CAPITOLO III:
NON SI PUO’ FAR FINTA DI NULLA

La mattina dopo a svegliarli fu il telefono di Mike che suonava. Brad voleva sapere se si poteva ripartire poiché erano ancora rimasti indietro con la tabella di marcia ed era il caso di rimettersi in viaggio verso la prossima tappa.
Mike assonnato e confuso rispose che sarebbero stati pronti fra una mezz’ora e che si sarebbero visti a colazione per poi poter partire.
Non realizzò subito perché erano ancora in albergo e non si erano rimessi in moto come sempre, prima dovette trascinarsi fino al bagno, fare i soliti bisogni primari, lavarsi il viso e guardarsi allo specchio per riattivare il cervello. Ancora nulla.
Proprio non capiva. Si sentiva uno straccio, come se fosse stato passato sotto un tritacarne. Era come i postumi di una sbronza colossale ma sapeva di aver fatto il concerto la sera prima e quindi di non aver bevuto. O forse sì? In realtà capitava spesso di far festa, ma solo se poi non dovevano ripartire subito ed avevano qualche giorno in più fra una data e l’altra.
Strinse gli occhi, le borse sotto gli occhi indicavano che non aveva dormito praticamente nulla e quel poco probabilmente era stato male. Sospirando alzò le spalle e tornò in camera. Qualunque cosa la sua mente volesse cancellargli, se lo sarebbe ricordato subito di sicuro e così fu, infatti.
Trovatosi nel letto accanto al proprio una montagnetta esile rispondente alle sembianze inconfondibili di Chester, Mike si fermò e piegò la testa di lato. Se capitava di dormire in albergo capitava anche di finire in camera con lui, ma spesso le camere erano da tre o da quattro e non ne usavano quasi mai di doppie. Si grattò la nuca fra i capelli corti e spettinati, quindi prese i propri occhiali dalla custodia e se li mise, il mondo andò a fuoco e con la luce del comodino accesa si rese conto che quella cosa che Chester aveva al braccio era un gesso.
L’illuminazione gli venne più tremenda che mai, come se gli avessero sparato si ritrovò a boccheggiare in piedi davanti al suo letto, fissandolo dormire tranquillo e beato come niente fosse.
Ricordò tutto quello che era successo e quando giunse al bagno divenne di mille colori e pensò che quello che lo irrigidiva tanto potesse chiamarsi rigor mortis.
“Cazzo, mi  ha fatto una sega col ginocchio, col ginocchio e basta, porca puttana, ed io sono venuto così!”
Si svegliò all’istante ma decisamente non riuscì a fare niente che non fosse guardarlo estremamente imbarazzato e nel panico. Cosa doveva fare? Erano rimasti con quella di non parlarne più e non pensarci ed andare avanti per non rovinare le cose, ma dopotutto come erano mai, le cose fra loro?
Cosa non dovevano rovinare di preciso?
Erano ancora in fase conoscitiva, in realtà, perché Chester era restio ad aprirsi e lui doveva solo intuire certe cose.
Sospirò.
Non c’era poi molto da rovinare, conservare o proteggere…
Calmatosi a quell’idea, decise che avrebbe preso la notte appena passata come un incubo e basta e scacciando tutto così, lo svegliò. Peccato che nel farlo non fece affatto come se niente fosse successo.
Chinatosi sul ragazzo, lo scosse leggero muovendogli la spalla del braccio sano, poi lo chiamò delicato. Essendo che l’altro non diede ancora segni vitali, Mike si sedette automaticamente sul suo letto e spostando la mano dalla spalla alla guancia, invece di scuotergli il viso, finì per carezzarlo. Non era proprio un movimento volontario, ma pur chiedendosi cosa gli prendesse, non riuscì a smettere.
C’era qualcosa in quel ragazzo che l’attirava e non riusciva a capire cosa fosse. Lo colpiva tantissimo il modo in cui cantava ed anche quando facevano dei testi insieme, tirava fuori dei pensieri che dilaniavano.
Era davvero tutto da capire e da vivere.
- Chester, svegliati, dobbiamo rimetterci in moto… - Finalmente il ragazzo diede segni di vita e quando aprì gli occhi piccoli e velati di sonno, pensò di essere ancora nel sogno che stava facendo dove si era fatto Mike tutto il tempo, quindi con un sorriso soddisfatto -di quelli soddisfatti da dopo sesso- gli mise la mano sana dietro al collo e senza dargli tempo di comprendere un solo istante di quello che stava per succedere, l’attirò a sé e lo baciò.
Semplicemente così.
Mike sgranò subito gli occhi ma le sue labbra lo ipnotizzarono quando le sentì aperte contro le proprie, andò nel caos quando trovò la sua lingua, quando l’agganciò alla propria senza dargli fiato e possibilità di scelta che rimanere lì a farsi fare.
Sì? E cosa gli impediva di staccarsi e non rispondere al bacio?
Non lo stava obbligando, stava pensando di sognare, forse, ma non lo stava obbligando.
Ma paralizzato, con ogni particella che bruciava, rimase fermo ad assaporare quel bacio un po’ amaro per i sonni appena interrotti e comunque semplicemente sconvolgente.
Assaporarlo in quanto, comunque, caldo.
“Mike, sei impazzito?”
Quando pensò questo, il ragazzo si staccò e mettendogli le mani sul petto rimase sopra di lui a fissarlo spaventato.
- C-Chester… stai ancora dormendo? - chiese nella speranza che fosse sonnambulo.
- Eh? - Chiese Chester non capendo cosa gli stesse chiedendo.
- Mi hai baciato… - Doveva dargli il beneficio del dubbio mentre il cuore lo stava uccidendo nel petto e il respiro faticava a tornare normale. Sembrava un’adolescente…
- Lo so cazzo, l’ho fatto io… - Rispose brusco non capendo che problema avesse e perché si fosse staccato. Gli teneva ancora la mano sulla nuca per non farlo andare via e riprendere quanto prima.
- Ma perché? - La domanda sorse spontanea.
- Stavamo scopando! - Rispose senza ragionarci un istante. Mike arrossì, si bloccò di nuovo e rigido come non mai balbettò a fatica:
- Nei tuoi sogni! - Spontaneo, più che altro, ma dopotutto solo la verità.
Chester allora lo lasciò rendendosi conto di cosa era successo e coprendosi il viso con la mano, fu il suo turno di imbarazzarsi e lo fece scaricando una valanga di imprecazioni a sé stesso.
Mike si raddrizzò e non riuscì a trattenere un tenero sorriso divertito, in fondo era comico in un certo senso.
Se non ci fossero stati dei precedenti come quelli che avevano avuto loro la sera prima…
- Dai… - Cercò di dargli una mano, dopotutto era traumatico anche per lui sognare di fare l’amore con il proprio amico -con cui le cose erano già incasinate per di più- e svegliarsi troppo bruscamente tanto da non distinguere la realtà finendo così per baciarlo, non era proprio una passeggiata. - non è niente… pensavi di sognare… - Ed era meglio così, fra l’altro. Se l’avesse fatto con intenzione, non avrebbe saputo come prenderla.
Chester non riuscì ancora a parlare ma solo ad insultarsi, quindi Mike cercando un modo per distrarlo e sdrammatizzare, disse la prima cosa che gli venne in mente:
- Almeno spero sia stato bello, scoparmi. - Ma forse questo peggiorava la situazione. Arrossì nel rendersi conto di ciò che aveva detto ma al ridere di Chester si rilassò. Almeno ne era valsa la pena.
- Da rifare da svegli! - La risposta pronta dell’altro. Mike, a questo, ci avrebbe anche messo la mano sul fuoco. Di lui non capiva tante cose ma quella era fin troppo chiara. Gli piaceva il sesso. Qualunque tipo.
Arrossendo ancora gli diede un colpetto sul petto e sospirando si alzò cercando di mettere da parte anche quell’episodio imbarazzante.
Prima o poi a forza di metterli da parte ci sarebbe affogato dentro!
- Dai, dobbiamo sorgere! Il bus ci aspetta! -
Chester dal canto suo avrebbe preferito semplicemente tornare nel suo meraviglioso sogno a dare spinte ad un eccitato Mike, invece che affrontare quella realtà che al momento riusciva solo a definire del cazzo.
Rendersi conto di avere istinti sessuali verso il proprio amico dopo un episodio nella vasca avvenuto praticamente per caso e senza la minima intenzione effettiva, era davvero una schifezza.
Non gli istinti in loro stessi, anzi, ma proprio la situazione in sé.
“Ma come cazzo sono fatto?”
Si chiese tirandosi su ancora sbuffando.
Non sarebbe sopravvissuto, questa la sua unica conclusione certa.
Una volta in piedi non fu meglio poiché ebbe la deleteria visione di Mike che si toglieva il pigiama per vestirsi, proprio lì nella camera, senza nemmeno chiudersi in bagno. Rimase fermo a guardarlo, ma che razza di persona era?
“Ma non era in crisi mistica stanotte quando gli ho fatto la sega col ginocchio e lui è venuto?”
Al ripensarci la propria reazione basica venne più che spontanea ed incontrollata e guardandosi in basso imprecò sentendo un’ondata pericolosa di calore stimolarlo là sotto.
- Cazzo! -
Mike sentendolo si girò e non fu ancora troppo evidente la sua erezione mattutina, quindi pensando che fosse seccato perché non riusciva a spogliarsi da solo, gli andò davanti ed automaticamente, senza rifletterci un solo secondo, si sedette sul letto, si mise Chester in piedi davanti e gli abbassò i pantaloni del pigiama. A quel punto però si fermò con occhi sgranati.
- Ecco perché imprecavi… - non riuscì ad evitarlo e Chester si irrigidì come una statua chiedendosi quanto vero fosse quell’essere da uno a cento.
Non poteva davvero dirgli una cosa simile. Cioè vedeva che aveva l’alzabandiera e glielo diceva pure?
Sì, per non parlare di come continuava a fissarlo bloccato con la faccia da pesce.
- M-Mike o ti sbrighi a togliermi i pantaloni e mi fai andare a rimediare da solo, o te lo ficco in bocca e rimedi tu, vedi un po’ cosa cazzo preferisci! - E l’uso del termine ‘cazzo’ fu una chicca del momento che fece diventare di mille colori Mike.
Si era appena reso conto di essere effettivamente in una posizione assurda. Gli teneva i pantaloni abbassati a metà e fissava ad altezza occhi il suo inguine nascosto dai boxer stretti dove c’erano evidenti reazioni da risveglio.
Non era una regola irremovibile, capitava di avere la fortuna di evitarlo o soffocarlo in qualche modo, ma se gli si dava corda come stava succedendo alla proprietà di Chester, era davvero difficile ridimensionarlo.
In quell’istante Mike si immaginò brevemente a riceverlo in bocca come l’aveva minacciato e diventando incandescente lo mollò subito lasciando che i pantaloni scivolassero alle caviglie da soli, dopo di che si buttò col busto sul letto e nascosto il viso contro il cuscino cercò di soffocare mentre Chester, ghignando di quella reazione comunque divertente, abbandonava l’indumento ai piedi per andare al bagno e fare il resto da sé. Quello poteva farlo con una mano.

Ci mise una media normale di tempo per quel genere di cose e quando uscì, Chester si era lavato con un po’ di acrobazie ma cosa estremamente importante aveva un sorriso di quelli soddisfatti che non nascondevano nemmeno un po’ di rimpianti od imbarazzi.
Mike costatò con gioia che le sue parti intime erano tornate a posto e sospirando liberamente gli porse i suoi jeans, i soliti stretti che indossava.
Chester sogghignò all’idea di farseli mettere da lui, cosa ovvia visto che erano troppo stretti affinchè ci riuscisse con una mano sola, e portandosi davanti all’altro gli fece implicitamente capire di aprirglieli davanti per aiutarlo ad indossarli.
Mike tornò all’inferno da cui era faticosamente risorto e capendo quanto impossibile fosse andare avanti come niente se c’erano di continuo cose imbarazzanti, eseguì mordendosi il labbro in seria difficoltà.
Aveva bisogno di pensare con calma ma lì di calmo non c’era assolutamente niente.
Chester si appoggiò con la mano sana alla sua spalla e infilando una gamba dopo l’altra nei pantaloni che Mike gli teneva su, per poco non si incasinò cadendogli addosso. Il ragazzo seduto sul letto lo prese d’istinto per i fianchi per impedire la sua franata e quando ritrovarono gli equilibri si resero conto di essere di nuovo in situazioni davvero difficili da sostenere.
- Così non possiamo andare avanti… - Mormorò Mike ad occhi fissi inevitabilmente sul suo inguine che per poco non gli era finito in faccia.
Chester convenne energicamente con lui aggiungendo spontaneo e senza pensarci nemmeno:
- Se non scopiamo diventeremo matti! - Al che Mike avrebbe tanto voluto dargli un calcio nelle parti basse che faticavano a stargli calme, ma anche solo a quel contatto sapeva che si sarebbe imbarazzato.
Era una persona spiritosa, scherzosa e aperta in molti sensi, un po’ pronto a tutto ma non a quel genere di cose e su questo era sempre stato costante.
Pudico, si poteva dire, ma soprattutto nei confronti di tutto ciò che riguardava la sfera sessuale. Su quello era estremamente riservato e ritirato.
Chester naturalmente era tutto l’opposto, manco a dirlo.
Mike comunque fece finta di niente e gli tirò con fatica su i jeans cercando di non sfiorargli il davanti, cosa impossibile visto che poi dovette anche allacciarglieli.
Chester, dal canto suo, continuava a capire solo che era sempre più bello prima farsi spogliare ed asciugare da lui e poi anche farsi vestire.
Quando vinse la lotta sui suoi bottoni che gli fecero comunque toccare troppo, Mike si alzò di scatto e col viso infuocato raccolse le loro cose per poter finalmente scappare da lì. Una volta che si sarebbero riuniti agli altri, avrebbe potuto sbolognare Chester a qualcun altro e lui non sarebbe più morto e resuscitato così di continuo!
Poco prima di varcare la soglia, Chester lo fermò sapendo che quando sarebbero tornati dagli altri non solo non ci sarebbe più stata occasione di stare soli, ma nemmeno di parlarne.
Lo afferrò per il braccio e lo girò bruscamente obbligandolo a fermarsi, Mike si appiattì contro la porta ancora chiusa e lo fissò con occhi sgranati e quasi spaventato per quello che avrebbe potuto fargli. E dannazione, era l’altro quello con un braccio al collo mica lui, al caso sarebbe dovuto essere l’opposto, ovvero Chester quello che si sentiva più debole dei due. Perché era il contrario?
Il cuore cominciò a cavalcare impazzito e la temperatura a salire vertiginosamente.
Chester non gli lasciò il braccio ed anzi risalì sulla spalla per assicurarsi che non gli sfuggisse sul più bello, poi con aria seria e risoluta parlò diretto e a viso aperto perché a quel punto era più che necessario.
Se non si fossero più create situazioni imbarazzanti era un conto, ma sembrava che qualunque cosa avesse il potere di paralizzarli e non era normale, non fra amici.
- Mike, stanotte era solo una parentesi fottutamente strana, ma con oggi ce ne sono un po’ troppe per non considerarle. Dobbiamo parlarne o per lo meno prendere in fottuta considerazione il fatto che non è normale quello che sta succedendo. - Mike avrebbe voluto evitare con tutto sé stesso il discorso ma Chester aveva ragione ed anche questo non poteva proprio non contemplarlo.
Sospirò un paio di volte cercando di regolarizzarsi il fiato, quindi si passò una mano sul viso per schiarirsi le idee e dopo aver appoggiato sconfitto la nuca al legno della porta dietro di sé, fu come se si arrendesse.
- Immagino che hai ragione… - un filo di voce che finì per piacere a sua volta all’altro che ebbe l’istinto di abbracciarlo, non lo fece solo perché pensò che sarebbe stato un gesto da idioti, ma non gli tolse la mano dalla spalla ed anzi come avesse vita propria risalì per testare ulteriormente ciò che ormai era già fin troppo evidente.
Sul collo Mike rabbrividì ma si bloccò completamente quando arrivò sul lato del viso. Il pollice percorse leggero la sua pelle, la sua guancia liscia ed infine, con uno sguardo particolarmente intenso e sempre più vicino al suo, le labbra.
Gliele carezzò languido fino a che Mike stesso, estremamente emozionato e accaldato da quel semplicissimo e quasi sciocco contatto, finì per aprirle automaticamente e lasciarlo infilarsi fra di esse.
Il dito infatti fu ben presto inumidito dalla sua bocca e quando sentì la lingua leccarlo, Chester ebbe la conferma di quanto Mike ci fosse dentro a tutto quello, oltre l’immaginato.
Una nuova ondata bollente investì entrambi e Chester aderì all’altro col corpo volendo solo assecondare quelle voglie anomali ma incredibilmente forti e piacevoli.
Mike fece cadere la borsa che teneva in mano dove dentro c’erano le loro cose per la notte e con la mente completamente in tilt, l’afferrò per i fianchi e risalì sulla schiena premendo con foga i palmi su di lui attraverso la propria maglietta ampia e comoda. Se lo tenne a sé e chiudendo gli occhi continuò a leccare e succhiare il suo pollice senza rendersi conto di ciò che stava effettivamente facendo. La follia era così dolcemente erotica in quel momento e Chester era perfettamente d’accordo.
Senza contrastare minimamente quello che ormai era scattato già dalla sera precedente, portò il viso dall’altra parte, dove non c’era la propria mano, e raggiunto il suo orecchio, con occhi altrettanto chiusi e abbandonati a quelle emozioni soffocanti, glielo lambì succhiandogli il lobo, finendo poi per delinearglielo con la lingua ed occuparsi di esso in quel modo sensuale e lento.
Mike non riusciva più a riconnettersi e a capire nulla.
Da un lato il suo dito e dall’altra la sua lingua, non riusciva assolutamente a riprendersi, ma quando cominciò a mormorargli contro l’orecchio, basso e penetrante, i brividi lo mandarono completamente all’altro mondo.
- Lo vedi che cosa c’è? Non si può far finta di nulla… ogni cosa che facciamo… ogni cosa che succede… siamo sempre più nella merda… perché io voglio sempre più scoparti e tu vuoi sempre più farti scopare da me… vero? -
Mike avrebbe solo voluto abbassarsi i pantaloni e dargli una risposta più che pratica, ma non lo fece solo perché aveva l’altro spalmato addosso, solo per questo, dunque poté solo infilarsi con le mani sotto la maglia, raggiungere la sua pelle e graffiarlo leggero per indicargli quanto lo volesse.
Non era una cosa sensata e logica, nemmeno aspettata. Era successo davvero per caso ma ora come se la scrollava di dosso?
Tutta quella voglia di lui, di fare l’amore, di sentire di nuovo il corpo contro il proprio, senza vestiti. Di venire per colpa sua.
Davvero togliendosi lo sfizio forse avrebbe funzionato? Era la cosa più assurda che Chester avesse detto ma forse anche la più vera.
Quando un pensiero diventa una fissa così come sembrava essere successo a loro, poteva essere davvero quello tutto ciò che rimaneva. Sfogare quell’ossessione e basta.
Da sempre era così che funzionava.
Ma all’idea di fare sesso con Chester mille lotte interiori si accendevano, mentre comunque voleva solo che al dito si sostituisse un’altra sua parte.
A salvarli -o ucciderli del tutto- arrivò il telefono di Mike che si mise a squillare proprio nel momento più sbagliato.
- Cazzo! - Imprecò Chester ancora sul suo orecchio.
Mike lo sentì in un secondo momento e si sentì nudo quando il compagno si staccò per permettergli di prendersi il cellulare dalla tasca.
Era ancora da tutt’altra parte e la mente non riusciva a mettere insieme due parole che fossero due.
Quando tirò su, Chester tornò a premersi addosso e a stringersi a lui facendo le dovute attenzioni al polso ingessato e Mike stesso, mentre diceva un roco ‘eh?’ ancora confuso, tornava a cingerlo con l’altro braccio per tenerselo contro, senza la minima voglia di farlo andar via.
Brad parlò e su questo non vi furono dubbi, ma su cosa disse non erano cose da chiedergli…
Anche per colpa di Chester che si era messo a succhiare un punto sulla clavicola, subito sotto il colletto largo della maglietta.
Fra graffi e segni vari c’era da chiedersi come avrebbero potuto spogliarsi davanti agli altri senza destare il minimo sospetto.
Non se lo chiesero e quando Brad gridò spazientito al suo orecchio spento, Mike imprecò, cosa che faceva di rado.
- MIKE TI SEI RIADDORMENTATO? GUARDA CHE VENGO A PRENDERVI SE NON USCITE SUBITO! - Urlò perché pensava veramente che si fossero riaddormentati, ma Mike terrorizzato all’idea che l’altro venisse veramente a vedere di loro, staccò brutalmente Chester di dosso e gridando spaventato a sua volta, fece destare più che ovvi sospetti.
- NO NO NON SERVE ARRIVAMO SUBITO! -
- Ma che diavolo stavate fac… - Ma Brad non completò la frase perché Mike buttò subito giù la comunicazione correndo di nuovo in bagno a lavarsi il viso mentre, a ruota, Chester lo seguiva imprecando come uno scaricatore di porto…
- Cazzo Mike, ti sembra quello il fottuto modo di farmi smettere? Porca puttana anche a te, Brad, questo tour, il bus e tutto il mondo! Non puoi fare così, fanculo cazzo! -
Mike non gli rispose nemmeno e lasciandogli aperto il rubinetto dell’acqua fredda si asciugò il viso tornando di là a prendere le cose che aveva mollato.
- Sbrigati o vengono a vedere che cazzo stiamo facendo! -
- Cazzo cazzo cazzo! Merda! - Fuori dalla camera e con uno sguardo ammonitore di Mike, Chester si spense al volo, seppure con mille bronci, fulmini ed incazzature varie.
- Non una parola, Chez! Ne riparliamo appena possiamo ma non una cazzo di parola o ti taglio la gola - La minaccia bassa e penetrante impressionò Chester soprattutto perché non l’aveva mai visto così terrificante e convinto di ciò che diceva, così senza aggiungere altro si ricongiunsero al gruppo che li aspettava sul bus parcheggiato nel retro dell’albergo che avevano trovato all’ultimo per permettere a Chester le cure del caso.
Quando entrarono, si ritrovarono tutti gli occhi addosso più interrogativi e curiosi che mai e quello che non seppe tenere a freno la lingua, tanto per cambiare, fu Joe il quale aveva sentito le perplessità di Brad.
- Allora, che cazzo facevate? Brad ha detto che dalla voce potevi sembrare o addormentato o in estasi e appurato che siete scesi in zero due secondi, è ovvio che non dormivate! - domanda davvero da premio oscar.
Mike divenne di mille colori e assunse l’espressione tipicamente da pesce che gli veniva quando era estremamente imbarazzato e colto in fallo, mentre Chester capendo che se avesse parlato lui li avrebbe ficcati nei guai, prese la parola con un ringhio risolutivo:
- Fatti i cazzi tuoi! - Che diede lampante conferma che qualcosa comunque dovesse essere successo.
Non avevano idea di quanto avessero ragione, ma preferirono tenersi tutto per loro per non ritrovarsi con qualche occhio nero o peggio.