CAPITOLO VIII:
RICADERE NEL FANGO

Appena aveva aperto gli occhi non era riuscito a trattenersi.
Aveva sognato Kevin tutta la notte, ci aveva pensato e ripensato a quello che gli aveva detto e a come si erano lasciati e ci era stato molto male. Non era da lui rivoltarsi male contro un amico, specie se questo veniva da un momento instabile come quello di Kevin.
Fare sesso a casaccio per non pensare ai sentimenti era anche normale, dopotutto, specie per uno come lui.
Non voleva che smettesse di parlargli perché era stato troppo brusco.
Era solo stata colpa di Arjen che se ne era uscito con quella telefonata e quei lamenti.
Perché non lo chiamava e non si faceva sentire?, gli chiedeva… come poteva?
Era ovvio il motivo.
Per poter ricominciare. Per non avere la tentazione di tornare indietro da lui. Per andare avanti e basta.
Era troppo doloroso non vederlo più così tanto ed era stata una sua scelta precisa. Era lui che voleva non sentirlo tanto e non vederlo. Potevano… insomma, erano pieni di soldi, fra un impegno e l’altro un viaggio a Monaco o a Milano potevano permetterselo.
No, non voleva perché ora c’era sua moglie e non intendeva ricadere più in quell’errore madornale.
Aveva approfittato del desiderio di andarsene dal Bayern facendo coincidere la decisione anche con la fine di quella breve relazione. Una relazione iniziata prima del proprio matrimonio e che aveva troncato ricadendoci dopo per… non sapeva nemmeno lui perché…
Non voleva, non voleva e basta.
Come poteva chiedergli di telefonargli di più e di venire a Monaco ogni tanto?
L’aveva proprio fatto arrabbiare.
Lui le idee le aveva chiare, si comportava in modo coerente sempre per un motivo preciso, non certo a caso!
Se non si faceva vivo con lui era perché non voleva, punto e basta.
Però con Kevin era diverso, se l’era presa con lui perché aveva visto quel suo comportamento come immaturo e l’aveva associato ad Arjen. Non era stato giusto comportarsi così con lui, se l’era presa a torto. Insomma, l’aveva proprio piantato in asso in malo modo.
Ecco perché appena alzato quel mattino gli aveva scritto subito senza esitare.
‘Scusami per ieri sera, non volevo. Non ce l’avevo con te ma con Arjen. Se vuoi ci vediamo al Frak stasera… così ti spiego meglio e ti offro una birra per farmi perdonare.’
La giornata di Kevin si era rivoltata completamente.
‘Tutto ok, non me la sono preso. La birra volentieri. A stasera. Passo io alle 9.’
Da lì sembrò fosse sincero. Mark non capì minimamente che invece ci era stato peggio che mai, che si era ubriacato, si era sfogato con Thiago, aveva pianto, vomitato, dormito e fatto un gran casino!
Sorridendo si apprestò a rivederlo senza sapere nemmeno che la cosa migliore per Kevin sarebbe stata in realtà evitarlo per un po’. Senza sapere niente dei suoi molti problemi. Senza immaginarlo proprio.

Le nove di sera arrivarono con una velocità impressionante e per Mark fu un sollievo sentire lo squillo al cellulare. Con una certa fretta imboccò la porta di casa ed uscì.
Quando vide la sua macchina sorrise come se fosse dimagrito dieci chili. Fino all’ultimo aveva pensato non si sarebbe presentato, troppo offeso per la sera prima. Così non fu e quando salì per prima cosa, sorprendendo non poco Kevin, lo circondò con vigore e l’abbracciò per scusarsi meglio, convinto di aver fatto proprio una carognata nel parlargli a quel modo.
- Non volevo, davvero… sono stato un bastardo… è che… - Ma Kevin gelato e senza parole annegò in quell’abbraccio preoccupato e spontaneo tanto che non lo fece nemmeno continuare. Non voleva sapere perché, bastava che fosse tutto a posto.
Si sentiva idiota e stupido ma non poteva farne a meno.
Solo allora capì le parole di Alex -sempre col secondo treno.-
“Eccomi qua. Non ne posso fare a meno. Ora come faccio?”
- Non pensarci, avevo capito… - A questo capì che sarebbe stato in grado di mentire benissimo e di poter reggere un’intera serata con lui senza crollare e confessare il proprio pietoso amore.
Dopo… dopo ne sarebbe uscito distrutto, magari, ma ci sarebbero sempre stati Thiago, Roby ed Alex.
Seduti al solito bar davanti ad una birra grande a testa, furono lieti di poter tranquillamente alzare il gomito senza preoccuparsi degli allenamenti o di una qualche partita imminente!
Mark sembrava un altro e Kevin non pareva mai essere stato tanto male per lui da aver vomitato l’anima sorretto da Thiago. Se avesse saputo sarebbe stata la fine.
- Sai… - Cominciò piano Mark guardando in basso, la birra. - Non è mai stato un problema per me il rapporto con gli altri miei compagni di squadra. Ne ho instaurati sempre di ottimi, specie al Bayern. Con Arjen però era diverso. Non ce lo siamo mai detti ma credo fossimo innamorati. Abbiamo avuto solo una storia fisica, non abbiamo ammesso nessun sentimento, mai, così quando ho avuto la possibilità di fare una vita normale l’ho colta, mi sono sposato. L’ho lasciato e abbiamo instaurato un rapporto normale d’amicizia. Poi, nel periodo in cui le cose col mister andavano male ed io meditavo di andarmene perché non ce la facevo più, ero così confuso e messo male che non ce l’ho fatta ed ho ceduto. Sono di nuovo stato con lui. Il tradimento mi ha bruciato molto perché era vero. Non era solo una stupida e vuota scopata come possono capitarne tante. Ci sono stati sentimenti di mezzo. Stava andando tutto in frantumi. Il lavoro, il matrimonio, la mia vita privata… tutto… alla fine ho deciso di andarmene un po’ per tutto. Per ricominciare, per provare a riprendere una vita normale, senza complicazioni. Semplicemente giocare a calcio come volevo senza sprecare i miei preziosi ultimi anni di carriera da giocatore. E un matrimonio buono e sano. Ho dei figli fantastici e non voglio ne risentano. - Mark sospirò, si stava confidando un po’ troppo con Kevin ultimamente e la cosa strana era che normalmente non lo faceva, non era solito aprirsi. Però si sentiva meglio, gli veniva facilmente, era un sollievo vero.
Alzò lo sguardo sull’amico che non riusciva a smettere di guardarlo e rimase incatenato. Sembrava perso, risucchiato dalle sue parole o da non poteva sapere cos’altro…
- Eri innamorato… - Suggerì Kevin coraggiosamente, Mark non sapeva quanto gli costavano quelle parole ma le disse con encomiabile tranquillità.
L’olandese si strinse nelle spalle piegando la testa di lato:
- Penso di sì… lui è sempre stato il mio punto di riferimento sia in nazionale che in club… però sai, ho le mie fisse anche io e quando me ne prendo una non me la scrollo di dosso. Volevo un matrimonio sano e quando ho visto che stava andando in pezzi per colpa di qualche capriccio, che poi fosse amore per me un extra matrimonio è un capriccio comunque, non ci ho più visto. Associato all’ambiente in squadra che mi faceva star male, non ho proprio resistito. Mi sentivo soffocare a Monaco. Con un mister che non mi voleva e mi stava sprecando, i miei ultimi anni di carriera che se ne andavano e il matrimonio sempre più in pericolo perché preferivo Arjen ai miei principi. - Sospirò bevendo un lungo sorso di birra, quindi si appoggiò col mento al palmo e concluse con semplice tristezza: - Ho voluto fare un tentativo andandomene. Riprendermi in mano, ricominciare… ho solo cercato di non spezzarmi. Però ieri sera mi ha chiamato Arjen rimproverandomi che non lo chiamo mai e che non vengo mai a trovarlo ed io gli ho detto che non era il caso, che non poteva bastare una telefonata e che non sarebbe servito. Abbiamo litigato. Lui non capisce questa mia presa di posizione. Dice che se mi trovo bene a Milano posso anche rimanerci ma questo non significa che non dobbiamo vederci. Non capisce che io preferisca tenere in piedi il mio matrimonio piuttosto che lui… - E Kevin ora capiva anche Arjen. Capiva tanto bene da star male. Ecco perché era una pessima idea alimentare quel rapporto, perché non poteva portarlo in una bella direzione. Poteva solo infossarlo.
Come poteva essersene innamorato?
Non capiva ancora… perché gli era stato tanto accanto, l’aveva aiutato con Thiago, aveva avuto modo di conoscerlo, si erano aperti e scoperti… i loro mondi erano andati seriamente in collisione ma non poteva bastare questo. Non succedeva con tutti una cosa simile.
Era veramente Mark era quello giusto? Ma se così fosse stato doveva essere ricambiato. Doveva.
Arrivato a quel punto del ragionamento che puntualmente faceva a ripetizione da giorni, si fermava e non sapeva proseguire.
Mark era di sua moglie, non voleva saperne di rischiare, di fare altro, di provare altro…
Non avrebbe mai cambiato, mai. Nemmeno per amore. I suoi principi erano sacri. Troppo. Niente li avrebbe sovrastati ed esserne tanto certi non gli faceva che male.
- E’ ammirevole, penso che tu sia uno dei pochi, ormai… cioè che cerca di farlo veramente… in questo settore, per lo meno… - Lo disse senza peli sulla lingua ed era vero che lo ammirava, riuscirci doveva essere fantastico. Lui non era fra questi.
Mark sorrise di gratitudine, si sentiva sempre capito da lui anche se sapeva che non condivideva certi suoi modi di vedere le cose.
- E’ dura perché a volte vorrei solo andare da lui e basta. Ha significato tanto ma nel giro di un anno penso di avercela fatta, di averlo superato, quindi sentire che insiste ancora ogni tanto mi dà fastidio. Non capisce e non rispetta la mia volontà. Tu ad esempio sì. Voglio dire… so che non ti dispiacerebbe passare il tempo con me sotto le coperte, è chiaro, però io ti dico di no, ti spiego perché e non insisti. Ed in compenso ieri ti ho detto di tutto… davvero non ce l’hai con me? - Perché lui al suo posto non gli avrebbe mai parlato.
Kevin sorrise sornione.
- Ma và… per così poco! - Altri l’avrebbero ucciso nel sentirlo ora… - E poi è vero… sono uno che attacca per non essere attaccato. La differenza però è che poi si sta male in due, non evito niente, dopotutto, peggioro le situazioni. Ed è vero che scappo dalla realtà e dalla sofferenza a cui dovrei arrendermi immergendomi nel sesso perché non ci penso e mi piace. Non hai detto niente di sbagliato. Sì, forse per fare un passo in avanti dovrei arrendermi e stare male, ma non ne sono capace. Preferisco dimenticare con un paio di orgasmi. Prima o poi il tempo affievolirà tutto e dimenticherò. È così che va. Il tempo deve solo andare avanti. - Peccato che mentre Mark pensava si parlasse di Thiago, Kevin parlava di lui. Era da lui che voleva prendere tempo. Non glielo avrebbe mai detto, sarebbe stato peggio. Questo non gli impediva di stare comunque male, ma intanto non andava nel modo più atroce di tutti.
Mark sorrise.
- Se io non fossi così rigido ti darei una mano… - Questo intendeva una cosa ben chiara e Kevin per poco non morì nel capirlo.
- Vuoi dire che scoperesti con me? - Mark rise, finalmente Arjen era scacciato insieme ad ogni pesantezza d’animo e rimorso. Solo con Kevin ci riusciva, ormai, quando gli prendeva la malinconia.
- Non ho problemi a farlo con uomini. Non dopo Arjen. E posso dire senza vergogna che tu fisicamente lo batti dieci a zero! - Arjen infatti non era un bell’uomo seppure avesse un fisico di tutto rispetto…
Kevin gongolò e finse di vantarsi di quel complimento, infatti riuscì anche a fare un paio delle sue battute dementi che fecero morire Mark. Quell’atmosfera gli era mancata, da troppo non uscivano più così. Da quando Kevin aveva cominciato a farsi anche il Noce oltre che Melissa. L’aveva messo molto da parte e lui aveva avuto molto tempo per stare per conto suo e ricordare i tempi a Monaco. Nessuno poteva stare solo se non era felice al cento percento al presente.
- Allora sappi che con te ci starò sempre incondizionatamente! Ehm, volevo dire… ci sarò. Per te ci sarò! - Giocò di proposito col doppio senso e Mark ridendo sapeva che diceva sul serio, che ci sarebbe veramente stato.
- Ma se ci sta prima Thiago è meglio! - Disse ancora convinto che fosse per lui ogni suo istinto e desiderio primario. Kevin fu lieto che lo pensasse, era più facile così.
- Il mondo è pieno di persone. Se non sarà Melissa a farmelo dimenticare e non vuoi essere tu, sarà qualcun altro! - Parlare così era più facile. Fingendo di scherzare come sempre ed invece dicendo le cose veramente.
Mark non capì quanto serio fosse, pensò che era vero che sarebbe andato a letto con lui ma solo perché ci andava quasi con tutti.
In teoria.
Alla pratica, comunque, nel fango per Mark ci si stava mettendo sempre più.
Parlarono per il resto della notte di tutto, spaziando come al solito dal demente alle riflessioni serie, agli episodi passati e a qualunque cosa passasse ad entrambi per la testa, poi quando fu ora di lasciarsi e Kevin portò Mark a casa, di birre ne avevano bevute entrambi ma non al livello di ubriacarsi. Erano solo particolarmente felici. Prima di scendere l’olandese si voltò verso l’amico e col capo piegato di lato ed una strana espressione assolutamente indecifrabile che paralizzò Kevin, disse:
- Sono contento di aver risolto. Non sono riuscito a dormire, stanotte, pensando a te e a come ti avevo piantato! Sto troppo bene con te, non voglio che i rapporti si rompano per niente al mondo. -
Kevin avrebbe dato tutto affinché questo non succedesse e non solo, avrebbe dato tutto per poter stare con Mark tutta la vita. Così su due piedi lo pensò e lo desiderò e a bocca aperta e stupito si chiese se potesse suonare come una specie di dichiarazione. No, poi realizzò. Mark quando si dichiarava o diceva le cose era molto più diretto, oltre che crudelmente sincero. Questo era né più né meno un grazie amichevole e basta.
Però dovendo farselo bastare gli tese la mano nel modo del saluto fra uomini e quando l’altro la prese l’attirò a sé e lo strinse battendogli la spalla con l’altra mano. Dopo aderì straordinariamente la guancia alla sua. Solo così. Solo questo.
Poi un mormorio.
Un piccolo grazie.
Dopo di questo, avendo paralizzato Kevin che si sciolse del tutto, scese e rientrò in casa.
Le cose si stavano mettendo sempre più per una via pericolosa.
Molto pericolosa.
Specie perché Mark non aveva detto una cosa a Kevin.
Che quando aveva litigato con Arjen al telefono gli aveva detto che non sarebbe mai tornato indietro soprattutto perché lì a Milano aveva trovato il suo ambiente e non solo. Delle persone. Delle persone con cui stava bene. Ed aveva pensato subito a Kevin. Ci aveva pensato e non aveva saputo toglierselo dalla mente un solo istante, quasi che sembrava volesse rimanere lì in quella nuova vita principalmente per lui.
No, era troppo dirglielo. Specie perché si conosceva. Non era mai buon segno cominciare a pensare così.

Appena Mark era sceso, la prima cosa che Kevin aveva fatto era toccarsi la guancia che aveva strofinato l’altro, poi scuotendo la testa e contraendo la mascella era partito sgommando sulla sua auto sportiva ultimo modello. In breve era a correre per le vie periferiche in direzione di una villa precisa, una villa che sarebbe stata chiamata la casa delle disgrazie visto che chi ci andava o combinava disastri o si disperava per qualcosa.
Quando suonò il campanello, gli aprì un rossissimo Alex, da lì capì subito d’averlo interrotto e si preparò agli sguardi truci di Zlatan che, quando entrò dentro, puntualmente arrivarono.
Lo svedese era seduto nel divano coi pantaloni chiaramente slacciati e l’aria più truce mai avuta.
- Che cazzo c’è ora? - Disse al posto di Alex troppo imbarazzato per parlare.
Kevin era troppo demoralizzato e confuso per preoccuparsi di un probabile calcio o cose simili, infatti sedendosi su una delle poltrone dell’ampio salotto, si strofinò il viso con le mani e mormorò con un filo di voce che non era mai stato da lui:
- Non sapevo dove andare, non potevo stare solo e dovevo parlarne con qualcuno… Roby e Thiago non era il caso, ho fatto abbastanza casini con loro… - Il fatto che lo riconoscesse fu un traguardo importante e Zlatan se ne rese conto.
- Allora è vero? Devo condividerti con tutta questa gente? - Fece ad Alex riferendosi al fatto che sbucavano persone come funghi ogni volta che stavano insieme!
Il brasiliano si strinse nelle spalle mortificato come se fosse colpa sua, poi per sbollirsi prese dal frigo del piano bar tre birre fresche e ne porse una a testa ai due ragazzi. Kevin la prese ma nemmeno l’aprì, quindi lo fece Alex che si sedette nel divano accanto a Zlatan in attesa che cominciasse lo sfogo. Era evidente che stava male e ne aveva bisogno…
- Stamattina dopo che sei andato su mi ha scritto Mark… - Entrambi gli altri due fecero una strana faccia, Zlatan da ‘mica l’avrai fatto veramente!?’ e Alex da ‘dimmi che non è vero!’. Kevin proseguì. - Si scusava con me dicendo che non voleva e che gli dispiaceva e se potevamo vederci di sera. -
- Tu gli avrai detto che si incula! - Borbottò Zlatan che ormai conosceva bene tutte le telenovele che passavano per casa Pato… se le conosceva il proprietario il minimo era che le conoscesse anche lui.
- Se è qua mi sa che ci è andato… - Dedusse logicamente Alex. Zlatan lo fissò sbieco come per dire ‘ma per chi mi prendi?’ e lui si strinse nelle spalle come per dire, invece ‘che ne so!’
- Gli ho scritto che non me l’ero presa… - Gli altri due strabuzzarono gli occhi nello stesso modo, questa volta… da ‘ma sei pazzo?’. Insomma, si era ubriacato, aveva pianto e si era disperato… - Ed ho accettato l’invito per stasera. -
- Sei proprio un coglione, sai? - Zlatan non aveva certo paura a dire le cose come stavano…
- Sì che lo so ma non hai mai fatto niente sapendo che era sbagliato e che ti saresti fatto male? - Ruggì Kevin tirando fuori il suo caratterino non per principini…
- Io sì! - Rispose spontaneo e partecipe Alex. Lo capiva bene… Zlatan sospirò.
- Sì che l’ho fatto. Lo faccio sempre! Vengo espulso un sacco di volte! Non sono un Santo, ma questa è proprio una stronzata, sai! - Kevin lo ignorò e proseguì.
- Bè, io ci sono andato. Abbiamo parlato, mi ha spiegato che era innamorato di Arjen e che quando se ne è andato da Monaco l’ha fatto per un insieme di cose, fra cui lui. Voleva tenere vivo il suo matrimonio e sapeva che se fosse rimasto là avrebbe sempre preferito Arjen per una questione di sentimenti. E poi comunque non voleva passare gli ultimi anni della sua carriera di giocatore seduto in panchina, sia pura di un club prestigioso! Aveva problemi sia sul lavoro che in privato, era un caos e per provare a sistemare tutto se ne è andato. Ci è riuscito. Ha messo da parte Arjen, è andato avanti, con sua moglie le cose vanno bene, gioca a calcio quanto vuole… insomma… è di nuovo in Paradiso. Solo che ieri sera Arjen gli ha rimproverato di non farsi sentire. Mark è uno tutto d’un pezzo, non si piegherà mai. Quando chiude lo fa in modo definitivo e per sempre ed è incredibile come ci riesca! Io penso che se qua ha di nuovo qualche tentazione -magari io- poi finirebbe per andarsene di nuovo, non so. -
Kevin non ricordava niente di quello che aveva detto Thiago, parole molto utili, quindi quando Alex disse la sua gli parve di sentirla per la prima volta. Zlatan rimase stupito, non l’aveva mai sentito parlare così, comportarsi in quel modo così… adulto… saggio… era una versione di Alex veramente molto interessante.
- Nessuno può sapere cosa prova un altro, cosa succederà, cosa sarà. Per saperlo devi viverlo. Stai già male, pensi di stare peggio se poi ci provi, ci riesci ma quello se ne va e scappa? Secondo me non può essere peggio di così ma almeno ti sarai comportato a modo tuo. Buttandoti sempre. Provandoci in ogni caso. Combattendo con cattiveria, come fai sempre tu! - Kevin dimenticò di chiudere la bocca mentre risuonava un campanello nella mente. Qualcun altro doveva averglielo detto. Zlatan non lo sapeva, invece, e vide il suo compagno con occhi nuovi, capendo come mai venivano tutti lì prima o poi!
- Perfino io l’ho vissuto! - Arrossì e Zlatan sghignazzò. Rimaneva comunque sempre lui. - Non so se andrà bene o male, a volte… - Fece capire cosa intendeva con un’espressione molto esasperata. - Ma altre… - Ed ancora con un’altra in estasi. I due ragazzi sorrisero inteneriti.
- Devo provarci lo stesso? Anche se potrei rovinare tutto? -
Alex a quello sorrise divertito.
- Dov’è che ho già sentito questa domanda? Ah sì… era Roby… qualche mese fa… quando era perso per Thiago ed era convinto che non lo ricambiasse, lo reputasse solo un amico e che fosse anzi perso proprio per te! - Anche Zlatan ridacchiò all’idea del casino in cui quel fenomeno brasiliano si era cacciato!
Kevin non sapeva certo i retroscena, l’aveva vissuta da un altro punto di vista, il suo… un punto un po’ contorto comunque.
- Alla fine Thiago lo ricambiava… - Mormorò. Alex fece lo sguardo ovvio e così il ghanese proseguì appoggiando la nuca allo schienale, sospirando stanco e guardando in alto. Era confuso comunque e non gli piaceva esserlo. - Ma Thiago è diverso. Lui non ha problemi ad andare con altri, a tradire sua moglie… è molto aperto di mentalità, scende a compromessi… - Si ricordò del suo discorso di quella mattina. Era molto aperto, visto che per aiutare Roby a capire perché sbagliava voleva andare a letto con lui. - Provavano le stesse cose… Mark è diverso… -
- E’ vero… ok, è vero… - Fece Alex cercando qualcos’altro da dire a quel punto. Non trovò molto e si inserì Zlatan.
- Senti, fa un po’ come ti pare. Se vuoi rischiare rischia, se non te la senti e ti caghi addosso evita! Che cazzo vuoi che ti dica? Tanto se sei veramente innamorato non riuscirai a resistere comunque! -
Sarebbe stato profetico.
Kevin lo fissò non male e nemmeno offeso. Alla fine cosa potevano dirgli?
- Non voglio una soluzione, farò comunque di testa mia, quello che mi verrà sul momento! Improvviso sempre, io! Avevo solo bisogno di parlarne. Di stare con qualcuno. - Lo disse mordicchiandosi la bocca e guardando in basso, si vergognava a dirlo ma poi era così ed Alex sorrise appoggiando di rimando la testa sulla spalla di Zlatan. Il sonno cominciava a schiacciarlo ed ormai il momento dell’intimità era andato.
- Casa mia è sempre aperta. - Fece infatti con gli occhi che gli si chiudevano. Lo svedese lo notò e si rilassò sul divano mettendosi comodo, allungando i piedi sul tavolino davanti e rimanendo semplicemente così, fermo, ad aspettare che Kevin se ne andasse ed Alex si addormentasse. Semplicemente così come stavano bene.