*Ecco un altro capitolo. Siamo intorno ad ottobre/novembre 2017. In un albergo in giro per l'Italia (spero di non aver scritto nel primo capitolo che erano a Milanello...), per disputare una partita il giorno dopo e ormai c'è questa generica 'febbre' cutrelli nell'aria, Gigio più di tutti quanti li vede insieme e nonostante cerchi di non litigare con Manuel per quello, quando Patrick ha le sue sparate ingenue perchè non filtra mai quel che pensa, poi trattenersi e gestire tutto bene non è facile. Ma alla fine chi ha ragione? Gigio ad essere geloso di Manuel e Patrick o Manuel a dire che sono solo amici? Patrick è sempre più confuso e Davide a momenti spara a tutti. Buona lettura. Baci Akane*

2. BISOGNO DI SPERIMENTARE




- Non dico che voglio stare in camera con lui, dico solo che è strano non starci insieme perché da quando sono approdato nel mondo del Milan sono sempre stato in camera con lui, tutto qua! Ora siamo di nuovo nella stessa squadra, però non siamo in camera insieme! Non credo di aver detto niente di brutto, no? - Patrick sembrava incapace di spegnersi e a Davide scoppiava la testa, non sapeva cosa aveva fatto di male, ma evidentemente in qualche vita precedente doveva aver ucciso qualcuno ingiustamente.
- Beh, tieniti per te certe sparate, Gigio è precipitoso e sta poco a capire male e quando capisce male lui è finita! - Lo rimproverò secco Davide mentre si cambiava per dormire.
- Ma io non ho detto niente di male! Ma perché è finita? In che senso? - Patrick ed il suo secondo treno. Davide sbuffò.
- Staranno litigando a morte. -
- Ma dai, e perché? -
- Perché Gigio è un libro aperto, Manu avrà chiesto che cos’ha e lui avrà detto ‘niente’ con il tono da ‘tutto’ e così avranno iniziato a discutere. - Davide era praticamente pronto per dormire.
- Senti, ancora non capisco che problema ci dovrebbe essere se dico ‘che strano non dormire insieme!’ - Davide voleva ridere fino alle lacrime, ma era davvero shoccato che Patrick sinceramente non ci arrivasse, così dopo essersi strofinato il viso con le mani e riso ilare, lo guardò meravigliato dicendolo chiaro e tondo:
- Sembra che intendi andare a letto con lui! Come se prima ci andavate! Capisci il doppio senso che hai creato? - Patrick spalancò la bocca, la chiuse e la riaprì di nuovo più di prima arrossendo. Finalmente aveva realizzato.
- Sì ma noi non stiamo insieme, perché deve capire una cosa simile? -
“Dio, uccidimi! Perché devo avere a che fare con uno così ottuso?” Davide voleva strapparsi le orecchie, ma fu stoico nel rimanere con le mani strette sotto le chiappe.
- Gigio è geloso del vostro rapporto, penso che non sia un mistero questo. - Testò cauto Davide fissando Patrick a torso nudo, ancora più shoccato di prima. Se Gigio era un libro aperto, Patrick lo era ancora di più. Solo più ingenuo.
- E perché dovrebbe esserlo? Io e Manu ci conosciamo da quando eravamo piccoli, è normale che siamo tanto legati! Ma non c’è quella cosa che diceva lui prima, come l’ha chiamata? Chimica? - Davide inarcò un sopracciglio scettico non sapendo di che conversazione parlasse, ma immaginandola comunque.
- Alchimia? - Patrick annuì.
- Quella. - Poi aggiunse infilandosi il pigiama per dormire. - Comunque non c’è! Perché deve essere geloso? - Davide alzò le spalle.
- La gelosia non è logica. C’è perché c’è! Lui si sforza di soffocarlo e nasconderlo, si ripete che siete solo amici, come fratelli, ma lui è geloso comunque. Perciò dovresti evitare intanto di abbracciarlo di continuo e baciarlo e poi di... - Non finì di dirlo che venne interrotto dal bussare della porta che fece saltare Patrick, quando andò ad aprire si ritrovò un furioso Manuel che però era ben composto e trattenuto come sempre. Figurati se lui poteva fare sceneggiate di alcun tipo.
- M-Manu? - Chiese insicuro che potesse essere davvero lui visto che stavano parlando proprio di lui.
- Ho bisogno di un favore. - E con questo puntò direttamente a Davide, seduto sul letto, pallido perché già sapeva di cosa si trattava.
- Hai litigato con Gigio? - Manuel indurì le labbra ed annuì. I capelli ricci erano particolarmente arruffati, come se se li fosse tormentati fino a quel momento, gli stavano anche piuttosto male.
- Se stiamo in camera insieme stanotte ci soffochiamo a vicenda. Sei il solo che tollera fra quelli che sanno tutto e... - Poi Manuel chiuse gli occhi mentre sollevava le pupille in alto. - E comunque di quelli disponibili a scambi dell’ultimo minuto. - Davide si riferiva probabilmente ad Alessio, il quale era un altro che sapeva tutto ed era un buon amico per Gigio, però aveva i suoi strani obblighi di camera con Leo, a quanto pareva. Niente di losco, ma il mister ci teneva che stessero in camera insieme per legare, non era chiaro se la cosa funzionava, ma ci stavano stoicamente provando.
Davide sospirò guardando in basso, poi Manuel che aveva davvero una brutta cera, sembrava aver litigato molto questa volta. Così ebbe pietà dell’amico e raccogliendo le proprie cose alla buona si avviò alla porta, una volta davanti a lui si fermò e lo guardò esasperato:
- Dovreste capire se per caso Gigio ha ragione, invece di farlo impazzire dicendo che è fuori strada. - Manuel si incupì repentinamente e Davide uscì tirandosi dietro la porta, lasciando i due soli in un silenzio strano e pesante.
Quando Manuel levò lo sguardo su un incredibilmente silenzioso Patrick, lo vide confuso, shoccato e dispiaciuto.
- È colpa mia in qualche modo? - Chiese con un filo di voce da cucciolo, Manuel si sciolse immediatamente e scrollando le spalle gettò le proprie cose per terra affrettandosi a smentire come se improvvisamente fosse più importante tranquillizzare Patrick che il proprio ragazzo.
- Macchè! Lui è un idiota! È tutto il tempo che gli dico che cos’ha, perché è chiaro che ha qualcosa e lui non ha voluto dire nulla! Io so che è geloso di te, ma insiste nel non parlarne! Così mi sono arrabbiato e gli ho detto che quando gli va di essere sincero una volta per tutte, allora sarò disponibile ad ascoltarlo e parlarne. E me ne sono andato! - Patrick lo guardò quasi spaventato, poi gli si avvicinò e gli sistemò i capelli davvero inguardabili considerando quanto lui  ci teneva a tenerli bene.
Il gesto calmò immediatamente Manuel che cancellò il fastidio provato con Gigio fino a quel momento, i brividi lo attraversarono per un istante lunghissimo e si sentì meglio. Ogni volta che gli toccava i capelli si sentiva meglio e Patrick lo faceva solo quando aveva bisogno di scaricare il proprio stress. Erano una specie di magia, i suoi capelli. Le sue onde morbide che ricadevano sulla fronte ed in parte al viso. Un morbido e dolcissimo viso che gli permetteva tutto ogni volta.
- Mi dispiace che non si apre. Non dovrebbe tenersi dentro le cose. Anche Davide dice che è geloso di noi. - Silenzio. Patrick rimase con la mano sui suoi capelli che non volevano stare in modo decente. Ma questa forse era solo una scusa per trattenere le proprie dita nei suoi capelli. - Ha ragione? - Manuel batté gli occhi smarrito a quella domanda, perdendo per un attimo il filo del discorso.
- Se Gigio è geloso di noi? Conoscendolo penso di sì! - Patrick si rese conto di aver formulato male la domanda.
- Ma ha ragione di esserlo? - Manuel si strofinò le labbra mentre non riusciva a staccare gli occhi dai suoi così dolci e preoccupati di essere la causa di qualche problema del suo migliore amico.
- Come... come ti viene su questa cosa ora? Solo perché tutti dicono una cosa, non significa che sia vera! Loro non sanno niente, non sono noi! - Manuel si alterò e Patrick ritirò la mano dai suoi capelli facendo un passo indietro dispiaciuto per averlo fatto arrabbiare, Manuel si pentì subito di essere saltato su con lui e cercò di correggere il tiro. - Non devi andare dietro agli altri. Perché dovrebbe avere ragione ad essere geloso? - Patrick si strinse nelle spalle e si sedette nella propria parte del letto che, essendo in un albergo in trasferta, era matrimoniale come la maggior parte delle camere date a disposizione delle squadre ospitate.
Manuel si fermò davanti a lui con le mani in tasca mentre Patrick fissava per terra.
- Ripensavo a quello che mi dicevi prima. Sul sentire la chimica. - Manuel sorrise divertito e lo corresse.
- Alchimia. - Patrick fece un sorrisino ed annuì sollevando di nuovo lo sguardo sul suo.
- Perché non dovrei sentirla con te, ma a me sembra di sentirla ogni volta che mi sfiori. Io pensavo che fosse normale sentire una cosa simile, ma mi dici che non dovrei e... e non ci avevo mai pensato prima, ma poi Gigio è geloso e Davide dice di capire se ha ragione ed io ora non capisco più niente e... - E Patrick era partito in quarta come suo solito, nel panico delle proprie emozioni esplosive. Manuel si ritrovò investito dal suo treno forza motrice e si dimenticò di respirare, così si sedette di scatto vicino a lui e sollevò le mani per fermarlo. Patrick si zittì magicamente e lo guardò.
Gli occhi di Manuel erano tanto dolci quanto prima erano stati gelidi con Gigio. Quelli vicini di Patrick erano ansiosi.
- Non devi farti influenzare dagli altri! Non importa cosa pensano loro! Loro non sono noi! Siamo insieme da quando avevamo dieci anni! La gente non capisce e non importa che capiscano! -
- Ma perché se mi tocchi così... - Patrick sollevò le dita e gli sfiorò la guancia soffermandosi sul neo, poi scivolò sulle labbra delicatamente, mentre la magia si innescava ed i brividi ricoprivano entrambi da cima a fondo. - Perché provo tutto questo? - Manuel voleva chiedere cosa fosse, ma sapeva bene di cosa parlava perché lo provava anche lui e lo spaventava.
- È sempre stato così. Solo che ci fai caso solo ora. È semplicemente il nostro modo di viverci. Ci vogliamo bene, ma siamo come fratelli, tutto qua. - E sebbene lo dicesse con convinzione, non ci credeva nemmeno per un secondo.
Per anni non ci aveva fatto caso perché non era servito e poi prima erano stati piccoli per notare certe cose. Si erano vissuti con accezioni diverse. Ora gli ormoni avevano preso direzioni specifiche ed entrambi avevano capito di avere certe tendenze. Gigio aveva aperto un mondo a Manuel il quale ora vedeva e viveva i rapporti stretti in modo differente.
Ora era in grado di vivere e notare cose che prima non aveva mai considerato. Tuttavia insisteva con sé stesso nel dirsi che in ogni caso era solo amicizia. Una forte amicizia.
“Ambigua, lo ammetto.”
Ma comunque amicizia.
Per Patrick era diverso, non aveva avuto nessuno a svegliarlo. Arrivato lì improvvisamente gli avevano aperto gli occhi sulle sue fisse indirizzandole in un certo modo, ma non sapeva viverle, gestirle, decifrarle. Era un caos apocalittico di emozioni e sensazioni e voglie e non capiva cosa provava per chi.
- Sai cosa devi fare? - disse poi Manuel vedendo che Patrick era confuso e non sapeva come uscirne. - Devi provarci con Suso, capirai la differenza. -
Patrick si aggrottò più perplesso di prima.
- Ma oggi dicevi di andarci piano e aspettare che fosse lui a provarci... - Manuel si ricordò del suo discorso e si spaventò nel vederlo con altri occhi, ora. Quelli di Gigio.
Non voleva ammettere che avesse ragione. Non poteva. Non sapeva perché, ma non poteva.
- Sì, è vero, ma dico... se devi capire la differenza fra me e uno che ti piace davvero, provare entrambi è l’unica soluzione. - Poi si accorse di cosa aveva appena detto e vedendo che si protendeva già verso di lui come se non avesse aspettato che quello, gli mise una mano sulla bocca respingendolo al volo, giusto per un soffio.
Un soffio che le loro labbra non si erano toccate.
- No no che hai capito! Volevo dire che quando toccherai Suso come tocchi me capirai la differenza! È vero che fra noi c’è un rapporto particolare e non dovresti provare certe sensazioni. - “Non dovremmo.” - Ma in ogni caso non è QUEL TIPO di sensazione. Di sentimento. Di legame. Siamo molto uniti, siamo in simbiosi direi. Ma non è quello. Ok? Quando lo proverai, vedrai. - Patrick si ritirò smettendo di provare a baciarlo e chinò il capo rimanendo a guardarlo confuso.
- Perciò quando ti tocco io non è come quando ti tocca Gigio. - Manuel sospirò chiudendo gli occhi stanco.
- Te l’ho già detto oggi. - Patrick annuì.
- E allora perché non vai a fare pace con lui invece che fare la guerra fredda come fai sempre quando sei arrabbiato con qualcuno? - Manuel si stizzì e si alzò da lì andando al bagno per mettere le distanze.
- Perché deve imparare a parlare! Se dico ‘che cos’hai’ mi risponde sinceramente. Specie perché io lo conosco e SO che ha qualcosa. So anche che cos’ha. Ma me ne deve parlare lui, non posso strappargli le parole di bocca. Se nega, che devo fare? - Patrick sospirò mettendosi a letto sotto le lenzuola. Manuel non cambiava mai. Quando si metteva in testa una cosa non lo smuoveva niente e nessuno. Non ci litigavi come un matto, ma la sua guerra fredda era peggio delle urla di Tarzan.
Quando Manuel si unì a lui fra le coperte, entrambi ripensarono alle mille volte che erano andati a dormire nello stesso letto e la sensazione che provarono dopo tanto che non lo facevano, fu confortevole e piacevole.
Fu come tornare a casa dopo tanti mesi lontani.
- Sai, sono contento di essere di nuovo in camera con te. Mi sei mancato. - Disse docile Patrick esternando come sempre tutto quel che pensava e provava. Manuel sorrise e si girò verso di lui, sul fianco.
- Anche io sono contento. Amo stare in camera con Gigio e quando va bene sto benissimo con lui, ma ogni tanto mi piace tornare con te. - Patrick si voltò a sua volta, il braccio piegato sotto la testa, il busto più vicino al suo per vedersi meglio nel buio della camera, la luce spenta da poco.
- Era questo che intendevo prima, non volevo dire una cosa col doppio senso, ma mi piace stare in camera con te. Per me è come essere a casa, capisci? - Disse piano con un tono confidenziale. L’effetto del buio. Manuel ridacchiò.
- Te l’ha spiegato Davide? - Patrick rise.
- Sì, non capivo cosa avevo detto di male! - Manuel rise a sua volta immaginandosi come stavano distruggendo l’esistenza del loro migliore amico.
- Lo faranno santo! - Esclamò il centrocampista rischiarato e rilassato come non era ancora riuscito ad essere da quando si erano alzati da tavola quella sera.
Patrick lo guardò felice di vederlo di nuovo sereno e tornò a sistemargli una ciocca di capelli, ma questa volta non per lo stress ma bensì perché gli era piaciuta la sensazione provata prima e voleva risentirla ancora. E ancora. E ancora.
I due si fecero improvvisamente seri, si guardarono e tutti e due pensarono limpidamente la stessa identica cosa, mentre le dita di Patrick inanellavano il ciuffo più lungo dei ricci biondi di Manuel.
“E se invece hanno ragione tutti gli altri che ci mettono insieme in ogni modo e a tutti i costi? Se siamo noi a sbagliare intestardendoci sul rapporto fraterno ed invece non abbiamo mai capito nulla?”
Ma al momento di provare e togliersi via ogni dubbio definitivo, entrambi ebbero paura.
Una paura identica e cristallina.
Quella di rovinare tutto per sempre e di non poter più tornare indietro.
Era così bello quello che avevano, perché rovinarlo?
Patrick ritirò la mano e si rimise a posto, Manuel si risollevò di quella decisione e sebbene a malincuore, gli diede la buonanotte, si girò dall’altra parte e si mise a dormire. O per lo meno cercò di farlo.
Ma nessuno dei due dormì molto bene, in realtà.