CAPITOLO 21:
QUANDO IL DESTINO DECIDE

Maxi si alzò silenzioso per rispondere al telefono, era il suo agente e non voleva svegliare Stephan.
L'avevano fatto di nuovo dopo aver chiuso, ma poteva considerarlo solo sesso la seconda volta?
Bè, in realtà la terza.
Era davvero un casino, si disse scuotendo il capo. Sgusciò nudo dalla camera ed andò in cucina, quindi rispose.
Maxi non avrebbe mai immaginato che quella chiamata avrebbe risolto tutti i suoi problemi, certo non come uno poteva pensare che dei problemi si risolvessero, ma l'avrebbe fatto.
Quando mise giù sospirò, il nodo era salito ed era esploso lasciandogli perfino una stupida lacrima lungo la guancia. Una lacrima subito asciugata.
Non c'era pace per i diavoli, si diceva così?
Non ne era sicuro... solo che si sentiva in colpa per aver tradito sua moglie per qualcuno che non avrebbe più rivisto se non come avversario, con un po' di fortuna.
Ed era fortuna, quella?
Arrivare al punto da voler rischiare il suo matrimonio e quella specie di pace nella vita privata. Trovare qualcuno per cui valesse la pena di mettere tutto a soqquadro, mandare ogni cosa all'aria, arrivare al punto di poter avere il vero sogno, essere liberi e poi dover rinunciare ad ogni piano.
Non c'erano più rischi, non c'erano più scelte da fare, non c'era più nessuno da convincere. Non serviva analizzarsi e capirsi.
C'era solo una cosa, fare le valige ed andarsene... chissà dove...
Era finito. Con uno come Stephan o ci stai vicino o lo lasci. E già standoci vicino non puoi essere sicuro di averlo e di poter vivere una vera storia. Si stufava, era questo che diceva sempre. Era giovane e per il divertimento... però avevano fatto sesso già tre volte dopo essersi sempre detti di farla finita.
Con Stephan era difficile anche così.
Lontani era impossibile, Maxi era adulto e consapevole. Lo sapeva. Non si sarebbe illuso.
Maxi scosse il capo e si strofinò il viso.
Era finito.
Ora sarebbe andato a casa ed avrebbe fatto pace con Wanda, ma prima avrebbe sistemato una volta per tutte le cose con Stephan.
Il suo piccolo sogno per qualche settimana.

Rientrò in camera in silenzio e con una tristezza dentro che non sapeva ancora definire, si fermò e lo guardò dormire.
Stephan appariva proprio come un diciannovenne, in quel momento. Sembrava anche innocente, molto più di quanto non fosse in realtà.
Era un tipo strano, si disse.
Sicuramente una specie di cavallo selvatico, non lo si poteva imbrigliare, non ancora. Aveva fame di vita in un modo che non aveva ancora visto in nessuno, non poteva farci niente. Se fosse rimasto vicino, nella stessa squadra, sarebbe stato un conto. Ci si poteva provare. Sarebbe stato comunque difficile ma ritrovarsi a fare l'amore per tre volte dopo che ci si diceva di no, qualcosa doveva pur significare.
“Ci ritroveremo a rifarlo tutte le volte che ci rincontreremo per qualche motivo, magari sullo stesso campo come avversari... quando ci rivedremo per caso saremo in qualche angolo a farlo ignorando chiunque ci sta vicino, ma non potremo avere più di questo. Perchè con lui è così, è piccolo, ha fame di vita ed allora che viva. Forse è il destino, no? È meglio che non stia qua... mi manda via perchè non varrebbe la pena una guerra simile con mia moglie, mettendo di mezzo i figli.”
Con queste risposte, si sedette nel letto e con un dito gli carezzò il volto curato. Aveva le sopracciglia perfettamente disegnate e perfino i capelli non erano completamente scombinati dopo una dormita simile.
Gli piaceva curarsi e tenersi bene.
Stephan si svegliò quasi subito, aprì gli occhi e sorrise a Maxi nel vederlo ancora lì, di slancio fu contento che non se ne fosse andato, poi ragionandoci avrebbe dovuto chiedersi cosa fare con lui ma non poteva sapere che non era una domanda che serviva farsi.
Ormai non serviva più.
Sorrise.
- Buongiorno... - fece rauco.
Maxi fece un sorriso a sua volta ma troppo malinconico, troppo cristallino.
Stephan si incupì subito.
- Hai sentito Wanda? - Lo sforzo di non chiamarla 'quella strega' fu notevole e Maxi l'apprezzò.
Sorrise un po' di più.
- No... ma dovrò avvertirla e sistemare le cose... - Il ragazzino divenne ancor più buio, lo capì subito che c'era qualcosa che non andava. Non poteva svegliarsi così... era strano, dannazione!
Si tirò su sui gomiti e lo guardò torvo.
- Cosa è successo? - L'ansia nella voce. Maxi non l'aveva ancor sentito così.
“Forse, dopotutto, avrebbe funzionato...”
La nostalgia, il rimpianto. A Stephan non piaceva tutto quello che leggeva con semplicità nel suo sguardo, non l'avrebbe mai dimenticato.
- Mi ha chiamato il mio agente, ha detto che non mi riscattano. Quando finisce il campionato io andrò via da qua... -
Il silenzio non era mai stato più atroce.
Per un momento Stephan sentì il bisogno di urlare, la prima volta nella sua vita. La prima.
Sperò fosse l'ultima.
Non ci aveva mai pensato. Forse a fine stagione poteva andarsene. Aveva dato per scontato che sarebbe rimasto e non poteva proprio capire come.
Non disse niente, non pianse, gli occhi gli divennero lucidi ma li abbassò subito.
Non tese i muscoli, non fece un solo minimo movimento.
Però Maxi l'abbracciò come se sapesse lo stesso che dietro quegli atteggiamenti tranquilli ed indecifrabili c'era solo un ragazzino.
Stephan si sciolse fra le sue braccia forti e sospirando scosse il capo contrariato, sconfitto.
- Mi dispiace... - Perchè entrami sapevano che non si sarebbero più visti e sentiti.
Mormorò infine.
Maxi gli baciò l'orecchio.
- Anche a me... - Non dissero niente, non sarebbe servito. Del resto non c'era proprio niente da dire a quel punto.
Niente.


Il primo fu Mark.
Poiché da casino era nato casino, alla fine, una volta che tutti parvero aver sistemato tutto decisero di fare una delle solite feste.
Fu Roby a proporla dopo aver saputo che tutti i suoi amici ora stavano bene e nessuno si era ucciso od era diventato un assassino.
Deciso a priori che la festa sarebbe stata da Alex, tanto per cambiare, e portato tutto il bere ed il mangiare necessario per un reggimento, furono invitati tutti i compagni di squadra più vari altri amici e conoscenti.
Una cosa fra intimi, aveva detto Roby.
Solo un centinaio di persone!
Fortunatamente per tutti, casa di Alex, alias succursale di Milanello, alias sede staccata del bordello, era piuttosto grande e riuscirono a starci tutti.
Non che ci fosse una gran comunicazione, la musica era alta e capirsi nonché anche vedersi era davvero complicato, tanto che ad un certo punto Zlatan aveva artigliato il povero braccio del suo compagno e se l'era trascinato al piano di sopra per non diventare assassino proprio quella sera.
- Ma ci sono gli invitati giù... - Miagolò Alex preoccupato che qualcuno potesse sentirsi offeso dalla sua sparizione. Zlatan alzò le spalle e grugnì aprendo la sua camera:
- Che si arrangino! Quel pidocchio ha invitato troppa gente come sempre! Una cosa intima sti cazzi! - Quando vide la luce accesa alzò subito gli occhi al cielo prima ancora di vedere chi c'era dentro. - Eh no, questa è la NOSTRA camera! -
La voce da dentro che gli rispose era bacchettona e saccente, lo riconobbe subito.
- Tecnicamente è di Alex e non VOSTRA... e comunque l'altra camera è occupata... -
Zlatan fissò subito Thiago come fosse una specie di mostro.
- Senti, stronzetto, vedi di tirartela di meno! Solo perchè tutti ti cercano per risolvere casini non significa che poi li risolvi davvero! - Fece infatti col piede di guerra. Alex gli prese il braccio e lo trascinò dentro chiudendo la porta.
- Dai, non fa niente... -
- Come non li risolvo? Le cose sono a posto per tutti, no? - Fece sornione Thiago seduto sul letto di Alex con Roby steso accanto come un gatto. La testa infatti era appoggiata sulle sue cosce e Thiago gli faceva i grattini sul collo. Era beato e felice.
- Bè però non ha torto, amore... c'è stato un delirio assurdo prima di arrivare a risolvere tutto... - Thiago piantò le unghie nella carne ed invece di essere delicato e dolce fu... graffiante e stronzo!
Roby ululò e gli fermò le mani prima che lo scorticasse!
- Che delirio assurdo? Puoi dare la colpa a me di tutto? - Fece offeso ed inquietante.
Roby piagnucolò:
- No no, per carità... e chi osa? - Zlatan però si sedette nel letto con una delicatezza da elefante e brontolò senza la minima paura:
- Io! Non so perchè ma ogni volta che dai consigli a qualcuno poi succede il cataclisma! - Thiago assottigliò gli occhi e per nulla intimidito dallo svedese lo puntò col dito:
- Ti ricordo che sei stato tu a dirmi di fare qualcosa! - Zlatan aprì la bocca per ribattere ma evitò e si tenne tutto per sé.
Aveva ragione, l'aveva chiamato lui in causa...
- Tesoro, te la sei cercata! - Disse calmo Alex sedendosi anche lui nel letto. Zlatan non lo insultò solo perchè era lui.
- Ma insomma, che mai avrò fatto? Tu mi hai chiesto di fare qualcosa ed ho convinto Stephan a far ingelosire Maxi per potersi mettere con lui e smetterla di mettere in mezzo voi con le sue paturnie... ha funzionato, l'ha fatto ed ora... -
- Ed ora Stephan è indeciso fra Maxi e Marco ma cosa vuoi che sia? Rischia solo di far infelici due su due... - C'era il rischio che facesse chissà quale scelta. Non avevano idea che le sfere alte avevano deciso per Stephan ponendo fine alla sua tremenda indecisione pericolosa. Stephan indeciso poteva essere peggio di Thiago che dava consigli!
- Roby, se vuoi morire dillo, non hai che da chiedere! - Fece Thiago con un sorriso gelido sulle labbra. Roby si girò abbracciando la sua vita, sembrava un gatto troppo cresciuto. Alex sorrise intenerito, Zlatan sbuffò e Thiago sospirò cedendo. Quando faceva così non poteva resistere.
- Quello può anche passare... almeno non ci hanno più rotto il cazzo... ma dire ad Alex di farsi aiutare da Kevin per sedurmi con un balletto e farci far pace, io lo chiamerei delirare, in effetti! - Sbottò Zlatan esasperato. Thiago aprì bocca per ribattere ma fu il suo turno di stare zitto, aveva ragione. Zlatan era sempre stato geloso di Kevin, fargli fare questa cosa era stato da incoscienti...
- Però poi avete fatto pace! - Zlatan alzò le mani per chiuderle intorno al suo collo e Alex arrivò tempestivo a fermarlo planando sulle sue gambe incrociate sul letto. Gli si sedette a cavalcioni sopra e l'abbracciò togliendogli ogni istinto omicida.
- Ti è piaciuto il mio balletto? - sussurro all'orecchio. Zlatan preferì ricambiare l'abbraccio e cancellare Thiago ed i suoi deliri per rispondere beato.
- Me lo rifarai, spero! - Più un ordine che altro... Alex rise e Roby dalla pancia di Thiago aggiunse:
- Merito del maestro! - Zlatan tirò un calcio sulla schiena di Roby spaccandogliela ma gli altri in compenso risero.
- A proposito del maestro... dove sono quei due? - Chiese Alex riemergendo dal collo del suo compagno.
- Chi credi che abbia occupato la nostra camera? - Rispose logico Thiago.
- Vuoi dire quella degli ospiti... - corresse Alex.
- Oh, ma che cazzo... non possono scopare a casa loro? - Brontolò ancora Zlatan che era altamente seccato per avere la camera occupata.
- Anche noi se è per questo, ma che vuoi, casa di Alex è... - Thiago non trovò il termine ma lo trovò Roby, sempre appiccicato alla pancia del suo moroso.
- è casa di Alex! - Illuminante. Ma poi aveva ragione, quella casa aveva una sorta di barriera magica che permetteva a tutti di essere felici e sereni.
Non finirono nemmeno di dirlo che dalla porta bussarono. Zlatan voleva mandare a cagare chiunque fosse, ma Alex rispose gentile di entrare.
Sbucarono Stephan e Maxi.
- Scusate ragazzi, volevamo parlarvi... - Stephan aveva un'aria strana, non sapevano proprio decifrarla. Non sembrava molto felice ma non potevano definirlo proprio funereo...
- E' successo qualcosa? - Fece subito preoccupato Alex scendendo dalle gambe di Zlatan -che per questo sbuffò.-
Roby si tirò su a sua volta.
- Vi siete messi insieme? -
- O lasciati? - Grugnì Zlatan che ormai era con l'umore girato.
Maxi arrossì.
- No niente di tutto questo... volevamo... scusarci se vi abbiamo disturbato con le nostre vicende... - Tutti rimasero ammutoliti a fissarli, perfino Roby pareva aver perso la parola.
- E... - Fece Zlatan allibito. - questa cosa, come diavolo ti è venuta in mente? -
Maxi entrò e si appoggiò alla cassettiera mentre Stephan addirittura si sedette, la porta rimase aperta.
- Stephan mi ha spiegato bene tutti i retroscena e mi sono reso conto che sia lui che io vi abbiamo tormentato molto per le nostre cose, sicuramente è stato pesante per voi sopportarci... ma non dovete preoccuparvi, non succederà più... -
Stephan aveva le mani in tasca e guardava in basso, il silenzio era strano come quel discorso, questa volta parlò Thiago.
- Ma cosa dici? Non è stato un disturbo, potete venire da noi quando volete, siamo una squadra, no? - Maxi stava per dirlo quando dalla porta entrò Marco.
- Proprio te cercavo! Dov'eri? - Domanda retorica.
- Qua! - Rispose ovvio Stephan, lo sguardo che intercorse fra loro due fu quasi elettrico ma non teso o negativo. Era come se ogni volta che i due si vedevano ed incontravano, non potessero fare a meno di ricordare certe cose piacevoli che li riguardavano e che sapevano solo loro.
Thiago ci mise un istante a capire che erano andati a letto insieme e che quel trio era ancora incasinato.
Anche se c'era sempre quel qualcosa di strano.
Maxi evitò accuratamente di guardare Marco e stessa cosa fece lui, mentre Stephan, al contrario, non sapeva chi fissare per primo.
- Ti servivo? - Fece poi il piccolo dei presenti.
- Sì ma non è niente di importante, posso aspettare... che succede qua, invece? C'è un'atmosfera che... - Ma si fermò tendendo l'orecchio dopo aver captato qualcosa. Tutti lo fissarono, perchè non finiva la frase?
Marco stava tendendo l'orecchio verso la camera accanto e finì anche per avvicinarsi al muro per sentire meglio. Tutti lo fissavano allibiti.
- Ma qualcuno sta scopando?! - Chiese sorpreso.
I quattro presenti non sembravano sorpresi visto che sapevano chi c'era di là.
- Sicuro... sono Kevin e Mark... - Spiegò Roby alzandosi per attaccare anche lui l'orecchio al muro. - Porca miseria quanto gridano! - E così dicendo prese ed uscì di corsa dalla camera senza dire mezza parola.
- Ma che diavolo fa?! - Fece Zlatan.
- Sarebbe bello saperlo! - Replicò Alex.
- Ehi, è il tuo ragazzo, lo saprai! - Commentò Marco rivolto a Thiago che, pallido, si batteva la fronte.
- Quell'impiccione! - Così dicendo si alzò e corse a sua volta fuori sapendo cosa stava facendo quel disgraziato.
A ruota lo seguì Alex convinto che servisse un mediatore. Attaccato ad Alex c'era sempre Zlatan e visto che erano usciti tutti andò anche il curioso Stephan ed il divertito Marco. Maxi era l'unico che non voleva sapere ma alla fine, per non restare solo lì, si unì agli altri.
In corridoio si trovarono tutti riuniti davanti alla porta dell'altra camera, dove dentro c'erano Kevin e Mark che consumavano allegramente.
Roby l'orecchio attaccato alla porta.
- Senti qua Kevin... 'più forte Mark... più forte!' - Arrivò ad imitare i gemiti di Kevin con tanto d'accento. - No, Mark non sono capace di imitarlo, ruggisce e spara qualche parola in olandese, non so che dice! - Ridacchiò mentre Thiago scuoteva la testa con disappunto e Stephan e Marco ridevano. Maxi era bordeaux come Alex e Zlatan era totalmente disinteressato alla cosa.
- 'Oh, sì... Mark... oh, Mark... ' - Continuava Roby ad imitare Kevin ripetendo quello che sentiva... - 'cazzo, non so come farò quando partirai...' - anche questo fra i gemiti. Zlatan drizzò le orecchie ma gli altri non capirono. Anche a Thiago parve strana una frase simile ma pensarono intendesse per la pausa estiva imminente.
- TI FARAI LE SEGHE QUANDO VA IN VACANZA! - Gridò Roby non resistendo più e battendo sulla porta. I soliti idioti risero mentre i soliti timidi si imbarazzarono, Thiago e Zlatan scossero il capo allo stesso modo.
Dopo cinque secondi la porta si aprì e si mostrò un ignudo Kevin... alquanto furioso.
Facile intuire chi faceva quale espressione. Quella di Roby era un capolavoro d'idiozia, per quanto rideva rumorosamente.
- Da quanto siete lì? -
Mark spuntò da dietro, erano sudati e nudi, si capiva che avevano appena fatto sesso. Un gran bel sesso.
- Da 'più forte Mark!' - L'imitò Roby gemendo. Kevin gli diede una pestata di piede che non gli fece male poiché era scalzo.
- Sei uno stronzo, tu come tutti gli altri... e voi è così che mi ringraziate per avervi aiutato a far pace? - Ruggì contro Zlatan e Alex. Mark gli mise la mano sulla spalla per calmarlo mentre lui sembrava davvero inferocito a livelli da primato mondiale.
Che se la fosse presa davvero?
Alex si preoccupò e Zlatan fece per ribattere mandandolo a cagare ma fu fermato subito da Thiago che gli prese il braccio. Un'intuizione.
- Dai, Kevin, stiamo giocando, cosa te la prendi? - Ribatté bonario Roby non capendo che c'era qualcosa che non andava dietro a quell'incazzatura per essere stato interrotto. Anche Mark aveva una strana espressione.
- Cosa faresti tu se ti rompessero i coglioni mentre scopi una delle ultime volte prima che il tuo ragazzo se ne vada da Milano per trasferirsi in un'altra squadra? - Silenzio.
Quel silenzio nessuno l'avrebbe dimenticato, perchè dal piano inferiore veniva un gran caos e lì c'era un silenzio tagliente e pesante.
Thiago si mise la mano sulla bocca dopo aver capito maledettamente bene e Roby ci rimase letteralmente di sasso come un po' tutti gli altri. Solo ad Alex vennero gli occhi lucidi ed esclamò spontaneo:
- No, se ne va dal Milan?! - Kevin gridò non facendocela più.
- SI' CAZZO! MARK SE NE VA E SCUSATEMI SE PASSO OGNI SECONDO A SCOPARE CON LUI, MA POI DOVRO' PRENDERE UN CAZZO DI AEREO PER POTERLO FARE! - Dopo di questo rientrò in camera investendo scarpe e vestiti buttandoli all'aria.
Zlatan imprecò come Roby e Alex entrò velocissimo prendendo Mark per le spalle, ignorando la sua nudità.
- Dimmi che non è vero! Chi è stato? Cosa ti hanno detto? - L'agitazione crebbe vertiginosamente e Mark spiazzato da quella reazione per lui che era lì solo da un anno e mezzo, rispose piano.
- Sì, è vero. L'ho deciso io... -
- Ma... ma come... perchè... - Stava per piangere e Mark lo prese per le braccia a sua volta e con un tono pacato fece:
- Perchè non riesco più a tenere questi ritmi, è arrivato il momento di andare a finire la mia carriera in Olanda, come avevo deciso da tempo... -
Kevin buttò giù le cose dal comodino rompendo un abat-jour e Thiago entrò di corsa prendendolo per le spalle e abbracciandolo da dietro. Doveva essere la prima volta che ne parlava con qualcun altro. E non era facile per lui.
Per un momento non era il suo ex ragazzo nudo, non era qualcuno da cui prendersi un favore arretrato, non era una persona sempre discussa per un motivo o per l'altra. Era solo un amico che stava male.
Alla spicciolata entrarono tutti e chiusero la porta, quindi quando ci fu silenzio, con Alex attaccato a Mark che cercava di non piangere e Kevin a Thiago, Maxi finalmente lo disse funereo.
- Non è l'unico ad andarsene. Non mi riscattano, a fine campionato andrò via anche io... -
Improvvisamente quella serata nata per festeggiare la pace e la fine positiva dei deliri passati, era diventata la peggiore di tutte.
Su una cosa sarebbero stati tutti d'accordo.
Non l'avrebbero dimenticata.