CAPITOLO XI:
L'ENNESIMO COLPO

Kevin si trascinò con un mantra continuo nella testa fino ai primi di Luglio.
Evitò le voci di mercato e si godette le vacanze con Melissa con cui comunque, doveva ammettere, di divertiva e poteva avere un buon sesso etero come valvola di sfogo. A lui le donne continuavano a piacere e se doveva scegliere un metodo per scaricarsi, il sesso era sempre al primo posto, però con una donna.
Con un uomo non ci pensava minimamente. Ci provava ogni tanto a vedere, per testare se fosse gay, ma non gli si drizzava proprio, solo a pensare a Mark funzionava.
Lo chiamava ogni giorno almeno due volte, mattina e sera, spesso anche a pranzo.
Il mantra era 'resisti'.
Lo pensava di continuo e quando sentiva che non ce la stava facendo lo chiamava. Quando ancora la voce di Mark non gli bastava, sentiva Zlatan perchè lui lo insultava ed allora si riprendeva.
Pensò che sicuramente tornare in squadra gli avrebbe fatto bene, avrebbe rivisto tutti i suoi amici.
La prima volta aveva legato molto coi brasiliani, Thiago, Roby e Alex. Poi era arrivato Mark e si era preso tutto, anima, corpo, mente, cuore.
Con Zlatan ci era voluto un po' di più, sulle prime era meno socievole ma poi si era legato molto.
Con Alex si era trovato spesso a parlare prima della sua relazione con Zlatan, poi capendo che era geloso ci era andato piano per non litigare con lo svedese. Questo gesto Zlatan l'aveva apprezzato e l'aveva poi messo nella sua lista bianca.
Con Roby si era sempre divertito, era lo scemo per eccellenza e tirava fuori il lato infantile di tutti...
Con Thiago aveva meno rapporti, era quello più particolare, difficile da inquadrare. Alex era pulito come Roby anche se caratterialmente diversi. Perfino Zlatan era più chiaro come persona. Era diretto e schietto.
Thiago era... bè, strano. Non riuscivi ad interpretarlo facilmente però era sempre gentile e stava un po' a tutto, sia agli scherzi ed ai giochi che ai discorsi seri.
Nonostante questo non riusciva ad approcciarsi molto bene. Cioè ci andava d'accordo, ci aveva riso insieme qualche volta ma poi Mark aveva preso tutto di lui.
Pensò, durante le vacanze e fra un mantra e l'altro, che avrebbe dovuto approfondire la sua conoscenza.
Era anche un buon capitano quando occorreva... quando Massimo, Cristian e Clarence non c'erano stati in campo, durante l'anno, era capitato fosse lui il sostituito con la fascia al braccio e se l'era cavata bene. Oltretutto era il perno della difesa, gestiva tutti molto bene.
Si fece dei piani precisi, mentre era steso al sole.
Poi ai primi di luglio il sole cominciò a venir coperto da delle nuvole davvero brutte. Nuvole che, a causa dei suoi mantra per non affondare, non aveva mai notato prima.
Quelle nuvole erano le notizie intorno alla cessione di Thiago Silva.
La prima volta si era scatenato il finimondo, tutti avevano detto che se se ne andava non sarebbe rimasto nemmeno Zlatan poiché si sarebbe sentito preso in giro dalla società che gli aveva chiesto di restare assicurandogli di rafforzarsi. Vendere Thiago, il miglior difensore al momento, sarebbe stato sinonimo di suicidio ed indebolimento nonché presa in giro. Il caos si alzò in pochissimo e molti altri cominciarono a dire che se andavano via loro due, sarebbero andati via altri.
Kevin rimase in parte ripetendosi il mantra 'resisti, andrà tutto bene. Resteranno. Non ti abbandoneranno anche loro.'
Poi però dopo il primo falso allarme su Thiago, venne ceduto.
Kevin chiuse gli occhi immaginando il povero Roby, il compagno di Thiago, come dovesse sentirsi.
Fu lì che capì che niente sarebbe stato come prima, né tanto meno come l'aveva sperato ed immaginato.
Tornare a Milanello coi suoi amici, con Zlatan...
No, niente sarebbe stato come prima.
Poco dopo arrivò la notizia della trattativa del PSG con Zlatan e a quel punto Kevin, nel panico, capendo che non avrebbe avuto più nessuno, lo chiamò.
- Non te ne puoi andare anche tu... - La voce gli tremava, cercava di trattenersi ma non era facile, voleva piangere ma si sforzava di non farlo.
Camminava su e giù come impazzito. Non riusciva a stare fermo. Aveva l'adrenalina a mille ma non per la rabbia, per la paura. Non gli era mai capitato.
Era in piedi su un filo di cotone e quel cotone ora si stava spezzando. Sotto vedeva il vuoto ed il nero.
- Non è che io voglia andarmene, eh? - La voce seccata di Zlatan arrivò a scuoterlo e Kevin si zittì, così lui proseguì: - Hanno venduto Thiago, te ne sei accorto? Dopo che mi hanno assicurato di rafforzare la squadra, mi hanno pregato di restare, mi hanno dato il numero 10 per leccarmi il culo... vendono quello più importante? Lo sai che a fine campionato sono stato a cena con la dirigenza che mi ha fatto un sacco di belle assicurazioni? Lo sai che io ho detto loro 'basta che non vendete Thiago, per il resto possiamo lavorarci su'? Sai che mi hanno detto di sì di stare tranquillo? E lo sai cosa hanno fatto? Hanno venduto Thiago! Non mi si prende per il culo. -
Kevin aveva registrato la metà e capito che lo avevano preso in giro. Nessuno poteva prenderlo in giro. Con una piccola parte di sé gli dava ragione, anche lui al suo posto avrebbe fatto lo stesso, ma dalla sua parte... dalla sua parte si stava sentendo male.
Si sedette sul muretto e si massaggiò il collo tremante, spaventato.
Lo disse con un filo di voce:
- Te ne vuoi andare... -
- Non me ne voglio andare. Loro vogliono che me ne vada! Capisci quello che dico o sei solo concentrato su te stesso? - Zlatan era esasperato e furibondo.
- Ma tu stai andando via... tu hai detto... -
- Ho detto che durante quella cena ci eravamo parlati chiaro e gli avevo detto una cosa sola. Che sarei restato a patto che non avrebbero venduto Thiago perchè reputo Thiago il perno della squadra e della difesa, senza di lui giocare è un suicidio. Ho detto se mi vendete Thiago me ne vado altrimenti resto e cercherò di fare del mio meglio! E LORO MI VENDONO THIAGO! LORO VOGLIONO CHE ME NE VADA, CAZZO! LO CAPISCI? -
Era chiaro. Era chiaro anche a Kevin ma non poteva accettarlo.
Era sempre più nel panico nel capire che era veramente finita.
- Sì però se tu ti opponi... -
- Non è che loro mi hanno dato il benservito ma è come se l'avessero fatto, io non resto in una squadra che mi prende per il culo e che non mi vuole. Io me ne vado, Kevin. Non sarò felice come lì, mi dispiace di lasciare il club dove sono stato meglio, lascerò molti amici... e soffrirò nel non vedere ogni giorno Alex... e cosa pensi, che sarà facile per me? -
- Te ne sei sempre andato, sei abituato a cambiare... ed anche se non ti vogliono... - Kevin provava a dire qualcosa ma non riusciva a ragionare, la voce tremava sempre più.
- Quando ho visto che non ero gradito me ne sono andato subito, Kevin. Mi dispiace ma io sono fatto così. Hanno in mente qualcosa, cosa sia non lo so ma è così. Per Thiago hanno offerto 40 milioni e per me 20... ti sembra sensato? Qualunque cosa sia che hanno in mente che la facciano, io mi chiamo fuori. Se il loro piano era di scaricarmi ci sono riusciti, a me non frega. Con me hanno chiuso! -
Era quello Zlatan.
Kevin rimase in silenzio capendo che era finita.
La squadra era stata distrutta in tutti i modi e gli erano state tolte le anime, le ossa, il cuore.
Cosa sarebbe rimasto? Per un momento il pensiero andò a tutti poi quando una lacrima scese tornò su di sé.
Si coprì il viso con una mano, premette il palmo sugli occhi e respirò a fondo.
- Stai piangendo? - Zlatan sapeva di quel suo lato fragile. Sapeva che quando stava male piangeva e affondava senza reagire e lottare. Per questo alla partenza di Mark aveva ritenuto strano il suo restare a galla.
- Io ho resistito pensando che avrei avuto il vostro sostegno. Il tuo. Mark mi ha detto che tu ci saresti stato per prendermi a calci come faceva lui. - Lui lo abbracciava, anche, lo baciava, lo teneva a sé, lo ascoltava la notte... aveva fatto tutto, non pretendeva che Zlatan lo facesse. Solo che l'aiutasse, che lo sostenesse, che lo scuotesse. Aveva creduto davvero che potesse essere lui.
Ci aveva creduto davvero. Di potercela fare grazie a lui.
Aveva riposto le sue speranze in Zlatan, non lo nascondeva.
Ed ora anche lui lo abbandonava.
Non riusciva a pensare ad altro.
- Mi dispiace, Kevin, ma io non resto dove non sono gradito... -
- Mi avete lasciato solo tutti... - Dopo di questo sussurro privo di forze e di rabbia, chiuse il telefono, lo spense e si raccolse su sé stesso prendendosi il viso fra entrambe le mani.
Pianse, finalmente.
Lo fece dopo aver capito che i suoi maledetti mantra non erano serviti a niente. Pianse dopo essersi trattenuto e sforzato in tutti i modi, cercando la forza ovunque, in tutti ed in tutto.
Ma alla fine poteva guardarsi intorno e vedere il vuoto.
Suo figlio ancora in Germania, una donna che non amava di cui non gli importava niente, l'uomo che amava in Olanda ed i suoi amici in partenza per Parigi.
Tutti l'avevano lasciato.
Tutti.
Non ne valeva la pena di lottare e resistere, per cosa? Per chi?
Per sé stesso? Se non importava agli altri tanto meno a lui.
Ora il suo mantra divenne un altro.
E' finito tutto.”
Con questo affondò.


Il telefono gli suonò quando stava per entrare in acqua. Si fermò e fece andare avanti i figli e la moglie, restato solo si sedette sul lettino e rispose.
Era Kevin.
Dall'altra parte il silenzio.
- Kevin? - Chiamò preoccupato chinandosi per sentire meglio e stare attento.
Silenzio.
- Kevin, cazzo, cosa è successo? - Silenzio.
Solo dopo qualche istante sentì il suo singhiozzo.
- Stai piangendo? Kevin, cosa cazzo è successo porca troia? - Mark alzò la voce insofferente e Kevin allora, piangendo, glielo disse.
- Mi state lasciando tutti. -
Mark capì.
- Se ne va Zlatan?! - Si alzò in piedi shockato alla notizia.
- Stanno facendo la trattativa col PSG... hanno venduto Thiago e visto che lui aveva detto che se ne andava solo se vendevano Thiago e che l'hanno venduto, ha capito che la società non lo vuole e se ne va... e non pensa alla squadra che conta su di lui, lui è importante per molte persone ma se ne va e... - Mark l'ascoltò, parlava piangendo e si capiva la metà ma era chiaro che non era un attacco a Zlatan ma solo uno sfogo personale.
Aveva tenuto tutto dentro per molto tempo ed ora non ci riusciva più, per cui scoppiava alla prima cosa.
- Kevin, nessuno sarebbe rimasto. Lo sai. Nemmeno tu. Se dici alla dirigenza che vai via solo se vendono un giocatore e ti vendono proprio quello è chiaro che vogliono che tu te ne vada. In questo modo lo fanno anche passare per un mercenario! Tu pensa che bravi! - Mark aveva subito capito la situazione ed era alterato per i suoi ex compagni, ma Kevin sospirò tremolante e capì quanto male stava. Lo sapeva anche senza sentirlo.
- Kevin, quando hai il rientro in club? -
- A giorni... -
- Quanti? -
- NON RICORDO CAZZO! - Kevin esplose e Mark non seppe se interpretarlo bene o male.
- Ho ancora un po' prima di andare con la squadra, volevo passare da te... -
Kevin si fermò dal respirare.
- Vieni ti prego... - Disse ansioso.
Mark sorrise debolmente.
- Lo farò. Aspettami al nostro hotel. La stessa camera. Dove sei ora? -
- Stasera riparto per Milano. -
- Domani sera ci vediamo là. -
L'unica promessa in grado di farlo andare avanti in quel momento.
La sola.


Kevin si alzò dal muretto solo per andare in albergo e fare le valige.
Non disse niente a Melissa, se ne andò e basta e lei lo seguì immaginando che la notizia delle partenze di Zlatan e Thiago l'avessero davvero fatto a pezzi.
In realtà quello era stato solo il colpo di grazia.

Come un automa andò nell'altro albergo, una volta tornato a Milano.
La solita camera, il solito pagamento in contanti ed extra al solito operatore alla hall.
Seduto di spalle alla porta guardava fuori dalla finestra.
Pioveva, quel giorno. Classica pioggia estiva. Diluviava che Dio la mandava e Kevin pensò che rispecchiava il suo stato d'animo.
Avrebbe dovuto piovere per sempre.
Mark arrivò verso sera, entrò in silenzio, non disse niente. Mise giù il bagaglio a mano, andò da lui, salì sul letto da dietro ed in ginocchio lo cinse circondandogli il collo ed il petto con le braccia, si chinò in avanti a fargli come da cupola col torace, gli baciò la testa e lo strinse da dietro.
Kevin si rilassò, gli prese le braccia con le mani e chiuse gli occhi. Mark sentì la pelle inumidirsi. Stava piangendo.
- Sarò solo. -
- Non sarai solo. -
- Lo sarò. -
- Non è vero. -
- Chi mi è rimasto? -
- Hai altri compagni, altri amici... -
- Sono amici normali, non è gente con cui mi farei vedere piangere... -
- Con Zlatan sì? -
- Sì... -
- Zlatan era importante per tutti. -
- Era il vero capitano. -
- E gli avevo chiesto di starti vicino... perchè non puoi stare solo... e lui ti ha visto già stare male, lui sa come ti riduci quando stai male... doveva essere quello che ti scuoteva... -
- Lo vedi che sono solo? -
- Non lo sei. Ti legherai a qualcun altro, troverai qualcuno a cui affidare le tue confidenze... -
- Non voglio nessuno perchè poi mi piantano tutti... -
- Roby sta male quanto te, Alex sta male quanto te, sono tutti stati separati da chi amavano... ma vanno avanti... -
- Non li hai visti, non lo sai. -
- Alex sta giocando bene col Brasile e Roby è ancora vivo, quindi sicuramente sta reagendo. -
- Alex è con la sua famiglia, il Brasile, ed è ancora con Thiago. E poi quando torna a Milanello avrà Roby, si sosterranno a vicenda, sono come fratelli... -
- Anche tu puoi avere qualcuno. Vai molto d'accordo con Stephan... -
- E' piccolo e non gli ho mai fatto certe confidenze... e poi magari comincio e lui se ne va... -
- Kevin, non sei solo... -
- Sì che lo sono e da solo affondo, lo sai. Affonderò e basta ma non me ne frega. È come se tu mi avessi lasciato. È come se non avessi nessuno. -
- Non ti ho lasciato. Ci sentiamo tre volte al giorno, ci vediamo appena possiamo. Io ti amo ancora, tu mi ami ancora. Non ci siamo lasciati è solo diverso da prima. -
- E' troppo diverso. Io non ti ho vicino. Io non ce la faccio a non toccarti, dovrei averti sempre così e non posso. Quando te ne andrai sarà peggio di prima... -
- Devi solo abituarti a questo nuovo modo di vivere la nostra relazione, non ci siamo lasciati. -
- Perchè avevi paura di lasciarmi solo? -
- Perchè quando stai male ti chiudi e vai giù ma se impari ad aprirti e ad accettare l'aiuto... se lo chiedi... -
- Volevo farlo con Zlatan. Avevo cominciato a farlo con lui... -
- Non è l'unico con cui puoi farlo, parla con Stephan, ti piace Stephan. Ha un carattere più forte di quello che sembra, ha le idee chiare, è spensierato ed allegro, la sua allegria può contagiarti, può influenzarti positivamente. -
- Ho bisogno di te Mark... -
- Io appena avrò un momento libero verrò sempre. Verrò così tanto che nemmeno ti accorgerai che me ne sono andato. -
- Sto male, Mark. È tutto diverso. Ed io sono solo. -
- Non sei solo, Kev. -
- Invece sì... -

Continuarono tutta la notte fino a che non fecero l'amore. Poi, al mattino, Kevin smise solo di dirlo e si limitò a pensarlo o non sarebbe riuscito ad andarsene.
Non voleva pesargli così tanto, si rendeva conto di essere una zavorra ma non riusciva a farne a meno.
Quando Mark andò via lui restò ancora un po' lì, poi tornò a casa e preparò le cose per il ritiro.

Era il 18 Luglio 2012 che Zlatan firmò per il PSG.

Kevin aveva tutta l'intenzione di rifiutare ogni intensificazione d'amicizia, voleva tenerle tutte fino ad un certo punto. Considerando che comunque della vecchia squadra ormai erano rimasti pochi, c'era da chiedersi con chi potesse legarsi pur volendo.
Aveva paura di stringere rapporti e questa paura divenne insormontabile. Convinto che prima o poi tutti lo lasciavano, sia amici che amanti che compagni seri, chiuse tutti fuori e preferì non parlare con nessuno del suo stato d'animo.
Questi, per lo meno, i suoi piani.