12. ESAME DI COSCIENZA




Era uno di quei rari momenti in cui Sinisa leggeva il giornale al posto di studiare qualcosa inerente al calcio e alla squadra, per cui era relativamente rilassato su una delle poltrone della sala relax con un caffè in mano e gli occhiali da lettura che gli davano un’aria da intellettuale sexy, quando sentì una voce familiare dare una rispostaccia alterata.
- Senti, lasciami in pace, ok? Non è un buon momento! - Rispose secco.
Sinisa così alzò gli occhi con la fronte aggrottata, non credendo di aver sentito bene.
“Alessio?!”
Quando vide Alessio allontanarsi dall’angolo in cui era con Juraj, notò che anche altri avevano guardato sorpresi.
Sinisa fissò Juraj perplesso, probabilmente non aveva nemmeno capito cosa era successo.
Tipico di lui.
L’uomo fischiò piano senza rompere i timpani a tutti, si girarono un paio ma lui guardò solo Juraj il quale ovviamente fece l’aria da ‘io non so nulla’, così ridacchiò e scosse il capo e visto che nessuno andava a seguirlo per vedere cosa avesse, lo fece lui.
Pensò che comunque fosse principalmente uno dei compiti dell’allenatore, lo faceva con chiunque era stressato o fuori di sé, con M’Baye ad esempio l’aveva fatto spesso per tenerlo con i piedi per terra ed ora lui stravedeva per il suo mister.
Quando superò la soglia della sala relax, lo vide diretto alla sala massaggi dove chiuse la porta sbattendo.
Sinisa alzò un sopracciglio compiaciuto per la scelta, così senza farsi il minimo problema, l’aprì prima di sentire la serratura. Alessio era ancora lì con la mano sulla maniglia in procinto di chiudere a chiave, ma ritrovandosi Sinisa davanti che aveva aperto contro la sua volontà e con forza, atteggiamenti tipici suoi, rimase un po’ di sasso.
- Io… io ho bisogno di… -
Sinisa lo spinse e lo mise da parte entrando, poi chiuse lui la porta a chiave.
- Sciocchezze, se volevi stare solo andavi in camera tua! -
Alessio non replicò e si voltò dandogli le spalle, cominciando a camminare nervoso.
Sinisa rimase fermo a guardarlo stanco.
- Cosa succede? -
Chiese mani ai fianchi ed aria d’attesa di chi non avrebbe accettato un secco e falso ‘nulla’ come risposta.
- Mi spiace per aver risposto male a Juraj, non ce l’avevo con lui… - Ammise già calmo.
Sinisa rise.
- Quello non ci ha capito nulla e non si è accorto di niente! - Alessio lo guardò convinto lo prendesse in giro. - Sono serio! -
Anche se rideva ancora.
La sua risata contagiosa e luminosa gli sciolse nell’immediato i nervi tesi e abbassò le spalle alzate e tirate fino a quel momento, poi scosse il capo e alzò gli occhi cercando di non piangere.
- Ehi, dai… - Sinisa lo raggiunse e gli mise le mani sulle spalle, sentendole ancora dure decise di scioglierlo ancora un po’. - Dai, stenditi sul lettino e togliti la maglia, adesso di mostrerò uno dei mille talenti del tuo mister! -
Sinisa così dolce era un evento e Alessio, preso in contropiede, si lasciò fare docile. Gli tolse la maglia e lo spinse su uno dei lettini da massaggio del centro sportivo. Poi andò all’armadietto e prese uno degli oli aromatici da massaggio che avevano la caratteristica di rilassare i muscoli ed i nervi in tensione. Andò da lui steso a pancia in giù, con il viso nascosto nel classico buco del lettino ad altezza testa e gli versò un po’ dell’olio sulle spalle e sulla schiena.
Alessio sussultò tendendosi, ma appena le sue mani calde lo toccarono seguendo l’olio che scivolava lento, lui sospirò e repentinamente cominciò a rilassarsi e a mollare, mollare tutto.
Poco dopo, mollava anche le lacrime.
Sinisa lo sentì piangere ma non intervenne, rimase in silenzio a massaggiarlo, senza dire mezza parola.
Le sue mani stringevano con decisione le spalle, i pollici circolavano sul collo e sulla nuca provocando dei brividi di piacere, poi scese sulle scapole usando i palmi coi quali, premendo circolarmente, andò ancora più giù fino a risalire.
Nessun massaggio volto a sciogliere che avrebbe solo fatto male, solo un massaggio rilassante, dolce addirittura considerando che veniva da Sinisa.
E nel silenzio, Alessio smise di piangere e tornò a respirare tranquillo, piano.
Solo a quel punto, sentendo sotto i polpastrelli che stava meglio, decise di fargli una domanda.
- Come hai fatto ad essere in crisi da un giorno all’altro? Siamo ancora in ritiro, pochi giorni fa andava tutto benissimo ed ora piangi? - Che non era un ‘cosa ti è successo’.
Alessio in quella posizione non riusciva a parlare, così usando le mani come leva si alzò e si mise a sedere dando le spalle al mister che gli rimase dietro continuando a massaggiargli il busto, prima da un lato e poi dall’altro, percorrendo vertebra per vertebra con le dita, facendolo sospirare prima di cominciare.
- Ho capito le mie tendenze solo da pochi mesi… e quello che faccio con te mi ha aiutato ad aprire meglio la mia mente. Ho rivalutato tutti i miei rapporti ed ho capito… - Sinisa intuì di cosa si trattava, ma non lo interruppe. - che quello che provavo per Alessandro non era solo amicizia. -
Sinisa inarcò un sopracciglio. E cosa c’era di male in quello?
- Florenzi? - Alessio annuì. - E quindi? Ti sei dichiarato e ti ha respinto? - Non riusciva a capire perché andare così in crisi, che poi voleva aggiungere che non ci si dichiara per telefono, ma di persona, ma il giovane non lo fece parlare.
- No. Mi ha appena scritto un sms dicendo che sarebbe diventato padre e questo… non so, ha agito in me come una bomba atomica… so che non significa nulla e poi non stiamo insieme, non staremo mai insieme, questa è una cosa a senso unico, da parte mia e comunque del passato, ora sono andato oltre, avanti, ho altre cose… ma non lo so, appena l’ho saputo mi è venuto questo magone e poi sono esploso. Mi sento così scemo… - Sinisa sorrise intenerito scivolando con le mani sulle spalle e poi sul collo, lo percorse verso l’alto, gli massaggiò leggero le orecchie e mentre Alessio si premeva le mani fra le gambe perché con quei tocchi sulla schiena, suo punto debole, gli era venuto un’erezione, Sinisa gli massaggiò anche le tempie rilassandolo ancora di più. Alessio abbandonò il capo in avanti, sospirando.
- E’ quello che provi, che non sapevi di provare. Non sei andato avanti, tutto lì. Hai messo un tappo, ma quello non significa andare avanti. E’ una reazione normale. - Alessio alzò il capo contro i suoi piacevoli tocchi e si girò a metà verso di lui cercandolo con gli occhi.
- Cosa dovrei fare secondo te? - Sinisa rimase spiazzato dal parere e gli piacque come lo stava vivendo. Come una guida, un consigliere, una persona che l’aiutava a scoprire sé stesso e a venir fuori, però non c’erano altri sentimenti scomodi di mezzo.
Così spostò le mani dal capo alla vita, scivolò in avanti, risalì sul petto, l’attirò verso di sé e se l’appoggiò contro, adagiò la sua nuca sulla propria spalla. Alessio girò il capo verso di lui e lui fece altrettanto. Si guardarono seri, da vicini, poi Sinisa sorrise in quel suo modo indecifrabile.
- Affrontalo a viso aperto, digli cosa provi e cosa vuoi. Solo se ti rifiuterà potrai iniziare a chiudere davvero e andare avanti. - Tipico modo di fare alla Sinisa Mihajlovic!
Alessio ci avrebbe scommesso.
- Ma in quel caso potrei stare anche peggio… - Sinisa rise amaro.
- E’ sempre meglio stare male e poi ricominciare più forti, che non soffrire mai e non capire come funziona la vita. Rimani debole, immaturo, indietro rispetto al mondo che avanza. Devi buttarti, cercare esperienze. Che siano negative o positive non importa, tutto va vissuto, non evitare le esperienze. Lotta per quello che vuoi. - Alessio, ammaliato dalla forza delle sue parole e dal concetto che esprimeva con decisione, cercò la sua bocca e Sinisa gliela concesse, mentre le dita correvano a giocare coi suoi capezzoli duri.
Le lingue si intrecciarono e poco dopo, mentre i sapori si mescolavano con le bocche unite e fuse, le mani scesero fra le sue gambe, sotto ai pantaloni della tuta.
Dopo fu solo piacere.


Alessio voleva essere l’uomo che Sinisa voleva, sapeva che quel che diceva era giusto e che doveva seguire i suoi consigli, ma l’idea di esporsi e soffrire, convinto che sarebbe andata così, lo faceva battere in ritirata ancor prima di provarci. Esattamente l’opposto di quello che voleva lui.
Così, proprio durante quel ritiro, mentre contemplava l’idea di dichiararsi ad Alessandro dopo tutto quel tempo, cominciò a carezzare caldamente l’idea che invece fosse Sinisa il suo ‘voltare pagina’ e ‘andare oltre’.
Gli piaceva, lo ammirava, lo rispettava, l’attraeva, l’eccitava, lo coccolava, lo scuoteva.
Stava bene con lui, stava sempre bene con lui e sapeva come prenderlo per non farsi gridare traumaticamente contro.
Poteva essere lui quello su cui puntare e non una storia mai decollata e morta e sepolta che l’avrebbe solo fatto soffrire. Lui che era lì. Lì con lui, che gli faceva di tutto e che lo rendeva felice.
Lentamente, ma repentinamente, Alessio nascose la testa in lui, in quella comoda ed effimera verità.