vittima di violenza e decise di non intraprendere alcuna azione legale contro di lui.] Non avevo bisogno di vendetta. Ho realizzato...
[Shinoda a bassa voce finisce la frase:] ...che l’incubo poteva finire con lui.”
3 - “Sono diventato una persona che nessuno avrebbe mai pensato prima – sospira Chester. Questo sono io, un ragazzo carino e amichevole, che era sempre relegato dietro questo mostro che era semplicemente un ragazzino ferito.”
4 - “Mi sono accorto che non avevo più questa bestia interiore – dice. Non volevo più urlare.”

Per il resto, la fic che viene dopo di questa è una long fic completamente diversa dalle altre, molto meno cupa e angosciosa dal tono principale delle precedenti. Li coccolo in abbondanza facendoli impazzire -in senso buono e comico- dietro a Jacoby Shaddix dei Papa Roach.
Quindi col nuovo anno aspettatevi questo nuovo seguito che si chiamerà Esperienza Surreale!
Per il momento grazie di avermi seguito.
A presto
Baci Akane