CAPITOLO V:
AMANDOSI

Kevin all'inizio non fece i conti con la propria coscienza.
La viveva come una favola.
Era fantastico stare con Mark.
E lo era buttarsi su di lui per i goal. Atterrarlo con forza e ricoprirlo con irruenza e schiacciarlo.
Lo era appartarsi in ogni angolo, in ogni momento, in ogni luogo per parlare con lui e basta. Sforzarsi in tutti i modi per dire cazzate e farlo ridere perchè il suo sorriso era splendido.
Lo era sempre. Sempre.
Ed era fantastico isolarsi da tutto e vivere in un mondo tutto loro.
Erano sempre più legati ed il sesso era oltremodo facile. Non lo facevano ogni volta però era difficile non approfittare delle notti prima delle partite, quelle che passavano a Milanello oppure in albergo nelle trasferte.
Fu un periodo che volò e fu il più bello in assoluto della loro vita. Lo fu per entrambi.
Kevin non pensava a sua moglie e che la tradiva. Stava pochissimo in casa, ci parlava a monosillabi ed erano ormai due estranei, ma non pensava a quello che stava facendo perchè era troppo bello. Nemmeno considerava vagamente quanto fosse sbagliato.
Era felice con Mark e stava facendo con lui tante di quelle cose che mai avrebbe pensato di fare con un uomo che era davvero incredibile. Ma ci riusciva, era naturale e spontaneo.
E quel vivere l'uno per l'altro, sempre più, era anche vitale ad un certo punto.
Non si erano mai detti cosa provavano, non avevano mai parlato di sentimenti e si sforzavano di non farlo.
Sapevano che era una situazione con una scadenza e mano a mano che il campionato proseguiva nel migliore dei modi, si chiedevano a cosa li portasse tutto quello. Però accantonavano anche quel pensiero limitandosi a non parlare di ciò che provavano davvero l'uno per l'altro.
Era bello stare insieme. Tutto lì.
Quando arrivò quel giorno, il giorno della scelta, Mark decise nel momento più imprevedibile,
Kevin era convinto lui sapesse già cosa fare, non aveva idea che invece era confuso dopo la storia con lui.
Quindi con la partita della vittoria e la festa dello scudetto, il diciottesimo del Milan, ci fu solo l'euforia e lo sforzo del tutto intenzionale di non pensare che quella sarebbe potuta essere l'ultima notte, od una delle ultime, con lui.
L'ultima partita da compagni.
L'ultimo festeggiamento.
L'ultimo bacio?
Kevin fece di tutto per non pensarci e si lasciò travolgere dalla gioia per il suo primo scudetto vinto, la felicità era assoluta, non ci doveva essere niente altro di mezzo. Niente.
Però quando si abbracciò con Mark fu devastante domare la gioia e la voglia di prenderlo completamente. Lo voleva più che mai e con un angolino piccolo di sé si ripeteva che non doveva perchè forse era tutto finito, però non poteva resistere.
Anche se fosse stata l'ultima notte insieme, era giusto che fosse quella.
Un Kevin rassegnato a lasciare presto Mark si rese conto che forse non aveva mai fatto niente con Jennifer sapendo che quella era una splendida parentesi sconvolgente ma che non sarebbe durata.
Era come il principio della follia.
Voler lasciarsi andare all'euforia ed ai festeggiamenti completamente fuori di sé ed al tempo stesso cercare di trattenersi per un assurda convinzione. Ovvero che se da un lato era appena cominciata, dall'altro era appena finita.
Kevin non ci capiva molto, era dilaniato e basta e trovarsi così diviso in un momento simile, così forte, fu sconvolgente e traumatico tanto che si perse.
Si perse per un momento, negli spogliatoi, con le magliette dei 'Campioni d'Italia 2011' ed il telefono all'orecchio a parlare con suo fratello in Germania. O a tentare, per lo meno.
Erano tutti a gridare, tutti a saltare e festeggiare in ogni angolo, tentare di fare una telefonata era un'utopia.
Specie quando poi con la telecamera appresso che riprendeva tutti lì dentro arrivò Mark ad abbracciarlo e cingerlo cantando completamente stonato una delle canzoni che tutti gridavano sull'essere i migliori.
Anche lui aveva il telefono in mano, cercava di parlare con sua moglie, forse, o magari con qualche suo amico del Bayern. Per un istante se lo chiese e non capì cosa diceva Jerome. L'istante successivo ancora non capiva cosa stava dicendo suo fratello né che diavolo dovesse fare davanti alla telecamera, ma era lì a farlo con Mark e la testa attaccata alla sua e il telefono all'orecchio.
E ridere felice. Euforico. Elettrizzato.
Ma anche strano.
Non si rese conto di lasciarsi andare per un istante ad un pensiero profondo. Un pensiero contenuto per tutta la sera.
Gli uscì dalla mente come uno scoppio.
“Spero che non sia l'ultima volta...”
Quando la videocamera se ne andò Kevin si accorse d'aver perso la linea telefonica col fratello e mise giù per poi guardare Mark da vicino, la gola arsa e le forze sparite. Non ce la poteva fare a muoversi e parlare. Non poteva fare niente. Non poteva riuscirci. Non poteva assolutamente.
Non ci sarebbe mai riuscito.
Allora Mark, felice più che mai, mise giù il telefono a sua volta e senza fare caso a niente e nessuno lì intorno gli lasciò un bacio sulle labbra a stampo.
Non considerò che potevano vederli, del resto gli spumanti stavano scendendo a litri ovunque e potevano anche essere ubriachi.
Un po' lo erano ma non al punto da non controllarsi.
Mark allora lo trasportò e Kevin si rese conto che quando lui faceva festa ci andava giù pesante.
Del resto col Bayern ne aveva vinte di cose...
Di minuto in minuto la gioia era davvero totale e ben presto non riuscirono a controllarsi. Un po' l'euforia dell'alcool ed un po' la gioia. Ma gran parte l'essere insieme.
Non si saltarono addosso perchè comunque erano ancora in loro ma ad un certo punto della grande festa che ovviamente si era spostata a Milanello e che sarebbe andata avanti tutta la notte ad oltranza, loro due poterono sparire.
La camera, la loro camera, divenne tempio di un'altra notte insieme. L'ennesima.
L'ultima?
Kevin non voleva pensarci ma non riusciva a smettere e con il bisogno frenetico di farlo assolutamente il prima possibile per imprimersi a fuoco e marchiarsi ciò che provava -qualcosa di davvero troppo grande- lo spinse con frenesia sulla porta chiusa.
I baci lo divorarono. Baci di fuoco. Baci incandescenti. Baci bisognosi.
Baci.
La lingua lo percorse. Sapeva di sudore e di spumante insieme, rise e lo spogliò velocemente.
Aveva bisogno di sentirlo dentro.
Doveva sentirlo dentro.
Non era un'eccitazione fisica. Non era un volerlo perchè il suo corpo gli dava alla testa.
Era perchè lo voleva.
Lo voleva dannatamente.
Lo voleva per non dimenticarlo mai.
Lo voleva per tenersi quel pezzetto dentro.
Si inginocchiò e gli prese l'erezione in bocca.
Lo fece sua con tanta esuberanza che Mark se ne stordì. Si sentì presto vicino all'orgasmo e lo tolse da sé fermandogli il viso davanti al proprio, dopo averlo rialzato.
Quella lava incandescente doveva essere placata o sarebbe impazzito davvero.
Lo guardò a pochi centimetri e per un istante tutto fu fermo. Tutto sparì.
Lui. I suoi occhi castani. Quello sguardo intenso. Quello sguardo di cui si era innamorato. Si perdeva quando lo guardava così, da vicino.
Era serio, ora.
I fiati alterati che si mescolavano e la voglia di dirsi qualcosa, qualcosa di importante che non furono capaci.
Mark glielo stava per dire e Kevin ebbe paura che nel sentirlo non sarebbe potuto tornare indietro.
Gli avrebbe fatto male, sentirlo ora. E le lacrime gli si affacciarono.
Ora era tardi per lasciarsi andare ai sentimenti e per parlarne.
Era finita, dannazione.
Mark sarebbe tornato al Bayern e lui sarebbe restato lì da solo. Con quella vita. La vita che aveva prima.
Una moglie che ormai non amava più.
Non voleva. Non voleva che finisse. Non voleva che se ne andasse.
Aveva troppo bisogno di lui e non capiva bene in che modo e perchè. Forse per essere vero. Però non voleva se ne andasse.
Stava male all'idea ed ora erano solo loro due e poteva pensarci, poteva affrontarlo.
Ed era tremendo.
Strinse gli occhi e cercò di domare le lacrime ma non ci riuscì e Mark lo baciò con una dolcezza mai subita.
Gli sarebbe mancato.
Gli sarebbe mancato tutto di lui. Ogni suo gesto sorprendente.
La sua forza.
La sua determinazione.
E quella tenerezza mista a forza e sicurezza.
Quel suo essere uomo, un uomo d'onore, in qualche modo. Anche se non agiva sempre nel modo giusto.
Mark non capiva cosa gli succedeva, lo sentiva spaesato ed emozionato. Le sue lacrime lo penetrarono più di qualunque parola e lo adagiò delicato sul letto ricoprendolo col suo corpo.
Era strano che Kevin fosse così. Forse era una reazione alla vittoria dello scudetto... però era bello che sapesse piangere e commuoversi a quel modo.
Era una persona che meritava di essere conosciuta ancora di più.
Aveva tante sfaccettature interessanti. Era mal giudicato. Lo credevano superficiale e facile però non era così. Aveva una sua profondità. Era spaventato anche lui da molte cose. Come ad esempio dai sentimenti veri.
Entrò in lui con altrettanta dolcezza e Kevin gli strinse le braccia intorno al collo nascondendo il viso contro di lui, piangeva ancora disperato all'idea che fosse l'ultima volta. Incapace di smettere.
Per Mark fu devastante farlo in quel modo. Le sue lacrime gli bagnavano la pelle e l'eccitazione saliva ad ogni spinta.
Non poteva fare a meno di tutto quello. Non poteva spegnersi e smettere.
Non poteva chiudere con lui e basta dicendo che era stato solo una bella parentesi. Sentiva che non era così. Che valeva la pena provarci ancora. Restare.
Con impeto ed irruenza. Con dolcezza e gentilezza. Con istintività e incoscienza glielo disse.
Sul suo orecchio. Vicino all'orgasmo.
- Mi hanno chiesto di restare... - Kevin aprì gli occhi ma erano troppo appannati di lacrime e non vedeva niente. Affondò le unghie nella schiena e lo graffiò per fermarlo ma questo lo fece eccitare ancora.
Mark aumentò e Kevin godette a sua volta fra le lacrime e la confusione ed il dolore interiore.
- Ed io penso di accettare... - Kevin avrebbe gridato se esattamente in quel momento non avesse raggiunto l'orgasmo.
Fu un orgasmo di shock. Fu un orgasmo mentale.
Fu un orgasmo strano.
Mark venne subito dopo scaricandosi in lui.
Ansimarono sfiniti e si alzò sulle braccia per togliersi da sopra. Si stese accanto e se lo tirò addosso. Lo sentiva sotto shock. Era preoccupato.
- Kevin? - Lo chiamò carezzandogli la spalla sudata.
Silenzio.
Alzò la testa e lo guardò, finirono per spostarsi un po' in modo da mettersi sul fianco e guardarsi in viso. Kevin era sconvolto, gli occhi sgranati, l'aria di chi sognava, le lacrime congelate sul viso.
Mark si preoccupò.
- Hai capito? Pensavo di restare... mi propongono un contratto per un anno! - Kevin voleva dire qualcosa, voleva davvero. Ma in quel momento non gli venne nulla.
Solo le lacrime tornarono a scendere e Mark sorrise con quella sua dolcezza matura. Gli prese la nuca e l'attirò a sé nascondendogli ancora il viso.
L'amò in quell'istante.
Era piccolo, piccolo dentro. Perso. Emozionato. Commosso e pieno d'amore, pieno di tanto di quell'amore da bagnare un continente intero. Lo percepì, non gli serviva glielo dicesse.
- Da quanto tempo speravi che restassi? - Disse capendo quello che non stava riuscendo a dirgli.
- Appena ci siamo messi insieme... - Mesi. Fu il suo turno di commuoversi.
- E tutto questo tempo non hai accennato a niente? - Kevin si perse la domanda ritrovando il coraggio e la forza di parlare ed impetuoso evitò di riflettere in alcun modo. Si separò e lo guardò ancora. Era strano. Era sicuro. Deciso. Era lo sguardo di uno che aveva appena deciso che valeva la pena cambiare il resto della sua vita per lui.
- Ti amo. - Forse lo si diceva con precipitose intenzioni o forse era semplicemente vero. Però uscì dalla sua bocca e Mark strinse gli occhi domando le lacrime. Non fu capace di dirlo ma sorrise e lo strinse a sé ancora. Lo tenne. Lo tenne senza dargli tregua. Lo tenne e gli tolse il fiato. Lo tenne e l'amò senza dirglielo.
E fece così per il resto dell'anno successivo in una maniera incancellabile ed incomprensibile.
L'amò contro ogni previsione e sensatezza. L'amò contro tutto e tutti, contro gente che non capiva la profondità di Kevin, che si fermava alle apparenze di ragazzo facile, che non capiva che era solo una corazza per non soffrire.
L'amò e si prese tutto di lui, tutto. Fino all'ultimo goccio.
E fu l'anno più meraviglioso di tutti.
Un anno indimenticabile.
Un anno che mai nessuno, ne erano certi, aveva provato. Un anno fantastico davvero.