CAPITOLO XIII:
STRATEGIE CHE SI INTRECCIANO
 
Non si sarebbe mai aspettato di vederselo piombare in casa così di buon mattino.
Certo avevano appuntamento per andare insieme agli allenamenti, ma da lì all’orario in cui erano messi d’accordo c’era almeno un’ora!
Quando gli aprì e si vide il viso sorridente e sornione di Stephan, Marco era tutto arruffato e mezzo addormentato, quindi stropicciandosi il viso con le mani sbadigliò e si stiracchiò così com’era, davanti alla porta, aspettando di riprendersi.
Era prestissimo!
Stephan rimase paziente ad osservarlo, era un bel vedere dopotutto… la sua 'versione notturna' non aveva niente da invidiare a Kevin!
Kevin era quello che identificava come il più bello della squadra, però doveva ammettere che ultimamente i suoi gusti andavano alle statue di neve!
Coperto solo dagli shorts, si capiva che non aveva biancheria intima. Sapeva che gli dava fastidio e che appena poteva ne faceva a meno. Persino in piena estate, quando non aveva la divisa per giocare ed era in tenuta libera, evitava i boxer. Era una cosa che lo faceva andare fuori di testa mentre gli altri ridevano!
Aveva un bel corpo, oltre che un bel viso. Lo scrutò sfacciato da cima a fondo ed il suo sorrisetto ironico non accennò a spegnersi nemmeno quando Marco resuscitò e lo notò.
- Ma mi stai guardando? - Chiese in un misto fra l’addormentato, l’incerto, l’ingenuo e pure l’accusatore!
Stephan ridacchiò e strinse le spalle, poi con faccia tosta rispose tranquillo:
- Ti sembra che ti guardi? -
- Mi sembra che mi mangi! -
Rispose roco e schietto passandosi di nuovo le mani sul viso e fra i capelli neri e corti tutti sparati in varie direzioni. Se li ravvivò grattandosi la cute per poi, alla sua risata sadica, sbadigliare ancora e rientrare per lasciarlo venire dentro.
- Ma che ora è? Non è presto? -
- Sì ma avevo bisogno di parlare… sono passato da Kevin ma non era aria, così speravo che tu fossi sveglio! -
Marco guardò finalmente l’ora e sbalordito si lasciò cadere nel divano, stendendosi con le braccia sopra la faccia:
- Tu sei matto, è prestissimo! Ma hai dormito? -
Stephan, preso in contropiede, arrossì.
- Non molto… - Non aveva dormito per niente pensando a Maxi. Per questo arrossiva!
Marco non fece cenni particolari e pensando che sarebbe tornato a dormire, gli si sedette sullo stomaco per evitarlo, poi come niente fosse chiese:
- E Carlotta? - Marco, col fiato mozzato, svuotò i polmoni e tolse le braccia dalla faccia per guardarlo allucinato, quindi cercando di spostarselo da sopra senza esiti positivi -non pesava comunque molto- rispose con aria ovvia:
- Che dici, magari dorme? - Stephan rise, effettivamente era presto per chiunque…
- Anche il tuo dolce pargolo? - Altra domanda idiota. Marco sbuffò e si rassegnò ad averlo sopra, quindi tornò ad alzare le braccia lasciandole a penzoloni oltre il bracciolo.
- Dormono tutti! Volevo farlo anche io ma penso non sia possibile! - Stephan non smetteva più di ridere. - E fa silenzio che se si svegliano poi la pace è finita! -
Non andavano proprio d’amore e d’accordo però non era nemmeno uno di quei rapporti terribili. Stephan parve catalizzarsi su quel punto e proprio come se non aspettasse altro, si mise a parlare di ciò che l’assillava, che l’aveva tenuto sveglio tutta la notte e per cui aveva prima cercato Kevin che si era lasciato con la moglie: sarebbe stato perfetto per raccogliere questi suoi dubbi…
- Senti ma… - Si fece serio e pensieroso nell’appoggiarsi allo schienale come se fosse seduto sul divano e non sul suo amico. Guardava davanti a sé una foto di famiglia. - Come va con tua moglie? - La prese molto larga, tipico suo. Marco non capì assolutamente dove volesse andare a parare e sorpreso di quella domanda strana, chiese spontaneo:
- E tu mi svegli a quest’ora per questo? Per sapere come va con mia moglie? - Non era effettivamente normale. Stephan sorrise sentendosi vagamente colpevole. Stava rovinando l’esistenza a tutti i suoi amici, a quanto pareva. Anche se i suoi obiettivi non erano quelli!
- No, è che… - Marco lo vide in difficoltà e pensando che non fosse normale rispose senza infierire.
- Va come va… insomma, a volte bene, a volte male… - Rimase vago perché aveva capito che il punto del discorso non era quello, attese che si facesse più specifico e sospirando chiuse gli occhi lasciandosi cullare dal sonno che appesantiva le sue palpebre e la sua mente annebbiata. Non riusciva proprio a stare sveglio e Stephan era troppo leggero.
- E… - Non aveva certo problemi a parlare. - in che senso a volte va male? - La prendeva davvero super larga…
Marco non riaprì gli occhi, non ce la faceva, ma rispose con voce impastata e mangiandosi qualche parola.
- A volte è soffocante, altre sembra che stiamo insieme per abitudine, alcune volte la impiccherei. Insomma, non è tutto rose e fiori ma è vivibile. Poteva andarmi peggio. Che diavolo vuoi sapere di preciso? - Solitamente Marco aveva molta pazienza ma se aveva sonno no.
Stephan non ci fece caso e si decise.
- Ho conosciuto la moglie di Maxi… - Questo doveva essere illuminante per lui ma Marco stava per addormentarsi, quindi mugugnò uno stentato ‘mm’ e l’altro proseguì da solo: - Quella è pazza! - Marco ghignò ma senza svegliarsi veramente. - E’ un’ossessiva compulsiva con la mania del controllo maniacale della vita di suo marito! Quel poveraccio morirà tagliandosi le vene se non trova un modo per scappare da lei! Non può vivere così ancora a lungo! Devi vederli… cioè decide tutto lei, è sempre lei che parla per lui, lo tiene d’occhio ogni istante, non è libero di fare niente! Con sua madre era meglio, secondo me! E poi ha tutta l’aria di essere una che se scopre qualcosa che non le va, rende la vita un inferno! - Ci aveva preso su tutto, ovviamente. Era bravo a capire le persone con uno sguardo. Quando però si girò verso Marco per esporgli il resto del suo piano per liberarlo dall’arpia, lo vide bello che addormentato e ci rimase male.
Seccato lo fissò fermo per un po’, poi gli toccò il naso schiacciandolo, chiamandolo piano:
- Marco! Ma dormi davvero? - questa volta non mugolava più, il respiro regolare -per quanto poteva esserlo con un peso sopra- e l’aria beata da angioletto. Stephan sorrise. Fra lui, Maxi e Marco erano gli altri due ad essere i veri angioletti… lui era proprio il diavoletto, a quanto pareva!
Gli piacque l’idea di essere il più maligno e perverso nonostante fosse anche il più piccolo e adagiandosi sopra l’amico come se fosse il suo letto, si posizionò a pancia in giù con lui che invece era all’insù con le braccia alte sopra la testa. Intrecciò le proprie sul suo petto, proprio sotto il collo, e l’osservò da vicino attorcigliando i piedi ai suoi.
Era una posizione altamente equivoca e decisamente voluta. Specie per via dei bacini a completo contatto l'uno con l'altro.
Non gli importava di essere beccato… l’incoscienza dei giovani… Marco era davvero un bell’uomo anche se molto diverso da Maxi che era biondo, pallido e dagli occhi azzurri. Marco era moro, carnagione abbronzata di natura e occhi scuri!
Però erano belli entrambi.
Gli sfiorò così il profilo con il dito soffermandosi volontariamente sulle labbra, le percorse malizioso e sorridendo nella medesima maniera pensò che dopotutto far ingelosire Maxi con Marco sarebbe stato oltremodo piacevole.
Thiago gli aveva dato un ottimo consiglio!
Ripensando al brasiliano si disse sorpreso nell’aver ricevuto il suo aiuto, non capiva proprio perché volesse aiutarli di punto in bianco ma era contento. Per quanto ingegnoso fosse, non ci avrebbe mai pensato ad un piano simile. Che poi era anche piuttosto semplice in realtà. Gelosia, la buona vecchia carta!
Però si basava su un punto diverso dal solito… l’aveva convinto a tentare un piano e ad attaccarlo invece di fare il finto passivo. Di non arenarsi all’orgoglioso ‘se lui vuole io sono qua altrimenti si incula’. Che poi i termini erano stati diversi ma il senso era quello. Thiago in effetti l’aveva intortato così bene con le sue parole che si era sentito cambiare radicalmente punto di vista. Da che era convinto a non alzare un dito con Maxi, a che si era convinto che una strategia era d’obbligo. E l’aveva usata mettendo in gioco Marco.
Una strategia che non gli sarebbe dispiaciuta.
In realtà non sapeva molto di Marco se non che abitavano vicini, che era bello, accomodante e fondamentalmente tranquillo. Ora, ad esempio, aveva scoperto che era comodo ma soprattutto che arruffato al mattino gli stimolava un certo appetito. Un appetito che non vedeva proprio perché non saziare.
Visto che doveva far ingelosire Maxi con Marco tanto valeva farlo bene.
Non si spiegava perché dopo aver parlato con Thiago voleva conquistare Maxi e non sapeva nemmeno cosa voleva da lui e perché impegnarsi tanto ad averlo. Si erano detti chiaramente che uno non voleva cose serie mentre l’altro poteva accettare una cosa simile solo se lo fosse stato.
Mondi diversi, insomma.
Però poi era arrivato Thiago e l’aveva convinto del contrario, aveva notato Marco per degli scopi biechi e come se non bastasse si era intromessa quella stronza di Wanda donandogli una voglia immensa di liberare Maxi per prenderselo più di prima.
Le cose si stavano complicando molto ma ridacchiando sfiorò le labbra di Marco lieto che dormisse e non se ne accorgesse.
Le cose stavano diventando interessanti.
 
 
Arrivarono insieme agli allenamenti e Maxi fu la prima cosa che notò.
Lo sguardo azzurro si fece di ghiaccio soffermandosi su Marco che scendeva dall’auto insieme a Stephan e fingendo di ignorarli, riuscendoci malissimo, era stato poi raggiunto dal più piccolo che sveglio come sempre aveva notato tutto all’istante.
Passandogli accanto gli aveva dato uno schiaffo non da poco sul sedere che aveva fatto guizzare il proprietario di tale piacente fondoschiena, quindi gli si era agganciato al braccio e fingendo di dovergli chiedere qualcosa di personale, sussurrò all’orecchio attaccandoci le labbra in modo molto… personale, effettivamente!
- Com’è andata poi con quella simpaticona di tua moglie? - Stephan sapeva usare il senso dell’umorismo anche mentre faceva sesso, figurarsi in altri casi. Maxi avrebbe riso se non fosse stato occupato a domare i bassi istinti per la sua bocca su di sé. Doveva per forza parlargli in quel modo?
Cercò di ritirare l’orecchio ma in risposta si trovò sempre lì fermo pendente verso di lui. A concedersi.
- Sembra abbastanza convinta… non ha detto niente… se sospettasse qualcosa avrebbe cominciato a farmi il terzo grado e a proibirmi di uscire con te. Insomma, penso che… - Però la lingua di Stephan aveva cominciato a tracciargli allegramente il contorno facendogli perdere la bussola di quel che stava dicendo. Era un’agonia parlare con lui ogni volta. Perché faceva sempre così? Ed erano negli spogliatoi con gli altri…
- Ste ti prego… - Miagolò alla fine, metodo poco ortodosso per tirarsene fuori… Stephan gli succhiò anche il lobo e Maxi dovette spingerlo via per il fianco. Se ne pentì, preferiva averlo addosso… specie perché Marco li fissava incuriositi. Stephan capì subito che era diventato possibilista ed era un passo in avanti dalla negazione secca avuta in precedenza. Le cose stavano cambiando parecchio.
- Comunque mi devi qualcosa… io ho fatto questo favore a te e tu mi devi pagare in qualche modo. - Lo disse con un’innegabile insinuazione nello sguardo e nella voce. Si capiva cosa intendeva e non gliene importava. Maxi arrossì anche nella punta dei capelli e balbettò:
- Cosa sei, una prostituta che ti devo pagare per le tue prestazioni? - Ma allo sguardo malizioso di Stephan si sentì lui la prostituta.
- Diciamo che il metodo di pagamento è molto piacevole! - Era ovvio che intendesse quello e non ci pioveva proprio, ma era bello vedere che cercava ancora di resistergli. Chissà perché, poi. Quella donna era infernale! Lui al suo posto avrebbe avuto un sacco di amanti di proposito. Per sopravvivere!
Maxi divenne una statua di terra rossa e non disse niente fissandolo come se gli avesse detto l’impossibile, quindi la risata dell’altro lo inquietò molto.
- E poi Maxi… prostituta… ma chi usa ormai questi termini? - Concludendo in questo modo carico della solita ironia, se ne andò da Marco a scherzare con lui sull’uso dei termini e sui vari modi per ripagare qualcuno. Marco, ovviamente, sembrò stare a tutti i suoi stupidissimi discorsi come se non avesse fatto altro in vita sua.
Maxi, stordito da questo comportamento fuorviante e contraddittorio del piccolo egiziano, rimase a fissarli a bocca aperta pensando che l’avrebbe per lo meno obbligato ad essere chiaro e coerente. Non voleva altro.
Certo. E dopo che lo sarebbe stato e magari gli avrebbe ribadito il concetto che voleva fare sesso con lui fino a consumarsi ma senza metterci un minimo di sentimento, cosa avrebbe fatto?
Era vero che gli doveva un favore ma non era tipo da fare quelle porcate solo per cose simili.
Cosa fare?
Una cosa era certa e la realizzò vedendo Stephan appendersi al collo di un rassegnato Marco ma alquanto sveglio e pronto a tutto… era sicuramente geloso!
 
Quando arrivarono Kevin e Mark nessuno gli disse niente, avevano un’aria molto tirata. Si capiva che avevano dormito poco, che avevano litigato e fatto pace. O qualcosa del genere.
Tirava un’aria molto strana fra loro ma nessuno seppe dire cosa fosse di preciso e quando comunque si separarono dagli altri lì per allenarsi perché loro avevano dei massaggi speciali per i vari infortuni, nessuno osò nemmeno guardarli per cercare di capire.
Erano un mistero, ultimamente, ma si capiva che stavano ancora insieme.
Nessuno avrebbe immaginato che Mark aveva deciso di andarsene e che Kevin lo sapeva.
Alex era nel periodo in cui si allenava con gli altri ma ad un ritmo meno intenso per i soliti problemi che andavano e venivano ma questo non sembrava impensierire molto Zlatan quanto il fatto che il ragazzo fosse più preoccupato di tutti i suoi amici che del suo compagno!
Non stava male, ok, però non era un motivo sufficiente per metterlo da parte.
Ormai non poteva cedere, tutti i suoi sguardi da cucciolo non l'avrebbero fermato. Doveva assolutamente fargli vedere chi aveva ragione!
A costo di masturbarsi pensando a lui tutte le notti, non sarebbe tornato prima che non fosse stato Alex a venire capendo d’aver sbagliato. E smettendola di pensare e preoccuparsi sempre per tutti.
Era ora di smetterla!
Certo un’impresa titanica!