CAPITOLO VII:
NO ROADS LEFT


“Stando da solo senza alcuna meta
Come sono caduto così indietro?
Perché sono alla ricerca della perfezione?
Sapendo che è una cosa che non troverò
Nella mia paura e nei miei difetti
Mi sono deluso ancora
Tutto perché…
Corro
Finché il silenzio non mi squarcia
Corro
Finché non mi getta sottoterra
Finché non ho più respiro
E non resta più alcuna strada tranne una
Quand’è che ho perso il mio scopo?
Posso riguadagnare quel che ho perso dentro?
Perché sento di meritare ciò?
Perché la mia pena sembra proprio il mio orgoglio?”

/Avanti, va da lui ammasso di latta! Non lasciarlo da solo un secondo! E non mi fotte che lui ti ha ordinato di rigenerarti e che ci siano i suoi amici! Tu stai sempre con lui, in ogni caso! Te lo dico io, cazzo! Fallo!/
L’esclamazione di Rob ebbe l’effetto di uno sparo e dopo il primo mancamento di Mike che dovette sedersi, il medico si prese la briga di spiegare meglio ciò che aveva dedotto in poco tempo in compagnia di Chester.
- Quando è venuto a prendermi e ti ha chiamato per l’aggiornamento e tu non hai risposto, io ho detto che doveva esserti successo qualcosa ed in quel momento ha avuto una reazione spropositata per un androide. Ha fatto esplodere la parete esterna della Zona Rossa, non so se ti rendi conto di cosa significa. È un materiale indistruttibile, nessuno ci è mai riuscito in alcun modo. Oltretutto aveva un’espressione preoccupata ma non come l’avresti avuta tu ma come l’avrebbe avuta Chester, sai… tutta corrucciata ed infuriata. Quello era un autentico sentimento e non c’è nessuna minima probabilità che un androide lo provi. - Joe annuì senza però interromperlo, così riprese ancora estremamente coinvolto: - Poi quando siamo arrivati ha aperto la porta con un calcio, non è un gesto normale per un androide specie perché le porte non si aprono a calci e lui è programmato per agire in modo corretto. Anche dopo quando ti ha visto in quelle condizioni ha sì agito da robot registrando i dati di pericolo e analizzando la situazione in quel loro modo tipico, ma l’ha fatto con una tale furia e forza che non era comunque da androide. Non ha fatto altro che tirare fuori lati completamente da Chester. Dal nostro Chester voglio dire! Non so se sia possibile ma lì dentro sta lentamente venendo a galla la sua autentica personalità. -
Quando concluse notò Mike ancora più sconvolto di prima che l’ascoltava preso dal discorso e concentrato, cercando di visualizzare ciò che diceva.
Allora Joe rincarò la dose:
- Ho avuto modo di studiare il caso nei dettagli e non ero giunto alla conclusione che potesse riemergere la sua coscienza, non l’avevo minimamente considerato ma questi comportamenti, e chissà quanti altri che ha avuto con te e tonto come sei non te ne sei accorto, non sono per nulla al mondo da androidi. Non esiste situazione o programma che possa far emergere in loro dei sentimenti o delle inclinazioni di alcun tipo. -
Fu il turno di Dave di parlare analizzando il suo punto di vista:
- Tecnicamente parlando la mente umana è tutt’ora, nonostante i molti studi che si sono fatti su di essa e i passi in avanti, la parte più misteriosa di noi. Io studio da anni il suo funzionamento ma non è facile giungere a conclusioni nette e irremovibili. L’unica certezza che posso dare sulla mente, nonostante quanto io l’abbia studiata, è che è completamente imprevedibile. -
L’ultima stoccata fu di Brad l’uomo di scienza che spesso semplicemente assemblava le loro diverse discipline, quando non lo faceva Mike stesso.
- In conclusione crediamo sia possibile tirare fuori la coscienza di Chester dall’androide. -
Al che Mike lasciò la bocca aperta per un po’ e la richiuse ricordandosi di un fatto che per tutti quegli anni aveva contato sopra ogni altra cosa.
- Ma… ma perché, non siete in grado di farlo tornare come prima? - La voce gli tremò paurosamente e lì per lì venne fuori tutta la fragilità che in cinque anni aveva lavorato in lui schiacciandolo e trasformandolo in quello che non era mai stato. Una persona estremamente delicata sempre sull’orlo di un precipizio, pronta a cadere in un qualsiasi momento.
A quel punto Rob dovette asserire con un certo dolore e mortificazione:
- Mi dispiace, Mike, ho fatto quanto più potevo e grazie a Brad sono riuscito a capire di che virus si trattasse, ho trovato le sue specifiche e tutto, ma nel cercare una cura non c’è stato verso di trovarne una definitiva e completa. Posso curarlo al settanta percento ma non so quanto questo possa garantirgli la vita una volta tornato come prima. Temo che non sia sufficiente e onestamente vedendo quanto è importante per te non me la sento di tentare e rischiare. Il tempo del rischio è passato, cinque anni sono anche troppi. Non possiamo continuare a togliergliene così.
Devo essere sincero, Mike. Per quanto io sia riuscito a scoprire di questo virus, la provenienza ed il modo specifico in cui Chester l‘ha contratto non mi sono chiari e penso che rimarranno sempre un mistero. Ho solo una teoria che non è dimostrabile. Ovvero che sia un virus creato in laboratorio mirato su un DNA specifico in modo che colpisca lui e lui soltanto, però queste intuizioni non aiutano in ogni modo a salvarlo e a trovare una soluzione. Dubito che uno che crea una cosa simile si prodiga anche per un antidoto… -
- Non essendo chiaro come l’ha preso bisognerebbe andare nella zona in cui l’ha contratto e studiarla da vicino, ma ormai non c’è tempo, l’orologio corre implacabile e dobbiamo lavorare su ciò che possiamo fare ora. Oltretutto sono passati cinque anni da allora… dubito che sia rimasto qualcosa di utile in quel posto. - Aggiunse Brad che con Rob aveva ampiamente parlato di tutti questi discorsi.
Nella ragione in cui Chester si era ammalato in modo anomalo e che avrebbero dovuto approfondire, gli altri annuirono in accordo con loro, consapevoli che al momento attuale era tardi per le recriminazioni. Mike si shockò e si sentì completamente distaccare da sé stesso, non sentì Joe dire che sebbene lui potesse anche farlo tornare umano, al rischio di vederlo ugualmente morire non ne valeva la pena.
Non sentì più nulla e dimenticò ogni cosa ritrovandosi tremendamente catapultato indietro nel tempo, all’inizio dei cinque anni. Li percorse alla velocità della luce ricordando ogni momento duro, ogni singolo giorno, quando schiacciato era rimasto tempi interminabili aspettando che tutto finisse senza farcela più, senza la forza di crederci, di volere ancora il suo amore. Solo col desiderio di portarselo con sé in un Aldilà sicuramente migliore di quel tempo sospeso nel nulla.
Ma poi aveva sempre tenuto duro, era sempre rimasto lì, aveva sempre trovato la forza di non cedere e stando con quella creatura che era il suo amore e al tempo stesso non lo era, era riuscito a sopravvivere solo con la speranza che tutto si sarebbe finalmente risolto.
Una speranza che ora andava in ogni caso buttata via.
Aveva puntato tutto su Rob e ci aveva creduto come non mai in vita sua, si era sforzato così tanto che se non era impazzito era stato solo merito di quella fede riposta in lui.
Aveva saputo che non era sicura la sua riuscita ma per andare avanti se ne era convinto.
Ed ora tutto volava in fumo.
Cominciò a mordersi le labbra mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime calde che ora scendevano silenziose rigandogli le guance coperte da una leggera barba scura. Non avrebbe più respirato e forse poi sarebbe finalmente stato meglio.
In ogni caso, qualunque soluzione fossero riusciti a presentargli, quello che un tempo lui e Chester avevano avuto, quello che erano stati, non sarebbe più tornato.
In ogni caso quel giorno di cinque anni prima aveva perso la sua vita ed ora… ora cosa cercavano di dirgli?
Cercavano di rimpiazzarla con una nuova? Una diversa?
No, non la voleva, voleva quella per cui aveva lottato tanto con ogni mezzo in tutto quel tempo.
E lì, mentre si affacciava all’abisso della follia che a stento aveva domato in tutti quegli anni, qualcosa venne e lo riprese per riportarlo di nuovo a galla.
- Quali ordini mio re? -
/Sono qua, mi senti?/
La voce di Chester gli giunse familiarmente metallica ma calma e reverenziale, la mano nella sua, sulle sue labbra che la baciava come aveva sempre fatto in quei cinque anni venendo al suo cospetto.
Chester era lì inginocchiato davanti e gli chiedeva i prossimi ordini.
Mike non tolse la mano dalle sue labbra fredde e lì vi rimasero mentre l’osservava stranito e sconvolto.
Sbatté le palpebre e si chiese come mai fosse venuto senza averlo chiamato.
Cercando di rispondersi da solo capì cosa avevano cercato di dirgli prima i suoi amici sul cambiamento di Chester e le lacrime smisero di sgorgargli, il fiato tornò ed il petto cessò di contorcersi in una morsa atroce.
Lo guardò riuscendo finalmente a vederlo e smarrito disse l’unica cosa che gli venne dal cuore:
- Sta solo con me. -
/Non ti lascerò più. Non mandarmi via./
Allora Chester annuì e si alzò rimanendogli accanto come richiesto, lasciando che Mike trattenesse la sua mano per farsi coraggio nell’affrontare quel nuovo discorso che ora come ora sarebbe stata una violenza allucinante ma che non poteva essere rimandato.
Tornato di nuovo in sé Mike cercò di pensare lucidamente come era abituato a fare sempre, specie nei momenti di tensione e di pericolo. Così li guardò e chiese sospirando cercando di farsi forza:
- A questo punto c’è solo una soluzione. - Gli altri quattro lo guardarono intensamente ascoltando ciò che la sua mente aveva appena composto, consapevoli che sebbene loro mettessero i mezzi poi i fili li tirava sempre Mike in un modo o nell’altro. Quando poi lo fece il suo sguardo divenne risoluto e deciso e stringendo la mano fredda di Chester, disse: - Rob guarirà quel settanta percento che sarà umano ed il trenta che rimarrà malato sarà androide. E la coscienza così come la personalità e la sua essenza torneranno quella di Chester, cosa su cui Dave lavorerà con ogni mezzo. - Lasciò del tempo affinché le sue parole, o ordini, facessero effetto e quando li vide illuminarsi chiese con sicurezza: - Quanto tempo vi serve per studiare questo secondo piano? -
/Cosa?! Sei uno sciroccato! Io voglio tornare me stesso al cento percento e non solo al settanta, cazzo! Fottiti!/
- Oh, pochi giorni… -
/E sciroccati anche voi teste di disgraziati! Non potete farmi questo, io odio questi cosi!/
Fece Dave il quale aveva il lavoro maggiore. Evidentemente aveva già un’idea precisa su cosa dovesse fare e gli altri annuirono al settimo cielo non tanto per quel secondo piano quanto perché quello che ora avevano davanti era il loro Mike.
Infatti con la decisione che un tempo l’aveva sempre caratterizzato e quei lampi di genio che aveva solo lui, sesti senso ed intuizioni incredibili, disse:
- Bene. Lavorateci da qua e prendetevi il tempo che vi serve. Voglio un lavoro perfetto, non ci sarà un altro piano B. Questo è l’unico rimasto. Non voglio che niente vada storto. -
/Ma ascoltatemi, merda! Non voglio, porca puttana!/
Gli amici annuirono di nuovo con le menti già in movimento ed una gioia che cresceva sempre più nel realizzare che presto sarebbero tornati come prima. Anche se al tempo stesso diversi perché certe cose comunque segnavano indelebilmente.
- Io e Chester andiamo a fare una chiacchierata con i tre intrusi, voglio capire come sono riusciti ad arrivare fin qua ma soprattutto perché. C’è una cosa che voglio sondare, che mi ha tormentato da quando sono arrivati. Ho un sospetto che spero sia sbagliato. -
/Cosa, che sei un imbecille? Se mi caghi te lo sto dicendo da un secolo! Mi desse retta… mi ascoltasse una buona volta!/
E vedendo il suo volto oscurato pieno di una consapevolezza che avrebbe preferito non avere, gli altri si guardarono bene dal dire che se lui aveva un’intuizione, bella o brutta che fosse allora doveva essere per forza giusta.
Mike nonostante avesse ritrovato la forza di riprendere in mano il vero ed autentico sé stesso e questo grazie alla vicinanza del vero Chester e non di un semplice androide col suo corpo, non poté smettere di pensare che quell’eventualità che gli era appena venuta in mente era forse la peggiore di tutte e a poco serviva la consolazione che per una volta non era una cosa che riguardava Chester.
Questo comprendeva qualcosa di molto più grande e solo ora che stava tornando quello di un tempo riusciva a capirlo.
A capire che oltre a Chester e alla loro vita insieme c’era qualcos’altro di essenziale ed importante.
Qualcosa che offuscato dal dolore aveva messo ignobilmente da parte per cinque lunghissimi anni.

I tre intrusi erano stati legati da Joe e gli altri e sistemati al nono piano, le prigioni, una serie di stanze blindate per le emergenze di quel tipo.
Quando Mike e Chester scesero ed entrarono nella cella di isolamento, erano due uomini e una donna ed erano ancora con le mani legate; vedendoli indietreggiarono spaventati naturalmente dall’androide che ora appariva decisamente più umano se non altro perché era stato ripulito ed aggiustato.
Mike alzò una mano in segno di calma e con fermezza li placò:
- Non vi farà niente se non percepisce delle minacce dirette alla mia persona, quindi rilassatevi e collaborate. -
/Sì, vi conviene anche se spero che tentiate qualcosa di stupido così per sicurezza mi libero di voi! Non mi sono mai piaciuti i ribelli cazzuti, specie se hanno prima tentato di uccidere Mike!/
Aveva un’aria seria e quasi solenne, era la prima volta dopo cinque anni che faceva di nuovo la parte del re. I tre si calmarono ma solo parzialmente, tuttavia decise che sarebbe stato sufficiente per sapere quel che voleva:
- Siete ribelli, vero? - A quel punto negarlo sarebbe stato inutile specie considerando i tatuaggi che simboleggiavano proprio il loro gruppo ormai noto da tempo; annuirono e Mike proseguì abbassando il tono ma rimanendo sempre ben saldo sul controllo della situazione: - Come avete fatto ad arrivare fin qua? - Sapeva bene quanto impossibile fosse trovare la Zona Nera se non si conosceva già la sua locuzione e solo i suoi amici la conoscevano.
- Seguivamo Joe da molto, sapevamo che lui doveva per forza essere in contatto in qualche modo con voi e quando finalmente si è deciso a raggiungervi ce l’abbiamo fatta. - Informazione che aveva benissimo immaginato da solo ma che aveva voluto ottenere per capire se avrebbero collaborato o meno.
Capendo che così sarebbe stato, li fissò uno ad uno negli occhi penetrante e severo sentendosi strano in quelle vesti e disse incisivo:
- Perché mi avete attaccato? - Sarebbe potuta sembrare una domanda sciocca visto che da quando si erano formai i ribelli, ed ormai si parlava di una trentina d’anni se non più, l’avevano sempre fatto, eppure così non era. Mike sapeva perfettamente cosa stava chiedendo.
I tre si guardarono senza capire ritenendo quella domanda la più ovvia mai posta:
- Perché siamo ribelli, è normale per noi cercare di uccidervi! Per sopprimere la corona! - I ribelli erano un gruppo piuttosto numeroso di anarchici radicali che tentavano da molti anni di sopprimere la monarchia a modo loro per prendere il controllo della società e gestirla a piacimento, ovvero annullando ogni regola.
Mike non si fece incantare e sebbene fossero sembrati convincenti nell’odio con cui l’espressero, sul suo volto segnato dal dispiacere si allargò un sorriso inquietante ed avanzando proseguì con sicurezza:
- No, quando avete cominciato a percuotermi avete detto una cosa precisa che mi ha fatto pensare. Voglio che la ripetete ora. Non vi farò del male se tornerete a dirla! -
I tre guardarono Chester che seguiva Mike come un’ombra percependo un livello di pericolo seppure estremamente basso.  - Nemmeno lui. - Completò continuando a stringersi i pugni dietro la schiena nella speranza di essersi sbagliato.
Allora a quel punto esortati dalla sua espressione risoluta di chi aveva evidentemente già capito tutto -o semplicemente voleva far credere loro che così fosse-, si sciolsero completamente e concitati più che mai uno di loro, tale Jasper, cominciò:
- Abbiamo detto che là fuori la gente muore per colpa sua! Ecco cosa abbiamo detto! Ed è vero! - Mike corrugò la fronte ma proseguì a ruota libera quasi gridando scosso da ciò che stavano dicendo: - Lei è sparito e subito dopo la guerra comincia! Vi abbiamo cercato in lungo e in largo, non solo noi, tutti quelli là fuori, sia la gente comune, sia gli androidi, sia quelli al suo servizio. Nessuno è stato in grado di trovarlo e tutti hanno cominciato a pensare che qualcuno vi avesse rapito od ucciso e hanno cominciato a combattersi! I primi a rivoltarsi sono stati gli androidi perché sono andati in quel loro fottutissimo Codice Rosso tutti insieme considerando la vostra sparizione un atto di soppressione da parte degli umani e quindi un caso di pericolo estremo, hanno cominciato ad auto gestirsi fino a che gli uomini credendo che questo comportamento fosse un atto di ribellione da parte di quelle dannate macchine non hanno attaccato. Prima ci sono state rivolte, poi è cominciata la guerra vera e propria, ogni androide che trova un uomo lo fa fuori e ogni uomo che incontra un androide, armato fino ai denti con le armi speciali, fa altrettanto! Non c’è pace, non c’è tregua! Ed intanto gente innocente ci va di mezzo, il mondo sta sparendo credendo che qualcuno vi abbia ucciso, non si fermeranno finché non vi avranno vendicato ed invece i vostri amici stavano tranquilli nei loro Livelli Zero a studiare Dio solo sapeva cosa! Noi non ci credevamo che voi foste morto o che vi avesse rapito qualcuno ma nessuno ci dava retta così ci siamo arrangiati ed alla fine avevamo ragione! Ecco qua la causa di tutto! Un fottuto re chiuso in una torre trasparente che si para il culo disinteressato ai problemi del suo mondo e della sua gente! I vostri padri hanno permesso la creazione degli androidi e li hanno mandati in mezzo a noi, i vostri padri hanno lasciato che vivessero liberi come noi convinti che non si sarebbero mai ribellati in nome del re, perché lui era il loro punto di riferimento e finché ci fosse stato sarebbe andato tutto bene! Ed ora questo re scompare perché se ne sbatte di tutto e di tutti, si nasconde in una maledetta Zona Nera che per la sua sicurezza fa sparire ogni traccia e fa impazzire gli androidi! E gli androidi impazziti è il male minore, là fuori ci sono degli uomini trasformati in bestie pronti a tutto pur di vendicarvi! Ma a voi non è mai importato un cazzo di tutti noi e alla fine avevamo ragione a volervi uccidere prima che tutto questo cominciasse! CINQUE ANNI! CINQUE ANNI DI MORTE E DISTRUZIONE! HA MAI MESSO IL PIEDE FUORI DA QUESTA DANNATA TORRE DI SICUREZZA? HA VISTO IL DISASTRO CHE C’E’ LA FUORI? PERCHE’ NON HA MAI FATTO NIENTE? ERA LEI IL RE A CUI TUTTI QUEI COGLIONI AVEVANO GIURATO OBBEDIENZA! ERA LEI CHE QUELLA GENTE AMAVA E PERSINO GLI ANDROIDI ERANO SEMPRE STATI IN EQUILIBRIO PERFETTO SOLO GRAZIE A VOI! PERCHE’?! PERCHE’ ORA LI AVETE ODIATI TUTTI IN QUESTO MODO? COSA VI AVEVANO FATTO? IL MONDO STA MORENDO! -
/Ora li ammazzo! Cose giuste ne hanno dette ma nessuno urla così al mio compagno! Vaffanculo, crepate!/
Al termine della sfuriata Jasper si rese conto di star piangendo, oltre che urlando furiosamente, e Chester ritenendolo una minaccia più grande di prima alzò il braccio puntandogli il dito col ditale gotico in acciaio, ma Mike lo fermò in tempo abbassandoglielo.
- NO! -
/Oh, Mike!/
Gridò a sua volta e la sua voce riecheggiò fra le mura d’acciaio blindate riportando l’attenzione su di lui ed una sorta di calma che raggelò ogni incendio bruciante.
I ragazzi poco più che ventenni rimasero a guardarlo e per la prima volta notarono che quello non era un re.
Non era affatto un re ma solo un uomo schiacciato da un dolore insostenibile che l’aveva portato a diventare cieco e a fare degli errori tremendi.
Errori troppo grandi ed imperdonabili.
Sebbene ci dovesse per forza essere il dubbio e non potesse credere subito a delle accuse simili per il semplice fatto che avevano appena cercato di ucciderlo e che quelli erano ribelli, Mike con gli occhi lucidi si dimostrò profondamente colpito dal loro dolore e dalla rabbia sincera e non solo. Si sentì vicino a quel loro stato d’animo poiché poteva capirli benissimo.
Non per le stesse motivazioni ma perché provava un dolore davvero simile. Un dolore che l’aveva annullato e distrutto in una sola notte e che per cinque lunghissimi anni l’aveva mangiato come un cancro.
Non aveva saputo più vedere, perdendo di vista le giuste prospettive.
Ed ora?
Cosa rimaneva, se tutto quello che avevano detto era vero?
Per un momento si ritrovò di nuovo su quel baratro in procinto di affondare in un abisso oscuro pronto a divorarlo, ma fu ancora una volta la voce di Chester, una voce metallica ma reverenziale a cui ormai era abituato, a riportarlo nella giusta linea di sé:
- Mio re, quali ordini? - In cinque anni non lo aveva mai chiesto tanto come in quelle ore. Non senza che fosse Mike stesso a richiamarlo per primo. Era davvero sulla via del ritorno e di secondo in secondo, ora che glielo avevano fatto notare, lo riconosceva lui stesso.
A quello sospirò, chiuse gli occhi e ritrovò la sua tipica calma e fermezza, di nuovo quel suo fare fiero e sicuro da re che in cinque anni non aveva più avuto.
Di nuovo la mente libera e lucida che sapeva sempre perfettamente cosa era da fare.
- Prima di tutto devo accertarmi coi miei occhi che ciò che dicono è vero. Quindi mentre i miei amici si preparano per operarti, noi due andiamo a fare un breve giro di ricognizione là fuori. Devo vedere coi miei occhi e da vicino cosa succede, devo sentire con le mie orecchie ciò che dicono ed in nome di cosa combattono. Dopo che avrò ben chiara la situazione potrò prendere la mia decisione. -
Da lì capirono che non aveva la minima idea di che cosa stesse succedendo là fuori e non solo, capirono anche che non si era nascosto lì dentro per dei capricci egoistici ma per una motivazione personale probabilmente davvero grave.
Prima di andarsene seguito sempre da Chester, Mike si voltò e con un’aria gentile tipicamente sua di un tempo, disse loro:
- A tempo debito vi spiegherò ogni cosa. -
E nonostante non avesse detto loro poi nulla di particolare, non una vera spiegazione, non una risposta degna, si sentirono come se invece l’avesse fatto se non altro perché loro che non avevano mai creduto nella figura del re, ora avevano capito in cosa consisteva e non potevano che rimanerne affascinati nonostante la rabbia assoluta che gli avevano rivolto contro.
A quel punto, si disse Mike andando ad avvertire i suoi amici chiusi nello studio, non rimaneva che una strada da percorrere, quella da cui per cinque anni era scappato non volendone più sapere nulla.

/E finalmente anche lui sta tornando il ragazzo di cui mi sono innamorato come un idiota. Quello che per cinque anni ho cercato di tirare fuori da quelle tenebre che lo divoravano. È il primo passo, sta solo cominciando ad aprire gli occhi ma io ci sarò quando riacquisterà la vista e vedrà quello scempio che ha contribuito involontariamente a creare perché comunque l’ha permesso senza fare niente. Io ci sarò e lo solleverò dal fondo in cui cadrà. Perché dopo l’abisso c’è solo la risalita e se lui non saprà più camminare perché in questi anni non l’ha mai fatto, lo porterò io sulle spalle e gli farò vedere la luce.
Perché lui è Mike e non può andare ancora in basso.
Adesso basta.
Ci penso io a te. Vieni. Non ti mollo più./