*Consideriamo per questo capitolo che la notizia da me trovata è che il tour (non chiedetemi se poi fosse veramente quello di MTM, non ricordo ma mi sembra di sì) era stato rimandato perché Chester aveva problemi alla schiena.L’articolo diceva che a casa sua, ad un certo punto e senza che facesse niente di particolare, gli aveva infatti ceduto di botto, rivelandosi poi una cosa abbastanza seria da far rimandare l’inizio del tour. Da qui mi sono chiesta come fosse successo di preciso e come una schiena potesse cedere di schianto senza movimenti particolari e di punto in bianco! Ora, a distanza di tempo, ho trovato un video sulla rottura del polso di Chester (che potete vedere a questo link http://www.youtube.com/watch?v=0vrlf4SVSt8 : cose che quando ho cercato per essere più precisa nella fic non avevo trovato ed ora che l‘ho trovato ho visto che la dinamica precisa dell‘incidente durante il concerto è stata leggermente diversa da quella da me accennata, ma altri particolari tipo che in ospedale c‘era solo Mike, era vero. Purtroppo ho visto che corrisondeva al 2007, dopo il terzo album e non dopo il primo come mi era sembrato a me ed oltretutto il polso era il destro e non il sinistro come pensavo di ricordarmi io (MALE!!!).)  e per sfizio ho provato a vedere se ritrovavo l’articolo da me sopra citato per vedere la data precisa a cui risaliva. Nel cercare ‘Chester mal di schiena’ mi son venuti fuori mille articoli diversi ed ho scoperto solo ora che quello che conoscevo io non era stato l’unico evento del genere ma che nel corso degli anni ne ha avuti a bizzeffe sempre alla schiena. A saperlo sarei stata più precisa nella fic ma sostanzialmente non ho inventato niente, gli incidenti ed i malori da me citati sono successi veramente, solo che forse è l‘ordine degli stessi ad essere diversi e soprattutto nella realtà ne ha avuti molti di più! E‘ qualcosa di impressionante. Comunque la fic è fatta così e così rimane… Scusate la lunghezza ma volevo essere precisa poiché citando episodi reali ci tenevo Purtroppo la ricerca fatta inizialmente era semplicemente incompleta, chiedo scusa. Per il resto… i fatti narrati all‘inizio li riconoscerete tutti, sono veri anche quelli ma siccome su di essi ho già scritto una o due fic (la serie Meteora insomma), ne ho parlato velocemente e basta. Ok, non ho niente altro da dire. Buona lettura. Baci Akane*

CAPITOLO VI:
CHE INTENZIONI HAI?

Chester quello stesso anno ebbe il suo primo figlio da Samantah, poco tempo dopo che Mike si era sposato.

Le cose fra loro andarono via via sempre peggio, incapaci di mantenere un rapporto di semplice e comune amicizia, ci furono sempre più motivi di tensione di più generi e nel tentativo di evitare contatti e di rimanere troppo soli o parlare di certi argomenti, le cose durante Meteora ed il rispettivo tour precipitarono sempre più, quasi a vista d’occhio, e mentre il gruppo continuava liberamente col via che aveva preso già da prima con alcool e fumo, Chester per evitare di impazzire nel contrastare i propri sentimenti per Mike che invece era distante da lui anni luce, si immerse ulteriormente nella droga in maniera decisamente pesante fino a perdere il controllo e a spingere tutti a fermarsi per permettersi di riprendersi.
Mike, l’unico del gruppo che era rimasto più o meno in sé e che si limitava ad alzare solo il gomito di tanto in tanto, aveva continuato a far musica per conto suo con un progetto parallelo e momentaneo, i Fort Minor, in attesa di tornare attivo coi Linkin Park che cercavano di recuperarsi.
Quando arrivò la notizia a Chester il colpo fu troppo grande e lasciando Samantah si sfasciò completamente senza remore e vaghi contenimenti.
Addirittura si risposò subito nel tentativo di dimenticare Mike.
Provatele tutte e dopo un tentativo di suicidio da parte sua che raggiunse Mike in un nano secondo, questi tornò da lui a chiedergli di disintossicarsi per lui e per poter tornare a fare musica insieme.
Questo e solo questo l’aiutò a tornare in piedi.
E la consapevolezza che non avrebbe assolutamente potuto con nessun mezzo toglierselo da dentro, oltre che dalla testa.
Accettando i propri sentimenti per lui e la propria situazione, una situazione dove comunque era convinto di non poterlo avere nella maniera più assoluta, riprese possesso della propria vita e nel farlo trovò quell’equilibrio che gli era mancato dalla nascita e che lentamente l’aveva portato nella distruzione più devastante.
Rimessosi -era il caso di dirlo- a nuovo, sbaragliati i fantasmi del passato e la bestia che aveva dentro e fatto pace col cosmo oltre che con sé, con la vita e con Dio, tornò nel gruppo a testa alta riconoscendo che con loro e con Mike nello specifico era tutto da rifare. Contento comunque di averne l’occasione.
Quando Mike l’aveva rivisto e ci aveva avuto un minimo a che fare, aveva capito immediatamente che quello non aveva niente a che fare col vecchio Chester spaventato dalle cose belle e dai sentimenti ma soprattutto aveva capito che lui era semplicemente un altro. Aveva superato tutti quei problemi che all’epoca gli avevano impedito di vivere la loro relazione bloccandola invece sul nascere.
Fu il suo turno di spaventarsi.
Se dunque quel Chester era quello che sarebbe stato disposto a darsi senza paure e a vivere ciò che voleva, come avrebbero potuto resistere alle mille scintille che sarebbero nate stando inevitabilmente insieme così tanto?
Ormai non poteva dire ‘vediamo come và’, perché era sposato e quando si impegnava in qualcosa lo faceva fino in fondo, non esisteva che mandava tutto all’aria per dei capricci del passato. Non esisteva. Ma poteva dire di essere mai riuscito a metterlo veramente via?
Se quando aveva saputo del suo pessimo stato aveva mollato tutto, Fort Minor compresi, per tornare da lui e tirarlo fuori a forza dal pantano in cui si era messo, come poteva dire di essere riuscito a metterlo via?
Con queste e mille altre domande nella mente, si trovò a domandarsi se Anna non fosse stata in realtà la vera parentesi fra lui e Chester, una parentesi che si era solo illuso di aver chiuso.
L’occasione per capirlo arrivò non durante la composizione di Minutes to Midnight -la composizione più difficile in assoluto per quanto riguardava i testi poiché c’era quel costante terrore fra lui e Chester che aveva reso difficile l’aprirsi vicendevole per scrivere insieme-, ma bensì poco prima di cominciare il tour dell’album.

Chester era a casa, a giorni il tour sarebbe cominciato e quello più terrorizzato naturalmente era Mike mentre l’altro sembrava completamente a suo agio.
Quando venne per parlargli della loro situazione e chiedergli se avrebbe dovuto preoccuparsi seriamente, la nuova moglie, Talinda, non c’era e trovarono propizia l’occasione per quella chiacchierata.
Una chiacchierata che comunque non fu mai fatta.
Era andato a prendere due birre quando Mike glielo chiese sforzandosi di rimanere calmo:
- Senti Chez… ma come pensi che sarà questo tour? - Lo prese alla larga ma Chester capì perfettamente cosa aveva inteso e trovandosi male lui stesso ad affrontarlo, rispose brusco:
- Che cazzo ne so io! - Sperando che non approfondisse.
Mike si alzò stufo di girarci intorno, cosa che faceva da quando era lì, e raggiungendolo in cucina lo trovò chino a prendere due birre dal frigo.
Gli si mise infatti dietro e guardandolo cupo e drammatico tornò a chiederlo più chiaramente:
- Lo sai cosa intendo, che intenzioni hai? -
Ma Chester non aspettandosi né la domanda diretta, né la sua presenza subito dietro, si spaventò e con un movimento brusco nell’alzarsi fece cadere le bottiglie che schizzarono birra su tutta la cucina.
- CAZZO MIKE! NON FARLO PIU’! - Gridò isterico girandosi troppo velocemente per mangiarselo.
Mike non fece in tempo a scusarsi che lo vide impallidire e finire in ginocchio a terra fra il liquido che ormai ricopriva ovunque.
- C-Chez? - Chiese vago e preoccupato non sapendo cosa pensare.
Ma Chester non ci pensava a considerarlo, si teneva la schiena senza la minima forza di tirarsi su. Non erano dolori facili quelli che al momento gli stavano togliendo il fiato e Mike capì subito che era più serio di quel che potesse pensare, quindi mettendo al volo da parte ogni considerazione precedente e domande varie -e non erano poche quelle che aveva per la testa- si inginocchiò subito davanti a lui e preoccupato tornò alla sua modalità isterica che corrispondeva all’essere logorroico in maniera imbarazzante!
- Cosa ti senti? Cosa è successo? Ti ho spaventato? Cosa ti sei fatto? Chez, parla ti prego, no perché hai una cera bruttissima! E perché non ti alzi? Ti tieni la schiena, avevi problemi e ti sei alzato in fretta? Ti prego, parla! -
Chester che non aveva pazienza normalmente figurarsi con uno che parlava tanto e a macchinetta, lo interruppe sbottando fra i dolori atroci che quasi gli toglievano il fiato:
- LO FAREI SE LA PIANTASSI DI PARLARE TU, CAZZO! - Mike si ammutolì e lo guardò con la sua faccia da cucciolo per eccellenza, quindi Chester rispose ringhiante: - Mi fa male la schiena! Mi ha ceduto improvvisamente quando mi sono alzato in quel modo, forse mi sono alzato male… aiutami a tirarmi su che non riesco. - Mike sgranò gli occhi ancor di più se possibile e preoccupato come non ricordava di essere stato, si tirò su e lo guardò dall’alto chiedendosi come prenderlo, come fosse possibile, cosa fare per non peggiorare la situazione e mille altre cose.
Chester vedendo che non lo aiutava per niente, alzò lo sguardo e come se fosse posseduto, non facendocela più a resistere, lo prese per la caviglia, l’unica cosa che aveva a portata di mano, e stringendo come un matto affondando le unghie, latrò minaccioso:
- Giuro che se non mi aiuti subito trovo il modo di ucciderti anche da qua! - Mike inghiottì a vuoto e spaventato sembrò comunque tornare un po’ in sé, così piegandosi lo prese da dietro e fra mille imprecazioni di Chester lo tirò su sentendo tutto il male che provava per pura empatia.
- Cosa facciamo? Chiamo qualcuno? Ti metti il ghiaccio? Hai qualche crema? Chester? -
Chester tornò a provare l’insano istinto di ammazzarlo e prendendolo questa volta per il colletto della maglia, avvicinando il viso al suo tanto da poterlo mordere veramente, grugnì basso e penetrante:
- Piantala di fare la checca isterica! Cosa cazzo vuoi che mi faccia il ghiaccio, porca puttana? Portami in ospedale! - Nel momento in cui sentì quella parola, Mike si spense immediatamente e smettendo di ansimare e dire cose senza senso, lo fissò terrorizzato. Non era per l’ospedale in sé ma ciò che quello gli rimandava alla mente.
Proprio là dove, dopotutto, era iniziata.
- Davvero? - Chiese come se fosse una domanda che avesse senso davanti ad un Chester che non riusciva nemmeno a respirare a pieni polmoni da tanto che gli faceva male la schiena.
Chester se avesse avuto qualche forza in più e non avesse avuto tanto male, l’avrebbe morso davvero e non servì che proferisse parola o minaccia, quella volta. Mike ad orecchie basse e coda fra le gambe si rassegnò mentre prendendolo a braccetto e cingendogli la schiena con delicatezza l’aiutò ad arrivare alla macchina.
Naturalmente pregando di continuo Dio affinchè non ricominciasse tutto da capo e che le sue paure non fossero premonizioni.

Risultato?
Il tour rimandato di qualche data per problemi abbastanza seri di Chester alla schiena che gli avrebbero impedito anche solo di alzarsi dal letto per diversi giorni al termine dei quali il cantante ebbe il via libero. L’unica condizione era farsi fare regolarmente dei massaggi con una crema specifica e mettere spesso il ghiaccio per tenere sotto controllo il tutto.
Naturalmente se ne sarebbero occupati a turno i suoi amici, gli unici da cui si poteva far toccare.
Con ‘a turno’ era chiaro cosa si intendesse…
Quando Mike realizzò cosa tutto quello significava si chiuse in bagno ed alzando gli occhi al cielo cominciò a parlare drammaticamente da solo, con aria sofferente e disperata…
- Ma Dio Onnipotente, perché ciò? Sono una brava persona e con fatica cerco di rimanere tale, perché ogni strada, ogni bivio, ogni tutto che mi succede e che compio poi finisco sempre lì ad intervalli più o meno regolari? Finirò per morire, Oh Signore Altissimo. Mi puoi almeno spiegare perché? Poi mi rassegno al mio destino… cos’è, una questione di tentazioni per provare quanto io sia bravo e buono? Non si fa così, però, eh? Con Chester è tutto un casino, come diavolo mi districo ora? Non solo in tour insieme ma anche i massaggi sulla schiena? -
La conclusione la fece con voce stridula, era messo davvero male in effetti… forse perché sapeva troppo bene quello che sarebbe successo. Di tempo per farlo succedere ora ne avevano fin troppo…
- Se hai finito con queste stronzate esci che devo andarci io a pisciare! - Naturalmente Chester aveva sentito tutto.
Mike sospirò sconsolato e rassegnato, tanto ormai era destinato a morire dolorosamente; uscì fregandosene altamente del fatto che Chester conoscesse i suoi problemi -mentali!-.
Quando si guardarono l’altro naturalmente sorrideva divertito e Mike scosse il capo.
“Sono nella merda!”
Fu la sua tragica conclusione.

I primi giorni riuscì a scamparla abilmente, quando dormivano in albergo facevano ogni volta in modo di prendere le camere da tre per poter dividersi solo in due e non formare mai nessuna coppia. Naturalmente Mike riusciva a stare nell’altra stanza.
Ora. Gli altri quattro -bè, cinque con Chester- non erano idioti, sapevano perfettamente dei loro trascorsi. Non di preciso, non tutta la questione sessuale nota solo ai cantanti, però sapevano che avevano avuto vari alti e bassi e che fra loro correva comunque qualcosa di strano, di conseguenza quel comportamento fece solo mangiar la foglia a tutti.
Quando Chester capì che avrebbe cercato di stargli lontano per tutto il tour, capì quanto assurdo fosse nonché profondamente idiota, specie perché scappare da un problema non lo risolveva e se voleva fuggire a gambe levate da lui significava solo che era ancora tutto come prima e forse anche peggio!
Quando lo capì decise di prendere le cose nelle sue mani anche perché dal suo punto di vista Mike in quel modo stupido lo stava solo sfidando e non esisteva che lui non raccogliesse la sfida e non la vincesse.
Non era tornato nel gruppo con quella di scoparselo di nuovo, era stato disposto a fare il bravo e stare al suo posto cercando di far funzionare la follia che aveva fatto sotto droga, ovvero divorziare e risposarsi subito, però non era molto facile se Mike si comportava da idiota facendogli capire quanto era imbarazzato.
Di conseguenza dal suo punto di vista quello scemo se l’era solo voluta!

Non era messo talmente male da stare completamente fermo sul palco, peccato che una volta uscito vedeva comunque le stelle ed il minimo era ormai diventato riposare in un letto ad il termine di ognuno di essi.
La regola ormai era stata quella, albergo dopo ogni data. Tutti felici e contenti tranne uno, un nome a caso. Non serviva dirlo ovviamente.
Non fece la persona machiavellica alla Mike, fece solo la persona diretta alla Chez e dicendo semplicemente a Brad di fare le camere in modo da farlo stare da solo con Mike che doveva parlarci come si doveva, Brad senza fare domande -o lui o Rob, gli altri l’avrebbero riempito di quesiti!- l’accontentò, immaginando benissimo da solo di cosa dovessero parlare. Non aveva mica dimenticato la voce di Mike al telefono di quando l’aveva chiamato -interrotto- per venire sul bus.
Così quella sera quando l’MC entrò in camera sicuro che fosse come sempre con due degli altri quattro, rimase letteralmente di sasso a ritrovarsi con quella creatura da cui era scappato per settimane.
- C-che diavolo ci fai qua tu? - Chiese come se avesse un mostro in camera.
Chester aveva già cominciato a mettersi comodo e guardandolo come se fosse idiota -cosa che effettivamente era- rispose schietto:
- Pensavo di dormire ma se hai altre idee del cazzo proponi! - Sarebbe stato volentieri allusivo e malizioso, in stati normali, ma lì era solamente nervoso. Molto nervoso. Pericolosamente nervoso.
Mike inghiottì e scosse la testa energicamente come a dire che dormire andava benissimo.
“Illuso!” Pensò però poi con un ghigno che nascose per un pelo.
Non sarebbe stata così facile!
- Mi lavo per primo. - Disse Chester chiudendosi in bagno. Non avrebbe più usato quel mezzo per sedurlo, non gli serviva. Doveva massaggiargli la schiena, cos’altro necessitava?
Farselo fare da Brad, Joe, Dave e Rob era una cosa di assolutamente nessun conto ma da Mike come sarebbe stato?
Mentre si lavava cercò di immaginarlo facendo attenzione a non farlo troppo bene, non voleva correre troppo. Non all’inizio.
Quando uscì lasciò il tempo a Mike di lavarsi a sua volta mentre lui si asciugava e vestiva con molta calma, non aveva di certo possibilità di esagerare. Dopo la doccia si sentiva la stanchezza del concerto e dell’aver ignorato le varie fitte alla schiena, non era nulla di insostenibile, ma comunque ne sentiva le conseguenze.
Quando anche Mike finì, tornò in camera già col pigiama pronto per dormire, conscio che comunque mancava una parte importante della questione.
Dormivano in albergo ad ogni concerto per un motivo, no?
Rassegnato, convinto che sarebbe stata una tortura nella norma -in fondo doveva solo massaggiargli la schiena, dannazione!- si avvicinò al letto dove Chester si era lentamente steso con un paio di smorfie per il dolore, quindi gli indicò il ghiaccio che aveva tirato fuori e messo insieme al set di creme che doveva mettergli.
Si sedette sul bordo e prendendo la bustina avvolta già in un pezzo di stoffa per impedire che gli bruciasse la pelle, gliela mise sulla schiena. Naturalmente era a torso nudo.
- Dove? - Chiese mettendo da parte i propri problemi a stare solo con lui. Chester gli indicò il punto, la zona lombare, e rimase in silenzio per un po’ consapevole che Mike lo stava fissando intensamente.
Sentiva quasi i suoi occhi puntarsi sui suoi tatuaggi e ricordò come glieli aveva toccati quella volta. Gli piaceva la schiena, Chester lo sapeva bene.
Rimasero in silenzio, in ogni caso non avrebbero saputo cosa dire.
Se avesse aperto bocca l’avrebbe di certo insultato e non voleva litigare, voleva solo dimostrargli che scappare non serviva a nulla perché lui, senza fare assolutamente niente se non quello che già si era fatto fare dagli altri, se lo sarebbe preso.
Di conseguenza non necessitavano parole.
Mike, dal canto suo, sperava solo che continuasse così, a stare fermo e zitto. Finché era così non succedeva nulla, lui aveva il controllo, lui aveva tutto in mano.
Quando  Chester gli disse di toglierglielo e di cominciare con le creme e gli olii alle erbe che gli aveva ordinato il suo terapeuta, Mike inghiottì di nuovo a vuoto.
La gola era secca, aveva bisogno di bere.
“Ora cominciano i guai!”
Pensò. E lo pensò perché si conosceva.
Aveva una tale voglia di toccargli la schiena che sicuramente avrebbe perso subito il controllo. Il saperlo però non cambiò che effettivamente non riuscì a fare qualcosa per quel problema.
Quando cominciò a spalmare con entrambe le mani, Chester sussultò.
- Hai le mani fredde. -
- Quando sono teso mi vengono fredde… - Gli sfuggì in automatico la risposta, non serviva mica che desse ulteriore conferma di quanto già evidente!
- Pensavo che quando eri fottutamente teso parlassi a macchinetta. - Disse ghignando vagamente allusivo.
- Solo per le tensioni normali. - Chester sapeva cosa intendeva ma volle farsi illuminare.
- E quali cazzo sarebbero quelle anormali? - Chiese con tono di scherno.
- Gli imbarazzi. - Si morse la lingua appena lo disse, quindi l’altro ridacchiò consapevole di quanto facile sarebbe stato. - S-senti, ti va se ti massaggio e basta? -
- E cos’altro vorresti fare? - Adorava provocarlo in quel modo, era impagabile!
- Intendevo piantala di farmi domande! - Rispose allora secco sperando che non si arrabbiasse e non cominciasse e piantar su una delle sue questioni di stato.
Chester, che si era aspettato anche quello, l’accontentò senza apparenti conseguenze sapendo che sarebbe stato peggio in silenzio. Infatti così fu.
Mettendoci troppa crema, Mike ci mise molto di più per fargliela assorbire e dopo che smisero di parlare fu tutto molto più pesante di prima, si rese conto di aver di nuovo sbagliato tutto ma ormai non c’era modo di rimediare.
Si decise a concentrarsi su quello che doveva per finirlo in fretta e mettersi nel proprio letto al sicuro.
Quando però si concentrò, fu anche peggio!
Le proprie mani scivolavano facilmente sulla sua pelle percorrendola dal basso all’alto, aderendo tutte le dita ed i palmi come se volesse farla sua invece che solo massaggiarla, centimetro dopo centimetro, sempre più lentamente ed ipnotizzante poiché i movimenti lenti e circolari erano sempre quelli, ripetitivi, calmi, rilassanti.
La sua schiena era così piacevole… la sua pelle era calda e la crema la rendeva scivolosa al punto giusto. Aveva voglia di leccare i tatuaggi e non lo fece solo grazie a quello che ci stava spalmando sopra.
Inghiottì in difficoltà.
Che significava che aveva voglia di leccare i tatuaggi?
Non poteva, non doveva, doveva smettere, ormai la crema si stava assorbendo, la sua pelle era bollente e Chester non emetteva suono, era mite, finalmente lo lasciava in pace.
Poi capì. Proprio per questo era ancora più bello.
Sapeva che sarebbe stato terribile toccarlo di nuovo e quella parte del suo corpo gli riaccendeva certi ricordi che era meglio non tornassero a galla, ma quando ci ripensò fu tardi per metterli via.
Così come non poteva più alzare le mani da lì e smettere, si sarebbe spezzato tutto, si sarebbe fermato tutto ed in fondo non voleva. Non voleva affatto perché era bello. Era semplicemente bello, no?
I sensi ovattati, la mente annebbiata e l’unica cosa certa ben davanti a sé.
Voleva Chester esattamente come il giorno in cui si erano lasciati facendo l’amore per la seconda volta.
Voleva farlo.
Voleva farlo e basta e sapeva che sarebbe successo, per questo non voleva andare in camera con lui. E anche Chester sapeva che sarebbe successo, per questo aveva fatto tanto per prenderselo dentro.
Ma se entrambi lo sapevano e lo volevano che senso aveva combattere ancora?
Voleva solo piegarsi sulla sua schiena e leccarlo, voleva solo fare questo, che male c’era?
L’odore alle erbe delle creme che gli aveva spalmato gli rispose e comunque eccitato ritirò le mani a fatica. Non voleva smettere ma non poteva nemmeno continuare in eterno.
Fu così che con molta fatica si alzò ed andò a lavarsi le mani in bagno, quando tornò Chester si era girato a pancia in su rivelando senza il minimo problema la propria erezione che col massaggio gli era venuta. Anche attraverso i pantaloni leggeri del pigiama si vedeva e Mike bloccato in mezzo alla stanza non poté trattenere il commento ironico tipico suo:
- Ti viene ogni volta che ti mettono la crema? - Sapeva che gli piaceva gli toccassero la schiena, era il punto debole di molti, ma sapeva anche che non poteva essere al livello di un’erezione.
“Dunque se le cerca!”
Confermò Chester rispondendo con un sorriso malizioso mentre la mano finiva sotto l’elastico per dare evidente seguito a quanto cominciato.
- No, sono le tue mani che mi fanno impazzire. Ma ormai lo sai. Ti dispiace se rimedio da solo? -
Mike lo guardò ora stralunato esitando ad avvicinarsi al proprio letto purtroppo accanto a quello dell’altro.
- Ora? Qua? - Chiese spontaneamente scandalizzato, sperando che scherzasse.
Chester non era mai stato tanto serio, infatti cominciando a muovere inequivocabilmente la mano unicamente per strofinarsi le parti basse da sotto i pantaloni -non si era sprecato a mettersi i boxer- socchiuse gli occhi per il piacere.
- Come se non mi avessi visto in situazioni fottutamente più spinte di questa! - Senza peli sulla lingua. Figurarsi.
Mike si morse il labbro mentre l’altro invece se lo succhiava e sedendosi sul letto per coprirsi con il lenzuolo a nascondere la propria, di erezione, non riuscì comunque a distogliere lo sguardo da lui e dalla sua mano che ormai non avrebbe smesso finchè non sarebbe venuto.
“E’ proprio una puttana.”
Ma dirglielo sarebbe equivalso in un certo senso a dire ‘prego saltami addosso’.
Peccato che nell’esatto istante in cui Chester ad occhi chiusi si tirò addirittura fuori quello di cui si stava occupando con gran sfacciataggine -ed aveva ragione, avevano già fatto sesso due volte insieme, diventare pudici a quel punto era una presa per il culo ma c’era quella cosa chiamata decenza!- Mike non riuscì ad evitare di fare esattamente la stessa cosa da sotto le coperte. Fortunatamente non era visibile come l’altro ma non era un mistero da cosa derivasse quel movimento nascosto, se il colpevole di tutto quello avesse aperto gli occhi sarebbe servito a poco, il suo stare coperto. Era troppo anche solo il fatto che Mike lo fissasse ipnotizzato, figurarsi quanto poteva metterci a capire cosa stava facendo là sotto!
Quando si levarono i suoi gemiti Mike soffocò a stento i propri, era troppo piacevole quell’attimo, troppo forte ed ingestibile e quando Chester ebbe la malaugurata idea di aprire i suoi dannati occhi e guardarlo, sembrava sapere di essere fissato a quel modo da lui, non si stupì ma anzi.
Quello.
Sfacciato.
Venne.
Venne proprio guardando Mike in viso, la sua espressione eccitata, notando i movimenti inequivocabili sotto le lenzuola.
Venne e si sporcò di proposito l’addome senza farsi il minimo problema per quello.
A quel punto continuò a guardarlo e con un sorriso allusivo e profondamente malizioso, disse:
- Vuoi pulirmi? - A quel punto Mike scattò in piedi e chiudendosi in bagno finì la propria avventura non volendo assolutamente farlo lì fissandolo negli occhi, ma certe cose non poteva dirgliele perché era ovvio che avrebbe anche voluto.
Come osava, dannazione?
Fu sconvolgente.
Capì che non sarebbe riuscito a scappare, ma come affrontare il resto?
Non era facile quella cosa.
Non era per niente facile.
Era tutto così complicato…
Quando uscì dopo essersi pulito e rinfrescato il viso nella speranza di non fare figure peggiori di quanto già fatto, trovò Chester in piedi ad aspettarlo lì davanti alla porta.
Si bloccò spaventato e senza muoversi lo fissò attonito:
- C-che diavolo vuoi ora? - Come a dire ‘non mi hai torturato abbastanza?’
Chester si guardò ironico l’addome dove prima si era schizzato, ora si era pulito ma doveva comunque lavarsi.
- Vuoi pulirmi tu veramente o mi lasci fare come cazzo si deve? - Mike si fece da parte perché l’altro non lo faceva passare, quindi immobile lì sulla porta lo vide entrare e pulirsi con l’acqua come niente fosse. Ma davvero non aveva problemi a fare quelle cose?
Come diavolo poteva?
Era ancora lì a fissarlo inebetito quando si girò per tornare a letto e si sentì come una scolaretta colta in fallo o qualcosa del genere, non gli fu chiaro, ma il sorriso di Chester fu la cosa peggiore.
Una promessa senza parole.
L’avrebbe avuto prima della fine del tour e probabilmente era tipo da mantenere le sue promesse una volta che ne faceva con tanta convinzione, chi lo poteva dire!
Mike però rabbrividì -e non di freddo- quindi lo guardò tornare a letto senza sfiorarlo o dirgli assolutamente nulla. Del resto cosa c’era da dire?
Comunicava benissimo col suo corpo!
Naturalmente non dormì nulla.