15. LE SFUMATURE DI SINISA




Alessio scivolò silenzioso sotto la scrivania e mentre lui era occupato al telefono con, probabilmente, il presidente, gli tirò fuori l’erezione e la prese subito in bocca lavorandola senza farsi un minimo problema.
Sinisa spalancò gli occhi e la bocca e per poco non gli scappò un’esclamazione sconveniente. Spostò svelto la scrivania per guardare se sensazione tattile corrispondeva e realizzò che era davvero lui che, entrato silenzioso, si era infilato sotto il tavolo per un lavoro davvero niente male.
Dall’altro capo del telefono il presidente, che di solito mandava Galliani a parlargli salvo quando doveva ricordargli che a comandare era sempre lui, gli disse che avrebbero solo spedito via qualcuno, ma preso nessuno, su suo espresso ordine.
- Va bene, non mi aspettavo diversamente. Adriano sa i cedibili, per cui sono sicuro che troverà delle soluzioni. - Ora voleva scaricarlo, ma non sembrava intenzionato a farlo presto.
Alessio non si fece problemi e proseguì il suo viaggio nell’intraprendenza e lì fra le gambe del mister lo sentì apprezzare molto i movimenti della sua bocca.
Sinisa gli prese i capelli sulla nuca per avvertirlo che stava per venire, lo sentiva duro e pulsante.
“Come diavolo fa ad avere un orgasmo mentre parla con quell’uomo poi… ok che gli sto facendo un pompino, ma insomma… “
Poi si disse che doveva essere molto bravo, evidentemente.
Alessio però non si separò, era lì per stupirlo ed intendeva farlo davvero.
Così continuò e Sinisa voleva solo gemere e dirgli ‘sto per venire’, invece dovette parlare normalmente e dire un formale.
- Sono perfettamente consapevole che fino alla fine siamo in continuo esame, non mi aspetterei diversamente. Sì, la devo salutare anche io, ora. Allora ci sentiamo presto. Arrivederci. -
E appena mise giù, fece appena in tempo a dire:
- Ale sto venendo… - che beh… venne.
Quando lo vide rimanere lì con la bocca, si eccitò ancora di più e l’orgasmo fu più intenso e prolungato.
Sinisa si sentì scuotere da dentro, molto violentemente.
Poi lo separò, una volta finito, per guardarlo. Alessio si fece coraggio ed ingoiò e lui rimase shoccato ed eccitato oltre ogni limite. Questo non se lo sarebbe mai sognato. Non erano cose da tutti, avrebbe giurato che lui quel passo non l’avrebbe mai fatto.
Sinisa ci mise un po’ a riprendersi, se lo prese in braccio a cavalcioni, con ancora il proprio membro fuori dai pantaloni, e carezzando la vita e poi su sulla schiena, cercò la sua bocca proprio poco dopo che si fu liberato. Alessio aveva ancora una smorfia spontanea che lo fece ridere, quando Sinisa succhiò la sua lingua ancora un po’ appiccicosa ed amara.
- Sei stato fottutamente sorprendente! - Disse sapendo che era quello che aveva cercato di essere.
Alessio sorrise compiaciuto.
- Merito un premio? -
L’altro ridacchiò stringendolo di più su di sé.
- Troverò qualcosa che possa piacerti… -
Non aveva di certo dubbi su quello. Alessio si eccitò all’idea e prendendo la propria erezione in mano, dopo essersela tirata fuori dalla tuta, si masturbò facendosi poi aiutare da Sinisa che dapprima ci pensò con la mano, poi lo mise seduto sulla scrivania davanti a sé e ricambiò con la bocca, rifacendo la stessa cosa che aveva fatto prima lui.
Sinisa sapeva, in una piccola parte di sé, che questo da un lato era tirare fuori un certo carattere e dall’altro era nascondersi per non affrontare i veri ostacoli, però non poteva nemmeno essere troppo pressante per spingerlo a fare una cosa che, lo sapeva bene, doveva essere una scelta spontanea.
“Nel frattempo nessuno muore se ci divertiamo!”

Nuova mattina, solito scenario.
Sinisa aprì la porta per guardare fuori, vedendo che non c’era nessuno fece cenno ad Alessio di andare. Stava passando l’uscio quando sentirono delle voci svoltare l’angolo, così Sinisa poco delicatamente lo prese per il colletto, da dietro, e lo strattonò dentro appena in tempo per non farlo vedere da due della squadra.
Alessio che per poco non si ritrovò strozzato, si divincolò indispettito dandogli un pizzicotto sul fianco, l’altro lo schiaffeggiò a caso beccandogli proprio la mano che non era stato veloce a togliere e così oltre al collo strozzato, si ritrovò anche con la mano dolorante.
- Cazzo, mister! -
Non osava chiamarlo per nome, gli dava del tu in privato, ma da lì a chiamarlo per nome ce ne passava e lui non gli aveva mai dato il permesso.
Sinisa chiuse la porta perché ormai nel corridoio c’era troppo via vai. I ragazzi si stavano svegliando diretti alla colazione, così dovettero aspettare.
- Tu mi pizzichi! Io reagisco di riflesso! - Rispose senza pentirsi del segno lasciato sulla mano.
Alessio lo guardò torvo.
- Ho capito, ma cazzo! Tu mi strozzi per impedirmi di uscire! Ci sono modi più umani, sai? - Sinisa ridacchiò divertito.
- Se non ti sta bene non cercarmi più! - Ecco, tipica risposta da uomo che non intendeva cambiare il proprio modo di essere. Alessio fece un’altra smorfia e sbuffò.
- Certo perché tu non hai vie di mezzo! -
- Quelle sono per i deboli! - Il giovane ci avrebbe potuto scommettere anche su quella risposta.
- A volte la via più indolore è quella più difficile! Te che ti piacciono le sfide… prova questa! - Alessio si stava facendo furbo oltre che uno che rispondeva sempre e a Sinisa piaceva molto, infatti con le braccia conserte e appoggiato alla porta per stare attento ai rumori del corridoio, disse provocatorio:
- La via indolore? - Alessio annuì convinto continuando a massaggiarsi la mano, l’altro ovviamente rise. - Sei furbo, te lo concedo! - Alessio scosse il capo sconsolato.
- Una volta ci scambiamo i ruoli e vedi! - Lo disse senza riferirsi al sesso, ma ovviamente per Sinisa tutto era riconducibile al sesso e il ragazzo l’avrebbe presto imparato. Vedendolo imbronciato ed arrabbiato, ridendo lo prese per il polso e l’attirò a sé depositando subito le proprie mani sul suo sedere, premendoselo contro con un’espressione sadicamente divertita.
- Vuoi dominarmi? - A quel punto Alessio capì che intendeva in senso sessuale e arrossì tornando quel ragazzino introverso che era stato all’inizio della stagione.
- No io… intendevo che una volta faccio io lo stronzo con te, ma non… - Sinisa infilò la mano sotto i suoi pantaloni stringendo ulteriormente la presa, facendolo sussultare.
- Mmm…  ma potrebbe essere interessante… -
- Che ti domino? - Chiese Alessio sorpreso sulla bocca di Sinisa che andava poi sul suo collo caldo.
- Che tu ci provi… vedere se ci riesci… - Decisamente una dimostrazione di forza di carattere e molto coraggio, esattamente quello che voleva tirargli fuori.
Sinisa gli mordicchiò il collo senza lasciargli alcun segno ed Alessio si abbandonò sospirando in una nuova esplosione ormonale che fu fermata improvvisamente quando lo staccò da sé dicendo un improvviso ed inappropriato:
- Ecco, non c’è nessuno! - E così aprì la porta, controllò e velocissimo lo spinse fuori uscendo a sua volta visto che c’era il via libero.
Alessio rimase inebetito nel corridoio a fissarlo come se avesse bestemmiato, Sinisa ridacchiò e gli diede l’ennesimo schiaffo nelle chiappe ormai sode.
- Va a fare colazione! - Con questo lo superò facendo finta di nulla.
Se riusciva a fargli fare quel passo in più, poi rimaneva solo il coraggio di provare a prendersi la persona che davvero desiderava sopra ogni cosa, Alessandro.
Perché un vero uomo affrontava anche le sfide più ardue e per Alessio, Alessandro era quella sfida ardua, la sfida della vita. Se ci fosse riuscito, avrebbe significato che era diventato uomo davvero. Ed era quello che Sinisa voleva.

Alessio si prefisse di farlo durante il ritiro, ormai a giorni sarebbe ricominciato il campionato e quindi sarebbero tornati alla normale routine. Il che non precludeva le occasioni, però lui voleva farlo lì.

Quel giorno pioveva molto, la squadra fece allenamento sotto la pioggia fredda e Sinisa rimase con loro a bagnarsi tutto il tempo. Sentendo la temperatura diminuire di molto, preferì farli finire prima e mandarli a riposare aggiungendo una sessione teorica prima di cena.
Alessio come altri entrò tremando come un pulcino e Sinisa vedendolo rise. Anche lui era bagnato ed infreddolito, ma lui era quello che non mostrava debolezze.
“Come diavolo fa, poi?”
Fu così che, vedendolo entrare nel suo spogliatoio personale, che era quello del personale, si guardò intorno furbo e notando che nessun altro lo raggiungeva e che i suoi compagni erano tutti già passati, si infilò lì anche lui.
Entrò, chiuse subito la porta e con aria divertita lo guardò mentre si spogliava convinto di vederlo strofinarsi almeno le mani per il freddo.
- Hai sbagliato spogliatoio? - Chiese ironico immaginando cosa volesse.
Alessio sorrise sornione notando che nemmeno in privato mostrava segni di cedimento.
- Possibile che non hai freddo? - Sinisa si era tolto la cuffia con cui era stato fuori ad allenarsi, come praticamente tutti gli altri, ma la pioggia era stata così tanta che si erano bagnati lo stesso.
- Certo che ho freddo, ma non tremo come una femminuccia! Dove sono cresciuto era così per la maggiore parte dell’anno e se ti mostravi a tremare o a soffiarti le mani, ti prendevano così tanto in giro che poi avevi solo voglia di spararti! -
Alessio lo guardò impressionato.
- Ogni tanto dimentico che sei serbo! Hai un accento così italiano che… - Sinisa rise con la sua bella risata sensuale e si sfilò anche la felpa, la maglia e la canottiera tutto in una volta, rimanendo a torso nudo.
Alessio cominciò a spogliarsi a sua volta e rimasero un po’ in silenzio, poi il giovane tornò sull’argomento incuriosito dall’accenno alla sua infanzia.
- Era così ovunque od il tuo quartiere era peggiore degli altri? - Sinisa si stupì della domanda diretta e ficcanaso, di solito non ne faceva ma siccome era una specie di passo verso ‘il carattere’, decise di premiarlo rispondendogli.
- Là è così ovunque. è un paese di merda. La gente nasce cattiva e crescendo peggiora. Tutti. Nessuno escluso. è… - Si fermò rialzandosi in piedi una volta nudo, ci pensò guardando in alto e poi rispose. - è come se fossimo sempre tutti in guerra, costantemente, per sempre. Anche se è finita. - Alessio rimase impressionato da quelle parole. La fama dei serbi era famosa, ma sentire un serbo che parlava così della sua categoria era strano.
Rimase indietro quando lui invece entrò nel locale delle docce e si riscosse sbrigandosi a spogliarsi e a raggiungerlo.
Sinisa si girò una volta che lo raggiunse nel suo stesso getto, senza aprirne un altro. Gli fece spazio e lo condivise con lui con naturalezza.
- Ti ho impressionato? - Chiese piano, quasi delicato a modo suo. Alessio piegò la testa di lato.
- Non… non sono cose a cui si pensa regolarmente… la provenienza di qualcuno, il periodo della sua infanzia, cosa può aver passato… -
- Cosa può aver reso stronzo uno stronzo… - Aggiunse Sinisa sapendo che era quello a cui pensava. Alessio sorrise circondandogli il collo con le braccia.
- Io pensavo più a cosa può aver reso tanto forte uno che sembra incrollabile! - Sinisa ci pensò. Cos’era la forza, alla fine?
Non mostrare debolezza era davvero forza anche se poi magari dentro di sé si voleva solo urlare e piangere?
Aveva superato quella fase, ma c’erano stati momenti in cui tanto da fuori sembrava forte, tanto dentro stava male.
L’aveva aiutato Dejan, perché lui era uguale, aveva passato le stesse cose, affrontava le stesse paure.
“Siamo solo due anime sperdute  Che nuotano in una boccia di pesci Anno dopo anno Corriamo sullo stesso vecchio terreno E cosa abbiamo trovato? Le solite vecchie paure…”
Sinisa ricordò un verso di quella che era diventata romanticamente, ma anche tristemente, la loro canzone.
Wish you where here dei Pink Floyd.
- La vera forza è interiore… - Mormorò sulle sue labbra, dopo avergliele accarezzate pensieroso. Alessio lo guardò sorpreso della sua riflessione. - Da fuori la gente può essere come vuole, ma se dentro piange non significa nulla. La vera forza è dentro, è nella testa, nel cuore. Quando non hai paura di come ti sveglierai perché sai che riuscirai ad affrontare tutto… quella è forza… e non la raggiungi da solo. Nessuno ci riesce. - Aveva detto troppo, se ne rese conto guardando i suoi sottili occhi scuri incuriositi e lucidi.
- Chi… chi ti ha aiutato? -
Sinisa gli prese il viso fra le mani e, in risposta, lo baciò con la sua tipica prepotenza.
Le lingue unite nelle bocche, in un’armonia totale, fece loro dimenticare tutto e Alessio si lasciò trasportare dall’eccitazione e dal calore. Il freddo di prima, provato fuori sotto la pioggia, era lontano ormai.
Scivolò con le mani sul suo corpo, accompagnando l’acqua lungo i suoi muscoli possenti, in un fisico forte e massiccio, capace di dargli tanto piacere.
Si spostò sulla schiena e poi andò giù, sui suoi glutei, ricordandosi della sfida che gli aveva lanciato. Provare a dominarlo.
Alessio provò, appena cercò di farsi strada dentro di lui con le dita, Sinisa lo separò e lo spinse contro la parete, dimenticando l’acqua. Lo girò premendogli il viso contro le piastrelle, gli leccò l’orecchio e schiacciandolo con l’avambraccio contro le spalle, lo prese per un fianco.
- Eh no, non sarà così facile… devi impegnarti di più… - Con questo Sinisa prese la saponetta, la bagnò e si strofinò l’erezione subito dura. Quando fu sufficientemente scivolosa, senza preoccuparsi di prepararlo, entrò con un unica spinta possente.
Alessio trattenne il respiro spalancando gli occhi, alzò le mani contro la parete e spinse contro Sinisa, il quale lo schiacciò ancor di più piegandolo in avanti, inarcandogli la schiena e prendendolo ancora meglio per i fianchi.
- Devi impegnarti molto di più… - Ripeté iniziando a muoversi in lui, per poi fermarsi quando il piacere iniziò a farsi sentire. - Oppure non ti piace così? - Alessio girò la testa con aria perplessa.
- Cosa? -
Sinisa rimase fermo in lui.
- Devo fermarmi? -
Ormai la voglia di dominarlo era bella che andata, adesso c’era ben altra priorità.
- Guai… guai se ti fermi… -
- Vuoi che contino? -
Alessio gemette dei sì.
- Sicuro? - A volte gli piaceva sentirglielo dire e lui non si faceva pregare molto.
- Sì, sì scopami ti prego… ti prego scopami forte… - E così lo fece senza farsi più pregare, con delle scariche così violente che presero anche Alessio allo stesso identico modo.
Venne prima il ragazzo, poi Sinisa e questa volta in lui, forse una delle prime e uniche volte. Alessio sentì una sensazione stranissima e si girò quando lo lasciò, lo circondò con le braccia ed insieme tornarono sotto l’acqua calda.
Gli baciò la guancia e poi l’orecchio.
- Tutto bene? - Chiese delicato, ansimante.
Sinisa annuì circondando la sua vita.
- Ho ripensato ad uno di quei periodi di merda e mi sono distratto. - Alessio sorrise dolcemente.
- Va tutto bene. - Sinisa chiuse gli occhi e lasciò che il viso venisse avvolto dall’incavo delicato del suo collo sottile e per un momento sentì una smisurata mancanza di Dejan.
“Solo perché in ritiro non posso vederlo… beh rimedierò appena finisce!”
Così pensando, si riprese tornando presto in sé.