CAPITOLO XIV:
THIAGO E ROBINHO

thiabinho

Lo scroscio della doccia sembrava tanto quello della pioggia.
Quando sentì dei rumori da fuori il box, era appena entrato. Si affacciò appena in tempo per vedere l’ultimo viso in assoluto che avrebbe voluto vedere in quel momento.
- Thiago, porca puttana, che diavolo ci fai qua? - Fece brusco sperando di sembrare solo preso di sorpresa e non di pessimo umore.
Thiago lo sgamò all’istante ma finse indifferenza e cominciando a spogliarsi come nulla fosse, si beccò lo sguardo più stralunato di Roby sotto l’acqua.
- Ed ora che diavolo fai, si può sapere, cazzo? - La voce era sempre più nervosa e tendente all’isterico e Thiago capì ancora di più che aveva decisamente qualcosa che non andava, ma non arrivandoci minimamente al motivo preciso proseguì fino a che, nudo, lo spinse con fermezza in parte nella cabina della doccia che, per fortuna di Roby, era abbastanza grande per due.
- Ho bisogno di una doccia anche io e visto che ti devo parlare, facciamo prima a farla insieme! Così magari l’acqua ti calma i bollenti spiriti! - Lo disse con severa alterità e Roby per poco non scivolò giù lungo disteso.
Impallidito come un cencio, disse preoccupato:
- B-bollenti spiriti? -
Thiago si mise sotto il getto e chiudendo gli occhi sospirò di piacere per la sensazione piacevole.
- Sì… - Fece poi aprendo gli occhi scuri e penetranti mentre trapassavano quelli non molto lontani di Roby. - Avevi voglia di fare a pugni, prima, vero? -
Roby capì di cosa voleva parlargli e quasi sospirando prese il bagnoschiuma cercando di fare il più in fretta possibile, mentre pure si appiattiva quasi del tutto contro la parete per non sfiorarlo nemmeno.
- Voglia non è il termine adatto… lo definirei più un bisogno profondo! - Disse ironico sperando che qualche cazzata l’avrebbe sistemato. Sapeva che non poteva essere, era Thiago.
Infatti alzando un sopracciglio scettico gli prese il bagnoschiuma di mano per versarsene un po’ nella propria ed insaponarsi a sua volta.
- Si può sapere perché o devo fare l’indovino? - Chiese ironico mentre si strofinava il petto scendendo sulle parti intime proprio davanti agli occhi che per poco non uscivano dalle orbite. - Che c’è? - Chiese infatti non capendo proprio che problema potesse esserci…
Avevano fatto la doccia insieme un sacco di volte a calcio, che c’era ora? Solo perché erano un po’ più appiccicati?
Doveva togliersi al più presto l’odore di Kevin, non ne poteva più e non perché non gli fosse piaciuto, anzi. Era stato fantastico. E poi l’aveva baciato, da non crederci. Una specie di sogno per uno che ci -si poteva tranquillamente dire- sbavava dietro da quando era arrivato, però farlo nella camera di Alex dopo averlo volutamente provocato a dirgli in faccia la verità, e cioè che puntava veramente all’amico e non a lui, lo faceva sentire usato e sporco.
Ed era esattamente quello che Roby quel giorno gli aveva detto. Di non farlo per quel motivo. Perché mentre lui si sarebbe preso, l’altro l’avrebbe solo usato facendolo sentire comunque male, alla fine.
Ad ogni modo era lì per sapere di Roby e mentre lo vedeva in difficoltà prendere tempo, dedusse che dovesse essere per via della risposta che non sapeva dare. Perché aveva quasi sbranato Kevin?
Bè, in fondo era una domanda stupida, lo sapeva, così come sapeva come sarebbe andata ancora prima di cominciarla, ma l’aveva fatto lo stesso perché era solo un idiota masochista, forse.
O forse perché, come molti dicevano, le strade per farsi male non le sbagliavano mai.
- Tu piuttosto, che domande del cazzo mi fai? Lo sai cosa mi è preso! Come osava quel coglione trattarti così? Non devi permetterglielo, cazzo! - si decise Roby a rispondere sperando di accontentarlo, del resto era la verità.
Thiago capì allora perché l’aveva cercato, voleva solo parlargli, non certo per fargli la predica, dopotutto lui e Kevin non stavano insieme e non sarebbe mai successo, anche se prima l’aveva fatto in quel modo così coinvolgente.
Ora aveva solo bisogno del suo amico, tutto qua.
Un amico.
Quella famosa spalla su cui piangere che inizialmente aveva minacciato di negargli se avesse fatto quella cazzata.
Bè, non poteva farne a meno.
Non di piangere, non aveva voglia di piangere, ma magari di lamentarsi un po’ o forse di permettersi di essere triste o abbattuto o infelice in compagnia di qualcuno che sapeva tutto di lui.
Lo girò di schiena senza il coraggio di rispondergli e gli passò la schiena con altro bagnoschiuma. Roby, stupito, non aspettandosi un gesto simile e non essendo pronto, si irrigidì trattenendo il respiro. Appoggiò le mani alla parete di piastrelle davanti a sé e fra di esse la fronte. Dio, era così lento e delicato. Non era nemmeno normale lavare la schiena a qualcuno in quel modo… che diavolo stava succedendo?
Era triste, ecco cosa c’era. Stava male, dannazione, e tutta per colpa di quel figlio di puttana. La voglia di ucciderlo tornò ma si trattenne solo per le sue mani che indugiavano sulla schiena irrigidita dove tutti i muscoli ed i tatuaggi si vedevano perfettamente delineati. Sembrò quasi giocare con la sua pelle calda e liscia, non sapeva cosa dire, non sapeva cosa fare e la mente era ancora così piena di Kevin e di quello che aveva provato ma soprattutto di come si era sentito. Tanto bene prima quanto male poi.
Fare la parte di quello forte che sapeva tutto e non gli importava era davvero facile, ma poi con chi poteva crollare se non con lui?
Guardò la sua schiena, gli ricordava tanto la sua. Anche lui aveva dei tatuaggi e la pelle scura, anche se non dello stesso colore. Muscolosa allo stesso modo, così dannatamente sensuale anche solo al guardarla, figurarsi al toccarla.
Fece scendere l’acqua dal getto della doccia che spostò su entrambi e dopo di che appoggiò la fronte proprio lì dove poco prima l’aveva lavato delicatamente e pensieroso. Le mani rimasero allo stesso modo e si abbandonò a quel contatto che trovò rassicurante e piacevole.
Era diverso anche se gli ricordava Kevin per tante cose. Era diverso perché Roby era lì per lui e sapeva confortarlo senza secondi fini, solo perché era un vero amico, tutto lì.
E di questo, solo di questo -o di lui- aveva bisogno.
- T-Thy? - Mormorò senza respiro girando a metà la testa, alzandola dalle piastrelle. Certamente fra l’acqua calda che li ricopriva dandogli la sensazione da ‘sotto la pioggia’ e lui stesso contro la propria schiena, a momenti gli sarebbe venuta una di quelle erezioni da paura senza pietà. Come avrebbe fatto a trattenersi?
Proprio quella sera, poi…
- Hai… hai scopato con quello? - Chiese poi piano sapendo che si trattava di quello. Si fece del male ma agì esattamente come l’altro si aspettava. Anzi, con una piccola differenza. Con una delicatezza insospettabile.
Thiago la percepì e se ne stupì ma pensò solo che doveva essere messo peggio di quel che pensava.
Annuì finendo per sentire solo più bisogno di affetto, di un abbraccio, di qualcuno che volesse lui e lo volesse così com’era. E appoggiò anche il resto di sé, mentre l’acqua continuava a lavare via tutto, lasciandoli più lisci ed invitanti di prima.
Roby pensò di morire e mentre sentiva anche il bacino candidamente contro il proprio, si morse le labbra così forte che pensò avrebbero sanguinato. Non servì a tornare in sé.
Avrebbe dovuto allontanarlo e dirgli che non poteva fare così perché lo amava come un matto, però non ci sarebbe mai riuscito, mai, ad allontanarlo proprio ora che le sue mani scivolavano attorno alla sua vita e lo cingevano quasi con disperazione aderendo a lui quanto più riusciva.
Quella muta richiesta di non mandarlo via, di consolarlo, di tenerlo con sé.
E la propria eccitazione che saliva.
Se si sarebbe girato sarebbe stata la fine, ma non potevano nemmeno rimanere così in eterno.
Eppure sentire la sua parte intima contro di sé, contro quella parte di sé… oh, era morire, quello?
La testa era invasa da mille sensazioni di piaceri e pensieri contrastanti mentre il cuore pompava sangue impazzito in ogni particella di sé dandogli sempre più adrenalina. Troppa.
Succedeva quando non sfogava gli ormoni. Impazziva ed esagerava agendo nel modo più sbagliato e discutibile.
Ma lui era Thiago, come poteva?
Appunto perché era lui era ovvio l’avrebbe fatto.
Dopo aver lottato con sé stesso, sentì le sue labbra -oddio, le sue meravigliose labbra carnose- muoversi contro la pelle estremamente sensibile della schiena e dire qualcosa che… qualcosa che lo sconnesse totalmente facendo scattare quella scintilla pericolosa per cui poi non si controllava. Per cui poi tornare indietro sarebbe stato impossibile.
- Abbracciami… - E solo lui sapeva di tutto il suo immenso bisogno d’affetto, sapeva che era per quello che andava con tanti uomini diversi e si faceva spesso calpestare pur di avere quell’affetto di cui necessitava e sfogare gli istinti di quel genere. Solo lui sapeva quanto bisogno ne avesse.
Ma solo lui sapeva anche quanto se lo meritasse.
Senza più potercela fare, Roby si girò e semplicemente l’accontentò.
L’accontentò e rimanendo appoggiato, si girò e l’abbracciò con impeto e slancio. Lo strinse a sé e non solo per fare quello ma per andare oltre. Questa volta niente l’avrebbe fermato.
Assolutamente niente.
Lo sentì sciogliersi, sospirare e accoccolarsi contro e premersi liberamente e senza vergogna su di lui.
Come poteva non capire che erano nudi e che non potevano anche se erano amici?
Forse lo capiva bene e lo faceva proprio per questo… perché sapeva che Roby gli avrebbe potuto dare quell’affetto che cercava, quello di un uomo, di cui aveva assoluto e disperato bisogno.
Ed infatti non si scostò quando sentì l’erezione tesa dell’altro contro la propria.
Capì che era eccitato e capì che lo era per lui e capì anche che probabilmente era solo una pura questione ormonale, o volle credere fosse così, perché sapeva che amava divertirsi sessualmente un po’ con tutti e che se non lo faceva regolarmente poi impazziva e non riusciva a trattenersi. E sapeva di andargli a genio fisicamente. Ma sapeva anche che erano amici e che non avrebbe fatto nulla, per cui pur essendo eccitato si sarebbero limitati a quello.
Ne era certo.
Davvero o era comunque solo una finta per sé stesso?
Talmente complicato fu quel momento quanto quello successivo, quando Roby con le mani gli prese il viso nascosto contro il suo collo, gliel’alzò e quando l’ebbe davanti al suo lo baciò catturando le sue labbra.
Thiago rimase letteralmente senza parole, sia mentali che fisiche, ed insieme ad esse sparì il fiato.
Che se lo aspettasse dentro di sé o meno non era chiaro a nessuno, ma che comunque dopo un momento di stordimento si trovò a ricambiare, fu altrettanto sconvolgente per Roby che andò completamente in orbita, irrimediabilmente, senza possibilità di ritorno.
Thiago risalì con le mani dalla vita al torace e posandosi sopra i pettorali scivolò di nuovo giù cominciando così ad accarezzarlo senza la minima idea di che cosa stesse facendo. O forse avendola estremamente chiara.
Roby finì sulla schiena e poi giù fra i suoi glutei, li prese e li attirò a sé affondando le dita con decisione, volendolo fare da molto. L’altro si lasciò fare completamente, trovando quel piacere che prima gli era mancato. Anzi. Non si trattava proprio di quello, più che altro era un piacere interiore.
Se ne scosse capendo che gli stava piacendo troppo, molto più del previsto, Roby però continuò ad approfittarne spudoratamente e dopo aver intrecciato dolcemente le lingue in quel gioco erotico che aveva sempre sognato di poter fare, scivolò dalla sua bocca invitante e bevendo l’acqua che colava sulla loro pelle profumata, continuò a scendere sempre di più fino ad inginocchiarsi e a prenderglielo fra le labbra.
Thiago sgranò stupito gli occhi da quel suo gesto che andava decisamente oltre qualche carezza e qualche bacio e appoggiato con le mani laddove prima era stato il suo ‘amico’ si dimenticò subito perché era strano e fuori luogo.
Gettò infatti la testa all’indietro mordendosi il labbro, dopo di che, bevendo a sua volta l’acqua che scendeva dall’alto e vedendo al tempo stesso tutto il firmamento, si piegò in avanti abbandonando la fronte contro le piastrelle.
Finì per muovere il bacino nella bocca di Roby sempre più veloce ed impetuoso, senza riuscire a trattenere i gemiti.
Non avrebbe mai potuto immaginare potesse essere più piacevole. Era diverso dagli altri. Aveva avuto amanti fantastici e Kevin stesso l’aveva sorpreso ma… Roby era diverso… era diverso non perché avesse doti extra di alcun tipo, era normale, forse, ma era lui ad essere… bè, lui.
Il suo migliore amico o forse decisamente qualcosa di più che magari non aveva mai nemmeno lontanamente osato desiderare di nascosto perché avrebbe rovinato tutto e sarebbe stato sbagliato.
Andare con tutti gli altri a lui simili poteva essere solo l’unica soluzione adatta ed accettabile, no?
Non seppe fare altro che acconsentire e perdersi nel piacere intenso ed allucinante che gli dava la sua bocca, la sua lingua e lui, lui stesso, lui che se l’attirava a sé con le mani, lui che insinuava le sue dita per dietro, lui che voleva di più e che combatteva capendo che non avrebbe potuto perché forse non sarebbe stato giusto, lui che cercava disperatamente di tornare in sé.
Ma era lui, lui e basta colui che desiderava sopra tutti, semplicemente, e gli altri erano tutti, tutti, dal primo all’ultimo, state pallide imitazioni di Roby e se Alex non fosse stato così lento ed ingenuo avrebbe capito quel particolare al volo. Zlatan l’avrebbe capito, se avesse visto tutti i vari amanti di Thiago. Roby, semplicemente, non aveva osato vedere l’evidenza perché illudersi non erano cose che andavano per lui.
Quando però raggiunse quell’orgasmo che prima era stato mancato, Roby si chiese finalmente se alla fine, dopotutto, qualche speranza potesse esserci visto che non solo non l’aveva mandato via o fermato ma addirittura era venuto in quel modo.
Tirandosi su, tornò davanti all’amico e abbracciandolo se lo strinse contro nascondendogli di nuovo il viso contro il proprio collo, con l’acqua che ancora li ricopriva avvolgendoli calda e dolce così come le sue braccia e le mani sulla nuca.
Rimasero in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri, senza dire o fare altro. Solo così e basta.
Troppo confusi per azzardare ipotesi o parole di alcun genere.
Troppo confusi ma al tempo stesso contenti, contenti dentro, soddisfatti come da tempo e forse anni nessuno dei due si sentiva più.
Fu Roby il primo a riprendersi poiché dei due era quello che aveva di più le idee chiare sulla loro situazione e sui propri sentimenti. Decise di non parlare prima che non fosse Thiago stesso a farlo, rispettando la sua confusione ed il suo smarrimento.
Chiuse il rubinetto, aprì il box della doccia ed uscendo per primo prese un asciugamano grande avvolgendolo intorno alle spalle e alla schiena dell’altro, lo strofinò qualche secondo con delicatezza e gli passò anche i capelli neri arruffandoglieli. Sorrise divertito. Era strano in quelle vesti e coi capelli spettinati, solitamente era talmente ordinato e perfetto da rasentare davvero un principe, in quanto a stile e modi.
Ma soprattutto era strano che si facesse fare docile senza prendere il controllo della situazione.
Lo lasciò e preso un asciugamano più piccolo, se lo passò velocemente sul proprio corpo asciugandosi alla meglio senza farci troppo caso. Si strofinò le parti più essenziali ed evitando di indossare i boxer di prima, si limitò a rimettersi i jeans e basta. Fece una smorfia di fastidio ma capì che non sarebbe stato il caso girare ancora nudo, dopo quanto successo.
Thiago uscì dopo essere rimasto ad osservarlo pensieroso e con movimenti lenti e ricercati riprese ad asciugarsi da solo da dove l’amico si era interrotto.
Lo guardò uscire dal piccolo bagno per andare nella camera e seguendo il suo esempio si rimise solo i pantaloni provando il medesimo senso di fastidio senza la biancheria intima addosso.
Diede poca cura ai propri capelli nonostante non gli piacesse lasciarli a sé stessi, del resto era notte e teoricamente avrebbero dormito.
Certo, e che altro?
Potevano parlare di già?
Per un momento credette che l’altro lo volesse e si preoccupò senza però dare a vederlo. Non era pronto, aveva bisogno di pensare, ma al tempo stesso voleva rimanere ancora con Roby.
Lo raggiunse nella stanza dove lo trovò seduto sul letto.
Non faceva freddo, il caldo faticava a lasciare il posto all’autunno e comunque la notte il freddoloso Alex aveva predisposto una temperatura costante di venticinque gradi in modo da non sentire nemmeno un po’ di umido per sbaglio.
Ecco perché, fra l’altro, giravano spesso mezzi nudi per casa sua.
Thiago rimase fermo in piedi in mezzo alla stanza incerto. Cosa avrebbe dovuto dire o fare, a quel punto?
Non era pronto per altro, per niente, non voleva parlarne subito e nemmeno approfondire il resto, però voleva stare ancora con lui e sentirsi bene come prima, quando l’aveva abbracciato in quel modo.
Roby lo capì immediatamente e stendendosi nel letto matrimoniale, si sistemò di lato facendo posto all’altro; capendo il messaggio, Thiago esitò nonostante sentisse una gioia interiore indescrivibile per essere stato ancora una volta compreso.
- Ho… ho solo bisogno di pensare prima di parlarne… non ti dispiace aspettare domani mattina, vero? -
Roby scosse la testa considerando tutto quello già molto più di ciò che aveva pensato fino ad allora…
- Vieni, dormiamo un po’… - E sapeva che sarebbe riuscito a dormire come da molto non gli veniva.
Thiago sorrise chiedendosi chi altri l’avrebbe accontentato dopo una cosa del genere, quindi si sedette nel letto e chiudendo la luce della camera gli si accoccolò di fianco accanto. Sentì che si avvicinava fino ad abbracciarlo e quando fu al sicuro fra le sue braccia, con la fronte contro il suo petto a sentire il suo respiro regolare, si rilassò rischiarandosi, riuscendo a vedere tutto chiaro. Tutto così semplicemente e limpidamente chiaro che si chiese come avesse fatto, per tutto quel tempo, a non rendersene conto.
Poi si rispose.
“Se non vogliamo vedere qualcosa non lo vedremo nemmeno se ce lo schiaffeggiano contro. Bisogna essere pronti, per certe cose. Semplicemente pronti.”
Dopo di questo si addormentò.