CAPITOLO XIV
UN PICCOLO DOLCE SOGNO

Kevin si crogiolò nelle attenzioni di Mark. 
Siccome aveva una mano ingessata e certe cose non riusciva proprio a farle da solo, l'altro gli era sempre addosso per aiutarlo e lui ovviamente ne sapeva approfittare come nessuno mai.
La doccia fu ovviamente la cosa più scontata, Mark sapeva che al mattino Kevin avrebbe detto 'Ma come faccio a lavarmi da solo con una mano?', e sapeva anche che Kevin sapeva lavarsi comunque da solo con una mano e che ne approfittava, ma voleva farsi coccolare e lui era lì per quello, per viziarlo.
Così lo accontentò e con una dolcezza tipica sua l'aiutò passandogli la schiuma sul corpo con molta cura, non voleva lasciargli nemmeno un centimetro sporco. Avevano fatto l'amore quasi di continuo, ne aveva bisogno.
E poi anche se non ne avesse avuto bisogno, Mark l'avrebbe lavato in abbondanza lo stesso!
Gli passò le mani di bagnoschiuma sulla schiena e poi sul petto, si soffermò sui capezzoli come se fossero sporchi e poi scese sul dietro, fra i glutei. Fu davvero un incidente finire dentro la sua apertura... colpa di Kevin che poi aveva alzato la gamba attorcigliandola alla sua per aiutarlo nel compito...
L'aveva fatto molto bene, molto approfonditamente.
Poi quando Kevin si era trovato a godere di nuovo e gemere, Mark si era reso conto che stavano facendo altro e che non stavano più facendo la doccia.
Riportato all'ordine con un grugnito animalesco del ghanese, passò alle parti davanti. Gli lavò l'intimità anche stavolta con molta attenzione. Sotto i testicoli, i testicoli stessi che strizzò un po' troppo e poi l'erezione sempre meno a riposo viste le molte volte che poi era passato su e giù stringendo la presa.
Il suo membro crebbe ben volentieri e divenne duro sotto la sua mano, Kevin tornò a gemere e lo avvolse con un braccio, quello sano, cercando la sua bocca.
Trovatala Mark non riuscì a staccarsi e a smettere.
Alla fine si ricadeva sempre lì.
E vi ricaddero molto volentieri mentre Kevin gemeva contro le sue labbra, bevendo l'acqua, respirando il suo compagno che non si fermava e gli dava ancora piacere avvinghiandolo a sé.
L'acqua della doccia lavò via tutto di nuovo dopo l'orgasmo e senza forze Kevin pensò che non ce l'avrebbe fatta oltre.
E che il sesso era dannatamente d'aiuto.
Aveva il viso nascosto contro il suo collo pulsante e caldo quando Mark chiuse il rubinetto e nella pace totale dei sensi riuscì a mormorare:
- Il sesso dovrebbero venderlo come ricetta in farmacia... - Si riferiva al fatto che era una valvola di sfogo che aiutava poiché scientificamente parlando portava al fisico una serie di condizioni per cui, chimicamente, si stava bene. Si arrivava alla cosiddetta pace dei sensi.
Mark tradusse mentalmente ciò che intendeva e sorridendo gli passò una mano fra i capelli bagnati che ormai erano un po' troppo lunghi ed un po' troppo indecenti da asciutti visto quanto erano crespi.
- Allora perchè non lo fai di più con Melissa? Servirà a qualcosa, no? - Kevin si morse il labbro e si separò, poi lo guardò mentre usciva dal box per prendere un asciugamano ampio. Glielo allacciò e si dimostrò molto paterno in quel momento.
- Lo faccio... è la sola cosa che mi calma in certi momenti. L'unica cosa che faccio con lei in effetti è scopare... è come avere molte avventure, solo che è con la stessa donna. Non provo nulla, la uso per un sacco di cose e mi diverte finire sui giornali di gossip perchè siamo in giro insieme ma... ma è tutto qua. Quando siamo in macchina insieme e guida l'autista siamo entrambi sul cellulare e non ci caghiamo. C'è questo rapporto molto... bè, fisico e basta. E di interesse. Anche lei sta con me perchè sono un calciatore... - Non sapeva perchè gli stava spiegando tutto questo però lo stava facendo con frenesia ed ansia tanto che Mark sorrise divertito prima di mettergli un altro asciugamano piccolo sulla testa e coprirgli la faccia, gli premette la mano sopra fingendo di asciugarlo, in realtà voleva solo calmarlo.
- Ehi, lo so eh? Non devi mica spiegarmelo! Sono contento se serve anche a sfogare gli ormoni e la rabbia... o qualunque cosa ti prenda... -
Kevin sospirò di sollievo, non pensava di potersi sentire tanto in colpa nel fare sesso con Melissa.
Si tolse l'asciugamano dal viso e lo vide infilarsi un accappatoio per poi strofinarsi il cappuccio sulla testa. I ricci divennero selvaggi e si perse per un attimo. Era rilassato e sereno e lui poteva stare tranquillo.
- Si ma sai... poteva essere che non ti piacesse la cosa... io sono così giù ed insofferente a volte che l'unica cosa che mi distrae dalla voglia di non alzarmi dal letto è il sesso. Credo che sia perchè è una... come si dice? -
Mark capì a cosa si riferiva.
- E' una reazione chimica che il nostro corpo ci dà in relazione a determinati stimoli fisici. Se lei sa come fare il tuo corpo reagisce da solo e quando comincia gli ormoni ti scuotono contro la tua volontà e parti. Sono le sostanze che si rilasciano nel tuo corpo che ti rilassano tanto, alla fine, e ti fanno dimenticare per un po' il tuo umore, i tuoi problemi, le tue sensazioni precedenti. -
Kevin si sentì capito e per questo ne fu sollevato, era così come diceva e sapere tecnicamente di cosa si trattava era terapeutico.
Si passò la mano fra i capelli bagnati rendendoli inguardabili. Doveva sistemarli ma non gliene fregava più niente di sé e dell'aspetto, una volta era stata la cosa più importante.
- Sì però ha una durata limitata... dopo un po' quell'effetto da 'non penso ad un cazzo e sto bene' finisce. E torna la merda di sempre. - Mark strinse le labbra dispiaciuto.
- E tu rifallo! -
- Dieci volte al giorno? - Chiese ironico.
- Perchè no! Almeno poi sei così sfinito che se non altro dormi! - Perchè sapeva che non lo faceva.
Kevin rise e lo spinse. Sapeva che cercava di distrarlo.
- Dì che sei tu che non vuoi sentire i miei piagnistei! - Lo schernì dicendo comunque ciò che pensava.
- Non mi dai fastidio, stupido. - Ed era un 'ti amo' per Kevin che si fermò e si emozionò con gli occhi lucidi.
Era un Santo, quell'uomo... a volte lo vedeva con un'aureola sulla testa. Non si capacitava di come facesse a resistere. Era un vero mistero per lui...
- Come diavolo fai? Hai una pazienza infinita con me... ti chiamo a tutte le ore della notte improvvisamente, tre volte al giorno, sto ore e dico sempre le stesse cose... come diavolo fai? -
Mark si tolse l'asciugamano ed uscì dal bagno per andare in camera, Kevin lo seguì lasciando i propri a terra. Erano nudi come se fosse ormai normale.
- Non è che mi chiami improvvisamente, mi aspetto ormai le tue chiamate, sono appuntamenti fissi e quando non lo fai mi preoccupo! - Cercava di ammortizzare la situazione però era davvero pesante.
Sua moglie ormai pensava avesse l'amante e non sapeva come convincerla del contrario.
- Come fai tu? Io sono così egoista che parlo sempre di me ma penso che sia dura anche per te... - Chiese a cercare conferme continue.
Mark si mise gli slip e prese i boxer di Kevin dalla sua valigia, si accucciò davanti a lui e glieli aprì poiché non riusciva da solo, per il momento, a mettersi certe cose.
Kevin arrossì e trovò splendido quel suo prendersi cura di lui con tanta semplicità.
Non poteva dubitare che l'amasse ancora, nessuno avrebbe fatto tutto quello per uno che era un peso.
- Per me è diverso perchè ho la famiglia e mi aggrappo ai figli che mi fanno stare benissimo. Ultimamente litigo moltissimo con mia moglie però ho un carattere un po' così... cioè mi sono sempre imposto e sono sempre stato chiuso con lei, quindi alla fine per lei è normale che se ho qualcosa che non va non ne parlo. - Kevin capì che con sua moglie doveva sempre aver avuto un rapporto strano. Però funzionava.
- Se io avessi Jery sarebbe diverso. Mi concentrerei su di lui e... - Il nodo gli salì di nuovo e la voce si incrinò pensando a suo figlio.
Mark gli sistemò le parti intime nei boxer senza malizia e gli carezzò il viso con dolcezza ed un sorriso incoraggiante di chi sapeva cosa voleva dire.
- Non pensa di tornare in Italia, Jennifer? - Kevin scosse il capo con gli occhi lucidi.
- Io vado là e lei me lo fa vedere ma cazzo sta in Germania ed io mi devo dividere il tempo anche per vedere te e... e se non ti vedo sto male. Sto male anche se non vedo Jery quindi divento matto per fare tutto ma la verità è che sono anche indietro a calcio, il mister ha cambiato un sacco di cose dall'anno scorso a partire dal mio ruolo in campo. Io devo praticamente imparare a fare il numero dieci perchè non l'ho mai fatto, anche se ero un centrocampista. Cioè era diverso, con Zlatan faceva lui e noi tutti ci siamo seduti sugli allori, è stata colpa nostra. Ora io devo imparare e sto seguendo sezioni intensificate apposta per me. Sembra pazzesco ma è così! Con tutto che non riesce ad entrarmi in testa niente di quello che gli altri mi dicono a meno che non sia tu. E così Jennifer non ci pensa proprio a venire. Io ho un sacco a cui pensare, un sacco da fare e devo combattere con la voglia di alzarmi dal letto. Vorrei solo non aprire gli occhi a volte e mandare tutto a puttane perchè fatico a fare una cosa che una volta era la mia vocazione, non mi importa più e non va bene e mi dico che sono un coglione, uno stronzo, un figlio di puttana e non mi merito questo posto prezioso che ho a scapito di altri che lo volevano. E so solo pensare a quanto sia tutto diverso e quanto mi faccia schifo e quanto tu mi manchi, a quanto mi manca mio figlio... -
Gli eterni sfoghi di Kevin a cui ormai Mark era abituato. Gli infilò dei pantaloni comodi di tuta e fece altrettanto con sé, poi, sempre mentre parlava e si sfogava a ruota libera, gli mise la felpa facendo attenzione al gesso.
Una volta che fu vestito anche lui e che si furono messi le ciabatte, Mark rispose calmo cercando qualcosa che non aveva detto mille volte. E lo fece senza pensarci.
- Per tuo figlio forse potresti fare qualcosa... per convincere Jenny a venire di nuovo in Italia... -
- Del tipo? - Chiese senza credere che avesse una vera soluzione.
- Sposa Melissa, vedrai che si convince che 'sei a posto' e torna. Dannazione, non sono nemmeno più in Italia, come può pensare che... -
- Lei è convinta che comunque mi piacciano gli uomini! Che io sia gay! Ho cercato di farle capire che non è così ma anche se con Melissa a volte sembra convincersi, resta dubbiosa. Dici che se la sposo lei si convince a tornare? - Mark alzò le spalle.
- Dovresti provarci. Almeno falle la proposta poi in caso te la rimangi... - Per lui era tutto facile anche se non era veramente così.
Kevin si sedette sul letto e ci pensò.
Non capiva come riusciva a fargli passare il tempo e a distrarsi così bene.
- E non ti darebbe fastidio? - Chiese.
Mark lo guardò come se fosse scemo.
- Scherzi? Sono sposato, che fastidio dovrebbe darmi? Anzi! Sarei più rilassato nel saperti impegnato in qualcos'altro. Cioè un matrimonio ti impegna, è fuori dubbio... -
Sì era vero ma non era certo potesse impegnarlo in modo positivo. Se non l'amava, vivere con lei non sapeva quanto buono fosse...
Kevin sospirò.
- Ci penserò... - Mark sorrise. Almeno avrebbe pensato a qualcos'altro... si chinò e lo baciò, poi gli indicò di alzarsi.
- Colazione? - Il ragazzo annuì e quando fu dietro di lui appena lì della porta, prima di farlo uscire lo cinse con il braccio sano e gli baciò la schiena.
- E questo? - Chiese Mark sorpreso del gesto.
- E' un grazie per la pazienza... perchè mi sopporti... -
Mark si voltò e gli spettinò quei capelli osceni ad ananas crespa che aveva in testa.
- Ti amo, lo faccio perchè voglio farlo. Non ti sopporto mica... - Kevin non sapeva cosa avrebbe fatto senza di lui. Non lo sapeva proprio.


Mark non aveva torto.
Dal suo punto di vista era vero che quando vedeva o sentiva Kevin sul momento il ragazzo stava bene, come sosteneva, però quando si separavano era di nuovo un punto e a capo, un tornare indietro, un non ottenere nulla.
Cosa fare?
Lo vide con gli occhi pieni di lacrime ed angosciato nel salutarlo e salire sull'aereo e si chiese come fare per aiutarlo davvero.
Quegli incontri erano terapeutici ma solo momentaneamente, poi lui sapeva quanto male stesse e non lo poteva negare.
Voleva aiutarlo in modo serio e duraturo e pensava che riottenere suo figlio l'avrebbe aiutato, ma era scettico riguardo al fatto che potesse ottenere la patria potestà contro Jennifer che comunque era sempre stata una buona madre ed era sempre stata con lui.
Almeno dimostrare che era stabile sotto tutti gli aspetti possibili era un passo in avanti nel momento in cui, eventualmente, andava in tribunale a chiedere suo figlio.
Se si presentava sposato, felice, stabile, sereno tanto personalmente quanto professionalmente che economicamente, sicuramente aveva possibilità. Era anche famoso, poteva assumere qualcuno di veramente bravo che l'aiutasse.
Però prima doveva dimostrare di fare una vita adatta ad un bambino, quindi togliersi di dosso la fama che si era creato non sapeva nemmeno come.
Non era uno spostato che amava solo divertirsi. Ora appariva come un depresso cronico e non sapeva quanto positivo fosse.
Forse se si sposava con Melissa e riusciva a dare di sé un'aria serena e a posto, magari poteva ottenere qualcosa.
Però al di là di questo era sempre più convinto di fargli male.
Seriamente male.
Era come dare ad un tossicodipendente la dose di droga dopo un po' che non l'assumeva, dopo fatiche per starci lontano.
Kevin doveva solo stargli lontano e dimenticarlo per poter ricominciare una nuova vita.
Doveva fare solo quello.
Sarebbe stato male un po' ma poi sarebbe stato bene.
Ne era certo.
Arrivò a pensare di fingere di tornare con Arjen.
Lo distruggerei così, non posso. Però se gli dico semplicemente che non lo amo più e voglio chiudere lui capisce, non mi crederebbe mai. Sa che lo farei per scuoterlo.”
Una soluzione proprio non riusciva a vederla.

Kevin stette male come appena era partito per l'Olanda.
Fu come tornare indietro nel tempo, si rituffò nel dolore cieco ed assoluto e quando a casa Melissa gli chiese preoccupata cosa avesse, non seppe cosa dirle. Si chiuse in camera e disse che voleva stare solo.
Poi pensò alle parole di Mark e si impegnò a realizzarle per sentirlo più vicino.
Le avrebbe chiesto di sposarlo, magari Jennifer sarebbe tornata in Italia convinta a dargli la possibilità di vedere di più suo figlio.
Magari.


Convinto o meno a sposare Melissa davvero, glielo chiese e aumentò le volte in cui faceva sesso con lei per scatenare quella fantastica reazione chimica che gli mandava in pappa il cervello e non gli faceva pensare.
Intanto le chiamate a Mark continuavano fisse, non diminuirono e questi capì che comunque doveva fare qualcosa.
Doveva.
Doveva scuoterlo, non potevano andare avanti così.
Non poteva sostenerlo in quel modo e farlo affondare. Era convinto di fargli male, lo era davvero.
Sapeva che dirgli di essere tornato con Arjen era una batosta davvero grande e che l'avrebbe ammazzato definitivamente, ma non poteva evitarlo. Doveva dargli la possibilità di voltare pagina e ricominciare, essere ancora felice, un giorno.
Come lui aveva fatto con Jennifer.
Fu così che si decise.