CAPITOLO IX:
L’INIZIO DELLA DEGENERAZIONE
 
Mark non era stato l’unico a tornare prima del previsto e a fare una sorpresa al proprio compagno.
Quella sera anche un altro elemento si era prodigato per tale scopo e ci era riuscito in pieno.
Alex dormiva beato quando si ritrovò un essere nel letto che lo svegliava con non molta dolcezza.
O meglio forse inizialmente l’intento era stato quello ma quando si era sentito girare sulla schiena con forza gli era preso un colpo e non aveva sentito la bocca sull’orecchio, si era spaventato prima e si era anche messo a gridare!
Zlatan alla fine aveva dovuto tappargli la bocca e questo ovviamente sortì un effetto peggiore perché Alex non capì di chi si trattava, colpa anche del buio oltre che del panico, e convinto lo volessero squartare si agitò come un matto per sgusciare via.
Siccome la sua forza non era poi così scarsa, Zlatan per evitare si facessero male lo mollò con un tuonante e potente: - ALE CAZZO SONO IO! - che raggelò Alex all’istante.
In piedi sul letto con la gamba alzata pronta per dargli un calcio si fermò ed ovviamente essendo su un materasso perse subito l’equilibrio.
Per non farlo franare rovinosamente a terra, Zlatan lo prese per la caviglia e tirò, a quel punto se lo stese sopra e l’agganciò con le sue lunghe gambe intorno alla vita, lo cinse anche con le braccia sul petto e lo strinse per obbligarlo a calmarsi.
Lentamente la stretta fece scemare l’attacco di panico ad Alex che registrò il suono della sua voce sentito prima e con un notevole ritardo, costretto fra le sue possenti braccia, il brasiliano mormorò piano ed incerto:
- Zla? Sei tu? - Come potesse avere dubbi dopo l’urlo e la stretta solo lui lo sapeva ma per dargliene conferma lo svedese gli prese l’orecchio fra le labbra, lo delineò un po’ con la lingua e poi sempre su di esso rispose piano e più calmo anche lui:
- Quanti verrebbero a svegliarti così in piena notte? -
Alex dovette pensarci e questo seccò molto Zlatan perché la risposta sarebbe dovuta essere ‘solo tu’ ed anche nel giro di un nano secondo, quando questo non fu si stava già per sciogliere ed andarsene troppo permaloso per rimanere lì.
- Bè, poteva anche essere un maniaco, Zlatan! O Roby! - Quest’ultima uscita lo spiazzò perché mettere Roby sullo stesso livello di un maniaco ci stava benissimo ma sullo stesso suo no… insomma…
- Come puoi paragonarmi a lui? - Chiese subito seccato drizzando la testa e fissandolo torvo dopo che gli occhi si furono abituati al buio. Alex girò il capo e lo fissò con aria di scuse rimanendo comunque fermo fra le sue braccia -e gambe-.
- Bè… ogni tanto mi sveglia in piena notte per farsi consolare quando litiga con Thiago… - Si giustificò.
- No, questo lo so… cioè… non che mi vada a genio ma ormai lo so… ma dico… lui è un nano io sono un gigante… come diavolo potevi confondermi con lui? - Alex che in piena notte non poteva avere il ragionamento lucido, si strinse nelle spalle e rispose spontaneo:
- Cosa pretendi da me alle tre di notte? - anche questo era vero e mettendosi a ridere sigillò tutto voltandogli meglio il viso con due dita per poter avere accesso alle sue labbra.
Quando ci arrivò le fece sue con poca pazienza, gli erano mancate, ne aveva avuto una gran voglia in quei giorni di separazione forzata. Giocare in nazionale non gli era mai piaciuto moltissimo perché trovava abissale il livello che c’era fra lui e gli altri suoi connazionali, alla fin fine erano sempre partite un po’ deludenti per lui abituato a giocare su altri livelli…
Quando le loro lingue intrecciate calmarono ogni fase accelerativa, Zlatan cominciò a godersi veramente il suo compagno che gli era vergognosamente mancato e continuò con le mani che scendevano sotto la maglia del suo famoso pigiama rosso. C’era da chiedersi se non ne avesse tanti uguali…
Raggiunti i capezzoli ci giocò un po’ fino a che li sentì indurirsi, così scese sul ventre e passò oltre l’elastico dei pantaloni e dei boxer, sul suo inguine. Era caldo e sensibile, non tardò a reagire al suo contatto deciso e allungandoglisi contro appoggiò la nuca alla sua spalla spalmandosi addosso ulteriormente, come fosse un gatto. Zlatan assaggiò oltre la bocca scendendo sul collo e lì succhiò un punto che adorava marchiare ogni volta, appena sotto il colletto della maglia. Un punto che si poteva coprire facilmente.
I gemiti di Alex allietarono quel momento erotico facendolo eccitare ulteriormente, voleva che venisse subito per poter averne anche lui, poi, e quando lo sentì raggiungere il culmine teso e tremante in un tripudio di gemiti sempre più forti e profondi, si apprestò a scioglierlo per far sì che si girasse e ricambiasse ed in ogni caso proseguire.
Fece appena in tempo ad aprirsi i jeans e a vedere con piacere che Alex aveva capito cosa voleva, che suonò tragicamente il suo telefono.
Rimase un istante fermo sperando di avere le visioni, quando realizzò che suonava veramente pensò di ignorarlo ed infatti immerse le dita negli adorabili ricci di Alex per indicargli di proseguire.
La sua bocca aveva appena raggiunto il suo membro quando il telefono raggiunse picchi insopportabili ed il suo compagno si alzò deciso a non proseguire.
- Se non rispondi non vado avanti… -
Zlatan lo fulminò con lo sguardo.
- Che cazzo dici? -
- Può essere tua moglie, devi rispondere! - Alex… la vocina della coscienza… Zlatan comunque sbuffando rispose pensando di sbrigarsela in fretta e mentre diceva ‘pronto’ aveva già rimesso malamente la testa di Alex al suo posto, fra le proprie gambe.
Quando sentì la voce di Stephan per poco non gli tirò i capelli con uno scatto di nervi incredibile.
- Che diavolo vuoi a questa dannatissima ora? - Era davvero tardi, dopotutto.
Alex si alzò preoccupato e lo fissò interrogativo, così lui gli mimò il nome del loro compagno. Questo non lo tranquillizzò.
- Scusa, disturbo? - Era carino a chiederlo, almeno.
- Certo! Sono le tre di notte ed anche se non stessi scopando con Alex comunque mi sveglieresti! Che diavolo hai? -
Stephan non si perse d’animo e proseguì calmo:
- Ero qua da Kevin… abbiamo passato la serata insieme come spesso facciamo e ci siamo addormentati. Mark è arrivato di sorpresa ed è venuto, ci ha visti dormire uno sopra l’altro ed ha pensato avessimo fatto sesso insieme. Ha buttato tutto all’aria e se ne è andato. Kevin gli ha corso dietro facendo Fast and furious a giudicare dalle sgommate che hanno dato con le auto… io non vorrei si schiantassero… secondo te devo andare a cercarli per vedere se sono vivi? Non mi rispondono al telefono e sai, magari Mark non gli crede a Kevin se gli dice che non abbiamo fatto niente, non vorrei fare un casino… cosa pensi dovrei fare? - Già che chiedesse a Zlatan il parere su qualcosa e non ad uno risaputamente più saggio aveva dell’anormale. Poi che lo facesse in piena notte era anche peggio. E che dire del fatto che non gli era importato dell’averlo interrotto con Alex? Forse non voleva vivere…
- E che cazzo ne so io! Ste, arrangiati, cazzo! Stavo scopando, porca puttana, non puoi chiamarmi a quest’ora per chiedermi una cosa del genere, non è normale in ogni caso! Hai una coscienza, forse, usala! - Rispose bruscamente. Odiava essere interrotto e per stronzate simili, poi, era anche peggio.
Alex però che aveva sentito la conversazione gli prese il telefono e preoccupato per Kevin e Mark parlò come se Zlatan non avesse detto niente:
- Devi cercarli, magari hanno avuto un incidente! Insomma, sono corsi via in macchina… è pericoloso… fammi sapere se hai notizie, poi! -
- Ok, ti ringrazio… scusa per l’interruzione ma sai, era una cosa importante, potrei aver fatto involontariamente un casino… - Solo Zlatan seriamente sul sentiero di guerra pensò, sentendolo a sua volta, che era un asso per i casini involontari!
- Di niente, era importante dopotutto… -
- Importante sti cazzi! - Esclamò Zlatan prendendosi il telefono e mettendo giù la conversazione.
Dopo due secondi scorse la rubrica e trovato il numero di Thiago lo compose sotto gli occhi increduli di Alex. Ormai era tutto smontato morto e sepolto…
- Che fai? - Zlatan non rispose e quando la voce roca di Thiago rispose, capì che anche lui era stato interrotto…
- Chi è morto? - Chiese infatti dando per scontato che fosse successo qualcosa di grave altrimenti Zlatan non l’avrebbe chiamato. Qualcosa di grave era effettivamente successa…
- La mia pazienza! - Esclamò arrabbiato. Thiago ci mise un po’ a capire, non ci riuscì bene e allora proseguì sempre concitato: - Thiago, vedi di sbrigarti a sistemare Stephan o giuro che lo uccido! Ci ha chiamato in piena notte per sapere se doveva cercare Mark e Kevin perché li aveva probabilmente indirettamente assassinati in un ipotetico incidente in macchina! -
Silenzio.
- Eh? - Thiago era in pura fase d’estasi perché se le persone normali a quel punto s’interrompevano, Roby di certo no ed era andato avanti senza problemi. Di conseguenza quei fruscii di sottofondo erano proprio le spinte che gli stava dando.
Zlatan lo capì e scosse il capo sospirando insofferente.
- Così come lui ha rotto i coglioni a me io li rompo a te nella speranza che ti sbrighi a sistemare questa situazione perché non ce la faccio! Rivoglio la mia vita ed i miei cazzi con Ale! - Era l’ennesima volta che venivano interrotti in qualche modo, non sarebbe andato avanti a lungo.
Thiago comunque ci capì poco e quando cominciò a sospirare per l’orgasmo vicino, fu lo svedese a mettere giù il telefono capendo che non era proprio il momento.
Perché lui lo capiva e Stephan no?
Quando si ridistese tirandosi sopra Alex nella speranza di poter almeno dormire in pace con lui, il telefono tornò a suonare. Rispose Alex subito vedendo il nome nel display e la sua voce era tesa:
- Ste? -
- Stanno bene, mi hanno appena chiamato. Sto andando a casa… grazie e scusa… -
- Ma si sono lasciati? - Chiese Alex ansioso di sapere anche quello, a quel punto… Zlatan lo fissò incredulo, quindi sbuffando si girò dall’altra parte e dandogli la schiena si mise a dormire da solo.
Alex rimase al telefono con Stephan per un paio di minuti al termine dei quali, notando che il suo compagno dormiva, decise di lasciarlo in pace pensando ingenuamente che fosse stanco per proseguire le loro cose.
No, decisamente le cose in quel modo non potevano continuare.
 
 
Il giorno dopo toccò a Maxi con moglie e figli a seguito.
Gli capitarono in casa di prima mattina, non erano previsti allenamenti prima del pomeriggio perché non erano tornati tutti dalle nazionali, quindi siccome erano freschi di nascita il nuovo arrivato aveva deciso di fraternizzare col mondo intero portando a tutti la lieta novella, ovvero che suo figlio era stupendo e che meritava di essere visto!
Era vero, ovviamente, ma fare il giro dei suoi nuovi compagni di mattina per fargli vedere il frutto del suo godimento era davvero anomalo.
Il suo entusiasmo conquistò a pieno Alex che quando ricevette la chiamata d’avvertimento dove chiedeva, se voleva, di poter venire a fare due chiacchiere per fargli conoscere la famiglia, disse un felicissimo ‘sì certo come no’ di slancio.
Con questo si giocò completamente Zlatan e la sua ormai scarsissima pazienza.
Aveva sperato di poter svegliarsi come si doveva e riprendere il discorso interrotto nella notte, ma quando lo sentì dire ad un individuo inizialmente sconosciuto che poteva venire, si alzò di scatto e col peggior risveglio della storia, poi grugnì:
- Chi cazzo sta venendo, ora? - Non era molto presto ma nemmeno tardissimo, insomma, per una volta avevano una mattinata tutta per loro perché lo credevano ancora tutti in viaggio e lui la sprecava così? Non era normale…
- Maxi con la famiglia, ha detto che Wanda, sua moglie, ci teneva a conoscere i suoi amici, sta facendo il giro di chi è a casa… sai, gli abbiamo riservato un accoglienza così calorosa che voleva ringraziarci. Poi è col nuovo figlio… - Ma mano a mano che andava avanti lo vedeva sempre più buio e cupo fino a che, quando sentì uno strano verso con la gola, non lo vide alzarsi in piedi e cominciare a vestirsi con gesti secchi.
- Cosa… cosa fai, Zla? - Lo chiamava così quando sapeva d’averla fatta grossa ma non capiva cosa… e Zlatan a quel punto come sempre lo mandava cripticamente a quel paese…
- Vado a fanculo da solo, Ale! E vacci pure te! -
Dopo di questo se ne andò senza sentire mezza lamentela. Alex non sapeva bene cosa avesse, sapeva solo che quando era così nero non doveva rincorrerlo e chiedergli ‘cosa ho fatto?’ che era peggio…
Chiamò però seduta stante Thiago che anche lui e Roby stavano riprendendo il discorso della notte, amavano svegliarsi così e del resto era l’unica per tenere a freno le grandi voglie da ninfomane dell’attaccante. Accontentarlo ogni momento libero.
Interruzioni permettendo…
Il pronto di Thiago fu come quello che la notte aveva dato a Zlatan. Molto strascicato e chiaro.
Chiunque ci sarebbe arrivato tranne Alex che pensò avesse solo sonno.
- Thiago credo d’aver fatto un casino senza saperlo… non so… cioè… -
- Mmm… - Mugolò Thiago mentre Roby gli stava svegliando una parte corporea che non faticava a stare su da sola di mattina.
- Sai, ero con Zlatan che mi ha fatto una bella sorpresa venendo prima. Però purtroppo siamo stati interrotti da Stephan che ci ha chiamato preoccupato per Kevin e Mark. Alla fine non abbiamo fatto nulla però è rimasto a dormire qua lo stesso. Stamattina ha chiamato Maxi chiedendo se poteva passare con la famiglia, sta facendo il giro di tutti gli amici per farci conoscere i suoi e… insomma, Zlatan mi ha mandato a fanculo e se ne è andato! Ma secondo te perché l’ha fatto? - Thiago non aveva sentito nemmeno la metà delle sue parole ed in risposta si era masso a gemere sconnettendosi completamente.
Solo allora Alex aveva capito ed imbarazzato se ne era pure accertato:
- Ma Thiago, stai facendo le tue cose con Roby? - La voce strozzata.
- No, sta riflettendo sull’universo! - Esclamò Roby che sembrava riemergesse dalle tenebre…
- Roby? - Non era sicuro fosse lui, sembrava seccato.
- No suo nonno! - Ancora ironia pesante di quelle che denotavano impazienza.
- Scusate non volevo interrompere ma… ecco… non capisco perché… -
- Perché metti davanti tutti gli altri! Manda a cagare gli amici per una volta e fatti il tuo ragazzo! - Questa volta aveva risposto Roby che aveva sentito la sua spiegazione con l’anticamera del cervello.
- Ma come faccio? Se mi chiamano per sapere qualcosa o perché hanno problemi o vogliono il mio aiuto non posso chiudergli la porta in faccia… - Roby altamente stufo prese di brutto il telefono dalla mano del suo compagno e disse sfacciato:
- Ecco come fai! - Dopo di che chiuse la comunicazione lasciando di sasso Alex che fissava il cellulare senza credere che l’avesse fatto realmente.
Per lui gli amici erano sacri, specie se avevano seri problemi… perché se lui ascoltava tutti nessuno voleva ascoltare lui? Poi si corresse… solo loro due non avevano voluto ma non è che poteva andare da tutti a confidarsi.
Prese in considerazione Antonio ma fu un nano secondo.
No, lui poi gli avrebbe detto qualche cazzata.
Sospirò e si grattò la nuca spaesato.
Doveva cavarsela da solo…
 
Era stata lei ad insistere per quel giro di amici.
La mattinata di Maxi fu più che piacevole e quando Wanda gli chiese perché non passassero anche da quel suo amico così giovane con cui l’aveva visto molto ben in sintonia durante alcune partite, Maxi parlò velocissimo sparando cento parole al secondo sul fatto che non fossero poi così in sintonia e che non avevano tempo, che non gli avrebbe fatto piacere, che non poteva, che dovevano fare altro.
Alla fine Wanda candidamente disse:
- Ci hai litigato? - Maxi a quel punto divenne rosso e tossì fingendo un attacco di bronchite che comunque non ingannò la ragazza che scuotendo il capo asserì comprensiva: - Se non vuoi basta dirlo, eh? -
Con questo l’argomento si chiuse.
Alla fine Stephan risultò l’unico a cui Maxi non fece visita.
Gli ultimi furono Kevin e Mark. Quest’ultimo era rimasto da Kevin poiché la famiglia lo aspettava per il pomeriggio, di conseguenza poterono recuperare tutto il tempo perso, chiarirsi e fare ampiamente pace in tutti i modi conosciuti più alcuni nuovi inventati da loro.
Quando la famiglia Lopez arrivò, loro erano già svegli, avevano finito tutto ed erano più beati che mai, li accolsero col sorriso sulle labbra entrambi e Wanda che non conosceva niente delle loro vite private chiese sottovoce al marito se per caso quei due stessero insieme; Maxi rise chiedendole, sempre sotto voce, perché lo pensasse, e quando gli rispose che erano particolarmente affiatati ed in sincronia gli andò di traverso il caffè che stava bevendo.
Quella parola sarebbe diventata la sua rovina.
Alla fine si appuntò di spiegarle alcuni giri loschi per evitare che nell’incontrare la moglie di Mark se ne uscisse con ‘ma lui non stava con Kevin?’.
Li trovò comunque particolarmente affiatati e di questo dovette dargliene atto, si vedeva che dovevano aver vissuto una notte stupenda.
Se avesse saputo che notte se ne sarebbe stupito.
 
Intanto mentre loro facevano gli onori di casa come un’autentica coppia pubblicamente gay, Roby dopo aver avuto comunque il suo orgasmo con il suo compagno si sfogò sempre con lui in pieno Zlatan style…
- Ma ti rendi conto che ogni volta che scopiamo c’è qualcuno che rompe il cazzo? Non è possibile! - alla fine non aveva torto.
Thiago con sospiri sempre più pazienti si tirò su con la schiena sulla spalliera.
- Devo fare qualcosa… -
- Sì, ammazzarli! - l’altro nemmeno lo calcolò e mordicchiandosi le unghie cominciò ad elaborare più precisamente un piano machiavellico infallibile. Non poteva sbagliare quella volta, c’era in gioco la sanità mentale di molti.
- Il fulcro di ogni cosa sono Stephan e Maxi. Anzi. Stephan. - Roby si fermò e si zittì sedendosi nel letto. La cosa cominciava a farsi interessante… sapeva bene come funzionava il suo compagno, quando era in fase creativa c’era da preoccuparsi se si faceva parte di quella sua creazione. Lui ne sapeva qualcosa.
- Perché loro? - Roby in effetti era un po’ indietro, preferiva non dar peso a molte cose.
- Stephan tormenta Maxi per averlo che tormenta Alex per sfogarsi. Oltre che chiunque ritenga suo amico. E per ora va d’accordo con tutti. Oltre a ciò Stephan ha bisogno comunque di distrarsi perché Maxi è un osso duro e non glielo molla, di conseguenza tormenta a sua volta tutte le altre coppie come Kevin e Mark ed ora Zlatan… rischia il linciaggio quel ragazzo se non sta attento. -
- E tutto perché vuole farsi Maxi? - Roby non poteva crederci, a sentirlo sembrava semplice ma era assurdo… Thiago alzò lo sguardo e lo fissò su Roby, quindi con una luce negli occhi neri che sapeva di furbizia, disse estremamente sicuro di sé:
- Ma non è solo per farselo. Lui vuole tutto da Maxi. Solo che non se ne rende conto e non vuole ammetterlo per orgoglio. Perché Maxi sembra non volerlo o preferire sua moglie comunque. - Roby rimase per un momento proverbialmente zitto quindi disse subito dopo avvicinandosi all’altro che era molto preso dal discorso: aveva in mente qualcosa, aveva un disegno per la testa, sapeva tutto e non sapeva come…
- Ma come fai a saperlo? - Thiago continuò a sorridere in quel modo sornione che a Roby faceva sempre impazzire, poi rispose:
- Perché sta facendo diventare matti tutti quelli che conosce… arriverà anche a noi a momenti… -
- Ma come! Come fa! - Era effettivamente vero che non era plateale nei suoi 'tormentare gli altri', non era un Roby od un Kevin che combinavano apertamente danni sempre e costantemente, ma era insindacabile che ne stava facendo…
- Sottilmente… perché non sa stare solo, se lo facesse penserebbe a Maxi e dovrebbe ammettere i suoi sentimenti e la sua conseguente delusione. Quindi si distrae con gli altri. A conti fatti Alex ha litigato con Zlatan, Mark con Kevin e per poco pure noi non lo stavamo per fare… e c’entrava sempre Ste! -
Roby era a bocca aperta.
- E cosa pensi di fare? -
Thiago si sporse verso di lui, aveva quasi cattiveria nello sguardo affilato, c’era d’aver paura ma il compagno si eccitò, l’amava profondamente quando faceva così…
- Prima di tutto devono accettare i loro sentimenti, ammetterli insomma… -
- E poi? -
- E poi vedrai… -
- Ma come lo farai, comunque? -
- Vedrai anche questo… -
Roby a quel punto piantò il broncio infantile, non sapeva aspettare e incrociando le braccia e le gambe lo fissò corrucciato.
- Va a cagare, io voglio saperlo! -
- Lo vedrai! - All’ennesimo ‘lo vedrai’ con quel tono che la sapeva lunga, il brasiliano l’attaccò mordendogli la guancia. Per poi finire a leccarlo come un cane. E leccare sempre più in basso.
E sempre più giù. Incapaci di smettere. Perché quelli erano loro, quello era il loro modo di vivere il rapporto.