14. UNA COSA PIU’ FACILE



Liquidandoli con un generico ‘non fate casino’ a cui nessuno avrebbe disobbedito visto che far scendere Sinisa Mihajlovic furioso non era un bel modo di festeggiare la prima notte dell’anno, salì in camera con la sacrosanta intenzione di andare a dormire.
Era appena entrato in camera, quando bussò.
Sinisa aggrottò la fronte pensando che fosse uno dei suoi collaboratori che voleva proporgli una bevuta clandestina fra adulti, pensando che non fosse male come idea, si riabbassò la maglia che si stava per togliere ed aprì, ma quando vide un Alessio sorridente imbucarsi veloce in camera, rimase sorpreso.
- Non festeggi con gli altri? - Chiese chiudendo la porta, immaginando comunque per cosa fosse venuto.
Alessio accentuò il sorriso furbo.
- L’ho fatto fin’ora… - Disse togliendosi le ciabatte e allargandosi il colletto della felpa. - Ora ho un altro con cui festeggiare! - Sinisa ridacchiò guardandolo togliersi la maglia oltre la testa, la buttò su una sedia e si chinò togliendosi pantaloni e boxer tutti in una volta.
In due secondi era lì nudo davanti a lui, soddisfatto e probabilmente un po’ brillo.
- Non sei abituato all’alcool? - Era solo un innocente bicchiere di spumante, ma per uno non abituato poteva essere fatale.
- Credo di essere astemio. Ma sto abbastanza bene… - Disse ridendo un po’ troppo allegro. Sinisa scosse il capo divertito ritrovandosi senza maglia in un lampo.
- Ehi… piano… - Commentò cercando di fermarlo solo perché voleva condurre lui il gioco. E poi percepiva qualcosa di strano, ma forse quella notte, quella situazione, non era l’ideale per parlarne.
- Perché? - Chiese scivolando giù per abbassargli i pantaloni, esattamente a quel punto bussarono e Sinisa spalancò gli occhi impallidendo preoccupato.
“Ecco, questi sono i miei collaboratori!”
Pensò sicuro. In un istante afferrò Alessio per l’orecchio, la prima cosa che gli era venuta sotto mano. L’alzò e visto che il ragazzo osava anche lamentarsi, lo spinse contro il muro con una bella mano premuta sulla bocca per zittirlo. Poi, senza mollarlo, aprì la porta e si infilò col capo e col busto, abilmente, in modo da non far vedere nemmeno uno spiraglio dell’interno della camera.
Come immaginava era uno dello staff che gli proponeva il goccetto extra clandestino. Normalmente avrebbe accettato, ma in quel caso non poteva.
- No, sono stanco… ormai sto per andare a dormire… - Per nulla credibile.
- Cosa? Tu stanco?! Ma se vai sempre a dormire tardi! Andiamo, sappiamo che reggi e che hai dei ritmi assurdi! -
- Sì, ma stasera… - Cercava delle scuse plausibili, ma non sapeva come scaricarlo.
- E’ da te il goccetto, lo sappiamo! - Era vero. Imprecò fra sé e sé mentre Alessio scalmanava per liberarsi e finire quello che avevano iniziato.
Tentò di infilare la mano sotto l’elastico dei pantaloni, ma Sinisa gli tirò un calcio sullo stinco che lo fece mugolare di dolore, rumore che tentò di coprire con una tossita.
- Tutto bene? - chiese l’altro perplesso.
Sinisa annuì.
- Sì certo, forse sto covando un po’ di influenza, magari è per questo che mi sento un po’ prosciugato… ho anche mal di testa, prendo una pastiglia e mi metto a dormire. Mescolare medicine e alcool non è l’ideale. - Si sentì in colpa perché era davvero da orsi rifiutare la bevuta clandestina, ma non poteva fare altrimenti con quello scemo in camera.
A quel punto l’altro desistette e lasciò perdere.
- Mi dispiace, fatevela per me. - Così finalmente poté rientrare. Appena chiuse la porta, Sinisa lo lasciò e imprecò.
- Guarda cosa mi fai fare, come un adolescente che mente al papà! Ho superato quella fase! E poi volevo andare a bere! - Alessio, col broncio per il modo barbaro con cui era stato trattato, si mosse per la stanza seccato.
- E vai allora, chi te lo vieta, io? Non mi taglierò certo le vene! Darmi un calcio è stato esagerato! Fa male! - Brontolò sedendosi sul letto per massaggiarsi lo stinco.
Sinisa sospirò e lo guardò senza comunque sentirsi in colpa.
Cosa poteva fare?
Era lì…
- Perché sei venuto? - Chiese basso, le mani in tasca, comunque ancora a torso nudo ed in piedi davanti a lui.
- Mi sembra chiaro… - Fece alzandosi dritto con la schiena ed allargando braccia e gambe per mostrare la nudità. Sinisa sospirò e guardò in alto per un momento tornando paziente su di lui.
- Ti avevo detto di provare a vivere per quello che vuoi davvero, senza rinunciare per partito preso. - Silenzio. - Non mi pare che questo significhi vivere per quello che vuoi. - Alessio fece il broncio capendo che voleva che pensasse ad Alessandro, se andava a letto con lui non ci pensava molto. Alessio si alzò piano e lo raggiunse mettendogli le braccia intorno al collo, si appoggiò a lui col corpo e lo guardò furbo e malizioso.
- Ma farmi scopare da te non esclude che io non faccia quello che voglio. Posso pensare a quello e a scopare con te. Perché comunque voglio anche questo. - Era un discorso un po’ confuso, ma a parlare poteva anche essere un po’ l’alcool. Sinisa gli mise le mani ai fianchi per fermarlo visto che si stava strofinando su di lui col bacino.
-  Se scopi con me nascondi la testa sotto la sabbia e non pensi a come prenderti quello che vuoi davvero. Stai solo evitando di pensarci! -
E visto che non poteva muoversi, Alessio imperterrito infilò una mano, abbassando il braccio. Lo mise fra i loro bacini e scivolò fra le sue gambe delineandogli l’erezione, prendendogliela attraverso la stoffa.
Sinisa si stava eccitando, voleva farlo ovviamente, però da un lato cercava di essere lucido e non ottenere l’effetto opposto col ragazzo che cercava di far maturare.
- Non è così facile come sembra… questo lo è di più… - Dopo averlo ammesso, infilò la mano sotto ai pantaloni e agli slip e riprese a masturbarlo senza barriere di alcun genere.
Sinisa sospirò lasciando la bocca aperta e dopo un momento di esitazione, spostò le mani dai fianchi ai glutei che afferrò e strinse, poi lo spinse verso il letto e lo buttò con poca dolcezza.
Alessio rimase lì un istante, spaesato, poi vide che si toglieva il resto dei vestiti e con un sorriso soddisfatto si mise sul letto, aprì le gambe, si leccò il palmo, si succhiò il dito medio per poi infilarselo dentro da solo.
Sinisa ormai aveva deciso d’aver fatto la sua parte, per quella volta.
Aveva ammesso che fare sesso con lui era più facile che pensare a come fare con Alessandro, quindi poteva concedergli il contentino.
- Anche se dovrei punirti… - Si ricordò. Alessio inarcò un sopracciglio.
- Per cosa? - Se l’era già dimenticato.
- Mi pare che hai perso il gioco a squadre, no? - Alessio con un sorriso furbo si girò di schiena e sempre rimanendo sulle ginocchia e con una mano appoggiata in avanti, continuò a penetrarsi da solo con il dito.
- Allora puniscimi! -
E Sinisa festeggiò capodanno.

Riaprire gli occhi fu faticoso, quel mattino, ma fu svegliato da uno strano tocco.
Il tocco era localizzato in una parte specifica di sé e appena realizzò che quello era un dito e che si infilava fra le sue natiche, Alessio spalancò gli occhi di colpo, con conseguente lacrimata, ricordandosi poco dopo che era in camera di Sinisa.
Sinisa, sveglio da un po’ e col ragazzo tutto sopra, si era prodigato per un risveglio alternativo.
Così si era messo a tormentargli la sua piccola apertura.
- Chi pensavi che fosse? - Chiese capendo che si era spaventato per un momento. Alessio crollò di nuovo sul suo petto possente e rimase lì a respirare più calmo.
- Per un momento ho pensato di essere in camera con Juraj… - Sinisa scoppiò così a ridere senza però ritirare il dito.
- Che risveglio traumatico! - Alessio inarcò un sopracciglio in segno di ‘non ne hai idea’.
- Da quanto sei sveglio? - Chiese appoggiandosi su un gomito accanto alla sua spalla, il volto rivolto verso il suo. Sinisa aveva il braccio completamente sotto di lui che lo cingeva e con quella mano giocava con il suo posteriore.
- Da un po’. Sono abituato a dormire poco. Oggi ho fissato una sveglia più tardi. - Spiegò.
Poi lo sguardo di Sinisa si intrecciò col suo e si illuminò malizioso ricordando la notte appena passata. - Comunque devo dire che… - Alessio si incuriosì.
- Cosa? -
- Che hai preso in parola il mio consiglio di abbandonarti alle esperienze, di cercarle e viverle per crescere e farti il carattere. - Alessio lo guardò un po’ senza capire e così lui se lo prese con entrambe le mani per i fianchi e se lo sistemò sopra, a cavalcioni, ad altezza del bacino già eccitato come ogni normale mattina. - Com’era la nuova posizione? -
Alessio arrossì ma non si tolse, rimase lì fermo seduto su di lui a sentire la sua erezione carezzargli le natiche aperte, iniziò anzi a muoversi su di lui compiaciuto.
- Ti è piaciuta? - Sinisa si leccò le labbra divertito.
- Interessante. Mi piace essere attivo, ma mi piace anche quando sei intraprendente! -
E finalmente Alessio lo era stato molto più di sempre, anche se doveva dire che ultimamente lo cercava e lo provocava molto più dell’inizio.
- Allora forse potremmo riproporla… - Sinisa una mano sul suo fianco e l’altra sulla propria erezione a guidarla fra i suoi glutei.
- Non siamo lubrificati… - Alessio sorrise e si allungò dritto su di lui, carezzandosi con le mani sul ventre piatto.
- Sono ancora tutto sporco di te, credo d’avere un odore di sesso che… - Sinisa non lo fece finire, si succhiò velocemente un dito e glielo infilò di nuovo dentro come prima, quando l’aveva svegliato, poi ne mise un secondo e l’istante successivo conduceva Alessio su di sé con una facilità incredibile.
“Il piccolo bastardo sta diventando un grande bastardo! Così mi piace di più!”
Pensò incontrollato mentre si sentiva entrare in lui, aiutato da un abbassamento immediato del corpo dopo che si era alzato per aiutarlo ad infilarglielo.
Trovò subito la via giusta e quando Alessio lo sentì bene dentro, si prese in avanti alla testiera del letto e cominciò a muoversi, cavalcandolo proprio come la notte.
ripresero un po’ da dove si erano interrotti, solo senza gli schiaffi e la parte perversa che piaceva tanto a Sinisa.
Il suo corpo si ondulava su quello di Sinisa, seduto ed inarcato, gli occhi chiusi, la testa all’indietro, l’aria abbandonata al piacere e per lui vederlo così da sotto fu una scarica d’eccitazione incredibile.
Cercò di resistere perché gli piaceva da matti come si muoveva su di lui, ma alla fine, sentendosi sempre più infuocato, lo prese per la vita, se lo tolse di dosso, si alzò in ginocchio e riprese nella posizione che comunque preferiva.
Alessio piegato in avanti e lui che lo prendeva da dietro.
Amava vedere la sua schiena snella e bianca che si allungava davanti a lui, le curve accentuate del suo sedere mentre lui entrava ed usciva con impeto sempre maggiore.
- Cre-credevo che ti piacesse se stavo sopra… -
Ansimò Alessio cercando di stuzzicarlo ancora un po’ perché si sentiva vicino all’orgasmo.
Una mano corse fra le gambe a masturbarsi.
- Sì, ma mi piace anche scoparti da dietro. Hai dei bei fianchi… - con questo gli diede uno schiaffo. Alessio urlò di dolore per poi scemare in un gemito, come di consueto.
Era una cosa strana, se si prendeva uno schiaffo in un qualunque momento provavi male e basta, lì era tutto una mescolanza di sensazioni fortissime e contrastanti e quel calore provato dopo il dolore si espandeva e si mescolava al resto.
Sinisa aumentò i colpi così come la mano di Alessio prese il ritmo nel proprio membro, a quel punto venne per primo, tendendosi tutto e gemendo più forte.
I muscoli della sua schiena, ora un po’ più sviluppati, erano tesi ed evidenti e strinse anche le natiche, Sinisa capì subito che era venuto così uscì, lo girò supino stendendolo sotto di sé e rimanendo in ginocchio completò con la mano, arrivando all’orgasmo sul suo petto e sul suo ventre, proprio come quella notte.
Solo a quel punto Sinisa si chinò a baciarlo, ridendo.
- L’abbiamo fatto uguale… allora ti è proprio piaciuto… - Commentò Alessio constatando che essere intraprendenti premiava davvero con lui. Sinisa gli prese l’orecchio fra i denti.
- Voglio che mi sorprendi ancora di più. - E questa sfida eccitò di nuovo Alessio che capì che voleva essere di nuovo provocato in altri momenti.
- Sarà divertente… - Commentò ormai sicuro di sé, tutt’altra persona da come era stata all’inizio, all’arrivo a Milano.
Sinisa scivolò sul suo petto dove l’aveva sporcato, lo leccò sentendo il proprio sesso sapore. Alessio rimase steso beato con le braccia alte a farsi fare, felice di non avere nulla a cui pensare, che qualunque problema ora fosse così insulso da essere dimenticabile.
“Funziona, funziona benissimo… non ho bisogno di cercarmi rogne, ho lui e sto bene così!”
Ed in quel momento ne era davvero convinto.