11. UN BENTORNATO COME SI DEVE



Pausa natalizia, ritorno, ritiro a Milanello.
Sinisa e il Milan si erano lasciati non molto serenamente, a livello calcistico certe cose erano andate sorprendentemente bene, altre sorprendentemente male.
Non era certo facile gestire una squadra presa allo catafascio, senza una rosa davvero buona nel complesso e con la pretesa del presidente di ottenere grandi risultati con essa.
- Se avessi preso una squadra con alcune qualità da cui partire era un conto, ma qua non c’era nulla. Ho dovuto costruire la base, oltre che la struttura. Non c’era niente di loro! Mancava soprattutto consistenza mentale! Erano demotivati ma principalmente non credevano in loro stessi! E’ la cosa peggiore! Ho lavorato tantissimo a livello psicologico e non sono ancora arrivato al punto che volevo! -
- Per la fine dell’anno avrai ottenuto i tuoi obiettivi! - Concluse Dejan per telefono.
- Sì… sì, lo spero… solo che mi fa incazzare che mi ha dato una squadra senza nulla di buono, con un paio di giocatori decenti e per il resto dei disastri viventi e pretende che vinciamo cosa, il campionato? Mah… -
Sinisa continuva a lamentarsi, Dejan a quel punto rise:
- Vuoi dire che soffri la pressione? - Sinisa lo insultò.
- Coglione, sai che sopporto di peggio! Non è la pressione! E’ che semplicemente vorrei farlo saltare in aria. Non con una bomba grande. Mi basterebbe anche una piccola piccola… - Dejan rise.
- Basta fargli male, insomma! -
- Sì ecco! - I due risero insieme fino a che, nell’ufficio dentro cui era chiuso, non bussò qualcuno.  - Sì? - Chiese.
Spuntò il volto un po’ imbarazzato di Alessio il quale, appena arrivato, aveva aspettato di vederlo in giro e nel non trovarlo si era deciso a cercarlo.
Sinisa accentuò il suo sorriso nel vederlo.
- Ciao Alessio! - Salutò felice. Dejan al telefono con lui cominciò a prenderlo in giro.
- Oh, ma senti com’è felice! -
Sinisa fece egregiamente finta di nulla.
- Disturbo? - Chiese vedendolo al telefono. Sinisa scosse il capo.
- No, entra pure. Ho finito. - Poi rivolto a Dejan. - Senti, scemo, ti lascio. -
- Spero non letteralmente, mi taglierei le vene senza di te! Che vita monotona che avrei senza nessuno che mi sbatte sui muri e mi fa venire dei lividi micidiali! - Commentò ironico Dejan.
- Tanto so che ti piace il dolore! - Rispose con un ghigno che Alessio giudicò ‘maledettamente erotico’.
- Certo che mi piace, non starei mica con te altrimenti! -
Sinisa rise e agganciò guardando poco dopo un imbambolato Alessio fermo in piedi davanti alla porta.
- Come va? - Chiese invitandolo ad entrare e a sedersi. Alessio si avvicinò ma non si sedette. Era da un po’ che non lo vedeva, non si scrivevano e non si chiamavano, per cui Alessio voleva solo testare il ritrovo per capire se potevano continuare quanto interrotto o se Sinisa si fosse già stufato.
- Bene, grazie. E tu? - Sinisa si alzò stiracchiandosi, poi si appoggiò sulla scrivania, per avanti, in modo da non essere separato e lontano da lui che rimaneva in piedi.
- Bene anche io. Hai esagerato col mangiare? Devo aumentarti gli esercizi? - Chiese subito fingendosi severo. Alessio ridacchiò alzandosi la maglia per mostrargli la sua solita pancia piatta.
- Che dici? - A Sinisa piacque questa presa di posizione e compiaciuto si avvicinò e gliela toccò facendolo sussultare. Con l’altra mano andò diretto sul suo sedere dando così la risposta al ragazzo, la risposta che cercava sul serio. Questi infatti sorrise felice girando il volto e guardandolo da vicino come erano loro.
- Mmm… mi pare che al contrario devo aumentare la tua alimentazione. Sei troppo magro, mi sa! - Disse con una punta di preoccupazione seria. - Dì, ma cosa dice il nutrizionista del club? - Alessio arrossì trovandosi a parlare della propria forma fisica con le sue mani addosso.
Mani che, mentre lui rispondeva un po’ imbarazzato, scendevano tanto dietro quanto davanti.
- Sono a filo, se dimagrisco ancora mi uccide. - Sinisa rise ancora erotico per poi avvicinare il volto al suo, alla ricerca delle sue labbra.
- Spero non sia colpa mia e del troppo esercizio fisico che ti faccio fare. Forse dobbiamo rallentare… - Disse provocatorio sulle sue labbra, con le mani che toccavano con cura l’inguine, delineando attraverso i pantaloni la sua erezione a riposo.
- Rallentare? Stai scherzando? - Disse spontaneo, preoccupato che volesse fermarsi. Sinisa rise ancora e prese il suo labbro fra le proprie, succhiando.
- Mi piaci così deciso! - Ovviamente era quello a cui puntava. A farlo diventare deciso e coraggioso, cosa che gli stava riuscendo bene.
Alessio in risposta scivolò con le mani su di lui, sui fianchi, tenendolo a sé per farlo continuare, ma Sinisa non aveva bisogno di inviti.
Poco dopo era lì a baciarlo e ad infilarsi sotto i pantaloni, alla ricerca di un contatto più diretto che trovò da entrambi i lati.
Mentre con un dito gli tormentava nella fessura, con l’atra mano lo masturbava. La lingua si occupava della sua bocca. Alessio era già subito in paradiso, si sentì invadere da un’eccitazione immediata che si riversò subito nell’erezione dura. Sinisa mugolò separandosi dalla sua bocca per commentare stupito.
- Mmm… qualcuno è molto felice di vedermi! - Alessio sorrise arrossendo.
- Credo d’avere una crisi d’astinenza… - Disse fingendosi ingenuo. - Pensi di poter rimediare? - Sinisa non credette subito alle sue orecchie. Alessio malizioso e provocatorio?
Fu come sventolargli un drappo rosso, chiaramente era quello che voleva da lui, che fosse così sicuro.
E fu bello accontentarlo.
- Mmm… - Iniziò prendendolo per i fianchi, smettendo di toccarlo. - Vediamo cosa posso fare. - Così lo girò di schiena e lo spinse contro la scrivania su cui l’appoggiò per avanti.
Poi gli abbassò sbrigativo i pantaloni ed i boxer, si abbassò la zip dei propri e si tirò fuori solo l’erezione.
Si leccò la mano e si strofinò da solo un paio di volte, poi si chinò e fece scivolare della saliva dove stava per entrare. Gli concesse questo, come preparazione, nulla di più approfondito o accurato.
Ma Alessio non si sarebbe aspettato nulla di diverso.
Sinisa entrò in lui con un movimento forte e deciso che fece subito sconnettere il ragazzo dal mondo intero. Alessio si afferrò al bordo al di sopra della propria testa, inarcò il capo e tese la schiena aprendo la bocca in un sospiro lungo e di dolore.
Un dolore che si trasformò in squittio con il solito schiaffo, urlo soffocato dalla mano di Sinisa che dopo il trattamento sadico andò a tappargli la bocca. Continuò a penetrarlo con sempre più impeto tenendogli la bocca chiusa, alzandolo leggermente verso di sé per riuscirci ancora meglio.
- Stai zitto. - Ordinò. Ma contro la sua mano Alessio gemeva e non più di dolore. Sinisa non voleva farlo tenendogli la bocca chiusa tutto il tempo, anche se era segno di comando e gli piaceva molto farlo. Cercava di ricordarsi che aveva fra le mani un ragazzo di venti anni o poco più. Cosa difficile.
Si chinò e raggiunse il suo orecchio fermandosi.
- Stai zitto, non puoi fare questo casino, siamo in ufficio! A due metri ci sono i miei collaboratori! - Alessio annuì. Non sarebbe stato facile, l’aveva abituato a gridare.
Così gli lasciò la bocca, gli leccò l’orecchio come premio e lo premette nuovamente contro il tavolo della scrivania piena di carte, lo prese per i fianchi e riprese a spingere.
Ad ogni colpo andava più in profondità e per Alessio era difficile non gridare di piacere, quel piacere incredibilmente forte, prepotente e crescente.
Si erano lasciati in un misto fra piacere e dolore, ma ora era decisamente di più il piacere.
Sinisa lo fece suo con colpi sempre più decisi, fino a che non lo sentì scattare e tendersi e capendo che aveva trovato quel punto, lo alzò e accompagnò il tutto con le mani.
Alessio si perse fra la penetrazione arrivata al punto massimo e il masturbarlo per avanti.
Il piacere lo invase incontrollato, facendolo schizzare per terra, mentre evitava la scrivania e le carte.
Sinisa soddisfatto ed eccitato uscì da lui poco prima di venire a sua volta e completò l’opera sporcando i suoi glutei bianchi, dove solo una rossa manata faceva sfoggio.
Il liquido chiaro scivolò nelle sue curve e Alessio trattenne il fiato fra gli ansimi, eccitato nel sentire lo sperma caldo carezzarlo e andare giù fra le gambe.
Il mister lo allargò con le dita.
Alessio ormai si stava abituando alle sue perversioni ed aveva ragione quando aveva detto che quando si è eccitati si faceva di quelle cose impensabili.
Si trovò ad accogliere il suo dito col proprio sapore e non percepì nulla a livello di gusto, se non il calore e la grandezza del suo dito, la mano forte, un po’ ruvida. Una mano in grado di dare tanto dolore quanto piacere.
Poi gli prese il viso e lo girò verso di sé, scivolò con la lingua dentro la sua bocca che aprì e l’accolse, poi gli venne incontro e fusero le labbra in un bacio lento, rilassante, che chiudeva un saluto speciale.
- Piaciuta la dose? - Chiese malizioso. Alessio arrossì.
- Sì… - Sinisa gli baciò anche la guancia, poi lo lasciò assicurandosi che si reggesse sulle gambe, indicandogli dopo la porta del bagno privato.
- Uno dei privilegi del boss è avere un bagno personale non solo in camera, come in tutte, ma anche nello studio! -
Alessio rise dirigendosi dentro per sciacquarsi e pulirsi, aiutato da un stranamente servizievole e a suo modo dolce Sinisa che, dopo essersi lavato lui stesso, gli aveva passato delle salviette bagnate dietro dove l’aveva sporcato.
- Senti, se non ti piace qualcosa devi opporti, chiaro? Io lo faccio come piace a me… - Alessio lo guardò sorpreso guardandolo attraverso lo specchio, incredulo che l’avesse detto davvero.
- Ti riferisci alle tue 5 dita sulle mie chiappe? - Sinisa sorrise, Alessio ora anche scherzava senza remore. Aveva fatto molti passi in avanti.
Se lo faceva con lui, poteva farlo con chiunque.
- Tu che dici? - Alessio rise e si girò verso di lui tirandosi su boxer e pantaloni, mentre si allacciava si protese sorridendo a baciargli fugace le labbra.
- Quando sentirò l’istinto di darti un calcio invece di rimanere a prenderti dentro, ti avvertirò! - Sinisa sorrise compiaciuto della risposta ironica e schietta.
Stava facendo proprio un buon lavoro con lui.