CAPITOLO IX:
BE’, LORO

- Ma Chez! Sei una barzelletta! - Esclamò Mike stranamente calmo e divertito vista la notizia che aveva appena ricevuto.
Chester lo fissò come per ucciderlo mentre gli altri intorno si misero a ridacchiare, era effettivamente un’uscita da lui ma non riguardo ciò a cui era riferita, ovvero quando Chester si faceva male Mike andava notoriamente fuori di testa diventando una mitraglietta spara-parole esasperante ed isterico, il fatto che scherzasse con tanta tranquillità era proprio sospetto.
- Cosa sei, l’evoluzione della checca isterica? Sei arrivato al livello successivo? - Dave interessato alla nuova definizione che sembrava aver trovato per Mike, chiese:
- E quale sarebbe? - Chester sperava solo di offendere il proprio compagno ma sembrava tipo nella pace dei sensi o qualcosa del genere. Che fosse una reazione di estremo shock?
- Pezzo di merda! - Fu la risposta secca e velenosa che fece morire dal ridere tutti gli altri, Mike compreso.
- Però ha ragione, non è normale la tua reazione! Siamo in pieno tour di A thousand suns ed a parte questo quando Chester si fa male, e si fa male almeno una volta al mese circa, tu diventi solitamente intrattabile! Magari non una checca isterica però quasi… - Mike guardò Joe che aveva parlato come se fosse in uno stato di trance e fu allora che cominciò a ridere come un matto. A quel punto Chester vittorioso lo puntò col dito e, aspettandosi quella reazione, gridò:
- ECCOLO LI’ L’ISTERICO CHE CONOSCO! -
Anche gli altri dovettero convenire che era piuttosto divertente, nel complesso, e riconoscendo il solito Mike gli batterono la schiena per fargli coraggio, poi andandosene uno ad uno, l’ultimo disse a Chester che ghignava come un idiota:
- Lo ucciderai, un giorno all’altro, se continui così! -
Brad aveva ragione. Se non altro l’avrebbe fatto finire in manicomio, ma che poteva farci? Quello era troppo emotivo e non era comunque colpa sua se si faceva così spesso male!
Questa volta era la spalla, erano in pieno tour di A thousand suns e i dottori avevano addirittura detto che sarebbe stato da operare.
Alla fine delle risa isteriche di Mike, questi si fermò e con aria ridente ma sguardo da disperato, disse con voce inquietante:
- Ma come diavolo fai ogni santa volta? -
Chester si fermò rabbrividendo, cominciava ad essere uno schizofrenico ma questo non toglieva che avesse ragione. Era una bella domanda. Alla fine stringendosi nelle spalle alzò la mano con un gesto ovvio:
- Dono di natura! -
Dovette scappare per non farsi rompere la spalla del tutto da lui!

In attesa dell’operazione che sarebbe stata fissata a breve, avevano esercitato a Chester una fasciatura stretta con l’obbligo assoluto di non muovere il braccio interessato per non sforzare in alcun modo la spalla lesionata.
Essendo impensabile che facesse dei concerti in quelle condizioni, erano bloccati in albergo nell’attesa di tornare a casa il giorno dopo.
La tazza fumante di the caldo era sul tavolo accanto al suo fedele MacBook inseparabile, Mike seduto davanti con una gamba tirata su sulla sedia, sorseggiava di tanto in tanto il thé ma per lo più tutta la sua attenzione era calamitata dallo schermo del computer portatile a cui lavorava da qualche ora senza quasi staccarsi se non per prendersi qualcosa da bere.
Il fatto che si fosse portato dietro oltre che a tutto il solito completo della Apple -e lui aveva praticamente tutto ciò che di esso esisteva- anche le sue mille bustine di thé e la sua fedelissima tazza in ceramica di media grandezza, era davvero singolare per uno con un grande spirito d’adattamento come lui.
In realtà non era proprio thé ma infusi e tisane, tutte cose che non avrebbero mai potuto dare dipendenza. Lui ne fuggiva a gambe levate.
Chester, in camera con lui per l’ultima notte prima di chissà quanto tempo vista la ripartenza del giorno dopo, l’operazione di qualche giorno dopo e poi la lunga riabilitazione, si aggirava seccato incapace di stare fermo. Non riusciva proprio a capire come potesse quello lavorare al computer la loro ultima notte insieme prima di chissà quanto tempo!
Sarebbe stato intrattabile per tutto quel lunghissimo periodo, come minimo doveva fare il pieno finché poteva ma se quello stronzo del suo compagno non collaborava, poteva fare molto poco da solo, cioè quello che già avrebbe fatto per il resto dei giorni separati.
Con l’ennesima occhiataccia in stile assassino spietato, riprovò a distrarlo e a fare breccia nel suo interesse.
Gli andò dietro e si chinò per guardare cosa stava facendo, per capire almeno se gli ci volesse ancora molto: era abbastanza tardi in fondo…
- Quanto cazzo ti ci vuole ancora? - Chiese seccato togliendosi la gomitiera che gli teneva fermo il braccio, le fasce erano più che sufficienti, oltretutto faceva caldo per stare con tutta quella roba addosso.
- Ancora un po’… per colpa tua ci sono un sacco di cose da fare e fortunatamente le posso fare quasi tutte tramite il computer, però devi lasciarmi in pace, Chez, altrimenti non finisco prima di domani! - Non era una cosa tanto per dire, era proprio così e Chester stufo marcio, capendo che non l’avrebbe avuto mai e poi mai, sbuffò seccato alzandosi dritto. Ormai ignorava ogni fitta immaginabile, poteva andare a cagare il mondo intero compresa la sua spalla del cazzo che si ostinava a fargli male!
Guardò di nuovo l’ora e lo vide sorseggiare ancora il suo dannato thé ormai quasi freddo e con un moto di stizza si ribellò definitivamente, tanto per cambiare.
“Se non mi caga lo costringo! Vediamo se è capace di far finta di niente anche ora!”
Così pensando assunse la sua aria più pericolosa di tutte, talmente sadico e malizioso da far preoccupare persino una sfinge, quindi lui che era già a torso nudo ed in pantaloni comodi e leggeri da camera prese con una mano un lembo della maglietta di Mike e tirò su senza chiedere permessi. Nonostante non potesse usare due mani se la cavò egregiamente se non altro con la prepotenza che usò, il compagno allora non poté ignorare la sua volontà di togliergli la maglietta, quindi l’accontentò aiutandolo.
Rimasto a torso nudo come lui tornò imperterrito al computer, sapeva bene cosa voleva fare ma lo ignorava di proposito. Si era fatto di nuovo male ed ora era addirittura da operare. Se non la piantava l’avrebbe fatto fuori lui!
Il minimo era farlo soffrire interiormente e togliergli ciò che gli interessava di più era il mezzo migliore. Non tanto il suo corpo ed il sesso quanto la sua attenzione.
Come da lui previsto, vedendo che Mike era tornato al suo dannato Apple come se non gli avesse fatto niente, fece una smorfia sempre più furiosa e assottigliando gli occhi raccolse la sfida fin troppo evidente.
“Tu sfidi me? Tu sfidi me, me, capisci? Questa è proprio bella!”
Bella in quanto se i due si intestardivano per una cosa opposta all’altra, la guerra poteva andare avanti anche per anni, l’ultima volta era stata piuttosto devastante…
Ma Chester sapeva bene che comunque lo voleva anche Mike, era solo uno stupido scatto d’orgoglio un po’ troppo spiccato, l’avrebbe sistemato in un secondo.
Inginocchiandosi gli girò la sedia per averlo verso di sé, quindi vedendo che l’altro continuava tutto torto a guardare fisso lo schermo e a leggere solo lui sapeva cosa, gli prese i pantaloni insieme ai boxer e ringraziando il fatto che fossero con l’elastico e comodi glieli tolse in un attimo usando la stessa prepotenza di prima, obbligandolo ad alzare appena il sedere dalla sedia su cui tornò subito pur ritrovandosi nudo.
Chester allora lo guardò, Mike era completamente senza vestiti ma non gli porgeva ancora la sua preziosa attenzione, come se fosse veramente più importante quella dannata mela, come chiamava tutti i suoi accessori Apple di cui sembrava dipendente. Una mano al mouse a la testa girata verso il computer e per il resto tutto rivolto a sé col corpo, Chester non capiva cosa non andasse in lui ma poco importava, a quello non sarebbe rimasto fintamente indifferente e senza esitare gli allargò le gambe e sistemandosi in mezzo, potendo fastidiosamente usare solo una mano ed un braccio, cominciò dapprima a massaggiare con decisione la sua erezione che ancora non reagiva, poi aggiunse la bocca e la lingua stimolandolo con maggiore forza e irruenza. Lo sentiva, lo sapeva che lo sentiva e che gli piaceva, ora si stava eccitando, lo stava facendo diventare duro, lo voleva eccome…
Non alzò la testa, non si staccò dal suo inguine e nemmeno rallentò fregandosene altamente di ciò che Mike faceva al computer. Si chiese solo se si stesse guardando un porno ma non ebbe modo di portare la domanda alla bocca troppo impegnata con qualcos’altro.
Poi finalmente vinse.
Sentì con stupida gioia la mano di Mike posarsi una sulla sua spalla sana e l’altra intorno al suo collo per accompagnare la sua testa su e giù su di sé.
Chester ghignò brevemente per poi riprendere con intensità conscio che a quello non avrebbe mai potuto resistere.
Fu musica la sua voce che roca e sensuale sospirava e gemeva di piacere per quello che gli stava facendo.
Fu talmente appagante per entrambi da staccarli di nuovo dalla realtà per immergerli in una loro a parte, dove erano soli e si vedevano talmente in profondità da toccarsi le anime.
Se lo sentì tutto teso e chino addosso mentre l’attirava a sé per chiedere di più e con questo l’intensità crebbe vertiginosamente fino al culmine che accolse prendendosi anche quella parte di Mike a cui comunque ormai non avrebbe più saputo rinunciare. A quella come ad ogni altra che lo componeva.
Ad esempio la sua bocca.
Soddisfattolo ampiamente, si staccò dal suo inguine e rimanendo in ginocchio fra le sue gambe aperte, si allungò verso il suo viso che gli venne incontro subito desideroso della medesima cosa.
Le loro labbra si donarono il piacere successivo così come furono capaci di fare le mani ed il resto dei corpi che finirono presto sul letto a prendersi, darsi e fondersi senza remore e controlli, consapevoli in quella follia di fusione profonda e sconvolgente che gli sarebbe dovuta bastare per un bel po’ di sicuro.
O così ne erano convinti.
Come se non si conoscessero abbastanza e non sapessero che in realtà non ci sarebbero proprio più riusciti a starsi lontani per più di qualche giorno.

Ritrovatisi con una certa fatica, erano stesi sul letto. Il computer abbandonato sul tavolo dell’ampia camera spaziosa e loro due ancora nudi e sudati ma ormai calmi e soddisfatti, riappacificati con loro e col mondo circostante.
Mike appoggiato sulla parte sana di Chester giocava con il suo lobo toccandoglielo e tormentandoglielo senza farci troppo caso. Gli piaceva quando lo faceva e a lui lo rilassava.
Dopo un po’, come se quei più di dieci anni insieme avessero finito di scorrergli davanti agli occhi, disse con una serenità capace di usare solo lui e con una giusta naturalezza:
- E’ stata davvero lunga… - Chester capì subito a cosa si riferiva probabilmente perché ci stava pensando anche lui. Carezzandogli la schiena con la mano sana che se lo stringeva contro, disse a sua volta con insolita calma. La sua pace ormai era totale e su ogni fronte, era completamente irriconoscibile rispetto all’inizio eppure pur sempre lui di base. Inimitabile.
- Cazzo, non sai quanto ho pensato di essere fottuto! - Mike sorrise per poi farsi di nuovo serio. Era dispiaciuto per tutto quello che aveva sofferto ma anche lui se l’era vista dura, però diversamente non si era autodistrutto come l‘altro.
Sospirò arrendevole.
- Bè, siamo qua, no? Ormai andremo avanti ancora a lungo e se va così va bene, direi. - Avevano bisogno di concetti semplici non perché loro fossero mentalmente limitati, anzi. Ne avevano bisogno perché si erano sempre complicati ampiamente la vita e la reazione dopo tutto quello che avevano passato, ora con quel che avevano conquistato con tanta fatica, era proprio di viverla con semplicità, semplicemente così com’era. Né più né meno.
- Fottutamente bene! - Concordò soddisfatto Chester baciandogli il capo.
- Su e giù da un palco. - Disse infine Mike ricambiando con uno sul petto.
- Come due coglioni! - Già. Inimitabilmente lui.
- I migliori della storia. - Bé, loro.

FINE