CAPITOLO 16:
SOLITI EQUIVOCI

Mark era comodamente seduto sul divano con suo figlio, lo stava abbracciando e coccolando amorevolmente. Bastava essere fuori dal campo per sembrare una persona buona, sensibile e gentile. Poi arrivava a calpestare l'erba e si prendeva puntualmente cartellini gialli a palate. Era come se avesse una doppia personalità e che uscisse quando giocava a calcio. Capitava a qualcuno. 
Al di là di questo, il Generale mai avrebbe pensato che fra i vari problemi di quel periodo avrebbe dovuto affrontare anche quello.
Quando il telefono gli squillò e vide il nome di 'Ibra' gli venne un colpo. Non lo chiamava mai. 
Si alzò mettendo in parte il figlio ed uscì di casa per parlare con calma nel silenzio.
- Pronto? - Aveva il sentore che fosse successo qualcosa, del resto Zlatan che chiamava? Ma andiamo!
La sua voce era effettivamente strana. Tesa. Molto tesa.
- Che cazzo sta facendo il tuo ragazzo? - Mark si grattò la nuca. 
- Probabilmente si sta trombando la Satta! - Il termine scurrile gli usciva solo associato a lei. Non gli piaceva per niente ma capiva l'essenziale presenza della donna al fianco del suo uomo. 
- Sei sicuro che si trombi lei? - Silenzio. Silenzio anche piuttosto gelido. Gli parve quasi di vedere l'aria che si cristallizzava intorno a lui, le crepe di ghiaccio sui muri, i vetri che si spezzavano dal freddo. 
Gli occhi di Mark versione statua di ghiaccio erano lame affilate. 
- Che cazzo stai dicendo? - Disse in inglese scandendo bene le parole in modo che fossero chiare.
Zlatan allora lo disse, ormai ne era sicuro e non sapeva bene nemmeno lui chi uccidere per primo, per questo si confidava con lui. Forse avrebbe avuto piacere nel torturare il suo moroso col vizietto di ficcare il proprio pene in buchi che non erano di sua competenza!
- Kevin ormai quasi ogni sera va da Alex e sta fino a tardi. - Silenzio. Ancora un maledetto silenzio. Mark cercava di respirare ma il ghiaccio ormai era bello che sciolto. Ora c'era un caldo assurdo lì intorno. Il fuoco scaldava direttamente dai suoi occhi incendiati. 
- E tu perchè cazzo non sei lì con Alex queste sere? - Ok, scontro fra Titani.
A Zlatan vennero i fumi neri sugli occhi. 
- E tu perchè cazzo non sei con Kevin in queste sere? - Stesso tono battagliero e secco. Fortunatamente non erano vicini o si sarebbero sbranati. 
- Cazzi miei! - Non era tipo da dire le proprie cose, nemmeno Zlatan se era per questo. 
- Stessa risposta! - Ruggì. Mark respirava a fondo, come un toro inferocito. Zlatan lo stava facendo da giorni.
- Ho litigato con Alex da un po', non ci parliamo da altrettanto. E tu non sai tenere a freno il tuo Kevin... ora se la stanno facendo insieme! - Zlatan ne era convinto come la morte anche se non li aveva visti effettivamente. 
- Hai visto che scopavano? - La voce era pericolosamente tesa e tremante. 
- No, non ho voglia di vedere Alex che scopa con un altro! Con lui, poi! - Mark fece per spaccare il telefono contro il muro ma tendendo tutti i muscoli si sforzò di non farlo. Basso e penetrante disse ancora scandendo le lettere. 
- Finché non lo vedo coi miei occhi non ci crederò. -
- Ehi, lo sai che ha il vizio di scopare con chi gli capita! Cazzi tuoi se ci stai insieme lo stesso! Senti, arrangiati, io te l'ho detto! - 
Mark mise giù il telefono, aveva voglia di uccidere anche Zlatan solo che non c'entrava. 
Respirò un paio di volte coi pugni stretti, sentì il telefono crepare nella stretta e aprì gli occhi alzandoli al cielo. Questa volta l'avrebbe ucciso. 

Kevin, coi soli boxer, si stava asciugando il sudore. Aveva ballato ancora per fargli rivedere per l'ennesima volta quello che avrebbe dovuto fare. Alex era duro di comprendonio ma dalla sua aveva che era naturalmente portato per il ballo. La coscia, poi, non gli faceva quasi più male quindi certi movimenti li poteva fare.
Alex si fermò sudato a sua volta e si tolse la maglietta rimanendo a torso nudo, le goccioline di sudore scendevano sulla pelle, i capelli ricci tutti attaccati alla fronte ed al collo gli conferivano un'aria arruffata e sensuale di natura. Kevin pensò che fosse un peccato non poter approfittare, ma in tutta onestà non aveva nemmeno voglia.
- Se il mister mi vede faticare quando dovrei stare a riposo mi ammazza... e fai la stessa fine... non dovremmo fare tutte queste cose! - Alex lo guardò sgranando gli occhi terrorizzato all'idea di far arrabbiare qualcuno.
- Ma stiamo quasi bene ormai... e poi non sforziamo le parti lese... - Era vero, ma ugualmente erano in condizioni pietose.
Fu su questo che il campanello della villa di Alex suonò ed il ragazzo andò ad aprire senza pensarci, solo con gli shorts -per ballare più comodamente- e basta. Sudato, scarmigliato e col fiatone.
Il viso di Mark non era mai stato più cupo ma, se possibile, ora sembrava anche terrorizzante.
- Kevin? - Sapeva che c'era, la sua macchina era fuori.
Alex, preso contropiede, indicò l'interno della casa e nella mente si formò la domanda di come sapesse che era lì, teoricamente nessuno doveva saperlo. Gli aveva vietato di parlarne con qualcuno, voleva fosse una sorpresa per Zlatan e se qualcuno accidentalmente gliel'avesse detto sarebbe stata la fine.
Non ebbe il tempo di porne una a voce, Mark lo fece da parte ed entrò. Dalla camminata decisa in stile toro infuriato capì che doveva prepararsi ai fuochi d'artificio.
Impressione corretta.
Mark passò tutto l'ampio atrio e voltò a destra, sotto l'arco, raggiungendo l'immenso soggiorno del ragazzo.
Kevin era là in boxer, tutto sudato e stanco.
Poverino. Era stanco dopo essersi sbattuto Alex!
Non ci vide più, per lui questo era sufficiente.
- Pezzo di merda! - Fulmineo, dopo averlo insultato, andò da lui carico e lo spinse violentemente. Kevin cadde sul divano, fortunatamente non si fece niente.
- Mark ma sei fuori? - Domande idiote... Mark a quel punto provò l'istinto di prenderlo a calci ma evitò. Si limitò a piegarsi su di lui e a gridargli furiosamente:
- SONO ANCORA QUA CASO MAI NON TE NE FOSSI ACCORTO! - Era chiaro cosa avesse capito e prima che Kevin potesse spiegargli e placarlo, Alex era dietro di loro a reagire sconvolto:
- Ehi cosa significa! -
Mark si girò di scatto, voleva dar giù anche a lui ma era stato certamente sedotto da quel coglione che per combattere la disperazione si faceva il primo che aveva sotto mano:
- DEVI DIRMI TU COSA SIGNIFICA CHE SCOPATE INSIEME! - Anche... ma Alex, sotto shock, esclamò cadendo completamente dalle nuvole:
- Kevin mi scopa!? - Come per dire 'e quando è successo?'
Mark si fermò istantaneamente. Magari questa era una reazione troppo spontanea per essere studiata. E poi Alex non sapeva fingere.
L'olandese finalmente si zittì, si raddrizzò e si grattò la nuca rendendosi conto d'aver sicuramente sbagliato qualcosa da qualche parte.
- Voi... non stavate scopando? Cioè... non siete mezzi nudi e sudati per quello? E non vi vedete ogni sera per farlo? - Alex sgranò gli occhi e nel capire divenne di mille colori coprendosi il viso con le mani mentre Kevin si mise a ridere come un deficiente quale poi era.
- Non... non stavate... - Mark ormai aveva capito d'aver sbagliato tutto e se ne vergognava anche molto... al che, naturalmente, non poté che insultare a denti stretti l'altro idiota cronico che si faceva idee sbagliate e poi le dava a lui!
- Oh, quello stronzo me la paga! - Nessuno avrebbe mai voluto vedere Mark e Zlatan furiosi uno verso l'altro. Alex captando qualcosa col suo sesto senso, quello che l'avvertiva di tutto ciò che riguardava Zlatan, chiese emergendo dal proprio stesso imbarazzo:
- Chi ti ha detto una cosa simile? -
- Zlatan! - Grugnì infervorato. Kevin si mise a singhiozzare dalle risate mentre rotolava sulla schiena avanti ed indietro, piangendo per il troppo ridere.
Mark allora si rivoltò verso il compagno stupido e lo calciò facendolo finire a terra. Non si fece male e continuò a ridere.
- PIANTALA STRONZO! E' COLPA TUA! SE MI AVESSI DETTO CHE... che diavolo fate ogni sera? - Si rese conto di non saperlo ed allora Alex sospirò dopo aver invocato tutti i Santi del Paradiso. Quello era davvero il re degli imbecilli!
- Io e Zlatan abbiamo litigato e siccome non vuole parlarmi voglio cercare di far pace... Thiago mi ha suggerito di usare la mia migliore arma... ME! Così, sempre su suggerimento suo, sto cercando di imparare qualche mossa. Thiago aveva detto di fargli una lap dance e di farmi insegnare da Kevin... lui mi sta dando qualche dritta... però siccome per mostrarmi suda, spesso si spoglia ma non succede niente, figurati! Faccio tutta questa fatica per Zlatan e poi lo tradisco? Quello è tutto scemo! - Mark ora ci vedeva chiaro, però insultò lo stesso Kevin che continuava a ridere.
- Stronzo, potevi dirmelo, no? -
- Così gli avresti detto tutto! - Kevin aveva ragione.
- No, gli ho detto io di non rivelartelo perchè altrimenti poi rischiava di arrivare a lui in qualche modo... - Mark si sedette sul divano come se avesse perso dieci anni di vita.
- Ma tu guarda... sono morto, dannazione! - Era ancora cadaverico. Kevin allora rendendosi conto di quanto si fosse preoccupato per lui ed orgoglioso di quella mega reazione gattonò verso di lui -e già quella visione bastava per rabbonirlo- e gli avvolse la vita con le braccia, posizionandosi fra le sue gambe divaricate. Era ancora in ginocchio per terra ed il viso immerso nel suo stomaco.
- Non potrei mai tradirti. Non con te ancora qua! - Cercava di scherzare come faceva sempre ma la verità era che quella reazione l'aveva toccato. Mark poteva impazzire davvero per lui. Perchè doveva andarsene? Glielo aveva spiegato ma a volte aveva ancora paura che scappasse da lui e che non fosse una scelta calcistica.
Mark sospirò e si spompò del tutto perdendo le forze e la rabbia, si ritrovò quello scemo fra le braccia e lo ricoprì alla meglio baciandogli la nuca dove i capelli corti erano sudati. Bè, non che il resto fosse più asciutto.
Alex era ancora lì a mordicchiarsi le labbra ed a fissarli. Li trovava molto carini ma non era quello il punto, aveva appena realizzato che il suo moroso era idiota. L'indizio di Mark che partiva gli era sfuggito con lo shock... anche perchè non erano stati veramente chiari, nel dirlo.
Però c'era qualcosa di strano nel modo in cui si stringevano con bisogno e quasi sofferenza. Ad Alex parve strano e istintivamente glielo chiese.
- Mark, tutto bene? - Mark annuì piano alzando il viso dal capo di Kevin che non si mosse.
Kevin aveva fatto lo spavaldo e l'idiota ma la verità era che quando ci pensava aveva ancora voglia di piangere, quindi rimase aggrappato alla sua vita, con la schiena tutta inarcata ed in ginocchio a terra fra le sue gambe, per non farsi vedere in quello stato.
Alex capì che c'era qualcosa di importantissimo che non volevano ancora dirgli e rispettò il loro silenzio, Mark e Kevin avevano qualcosa che non andava, al di là della scenata di gelosia.
Silenzioso prese il telefono e salì al piano di sopra.
Era diventato tutto stranissimo.
Improvvisamente e senza alcun motivo specifico e logico, non che a lui sembrasse, gli vennero in mente pensieri strani...
Senza capacitarsene pensò a Riky, il suo fratellone...
Ammirava Riky, stava facendo delle scelte di cuore, da quando era a Madrid.
Gli aveva confidato di voler lasciare il calcio tante di quelle volte per via di infortuni troppo frequenti e duri da superare, che a volte ci aveva creduto. Che fosse la volta buona. E non erano state le sue ore al telefono a fargli cambiare idea, solo Cris.
Il suo Cris che gli era sempre stato vicino e se l'era trascinato di peso fuori da tutte le sue molte crisi. Ed erano state davvero molte...
Ora stava bene anche se il suo rendimento sul campo era leggermente calato, certamente non era più quello di prima. Tanti infortuni di fila a venti anni era un conto, a trenta era un altro. Non tornavi come prima, a trenta. Era impossibile. Però resisteva ed insisteva e non voleva andarsene da lì, voleva rimanere ancora due o tre anni prima di tornare al San Paolo a chiudere. E non voleva farlo per il calcio, per la carriera, o per una questione professionale. Solo perchè Cris era lì e voleva stare con lui, gomito gomito, vederlo ogni giorno, quanto più poteva. Anche se era rimasto indietro, troppo per una squadra simile.
Poteva fare ancora bene e grandi cose, era in un momento di ottimo recupero ed Alex era convinto ce l'avrebbe fatta a fare ancora meglio, ma non sarebbe più stato quello di prima, lo sapeva. Eppure insisteva a stare lì e avrebbe lottato con tutto sé stesso per restarci, avrebbe ingoiato rospi grossi, avrebbe subito ogni umiliazione e non per una questione di calcio, solo per una questione di cuore.
Non è che dovesse tutto a Cris -Dio, era così ma non era per quello la sua scelta, non solo- era solo perchè l'idea di non vedere Cris ogni giorno ma limitarsi a sentirlo al telefono e vederlo qualche volta lo faceva sentire male, davvero male, peggio del non poter giocare a calcio.
Riky era una persona di cuore e faceva scelte di cuore e lo ammirava. Anche lui voleva riuscirci ma sapeva che spesso quelli in alto non te lo permettevano.
Aveva paura che si sarebbe verificato questo, quell'anno al Milan.
Che molti dei suoi se ne sarebbero andati.
Zlatan, però, non gli rispose ed allora sospirando angosciato e schiacciato nel petto, con la paura che cresceva agghiacciandolo, chiamò Thiago conscio di trovarlo con Roby.
La sua voce l'aiutò. La sua voce, quando non poteva parlare con Zlatan, l'aiutava sempre. E quando non c'era nemmeno lui, Roby era il designato.

Mark prese il viso di Kevin sospirando, con forza lo scostò da sé per poterlo guardare in viso. Dall'alto l'osservò con la sua tipica intensità, quegli occhi che penetravano sempre chiunque ma che con Kevin amavano.
- Ti amo, anche se vado in Olanda ti amerò per sempre perchè io non amo facilmente e lo sai. Non devi dimenticarlo. - Kevin ora poteva lasciar andare quelle stupide lacrime.
Dannazione, perchè ogni volta che ci pensava finiva così?
Non voleva non vederlo più ogni giorno.
Quel periodo sarebbe rimasto il ricordo del suo Paradiso più bello.
In assoluto.
Kevin in risposta, insieme alle lacrime, gli consegnò le proprie labbra e Mark se le prese addolcendo l'amarezza di quel dolore che cercava di soffocare. Kevin era solo spaventato che tutto quello finisse definitivamente con la lontananza. Ne era proprio terrorizzato, ma gli avrebbe dimostrato che se era vero amore non sarebbe finito così. Gliel'avrebbe fatta vedere lui.