CAPITOLO II:
PERCHE’ CI VA
 
Non che si ricordasse di quando gli avevano dato le chiavi di casa, ma ormai era assurdo stupirsi per le cose che riguardavano Coby…
Dal modo in cui chiuse la porta, Mike capì che era nero come le tenebre più oscure e chiudendo il libro che stava leggendo, sospirò salutandolo con cautela:
- Ciao, Coby… - Che fosse Chester era fuori discussione, era appena uscito per prendere le sigarette e poi quello non era il suo modo di chiudere la porta.
Quando Jacoby fu visibile in soggiorno, non venne deluso. Era veramente nero.
- Che succede, hai litigato con Jerry? - Era frequente perché si erano messi insieme dicendosi di essere onesti. Jerry allora aveva cominciato ad esserlo. Ad essere sé stesso, insomma, e a dirgli quando pensava che stava facendo qualche cazzata. Questo destabilizzava Jacoby poiché non era abituato a sentirsi dare contro da lui così tanto, ma non aveva scelta, non poteva impedirglielo. Era meglio così anche se sul momento aveva sempre voglia di ucciderlo.
Quando si buttò sul divano accanto a lui ed appoggiò la testa alla sua spalla, era esasperato e lo fece sorridere intenerito.
Era particolare, quel ragazzo. Sembrava uomo e bambino allo stesso tempo.
- Quello stronzo… - Grugnì. - Va bene che deve dirmi sempre quello che pensa, ma perché pensa sempre che faccia cazzate? Ogni volta che me lo dice mi spompa e mi fa passare la voglia di fare quello che stavo per fare… -
Soliti discorsi sconnessi alla Coby!
Mike ormai li capiva alla perfezione ed era uno dei pochi a riuscirci.
Accentuando il sorriso di comprensione, gli carezzò la guancia con la mano sinistra poiché era la spalla su cui era appoggiato. Gli parve di essere suo padre, in quel momento.
- Dai, su… per me è positivo, sai quante cose brutte ti evita? -
Jacoby però non era dello stesso avviso e nascondendo il viso contro il suo collo, spostandosi quindi più addosso a lui, riprese a lamentarsi a ruota libera. Con lui ci riusciva così bene…
- Un cazzo! Io faccio le cose che sul momento mi vengono perché non capisco se vanno o non vanno, quindi quando le faccio poi trovo le mie risposte. Perché deve essere lui a dirmi si o no? Non deve farmi da padre! Sembra che mi faccia da padre! Non era questo il rapporto che volevo con lui, cazzo di cane! - Mike sorrise ancora trovando il suo parlargli sulla pelle del collo solleticante e piacevole.
Con la mano continuò a carezzarlo ma si spostò sulla nuca, fra i capelli un po’ gestiti con la cera.
- Sono solo momenti, nemmeno per lui è facile. Stare con te è difficile, lo sai tu per primo. Deve fare pratica di questo nuovo modo di comportarsi… di essere sé stesso… gli hai detto tu di essere diretto e non fingere, lo sta facendo… -
- Ma così sembra proprio padre… perché non può fare come fai tu? Tu ci riesci a gestirmi come una persona e non come un padre. Non mi sento come un figlio che ne combina una, mi fai capire le cose che vanno senza essere un papà! Perché non può fare come te? Voglio te, uffa! - Cominciò a lamentarsi e nel farlo alzò la testa rimanendogli vicino a portata di labbra. Sentiva il suo respiro. Lo rilassava guardare Mike e Mike stesso si sentiva sempre strano quando l’aveva così vicino, perché lo inteneriva. A volte si sentiva un padre anche lui ma poi cominciavano quegli strani attimi di attrazione che bene o male con lui c’erano sempre stati e non sapeva mai bene come fare.
Era diverso da quello che provava con Chester, lui lo amava, avrebbe fatto qualunque cosa con lui e per lui… si sarebbe anche fatto legare, se era per quello!
Cercò di rilassarlo dandogli coraggio e calmandolo con un’espressione serena e tranquilla, ma fu ovviamente frainteso da Coby, tanto per cambiare, che invece di vedere le cose su una dimensione normale le prese in tutt’altra maniera e in uno di quei famosi momenti in cui si confondeva, confuse chi era il suo ragazzo.
Credendo che fosse Mike e che lo fosse sempre stato, gli mise una mano sulla guancia e tenendolo voltato verso di sé, senza dargli tempo di fare nulla, lo baciò.
Mike si ritrovò bruciato dalla sua lingua che si infilava nella propria bocca, non avrebbe mai pensato potesse succedere di nuovo e nonostante desiderasse per assurdo che Chester fosse lì ma che non li interrompesse, come per magia arrivò.
Sentì la porta aprirsi e chiudersi ma fu lontano.
Quando arrivò la sua voce non registrò che disse ironico ma non arrabbiato: - Ehi, non senza di me! - lo sentì solo sedersi a cavalcioni su di sé e infilare la lingua fra le loro labbra unite.
Mike si era messo a rispondere al bacio ma non sapeva nemmeno quando, però nel ritrovarsi anche la sua lingua dentro che separava appena a forza le bocche unite, si riprese quel tanto da capire che l’intruso era Jacoby e che in un modo o nell’altro quello ce l’aveva fatta di nuovo, a mettersi come voleva!
Che potere aveva?
Come ci riusciva?
Non era brutto baciarlo… ma da lì ad accettarlo con volontà ce ne passava.
Non riuscì a pensare ad altro perché quando sentì le mani di Chester su quelle di Jacoby pensò che fosse tutto molto strano.
Era erotico ma non sembrava volessero una cosa fine a sé stessa che riguardava unicamente il sesso… l’altra volta era stato uno stupido sogno erotico, uno sfizio… cose che chi voleva provare prima o poi faceva.
Ora non era così. Ora era diverso.
Quando si separarono dopo aver giocato con le lingue fuori dalle rispettive bocche solamente accostate fra loro, Mike si chiese, avvampando, se fosse impazzito.
- Coby e la sua follia sono contagiosi! - Asserì alla fine spontaneo nascondendo il viso contro il collo sicuro del proprio compagno che rise affondando le dita nella sua nuca, fra i suoi capelli lisci.
- Non va mica male, sai? Non dobbiamo per forza stare dentro delle fottute regole del cazzo che qualcun altro ha deciso per noi. Chi l’ha detto che non possiamo? Se abbiamo voglia lo facciamo, semplice! Quello che siamo e che proviamo non cambia. A me va bene se vi fate. Penso che anche a te ormai vada. Chi se ne frega? Ti amo, so che mi ami. Queste cose possono succedere se ci va. Non importa perché! -
A Mike importava, voleva capire perché ma sul momento non riusciva ad essere lucido e a ragionare.
Solo dopo avrebbe capito che era colpa della carica erotica che Jacoby esercitava su entrambi. Provavano delle cose per lui, non amore, però affetto sì. Si piacevano. E poi lo stimolava sessualmente da matti… in qualche modo, per qualche motivo era così.
Non doveva per forza esserci amore fra tutti e tre, però qualcosa c’era. Non lo stesso che c’era fra lui e Chester.
Poteva bastare per fare certe cose ogni tanto. Bastava che fosse ogni tanto.
Non era certo che fosse giusto solo perché ne avevano voglia, ma era ancora tutto confuso e quei due non gli davano mai tempo di pensare come voleva.
Mike sospirò separandosi da Chester che se lo stava coccolando mentre Jacoby li fissava ammaliato dal loro modo di stare insieme.
- Siete belli da guardare! Mi piace come state insieme! Non so, siete fottutamente belli! Starei ore! Forse vi invidio e voglio ficcarmi fra voi o farne parte anche io, per questo son sempre qua! -
Anche quella era una spiegazione ma da parte sua non era difficile capirlo…
E nemmeno da parte di Chester, con tutte le cose strane che faceva. Era quello che andava contro le regole per il gusto di farlo, in fondo.
- Mah… vedremo! - Ma cosa non era chiaro. - Devo bere qualcosa, mollatemi! - Per pensare meglio, riprendere in mano sé stesso e provare a capire qualcosa in più.
Chester si alzò e lo lasciò andare in cucina, rimase a fissarsi con Jacoby e a ridacchiare come poveri idioti, quindi quando Mike gli parlò da dentro la stanza, fu inevitabile per loro alzarsi e raggiungerlo:
- Pensavo fossi più possessivo ed esclusivo, Chez… - Disse infatti. Ora riusciva a srotolare alcuni pensieri.
- Sì, bè… ma con lui no… non so… forse è perché so che mi ami e amerai così solo me, che non c’è veramente spazio per altri, che nessuno può portarti via, che non puoi spegnerti, cazzo. Dopo tutto quello che abbiamo passato ho questa consapevolezza assoluta e mi tranquillizza. Possiamo fare quello che ci pare perché fra noi non cambierà. E sono cose belle comunque. Insomma, non so, sono istintivo, faccio quello che mi va. -
- Sei paurosamente simile a Coby! - Esclamò Mike sorridendo. Era vero. Non che ci fosse molto male se la consapevoelzza di base era quella. Si amavano, la coppia erano loro due, Coby era una parentesi che si apriva ogni tanto, nulla di che.
Anche perché con uno incostante come Jacoby, non poteva esserci nulla di stabile!
Questo comunque lo presero entrambi per un via libera e volendolo sigillare con un bacio, Chester arrivò e gliene posò uno sulle labbra per ringraziarlo di non buttarsi in assurde paranoie noiose.
Mike sorpreso lo ricevette senza problemi e si sentì assurdamente meglio per aver messo in chiaro un paio di cose. Forse poi col tempo avrebbe trovato risposte più soddisfacenti, ma per il momento poteva anche andare bene così.
Jacoby che li aveva di nuovo osservati ammaliati, volle in quello provare una delle sue famose idee dell’ultimo istante e imprevedibile come sempre, disse con naturalezza:
- Vabbè… forse dovrei provare a sistemare un po’ con Jerry… l’ho piantato urlandogli di tutto… - questo stupì entrambi, erano sicuri che avrebbe provato a portarseli a letto di nuovo.
- Ottima idea… - Disse Mike sorpreso ma contento. Magari erano solo i suoi ultimi momenti di follia che scemavano…
Chester non disse nulla però pensò che non poteva essere così semplice, infatti non venne deluso.
Jacoby invece di andarsene e basta, per salutarli si avvicinò prima a Mike e gli posò un bacio a stampo sulle labbra che Mike accolse con stupore senza tempo di realizzarlo, poi con un ‘ciao’ a Chester, fece altrettanto. Ma lui doveva esserselo aspettato, infatti gli porse lui stesso la bocca per salutarlo con un bacio da compagni intimi. Jacoby si sentì al settimo cielo, stava andando proprio come voleva, era entusiasmante, così. Fantastico.
Anche se… prima di andarsene si fermò sulla porta, si voltò verso Mike ancora imbambolato che cercava di capire cosa stesse succedendo e chiamandolo con un fischio disse:
- Dimenticavo… -
- Mmm? - Mike era ancora su un altro mondo.
- Vieni un attimo? - Mike si aspettò qualcuna delle sue ma nonostante questo, sapendo che forse voleva baciarlo di nuovo per qualche motivo, ci andò lo stesso mentre Chester ridacchiava. Sapeva perché insisteva tanto con lui, perché ottenere Mike era come vincere un superenalotto!
Quando gli fu davanti si avvicinò fino ad un soffio, sorrise malizioso e poi mormorò basso e suadente:
- Grazie per avermi ascoltato con la tua solita pazienza. - In quei momenti sembrava normale. Quasi. Sembrava.
Infatti dopo uno stupito: - Di niente. - Coby lo baciò di nuovo ma esitò, non fu veloce e a stampo come prima. Ci rimase un po’ per poi aprirgli le labbra andandogli incontro con la lingua. Mike questa volta rispose senza essere sotto shock, ben consapevole di cosa stava facendo. Come se lui stesso volesse mettersi alla prova per vedere fin dove sapeva andare oltre prima di rinsavire.
Non aveva forse senso ma era tremendamente bello. Punto.
Fu questo tutto ciò che capì da quell’ultimo bacio di saluto.
Poi Coby se ne andò lasciandolo appoggiato allo stipite della porta.
Le risa di Chester lo raggiunsero, sembrava contento e divertito, il demente.
Chissà perché, poi!
Comunque quando riconobbe le sue labbra sulle proprie si sentì meglio, a casa, al sicuro, come tornasse normale.
Infatti gli prese il viso con una mano e tenendolo a sé fu lui ad approfondire lo scambio con lui.
Quando si separarono, Mike sulle sue labbra e confuso disse:
- Niente di tutto ciò è normale, lo sai? - Ma quando Chester gli chiese:
- Spiegami che cazzo è ‘normale‘!? - Mike effettivamente non seppe cosa dire.