CAPITOLO I:
PARLANDO CON UN AMICO

‘Voglio il tuo culo fuori casa alle nove!’
Era stato questo il messaggio ricevuto da Mark. Quando l’aveva visto aveva alzato come di consueto il sopracciglio, poi aveva sospirato preparandosi ad una lunga serata di lamentele disfattiste sul perché il mondo era pieno di bastardi superficiali che ti spingevano ad essere superficiale a tua volta.
“Troverà la ragazza!”
Era strano che non stesse con nessuna. O nessuno.
Aveva appena capito che andava anche con i ragazzi se capitava, non aveva problemi in quel senso.
Thiago però gli aveva dato un gran brutto colpo, forse il problema era che era successo troppo vicino al suo divorzio… Kevin poteva dire che con sua moglie era finita già da prima, però a conti fatti è quando l’aveva reso ufficiale che aveva avuto il primo crollo emotivo che poi l’aveva spinto a buttarsi a capofitto nel calcio. Quando si era distratto con Thiago per far ingelosire Alex -cosa assurda a suo avviso…-.
Tipo caduta in stile libero versione tuffatore da cento metri d’altezza…
Ricordava perfettamente quel giorno… e come dimenticarlo?
Era stato peggio di quando negli spogliatoi aveva detto che era in crisi con sua moglie Jennifer.

***

L’aveva visto strano e sotto tono per tutto l’allenamento, ma quando era finito ed era sparito senza una parola era stato ancor più sospetto. Solitamente si fermava sempre con lui e il Noce per un paio di cavolate insieme.
Quella volta se ne era andato subito, silenzioso e cupo.
Si era rifatto vivo di sera con un messaggio.
‘Vieni a prendermi, sono nella merda.’ Ed il nome del bar.
Un locale imbucato, mai visto e mai sentito che aveva dovuto cercarsi su internet per trovarlo.
Dopo esserci andato l’aveva visto là in un tavolo in fondo alla bettola dove non potevano venir riconosciuti poiché probabilmente era gente che viveva fuori dal mondo.
Modo originale e rischioso per passare inosservato e far finta di essere gente comune.
Peccato che a lui non piacesse molto. Kevin adorava frequentare posti per VIP e venir riconosciuto per strada… a patto che non fosse di pessimo umore o depresso.
L’aveva visto con la testa appoggiata al tavolo, un bicchiere accanto ormai vuoto e le braccia abbandonate sotto come se fosse morto.
Mark aveva subito fatto un’espressione preoccupata da ‘tira una brutta aria’, suo malgrado era andato da lui e si era seduto allontanandogli il bicchiere.
- Ehi, che ti prende? - Nemmeno un saluto, a quel punto sarebbe stato fuori luogo.
Kevin aveva alzato la testa mantenendo il mento appoggiato e con aria spenta ed occhi che faticavano a stare aperti, l’aveva guardato stentando un pietoso sorriso.
- Sono ubriaco. - Non sarebbe servito dirlo ma Mark aveva ridacchiato perché l’aveva trovato tenero a modo suo. Cercava di mantenersi lucido quando stava annegando nell’alcool fin sopra i capelli.
Non sapeva niente dei suoi giri, all’epoca. Sapeva che aveva problemi con la moglie ma non aveva reso pubblico il divorzio ed ora che ci ripensava si rendeva conto di come erano andate veramente le cose.
Kevin non aveva prima divorziato pubblicamente con Jennifer e poi aveva cercato un chiodo scaccia chiodo trovandolo in Thiago. Mark, al presente dei suoi ricordi, si chiese come mai gli fosse sembrato così. Kevin in realtà aveva problemi con la moglie da mesi ma l’aveva veramente lasciata solo dopo la delusione di Thiago.
- Perché, che ti succede? - Aveva chiesto indulgente tirando fuori tutta la sua pazienza. Era incredibile quella specie di doppia faccia che aveva il ragazzo. Lo si vedeva in campo giocare deciso, sicuro e non aggressivo ma di certo non andava per il sottile, poi lo vedevi fuori ed era la persona più gentile, altruista e a modo del mondo. Aveva una pazienza infinita e parlava e scherzava con tutti. Per questo a Kevin piaceva, a parte perché lo capiva quando parlava. Era un pulito, lui. Uno di quelli che non mostrava maschere e riusciva ad essere coerente sempre, con questo suo stile di vita.
Ormai c’erano solo gli ipocriti, lo sosteneva sempre.
Mark all’epoca non sapeva nulla, quindi glielo aveva chiesto senza avere la minima idea di cosa gli fosse capitato. Aveva capito da solo che doveva aver avuto una storia con Thiago ma i particolari gli erano oscuri.
Kevin appoggiando la testa alla mano, tutta piegata di lato, aveva cominciato il suo sproloquio confuso e sconnesso da cui capirci qualcosa era stata un’impresa…
Aveva capito che con Jennifer erano alla frutta e che era da un po’ che andava con altre, pensando di averla superata aveva deciso di puntare tutto sulla prossima compagnia. Inizialmente aveva scelto Alexandre, come se fosse al mercato e potesse scegliere la lattuga che preferiva. Peccato che le cose non erano andate come aveva programmato ed invece aveva finito per innamorarsi di Thiago. Quando aveva detto questo Mark aveva sgranato gli occhi, non tanto per la relazione con Thiago che ormai in molti avevano capito, quanto perché aveva ammesso di esserne innamorato. Che lui sapesse non era solito succedergli quella cosa!
Poi aveva concluso con gli episodi della sera prima, da Alexandre, e poi di quella mattina, agli allenamenti, con Thiago. Quando l’aveva scaricato dopo che si era dichiarato seriamente, snudandosi e rischiando come non mai.
- Quindi sta con Roby! - Aveva commentato infine come a dire che era ovvio. Kevin fortunatamente non aveva colto la sfumatura, poi aveva aggiunto in fretta: - Non sarà mica la prima delusione? Hai detto che con Jennifer sei in crisi da mesi… - Non poteva certo essere peggio…
Non era né duro né sbrigativo, solo mentalmente abile a far sì che si aprisse e si sfogasse. Stava lì e gli faceva le domande giuste. Era questo tutto ciò che aveva fatto in quella serata dove era certo Kevin non era stato mai peggio.
- Sì ma è diverso… ho avuto tempo di accorgermi da solo che con lei era finita… stiamo divorziando a tutti gli effetti ed io… cazzo, mi sbatto di più per un amante perso! Ma non so che cazzo di sbagliato c’è in me! Non mi sono mai voltato indietro in situazioni simili! - Mark aveva stretto le labbra cosciente di cosa ci fosse, non sapeva come farlo capire ad un ubriaco dal caratteraccio particolarmente ottuso riguardo i sentimenti, ma doveva comunque provare a far qualcosa.
Così aveva parlato con la sua calma tipica senza agitarsi o turbarsi. Funse da calmante solo per il fatto che parlasse in quel modo, al di là di quello che aveva detto.
- Hai detto che ti sei innamorato di Thiago. È forse la prima volta che provi di nuovo sentimenti dopo tua moglie, no? Potrei dirti che è il classico chiodo scaccia chiodo ma non dovresti stare così male. Forse… non so, forse era quello giusto. Certo dirtelo ora che ti ha piantato è inutile, però magari poteva veramente essere quello giusto per te, per questo stai così male e te ne sei anche innamorato. Non credo tu ti innamori tanto facilmente, no? - E poi era sincero, per questo fra l’altro gli piaceva come amico. Kevin aveva sorprendentemente capito qualcosa, l’ultima parte soprattutto e sporgendosi sul tavolo per avvicinare il viso al suo, aveva risposto impetuoso sbattendo i pugni infervorato. L’alito d’alcool lo aveva investito rendendogli difficile la permanenza lì, ma non si era allontanato, se la sarebbe di sicuro presa.
- No che non mi innamoro facilmente, cazzo! È questo il punto! Non volevo innamorarmi! Sono strafottutamente convinto che le persone vogliano da me solo il mio corpo, i miei soldi e quello che so fare. So scopare bene almeno come gioco a calcio, forse meglio! Poi sono simpatico, so far ridere, ci so fare in ogni caso, cazzo! Vogliono questo, non me davvero, il mio stupido cuore o che cazzo ne so! Poi con lui non volevo, era solo per far ingelosire Alex che invece si è messo con Zlatan, cazzo! Oh che palle… non lo volevo comunque… è troppo bambino per me! Anche se poi oggi mi ha detto delle cose da adulto… ha detto che le persone vogliono tutto il firmamento, non solo l’esterno, anche l’interno, e che è una questione di fortuna, dipende da quello che si pesca. Ciò che si trova si tiene semplicemente. Ha anche detto che devo dare quello che voglio avere. Per questo Thiago non mi ha dato niente se non il suo corpo, perché pensava volessi solo questo. Ed insomma è colpa mia, cazzo! Ecco perché sono venuto qua ed ho bevuto come un coglione! Ha ragione, è colpa mia! Però non mi piace che sia così, uffa! Ma ormai l’ho perso e non posso farci nulla. E divorzierò da mia moglie e non mi importa ma dover lasciar andare Thiago sì! E sono nella merda per questo. - Poi gli scappò un rutto. - Oltre che domani mattina arriverò a pezzi agli allenamenti e se mi becca qualcuno che lo dice al mister mi spenna… e non so come arrivare a casa, non riesco ad alzarmi perché se mi alzo vomito e non riuscirei nemmeno ad arrivare al bagno! Mark, non sapevo da chi andare. Cioè metaforicamente. In realtà sapevo di non potermi muovere, infatti ti ho detto di venire. Cosa faccio? - Ne aveva dette di tutti i tipi, aveva parlato a ruota libera dicendo tutto quello che gli era passato per la mente, poi aveva ributtato giù di schianto la testa con un botto sordo ed un futuro bernoccolo sulla fronte. Mark preoccupato l’aveva guardato e preso per le spalle, era praticamente tutto steso sul tavolino e la nuca era a pochi centimetri da sé.
- Kevin? - L’aveva chiamato titubante. Non che lui sapesse cosa fare, gli serviva una lavanda gastrica ed una valanga di pastiglie anti sbornia che non poteva probabilmente nemmeno prendere!
Qualche secondo dopo lo vide sussultare e tremare fino a scuotersi ma non come un attacco epilettico. Era piano e sommesso.
Solo lì aveva capito che stava piangendo e appoggiando le labbra sulla sua nuca, sui capelli corti rasati su quel punto che poi si allungavano sulla sommità del capo in un taglio moderno, aveva sussurrato piano carico di un dispiacere sincero.
- Non lo dirò a nessuno. - E così sarebbe stato.
L’unica cosa che poi poteva fare per lui era veramente questa e l’aveva capito. A Kevin era stato più che sufficiente.
Aveva pianto per un’ora abbondante lamentandosi del fatto che non poteva essere stato così coglione da innamorarsi di Thiago ed essere rifiutato proprio quando si era deciso a tirare fuori quella parte di sé che non esponeva mai. Mark affascinato da questo si era chiesto come avesse fatto Thiago a respingerlo, ma sapeva di non poter entrare nel merito di quella scelta visto che doveva essere una storia molto più complessa.
Dopo, quando l’aveva sentito smettere, l’aveva alzato, si era messo in piedi e prendendosi il suo braccio intorno alle spalle e cingendogli la sua vita, l’aveva tirato su trascinandolo al bagno prevedendo una fuoriuscita utile di tutto quel che aveva buttato giù in poche ore.
Alla fine l’aveva portato a casa e l’aveva lasciato sul letto dopo avergli tolto le scarpe.
Per un momento aveva pensato di avere a che fare con suo figlio, poi si era detto che se suo figlio si fosse mai ridotto in quello stato pietoso l’avrebbe riempito di pugni.
Quando aveva fatto per andarsene, Kevin l’aveva trattenuto prendendolo per un polso, l’aveva tirato giù sul letto con sé e avvicinando goffamente e pericolosamente il viso al suo fin quasi a baciarlo, si era fermato e sempre con il suo alito tremendo aveva biascicato mantenendo gli occhi chiusi:
- Devi stare qua, domani mattina non capirò un cazzo e se salto gli allenamenti sono finito. Devi aiutarmi, ti prego. Non lasciarmi solo stanotte e domani mattina. Ti prego, Mark. -
Non era stato capace di rifiutare.
Quando con aria indulgente e paterna aveva annuito, Kevin era crollato immediatamente senza alcun preavviso. Era stato impressionante.
“Comunque non sapevo che fossero già separati… Jennifer è già andata via…”
Aveva poi pensato Mark guardandosi intorno. Era una bella casa mediamente grande.
Non era una situazione comune, non si ubriacavano mai a quel modo durante il campionato e soprattutto non capitava mai che dormissero insieme. Erano amici ma non fino a quel punto.
Alzando le spalle aveva avvertito la moglie, poi senza darsi tempo di imbarazzarsi per chissà quale arcano e misterioso motivo, aveva preso una maglietta comoda a maniche corte di Kevin, si era tolto il resto ed aveva dormito sul divano rimanendo coi boxer.
Non poteva certo mettersi ad esplorare casa e installarsi in una camera da solo.
Già che Kevin mezzo morto lo implorasse di dormire lì era strano, non era il caso di alimentare altre stranezze, per quella notte.

Mark avendo la sveglia incorporata, si era svegliato preciso come un orologio alla solita ora e senza la minima fatica. Un’ora abbondante all’inizio degli allenamenti mattutini.
Per un momento aveva fatto fatica a rendersi conto di dove era, poi aveva fatto mente locale sulla sera e ricordandosi di Kevin aveva subito sperato di ritrovarlo in stati migliori di qualche ora fa.
Decidendo di provare da subito con un caffè forte, l’aveva preparato, dopo di che nell’attesa aveva frugato negli armadietti della cucina sentendosi un ladro alla ricerca di qualcosa di sano, energetico e che lo aiutasse contro le sbronze.
Non c’era molto che il suo stomaco avrebbe potuto reggere ma non poteva andare ad allenarsi senza mangiare.
Per sé si era poi messo sulla tostiera del pane e facendo gli onori di casa da solo sentendosi comunque sempre più un ladro usufruttario, aveva approfittato del prosciutto e del formaggio per una delle sue tipiche colazioni.
Prima di consumarla, aveva versato una tazza di caffè per sé ed una più grande per Kevin, quindi non avendo idea di che cos’altro il suo stomaco avrebbe potuto buttar giù, gliel‘aveva portata.
In camera Kevin russava ancora della grossa esattamente come l’aveva lasciato e se non fosse stato per i versi animaleschi che emetteva avrebbe pensato fosse morto.
Aprendo appena gli scuri per far entrare un po’ di luce senza infastidire i sicuramente deboli occhi gonfi di Kevin, si era seduto sul bordo del letto e avvicinando la tazza al suo viso per fargli annusare l’aroma confortevole del caffè, l’aveva chiamato.
Silenzio.
Mark paziente lo aveva scosso per le spalle tornando a chiamarlo. Finalmente aveva ricevuto una reazione. Un grugnito.
Chinatosi l’aveva girato sul fianco, quindi aveva messo una mano nella parte del viso appoggiata al cuscino ed alzandola di peso gli aveva messo il caffè proprio sotto il naso. Gli sembrava di nuovo d’avere a che fare con suo figlio ma non aveva demorso e continuando a chiamarlo aveva finalmente ottenuto qualcosa.
Kevin aprendo mezzo occhio aveva visto subito il liquido nero e riconoscendolo come caffè, senza nemmeno guardare colui che glielo porgeva e che gli alzava la testa in quel modo premuroso o prendere da solo la tazza in mano, aveva attaccato la bocca con l’intenzione di berlo in quel modo.
A quello Mark non aveva potuto trattenere una risata divertita…
- Sei proprio un bambino viziato! Potresti tirarti su e tenertela da solo, la tazza! - Ma non sembrava seccato od infastidito, per questo aveva continuato a dargli da bere direttamente lui.
Era stato comunque strano, oltre che divertente. Piacevole a modo suo. Forse perché si era potuto prendere cura di lui o si era sentito utile, non sapeva…
Un mugolio in risposta e basta per niente facile da interpretare, poi più niente fino a che il liquido bollente non aveva bruciato del tutto la gola.
Posando la tazza Mark aveva aspettato senza togliere la mano dalla sua guancia, continuando così a sostenerlo, non si era assolutamente reso conto del proprio sguardo addolcito con cui lo guardava e dopo qualche istante Kevin si era deciso a guardarlo e a notarlo.
Non aveva detto niente per un paio di secondi, non si era nemmeno mosso lasciandosi cullare da quella mano che lo sosteneva premuroso, quindi capendo che poi aveva fatto bene a chiamare lui, si era deciso a parlare con voce roca e cavernosa:
- Perché sei qua? Non ricordo niente di ieri sera… - Poi aveva notato la propria maglia addosso ed i boxer… - Hai dormito qua? - Mark rise in quel suo modo radioso e coinvolgente che risollevò in qualche modo Kevin. Non voleva alzarsi però sapeva che non poteva rimanere così…
- Che ti sei ubriacato e mi hai scritto lo ricordi? - aveva detto in un misto fra l’indulgenza ed il divertito aiutandolo a tirarsi su a sedere piano piano. Kevin aveva annuito. - Dopo un’ora di pianti ti ho aiutato a vomitare e ti ho portato a casa. Mi hai chiesto di rimanere a dormire per tirarti giù dal letto stamattina. - Al ’un ora di pianti’ Kevin era arrossito nonostante la pelle mulatta, poi rigido come un manico di scopa aveva finalmente messo giù i piedi. Per questo Mark pensando che fosse tutto a posto si era alzato per andare in cucina a finire la colazione ma Kevin in quello gli si era aggrappato alla vita con disperazione. Si sentì addosso una zavorra vera e proprio ed impossibilitato a proseguire si era fermato girandosi.
- Che c’è? - Aveva chiesto tremolante non aspettandosi quella reazione strana. Kevin era rimasto aggrappato a lui come se stesse affondando negli abissi infiniti e guardandolo dal basso col mento appoggiato al suo ventre piatto dove gli addominali erano ben scolpiti -e per poco non gli aveva tirato giù i boxer-, aveva biascicato:
- Lo dirai a qualcuno? - Non ricordava nemmeno quando, consolandolo, gli aveva detto che sarebbe rimasto fra loro. Mark sorrise contento di averci preso, la sera prima. Era proprio quello che premeva di più a Kevin e con le braccia imprigionate lungo i fianchi dalle sue che l’artigliavano, aveva cercato di sostenerlo per alzarlo su.
- Certo che no. A chi dovrei dirlo, al mister? - Kevin si era lasciato alzare ma non era stato capace di staccarsi dal suo forte e sicuro appoggio, consapevole che probabilmente sarebbe pietosamente caduto giù. Per cui con le braccia strette intorno al suo collo e la testa sprofondataci contro, tutto appiccicato a lui -ed era ancora vestito come la sera prima, ovvero con jeans e maglia- aveva mugolato in un soffio lagnoso:
- Grazie… - Che sicuramente comprendeva molte cose.
Mark circondandogli la schiena aveva sorriso sorpreso ed intenerito da quei suoi modi infantili di chi, semplicemente, aveva bisogno di aiuto e non osava ammetterlo se non da ubriaco.
- Siamo amici. - Aveva risposto con fermezza ed assoluta serenità. Poi dopo qualche istante in cui Kevin si era appollaiato contro di lui senza la minima intenzione di staccarsi, aveva aggiunto: - Pensi di camminare da solo o ti devo prendere in braccio come una principessa fino alla cucina? -
- Devo farmi una doccia, portami in bagno… - Mark con un sopracciglio alzato aveva risposto scettico…
- Ti devo veramente portare in braccio? -
- No? - Non capiva se era serio ma non accennava ad alzare il viso dal suo incavo e continuava a farlo rabbrividire ad ogni sussurro lamentoso.
- Ti trascino, se vuoi… - Kevin all’idea di rovinarsi le ginocchia aveva risposto, sempre arruffato e sempre senza staccarsi da quella calda, morbida e confortevole alcova, alzando le gambe ed allacciandole intorno alla sua vita come un koala aggrappato all’albero.
Mark era rimasto interdetto, poi senza riuscire a non ridere l’aveva assecondato -non che a quel punto rimanesse altro- portandolo veramente al bagno.
- Mai visto niente di simile! -
La situazione la trovava in bilico fra il surreale, il comico e l’equivoco ma volendo trascurare il lato equivoco aveva riso tutto il tempo, molto meglio così…
Una volta giunto al bagno…
- Ti devo buttare nella vasca? - Kevin aveva scosso il capo rimanendogli aggrappato, poi aveva mugugnato sempre sulla sua pelle sensibile:
- Devo spogliarmi. Mi faccio una doccia. - Aveva infatti anche il box della doccia, in un altro angolo del bagno spazioso. Ed era pure un box per due. Mark si era fermato ad immaginare tutte le cose che sicuramente ci aveva fatto ed era arrossito.
- Cos’è, devo pure spogliarti e lavarti? - L’aveva detto con ironia e scherzando ma Kevin aveva pigramente annuito lo stesso rimanendogli appeso. Mark immaginandosi a farlo davvero l’aveva mollato di schianto senza risultati, il ganese era ancora appeso come una scimmia! - Kevin? - L’aveva chiamato tremolante ed incerto. - Dovresti staccarti e lasciarmi andare… non intendo spogliarti e lavarti. Se vuoi chiamo una baby sitter… magari riesce a farti dimenticare Thiago… - Non l’avrebbe detto se non avesse pensato di scuoterlo, era così che infatti era sceso subito come terrorizzato all’idea di distrarsi di nuovo con qualcun altro come aveva fatto con Thiago, finendo poi nel peggiore dei modi.
- Fanculo le distrazioni, le consolazioni e quelle puttanate lì! Non scoperò più se non è per qualcosa di serio! - Quando l’aveva detto Mark l’aveva guardato con occhi sgranati e sorpreso, per poco non era morto, quindi dopo qualche istante si era messo a piangere dal ridere.
- Ti devo proprio vedere! - Con questo Kevin fintamente offeso si era spogliato davanti a lui, non che ci fosse qualcosa di strano, erano compagni di squadra, si vedevano nudi di continuo, sotto le docce e negli spogliatoi…
- Guarda che è vero, non scoperò più così per distrarmi e basta! Fanculo! Non voglio finire come… ieri sera! - Mark però aveva interiormente ammirato il suo discorso. Sarebbe stato saggio riuscire ad attuare quell’intenzione. Peccato che lo conosceva, non ce l’avrebbe mai fatta.
- Buon per te! - Aveva poi risposto uscendo senza l’intenzione di fare altro.
Kevin però non della stessa opinione si era messo a parlare ancora a ruota libera obbligandolo a rimanere lì a fissarlo nella speranza di essere liberato. Non era maleducato, non se ne andava se uno gli parlava, specie se era un amico bisognoso di sfoghi.
Alla fine si era perso nelle sue parole tutte disfattiste e tragiche che riguardavano un po’ tutto e tutti e nel mentre i suoi occhi si erano spostati su qualcosa che l’avevano distratto. Ritrovatisi infatti ipnotizzato dalle sue mani che si muovevano sul suo magnifico corpo atletico e muscoloso e sui suoi tatuaggi, non aveva saputo rispondere a nessuna delle domande e quando Kevin era uscito e gli aveva schizzato l’acqua sulla faccia, gli aveva detto stizzito:
- Potresti anche rispondermi, cazzo! -
Mark aveva sbattuto costernato le palpebre e con prontezza insperata aveva risposto ironico:
- I confessionali non parlano, ascoltano! - Kevin in risposta l’aveva schizzato di nuovo e guardandosi allo specchio aveva detto che se voleva poteva farsi la doccia anche lui mentre si faceva la barba. Era proprio ora di radersi, in effetti…
Mark pensando che ormai la sua colazione era da buttare e che sarebbe passato al bar al volo, aveva accettato la proposta e spogliandosi a sua volta si era rassegnato alla seconda rata di parole a raffica.
Finendo poi insieme le rispettive attività erano tornati in camera e forniti a Mark dei vestiti di ricambio si erano cambiati.
Solo alla fine l’olandese gli aveva chiesto cambiando tono:
- Come stai? - Era intimo. Kevin aveva smesso di blaterare a casaccio delle sfighe varie e fermandosi a pensarci aveva risposto stupito per primo:
- Meglio… - Poi fissandolo stranito gli aveva battuto a mano sul braccio: - Del resto con tutto quel che ti ho detto se non fosse stato così sarei stato proprio da rinchiudere! Grazie, amico… a buon rendere! Sei proprio un terapista coi fiocchi! - vedendo che aveva ritrovato almeno in parte il suo famoso umorismo, Mark aveva sorriso contento. Da ieri sera il cambiamento era abissale. Proprio imparagonabile.
Da quella volta Kevin aveva cominciato ad uscire con lui ogni sera, quasi, e a passare insieme gran parte del tempo libero.