*Eccoci qua, questo è l'ultimo capitolo. Alla fine Sinisa andrà nell'appartamento da Ale o gli spezzerà il cuore? Finirà bene o finirà male? Faccio domande stupide, ma ho cercato di creare la suspance che potrebbe funzionare se qualcuno non mi conosce e non ha letto le altre fic su questa serie (ed in generale quel che scrivo). Comunque a dopo i saluti. Godetevi l'ultimo capitolo. Buona lettura. Baci Akane*

9. L’OCCASIONE DA NON PERDERE




Quella sera faceva fresco, Alessio si strinse addosso la giacchetta che si era portato sapendo che di sera la temperatura si abbassava ancora.
Si trascinò il bagaglio a mano mentre con l’atra mano controllava il telefono rimettendolo on line. Nessuna chiamata, nessun messaggio.
Sospirò profondamente mentre calpestando l’aria di Roma tutto cominciava a diventare più pesante e difficile.
Fino a quel momento aveva passato una montagna russa di emozioni, prima il dolore alternato a rabbia, poi lacrime, poi voglia di rivalsa. Infine avvicinandosi la fine del campionato aveva sentito la conclusione di quel calvario ed aveva iniziato a stare meglio. L’idea di rivederlo e tornare con lui era stata essenziale.
Certo da solo non ce l’avrebbe fatta a sopportare quel mese e mezzo, ma ora restava l’ultimo enorme scalino da superare. Uno di quelli altissimi.
Sinisa sarebbe stato là nel loro appartamento ad aspettarlo come promesso, o convinto di fare il suo bene non si sarebbe presentato?
In quel caso cosa avrebbe dovuto fare? Accettare la fine o lottare ancora, andare a casa sua e tirarlo giù dal letto a costo di svegliare tutti e sputtanarsi?
“Certo che non posso fare questo, ma posso chiamarlo e suonare alla porta di casa facendomi passare per uno che ha un conto in sospeso con Sinisa. È tardi, ma il mondo è pieno di matti e Sinisa di sicuro li conosce tutti. E poi non dorme, non è davvero tardi. Sono le undici di sera!”
Il taxi lo stava portando verso l’indirizzo da lui richiesto, il loro appartamentino sicuro. Nessuna domanda, nessun riconoscimento. Solo un uomo di mezz’età che faceva il servizio notturno, straniero per di più.
Alessio scese dall’auto pagando la corsa, poi si fermò ai piedi dell’edificio in cui c’era l’appartamento.
Cercò con gli occhi la sua auto, ma non la lasciava mai in vista perché era rischioso. Quel posto non era nemmeno molto lontano da casa, poteva anche venire a piedi.
Si diede mille giustificazioni all’auto mancante, però dopo un gran respiro chiuse gli occhi e li riaprì convinto di doversi preparare al peggio.
Prima di sentire Leo non aveva nemmeno lontanamente contemplato l’eventualità che Sinisa non si presentasse, ora improvvisamente era una certezza ed aveva un sacro terrore di varcare la soglia del loro appartamento.
Entrò dal portone di basso e si infilò nell’ascensore vecchio e fatiscente, non ebbe nemmeno il solito timore che si fermasse e cadesse. La testa a Sinisa, lo stomaco a Sinisa, le gambe a Sinisa. Ogni sua parte paralizzata e convinta di dover eseguire un’altra lotta, l’ennesima. Quante lotte poteva ancora fare? Quante prima di non riuscire a sollevare più il pugno?
“Per lui miliardi ancora. Perché ho dato troppo per arrivare a questo punto e non c’è al mondo qualcosa per cui valga più la pena lottare.”
Non c’era.

L’ascensore si aprì ed Alessio esitò un momento prima di scendere, ma lo fece tirandosi dietro il trolley, tirò fuori le chiavi e con dita tremanti si avviò alla propria porta. Non c’era modo per capire da fuori se dentro c’era qualcuno.
Inghiottì a vuoto per l’ennesima volta, si morse il labbro ed aprì la porta, ma lo fece con gli occhi chiusi.
Non ebbe il coraggio di vedere.
La luce era accesa o spenta?
C’erano scarpe all’ingresso? Chiavi? Effetti personali? Giacche?
O era tutto vuoto e spento?
Alessio aprì la porta e rimase fermo all’ingresso col cuore in gola, lo stomaco in una morsa di ferro, la sensazione di cadere se avesse mosso un solo passo.
Senza respiro.
Quanto rimase fermo lì senza respiro, la mano stretta nel trolley?
Il silenzio fu la sola percezione, poi allentò gli occhi e ne aprì uno.
Luce.
Un momento, luce?
A quel punto Alessio li aprì entrambi di scatto e appena lo fece focalizzò immediatamente la figura alta e robusta in piedi in mezzo allo stanzone unico del miniappartamento comprato.
Lui.
Lui era là in piedi ad aspettarlo.
Sinisa era venuto.
Sinisa era lì.
Alcuni secondi di riattivazione cerebrale, poi nemmeno si accorse di volare fra le sue braccia e saltargli letteralmente al collo.
Sinisa si sentì investire da un giovane di 188 centimetri per 75 chili, leggero ma nemmeno troppo. La botta, indietreggiò per non cadere, rimase in piedi a stento, le sue gambe sollevate avvolte intorno alla vita, le braccia a soffocarlo, il suo viso contro il proprio.
Il silenzio per diversi istanti ed infine le lacrime.
Quelle benefiche, quelle purificatrici, quelle che mettevano via tutto.
Lacrime di resa.
Lacrime di fine e inizio.
Lacrime di rinnovamento.
Lacrime per entrambi.
Lacrime di un amore nato per caso che nonostante tutto non era finito nemmeno un po’ anzi, si era solo rinforzato di più.
Lacrime per voltare pagina e ricominciare.
Lacrime mentre anche Sinisa stringeva fortissimo Alessio togliendogli il respiro, usando tutta la sua forza, riprendendo tutta la sofferenza che non avrebbe mai pensato di patire per lui, per amore.
- Avevo il terrore che non saresti venuto. - Mormorò girando il viso contro il suo collo, singhiozzando.
- Infatti non volevo. - Ammise Sinisa camminando faticosamente verso la porta per chiuderla, altrettanto faticosamente arrivò al tavolo della cucina su cui lo sedette.
Appena lì ogni cosa accelerò brutalmente, come se la miccia si fosse accesa ed ormai la dinamite, quella bella grossa, non avesse più spago. Quello spago si era ormai consumato del tutto.
Alessio girò la testa verso quella di Sinisa, gli prese il viso fra le mani e lo obbligò a baciarlo mentre riprendeva a respirare solo in quel momento, a quel contatto con le sue labbra che si aprivano immediatamente venendosi incontro con la lingua.
Si trovarono, si intrecciarono e si presero senza darsi un secondo per realizzare, per capire, per pensare.
Dopo quel bacio vertiginoso, Alessio si tolse la giacca mentre il fiato diventava sempre più corto per la forte urgenza, Sinisa lo aiutò a togliersela e subito dopo sfilavano anche la maglia sotto, insieme alla canottiera intima.
Il giovane si ritrovò a torso nudo seduto sul tavolo alla disperata ricerca della sua bocca che ora gli mancava per quel secondo di interruzione, ma Sinisa tirò indietro la testa prima di ridargliela. Alessio tirò fuori la lingua cercando di arrivarci comunque, questo diede fortemente alla testa a Sinisa che già non ne poteva più.
Aveva praticato l’astinenza per scelta e per necessità. L’idea di sfogarsi sessualmente con qualcun altro lo faceva morire, non gli si era drizzato nemmeno un secondo.
Solo lì finalmente ritrovò la sua erezione che subì una violenta impennata.
Sinisa così si aprì i jeans e se li abbassò tirandosi fuori l’erezione, mentre Alessio stendendosi sul tavolo con la schiena si apriva i pantaloni ed alzava il bacino cercando di togliersi tutto come un matto, fremendo, ansimando, non facendocela più.
Sinisa lo aiutò strattonando via il resto che non voleva saperne di scendere, una volta tolto tutto gli prese le gambe, gliele aprì e le schiacciò contro il suo torace che se le prese con le mani piegandole contro di sé.
Sinisa lo guardò per un momento, riempiendosi di quella splendida visione che gli era mancata molto e che aveva pensato davvero di non poter più riavere.
Alessio si succhiò il labbro e lo implorò con lo sguardo, i suoi splendidi occhi sottili ed allungati.
- Ti prego... - Mormorò. Sinisa si abbassò e sparì fra le sue gambe, possedette veemente la sua erezione già eccitata, ma non si soffermò molto, scese subito sotto a leccare e stuzzicare la sua apertura.
Non si chiese se l’avesse fatto o meno, lo conosceva e sapeva che l’aveva fatto per ripicca verso di lui. Ma in quel momento ebbe un solo pensiero.
“Eccolo, è di nuovo mio.” Non ci fu altro.
Sentendosi esplodere si raddrizzò, si leccò abbondantemente la mano che si strofinò sull’erezione e prima di passare ad altri preliminare impossibili da gestire in quel momento, lo prese per i fianchi ed entrò in lui con una sola spinta possente e decisa.
Quella stessa spinta che lo portò alle stelle.
Alessio strinse e si irrigidì di riflesso, non più abituato a tale brutalità e rudezza, così Sinisa gli diede il consueto schiaffo sulla coscia per rilassarlo.
Alessio per poco non venne subito, l’eccitazione salì ed insieme ad essa le lacrime che si erano asciugate da sole tuffandosi su di lui.
Cosa ci si porta dietro di una persona? Qual è il gesto che ti lega maggiormente a lui? Cos’è che, se dovesse mancare, daresti un arto del tuo corpo pur di riavere?
Per Alessio quel gesto stupido e perverso era quello che si portava dietro di lui.
Quello schiaffo fatto nel preludio di un amplesso in totale abbandono.
Un gesto che parlava di Sinisa, che lo rappresentava. Con un colpo brutale lui aggiustava tutto, ti stringeva in pugno. Con un colpo brutale lui ti rilassava e ti possedeva.
Uno schiaffo, il suo, dato con la sua mano. Non forte, non che lascia il segno e non ti fa sedere. Quelli che ti fanno lamentare e poi gemere.
Ma forse solo una cosa di cui poteva godere unicamente Alessio perché magari era il solo ad apprezzare quel genere di cose, a sentirsi vivo dopo che ne riceveva. E lui sapeva come darli, non forti, non fiacchi. Veloci, secchi, shoccanti e perfetti.
Sinisa ormai dentro iniziò a spingere e non si perse in convenevoli. Le gambe di Alessio appoggiate sulle sue spalle, le sue mani sulle cosce, colpi sempre più profondi e veloci. Un ritmo incalzante, il mondo che scivolava intorno a loro mescolandosi via via mentre ogni cellula impazziva e gli dava alla testa.
Tutto crebbe a dismisura, niente fu più come prima e mentre Sinisa arrivava in profondità senza pietà, senza risparmiarsi, andando più forte di sempre, gemendo completamente preso da lui, Alessio venne.
I suoi schizzi sulla propria pancia pallida, uno proprio sull’aquila tatuata sullo stomaco. Sinisa si succhiò il labbro e abbandonò gli occhi all’indietro, finendo di impazzire.
Cosa si sarebbe portato dietro di Alessio?
La sua capacità di perdersi totalmente e di darsi senza riserve, di abbracciare ogni pratica, ogni atto, ogni istante che viveva.
Sinisa fece suo Alessio fino in fondo e gli venne dentro in un’impagabile sensazione che gli era mancata più del respiro.
Teso e inarcato, la testa all’indietro e la bocca aperta, ansimante, perso per un momento, si ritrovò grazie alle mani di Alessio che gli toglievano la maglia che aveva ancora indosso e poi alle sue braccia, braccia che dolcemente tornavano intorno al suo collo, dove vi nascondeva anche il viso.
Lui accoccolato contro di sé.
Ricambiò l’abbraccio e lo tenne stretto, gli occhi chiusi, la pace che tornava definitivamente. La pace con sé stesso, contro ogni lotta estenuante fatta fino a quel momento.
Forse quelli come lui abituati alla guerra, quelli come lui nati nella guerra, non riuscivano a non combattere per sempre. Forse quelli come lui avevano bisogno di una guerra, ogni tanto, per capire quanto bella era la pace e la resa.
E quanto bello era il suo corpo che fremeva bollente contro il proprio.
- E perché sei venuto? - Chiese Alessio dopo un tempo infinito, sentendo il fiato tornare quasi normale. Riprese il discorso appena accennato prima e Sinisa cercò di fare mente locale per una risposta accettabile. Alla fine con una mano sulla sua nuca decise per quella più reale. 
- Perché sapevo che saresti venuto e che avresti pianto. - Poi piegò la testa di lato ironico, contro la sua. - Cosa che comunque hai fatto... - Alessio sorrise, si sciolse dall’abbraccio, gli prese le mani e gliele baciò per assicurarsi che fosse vero e reale. Sinisa si intenerì di quel gesto. - Non lo so perché sono venuto. Perché ti amo ed anche se sono convinto che soffri in una relazione come questa, per lontananza, per ruoli, per età, per differenze eccetera eccetera... niente, ti amo lo stesso. E sapere che c’eri mi ha impedito di darti il colpo di grazia finale e permetterti di odiarmi e voltare pagina. - Alessio si aggrottò realizzando quale era stato il piano finale.
- Tu sapevi che un mese e mezzo sarebbe stato insufficiente per dimenticarti o stare meglio. Sapevi che sarei venuto comunque. - Sinisa fece mezzo sorriso alzando la spalla.
- Se io che sono un insensibile senza cuore stavo soffrendo così tanto, tu come potevi stare, che sei quello sensibile e romantico dei due? - Alessio non sapeva se ridere o prenderlo a pugni, nel dubbio gli diede una testata sulla spalla, Sinisa ridacchiò.
- Ha vinto il cuore sulla testa? - Chiese Alessio realizzando il senso della sua frase che aveva cercato di dire sdrammatizzando. Sinisa guardò altrove imbarazzato poichè sì, in parole spicce era successo quello.
- Non ho fatto i conti con quel che provavo io. Avendo un’occasione, l’unica della mia vita con te, non sono riuscito a buttarla. Anche se tutto questo l’ho voluto io. Al tuo posto non mi perdonerei per averti fatto patire tanto. - Ovviamente Gigio l’aveva aggiornato sui piagnistei di Alessio. Questi rimase colpito dalla medesima riflessione che aveva avuto lui solo il giorno prima. Evidentemente per quanto diversi, erano uguali in qualcosa.
Gli lasciò le mani e gli prese il viso voltandolo verso di sé, gli avvolse le gambe intorno alle sue per incastrarlo. Quando i loro occhi furono uno sull’altro, disse calmo e deciso, con un fuoco che ora fiammeggiava tanto quanto l’aveva fatto patire in quel lungo terribile periodo.
- Ho fatto a modo tuo, tutto. Mi sono distratto, ho scopato con Leo, mi sfogavo, ho anche cercato di aiutare Gigio per non pensare a noi. Ce l’ho messa tutta. E a questo proposito ti devo far sentire i video diari che ho registrato per farti capire cosa ho passato per un mese e mezzo e quanto ci ho provato. Perché volevo dimostrarti che pur trovando dei modi per rialzare la testa e stare meglio, avendo l’occasione di riavere quel che desidero più di ogni altro al mondo, io l’avrei colta. - Sinisa sospirò sconfitto, convinto che stavano davvero sbagliando e solo rimandando l’inevitabile.
- Lo sapevo che non sarebbe bastato, ma sapevo anche che fare tutto quel che di solito si fa per dimenticare il compagno, permette di tirare avanti. Volevo solo che tirassi avanti. - Alessio ancora non capiva e così lui concluse. - Volevo spezzarti il cuore oggi. Sapevo che pur tentandole tutte saresti venuto, perché sei testardo ed amo questo di te. E sapevo che se io invece non avessi mantenuto la mia promessa tu avresti chiuso con me. Ma a quel punto qualcosa in me si è ribellato. Quell’occasione io... io non potevo proprio mancarla. Non oggi. Non questa. -
Alessio sorrise e sentì di nuovo la voglia di picchiarlo, ma questa volta lo baciò per dimostrargli che aveva fatto bene e cosa aveva guadagnato invece di fare di testa sua.
Un bacio che diede ragione a quell’occasione colta.
Forse un giorno si sarebbero lasciati, ma l’avrebbero deciso insieme.
Quel giorno non era arrivato.
- Penso che sia la cosa più romantica che tu mi abbia mai detto. - Disse poi Alessio staccandosi un secondo dalla sua bocca. Sinisa si aggrottò:
- Che volevo spezzarti il cuore? - Alessio a quello rise illuminandosi, Sinisa non ne avrebbe mai avuto abbastanza del suo sorriso. Quanto poteva essere bello se rideva?
- No, che hai scelto col cuore e non con la testa di cazzo che ti ritrovi! - Fu il turno di Sinisa di ridere e dandogli uno schiaffone sulla coscia ancora avvolta su di sé, riprese a baciarlo per recuperare tutto il tempo perso.
- Pensavo che la cosa più romantica che ti avessi mai detto fosse stata ‘devo punirti?’ - I due scoppiarono a ridere ancora.
- Quello non è romantico, quello è dolce! - Commentò malizioso riprendendo possesso della sua bocca, ridendo allo stesso tempo.
E fra un bacio e l’altro i loro sorrisi illuminarono la stanza continuando a farsi battute demenziali com’era il loro stile, trascinandosi a vicenda sul letto, dimenticando finalmente tutte le lacrime versate. Lacrime che ora erano finalmente sorrisi.


FINE

NOTE FINALI: concludiamo la fic e la serie, per lo meno del 2017/18. Sinceramente non so se scriverò ancora di questa serie, Milan il Ritorno, ma mai dire mai. Non ho ancora progettato nulla. Forse potrei scrivere di Alessio in altre circostanze e cambiare per così dire universo (perchè il ragazzo mi piace troppo, ma non voglio rovinare questa meraviglia che ho creato con Sinisa) e partners, ma sono cose così su cui non ho minimamente iniziato a lavorare e non so se lo farò. Sono una scrittrice normale, se ho l'ispirazione prendo e parto, ma se devo programmare qualcosa è sicuro che non succederà. Per cui non decido. Faccio e basta. Seguite la mia pagina su FB per sapere su cosa scrivo, quando e dove pubblico e soprattutto per farmi domande.
Questa invece è una pagina che ho fatto su questa serie e su tutte le coppie con foto e materiale vario per spiegare e riassumere la serie. Diciamo che non è completamente aggiornata fino alla conclusione ma quasi e comunque mancano solo un paio di cosine che aggiungerò!
Ovviamente voglio ringraziare tutti quelli che hanno seguito questa serie negli anni ed hanno visto personaggi e vicende susseguirsi intorno ai protagonisti principali indiscutibili, Ale e Sinisa. Per chi magari ha letto solo questa e sperava vincesse Leo... eh, dopo 40 fic (questa è la quarantesima di questa serie e manco l'avessi fatto a posta a concludere così!) su Ale e Sinisa, in questo universo, non li avrei MAI separati e MAI li separerò. Se loro stanno insieme, lo staranno per sempre, almeno in questo universo. Però posso cambiare universo, diciamo, e metterlo con altre persone.
Aggiungo che sono milaniasta dalla nascita e Leo non mi andava giù all'inizio e per come è finita ancora meno mi andrà, per cui si può mettere una bella pietra sopra quel personaggio, per quanto mi riguarda.
Spero di avervi fatto compagnia, appassionato e fatto amare delle crack ship che non troverete sicuramente mai in giro!
Alla prossima serie sportiva! Baci Akane