CAPITOLO VIII:
REAZIONE A CATENA


 
Sarebbe andato avanti ad oltranza se fosse stato per lui.
Quel piccolo fagottino era il suo nuovo piccolino, non poteva che essere in estasi, non voleva staccarsene, era troppo dolce anche se era al mondo solo da poche ore.
Al momento nessun altro pensiero, nessun altro dubbio, nessun altro problema.
Al momento niente, niente di niente.
Solo suo figlio Benedicto e basta.
Nel giro di poco stava facendo foto a tutto andare e quello successivo le stava espandendo per tutto il web e gli amici in rubrica. Quello dopo ancora era subissato di congratulazioni, messaggi e chiamate ed ogni sito che lo riguardava riportava le notizie che era diventato padre.
Ovviamente mandò la foto a tutti tranne che a Stephan anche se la vide da internet. Lui, al suo contrario, siccome aveva la faccia tosta anche se non era in forma, rispose su Twitter e Facebook facendogli i complimenti.
Maxi non lesse subito, solo molte ore dopo e arrossendo fino alla punta dei capelli biondi, per poco non si era fatto scoprire dalla moglie.
No, si disse l’argentino ammirando suo figlio succhiare il latte da Wanda. Non intendeva minimamente rovinare tutto quello, la sua vita era lì dentro ed in rafforzamento a ciò strinse i due piccoli che teneva sulle gambe.
Di dubbi non ce n’erano assolutamente più.
Del resto così era facile.
Troppo.
 
 
I retroscena di tutto ciò erano però altri e meno rosei da un punto di vista personale.
Ovvero… gran bella partita quella di Milan - Arsenal, vinta dai rossoneri per 4 a 0. Gran bella partita personale di Roby che si era tolto una soddisfazione enorme tornando a giocare come sapeva segnando ancora. Gran begli alti e bassi per Kevin che dalle stelle -segnando per primo- era passato alle stalle -tornando a farsi male-.
Nel mentre, però, in quei settanta minuti di gioco circa, di cose era riuscito a farne e non solo dal punto di vista del calcio.
Non ci aveva pensato -non lo faceva mai- quando si era lasciato coinvolgere dal vulcanico entusiasmo di Roby ai suoi goal e quando se l’era abbracciato in quel modo vivamente sentito, anche Mark aveva altrettanto vivamente sentito.
Un’ondata di gelosia assurda e fuori luogo.
Si era comunque limitato ad ignorare ogni cosa e a fare finta di nulla.
Thiago no, Thiago non aveva ignorato.
Quei due continuavano quei giochi d’attrazione l’uno con l’altro e lo facevano torturandosi dal momento che erano entrambi seriamente innamorati dei loro compagni.
Era come avere a che fare con la porno star dei propri sogni, non si voleva niente di più che del sesso, quello sempre sognato e desiderato, niente di più. Poi l’amore era tutt’altro.
Questi erano Kevin e Roby.
Mark non sapeva niente ma non gli piaceva, capiva con occhio lungo che quell’abbraccio da parte di Kevin era ben oltre il complimentarsi per un bel goal, a giudicare da come se l’era stretto per benino al petto, altezza dove il brasiliano arrivava.
Specie considerando quella volta che erano andati a letto insieme per ingelosire Mark, prima che poi si mettessero insieme.
La partita era finita senza che lui dicesse mezza parola ed anche dopo aveva ingoiato il rospo consapevole che non avevano bisogno di cercarsi le liti poichè ben presto se ne sarebbero presentate da sole.
Fra l’altro la ricaduta all’infortunio non aveva di certo aiutato l’umore ballerino di Kevin.
Questo fu il preludio ad un gran bel casino partito, tanto per cambiare, proprio da Kevin e Roby, le due calamità naturali.
Le cose comunque procedettero lisce come l’olio, il periodo positivo del Milan proseguì aiutato anche dagli errori della Juventus e nel trovarsi in vantaggio in classifica, pur nel perdere e pareggiare gli incontri diretti con la stessa, non era stato così tragico. Un po’ urtante. Parecchio. Ma non eccessivamente. Alla fine i punti parlavano.
Poi ci fu il grande problema.
Mentre Maxi, dovutosi fermare per alcuni piccoli problemi fisici, si godeva il figlio più felice che mai dimenticando completamente Stephan che aveva smesso di provarci, Mark e molti altri andavano a disputare le partite con le nazionali.
Questo fu un grande problema poiché ritrovarsi in nazionale per Mark significava ritrovarsi con Arjen Robben, il grande ex. Ecco spiegato il grande problema.
Con dei precedenti come quelli, non serviva dire altro.
Le altre volte non si erano parlati molto, erano stati sulle loro, avevano fatto gli amici in modo molto comune e poco coinvolgente, avevano fatto in modo di non avere ricadute e non soffrire nel separarsi, però lì fu diverso.
Lo fu perché c’era stato un litigio sotto Natale e da allora non si erano più sentiti.
Per questo rivedersi a quel punto e chiarire per ritrovare la serenità in campo, aveva riacceso in Mark dei paurosi istinti verso il compagno. Istinti ampiamente ricambiati come ben si sapeva.
Quando Kevin, che aveva seguito la partita da casa, li aveva visti abbracciarsi a quel modo aveva capito al volo come doveva essersi sentito Mark nel vederlo stringere Roby contro l’Arsenal. Dopotutto anche loro due avevano un passato insieme, un passato di sesso, qualcosa di fisico, ma Mark prima di mettersi insieme e baciarsi la prima volta l’aveva beccato con lui a letto. Insomma, non era come vedere in effusioni due amici e basta.
Per questo capì perfettamente come si era sentito ed il fatto che non avesse detto niente quando, lo conosceva troppo bene, sapeva che invece ci era rimasto male, l’aveva messo sul piede di guerra.
Non voleva che si tenesse le cose dentro.
A parte quel discorso, c’era un’altra questione puramente egoista.
Era geloso anche lui, marcio, fatto e finito e volendo solo andare là da lui e sbranarli pur di separarli, dovette rinunciare all’idea e sopportare mentre mille immagini si frapponevano nella sua mente dove Mark e Arjen avevano un doloroso ritorno di fiamma e finivano a fare l’amore innamorati più di prima.
Non avrebbe mai potuto sopportarlo, mai, e non dormendo un solo minuto, il giorno dopo decise di passarlo col suo fratellino minore per distrarsi, conscio che anche lui doveva.
Prelevatolo dall’aeroporto dove era arrivato per aver disputato l’incontro con gli Under 21, se lo scorazzò in giro sapendo che l’argomento Maxi era tabù.
Doveva solo togliersi dalla testa le visioni di Mark e Arjen insieme, oltretutto non l’aveva nemmeno chiamato e nell’ostinarsi a non dire niente a Stephan e tenersi invece tutto dentro, fece davvero dei gran danni a sé stesso.
Arrivati a casa dopo cena Stephan era perfettamente conscio che Kevin stava male. Non sapeva il motivo ma ne era consapevole. Il suo atteggiamento da finto allegro non l’aveva ingannato, non avrebbe mai potuto fingere troppo con lui.
Colse l’occasione al volo nel divano quando sorseggiando una birra davanti alla televisione, Stephan chiese i risultati degli altri incontri di Nazionale.
- E che cazzo ne so! - Grugnì Kevin subito come se gli avesse chiesto quante lune avesse Giove!
- Con chi era l’Olanda? Mi pare l’Inghilterra, no? - Domande del cazzo, pensò Kevin seccato. Lo sapeva bene, glielo doveva chiedere per forza?
- Fanculo, so dove vuoi andare a parare! - Sbottò alla fine tagliando corto e mettendo giù la birra per non rovesciargliela in faccia.
- Dove? - Chiese sorridendo angelico. Ficcanasare nei casini degli altri era decisamente terapeutico, oltretutto non vederlo da un po’ l’aveva aiutato davvero, doveva dire che non ci pensava quasi più. Comunque non era mai stato altro che un’ossessione sessuale e niente di più, cose che dopo un po’ passavano davvero.
Questo era ciò che si diceva.
- A Mark! Sai che ho qualcosa che non va e vuoi capire di cosa si tratta solo che sai che se me lo chiedi direttamente non ti rispondo, quindi la prendi larga! Cosa credi che sono, un’idiota? - Rispose brusco Kevin alzandosi dal divano per camminare nervoso per la stanza. Sembrava avere le braci sotto al sedere.
Stephan rimase seduto comodo a bersi la birra, intanto lo osservava interessato come se studiasse un raro fenomeno alquanto buffo.
- Allora? - Chiese a quel punto visto che era stato scoperto.
Kevin sbuffò cupo, non ci pensava proprio a parlarne.
- Fanculo! - Rispose fra i denti. Stephan ebbe anche il coraggio di ridere innervosendo non poco l’altro.
- Dai, non lasciarmi con questa curiosità! Quando sei così è solo per Mark! Ci hai litigato? - Lui molte cose non le sapeva, come la faccenda con Arjen, di conseguenza andava solo a puro intuito. Alla fine Kevin sbottò non facendocela comunque più a stare zitto al riguardo. Quando cominciò si rese conto di non essere più capace di smettere e la diga si ruppe:
- No che non ci ho litigato e mi chiedo se servirebbe a qualcosa! Cosa gli devo dire? Sono geloso del tuo ex? Sai perché io e Mark ci siamo messi insieme? Perché era geloso di Roby, ci ha beccati a letto insieme e mi ha fatto una piazzata assurda! In campo con l’Arsenal me lo sono spupazzato tutto e lui non ha detto niente, ha fatto finta di nulla, anzi, mi ha tirato su per il nuovo infortunio! Dannazione! Non me ne sono reso conto ma perché cazzo non mi ha detto niente? Ha rosicato ed ora infelice e seccato si è rivisto con il suo ex con cui a Natale aveva litigato! Porca puttana! Ho visto la sua partita e se l’è abbracciato per benino, se lo guardava in un modo… si capisce che hanno chiarito e fatto pace, non posso che pensarli a letto insieme e so che anche Mark si è sentito così quando mi ha visto coccolarmi Roby in partita! Per questo mi fa incazzare! Perché non mi ha detto subito? Avremmo chiarito! Io non ci ho nemmeno fatto caso! Invece questo l’ha portato ad allontanarsi da me! Odio quando succede, cazzo! Non lo sopporto, non lo sopporto proprio! -
Stephan finì per fissarlo con tanto d’occhi completamente sorpreso da quelle sue parole in piena crisi di nervi, non avrebbe mai immaginato una cosa simile… tante cose non le sapeva e nemmeno le aveva immaginate, sentirlo così fu sconvolgente.
- Mark ha un ex? Cioè un suo compagno di nazionale? E chi sarebbe? -
- Arjen Robben! - Esclamò come se quel nome fosse il nemico primo, un mostro raro da uccidere in tutti i modi dolorosi. Stephan agghiacciato capì cosa significava e gli fu vicino perché era davvero una situazione delicata.
Dispiaciuto per lui, gli prese la mano e lo tirò giù sedendoselo accanto. Era una situazione davvero difficile ed in tutta onestà non sapeva nemmeno cosa dire.
Sospirò e gli cinse il capo col braccio attirandolo a sé, Kevin parve non aspettare altro perché immerse subito la testa contro il suo collo e cercando di calmarsi, trovando il suo contatto effettivamente placante, sussurrò sconfitto e abbattuto:
- Non posso perderlo. Non voglio. Cosa faccio se è tornato con lui? Dio, come lo guardava… non sarò mai a quei livelli, io, con lui… - Stephan si impressionò sentitamente nel sentire il suo grado di sentimento, sapeva che era perso per Mark ma non aveva mai capito fino a che punto e quando lo sentì con le sue orecchie scese dalle nuvole e con occhi lucidi capì di essere indietro anni luce rispetto a loro. Nel senso che di certo lui non aveva mai provato niente del genere e per quanto bello dovesse essere, ne era ancora lontano.
Pensò istintivamente a Maxi capendo che decisamente non era così fra loro e che dopotutto aveva fatto bene a lasciar perdere, dal momento che era più interessato alla famiglia che a divertirsi. Logico, divertirsi con lui.
Andava bene anche così, era invidioso di Kevin e Mark nonostante le difficoltà e le sofferenze, però lo era, avrebbe voluto provare cose simili anche lui. Talmente grandi e profonde da cambiare radicalmente qualcuno.
- Vedrai che non è tornato con lui… starà tornando qua da te e starete insieme come prima. Non se l’è presa per Roby. Vedrai… - In questo Kevin ci sperò con tutto sé stesso e aggrappandosi si addormentò finendo per accomodarsi meglio sul fratellino adottivo che, a sua volta, si sistemò meglio sul divano stendendosi e portandoselo sopra in modo da non arrivare al mattino con la schiena a pezzi. Certamente così non sarebbe stato tanto meglio, ma almeno avrebbe dormito steso e non seduto. Il peso, ovvero Kevin, ci rimase per tutto il tempo.
Un gran bel guaio, visto l’arrivo in piena notte di un certo Mark che, volenteroso di fargli una bella sorpresa, era rientrato andando a trovare subito il suo compagno che gli mancava come non mai.
Bè, la sorpresa ci fu, ma fu lui a riceverla.
Trovare Kevin addormentato su Stephan era decisamente una sorpresa.
L’ennesima da digerire. Una digestione che non avvenne, erano troppe quelle accumulatesi in poco tempo. Decisamente troppe. E nessuno dei due, in quella coppia, era un Santo, no decisamente.
 
Per Mark era stato un autentico massacro il ritorno in Nazionale, quella volta. E con massacro intendeva qualcosa di interiormente atroce che non pensava potesse provare mai in vita sua. O meglio credeva d’aver già superato il peggio quando se ne era andato da Monaco, ma in quei giorni si era ricreduto e tornato a Milano, tutto ciò che gli aveva permesso di non crollare definitivamente era stato il pensiero di passare da Kevin.
Era riuscito a prendere l’aereo prima rispetto a quello della propria tabella di marcia originaria ed invece che tornare il mattino insieme a Weasley, era tornato in piena notte.
Sapeva di trovarlo a casa a dormire quindi era consapevole che gli avrebbe fatto una sorpresa, era contento a quell’idea. Vedere il suo viso stupito e poi felice nell’averlo lì con lui in piena notte quando in realtà sarebbe dovuto tornare il mattino successivo, sarebbe stato tremendamente appagante.
Non immaginò che i propri piani potessero infrangersi con tanta facilità.
Entrò con la propria copia di chiavi, erano d’accordo che quando c’era Melissa e non poteva venire quando voleva, Kevin teneva la serratura in modo tale che non potesse aprirla da fuori, quindi tornava indietro.
Quella volta era aperta.
Fece pochi passi, non aveva con sé nulla, aveva lasciato il borsone di viaggio in macchina, contava di fermarsi qualche ora e poi, come previsto, andare a casa sua.
Notò la luce nel soggiorno aperta e trovandolo strano si addentrò per poi fermarsi agghiacciato.
Fu come se nell’aria si espandesse dell’azoto, gli parve di congelarsi all’istante nel vedere Kevin dormire abbracciato a Stephan ed entrambi stesi nel divano. La posizione era la stessa che assumeva con lui dopo che facevano l’amore. I vestiti tutti alzati ed attorcigliati addosso, i pantaloni aperti, il viso del proprio compagno nascosto contro il collo dell’altro.
A quel punto si sentì come fatto in mille pezzi, caduto a terra e rotto inesorabilmente.
Per un istante gli tornò alla mente i giorni traumatici del ritiro con la Nazionale Olandese, gli tornò in mente ogni allucinante istante passato con Arjen, i litigi brutali, la pace sconvolgente e quando avevano quasi fatto l’amore. Quella voglia assurda di farlo, di tornare all’epoca in cui stavano insieme ed andava tutto bene, quella voglia di cancellare tutto quello che era successo dopo e tornare a quel momento felice.
Perché non aveva ceduto?
Perché non l’aveva fatto?
Perché alla fine l’aveva respinto e detto definitivamente che non sarebbe mai tornato, mai e poi mai?
Perché… bè, aveva pensato a Kevin, in realtà.
Non alla moglie o ai figli.
Sapeva che tutto ciò era stato forse ancor più assurdo dell’aver resistito ad Arjen, ma alla fine era stato per Kevin.
Perché si erano promessi di provarci seriamente perché comunque il sentimento che provavano l’uno per l’altro era serio e ricambiato.
Per quello, l’aveva fatto.
E gli era costato, oh se gli era costato.
Specie dopo aver visto quell’abbraccio sconvolgente fra Kevin e Roby, rispettivamente il punto debole l’uno dell’altro. Bè, uno dei… Kevin ne aveva molti, lo sapeva.
Appunto, molti… troppi.
Non ce la poteva fare, aveva ingoiato quella storia, aveva ingoiato tutte le altre, aveva ingoiato troppe cose e per essere stato il solito Mark tutto d’un pezzo quello era un prezzo troppo alto.
Una pugnalata simile no.
Kevin che dormiva abbracciato a Stephan in condizioni a dir poco equivoche.
Guardò ancora i pantaloni slacciati, i bacini l’uno sull’altro, la bocca di Kevin sul collo di Stephan, la posa uguale a quella che assumeva con lui dopo il sesso insieme… non riuscì a ricomporre i pezzi e ricostruirsi, però li prese in mano tutti uno per uno e glieli scagliò contro con rabbia e furia perché il suo esplodere, il suo non farcela più, il suo dire basta era esattamente quello.
Un uragano forza dieci.
Senza nemmeno urlare prese il bordo del tavolino davanti al divano e lo rovesciò con tutte le cose che c’erano sopra, bottiglie vuote di birra, riviste ed altri oggetti.
Il frastuono fece svegliare di soprassalto i due ragazzi convinti si trattasse di un terremoto e quando videro che si trattava di Mark si preoccuparono ancora di più.
La sua espressione era a dir poco furiosa e si capiva che non urlava solo perché era troppo fuori di sé.
Dopo di questo, ignorando il caos che aveva generato, senza dire niente e per miracolo tirargli nulla contro, prese e se ne andò praticamente correndo, quasi.
Via da quella casa, da quella visione, via da quello che era convinto fosse successo e da tutte le altre cose che ormai era certo Kevin avesse fatto in sua assenza, quando litigavano o quando semplicemente gli andava.
L’aveva di certo fatto anche con Roby e magari pure con Thiago!
Montò in macchina e con una sgommata da paura partì a razzo correndo subito più veloce che poteva.
Via da lì, via da quella visione, da quella infernale consapevolezza che i propri sforzi erano stati inutili ed assurdi. Via e basta.
Non lo notò perché vide lo specchietto retrovisore, lo notò perché sentì il rombo assordante della sua macchina in contrasto con la propria.
Macchine sportive ultimo modello entrambe.
Kevin era alla guida della propria e lo stava… bè, sì, lo stava seguendo.
Mark per un momento pensò di fermarsi per evitare di schiantarsi entrambi ma all’idea di affrontarlo gli venne la nausea.
Non voleva, dannazione, perché sapeva che l’avrebbe demolito!
E per una volta voleva fare le cose a modo suo e non a quello di Kevin!
Continuò a premere sull’acceleratore e a correre come un forsennato in auto prendendo curve a gomito e rischiando incidenti innumerevoli.
Passarono col rosso rischiando l’osso del collo fino a raggiungere una strada larga e dritta, isolata, in periferia di Milano.
Continuarono a correre e Kevin ad inseguirlo ovunque, perfino quando aveva fatto una manovra a dir poco suicida, Kevin gli era venuto dietro.
Fino a che, all’ennesima curva mozzafiato, Mark perse il controllo dell’auto finendo per fare due testa coda. Kevin si fermò in tempo evitando l’impatto, la frenata fu impressionante ma peggio fu il suo sguardo mentre vide Mark roteare con l’auto, convinto che si ribaltasse da un momento all’altro davanti ai suoi occhi e che non riuscisse a rimettersi in corsia.
Le strade a quell’ora di notte ghiacciavano, specie fuori città.
Il terrore che provò Kevin in quell’istante fu molto peggio del ghiaccio che c’era fuori. Fu qualcosa di nero e profondo che lo bloccò facendogli perdere ogni funzione sensata e scendendo dall’auto rischiò il doppio poiché Mark fece per andare con il proprio mezzo proprio verso di lui, ovviamente non di proposito.
Vedendolo a portata di morte, l’olandese chiuse gli occhi e, semplicemente, pregò nel vano tentativo che quell’ultima mossa disperata funzionasse.
Invece di cercare di frenare e controllare il volante, mollò tutto. Piedi e mani.
Fu allora, dopo qualche altro movimento azzardato, che l’auto si fermò finalmente, ad un soffio da Kevin e dalla sua.
Sentendosi fermo temette che nell’aprire gli occhi potesse vedere Kevin sotto le proprie gomme, ma quando sentì tutto sospettosamente stabile li aprì e lo vide andargli incontro facendo il giro del cofano per tirarlo fuori.
Mark uscì da solo istantaneamente quando registrò che alla fine era andato tutto bene, quindi appena fu fuori le ginocchia gli cedettero per la paura intensa appena provata. Paura non per il proprio incidente appena sfiorato ma per aver rischiato di uccidere Kevin.
Il ragazzo lo prese in tempo per le braccia e l’accompagnò giù sedendolo a terra, fra le due auto una di fianco all’altra.
Avevano il respiro affannato ed ancora l’incapacità di parlare, pensare, realizzare. I cuori impazziti, il sangue che pompava a mille, l’adrenalina che li faceva tremare.
- Che… che cazzo… che cazzo ti è saltato in mente, Kevin? - Riuscì alla fine a dire Mark fissandolo terrorizzato negli occhi, ricambiato con altrettanto genere di sguardo.
Scosse il capo incapace di dire qualcosa, poi semplicemente l’abbracciò stretto prendendogli i capelli sulla nuca e tirando fino a fargli male, gli premette il viso contro il proprio collo e piegò il capo contro di lui in modo da incastrarlo a sé.
Mark di nuovo senza fiato, ma per un altro motivo.
Non riusciva a controllare il proprio corpo, ancora troppo tremante, ma sentì le braccia di Kevin stringerlo con forza e quello l’aiutò a tornare lentamente fino a che, mollo come se non avesse più l’uso di un solo arto od osso, fu cera nelle sue mani.
Kevin lo tenne stretto a sé così senza dire nulla, se lo cullò con lo spavento che faticava ad abbandonarlo, gli occhi stretti forte, il cuore ancora tuonante, la voglia di gridare di non rifarlo più e l’incapacità di farlo.
Fino a che un filo di voce lo trovò per dire tremante…
- Dio, non rifarlo più… è la mia morte… se ti succede qualcosa così… è la mia morte… - Si rese conto di essere totalmente sconnesso e confuso ma immaginò che il senso fosse comprensibile. Finalmente Mark alzò le mani e le posò sulla sua schiena ricambiando l’abbraccio fino a stringere via via sempre più forte.
Il respiro più umano, i battiti sempre forti ma non assassini come prima, la mente riattivata e l’adrenalina più calma.
Al rispondere qualcosa realizzò cosa era successo e perché e non poté che lasciar andare le lacrime.
Non per la propria effettiva morte scampata, se non avesse ripreso il controllo dell’auto e fosse finito contro Kevin sarebbe successo l’irreparabile. Aveva rischiato di uccidere Kevin.
Non poteva crederci d’aver rischiato a quel modo la persona che amava, anche coi precedenti di probabili tradimenti, anche con le certezze e non fossero solo le ipotesi, anche con ogni litigio atroce alle spalle, anche con il dolore che riguardava Arjen… per niente di tutto ciò poteva reggere l’idea di aver quasi ucciso la persona che comunque, nonostante tutto quello che gli stava facendo passare, amava.
Kevin si gelò di nuovo al sentirlo piangere sommessamente fino a singhiozzare. Mark aveva la giacca ma lui no, era ancora freddo da inverno, le strade ghiacciate e loro seduti per terra. Di freddo c’era in abbondanza eppure non lo sentivano effettivamente se non dentro.
- Cazzo, è finita bene… non… non piangere… - Provò a consolarlo non capendoci niente, specie perché alla fine era stato svegliato in modo traumatico senza un motivo sensato per poi essere finito ad inseguirlo a rotta di collo per le strade di Milano.
Come potevano aver fatto tutto quello senza sapere la verità?
Ma Mark non ne voleva sapere di smettere e Kevin non sopportava quando chi amava piangeva, era come se lo trapassassero con mille spade. Sentendo un dolore diverso e profondo da quello che aveva provato prima, che era stata paura pura, gli prese il viso fra le mani e con panico continuò guardandolo in viso, cercando di trasmettergli sicurezza. Cosa impossibile vista la propria agitazione:
- Ti prego, non piangere, non sopporto se piangi… - Era la frase più stupida da dire e Mark ne rise improvvisamente come se lui stesso non ne potesse più di piangere. Ci impiegò un bel po’ a smettere, fronte contro fronte, e comunque le lacrime rimasero a rigargli le guance quando spiegò con fatica, aggrappato alla sua felpa.
- Ho passato un periodo di merda… prima geloso marcio di te, convinto che te la facessi con tutti, specie con Roby… poi ho rivisto Arjen dopo la litigata di Natale ed è stato atroce. Non lo sentivo da quella volta… abbiamo litigato di nuovo, ci hanno dovuto separare perché ci stavamo per dare giù. Poi abbiamo chiarito e fatto pace ma nel farlo… cazzo, stavamo per finire a letto insieme. Avevamo una voglia… mi è tornata quella maledetta nostalgia di quando stavamo insieme ed eravamo felici e per un momento abbiamo creduto di poter tornare indietro. Però sei stato tu a farmi cambiare idea. Quando ho pensato che tu l’avresti fatto ma io no. Io non sono così. E c’è lo stesso sentimento, fra te e me, anche se siamo così diversi e tu vai con altri uomini solo per sesso senza pensare a me. Però mi brucia. Non ho voluto farlo con Arjen e… ed alla fine me ne sono andato. Volevo rivederti, ne avevo bisogno, stavo morendo dal bisogno di vederti, quindi ho preso il primo aereo per l’Italia anche se non era quello che dovevo prendere. Sono arrivato e sono corso da te… quando ti ho visto così con Stephan ho pensato che l’avessi fatto anche con lui, e prima con Roby e chissà con quanti altri. Non ce l’ho fatta, ho tenuto troppo per troppo tempo e poi sono esploso… l’hai… l’hai fatto? Mi hai tradito con gli altri? - Era vitale saperlo ed alla fine di quello sfogo così disarmante, fu la fine del mondo per Kevin.
Perché non l’aveva mai tradito, da quando avevano deciso di provarci seriamente.
- Non l’ho mai fatto con nessuno, dopo che ci siamo messi seriamente insieme… né con Roby, né con Thiago, né col Noce, né con Stephan, né con nessun altro… e non lo farò mai, finchè ho questo cazzo di impegno serio con te. È ancora un impegno serio? - Chiese smarrito all’idea che non lo fosse più.
Mark in quello pensando di impazzire, alzò le mani sul suo viso allo stesso modo in cui lo stava tenendo lui, quindi strinse, affondò le unghie sulle sue guance e gli rispose con quel suo fuoco caratteristico che aveva fatto perdere la testa a Kevin.
- Ti amo e sono fottutamente serio, cazzo! - Fu il turno di Kevin di avere le lacrime agli occhi al ripensare alla propria crisi di quella sera, quando si era convinto che Mark fosse tornato col suo amore di sempre, Arjen, e che sarebbe tornato indietro.
Le labbra non furono più incollate di quel momento, si diedero ossigeno, si unirono e non si separarono per molto.
Poi si bruciarono con le lingue che si intrecciavano e fu tutto più umano ed accettabile.
Tutto più calmo.
Tutto così pace.
- Ti amo anche io. Non tornare con lui, non andartene, non pensare che io ti tradisca, non stare male per me. Ti amo, cazzo, ti amo davvero e sono serio, stramaledettamente serio… te lo incido nella pelle, se te lo dimentichi o ne dubiti! Cazzo! - Ringhiò alla fine sulle sue labbra, con forza, rabbia e decisione. Finì mordendogliele e poi tutto si quietò col sorriso di Mark. Un sorriso di sollievo e serenità.
Era tornato e stava bene.
Era tutto a posto.