CAPITOLO X:
WHAT I’VE DONE



“In questo addio non c'è sangue,
non ci sono alibi,
perché ho tirato fuori i rimpianti
dalla verità di mille bugie
e allora lascia che la compassione arrivi e lavi via
Quello che ho fatto,
affronterò me stesso
per eliminare quello che sono diventato,
mi cancellerò
e lascerò andare quello che ho fatto...
Metti a riposo quello che pensavi di me
mentre con le mani
cancello questa lista di incertezze,
e allora lascia che la compassione arrivi e lavi via
Quello che ho fatto,
affronterò me stesso
per eliminare quello che sono diventato,
mi cancellerò
e lascerò andare quello che ho fatto
Per quello che ho fatto io ricomincio,
e qualsiasi male arriverà oggi questo finisce,
mi sto perdonando per quello che ho fatto
Affronterò me stesso
per eliminare quello che sono diventato,
mi cancellerò
e lascerò andare quello che ho fatto...
Quello che ho fatto,
Quello che ho fatto,
perdonare per quello che ho fatto... “

- Come avrai notato alcune caratteristiche sono rimaste invariate, come la durezza della pelle, la velocità e la forza, ma altre sono da umano. Ad esempio non può più volare o rigenerarsi e rigenerare e non gli serve ricaricarsi con la capsula. Oltretutto la valutazione del grado di pericolo non funzionerà più poiché a comandare è il ragionamento umano, di conseguenza molte delle impostazioni androidi che provengono dal computer che aveva in testa non ci sono più. Gli organi sono tornati a posto e sotto la pelle d’acciaio c’è carne e sangue, per questo non è più freddo. Però questo significa che se riescono a penetrare la corazza, per così dire, i danni saranno più gravi. I raggi non li può usare con gli occhi od altra parte di sé ma solo con il ditale tipico degli androidi da combattimento. Solitamente il ditale serve a calibrare il raggio e a renderlo cento volte più forte di quello che esce dagli occhi o dalle dita, però lui senza quel ditale non potrà tirare raggi in assoluto. Il corpo comunque funziona ancora come una lama, può trapassare e tagliare qualunque cosa e come dicevo la forza è sempre quella da androide. Sostanzialmente ha solo più punti deboli, tecnicamente parlando.
Dal punto di vista robotico però è una specie di prototipo avanzato senza precedenti, è un androide con sentimenti, personalità e coscienza e la mentalità tipica di un umano. Non farà più ragionamenti settati in priorità, non è un intelligenza inquadrata e rigida ma elastica, agile e contorta, sarà quindi capace di prendere iniziative, ideare tattiche e valutare col cuore ciò che deve fare.
A livello pratico è più il nostro Chester che un androide, solo che è fisicamente più forte di prima ed ha delle capacità nettamente superiori a quelle di un umano normale.
Si può dire che è un super uomo… o un androide intelligente. -
La spiegazione lunga e precisa di Joe ebbe fine e come prima cosa Chester parlò seccato e astioso puntandogli il dito contro:
- Per prima cosa ‘prototipo’ lo dici al buco del tuo culo, se ne hai uno! Secondo: non sono un androide intelligente ma un super uomo e non azzardarti mai più ad associare androide ed il mio nome nella stessa frase. Terzo: non esiste nessun punto di vista robotico, solo umano. Umano, capisci? Quarto: certo che grazie al fatto che qua - e si puntò il dito alla testa - comando io, questo affare - se lo puntò poi al petto - è molto più utile, funzionale e decisamente migliore! Quinto: l’unico punto debole di tutta questa situazione non è la mia parte umana ma la tua linguaccia troppo lunga! Vediamo di ridimensionare il linguaggio! Accetto questa situazione del cazzo perché sostanzialmente non ho scelta, a meno che io non mi faccia fuori da solo, però cerchiamo di renderci conto che quel fottuto trenta percento androide che ho lo detesto, anche se grazie ad esso sono più forte! Vaffanculo la forza, io mi amavo così com’ero! Ero perfetto! Porca puttana! Virus di merda! -
Al termine Dave con ironia marcata disse dandogli una pacca sulla spalla dura:
- E’ un piacere anche per noi riaverti, figurati, è stato un dovere aiutarti, non serve ringraziarci! Siamo amici! -
Chester dunque lo guardò come se si ricordasse del piccolo e trascurabile fatto di non averli effettivamente ringraziati per avergli salvato comunque la vita, anche se in modo discutibile e atroce:
- Ah, sì sì… grazie! Siete stati grandi! -
Gli altri risero lieti che Chester, quello vero, fosse finalmente tornato fra loro. Gli era davvero mancato… certamente non come a Mike.
I sei amici erano ora seduti ad un tavolone lungo del quarto piano adibito a sala riunioni, ospiti e relax, avevano fatto trascorrere la notte prima di ritrovarsi e quando il giorno era arrivato si erano ripresi tutti insieme a fare i vari punti della situazione.
Il primo naturalmente era stato Chester che qualunque definizione ora avesse -dopotutto non era umano ma nemmeno androide- ora era completato, salvato e riuscito.
Il secondo lo introdusse lui stesso e fu come se si svegliasse di nuovo ricordandosi ciò che per cinque anni aveva voluto urlare a Mike a tutti i costi.
Evidentemente non era ancora abituato ad usare al cento percento il proprio cervello, effettivamente l’unica parte davvero atrofizzata oltre agli organi mai usati in quel tempo, essendosi meccanizzato per tutti quegli anni aveva funzionato come un computer ed ora era estremamente strano per lui fare come voleva.
Accendendosi di nuovo riprese il suo famoso dito e sull’infuriato andante lo puntò questa volta contro Mike, Mike serio ma sereno e con una strana consapevolezza addosso da quando si era ricongiunto al suo compagno.
- Ora veniamo a te, testa di cazzo! - Il fatto che Mike fosse teoricamente un re Chester ormai l’aveva dimenticato il giorno stesso in cui si erano messi insieme.
Gli altri lo guardarono credendolo impazzito ma lo lasciarono fare e preso dall’argomento che gli stava davvero a cuore, aprì la valvola tirando fuori una specie di lava eruttante piena di magma, fuoco, fumo e addirittura fulmini!
- Come diavolo ti è venuto in mente di ritirarti qua per questi cinque anni? Depresso, triste e rincoglionito che non sei altro! Capisco che la mia assenza ti abbia quasi ucciso, ma eri vivo, eri un re, dovevi mantenere il tuo ruolo, là fuori la gente ti aspettava e tu l’hai tradita ed ora guarda cosa è successo! Guarda cosa hanno fatto! Si sono ammazzati a vicenda e solo per te! Come cazzo hai fatto, quando hai scoperto che si combattevano, a non andare a scoprire la verità e capire perché? Quello che si è chiuso qua fottendosene altamente di tutti non è il mio Mike! Il mio Mike sarebbe andato là fuori e avrebbe spaccato il culo a tutti i ribelli e rimesso le cose a posto in quattro secondi! Saresti andato là a predicare la pace e a lavorare coi tecnici di quei fottuti androidi per capire cosa diavolo era successo! Tu lo capisci quanto testa di cazzo sei stato?
Ed ora piangi perché hai visto che hai perso tutto!
Ma hai solo quello che ti meriti, perché la gente là fuori è morta per te mentre tu eri qua a vivere un lutto del cazzo che non ti ha portato ad altro che sull’orlo della follia!
Mi dispiace dirtelo perché so che ci sei stato male, ieri, quando l’hai scoperto, però è così come hai detto. Hai solo quello che ti meriti. -
Joe, Rob, Brad e Dave guardarono Chester con un’unica espressione comune di shock puro e pensando che nell’operazione qualcosa dovesse essere andato storto e che la parte del cervello inerente alla sensibilità dovesse essersi danneggiata, guardarono subito Mike allarmati convinti che ora sarebbe scoppiata una guerra mondiale apocalittica e che il loro duro lavoro di cinque lunghi anni sarebbe andato perduto.
Ma Mike sorprese tutti, come era sempre stato capace di fare.
Era serio, composto e soprattutto pieno di quella consapevolezza di prima che non si mutò in angoscia, sofferenza o fragilità.
Continuò a respirare tranquillo, non l’ombra di un sorriso ma nemmeno di un incupimento. Il corpo immobile e quasi rilassato, sedeva dritto sulla sedia ma non un solo muscolo era teso, non una ruga solcava la fronte coperta dalla frangia morbida. Si era fatto sistemare leggermente il taglio che non si allungava eccessivamente intorno al viso, oltretutto si era tirato via quasi completamente la barba lasciandosi un po’ di peluria appena accennata sul mento e intorno alle labbra.
Era tutta un’altra persona, anche il suo pallore non appariva come spettrale e l’aria che aveva sembrava di uno che si era ripreso da una tremenda crisi, ma poteva essere vero, dopo tutto quello che aveva passato?
Sospirò e poi alzò gli occhi scuri che aveva tenuti bassi sulle proprie mani congiunte sopra al tavolo. Iridi e pupille erano un tutt’uno, nero come un onice. Lo sguardo sempre pacato e per nulla ferito, in esso scorsero la luce e la grazia del re che era stato e che sembrava tornato ad essere.
- Non sono contento di quello che ho fatto in questi cinque anni, non lo sono nemmeno della mia decisione di rovinarti in questo modo, ma l’ho fatto per salvarti la vita e non mi scuserò. Posso scusarmi per l’egoismo che ho dimostrato nei tuoi confronti. Ti ho salvato per me stesso. - Il suo tono era solenne e fermo ma al tempo stesso familiare, non voleva mantenere le distanze, solo dimostrare quanto davvero pensasse tutto ciò che stava dicendo. - Non voglio cercare alibi per ciò che ho fatto e permesso. Ho solo un sacco di rimpianti e la verità è questa, non ti dirò una sola bugia ma lascia che lavi via quello che ho fatto. Affronterò me stesso per eliminare una volta per tutte quello che sono diventato, mi cancellerò e lascerò andare tutto. Tira via quello che pensi di me, ora distruggerò questa lista di incertezze che mi ha affondato. Ora io ricomincio e non come il Mike di un tempo, ma nemmeno come quello che sono stato in questi cinque anni. Qualsiasi male portato in qualche modo da me, oggi finisce.
Ho pensato a lungo a quello che ho fatto e che è successo, alle mie colpe e all’atrocità di tutto il sangue che scorre indirettamente dalle mie mani, ma ho deciso di perdonarmi perché  affronterò tutto e metterò le cose a posto. Non posso cancellare tutto il disastro che ho contribuito a creare, ma posso cancellare una volta per tutte questo Mike orrendo che per la disperazione della perdita di chi amava, chi rappresentava tutto il suo mondo, ha perso lui stesso il cuore diventando cieco ad ogni cosa che prima contava.
È brutto e non ho giustificazioni ma in questo tempo ho vissuto nelle tenebre e non contava più niente per me se non ritrovarti. Ora che ti ho e che la vista con te è tornata, vedo quello che ho fatto e dopo aver raccolto tutte le mie colpe non posso che perdonarmi per farmi perdonare a mia volta da chi ho ferito. Andrò là fuori e sistemerò ogni cosa. -
Al termine del suo discorso da re, tutti rimasero senza parole e con l’angoscia visibile negli sguardi non osarono nemmeno guardarsi fra di loro per vedere se avevano capito bene. A parlare e chiedere conferma fu Chester per primo che alzandosi sbatté i pugni sul tavolo e sibilò concitato mentre la paura si delineava nei suoi occhi non più vuoti ma castani e con le pupille ristrette per il sentimento che stava provando.
- Cosa… cosa cazzo vuole dire tutto questo? È un fottuto addio? Cioè, tu hai fatto tutto questo per me, per salvarmi e riportarmi in vita e poi te ne vai a morire là fuori? Conti di lasciare solo me, ora? No, perché se questo è il tuo fottuto piano per risolvere quella schifezza là fuori sappi che è un piano di merda, porca puttana! Non te lo permetterò mai! -
Mike ancora una volta non si scompose e con sguardo estremamente adulto e quasi lontano, uno sguardo che non aveva mai avuto nemmeno quando stava bene, rispose alzando appena il mento comportandosi ora coscientemente da re anche con lui, cosa che non aveva mai fatto, non di proposito:
- Non ti sto chiedendo il permesso di farlo. - Chester in quello tese tutti i muscoli del corpo e diventando livido di rabbia contrasse la mascella trattenendo a stento la voglia di picchiarlo. Non lo fece perché si ricordava del particolare della propria forza centuplicata.
A quel punto si sentì in dovere Brad di intervenire che con maggiore controllo ma evidente ansia, chiese senza sconfinare in una zona off limits:
- Vuoi dire che noi abbiamo fatto tutto questo per niente? - Fu comunque una frase azzardata da dire ugualmente, ma sempre ciò che tutti loro quattro avevano pensato ascoltandolo.
Mike allora lasciò del tempo per riprendere fiato, sospirò e dopo aver guardato ancora le proprie mani ed immaginato tutto il sangue di cui erano figurativamente macchiate, alzò gli occhi su ognuno di loro e fermandosi su Chester davanti a sé, disse con una forza ferma e crescente, carico di un carisma che non aveva davvero ancora avuto. Qualcosa che ora completava la sua maturità, la sua trasformazione in leder e non solo in un vero re. Qualcosa che non avevano ancora visto in lui e che li abbagliò capendo che davanti a quello non si poteva fare assolutamente niente.
- Ragazzi, là fuori la gente è morta per colpa mia, ho le mani sporche di sangue e sebbene sono io che l’ho permesso e sempre io ne sono la causa primaria autentica, sebbene in tutti questi anni non mi sia interessato a sapere la verità ed ho lasciato che tutto quello accadesse sapendo che succedeva, ora non sono più quella persona. Ho sbagliato e voglio rimediare ma non per una questione di coscienza, non per dormire la notte e nemmeno per lavare via questo sangue che ho. Lo devo fare perché è giusto così e tutti voi lo sapete e non potete dirmi che in tutti questi anni non vi siete chiesti quando avrei fatto qualcosa. Io sono contento che la situazione di Chester si sia risolta e lo sono anche perché grazie a lui sono tornato me stesso, ma qua ora la questione è diversa, è molto più grande di questa. - A questo punto si alzò in piedi e cominciò a gesticolare in maniera essenziale e vitale, non concitatamente, però sicuramente coinvolto alzando il tono stesso della voce, infine con occhi lampeggianti proseguì: - Perché non ci siamo solo noi! Non è solo una questione di me e te e dei nostri sacrifici e di tutto quello che abbiamo messo per far andare bene i nostri affari. Non conta che fin’ora abbiamo vissuto solo per questo, vivevamo per la cosa sbagliata. Abbiamo dei compiti, abbiamo dei doveri non solo verso noi stessi e ciò che proviamo, vogliamo e desideriamo. Ci sono delle persone che muoiono in nome mio, muoiono per amore e non per odio ed io non posso stare qua e vivere il mio, di amore, ora che l’ho ritrovato. Ho sbagliato in ogni modo io potessi sbagliare ma non sono pentito perché ora sono felice, ho ritrovato la persona che contava più di ogni altra. È grazie al fatto che l’ho riavuto che ho ritrovato me stesso e la mia anima e che ora riesco a vedere cosa ho sbagliato e cosa devo fare. Ed io ora devo andare là fuori e mettere fine a questa follia e non lo farò rischiando la vita, perché se morissi tutto quello continuerebbe ancora peggio!
Andrò là fuori e lo fermerò con la mia vita e non morirò! -
Chester, dopo cinque lunghissimi anni e forse anche qualcosa in più visto il tipo che poi era, provò il desiderio di piangere ma si trattenne, rimase in piedi al suo posto a guardarlo con ogni muscolo teso e la sensazione di scoppiare imminente.
Rimase lì e dopo aver compreso a fondo le parole ed i concetti che aveva espresso e ripetuto in ogni modo affinché penetrassero in tutti, rispose secco e deciso a sua volta, mettendo altrettanta forza nelle sue parole:
- E allora andiamo là fuori e facciamo questo miracolo, porca puttana! Insieme! -
Oltre ai loro quattro amici anche Mike sorrise radioso e felice, contento che il suo compagno avesse capito e che fosse ancora dalla sua parte.
Al suo anche Chester rispose con uno meno gioioso ma comunque consapevole.
Stavano andando a rischiare di perdere ciò che avevano conquistato con tanta fatica, ciò per cui avevano lottato cinque lunghi anni di sacrifici e dolori, ma stavano andando a fare qualcosa di giusto. Giusto per tutti ma soprattutto per loro stessi e lo sapeva. Sapeva, mentre osservava ogni cosa dall’interno del suo stesso corpo, che poi in qualunque modo sarebbe finita per lui, le cose poi sarebbero andate così.
Lo aveva sempre saputo.
Dopo qualche secondo di silenzio dove con lo sguardo gentile e grato Mike ringraziò tutti i presenti, riprese la parola cominciando a pensare al lato pratico di ciò che avrebbe dovuto fare. Era di nuovo il Mike geniale che tirava fuori le idee giuste al momento giusto e che per questa prontezza di riflessi solitamente stupiva tutti. Ora non fu da meno.
- Ho già in mente cosa fare. Chester, dove si stanno combattendo le armate principali e più numerose? - Chester lo guardò come se fosse impazzito:
- E che cazzo ne so io? Sono appena nato, in pratica! - Mike allora si riscosse ricordandosi che non era più l’androide che percepiva ogni cosa volesse:
- Scusa è vero, sono ancora abituato che prima ti chiedevo questo genere di informazioni e tu me le sapevi dire! -
Chester piantò il broncio sedendosi di nuovo ed alzando i piedi sul tavolo, naturalmente si era cambiato mettendosi abiti a lui più congeniali. Dei jeans stretti a vita bassa ed una canotta nera che comunque mostrava molti dei suoi tatuaggi esagerati. I guanti senza dita se li era tenuti così come l’anello a ditale gotico in acciaio.
- No, non ha più il computer in testa quindi non può percepire questo genere di informazioni. - Rispose Joe quasi scusandosi per avergli tolto quella funzione, ma conoscendo il suo amico aveva immaginato che quella sarebbe stata una delle cose da togliergli assolutamente.
- No no, va bene… - Disse in fretta Mike sventolando le mani per dire che era tutto a posto. Poi riprese camminando su e giù con fare tipicamente da re pensieroso: - Ma mi serve l’informazione comunque in qualche modo. -
- Te la recupero io… basta che esco un attimo da qua e mi piazzo col computer fuori, potrò recuperare tutte le informazioni che ti servono. - Fece Joe non avendo idea del piano finale ma seguendo comunque le indicazioni di Mike alla lettera senza farsi una sola domanda.
- Ottimo. Dopo di che mi serve un modo per farmi vedere da tutti in diretta mondiale e farmi sentire in ogni angolo del pianeta. - Una sciocchezza, a sentire lui. Non si chiese nemmeno se fosse possibile, informò semplicemente che ne necessitava.
Silenzio.
Quando si girò verso i suoi amici per sapere chi si sarebbe potuto occupare di quel particolare trascurabile, li vide lì a fissarlo come se fosse completamente suonato mentre poi Chester si mise addirittura a ridere convinto che scherzasse:
- Hai un nuovo senso dell’umorismo, mi piace! - Commentò infatti. Mike smise di camminare e lo guardò serio come la morte, allora il compagno si raddrizzò sulla sedia con l’aria da fulminato: - Ti sei bruciato i neuroni tu al posto mio con l’elettroshock per riattivarmi? -
Sebbene gli altri faticarono a non ridere, si mantennero seri sperando che fosse davvero uno scherzo, ma ancora una volta Mike non usò la minima inclinazione allegra nel suo viso adulto, così dovettero rassegnarsi a dirgli che…
- Sei completamente impazzito, Mike! Come pensi che sia possibile una cosa simile? -
Mike sospirò spazientito:
- Lo so che è difficile ma un modo ci deve essere, non mi basta che sentano la mia voce, devono vedermi ed ovunque. E devo anche essere presente al centro del combattimento maggiore o non si fermeranno. Possono pensare che sia un messaggio registrato che chi mi ha rapito -loro pensano che mi abbiano rapito- mi ha fatto dire prima di venire ucciso. Possono pensare che sia qualcosa di falso. La maggior parte mi dovrà vedere di persona e poi per chi non c’è dovrà vedermi in altro modo e sentirmi. È tassativo, non ne posso fare a meno di questa parte del piano! -
Chester allora si alzò e lo fronteggiò anche lui serio e concitato:
- Ammirevole ma dubito che sia comunque possibile! -
- Dannazione, Chester, come diavolo pensavi che facessi? - Chiese esasperato e stufo di dover motivare ulteriormente la sua richiesta. Da quando erano diventati così poco collaborativi? Non capiva quanto impossibile fosse la sua richiesta…
- Che ne so, combattessi? - Sbottò l’altro senza pensarci su troppo, gesticolando stufo.
- E a cosa serve? Lo stanno già facendo fra di loro! Il messaggio non è: combattete fino alla morte perché lo faccio anche io con voi! E poi da che parte mi schiero? Nessuno ha ragione e tutti ce l’hanno! Non è con la forza che posso ottenere ciò che voglio! Sebbene tu, ammasso di muscoli guerra fondaio che non sei altro pensi che tutto si possa risolvere in quella maniera, io no, io sono diverso e sai perché conta di più il mio modo di fare del tuo? Perché sono il re, guarda un po’! - Di nuovo i quattro spettatori faticarono a non scoppiare a ridere mentre Chester ebbe ancora l’insano e potente istinto di spazzare via la testa dal suo collo. Amore o non amore!
Si videro di nuovo tutti i muscoli tendersi pericolosamente ma Mike non indietreggiò, anzi, avanzò per nulla spaventato piantando le mani ai fianchi e fissandolo col mento alzato in aria di sfida. Sapeva che non l’avrebbe mai colpito ma era davvero un rischio provocarlo a quel modo, sicuramente faticava ancora a domarsi per bene e la sua forza non era quella a cui era abituato prima.
Chester comunque riuscì a non dargli giù, respirò a fondo ad occhi chiusi, allargò le braccia e si calmò faticosamente, dopo di che tornò a guardare il compagno a qualche centimetro da lui e sentendo solo l’istinto di morderlo capì che ce l’aveva fatta. Così disse pericolosamente tirato:
- Come pensi di riuscire a fare quello che vuoi? -
Mike alzò le spalle e puntò il dito contro la sua squadra che li fissava incerti se ridere della scena comica oppure se piangere per la nuova missione impossibile che veniva affidata loro:
- Non lo so, ma un modo lo troveranno! Ti hanno resuscitato, in pratica. Per parlare a tutti un modo ci sarà! - La certezza e la tranquillità con cui lo disse fece vacillare tutti e per un momento credettero fosse possibile.
Il tempo necessario per renderlo effettivamente reale.
Il lampo di un istante.
- Per far arrivare la tua voce a tutti in ogni angolo del mondo è possibile, hackeriamo il sistema di comunicazione piazzato in ogni città ed in ogni casa. Qualunque aggeggio elettronico può accendersi, lì infiltreremo il tuo messaggio. Tutti ti sentiranno. - Fece Joe parlando da hacker puro qual era stato cominciando la sua carriera.
Mike batté le mani entusiasta cancellando in un attimo l’immagine di re che aveva dato fino ad un attimo prima, quindi andandogli davanti lo prese per le spalle e quasi gli gridò in faccia:
- E lo sai fare anche con ogni monitor esistente a questo mondo? - Lì l’idea parve evidente e non poterono non ammettere che era effettivamente geniale, tanto che magari avrebbero potuto arrivarci loro.
- Ma certo, il metodo è lo stesso solo che invece di infiltrarci nel sistema radiofonico lo facciamo con quello televisivo. - Rincarò Joe entusiasmandosi a sua volta per quella cosa dannatamente divertente che per lui era l’hackeraggio.
Da lì la sua mente cominciò a partire per figurarsi ogni passaggio del piano mentre Dave proseguì altrettanto preso dall’idea, che comunque non era ancora del tutto completa nelle loro menti ma tanto bastava che lo fosse in quella del capo.
- Tanto ormai c’è un mezzo di comunicazione od uno schermo ovunque, in giro per le città! -
- Basterà alzare il volume oltre i massimi consentiti in modo che comunque almeno la voce giunga anche nelle zone morte e se c’è qualcuno che non sa cosa succede, lo verrà a sapere. - Rincarò Brad trovando ad ogni modo geniale tutto quello.
Chester dunque li guardò e li fissò come se fossero impazziti anche loro:
- E voi gli date pure corda? - Non lo credeva ancora possibile, evidentemente, ma lo ignorarono e Mike proseguì il suo cammino su e giù e con l’esposizione di ciò che gli serviva.
- Ma c’è ancora una cosa… nel campo di guerra principale ci sarà una gran confusione e dubito che ci saranno schermi o cose simili. Però è importante che mi vedano e mi sentano, o il piano non riuscirà mai. - Qualunque esso fosse.
Gli altri capirono che aveva comunque ragione e sospirando si smontarono fino a che Mike con una nebulosa idea in testa non la seguì senza sapere a cosa l’avrebbe portato.
- Joe… il chip che mi hai messo nell’occhio per vedere fuori mi fa anche comunicare con tutti gli androidi o solo con Chester? - Fino a quel momento l’aveva usato solo con Chester.
- Ecco, anche questa cosa… odio che nel tuo occhio ci sia un aggeggio elettronico che quando lo usi te lo fa diventare bianco! - Si lamentò Chester rinunciando all’idea di capire qualcosa di quel piano e di riportarli alla realtà.
- No, più che altro… con quel chip puoi vedere dove si tiene la battaglia principale in questo momento! - Esclamò Joe come se se ne ricordasse lui stesso solo in quel momento.
Mike allo stesso modo si batté il pugno sul palmo e disse:
- Hai ragione! Lo vedi che per discutere con questo pinguino mi sono perso dei pezzi per strada? - Il pinguino in questione era ora il super offeso Chester che facendogli il dito medio si sedette di nuovo sulla sedia alzando i piedi sul tavolo ed ignorandoli fra un borbottio e l’altro.
- Comunque sì, - Riprese Joe: - Ti possono sentire tutti gli androidi ovunque, se vuoi. Il problema è che comunque ti sentono e basta e che gli umani non ti sentono ad ogni modo. -
Mike strinse le labbra:
- Lo so… servirebbe qualcosa che può trasmettere anche agli umani… ma non solo trasmettere ma anche proiettare tutta la mia immagine come in uno schermo gigantesco immaginario posto sopra il campo di battaglia… - Parlando per via teorica, Rob, che non era un esperto di quelle cose provò a dire la sua sparandola convinto che fosse comunque una cavolata:
- Un proiettore che ingrandisce l’immagine e la riporta su un qualcosa sospesa nel cielo? - Assurdo per assurdo tanto valeva spararle grosse… quello era l’ideale di ciò che serviva a Mike ma sapeva che dirlo avrebbe aggravato la situazione.
Invece sia Mike che Joe lo guardarono come se fosse l’idea del secolo e Mike prese ancora la parola flashato:
- Mica male come idea! Un proiettore! Ce ne erano cinque anni fa di nuova tecnologia che proiettavano su qualunque superficie ingrandendo l’immagine quasi all’infinito senza rovinarla! -
- Certo che ci sono, sono solo da recuperare! - Fece Joe contento di quella valanga di nuove idee interessanti e divertenti.
- Ma bisogna studiare un sistema per far sentire anche la voce. -
- E soprattutto dove lo proietti? - Chiese Dave riportandoli sulla Terra.
Mike e Joe si fermarono e fu questa volta Brad a farli volare di nuovo:
- Ragazzi, è scienza! Nel cielo limpido non si può proiettare alcuna immagine, ma sopra un campo da battaglia non ci sarà il cielo limpido. -
- Questa è logica mio caro, non scienza! - L’apostrofò Rob ridacchiando beccandosi un’innocente sgomitata da parte dello scienziato. I due avevano passato tre anni insieme praticamente isolati e se prima erano stati molto amici, ora erano praticamente inseparabili. Anche troppo.
- Sì, ma la scienza arriva in campo ora. - Fece con un tono da finto professore che sventolava il dito dandosi arie che non aveva mai avuto. Non era uno vanitoso, tanto meno uno saccente, anzi, era la persona più pacifica e tranquilla del mondo. - Sopra il campo principale ci sarà fumo, tanto fumo. Il fumo è una superficie sufficientemente buona per rispecchiare un’immagine ingrandita, specie se il proiettore è potente e di ultima tecnologia. -
Mike batté ancora le mani contento mettendole poi nella massa di ricci incolti e spropositata che aveva in testa l‘amico, un antistress davvero simpatico possibile solo con la sua capigliatura esagerata.
Dopo di che si alzò dritto e ponendo un altolà istantaneo disse:
- Il sistema per far sentire la mia voce per bene su tutta la zona in modo da sovrastare la confusione che ci sarà! -
Ancora una volta la semplicità disarmante di Rob che si credeva di dire ancora la cavolata più grande del mondo, vinse sulle genialità altrui che cercavano chissà quale soluzione astrusa:
- Casse potenti posizionate intorno al perimetro principale di battaglia? -
Joe allora si illuminò puntando il dito prima contro Rob, che si sentì colpevole di chissà quale reato, e poi contro Mike che fece altrettanto al settimo cielo.
- Senza fili! Ci sono! Basta programmarle sulla frequenza dell’impianto interessato e anche senza fili trasmetteranno! -
- Otto a distanza di sicurezza della potenza più inaudita possibile! -
Sembrava stessero andando ad una festa e capendo che stavano effettivamente perdendo di vista un punto nodale, Brad si sentì in dovere comunque di riatterrarli poiché a volte si facevano prendere eccessivamente la mano, specie Mike e Joe.
- Ok, abbiamo tutto, anche la forza lavoro fra noi e quei tre giù di sotto… ma una cosa. Mike per fare il suo discorso dovrà posizionarsi in mezzo a quel disastro e oltre al fatto che deve arrivarci fisicamente, come pensa di rimanerci vivo? -
Ma a quello Mike ci aveva pensato ancora prima di formare il piano completo e nel rispondere si capì che era l’unica cosa precisa nella propria mente.
Infatti con un sorriso sbieco estremamente poco da re, disse basso, incisivo e deciso:
- E’ a questo che servirà Chester! -
E sentendolo il compagno che aveva creduto di essere totalmente inutile, si alzò in piedi di scatto e dimenticando ogni malumore e capriccio come se niente fosse stato, batté a sua volta le mani facendosi sentire pronto, convinto e più contento che mai:
- ECCOMI! ANDIAMO?! - Come se effettivamente non avesse aspettato altro che la sua parte in tutto questo piano grandioso e contorto che solo la mente malata e geniale nonché megalomane di Mike avrebbe potuto concepire.
Gli altri malati erano quelli che andavano dietro alle sue manie di onnipotenza -tali erano dal suo punto di vista ma in realtà nobili e giuste- rendendo possibili le sue teorie impossibili.
Non poterono non concludere con una risata in perfetta sincronia e chi abbracciandosi, chi dandosi amichevoli pacche e chi solo guardandosi addirittura incoscientemente contenti di quel momento insieme, se lo incisero tutti nella memoria consapevoli che sarebbe anche potuto essere l’ultimo.
“Che Dio ci salvi tutti. “ Pensò infatti Mike facendosi appena più serio, continuando ad osservarli con sguardo caro mentre scherzavano insieme come sapeva da anni non avevano più fatto per colpa sua. “Bruceremo dentro ai fuochi di mille soli, andando laggiù?  Per i peccati delle nostre azioni, i peccati delle nostre parole, i peccati dei nostri padri, i peccati dei nostri giovani, Dio, perdonaci e salvaci tutti.”