CAPITOLO VI:
CERCANDO DI REAGIRE

Fu meno facile di quel che aveva pensato.
Era stato ottimista Kevin a pensare di poterlo sopportare.
Però era stata dura, dopo la ripartenza di Mark, tornare a casa e vedere la casa vuota.
Completamente ed irrimediabilmente vuota.
Avevano un appartamento molto grande e spazioso, davvero bello. Avevano in progetto di aspettare a vedere come sarebbe andato quell'anno al Milan, se gli avessero rinnovato il contratto e poi in seguito a quello prendere magari una casa vera e propria in periferia.
Kevin si sentì come quella casa. Vuoto.
Con un'espressione davvero cupa e seria fece una smorfia passando davanti alla camera del bambino.
Jermaine gli mancava già ed improvvisamente con dolore pensò a quanto stupido era stato a non toccarlo le volte in cui aveva potuto solo per un senso di colpa.
Cosa c'entrava lui?
Cercò in cucina ed in soggiorno dei biglietti che non trovò.
Nemmeno due righe per dire dove erano.
Provò a chiamarla con un nodo enorme in gola con la consapevolezza amara che era davvero meglio non sentirla. Era certo che sarebbe scoppiato a piangere.
Ripensò alle parole di Mark. Quando stava male non era combattivo, si buttava giù e si sotterrava.
La voce dell'operatore telefonico gli disse che il numero era inesistente e stringendo gli occhi lasciò cadere il telefono sul tavolo, fece un rumore più forte di quello che gli arrivò agli orecchi e scuotendo la testa andò in camera ignorando qualunque altra cosa, il pranzo, la cena, i vestiti da cambiarsi, una doccia da farsi.
Ignorò tutto e davanti al letto trovò il suo biglietto.
Due righe alla fine le aveva meritate.
'Non cercarci. Stiamo bene. Mi farò viva io quando ce la farò.'
Era inteso, quando poteva riuscire a digerirla. Poteva?
Ci sarebbe riuscita?
Voleva parlare con lei, spiegarle che cosa gli era successo, che non era gay e che comunque non c'era niente di male nell'esserlo... ma riconosceva che era troppo presto.
Degli altri suoi amici erano tutti in vacanza, vacanze ormai sulla via della fine. A giorni sarebbero tornati per il ritiro del club. Doveva resistere un po'.
Un po'... che utopia.
Lui da solo non ce la faceva, aveva ragione Mark pure in quello.
Appallottolò il biglietto ed andò in camera di Jermaine, si stese sul lettino, era piccolo ma naturalmente buono. Si raggomitolò e stringendo il suo peluche che Jennifer nella foga della fuga aveva scordato, si addormentò.
Naturalmente si svegliò nel mezzo della notte con un incubo, poi non dormì ed anzi pianse.
Scrisse a Mark all'alba non resistendo più.
'Sto male.'
Mark verso le sette del mattino l'aveva chiamato, lui ovviamente era sveglio.
Sentire la sua voce calma e dolce l'aveva aiutato ed era riuscito a rialzarsi da quel lettino.
Era giunto alla conclusione che sua moglie... ex... era tornata a casa dai suoi ma non poteva andare da lei e tormentarla, meritava i suoi spazi.
Se avesse saputo che stava predisponendo per andare a vivere in Germania col figlio per allontanarlo il più possibile da lui, di sicuro qualcosa di diverso l'avrebbe fatto.

Il ritiro fu una specie di benedizione per lui anche se poi si presentò tardi rispetto al richiamo ufficiale e con una pessima faccia.
Nessuno sapeva cosa era successo in casa Boateng, solo Mark.
Quindi nel vederlo arrivare tardi e nello stare tipo zombie che non riusciva nemmeno a muoversi pensarono facilmente che avesse fatto una notte brava. Era il tipo, o per lo meno lo sembrava. Quello stile così alla moda, quei tatuaggi, quei capelli... insomma, lo sembrava... e poi quelle occhiaie, quel non reggersi in piedi.
Non avevano idea che non dormiva da giorni e che aveva mangiato pochissimo. Al suo posto aveva pianto molto.
Mark quando lo vide in quelle condizioni si avvicinò fra le voci pessime che già giravano fra gli altri, alcune addirittura che avesse preso 'qualcosa'.
Per non ucciderli si occupò di lui.
- Da quanto non mangi? - Era chiaro che non si reggeva in piedi perchè aveva poche forze.
Kevin si strinse nelle spalle.
- E da quanto non dormi? - Ancora le spalle alte.
- Kevin, hai fatto qualcos'altro oltre che piangere? - Kevin aveva gli occhiali scuri per nascondere gli occhi e quando lo sentì che si ostinava nel suo silenzio, stufo glieli tolse. Qualcuno stava discretamente attento alla scena.
Mark si spaventò un attimo come altri che li videro.
Erano rossi e gonfi. Che aveva pianto e stava male, si capiva molto bene.
Kevin se li rimise subito rabbioso.
- Perchè non reagisci? L'hai vista? L'hai sentita? Ci hai parlato? - Kevin scosse il capo. - Sai almeno dov'è? - Era esasperato, lui sapeva tutte quelle cose perchè le aveva già sondate al telefono ogni giorno. Mattina, pomeriggio e sera. Sempre attaccato al telefono con lui.
- Non so niente e lo sai! Ha detto che si fa viva lei quando è pronta, ha cambiato numero, non so che altro fare! -
- Chiama i suoi, loro sapranno! - Kevin si alzò di scatto e se ne andò, barcollando.
Zlatan allora si avvicinò a Mark prima del mister che rimase ad aspettare il suo turno... o di capirne qualcosa da solo.
- Cosa diavolo gli è successo? - Chiese diretto Zlatan capendo che lui sapeva tutto.
- Ha detto tutto a sua moglie che l'ha lasciato... - Era pazzesco. Zlatan sgranò gli occhi sorpreso, incredulo.
- Cosa?! -
- Sì! - Fece seccato Mark. - Gli ha detto tutto dannazione! Ovvio che lei è sparita col figlio dopo averlo insultato! -
- E... ha detto che la tradiva? -
- Con me! - Zlatan guardò Kevin mentre schivava il mister che però lo fermava per chiedergli cosa gli era successo. Lo videro dirglielo cupo e videro il mister non fare particolari espressioni come sempre.
- Ma insomma, gli hai detto che queste cose non si confessano mai? È sopravvivenza personale e poi a cosa serve, comunque? Se proprio vuoi lasciare la moglie e fare liberamente quello che ti pare senza uno straccio di copertura allora dille che non la ami... perchè dirle che l'ha tradita per di più con un uomo? - Zlatan non capiva e Mark era d'accordo con lui, ma non poteva farci più niente. Sospirò e si strinse nelle spalle.
- E' così... si è sentito così in colpa che ha dovuto dirle tutto. Ovvio che lei la prende male, no? Ora non vuole che veda più suo figlio. È questo che lo sta riducendo tanto male. Gli insulti sono stati pesanti ed il non vedere più Jermaine l'ha ridotto come sai. Non dorme, non mangia e piange sempre! Diresti che è così quando sta male? Io no! A me sembrava uno di carattere ed invece... - Zlatan non disse niente per qualche istante osservando ancora Kevin andare verso gli spogliatoi.
- Nessuno è come appare... - Disse anche rivolto a sé stesso. Mark convenne con lui, dopo di che semplicemente raggiunse il suo compagno mentre Alex tutto preoccupato per Kevin andava da Zlatan a chiedere cosa fosse successo. Alex si allarmò così tanto che fece a sua volta impensierire anche Thiago e Roby, i fratelloni che accorsero puntuali a chiedergli cosa avesse. Così nel giro di poco, grazie a Roby, tutti seppero ogni cosa...

- Problemi con lui e la sua aria da zombie? - Roby stava ruggendo contro un inserviente che lavorava a Milanello e che doveva essersi fatto sfuggire un commento sullo stato di Kevin .
Thiago accorse subito pronto a tappargli la bocca ma non fece in tempo.
- E' stato piantato dalla moglie e non vede suo figlio da settimane! Che cazzo! Ma la gente si facesse i cazzi suoi?! Ora chissà in quanti pensano che Kevin arriva tardi agli allenamenti ed ha le occhiaie perchè fa le notti in discoteca! Fatevi i cazzi vostri! -
Thiago strinse le labbra disapprovando, ormai era fatta. Sicuramente le male voci su Kevin si sarebbero alimentate ed in molti avrebbero continuato a vederlo lo stesso come un poco di buono che faceva le ore piccole ad ubriacarsi in giro, ma almeno Roby ci aveva provato.
Spiattellando in faccia la verità a scapito comunque di Kevin!
- Forse dovevi tenertelo per te che l'ha lasciato la moglie... - Sussurrò Thiago.
- Sì, magari! - Grugnì Kevin passandogli accanto senza fermarsi. Nel farlo lasciò uno sguardo terrificante all'uomo che aveva parlato di lui che inghiottì a vuoto ed indietreggiò.
- Kevin! - Esclamò Thiago superando gli altri e raggiungendolo.
Kevin lo guardò insofferente. Voleva andarsene in camera a dormire. Erano ancora in ritiro, non poteva andare a casa, ma voleva almeno chiudersi in camera da solo. Bè, che tanto poi non dormiva...
- Se hai bisogno di qualcosa... qualcuno... insomma, di un amico... - Thiago si impacciò nella lingua che non conosceva molto bene e fu tenero, Kevin ammorbidì le labbra molto simili a quelle di Thiago per la carnosità esagerata e sospirò in una specie di grazie fra i denti.
Poi entrò in camera, quella che condivideva con Mark.
Mark arrivò poco dopo.
Gli allenamenti erano stati massacranti, ovviamente, visto che si era indebolito tanto.
- Devi andare a magiare! Dai, vieni! - C'era la cena a breve ma Kevin si tolse la maglia in risposta. - Kevin, devi mangiare! - Kevin ancora non rispose. Mark esasperato lo prese per il braccio e lo voltò con forza fissandolo battagliero.
- Smettila! Devi reagire! -
- Voglio sapere solo quanto intende punirmi ancora! Voglio rivedere mio figlio! Voglio sapere che intenzioni ha! Dove andrà a vivere! Quante volte me lo farà vedere! So che ha detto che non me lo vuole far vedere ma deve! Lei... lei deve... è che... - si fermò e smise anche di strattonare, non era più arrabbiato com'era partito, lo spirito combattivo scemò ancora lasciando il posto al dolore e allo smarrimento, la voce rotta. - è che se la denuncio e la porto davanti ad un giudice per ottenere di vedere Jery quella è capace di dire che sono 'frocio' e che faccio una pessima vita e cose simili! Può anche dire che sto con te, che cazzo ne so! - Mark capiva molto bene, era per quello che non aveva voluto dirglielo ma ormai era fatta.
- Dai, vedrai che presto si fa viva e si è calmata. Verrà qua con tuo figlio, quanto ci scommetti? - Kevin si aggrappò alla sua voce calma e sicura e al suo collo forte e solido, nascose il viso e strinse le braccia disperato. Non ce la faceva.
- E' quando ti viene a mancare che capisci quanto contava... io non ho mai capito quanto fosse importante mio figlio... - Mark lo capiva, anche a lui mancavano i figli quando non li vedeva spesso, era molto legato a loro ed era per questo che aveva fatto in modo che tutto andasse bene con sua moglie. Anche se poi andava con altri.
Lo strinse e rimase così ad infondergli forza e sicurezza fino a che non lo convinse ad andare a mangiare.

Mark divenne la sua forza, il suo unico sostegno.
Divenne tutto per lui.
Il suo sostentamento, la sua linfa vitale, il suo coraggio. Mark divenne tutto.
Fu per questo che poi per lui, alla fine, fu tanto terribile.

Kevin comunque faticava a dormire, cominciava a soffrire d'insonnia e non volendo svegliare Mark nel girarsi e rigirarsi di continuo, una sera in cui era particolarmente nervoso, uscì dalla camera per scendere nella sala comune. La sala relax era provvista di un po' tutto ciò che poteva servire, c'era anche l'angolo per farsi il caffé espresso o del té.
Si mise su l'acqua calda nel bollitore e si mise una bustina di non sapeva bene cosa, poi si sedette sul divano alla luce fioca di una lampadina sul muro, nell'angolo.
Era un'atmosfera intima e non rimase solo a lungo.
Quando Thiago apparve a Kevin venne un colpo.
- Sei sonnambulo? - Chiese brusco.
- E tu? - Rispose calmo Thiago. Kevin si strinse nelle spalle.
- Non riesco a dormire. Soffro un po' d'insonna... - Non serviva dire da quando.
Thiago si prese un po' della sua acqua calda e senza metterci niente dentro si sedette con lui. Era in pigiama a sua volta e scalzo. Tirò su le gambe e lo guardò un po'. Si vedeva bene quanto fosse segnato. Era preoccupato.
- Perchè sei qua? - Chiese Kevin indeciso se avesse poi voglia di parlargli o no...
- Roby russa come un trattore... - A volte era insopportabile e c'erano notti in cui proprio non resisteva. - E poi ti ho sentito uscire proprio quando sono andato in bagno. Pensavo volessi compagnia. - Passarono all'inglese molto presto, Thiago non parlava molto bene l'italiano, si trovava meglio con l'inglese e Kevin uguale.
- Sto bene anche solo... -
- Non mi pare... - Kevin lo guardò finalmente. Stupito. - Cioè, mi sembri un tipo che sta meglio con qualcuno accanto... non stai bene solo... - Era così chiaro?
Kevin si strinse nelle spalle e appoggiò la testa all'indietro a guardare il soffitto.
- Quando sto male affondo, non riesco a reagire... - Ammise. Thiago sorrise.
- L'avevo capito. - Kevin se ne sarebbe stupito ma in quell'istante non ne aveva la forza.
- La gente ha un'idea di me sbagliata ma è quella che voglio abbiano. Voglio che mi vedano come una persona forte, non importa se non lo sono. Non sempre. -
Thiago rimase ad osservarlo. Era un bel ragazzo ed era vero che sembrava spavaldo e superficiale.
- Come stai ora? - Era una domanda profonda e Kevin capì che oltre a Mark e Zlatan c'erano anche altri compagni degni di nota. Andava molto d'accordo con tutti ma con pochi parlava di certe cose.
Alzò le spalle. Continuava amareggiato a non rispondere.
- Non hai voglia di parlarne? - Thiago insisteva un po' ma non era invadente, aveva un tono tenero.
- Mi ha insultato quando ha saputo che sono gay. Che poi non sono gay. Non ho istinti verso nessun uomo... è solo che mi sono innamorato di Mark che è un uomo... cioè... non mi ha dato modo di spiegarle. Mi ha detto delle cose brutte ed ora che mi ha tolto mio figlio mi rendo conto di quanto fosse importante. Lo è in un modo che non so dire... tu hai figli, sai cosa dico... - Thiago annuì provando ad immaginarsi senza uno dei suoi piccoli e non gli piacque per niente.
- Cioè sono gay e quindi non devo crescere mio figlio perchè magari lo influenzo negativamente! Capisci? Se le dicevo che la tradivo con una donna per lei sarebbe stato peggio ma non mi avrebbe tolto mio figlio! Non è assurdo? E poi io non sono gay! Mi piace Mark, mi piace solo lui per ora! Non scoperei con te anche se ti trovo un bel ragazzo! Cioè... - Aveva poi alzato la testa infervorato e poi si era fermato rendendosi conto di essersi sfogato un po'. Thiago rimase serio e calmo.
- Non dovrebbero esserci questi concetti sbagliati. Non è giusto che la sessualità conti tanto, è il gesto in sé che va punito non... non con chi... -
- E' quello che penso anche io ma... ma se non mi dà modo di parlarle, di spiegarle bene, di farla ragionare... so che ho sbagliato a priori ma se mi toglie mio figlio solo perchè per lei sono gay non è giusto! È sempre mio figlio! - Thiago gli prese il polso stringendo per farlo sentire apprezzato.
Era una situazione molto difficile.
- Non farti fermare. - Kevin però si spompò e appoggiò la testa fra le braccia chiuse sulle ginocchia al petto.
- Ci sono volte in cui non ce la faccio. Non ho forza... non riesco a combattere... non... non riesco... penso solo che sto male e che non arrivo... ora sto meglio perchè c'è Mark! - Thiago pensò che sperava Kevin si sarebbe ripreso in tempi brevi e prima che Mark se ne andasse, conscio che sarebbe successo, poi sperò anche che comunque Kevin trovasse il modo di tirarsi su da solo.
- Ce la farai. Presto lei si farà viva e rivedrai tuo figlio. - Kevin mormorò amareggiato che lo sperava, poi Thiago, sbadigliando, andò in camera e lui restò lì per il resto della notte senza riuscire a dormire. A ripensare a tutto quello che era successo e a quella litigata.


Mark si svegliò verso le sei, aveva un sonno pesante ma dormiva poco. 
Quando vide che non c'era si alzò ed andò al bagno pensando di trovarlo lì, quando constatò che non c'era si rabbuiò e senza vestirsi né nulla aprì la porta della camera per uscire a cercarlo. Si fermò subito, Kevin era lì davanti. 
- Quanto hai dormito? - Chiese senza salutarlo nemmeno, subito un tono accusatore. 
- Poco... - ammise colpevole.
- Perchè non sei stato in camera? - Sapeva che mancava da qualche ora, la parte del suo letto -li avevano uniti ovviamente- era fredda. 
- Non volevo svegliarti, ero agitato, mi muovevo tanto... - Mark brontolò qualcosa fra i denti e se lo prese per il braccio tirandoselo in camera.
- Dai, io ho un sonno pesante, non mi avresti svegliato! E poi se hai bisogno mi devi chiamare! - Kevin arricciò la bocca carnosa con fare capriccioso. Non voleva rompere a quei livelli... 
- Senti, fai meno lo spavaldo fuori in pubblico e fallo di più in privato con me! - Esclamò poi Mark vedendo che ancora non commentava. Kevin allora accennò ad un piccolo sorriso e questo rabbonì l'olandese che lo baciò sulla fronte conscio che prima di lavarsi i denti si rischiava la morte. Kevin lo trovò tenero seppure sembrava quasi irriconoscibile quando faceva questi bei gesti dolci. 
Lo cinse intorno alla vita e sorridendo malizioso, disse:
- Abbiamo un po' prima della sessione mattutina... che ne dici di passare questo tempo in qualche modo interessante? - 
Mark ridacchiò felice di vederlo così, almeno cercava di reagire.
- Del tipo? - 
Kevin scese con le mai sul suo fondoschiena e lo agguantò:
- Del tipo un riscaldamento fra le lenzuola... - 
Mark gli morse leggero la spalla:
- Mm... sembra interessante... - Poi però si separò. - Ma prima... - Kevin lo guardò non capendo. - Dobbiamo lavarci i denti! - Sgusciò dalle sue braccia diretto al bagno e Kevin ci rimase talmente male da restare fermo per diversi secondi. 
- I denti?! - Disse incredulo.
- Ti piace il sapore della mia bocca quando è impastato di sonno? - Chiese Mark già con lo spazzolino in bocca.
Kevin ci pensò, non aveva torto. Alla fine si unì a lui e solo mentre rideva con lui nello spruzzarsi di dentifricio e di acqua si rese conto di quanto importante fosse per lui.
Lo faceva reagire anche quando non voleva farlo.