4. ALZANDO IL LIVELLO



Sinisa non voleva ancora passare all’attacco in grande stile, gli piaceva cucinarselo ancora un po’, ma decise di alzare il livello.
Avendo fornito un programma specifico di rinforzamento muscolare da effettuare in palestra ad ogni giocatore, specifico per le rispettiva caratteristiche e a seconda di ciò che necessitavano di rinforzare, i ragazzi si trovavano quando preferivano in palestra a svolgere tale programma.
Sinisa con preparatori atletici aveva istruito tutti i giocatori a seconda del loro programma, li aveva istruiti e poi aveva loro dato il permesso di svolgere gli esercizi correttamente quando meglio preferivano.
Non era strano che qualcuno tornasse la sera a Milanello per usare la palestra in solitudine, altri si mettevano d’accordo per venire un paio d’ore prima degli allenamenti.
Ognuno aveva le proprie preferenze.
Sinisa aveva notato che Alessio usava la palestra come sistema per scaricare le proprie probabili emotività represse all’inizio della giornata, invece che alla fine come alcuni preferivano.
Lo faceva da solo non perché non voleva socializzare, ma perché usando l’esercizio fisico per scaricare in vista di una giornata che sperava non fosse stressante, doveva farlo da solo e concentrandosi sui pensieri che aveva, sui problemi e su quello che, il giorno precedente, non aveva risolto e che la notte l’aveva tenuto sveglio.
C’era chi faceva questa cosa la sera, per poter dormire meglio, ma lui la sera era troppo stanco per colpa degli allenamenti massacranti del mister, così veniva al mattino, bello riposato ed in totale solitudine.
Faceva una colazione leggera necessaria, poi svolgeva il programma e successivamente faceva una seconda colazione lì dove c’era una cucina che era attrezzata di tutto l’occorrente.
Sinisa non l’aveva scoperto subito, aveva notato che non veniva quando venivano gli altri e nemmeno la sera, quando lo faceva lui nei periodi di maggiore stress.
Per cui aveva chiesto al custode che aveva risposto che Alessio Romagnoli veniva al mattino presto, faceva palestra, colazione e poi se ne andava per poi tornare nel pomeriggio, con la sessione di gruppo.
A quel punto Sinisa aveva pensato una cosa sola:
“Si serve su un piatto d’argento!”
Fu così che un mattino d’inverno arrivò anche lui allo stesso orario, un paio di minuti dopo, quando Alessio era già sul tappeto a correre.
Sinisa, cambiato con una tuta corta e leggera perché lì la temperatura era eccellente, si fermò all’ingresso sorpreso. Solitamente ognuno indossava delle cuffie con la musica che preferiva, se non voleva socializzare. Alessio aveva messo una chiavetta nello stereo comune, in fondo al salone.
“E così ascolta pop…” Fece un sorrisino divertito: “ Proprio da gay! I giovani solitamente vanno su qualcosa di alternativo… è proprio segnato!”
Con questo fece il suo ingresso con un asciugamano sulla spalla e una bottiglietta d’acqua.
Alessio lo vide subito attraverso un grande specchio che c’era davanti a sé, dietro a macchinari e attrezzi. Inghiottì e per poco non perse il tempo finendo giù come un birillo. Per evitarlo si prese ai manubri e imprecando riprese il ritmo, rallentando però l’andatura del tapis roulant. Sinisa arrivò vicino a lui in un altro libero per correre anche lui, ovviamente minaccioso.
- Se ti rompi una gamba in modo così stupido, poi ti rompo io l’altra! - Alessio inghiottì a vuoto pensando d’averlo seccato, poi Sinisa rise e capì che scherzava. - Mi prendi troppo sul serio, sai che mi piace scherzare. Forse non sembra. Ma mi piace! - Alessio fece un risolino un po’ isterico, mentre il sudore cominciava a formarsi sulla sua fronte, felice d’averlo lì quanto incredulo.
- Come mai a quest’ora? - Sinisa attivò il macchinario e si mise a correre alzando le spalle.
- Mi chiedevo se eseguissi il programma, perché non ti vedevo con gli altri o la sera, così ho verificato se venivi di mattina. - Ad Alessio parve strana una verifica simile quando sarebbe bastato chiedere al custode o a lui stesso.
- Non oserei mai disobbedire! -
La canzone che partì sul suo sorrisino malefico fece rabbrividire ed eccitare Alessio, con una gran scarica d’adrenalina.
Lose my mind di Ingrosso, Alesso e Teddar.
E Alessio si sentì in perfetta sincronia con le parole della canzone.
“Sto perdendo la testa!”
- Non ti facevo da house… è house? Pop? Cos’è questa roba? - Chiese Sinisa conversando amabilmente dei suoi un po’ imbarazzanti gusti musicali.
Solo lì Alessio si rese conto d’aver effettivamente fatto una colossale figura di merda. Arrossì vistosamente e si mise a fissare il monitor del tapis roulant cercando di non accopparsi.
- Mi vergogno un po’, ma trovo che mi carichi molto. - Sinisa alzò le spalle.
- Ognuno ha la sua… - Non lo prese in giro sebbene dentro di sé l’avesse fatto abbondantemente.
“Se lo faccio questo si trasforma in un riccio!”
- Lei cosa ascolta? -
- Rock o robaccia serba… - Spiegò. - Ti farò sentire un po’. -
Il tempo in palestra non cominciò male, Sinisa riuscì presto a metterlo a suo agio con domande e risposte generiche e normali e così Alessio pensò che fosse la cosa più bella del mondo stare lì a faticare con lui, parlando come se fossero due che si stavano conoscendo.
Non l’aveva mai fatto in quel modo ed era bellissimo.
Dopo la corsa cominciarono con dei macchinari e siccome Alessio aveva i suoi su ordine proprio del mister, si mise a fare potenziamento tronco, in particolare i muscoli della schiena.
Il macchinario (http://www.nova3.com/faedo/images/faedo26-rd.jpg ) era strano, doveva mettersi sopra a pancia in giù e piegarsi verso il basso con la testa, mentre le gambe dovevano stare dritte ed incastrate su un perno. Nell’insieme doveva assumere, in partenza, una posizione a 90 ° ma con la testa in giù. Poi doveva alzare il busto, tendersi per bene in posizione orizzontale e riabbassarsi.
Tuttavia doveva regolarlo in una determinata maniera, a seconda delle proprie esigenze corporee. Cosa che, chiaramente, Alessio non fece.
Sinisa stava per andare a fare pesi quando si fermò e lo guardò. Poi scuotendo la testa ironico lasciò la propria postazione per andare da lui.
- Non così! Da quanto la fai così? - Chiese mettendoglisi davanti mentre lui era appeso a testa in giù, con il bacino ad angolo retto.
Alessio sentì la sua voce, non lo vide arrivare da quella posizione, siccome era a lui di schiena.
Sinisa puntò gli indici con vigore nel famoso angolo retto del bacino, in particolare sul cuscinetto d’appoggio.
- Lo fai male! - Grugnì. Ed Alessio partì in alto con il busto, sollevandosi di scatto come se gli avesse fatto pressione su una zona da riflesso incondizionato.
Peccato che in quel momento Sinisa si trovasse proprio davanti a lui ed il risultato fu ritrovarsi con la testa fra le sue gambe, in zone estremamente imbarazzanti.
- Ops, scusi, non sapevo che era lì… - Borbottò imbarazzatissino, convinto d’aver sentito con la nuca proprio una certa ‘cosa’.
Sinisa sbuffò.
- Non serve che ti scusi per tutto! E poi ti ho detto di darmi del tu! - Rincarò seccato. Alessio convinto d’averlo fatto arrabbiare stava per scendere, ma Sinisa sospirò e lo fermò.
- Stai lì. - Poi andò ai piedi, sistemò la base d’appoggio in modo che non puntasse sui tendini forzandoli. Per farlo gli prese le gambe con una mano, con l’altra spostò la molla, poi l’appoggiò con delicatezza ma sicurezza nella giusta maniera, sui polpacci, esattamente dove non poteva creare problemi.
Poi andò davanti a lui dove era prima, lo prese con entrambe le mani sui fianchi, l’alzò, lo spostò come se fosse un fuscello e lo rimise meglio spiegandogli bene cosa, come e dove appoggiarsi. Il tutto premendosi sulla sua schiena, senza schiacciarlo ed ucciderlo.
Il contatto ci fu e fu pieno e molto particolare, quasi intimo.
Alessio sentì chiaramente il suo inguine contro la zona lombare della schiena, ma si perse sulle mani che lo prendevano nel giro delle anche.
Infine, morì sentendole scivolare sui glutei.
- Senti qua? - Chiese toccandogli l’attaccatura delle natiche col muscolo delle gambe.
Alessio sentiva, anche troppo.
- Sì… -
- Questa è la sensazione corretta. Altrimenti sforzi e al primo stress, lesioni. Devi sentire questa zona tesa in questo modo, poi ti alzi col busto… - Sinisa lo aiutò mettendogli una mano sullo stomaco e lo distese in orizzontale a pancia in giù, l’altra mano sul sedere. - E quando ti raddrizzi questa parte si contrae, ma lo fa nel modo giusto senza accavallare o sforzare male. Senti come è duro? Senti qua? - Alessio voleva morire fra le parole che usava e come lo toccava. Le sue mani ovunque, calde, forti e maliziose.
Non poteva vedere la sua espressione, ma era estremamente soddisfatta mentre approfittava per toccarlo ovunque.
Ad Alessio venne una bella erezione e sperò che per la fine dell’esercizio potesse risolversi meglio. Ma quando sentì il mister dire:
- Ti aiuto, procedi. - Svenne figurativamente.
Alessio non aveva scelta che eseguire con lui che gli teneva una mano leggera sullo stomaco contratto, accompagnandolo su e giù senza esercitare troppa forza e l’altra sul sedere.
“Deve rimanere lì quella mano?”
Si chiese rossissimo in viso sia per lo sforzo che per l’imbarazzo.
Ad ogni contrattura strizzava.
- Sentì che duro? Sei perfetto. E poi anche la schiena, questi muscoli per la fine dell’anno saranno sviluppati proprio come uno della tua età, della tua corporatura, necessita. -
Alessio sentì la mano scivolare languida dal sedere alla schiena e lì si morse il labbro sentendosi prossimo ad un orgasmo.
“Merda!”
Pensò sconvolto.
I brividi della sua mano delicatamente sulla schiena erano il colpo di grazia, nonostante la fatica fisica.
“La schiena è il mio punto debole… se mi sfiorano lì parto…”
E così scendere sarebbe stato infinitesimalmente imbarazzante.
Sinisa aveva raggiunto esattamente uno dei suoi scopi, a parte allenarlo a dovere.
Torturarlo di piacere!
“Vedrai quante te ne posso dare di cose così!”
E così pensando, lo fece scendere soddisfatto e compiaciuto.
Ovviamente non era obbligatorio toccarlo così tanto, ma Sinisa voleva approfittare della situazione.
Il suo divertimento non stava nel palpeggiare Alessio, ma nelle sue reazioni.
Non realizzò di quel che avveniva nei bassi fondi finché non lo afferrò per il braccio e non lo aiutò a sciogliersi.
- Piano... -
Disse Sinisa mentre Alessio si raddrizzava coi piedi per terra.
Che fosse rosso e imbarazzato era normale, Sinisa non lo notò subito.
Alessio si girò di schiena mentre gli girava la testa, il mister non lo lasciò pensando che fosse ancora instabile per essere stato a testa in giù.
Ormai era visibile. Si guardò e si tirò la maglia sperando non si vedesse, ma chiaramente quando Sinisa lo girò di forza per capire se stava bene o no, lo notò subito.
Stava per chiedergli come stava, ma invece inarcò un sopracciglio scettico.
Alessio si morse il labbro sperando disperatamente in un suo falso silenzio. Sinisa voleva dire qualcosa, ma decise di dargli una mano.
- Dai, aiutami con i pesi... - disse con l'intenzione di farlo respirare e torturarlo allo stesso tempo.
Alessio si spiazzò per l'ordine e avvampando annuì.
- Sai che si deve fare con qualcuno i pesi, no? - chiese Sinisa circospetto.
- Sì beh, se non sbaglio dipende dal tipo di sollevamento che si fa... -
- Per quelli che faccio io, mi serve una mano. Non devi fare nulla, solo stare lì dietro di me e tenere le dita sul manubrio. Fai una leggera pressione e basta. -
Sinisa gli spiegava mentre sistemava i pesi nel bilanciere appoggiato ai ganci, al contempo Alessio si chiedeva perché dovesse proprio fare un esercizio che richiedeva una mano esterna.
Non poteva proprio immaginare!