NOTE: il mio saluto ad Alex. Ha avuto molti problemi in questi ultimi anni e forse non tutti sanno che non dipendono da lui, è stato amaramente criticato ma resta un giocatore con seri problemi fisici ed un grande talento che non può sviluppare a pieno come potrebbe e vorrebbe. È il mio omaggio a lui come l'ho fatto anche agli altri che se ne sono andati prima. Ho quest'idea da tempo, fra lui e Riky. Leggerete cosa intendo. Poi la seconda parte è adorabilmente Zlato! Forza, il vero amore dura anche a distanze continentali, le cose si fanno complicate ma almeno i soldi servono a qualcosa, in questo caso! Ti aspettiamo a casa, Alex! Buona lettura. Baci Akane 

ANCORA UN SALUTO

zlatokato

/ Hall of fame - The Script ft Will I Am /

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- Non puoi fare niente niente? - La vocina era così fine che appariva ancora più piccolo della sua età comunque giovane. 
Riky sospirò malinconico, stava facendo uno sforzo inumano per non piangere davanti a lui ed era venuto a salutarlo apposta la sera prima del saluto ufficiale, perchè poi il giorno dopo sicuramente sarebbe scoppiato a piangere. Voleva provare a fargli forza e fargli capire l'enorme importanza di restare lì. 
Alex era terrorizzato però... 
- No, Ale... - Disse malinconico, arreso. 
Alex lo abbracciò di slancio affondando il viso contro il suo petto. Riky era leggermente più alto di lui di poco, oltre a ciò il piccolo era anche più esile, la sua muscolatura doveva ancora svilupparsi seriamente. 
Riky lo strinse e lo cullò con un'espressione sull'orlo del pianto, era difficile così. 
Dopo un tempo infinito lo prese e se lo separò, lo tenne per le spalle e lo guardò serio e concentrato. Avevano qualcosa i suoi occhi dietro al dispiacere e alle lacrime che minacciavano di uscire. 
Alex già piangeva. 
Cercò di capire di cosa si trattasse ma non riusciva ad afferrarlo, era strano. 
- Voglio dirti una cosa a te e a te soltanto. - Alex si sentì importante e decise di mettere tutto da parte per ascoltarlo. 
Tirò su infantilmente col naso e annuì. 
Riky sospirò, chiuse gli occhi e poi li riaprì. Le mani sulle sue spalle lo strinsero tremando. 
- Ti affido il mio Milan. E' la mia casa e la mia famiglia, sarà anche la tua... lotta e fa di tutto per restare quanto più puoi, non mollare mai. Te l'affido perchè so che sarai il mio erede, sei la persona giusta, sei di cuore, l'amerai come l'ho amato e l'amo io. Te lo lascio, non abbandonarlo se puoi. - 
Ad Alex tremò il labbro, un'onda calda lo invase mentre la tristezza diventava insopportabile, però lo vide con la stessa voglia di piangere e lo vide trattenersi. Quello era più importante. Doveva resistere e dimostrargli che era la persona giusta, che avrebbe fatto di tutto. Doveva. 
Non seppe proprio come ma resistette e quando annuì Riky sorrise grato e dolce. Non avrebbe mai dimenticato quel dialogo, quella promessa, quello sguardo, quel sorriso, quell'abbraccio. 
Non andava a morire in guerra, Riky si trasferiva solo in un'altra squadra, contro la sua volontà. Si sarebbero visti e sentiti quanto avrebbero voluto ma sarebbe stato diverso non averlo vicino con la stessa maglia a guidarlo come aveva sempre fatto. Era il suo fratellone. Si era aggrappato tanto a lui... 
Ed era bello giocare con lui e fare grandi cose per una squadra così importante. 
Era così allora? 
Ci si arrendeva e basta? 
A volte era così... Riky glielo avrebbe insegnato. 
- Sii forte! - Le cose che solo lui poteva dire poiché da film e sentimentali... ma visto che lui era il re dei sentimentali allora le poteva dire senza problemi, senza apparire imbarazzante o fuori luogo od esagerato. 
Annuì deciso e glielo promise solennemente. 
Sarebbe diventato la bandiera del suo Milan. 
In quel momento lo giurò tanto a lui, una delle persone più importanti nella sua vita in quel momento, quanto a sé stesso. 

Avrebbe potuto mantenere quella promessa solo in parte e comunque non fino in fondo, non davvero, non come avrebbe voluto. 

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Alex sospirò ricordando quel dialogo. 
Sospirò con dolore e guardò il telefono mentre suonava. 
Forse era veggente, il suo fratellone, ma non si era mai stupito di come riuscisse sempre ad apparire nel momento perfettamente giusto. 
Negli anni passati, tre e mezzo, non era mai passato un giorno senza che si sentissero per telefono o messaggio e appena avevano avuto l'occasione si erano visti. 
Riky aveva passato dei momenti molto difficili appena arrivato a Madrid. Prima per la depressione d'aver lasciato il Milan, poi per gli infortuni, in seguito l'operazione al ginocchio e la riabilitazione... era stata lunga, per lui, però poi ce l'aveva fatta, aveva trovato l'amore vero e la felicità. 
Però lontano da casa sua. 
Rispose con un malinconico pronto. 
Si sentiva maledettamente responsabile e colpevole di qualcosa che ancora non sapeva ben definire. 
- Come stai? - Chiese subito Riky da Madrid. Aveva iniziato da poco il ritiro. 
Sospirò triste. 
- Male, Riky... io... mi dispiace... - La voce si incrinò subito e non riuscì a proseguire. 
In sottofondo la voce di Cris che gli chiedeva con chi parlava, lo sentì rispondergli 'Alex' e sentì dei movimenti. 
- Scusa, Cris doveva usarmi come cuscino proprio ora... - Alex riuscì anche a sorridere. 
Riky ce la stava facendo a vivere il suo amore... stava facendo moltissimi sacrifici ma ci stava riuscendo. 
Però il caro prezzo lo stava pagando la sua carriera... 
Era così allora? 
O la carriera o l'amore? 
Non si poteva avere a lungo tutti e due? 
Continuò a chiederselo mentre Riky tornava a parlargli piano e dolcemente. 
- Alex... perchè ti dispiace? Chi conta davvero sa perchè lo fai e sei molto coraggioso a fare questa scelta, io so quanto ti costa. Tutti lì lo sanno e chi ti critica non capisce e non ha nessuna importanza. - Alex si ripeteva sempre queste cose ma quando gliele diceva lui era sempre meglio... 
- Io sto male, Riky... non voglio andarmene ma... sai... avrei resistito se c'era ancora Zlatan, ma ora che lui non c'è e non c'è nemmeno Thiago e se ne sta andando anche Roby perchè non ce la fa più io... io non resisto... mi conosco, non lotterei come invece devo fare... e non posso andare avanti così... - 
Riky lo lasciò sfogare, era una cosa che capiva benissimo, ci era passato anche lui. 
- Lo sai che so di cosa parli. - Disse infatti piano e pacato. - Ci sono passato. Ho pensato anche di lasciare il calcio... il mio fisico non reggeva più, ero convinto di essere finito, ero caduto in depressione e tu non mi hai mai visto così ma fidati che sono tremendo, vedevo tutto nero. Però ho trovato persone che mi sono state vicino, mi hanno sostenuto. Ora ho problemi col mister ma in quel periodo Mourinho mi è stato sorprendentemente vicino, mi diceva di continuo che sarei tornato, mi infondeva coraggio, mi metteva in campo anche quando stavo praticamente fermo e tutti erano contro di me... ha insistito molto. E poi ho avuto Cris dalla mia... il suo amore che si rafforzava è diventato sempre più importante per me. Senza di lui, senza tutti gli altri amici della squadra avrei mollato e perfino la famiglia a casa mi ha spronato a resistere e ad avere fede. E Dio. E ce l'ho fatta. Ora ho problemi col mister ma quando gioco sono in forma, faccio bene, sono soddisfatto di me, aiuto la squadra. Io faccio il mio poi sarà quel che sarà ma non ho rimpianti. Però io ce l'ho fatta perchè avevo i sostegni giusti. Se tu non li hai o non ti senti sostenuto così come avresti bisogni devi andare laddove pensi di averli, devi trovare un'altra soluzione. - Riky aveva fatto un lungo discorso giusto ma ad Alex veniva ancor più da piangere. 
- Se avessi Zlatan e Thiago resisterei ancora. Avrei anche Roby e tutto il morale della squadra sarebbe diverso. Non avremmo gli enormi problemi che ci sono ora, adesso il mister non sa dove voltarsi per primo e gli altri hanno un mare di casini a riprendersi, sono tutti persi, non c'è un vero sostegno vicendevole. Ce la stanno appena facendo... e poi c'è il problema del clima, per me questo di Milano è atroce, per i problemi che ho... mentre quello Brasiliano è l'ideale. Senza contare il tipo di campionato che farei laggiù. Molto meno impegnativo, col club avrei più tempo... - Riky ascoltò ancora i suoi sfoghi, era il minimo, poi alla fine non poté più trattenerlo. Non poté. 
- Alex va bene, devi andare. - Alex si drizzò a sedere, gli occhi sbarrati che non lacrimavano ma poco ci mancava. Il fiato interrotto a metà. Sapeva cosa significavano quelle parole. Riky proseguì sereno ed incoraggiante. - Davvero, va bene. - Ed ancora, mentre le calde lacrime finalmente scendevano rigandogli le guance. - Non dovevo fartelo promettere ma volevo darti una motivazione in più, ci tenevo e... e poi stavo male ma... va bene, Alex. Tu devi andare. Poi tornerai, perchè tu tornerai, vedrai. - 
Alex ormai singhiozzava e lo sentiva sorridere dolcemente mentre Cris gli carezzava sicuramente la guancia. 
Lo invidiava e lo voleva accanto. 
Voleva Riky, voleva Roby, voleva Thiago e voleva Zlatan. 
Voleva Zlatan. 
Si vedevano e si sentivano sempre, ogni volta che potevano l'aereo li riuniva. Ora sarebbe stato difficile, per questo aveva aspettato tanto e soffriva fino a quel punto, oltre che per la sua casa. 
- Io sono nato praticamente qua, amo questo posto, qua ho fatto delle promesse solenni che non posso mantenere e... - 
- Alex, va bene. - Riky glielo ripeté ancora ed ancora fino a che il pianto di Alex non si calmò e non riuscì a smettere. Un po' di leggerezza interiore. 
- Tornerò. - Una speranza od una promessa? 
Forse tutti e due. 
- Lo so. Sei giovane, vedrai che lo farai. - Lui sarebbe tornato. 

L'addio alla squadra era stato un po' formale ma sentito comunque, in realtà aveva pianto con loro tutta la notte, chiuso nella sala comune di Milanello. Aggrappato a Roby e a Massimo, come uno zio quasi. 
Massimo si era rivelato sorprendentemente importante in quegli ultimi mesi, Roby aveva avuto problemi a sopravvivere a sua volta, Kevin era stato negli abissi più neri di sé. Erano stati tutti un po' soli... 
Uscì da Milanello e salutò i fan con le lacrime agli occhi, tremante disse che sarebbe tornato e poi se ne andò. 
Semplicemente. 

L'aereo era quasi una culla, ormai. 
Associava il rumore e quella specie di tremolio vago a Zlatan, ormai. 
Nessuno avrebbe saputo della deviazione, aveva voluto farlo da solo quel viaggio. Era giusto così dopotutto. 
Ripensò a tutto quello che era successo nell'arco di pochi mesi, tutto era cambiato. Prima nonostante i problemi aveva tenuto duro per Zlatan e per la sua famiglia ma ora la vedeva sgretolata e aveva capito che anche se era difficile allontanarsi ancora di più da Zlatan, doveva vedere di sé per poter tornare a vivere il suo sogno come voleva. Un piccolo sacrificio come investimento per un futuro felice. 
L'idea ovviamente gliel'aveva data indirettamente Riky. 
Riky aveva sofferto facendo una cosa che inizialmente non aveva voluto ed era stato male, ma l'aveva fatta ed aveva tenuto duro. Così era stato premiato ed aveva trovato il vero amore. 
Era giusto farlo, ora., 
Curarsi una volta per tutte e definitivamente nel clima ed in un campionato ideali e poi tornare dove voleva stare, con chi voleva stare. 
Sarebbe diventato la bandiera del suo Milan e sicuramente Zlatan, una volta finita la carriera, sarebbe tornato a Milano. Amava Milano, amava l'Italia ed alla fine sarebbe sempre tornato. 
Dava per scontato che sarebbero stati sempre insieme. 

Quando scese vide subito una figura saltargli addosso e riconobbe il suo fratellone ancora prima di metterlo a fuoco. Ne aveva tanti. 
Thiago lo strinse così forte da togliergli il fiato, poi gli mise subito un cappellino in testa come aveva lui e si ficcò degli occhiali così grandi da renderlo irriconoscibile. 
Quando si separarono a Thiago tremava la bocca ed Alex si distrasse con essa, infatti sorrise divertito. 
- Per non farti riconoscere dovresti coprirti la bocca, non la testa e gli occhi! - Thiago pensò che stava meglio di quel che pensasse, poi capì perchè era così. 
Zlatan borbottò seccato che era meglio togliersi da lì e se ne andarono. 
Si erano travestiti per non farsi riconoscere ma sicuramente non era una cosa che gradiva molto stare in mezzo alla gente. Alex lo sapeva e gli piaceva anche per questo. 
Zlatan se lo prese per il braccio poco romanticamente e lo trascinò via mentre Thiago li seguiva ridacchiando. 
- Pensavo venisse anche Roby... - 
- Ecco perchè sei venuto! - Disse Alex scherzando sentendosi meglio lì con loro. 
- E' ovvio, cosa pensavi? - Thiago stette al gioco e poi Alex, dopo aver riso sollevando di molto gli animi degli altri due, spiegò: 
- Con Roby abbiamo appuntamento qua, lui deve aspettare ancora un po' poi ci raggiunge... se tutto va bene! Ancora il contratto non c'è! - 
Thiago sorrise al settimo cielo, gli mancava quel pazzo del suo ragazzo. L'aveva convinto lui ad andare dove sapeva sarebbe riuscito a risollevarsi, lo conosceva e sapeva che era giusto. Lui ci arrivava sempre prima alle cose. 
Roby aveva cominciato a pensare di andarsene ancora l'anno prima, poi però la partenza sua e di Zlatan e di tutti gli altri l'aveva trattenuto... così era rimasto lì tirando la corda ma si sentiva sempre più spezzare. In Brasile aveva tanti amici ed era sempre felice nonostante la mancanza di Thiago, era la sua amata terra, poteva farcela. Voltare pagina, chiudere completamente, andare oltre in un posto più adatto a lui dove avrebbe potuto esprimersi meglio professionalmente. 
La partenza di Thiago l'aveva spinto ed ora quella di Alex l'aveva convinto del tutto. 
Anche se poi Thiago aveva lavorato su di lui da molto. Voleva solo fosse felice e stesse bene. 
Era vero che la società con loro era stata crudele e con altri prima di loro, ma c'erano volte, anche se rare, che teneva in considerazione la volontà dei giocatori qualora chiedessero di andarsene. A volte. 
- Stai facendo la cosa giusta... - Disse piano Thiago mettendo la mano sulla spalla di Alex. Era seduto davanti nell'auto che Zlatan guidava come un pazzo. 
Rimasero insieme un po', Thiago ed Alex parlarono a lungo per poi separarsi e lasciare la giusta intimità ai due fidanzati. 

Alex si era rilassato molto con Thiago ma appena rimase solo con Zlatan tutto cambiò. 
Aveva paura. 
Zlatan lo capì immediatamente ma non riusciva ad arrivare al motivo, quindi lo guardava interrogativo, accusatore, aspettando impaziente di poter capire una volta per tutte cosa avesse. O meglio che glielo dicesse. 
Alex si rigirava le mani avanzando nervoso verso la finestra della camera d'albergo in cui erano, evitava con cura il suo sguardo. 
- Alex? - Chiamò impaziente lo svedese sedendosi sul letto. 
- Zlatan io... - Alex rimase di spalle, il volto basso rivolto alla finestra. Per un momento Zlatan pensò di capire, gli bastò quello per scattare. 
Si alzò subito e gli andò dietro, lo girò brutalmente con un gesto secco e lo fissò iroso intimorendo fortemente il compagno che rimase impietrito. 
- Non provarci nemmeno cazzo! - Alex pensò di capire a sua volta e per un momento tornarono indietro nel tempo a quando non si capivano per niente! 
- Ormai è fatta, ho firmato e... - Ma Zlatan, infervorato, non lo faceva parlare. 
- Non me ne fotte! Non conta! - Alex non capiva. 
- Ma Zlatan, cosa ci posso fare? Ormai andrò là e lo sai perchè lo faccio. Se non volevi dovevi dirmelo prima, ormai è tardi! Mi hai detto di pensare al mio meglio, mi hai sostenuto ed ora... - 
Zlatan esplose gridando. Non ce la faceva più. 
- NON TI HO SOSTENUTO PER FARMI PIANTARE! - Alex stava per gridare -seppure terrorizzato- ma si fermò con la bocca aperta, corrugò la fronte e lo fissò stordito. 
- Piantare?! - Alex esclamò. 
- Sì cazzo! Prenderò uno jet e pagherò un sordo muto che me lo guidi e mi porti quando cazzo mi pare! Ci vedremo quando vorremmo, abbiamo le web cam, i telefoni e tu non hai tutti questi grandi impegni che avevi col Milan! Sarai più libero, ci vedremo! - Alex si era perso un pezzo e non sapendo come fermarlo lo prese per il viso con decisione, poi lo chiamò ripetutamente. 
- Zlatan, Zlatan, Zlatan fermo! Io non ti voglio lasciare! Chi l'ha detto? - Zlatan stava per ribattere ma si fermò e lo fissò come un fesso. 
- Ah no? - Alex riuscì a ridere finalmente ed era un gran bel sorriso. 
- No! Perchè lo pensavi? - Ora si sentiva anche imbecille ed odiava sentircisi. 
- Perchè eri spaventato! - Alex aderì il corpo al suo e nascose il viso contro il suo collo continuando a ridere. 
- Ma no io... non voglio lasciarti! Ho paura che tu sia arrabbiato con me per la mia scelta. So che mi hai sostenuto ma sai, sarà tutto diverso... è più lontana la Francia dal Brasile e... uno jet?! - Alex ci era arrivato col secondo treno. Poi col terzo aggiunse: - un pilota sordo muto?! Ma come ti sono venute su queste cose? - 
Stentava a non ridere, Zlatan se lo prese e lo tirò verso il letto piuttosto soddisfatto di aver risolto tutto. 
- Una volta ho sentito una conversazione tua con Riky col viva voce, anche lui aveva il viva voce e si è inserito quel megalomane viziato di Cristiano ed ha detto che quando se ne andrà in Brasile a finire la carriera lui si sarebbe preso uno jet privato ed un pilota sordo muto. Non gli ho mai sentito dire niente di più intelligente! - Zlatan non ce l'aveva con Cris ma non provava nemmeno un amore profondo. Erano due 'prime donne'... due galli, insomma. Troppo protagonisti per andare semplicemente d'accordo, ma non si odiavano. 
Semplicemente da lontano si sopportavano quanto bastava. 
Alex continuò a ridere mentre Zlatan, rilassato, gli apriva la camicia. 
- E così gli rubi l'idea, eh? Glielo dovrò dire... - Mormorò piano mentre anche lui ricambiava il favore e gli abbassava la cerniera della tuta. 
- Fa quello che vuoi, non ho paura di lui! - 
Zlatan gli fece scivolare la camicia lungo le braccia, si era irrobustito bene e carezzarlo era ogni volta più bello. 
- Mi sa che è lui che dovrebbe averne di te! - Aggiunse Alex sfilandogli l'elastico dai capelli, gli sciolse la coda e immerse le dita nelle ciocche, solo allora Zlatan gli chiuse la bocca con la propria. 
Tutto sfumò lentamente, il mondo divenne drasticamente privo di interesse e tutto rimase su di loro. 
Le mani come sempre timide ed impacciate di Alex continuavano a cercare più contatto con lui e Zlatan, tutto l'opposto, fremeva per prenderselo subito. 
Le lingue si intrecciarono nelle bocche unite e scese con le mani sul suo fondoschiena, gli prese i glutei e li strinse attirando il bacino contro di sé. 
Lo adorava. Tutto di lui. Era come un anti stress. Quando sentiva di non farcela più lo chiamava o meglio lo vedeva e si rilassava subito. 
Dopo aver trovato sollievo nella sua bocca, lo tirò su e si fece avvolgere con le gambe intorno alla vita, Alex si aggrappò a lui come un koala, gli cinse il collo con le braccia e continuò a baciarlo sul resto del viso con molta dolcezza. Gli occhi, le guance, gli zigomi, il mento e poi le orecchie. Gliela definì e gli succhiò il lobo, poi mormorò piano. 
- Ti amo Zlatan e se continuerai ad amarmi, anche se faremo dei sacrifici, andrà tutto bene. Ce la faremo. Dovremo solo resistere un po', non sarà sempre così... - Stranamente era lui quello positivo, ora. Zlatan se ne stupì e lo stese sul letto ricoprendolo, gli aprì i jeans e glieli sfilò, poi baciandogli la pelle calda e liscia, rispose. 
- Certo che sì che domande... - Gli prese subito l'erezione in mano e cominciò a muovere su e giù parlando sulla sua punta. - Tanto mi prendo il jet! - Alex rise ma poi trattenne il fiato quando lo sentì leccare e farlo suo. 
Si sconnesse. Quello che doveva dirgli glielo aveva detto, poteva morire. 
E morì. 
Le sue mani addosso, il suo corpo premuto sopra. Lo spogliò quando toccò a lui e timidamente si fece strada fra le sue gambe, risalì sulla sua bocca e tornò a perdersi in essa. 
La sua lingua lo domava e lo desiderava così come il suo corpo sempre più caldo e fremente. Zlatan prese il sopravvento come sempre e dopo aver cercato di fare del suo meglio, Alex non capì presto come potesse contrastare il suo enorme desiderio, poteva solo assecondarlo e lasciarsi andare. 
Lo bruciò. Le sue dita dentro, la sua bocca addosso e poi lui. 
Lui in tutta la sua grandezza. 
Riusciva sempre a fargli male all'inizio ma poi si abituava subito, ormai era molto che lo facevano ed era sempre più bello. 
Alex si avvinghiava a lui in tutti i modi, le gambe intorno alla sua vita, le braccia sul collo, i denti sul suo orecchio a tirarlo. 
E chiamarlo. 
E gemere insieme. 
E muoversi come due onde perpetue uno contro l'altro, con lo stesso ritmo e la stessa armonia, come un maremoto crescente. Più forte. Più infuocati. 
Fino a salire e salire sempre più in un culmine senza fine. 
Sentì il bisogno incessante di dirglielo nell'orgasmo. 
- Ti amo Zlatan, non lasciarmi qualunque cosa succeda... anche se sarà dura... non lasciarmi... - Zlatan aprì gli occhi nel massimo piacere ed incontrò i suoi, erano sempre i più belli che avesse mai visto. 
- Lo sai che non ti lascerò mai. Ti amo troppo... - Alex si rilassò allo stesso suo modo e tutto fu perfetto ancora una volta. 
Nonostante i molti scogli si sarebbero impegnati e prima o poi avrebbero raggiunto la cima, quella vera. 

Erano stesi l'uno sull'altro, i cuori erano tornati a battere normali e le mani di Zlatan l'accarezzavano dolcemente. Alex era in estasi, era felice e non poteva desiderare di meglio. 
- Senti ma Maxwell... Disse improvvisamente il brasiliano. Zlatan aprì gli occhi di scatto sorpreso. 
- Sì? - 
- Deve per forza starti così vicino? - Zlatan, in risposta, si mise a ridere. 
Alex non se la prese solo perchè gli piaceva quando rideva, altrimenti avrebbe cacciato il broncio. 
- Senti, invece di dire cavolate... - Fece dopo un po' l'altro... 
- Mmm? - 
- Perchè non lo prendi anche tu il jet? - Quella sì che era un'idea... 
- Dovremo dare i diritti d'autore a Cris, lo sai? - 
- A quello non do proprio niente, al massimo qualche calcio quando lo vedo! - 
E ridere insieme. 
Sì, sarebbe stato più difficile ma se c'era la prospettiva di arrivare ad un punto migliore, un nuovo paradiso, si poteva resistere. 

FINE